Il furioso all'isola di San Domingo - Gaetano Donizetti Stagione d'Opera - Teatro ...
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Gaetano Donizetti Il furioso all’isola di San Domingo Teatro Dante Alighieri Stagione d’Opera 2013-2014
Fondazione Ravenna Manifestazioni Comune di Ravenna Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia Romagna Teatro di Tradizione Dante Alighieri Stagione d’Opera e Danza 2013-2014 Teatro Alighieri sabato 15, domenica 16 febbraio Il furioso all’isola di San Domingo Melodramma in due atti Libretto di Iacopo Ferretti Revisione sull’autografo a cura di Maria Chiara Bertieri Fondazione Donizetti, Bergamo Musica di Gaetano Donizetti con il contributo di partner
Sommario La locandina................................................................. pag. 5 Il libretto ........................................................................ pag. 6 Coordinamento editoriale Cristina Ghirardini Grafica Ufficio Edizioni Struttura e argomento dell’opera ............. pag. 33 Fondazione Ravenna Manifestazioni La furia e il perdono Il testo del libretto è tratto dal libretto della prima rappresentazione dell’opera, Sul “Furioso” di Donizetti stampato a Roma dalla Tipografia Michele di Stefano Castelvecchi ...................................... pag. 37 Puccinelli nel 1833. Si ringraziano gli autori e la Fondazione “Fu l’orror dei tradimenti”? Donizetti di Bergamo per la gentile Il Furioso da Cervantes a Ferretti concessione del materiale editoriale, ideato di Maria Chiara Bertieri ....................................... pag. 47 e commissionato per il volume 37 (2013) dei Quaderni della Fondazione Donizetti. Pazzie maschili donizettiane In copertina e alle pp. 33, 37, 47, 55, 63, di Fulvio Stefano Lo Presti . ............................... pag. 55 65, 67, 75, 76, 77: Jacob e Wilhelm Grimm, Fiabe scelte per i fanciulli e la famiglia, illustrate da Emanuele Luzzati, Ivrea, Note di regia Olivetti, 1988. di Francesco Esposito .......................................... pag. 63 Si ringrazia il Museo Luzzati di Genova per la gentile concessione delle immagini Note sulla scena qui pubblicate (© Nugae/Museo Luzzati). di Michele Olcese ..................................................... pag. 65 Note sui costumi di Santuzza Calì ........................................................ pag. 67 Foto di scena © Gianfranco Rota. L’editore si rende disponibile I protagonisti .............................................................. pag. 69 per gli eventuali aventi diritto sul materiale utilizzato. Il Museo Luzzati a Porta Siberia ................ pag. 75 Stampa Edizioni Moderna, Ravenna
Il furioso all’isola di San Domingo melodramma in due atti libretto di Iacopo Ferretti revisione sull’autografo a cura di Maria Chiara Bertieri Fondazione Donizetti, Bergamo musica di Gaetano Donizetti personaggi e interpreti Cardenio Simone Alberghini Eleonora Cinzia Forte, Paola Cigna Fernando Francesco Marsiglia, Lu Yuan Bartolomeo Leonardo Galeazzi Marcella Marianna Vinci Kaidamà Filippo Morace, Federico Longhi direttore Giovanni Di Stefano regia Francesco Esposito coreografie e assistente alla regia Maria Cerveira scene Michele Olcese da un progetto inedito di Emanuele Luzzati costumi Santuzza Calì assistente ai costumi Paola Tosti light designer Bruno Ciulli tempesta animata Luigi Berio Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Coro del Teatro Municipale di Piacenza maestro del coro Corrado Casati figuranti Antonio Buccoliero, Alessandra Di Pilato, Maria Teresa Galati, Beatrice Nava, Marco Premoli, Alessio Turco direttore di palcoscenico Luigi Barilone maestro di sala e palcoscenico Samuele Pala maestro collaboratore Lorenzo Giossi maestro alle luci Marco Creti maestro al fortepiano Patrizia Bernelich scene Atelier di Elio Sanzogni, Fresonara costumi Sartoria Farani, Roma calzature Centro Telecinematografico Culturale di Milano baffi Mario Audello, Torino attrezzeria Atelier di Elio Sanzogni, Fresonara e Fondazione Donizetti, Bergamo fornitore fortepiano Francesco Zanotto sopratitoli Alberto Sonzogni, Bergamo macchinisti Marcello Cavagna, Carlo Micheletti, Pietro Patteri elettricisti Alberto Bonometti, Renato Lecchi, Cristian Tasca sarte Caterina Airoldi, Debora Baudoni stagiste sartoria Alessia Baldassari, Selene Cudia, Wendi Rossi attrezzisti Walter Magnoni, Alberto Mostosi truccatori Laura Busetti, Barbara Galeotti, Maria Paola Toledo, Chiara Cividini parrucchieri Adriana Giudici, Franca Rossi nuovo allestimento coproduzione Fondazione Donizetti di Bergamo, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, Teatro Luciano Pavarotti di Modena, Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Alighieri di Ravenna 5
Il furioso all’isola ATTO PRIMO Scena prima Mezzo pollo!... Marcella di San Domingo Spiaggia di mare da un lato. Dall’altra parte folta boscaglia, e rupi erte, ed altissime. Scogli sul lido. Fu pietà. melodramma in due atti Il cielo è oscuro, tuona sordamente, e lampeggia. Bartolomeo libretto di Iacopo Ferretti Vari cespugli, ed alberi; capanne sparse qua e là. So per chi. Sempre pietose musica di Gaetano Donizetti Rozza panca innanzi ad una capanna. fûr le femmine pe’ i matti. Marcella dalla sua capanna con paniere; indi Non l’intendo; e a tutti i patti prima rappresentazione: Roma, Teatro Valle, 2 gennaio 1833 dalla medesima Bartolomeo con frustino in questo imbroglio finirà. mano. Co’ i capelli dritti in fronte, mezzo scalzo, disperato PERSONAGGI Marcella si precipita dal monte Freme il mar, lontan lontano di baston, di sassi armato mormorar il tuon si sente. e se incontra una persona Cardenio baritono La tempesta, certamente, la perseguita, l’abbranca, Eleonora soprano a scoppiar non tarderà. pesta, lapida, bastona, Fernando tenore Chi sa dove il delirante sì la negra che la bianca; Bartolomeo basso va sforzando il passo errante! ed io devo alimentarlo, Marcella soprano Ah! Il furor dell’oragano anzi quasi ringraziarlo! sulla rupe il coglierà! Questa pillola, figliuola, Kaidamà basso Sventurato! Il cibo usato nella gola non mi va. qui ritrovi al cespo in seno. Coro di contadini. Coro di marinai. Ah! Vorrei parlargli almeno! Marcella Giovin! Bello!... Voi leggete in quella fronte Scena: l’isola di S. Domingo. come il misero è straziato! Bartolomeo Ramingando al bosco, al monte Che fai là? va da tutti abbandonato. Voi dovete ritrovarlo Marcella dal pericolo salvarlo: Guardo il tempo. v’affrettate: il tempo vola: