IL CARROCCIO dicembre - Paolo di Tarso Discipline religiose 3
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IL CARROCCIO RIVISTA MENSILE PER I GIOVANI CATTOLICI dicembre 1923 MARTINI Paolo di Tarso STOCCHIERO indagini CHIOT Discipline religiose PAPINI ANGELINI GALLARAT1- SCOTTI D'AMICO Omaggio manzoniano RIBOLD1 PRO TTI MILANO - VIA SANTA SOFIA N. 5
IL SEGRETO DEL MANZONI Il ravvivarsi dell'interesse della nostra generazione non solo per- l'arte, ma per la vita e per la figura morale del Manzoni, va ricer- cato anche in quel segreto della sua conversione, nel quale non volle che nessuno anche dei più intimi penetrasse, e che per noi, più tor- mentati dei suoi contemporanei, rimane il problema centrale e sem- pre nuovo della sua psicologia. Poche speranze ci sono ormai che dai documenti possa venire altra luce su questo mistero. Qualche tenue filo per guidarci nel labi- rinto potrà ancora essere efferrato un giorno o l'altro, se ci mettere- mo di proposito a una biografia interiore del Manzoni, - qualche ele- mento nuovo potrà ancora essere scavato dai frugatori di carte e dai racimolatori di briciole. Ma le grandi rivelazioni sui rapporti più intimi tra la sua anima e Dio, sui motivi veri del suo rivolgimento a Lui, sul travaglio doloroso e tormentoso da cui doveva emergere, nella luce della Grazia, il poeta e il credente non ci saranno date mai per ,confessione sua, direttamente. Nulla gli ripugnava più che di parlare o di scrivere di sè stesso. E quasi un