soccorretelo, papà. Bartolomeo No, signora Bartolomeo a cercar vien sempre fuora Ma già l’ordine ha il padrone il furioso. perché venga imprigionato. Marcella Marcella Qual sospetto! Infelice! Ciarle del verseggiatore Bartolomeo Bartolomeo Le sventure di Cardenio, che per amor venne in furore e matto, furono già narrate Me l’ha detto Kaidamà. (Ha pur ragione!) leggiadramente da Michele di Cervantes Saavedra nella parte prima capo xxvii e seguenti Qui cos’hai? Ed ai pazzi sia mandato. della sublime ed immortale sua parodia de’ pazzi costumi paladineschi fra quali perdevano il senno le teste spagnuole di quei dì. Da questo vivacissimo tratto dell’encomiato romanziere Marcella Marcella trasse un anonimo una fortunatissima, se non regolarissima azione teatrale in cinque Nulla. Cor di tigre! atti col titolo Il furioso nell’isola di S. Domingo. Più da questa che dal romanzo ho desunto l’intreccio e lo sviluppo di questo melodramma, il cui argomento mi viene presentato Bartolomeo coll’obbligo di trattarlo per prima opera del corrente carnevale. Il consiglio precettivo Davvero? Scena seconda fu obbedito, il come tempo e fortuna lo sveleranno; solo dir voglio che ho risparmiato al Contrabando qui v’è sotto. Kaidamà dall’alto della rupe di dentro, indi in Cardenio cantante parecchi furori atletici soliti vedersi nel Cardenio recitante; perché fatti si Pane!... Datteri!... Biscotto!... scena. Escono alle sue grida molti contadini sarebbero a spese del valore musicale; quod absit. (Osservando gli oggetti nel paniere.) dalle capanne. 6 7
Kaidamà e vedo il matto stringere Cardenio Cardenio Aita, aita. maiuscolo bastone, Raggio d’amor parea Meglio è finirla. e a lunghi passi correre nel primo april degli anni, Marcella per ripiombar su me; ma quanto bella, rea Marcella e Bartolomeo Ciel! eroe mi fa il pericolo, maestra era d’inganni. Ah! Fermati. mi raccomando al piè; Sul volto avea le rose, Coro ma in dubbio ancor sto d’essere le spine ascose in cor. Kaidamà Quai grida? il quondam Kaidamà... Vieni: l’antico amore Lascialo far. scannatelo, ammazzatelo, m’arde le fibre, ingrata! Bartolomeo o il matto me la fa. Vieni, e mi svena il core, Coro (Andando verso le falde delle rupi.) tiranna idolatrata. Corriamo. È Kaidamà. Marcella Quanto più in furia il misero, Bartolomeo e Marcella Cardenio Kaidamà più degno è di pietà. (Sottovoce.) Donne qui ancor!... Fuggiamo. (Scende precipitoso dall’alto guardandosi Piango a quel pianto, e palpito. (Veduta Marcella è preso da una convulsione, e sempre sospettoso alle spalle; e giunto Bartolomeo corre via per la rupe.) sull’innanzi del teatro si gitta affannato a sedere Ad esser più sollecito Coro Qui tutto è crudeltà. in terra; ma alla vista del frustino sollevato in così t’imparerà. (Fra loro.) aria da Bartolomeo, salta in piedi.) Eppur ci forza a piangere. Marcella, Bartolomeo e Coro Per obbedirvi rapido... Coro A quello squallido ecco la storia mia... I sassi ancor fai ridere Kaidamà feral aspetto scelsi la via brevissima ah ah ah ah ah ah! Ohimè! Son paralitico. un gelo, un tremito verso la fattoria. mi scese in petto: Correa per quello sdrucciolo Bartolomeo Cardenio il cor mi straziano forte la gamba e lesta, (A Kaidamà.) Così morrei d’amor! orror, pietà. quando improvviso... punfete! Verso la fattoria Chi del fremente mi casca un pugno in testa. tornar bisogna. Bartolomeo nembo crescente Fermo; gridavo, e replica Ei viene... nell’ira orribile piff, paff il pugno a un tratto; Kaidamà fra l’ombre cupe bombe parean che sparano. E il matto? Kaidamà su quella rupe Mi volto... Ei viene? Io parto. salir potrà? Bartolomeo Coro e Bartolomeo (Agitando il frustino.) Bartolomeo Kaidamà Ed era? Mira il frustin. Resta. Tremano, tremano piegansi entrambe Kaidamà Kaidamà Marcella queste magrissime Il matto. Vo via... Pietà non desta? povere gambe; ma il piede immobile Coro Bartolomeo s’inchioda qua. Ah! Ah! Scena terza Sì: ma vediamo. Ma dove correre? Mentre Kaidamà s’incammina verso la rupe Come salvarmi? Kaidamà s’ode la voce di Cardenio; indi comparisce Coro Sempre in pericolo Non v’è da ridere. lentamente scendendo in vesti lacere, capelli È astratto. posso trovarmi. Triplice fu la botta. scomposti, pallido ecc. Di qua sta il matto, Traverso al corpo afferrami Kaidamà la frusta è là. strillando: “l’hai sedotta? Cardenio È matto. Empio? Delle mie lagrime Raggio d’amore... Bartolomeo ti vieni a prender spasso?” Bartolomeo, Kaidamà e Marcella Lascia al solito cespo il tuo paniere; Dice: le braccia s’aprono, Kaidamà Che farà? la pietà non è colpa. Io sulla rupe fa rotolarmi a basso. (Retrocedendo impaurito.) (Cardenio gira qua e là gli occhi irresoluto, m’azzarderò per ritrovarlo: al pianto M’alzo ammaccato e livido, E là! finalmente dalla punta d’uno scoglio misura un m’ha forzato il suo canto. m’arrampico carpone, salto nel mare.) 8 9
Marcella Marcella gonfio il flutto, e rimbalza sul lido; Marcella Oh! Come vi son grata! Mio padre ha fretta. e del vento il severo ruggito Vedi? si confonde col mugghio del mar! Ti crede Satanasso. Kaidamà Kaidamà Ciel pietà! Già la nave è spezzata! (Questo è il punto di far la ritirata!) E se incontro per strada una saetta, Già sparisce dall’onde ingoiata! Kaidamà (Marcella si ritira nella capanna; ma è preceduta e mi ferma, e m’abbraccia, la risposta Or che fino è perduta la speme Bell’incontro! da Kaidamà, che spiava il momento di non chi ve la porterà? cielo e mar s’incomincia a placar! essere osservato.) (Agitata dalla burasca ricomparisce la nave Marcella senz’alberi.) Nel tempo di questo coro, la nave spezzasi; è Fate cuor: siete viva. Bartolomeo sommersa; ne passano i frammenti, e fra questi Ai lavori. Obbedite. Marcella varie persone pericolanti. Eleonora viene gettata Eleonora E Kaidamà? Sparì? Guarda... una nave... fuori da un’onda; mentre tutti si sono allontanati Io viva? Oh affanno? Era pur qui! Chi sa? Forse galoppa dalla sponda. La procella si calma. verso la fattoria. Kaidamà Kaidamà (I contadini rientrano nella capanna.) Guardo. E non ci avete gusto? Del frustin la magia Scena quinta fa svaporar talvolta la paura. Marcella Eleonora svenuta, e detti. Eleonora Ma fra quest’aria scura Se mai la spezza la tempesta. (Guardando di nuovo Kaidamà, e gridando come il posso cercar? Forse ai suoi gridi Kaidamà spaventata.) ritrovarlo potrò; pietà mi guidi. Kaidamà Era indigesto il mar. Guarda che imbrogli Ah! (Corre su per la rupe.) Allor sana non resta. teneva nello stomaco!... Cospetto! (Andando pian piano verso Eleonora.) Marcella Marcella È femina mi pare, Tu le dai timor. Va’ via. Va’ via. Scena quarta Sventurati! o donna almen. Non le vuol manco il mare! La tempesta va sempre crescendo; una nave Se mai cadono in mar? Kaidamà mercantile passa nel fondo del mare battuta Marcella Che bell’effetto di fisonomia! furiosamente dall’onde. I marinari cercano Kaidamà Oh! Come è cara! d’ammainare le vele. Si azzupperanno, (Marcella ed i contadini alzano Eleonora, e Marcella Kaidamà esce guardingo; indi Marcella, dopo i e a viaggiar per terra impareranno. la conducono sovra un sasso. Kaidamà nel Su, coraggio, signora. contadini. (Di dentro della nave si grida.) cavo della mano raccoglie dell’acqua, e glie la spruzza nel viso.) Eleonora Kaidamà Voci Oh! Eccesso di tormento! Io vivo ancora! Che fo? Non so. Vado; ma il matto? Resto, Soccorso... aiuto. Kaidamà Ah! Lasciatemi, tiranni! e se il frustin di botto... Bell’animaletto! Troppi affanni io sento insieme! (Marcella esce in punta di piedi, e prendendo Marcella Morte voglio. A un cor che geme inosservata Kaidamà per un orecchio.) Aiuto. Marcella è crudele la pietà. Soccorriamola. Marcella Kaidamà Marcella, Kaidamà e Coro Birbante! Ti nascondi? Ora di trotto Vado io... farò io. Kaidamà Là fra i vortici dell’onde corri alla fattoria. (Dalla nave si spara una cannonata, e Kaidamà Sì: ci vuol dell’acqua. s’è sconvolto il suo cervello cade in terra.) Lasciate fare a me. So quel che dico. ogni idea le si confonde; Kaidamà In questi casi è il gran rimedio antico. ragionar, parlar, non sa. Povero orecchio! Marcella Sì. Eleonora Eleonora Marcella (Scuotendosi, aprendo gli occhi, e Vedea languir quel misero Impara a far la spia. Kaidamà spaventandosi di Kaidamà.) dell’età sua nel fiore; Cammina. Son perduto. Misera! Dove son? Forse piombai io l’ingannava, ahi perfida! già negli abissi? E gli giuravo amore. Kaidamà Coro, Kaidamà e Marcella Piangeva alle sue lagrime E non vedete (Uscendo dalle capanne, e aggruppandosi i Kaidamà qual tortora fedele, come è in collera il mar? contadini verso il mare.) Cosa ha detto? e con la man crudele Ahi sciagura! Spumante s’incalza poi gli squarciavo il cor. 10 11
Fuggì. L’amai. Terribile Eleonora Eleonora Un pugno poi cos’è?... Che imbroglio è questo? amor mi sorse in petto. Il padre vostro (Entra con Marcella.) (Inciampando nel bastone; lo raccoglie; indi lo Ardo d’un tardo affetto; irritar non dovete. Lo cangerà la morte. bacia, lo brandisce, e lo ruota in atto di menar è mio supplizio amor. colpi.) Marcella Bartolomeo Bel bambucchetto! A tempo ti ritrovo. Marcella Il padre mio Sulle rupi il furioso non trovai. Sei piovuto dal cielo! Finalmente Chi può frenar le lagrime? è d’un ottimo cor. Ma per nuova fortuna, e inaspettata il matto non è un uomo? E un uom non sono? ritrovo in casa un’altra disperata! Se mi scarica un pugno io lo bastono. Coro Kaidamà (Entra.) (Accorgendosi di Cardenio, gitta il bastone, e Quel pianto strazia il cor. Convengo anch’io; cadendo in ginocchio.) ma qualche volta poi pare... Misericordia! Kaidamà Scena settima Così per farci piangere Bartolomeo Cardenio appoggiato ad un nodoso bastone Cardenio v’è un’altra matta ancor. Che pare? entrando in scena dalle falde della rupe; indi Anima mia. Kaidamà dalla capanna. (Stendendo le braccia amorosamente.) Eleonora Kaidamà No, non piangete Una canna di zucchero, Cardenio Kaidamà ai miei lamenti: un mazzolin di fiori... Tutto è velen per me! Per me sconvolto Stia fermo. goder dovete umilissimo servo a lor signori. è l’ordin di natura! Aprile istesso Giù, giù con quelle mani. de’ miei tormenti: (Corre nella capanna.) sol fecondo è di spine! Amare l’erbe, Son scherzi da villani. degli astri merito (Gitta il bastone, ed intreccia desolato le mani.) la crudeltà. Bartolomeo amarissimi pomi. Ardente vampa Cardenio E intanto il misero Chi è questa donna? l’aura spira per me. L’onda del rivo Oh quanto! Oh quanto nelle sue pene mi par liquido fuoco... e io vivo? Io vivo io smaniavo per te! Sentiami attratto pietosa lagrima Marcella per vendicarmi... sì... perfida! E come da un arcano potere... non troverà! Un’infelice vittima tanto bella, e perché? No quei begli occhi del recente naufragio. sospettar non faceano un cor tiranno. Kaidamà Marcella e Coro Fatal, tremendo inganno! Io niente affatto. Consolatevi, sperate: Bartolomeo Ma di’: perché tradirmi, Eleonora? il destin si cangerà. E che tardate? Va’, spietata, va’... no, no: t’amo ancora! Cardenio Sacro il misero è sempre. Entrate, entrate. M’ami ancor tu?... Ti veggo... oh il bel sorriso. Perché tremi? Kaidamà Caro incanto d’amor, che fa beato Se voi sempre sospirate Eleonora anche in mezzo al dolor!... Ma che? Spergiura? Kaidamà presto il fiato vi uscirà. Ah! Vacillo... non reggo Al mio rivale a lato! È un’usanza le stanche membra... No, non mi fuggirai... che non posso lasciar. il mio pugnal dov’è?... Morrai, morrai. Scena sesta Bartolomeo (In atto di vibrar colpi. Poi rimanendo immobile.) Cardenio Bartolomeo scendendo dalla rupe, e detti. Fate cor. Mio ben! Kaidamà Marcella Marcella (Di dentro uscendo, e si sente che gli chiudono Kaidamà Grondan le vostre vesti, o mia signora, Il braccio la porta dietro a chiave.) Mio male! d’onda marina: nella mia capanna, appoggiate sul mio. Vado, vado. Stia fermo col frustino. se onorarla volete, È un gran brutto destino Cardenio sul momento potrete Bartolomeo quel non commandar mai! Fior di vera beltà! le mie vesti indossar da contadina. Coraggio. Cardenio Kaidamà Kaidamà Marcella (Da sé desolato.) Ma io son Kaidamà. Non andar per le poste, padroncina. Al fine Fuggì! Senti prima il papà; sai che talora l’aspetto suo crudel potrà la sorte Cardenio somiglia un temporale. per voi cangiar. Kaidamà Povero moro! Coraggio. Cielo, allontana il matto... eh! Tocca a me. 12 13
Kaidamà Cardenio Kaidamà Cardenio Ma povero davvero! No. Sì, no, sì, no, no, sì, sì. Rendila. Cardenio Kaidamà Cardenio Kaidamà Hai fame? Mangio io. Il rimorso la cangiò? Che ho da rendere? Si sa? Qualche volta piangerà. Kaidamà Cardenio Cardenio E come! Taceva, e mi guardava. Kaidamà Era il sorriso de’ giorni miei. Sì, signore, la cangiò. Da lei diviso tutto perdei. Dei begli occhi i lampi ardenti Cardenio Se ne ha voglia, piangerà. Un’alma ardita me l’ha rapita; rispondeano agli occhi miei, Senti: un’alma pietosa entro quel cespo (Cardenio improvvisamente passa dallo sdegno ma fin nell’Erebo la troverò. rinnovando i giuramenti, (Corre nel cespo, cava il paniere, e le provisioni, alla preghiera con le mani protese implorando Rendimi, rendimi l’anima mia che il bel labbro articolò. e siedono l’uno contro l’altro a cavallo alla pietà da Kaidamà.) vedi che spasimo di gelosia. La sua man la mia stringea panca.) Più di contento non ho un momento qui su i palpiti del core... mi provvede ogni dì. Mangiamo insieme. Cardenio e in tanto strazio viver non so. mano iniqua, ingiusta rea! Dunque mangiar non vuoi? La mia morte poi segnò. Kaidamà Cotanto ingrata sei! Kaidamà (Improvvisamente scagliando la mano di (Complimenti indigesti!) Ah! Ne vuol troppo la stella mia! Kaidamà sulla panca.) Kaidamà Lasciami in pace matto! Va’ via. Cardenio Ma va pe’ i fatti tuoi; Non so se in testa ho più la testa. Kaidamà Ma dimmi: non sapesti ch’io vo pe’ i fatti miei. Eh! Via finiscila che far non so. Mano mia, che avevi fatto mai, mai nuove di lei! Son paralitico per lo spavento. da soffrir sì gran dolore? Cardenio Ma pure a correre farei col vento. Ma del matto fu più matto Kaidamà Ma un pezzo di biscotto; Ad eclissarmi vorrei provarmi. chi la man gli consegnò. Matto mio caro... idolo mio!... Trecento miglia scappando andrò. Cardenio Cardenio Kaidamà Cardenio afferra una grossa pietra, e cerca La conosci? Non chiamarmi così. No, no. lanciarla contro Kaidamà, che qua e là fuggendo (Io tanto gonfio, e abbotto; cerca evitare il colpo. Kaidamà Kaidamà che or ora schiatterò.) No. Savio mio bello! Davver nulla ne so. Cardenio Scena ottava Cardenio Barbara!... Io piango! Bartolomeo esce dalla capanna; alla sua vista Tu menti. Cardenio Cardenio gitta la pietra, e corre su per la rupe, e Vedi: una volta Kaidamà Kaidamà profittando del momento con un salto Kaidamà noi pranzavamo insiem dentro un boschetto. Eh! Via. corre nella capanna. Anzi sì: siamo amiconi. Non pianger più: mangiamo. Kaidamà Bartolomeo Cardenio Si mangia bene al fresco. Cardenio Quale strepito è questo? Intendo, intendo Ecco il reo, che ai tradimenti Mangiar!... Chi!... Tu? or non mi fuggirai. il mio bene trascinò. Cardenio Tornato è il ciel sereno; Noi stavamo così: l’un contro l’altro. Kaidamà ti rinverrò delle tue rupi in seno. Kaidamà Ci siamo! (Corre per la via percorsa da Cardenio.) Ma vi pare! Kaidamà Il tempo si cangiò. (Mangiando il pollo.) Cardenio Bellissimo tablò! Cardenio Scena nona Ed or dov’è? Deciditi: la voglio. A vele spiegate si avanza un vascello da cui Cardenio sbarcano molti marinai spagnuoli, e quindi Kaidamà Colei... Kaidamà Fernando, che si pone subito a percorrere la Stava là; ma poi sparì. E chi ce l’ha? scena esaminando la rupe. Kaidamà Cardenio Mangiava... Qualche volta pensa a me? 14 15
Coro Scena decima Kaidamà Eleonora Ecco alfin l’onde tranquille Fernando, indi Kaidamà dalla capanna. Non soffri i mali suoi? Ma non sai che geme intanto al soffiar d’aure seconde. Or dunque è cosa certa una vittima per me? Delle Antille sulle sponde Fernando ch’hai dei pugni anche tu la zecca aperta. Sappi. fra i perigli si volò. Ma chi scorta mi fia fra queste rupi? Se verace corse il grido Mi sorride fortuna. Da quel moro Fernando Marcella questo è il lido, il monte è quello saprò il miglior cammino. Eccoti un pugno d’oro. Narra. dove il misero fratello (Gli dà delle monete.) da una perfida ingannato, Kaidamà Coro delle selve fra l’orrore Maledetto frustino! Kaidamà (Accorrendo dalla porta a destra.) ramingando disperato Quel tuo zig zag ora obbedir mi fa, Ah! Questi pugni Via sgombrate: il suo sdegno, il suo dolore, precisamente contro volontà. mi vanno proprio al core! affrettate altrove il piè. le sue lagrime celò. Sono con voi, signore; Il padron qua vien col matto; Fernando ma in caso difendetemi: (Sottovoce a Marcella tirandola in disparte.) Fernando Negro? io vo alla fattoria, lo scorgemmo da lontano Sì, questo è il lido. O mio Cardenio! O mio e nell’andar v’insegnerò la via. ci fea cenno con la mano sospirato germano, Kaidamà (Salgono uniti sulla rupe.) di venirvi ad avvisar. io qui ti rivedrò? La mesta madre Bianco? (Partono.) fra i caldi, impazïenti palpiti del desir conta i momenti. Fernando Scena undicesima Marcella Si sconvolse natura, e questa spiagge Sai dirmi ove mai sia... Interno d’una gran capanna abitata da Più secreta i casi tuoi a me parea negar, ma in mezzo al nembo Bartolomeo, sulla destra degli attori porta da vieni, o cara, a palesar. la forza del mio cor cresceano intanto Kaidamà cui in lontananza si scorge il mare, e parte d’un l’amor fraterno, e della madre il pianto. Bartolomeo Nargelos mio padrone... bosco. Una corda che pende vicina alla porta Marcella e Eleonora a destra accenna una campana destinata a (Un arcano sentimento Dalle piume, in cui giacea Fernando convocare i contadini della fattoria. In fondo di terrore, di contento nel velen dei lunghi affanni, Non lo conosco. a sinistra porta che mette all’interno d’altra non so come vien quest’anima la sua testa carca d’anni capanna. Rozze sedie. La volta della capanna è improvviso ad agitar! lentamente sollevò. Kaidamà sostenuta da un gran tronco d’albero ritto nel Questa gioia, questo palpito “Va’”, mi disse, e le scendea Non m’importa. mezzo. io vorrei... non so spiegar.) fredda lagrima dal ciglio, Dalla porta a sinistra Marcella conducendo per (Entrando a sinistra.) “al mio sen ritorna un figlio Fernando mano Eleonora vestita da contadina, indi dalla e contenta io spirerò”. Io cerco porta a destra i contadini. Dir di più... ma invan... volea, un povero infelice. Scena dodicesima e piangendo m’abbracciò. Che là fra quelle balze Eleonora Bartolomeo precede Cardenio ch’entra Ah! Dammi, o ciel pietoso disperato s’aggira, e mentecatto. Che il sorriso mio primiero sospettoso, ma calmato. ch’io qua non giunga invano. a brillar ritorni in me, In traccia del germano Kaidamà non lo credo, non lo spero, Cardenio guidami, o cielo, il piè. Lo spacciator de’ pugni?... Insomma il matto? più innocente il cor non è. (Arrestandosi sulla soglia.) A te, se il trovo, o madre Che? Gli sei amico? Dove mi traggi? verrò d’amor sull’ale; Marcella né vi sarà mortale Fernando Per vederti il col sereno Bartolomeo beato al par di me. Oh! Molto! il mio sangue verserei. (Traendolo con dolce violenza.) Suo fratello son io. Le sue sciagure Il voglio. Coro io divido con lui. Dai mali suoi Eleonora A quel suo core eguale anch’io mi sento oppresso. Non mi stringi più al tuo seno Cardenio di figlio un cor non v’è. se ti svelo i falli miei. Non mi tradir. Kaidamà Traditrice, ingannatrice... I marinari tornano a bordo, ed il vascello si Dai suoi mali?... Alla larga! Con permesso. Bartolomeo scosta dal lido. Marcella T’avanza Fernando Già men rea ti fa quel pianto. m’è sacro il tuo cordoglio. Perché fuggi? 16 17
Cardenio d’amor rispose ai palpiti Eleonora Kaidamà Qual nutri tu speranza? col guardo innamorato; È la sua voce. Zitto, che il matto è là. e i genitor sorrisero Bartolomeo allo svelato amor. Cardenio Cardenio Saper d’un cor che geme Ma l’oceàno istabile Il barbaro Deliro: un vivo incendio il tuo secreto... con l’onde irate e rotte fin de’ miei casi intendi. circola nelle vene. vascel di merci carico Tutto rapito aveami, Cardenio dote, e speranze inghiotte. tradiami nel mistero. Eleonora, Marcella, Fernando e Bartolomeo Ah! Mai. Al fondo in cui precipita Seguito avea la perfida Ahi misero! dà un guardo il padre, e more; un seduttore. Bartolomeo ella mendica ed orfana Cardenio Mescere il pianto insieme. da me non spera amore. Eleonora Frenetico, È vero! oppresso da catene, Cardenio Bartolomeo chiamavo ognor la perfida, Con me tu piangerai? E il padre vostro? Marcella il mio fratel chiamavo. Voi forse... Sciolto, fuggivo; inospito Bartolomeo Cardenio deserto ricercavo. Sì teco io piangerò. Ferreo Eleonora Lungi così da femine d’amarla allor vietò. Io son. qui vivo, e qui morrò. Cardenio A ché mi sforzi! Bartolomeo Marcella Fernando E voi? Celatevi. No, di quest’alma i palpiti Bartolomeo frenare io più non so. Abbracciami. Cardenio Eleonora (Trattenuto da Kaidamà.) Lo sprezzo. Non merito pietà. Voglio al mio petto stringerlo; Cardenio a lui mostrarmi io vuò. Il velo io squarcerò. Bartolomeo Bartolomeo Storia saprai di lagrime. Incauto! Calmatevi Kaidamà in sen dell’amistà. (A Fernando.) Bartolomeo Cardenio Che il capo non vi stritoli Narrala, il pianto frena. D’amor furente e cieco Cardenio io garanzia non fo. sposo la bella, e rapido (Balzando in piedi.) Cardenio lungi con me la reco: Seguo i suoi passi... oh rabbia! Eleonora Vive un german più giovane; vecchia parente accolsela. Col reo la trovo. Allora (A Marcella che la trattiene.) m’è patria Cartagena. Al mar m’affido; provo tento svenarlo. Involasi. Che a lui men voli, ah! Lasciami: Ricco, onorato, provvido fausto il destin; ma cenere Su lei... l’amavo ancora! pianger, spirare io vuò. il padre commerciante il padre mio ritrovo, No, non sarò più misera studiò de’ figli l’indole che il suo paterno fulmine, Bartolomeo se a’ piedi suoi morrò. fu d’educarci amante. morendo a me scagliò. Ed ella? Nacqui poeta, e fervido Marcella l’estro bolliami e il cor. Bartolomeo Cardenio (Ad Eleonora.) Di portoghese vergine Sventura orrenda! Oh strazio! Insultami. Restate ancor. Frenatevi. visto il fatal sorriso... Con un sorriso amaro Non è ancor tempo, no. Cardenio mi sprezza. Un mar di lagrime Bartolomeo Ascoltami: questi occhi miei versaro! Bartolomeo Segui. il tuo terror sospendi. Amico! Al sen stringetemi: tutto per voi farò. Cardenio Scena quattordicesima Figlio! Le vostre lagrime Le fibre m’arsero, Scena tredicesima Fernando con Kaidamà dalla porta esterna, e detti. pietoso io tergerò. parvi da me diviso. Eleonora ritenuta da Marcella rimanendo nel Figlia adorata ed unica fondo, e sceneggiando secondo la diversità degli Fernando Cardenio pari a me d’anni e stato affetti da cui è commossa. Ma qui sperarne indizio... Risparmia quelle lagrime 18 19
il pianto tuo non vuò. Cardenio Cardenio No, lasciarla tu non dêi. Io solo devo piangere; (Quasi commosso dopo averla guardata alla Va’. Ah! Ti calma ai prieghi miei. me il fato fulminò. sfuggita.) Donna iniqua! E non rammenti Se varcato ha tanto mare Lasciami. le tue frodi, i giuramenti? per venirti a ritrovare, Bartolomeo Non ti bastan per trofei per parlarti, per placarti, Fra spechi, rupi, e selve Eleonora le mie smanie, i pianti miei? no, non mente il suo dolor. deh! più non gite errando. La morte, o il tuo perdono. Sfidi il vento, varchi il mare Ah! Che fugga, non lasciate per venirmi a tormentare, o salvarlo disperate. Cardenio Cardenio per straziarmi, lacerarmi Non vedete? Ha in fronte espresso Gli uomini a me son belve. Non ti conosco. lentamente a brani il cor! il delirio del furor. Ah! Fuggite: mi lasciate Ah! Mi manca il core oppresso, Fernando Eleonora involatevi: tremate. già presago di terror. Anche il fratel? Uccidimi. Odio tutti, odio me stesso; L’onor ti renda ardito. fin del sole io sento orror! Kaidamà Cardenio Lungi lungi dal tuo sesso, (Ora a Bartolomeo, ora a Marcella, ora ai Fernando! Cardenio sesso infido, ingannator. contadini.) Tu qui?... Tu meco! Oh gioia! (Cominciando ad esser preso da un tremito Ah! Fuggir, scappar lo fate; convulso.) Eleonora se vi coglie singhiozzate Fernando e Cardenio Perfidi tutti! Nel mio sguardo mezzo spento delle furie nell’eccesso d’una vipera è peggior. (Abbracciandosi.) mira espresso il pentimento. De’ suoi pugni il segno impresso Oh sospirato amplesso! Marcella, Bartolomeo e Fernando Non fuggirmi; ne morrei serberò quattr’anni ancor. Ascoltala. cedi, cedi ai pianti miei. Marcella, Kaidamà e Bartolomeo Ho varcato tanto mare Marcella, Bartolomeo e Coro Oh vista! Cardenio per venirti a ritrovare, A Cardenio circondandolo. Tremate. Io fui tradito. per svelarti, per mostrarti Ah! Tremar, gelar ci fate: Fernando e Cardenio Ov’è un pugnal? come spasima il mio cor. arrestatevi, ascoltate. Al petto stringimi. Ah! Che fugga non lasciate: Vi commova quell’eccesso d’una misera tremate: di rimorso, e di dolor. Cardenio Scena ultima (A Cardenio.) Ah! Non ode! Ha in volto impresso Odiar più non so adesso. Kaidamà spaventato corre al cordone della dal tuo sprezzo il core oppresso il tumulto del suo cor. (Eleonora improvvisamente sciogliendosi dalle campana, suona a distesa, ed al suono non desia che il tuo furor. braccia di Marcella, e gittandosi a’ piedi di accorrono i contadini. M’apri il seno, e leggi in esso, Cardenio atterra alcuni contadini che gli si Cardenio in un pianto dirotto.) ch’io per te morrò d’amor. attraversano; s’invola seguito da Fernando, ed Kaidamà intanto Eleonora, gittando un grido altissimo, Eleonora Legatelo. Fernando cade svenuta in braccio di Marcella. Odiar non puoi? (A Cardenio.) Quadro. Si cala subito la tenda. Coro In quel volto, in quell’accento Fine dell’atto primo. Cardenio Fermo! non ravvisi il pentimento? Che! Cardenio Eleonora Sgombrate il passo. In lagrime... Eleonora Cardenio Io ti oltraggiai: ti vendica. Stelle! Cardenio Eleonora A tanto io non m’abbasso. Al tuo piede io sono. Sento il furor risorgere. Fernando Eleonora Eleonora! Io non ti lascio. 20 21
ATTO SECONDO Tutti Eleonora Eleonora Volïam. Eccolo là. Morir mi sento! Scena prima (Vanno lungo il mare, e si perdono di vista.) (Si divincola, si scioglie, e corre a prostrarsi Spiaggia di mare. presso Cardenio.) Cardenio Kaidamà nel mezzo venendo dalla rupe, indi E in mezzo parte dei contadini che giunge dal bosco, e parte Scena seconda Marcella a questo cupo orror, guida pietosa dal di dietro delle capanne. Cardenio nel massimo furore scendendo Sola, che far poss’io? chi scorterà fra l’ombre i passi miei? precipitosamente dalla rupe. Cercherò suo fratello, e il padre mio. Prima parte del coro (Corre nella selva.) Eleonora Là non v’è. Cardenio Io... Lasciatemi! Lasciatemi!... Crudeli! Seconda parte del coro Ah! V’ho delusi! Era pur l’empia!... Il cenno Scena quarta Cardenio Neppur qui. avea sul labbro, di mia morte il cenno... Eleonora e Cardenio. Tu? sì, sì morrò. Si appagheran quell’ire. Kaidamà Ma vo’ pria vendicarmi e poi morire. Eleonora Eleonora Dove sta? Qual fragore!... Ah! Son dessi? Ove m’ascondo. La mia vittima è qui! Cardenio! Oh in quale Sì. (Correndo verso la capanna.) stato feral di morte! Ah! Se sapessi Prima parte del coro che a te prostrato accanto Cardenio Ci fuggì. te il carnefice tuo bagna di pianto! Tu? Dove sei tu?... Chi sei? Scena terza (Alzandosi.) Seconda parte del coro Voce di Eleonora dentro la capanna; indi Eleonora Cardenio S’involò. Eleonora ritenuta da Marcella, e detto. Un’infelice. Verrò. Kaidamà Voce di Eleonora Cardenio Eleonora Svaporò. Ah per pietà! Vo’ rivederlo. No: solo infelice Cardenio! sulla terra son io... che! Taci?... Fuggi? Prima parte del coro Cardenio Cardenio Fuggono tutti la sventura! Tutti! Ma il padron che dirà? (Indietreggiando convulso.) Sì: già l’ora estrema, È questa l’invocata ora estrema omai già piomba. Eleonora Seconda parte del coro questa la voce sua. Voce tiranna Sì: ti riabbraccerò dentro la tomba. No, non ti lascio più: solo la morte Che dirà? che detesto ed adoro! dividerci potrà. Parla: m’è legge, T’apri, o terra, e m’ascondi... io manco... io moro! Eleonora m’è sacro il tuo voler. Kaidamà (Gli mancano le forze nel fuggire, e cade.) Ah! Che mai dice? Che dirà?... Che farà già lo so. Cardenio Col frustino si sfoga su me, Marcella Cardenio Voce soave col frustino che ha tanta virtù, Ma il padre mio... Il padre come mi parli al cor! Dolcezza ignota che fa l’ali spuntare al mio piè t’uccisi è ver; ma vendicarlo io voglio. mi scende per le vene, col zif-zaff e di sotto e di su. Eleonora e quasi scordo un secolo di pene! Ma il mio dover... l’offesi Eleonora Kaidamà e Coro ingrata, ingiusta, infida; Che farò? S’ei mi scorge Eleonora Tutto intorno torniamo a cercar, mi perdoni pietoso, o qui mi uccida. s’addoppia il suo furor. Se mi leggessi in cor, tu d’un’indegna a guardare, a spiare, a scoprir! sentiresti pietà. Sventurato! Se casca nel mar Marcella Cardenio lo può l’onda per sempre inghiottir! Deh! M’odi almen... Misero! E dove Cardenio Ci dia lena pietoso un pensier: trascino il passo incerto!... Pietà! T’inganni. la pietà con gli oppressi è un dover. Eleonora Oscuro, ampio deserto, Terribili, tiranni Lo voglio... eccolo... ah! immenso, immenso s’apre a me d’intorno. sono gli affetti miei. Parte del coro (Scorgendo Cardenio caduto, e gittando un (Avanzandosi brancolando.) Non ho per me pietà, per te l’avrei? Più non tardiam. grido.) È per me spento il giorno; e brancolando Ma dimmi: esser mia guida fra questa muta oscurità non sento come puoi tu fra questa Kaidamà Marcella moversi, palpitar alcun oggetto profonda ombra funesta? Andiam. Amica, che vedeste? fuor che l’empio dolor che cresce in petto! 22 23
Eleonora non invan qui ti trovò. Eleonora Eleonora Splende a mezzo del ciel limpido il sole... Dai rimorsi in cor straziata Cardenio! Aita! se pentita al piè ti cade, Cardenio forse un raggio di pietade, Cardenio Splende?... E nol veggo! Ah! Dunque avaro il fato forse invan da te sperò? (Facendola avvicinare, e dividendole i capelli Scena quinta tutto mi tolse! Della vista il dono sulla fronte.) Fernando dalla rupe, Marcella dalla spiaggia con anche or m’invola. Cardenio T’appressa... ancor... t’appressa: qualche contadino. Ah! Pian pian diradan l’ombre! Eleonora!... È dessa! Eleonora S’apre il ciglio ai rai del giorno! Fernando M’odi. Cara luce, io ti ritorno Eleonora Fratel! finalmente a vagheggiar! Sì: dessa; ma cangiata, Cardenio pentita, disperata. Marcella Ah! Cieco io sono! Eleonora Fermati. Se non nieghi ai pianti suoi Cardenio Eleonora di perdono un solo accento, E m’ami ancor? Cardenio Apri il ciglio? la speranza ed il contento Mora. al tuo piè la fa spirar! Eleonora (Cardenio disarmato da Fernando corre sulla Cardenio S’io t’ami? rupe, e si gitta in mare. Fernando gitta le vesti, e Ah! Invan! Cardenio Più vivo amor non brami, l’imita gridando:) Parla... perché quel pianto? più amore un cor non sente; Eleonora Che vuoi? come la fiamma è ardente, Fernando Non vedi? immenso è come il mar. Cardenio!... Fratel mio!... Eleonora A salvarti, o perir pronto son io. Cardenio Perdon. Cardenio (Intanto Marcella ha condotto Eleonora nella Tutto è notte cupa e scura. Vola al mio seno stringimi, capanna assistita dai contadini.) Cardenio e più non mi lasciar. Eleonora Perdono? Ei delira. Cardenio e Eleonora Scena sesta Eleonora Rapito in un’estasi Bartolomeo dal bosco; indi Kaidamà dalla Cardenio Ho il cuor per doglia infranto. delira il mio core spiaggia. La sventura fra care delizie fin la luce m’involò! Cardenio fra sogni d’amore! Bartolomeo Ah! Dal dì che per l’infida (Mostrando di ricordarsi a poco a poco le sue Lo sdegno sfidiamo Dove? Dove sarà? Tutta la selva pace e speme oh Dio! perdei, sembianze.) degli astri tiranni ho invan percorsa. L’aguzzin dei negri come adesso gli occhi miei E tu saresti? uniti scordiamo che ho trovato per via cieco il cor già in me restò. le pene, gli affanni. neppure l’incontrò. Basta, il fratello, Ma tu piangi? Eleonora Per te voglio vivere, i contadin lo cercano, qualcuno Io... sono... morire con te. ritrovato l’avrà. Eleonora io sono... Lasciarti è impossibile; Kaidamà!... Kaidamà!... Le mie pistole Oh come! sei nato/a per me. devo spedire in fretta Cardenio (Tenendosi per mano in piena tranquillità si fino alla fattoria. Cardenio Ah! Taci... aspetta avvicinano verso la capanna, improvvisamente Kaidamà!... Ah! Sorgi. lontana rimembranza Cardenio staccandosi da Eleonora colto da un d’un’empia ma diletta nuovo pensiero.) Kaidamà Eleonora mi torna la sembianza! (Correndo.) Al tuo piè convien ch’io mora. Cardenio Son qua. Eleonora Tu al fianco mio?... Tradirmi Cardenio (Tendendogli le mani supplichevole.) sì, tu mediti ancora. Bartolomeo Che pretendi? Cardenio! Mori. Mandarti via (Afferrando un bastone.) devo all’istante. Eleonora Cardenio Eleonora Che? 24 25
Kaidamà Bartolomeo della pentita amante Fernando Ch’io respiri almeno! Ma Eleonora? col perdono tornar la calma in seno! Affrettati, vola, Lascia che prima parli, e sentirai Chi più lieto di me?... Si tenti almeno. momento beato; cose grandi, padron; ma grandi assai! Kaidamà le smanie consola Se ai voti di quest’anima Bisogna dir che il matto avesse caldo: In mare d’un core straziato; pietà sorride e amor, pattatunfete in mar gittossi giù, non la vidi cascar. Starà là dentro e dopo gli affanni fra poco della misera e appena cadde non si vide più. a divertirsi coi sospiri. di tanti e tanti anni cangiar vedrò l’orror, di gioia nei palpiti calmarsi il pianto. Bartolomeo Bartolomeo si cangi il penar. Troppo del suo dolor Oh! Sventura! Oh sventura! Andiamo. caro è l’incanto! Voglio vederla. Bartolomeo e Coro Torni a mirar fra i palpiti Kaidamà (Mentre si avviano verso la capanna s’ode il Il sol dalle tenebre quella fatal beltà Aspetta, aspetta: coro.) vedremo spuntar. e una pietosa lagrima il fratel... che brav’uomo! a lui versar farà si spoglia e salta in mar. Restai di pomice, I contadini partono, e Fernando entra nella dal ciglio il core... col respiro in sequestro, Scena settima capanna. se vince la pietà senza far, senza dir. Fra me pensavo Coro di contadini dalla spiaggia accorrendo, e trionfa amore. chi s’è visto, s’è visto. Ecco vicino detti. quasi alla fattoria Scena nona Kaidamà aprendosi una via Coro Bartolomeo solo. Peraltro... sopra il mar galleggiando Allegri! Allegri! Udiamo! s’affaccia don Fernando. Con la manca (Tornando indietro.) Bartolomeo Bartolomeo il fratello stringea, Sarà: ci spero poco, un qualche ramo (Fremendo.) con la destra rompea Kaidamà e Bartolomeo sempre ci resta. Veglierò... per Bacco! E mai non tace? a gran fatica, a gran fatica l’onda, Più da tremar non v’è. No, no. Dell’aguzzin de’ negri mi scordavo e col matto così giunse alla sponda. Il matto tornò in sé. che vuol le sue pistole! Kaidamà, Fernando In braccio al suo germano volerà, tornerà. La fattoria Parlar vo’ ad Eleonora. Bartolomeo parve sereno in viso, è un po’ lontana, è ver; ma l’aguzzino Dolente è bella ancora. Oh! Portento! parlò tranquillo, umano, ha gran bisogno delle sue pistole e un placido sorriso e Kaidamà sa correr quando vuole. Kaidamà Kaidamà sul labbro suo brillò. (Entra in fretta nella capanna.) Sì: non v’è mal: mi piace. Ora sperano che torni in senno a un tratto; Kaidamà Bartolomeo che il mar fa matto il savio, e savio il matto. Non vi saria pericolo Scena decima Starà là dentro a piangere. Non lo nego... sarà; che voi sognaste? Cardenio senza barba, e con abiti decenti, ma ci ho un tantino di difficoltà. e cappello, lentamente avanzandosi dalla Fernando Perché... vedi, padrone... se il cervello spiaggia. Incomincia la sera. Di gioia piangerà. svapora e va per aria, è segno espresso Scena ottava (I contadini che s’erano avviati verso la spiaggia che sia leggero assai, ed il leggero, Fernando ansante, con vesti cangiate, dalla Cardenio tornano verso Fernando in fretta.) per quanto ho visto, vola sempre in su; spiaggia, e detti. Qui pianse al pianto mio! Qui la rividi dunque, a tornare in testa più bella nel dolor... pietà mi vinse... Coro per cosa manifesta, Fernando tutto scordai; mi strinse Pian pian Cardenio avvanzasi. quel ch’è legger tornar dovrebbe in giù; No. lacrimando la mano... quindi concludo... Quel di pria più non è! Cangiò le vesti; tentai fuggir... ma lo tentavo invano. Fernando orror sentì de’ suoi passati giorni; Ah! L’amo ancor... io l’amo? Sgombriamo via di qua. Bartolomeo par che a destarsi a poco a poco torni Ed or?... Dir non saprei che cerco, e bramo! Taci animalone! la già spenta ragion. Ei mi ravvisa, Fuggir... fuggir... fratello mio! T’affretta, Kaidamà Zucca ambulante! della patria favella, fuggiamo. E trar potrei A Kaidamà ripeterlo deciso ha meco di partir. Di voi, da lei lungi i miei dì? Morrò con lei. due volte non dovrà. Kaidamà come d’un sogno, mi parlò. Qua viene (Siede sopra un sasso quasi incontro alla (Corre nella capanna.) Bella conclusione! per dirvi: addio. Tentar vo’ un colpo; il cielo capanna concentrato in dolce melanconia.) secondi i voti miei. Potessi, o cari, 26 27
Scena undicesima Kaidamà (Mentre Kaidamà vuol partire viene per un Cardenio Kaidamà dalla capanna con due pistole, e detto. Io! No: ti pare? braccio arrestato da Cardenio che vuol vedere, (Avendogli tolte le pistole, e guardandolo girandogli intorno, ciò che tiene in mano; e severo.) Kaidamà Cardenio gelosamente nasconde.) Zitto. Non è soverchieria. Son cangiato. Fino alla fattoria Cardenio Kaidamà con due pistole cariche, e di notte? Kaidamà Aspetta. (Volendo correre alla capanna.) E se per caso... vanno via le botte. Me l’han detto. Padron... Io fra quest’ombra scura (Ma peraltro ci scommetto Kaidamà prudentemente moro di paura. non sia tutta verità.) Vado in fretta. Cardenio Impietrati. Cardenio Cardenio Cardenio (Da sé.) Una grazia da te voglio. Che tieni? Kaidamà Di pistole parlò! Potrei... Son mutolo. Non parto. Kaidamà Kaidamà (Ah! Gli è tornato il quarto!) Kaidamà Una grazia! (Ecco l’imbroglio!) Coraggio!... Inezie. Cardenio Sì... coraggio le zucche! Io nei cimenti Cardenio (Lodandolo ché sta muto e immobile.) soffro ognor di podagra, e appena appena Non negarla. Cardenio Bravo! so camminare a passo di formiche. (Forzandolo a mostrarle, e volendo Fame, e paura in me son cose antiche. Kaidamà prendergliele.) Kaidamà Eh!... Vedrò. Veder voglio; Oh! Cardenio mostrale. (Da sé alzandosi.) Cardenio Cardenio Ho risoluto. L’accordi? Kaidamà (Esaminando le pistole, e volgendone le Lascia star. bocche.) Kaidamà Kaidamà Sono due belve indomite Superbe. E adesso che rifletto: Parla; che quando vanno in collera, trovar potrei Cardenio, e non m’affretto? ma due miglia almen più in là. sconquassano, fracassano Kaidamà Chi sa? Povero lui! Spesso il periglio e fanno in aria andar. Ohimè! fa cangiar in leopardo anche il coniglio. Cardenio Sarà quel che sarà: (Con dolcezza sempre avvicinandosi a Kaidamà Cardenio Cardenio lascio la botta al primo: chi va là? che cerca stargli lontano.) (Ridendo serio.) Se giuri a me silenzio; Dopo m’arrolo al reggimento fuga, Fu l’orror dei tradimenti Ah! Ah! temer non devi e va’. e per correr più presto ch’ecclissò la mia ragione. Ma basta anche una sillaba... ogni mio piede ha un’ala... Assordai piangendo i venti Kaidamà (Mentre sta così da sé parlando a voce alta per nella mia disperazione; (Brutta risata! Kaidamà farsi coraggio s’è fatto vicinissimo a Cardenio, parvi forse fra le smanie Battiam la ritirata.) Grazie alla sua bontà. onde ascoltandone la voce, e voltandosi si pieno il cor di crudeltà; trovano faccia a faccia.) mi perdona... ah! No: non crederlo: Cardenio Cardenio ero degno di pietà. Cedile. Sì: decisi, e seco spento Cardenio dileguar vedrò gli affanni; Negro, m’ascolta. Kaidamà Kaidamà affrettar saprò il momento Caro mio, se ti rammenti No. d’involarla dagl’inganni, Kaidamà non ti ho troppa obbligazione. la crudel che m’innamora (Rimanendo come una statua.) Mane e sera i complimenti Cardenio più tradirmi non potrà. Il quondam matto in gala! mi facevi col bastone. Mi servono. Ah! Nell’urna amarla ancora Le mie spalle lo ricordano; cener freddo il cor dovrà. Cardenio ma il mio cor lo scorderà. Kaidamà Perché tremi? Si fa scuro... addio... ma lasciami. (Volendo gridare.) Kaidamà Tutta avrai la mia pietà. Padron... Bartolomeo... Gamba mia, se mi vuoi bene di mostrarlo ecco il momento. 28 29
Ora vincer ti conviene Involiamoci entrambi (Facendo de’ sforzi per riavere la pistola.) Fernando, Cardenio, Marcella e Bartolomeo il pensiero, il lampo, il vento. a sì strano soffrir. chi più lieta di me? La memoria del passato Abbi sempre, galoppando, come un sogno svanirà; leggerezza, agilità. Eleonora Cardenio il tuo cor rigenerato Gamba mia, mi raccomando: Come? No: vivi, vivi. al piacer rinascerà. non tradirmi per pietà. M’ami; mel prova assai Cardenio quel deciso voler. Sì: pago io sono. Eleonora (Cava le due pistole.) Abbi col mio perdono Ah! Fernando!... Ah! Sposo!... Amici! Scena dodicesima Di queste tutto tutto il primier tenero amore. Desiar chi più saprà? Cardenio accompagna Kaidamà, che corre via una tu prendi... per l’estrema volta (Prendendola per mano.) Che dalla gioia oppresso fino alla selva, ed assicuratosi che è partito abbi un addio col mio perdono in terra. non spiri in petto il core torna indietro lentamente, mentre esce Quando la man ti stringo Eleonora lo provo nell’eccesso Eleonora dalla capanna immersa in dolorosi sparerò, sparerai. Amici!... A tanta gioia... è poco un core! di tal felicità. pensieri, appresso a Fernando. Ah! Delirammo, amico! Il solo pianto Dopo sì lungo pianto Eleonora espiar può il delitto; un’altra colpa così m’inebbria amore, Fernando Tua fra l’ombre sarò, tu mio sarai. lo rendeva maggior, scorda i miei falli! che il mio soave incanto Fratel! La mira, e a quelle (Prende una delle pistole.) Ché in me cangiato appieno un paragon non ha. lacrime di dolor non esser cieco. A me. per opera d’amore è il cor nel seno. Ti parli la pietà. Coro Cardenio Se pietoso d’un obblio Il mar c’invita andiamo, Cardenio Coraggio. copri, o caro, i falli miei; spirano amici i venti. Lasciami seco. fortunata appien son io, Le sponde abbandoniamo; (Fernando parte, Eleonora s’inginocchia.) Eleonora fortunato appien tu sei. tardar follia sarà. Perché? Questo è il voto mio, Amor brami, e il cor nel petto Cardenio! arderà per te d’affetto; FINE. Eleonora del mio cor le fiamme, i palpiti Perché son rea, perché pentita, Cardenio morte sol frenar potrà. se perdon non ottengo, odio la vita. Eleonora! Il seduttor crudele del carnefice in man lasciò co’ i giorni A2 tutti i delitti suoi. Mi scossi, e vidi A morte... addio. le mie colpe e ne piansi. A Cartagena mossi in traccia di te. Scena ultima Cardenio Fernando, Bartolomeo, Marcella accorrendo (Facendola sorgere.) dalla capanna con alcuni contadini con faci. Si Di me! scorge Eleonora che tiene la pistola rivolta al proprio petto; indi si avvicina il vascello, e ne Eleonora smontano i marinari con faci accese. Bramai perdonata i miei dì chiudere in cupo Fernando, Bartolomeo e Marcella ignorato recesso, e là nel pianto (Disarmandoli a forza.) far che morisse a poco a poco il core Ah! Fermate, fermate. fra il dolor tardo ed il risorto amore. Qua la tempesta mi balzò. Ti vidi, Cardenio ebbi orrore di me. Tu parti, io voglio E perché volta il tuo perdono, e qui scontar desio, tieni l’arma al tuo sen? ove errasti furente, il fallo mio. Eleonora Cardenio Perché degg’io (Non vacillarmi, o cor!) M’odi: non posso sola espiar morendo il fallo mio. viver senza di te; con te nol devo. Lasciatemi morir. Ei mi perdona; 30 31
Struttura e argomento dell’opera Atto primo [N. 1] Introduzione “Freme il mar”; “Scelsi la via brevissima”; “Raggio d’amor parea” Nel villaggio dei coloni sull’isola di San Domingo, Bartolomeo e sua figlia Marcella stanno parlando del “delirante”. Bartolomeo è preoccupato: il misterioso personaggio si aggira per l’isola ed è pericoloso, violento, tanto che sarebbe buona cosa riuscire ad internarlo. Marcella è presa da pietà e vorrebbe andare a consegnare all’infelice un paniere pieno di vivande. Ma sopraggiunge il moro Kaidamà, servo tuttofare di Bartolomeo. Questi racconta di essere stato aggredito dal matto, che l’ha inseguito e picchiato. I coloni ridono di gusto al racconto, ma Bartolomeo richiama al lavoro il comico servitore. Mentre Kaidamà sta per andarsene verso la fattoria, si sente la voce del matto, che arriva in scena con barba incolta, vesti lacere e sguardo sconvolto. È Cardenio che, vaneggiando, ricorda il dolore del tradimento della sua donna; sta per gettarsi da uno scoglio, ma viene trattenuto da Bartolomeo e Marcella. Alla vista di Marcella e delle donne del villaggio fugge inorridito. Bartolomeo, mosso a pietà, si addentra fra gli scogli per portare il paniere allo sventurato. Kaidamà nel frattempo ha approfittato della situazione per nascondersi; Marcella lo intercetta e gli ordina di andare alla fattoria. [N. 2 Scena e] Tempesta “E non vedete com’è in collera il mar?” Da lontano si scorge una nave in difficoltà, che tenta di ancorare alla rada, ma i flutti hanno il sopravvento; la barca affonda e le onde trascinano sulla spiaggia una superstite. [Recitativo] Dopo la Tempesta “Era indigesto il mar” Kaidamà si avvicina alla naufraga, e tenta di farla rinvenire. [N. 3] Cavatina [Eleonora] “Ah! Lasciatemi”; “Vedea languir quel misero” Quando la ragazza, il cui nome è Eleonora, rinviene, pare anch’essa fuori di senno. Prima 33
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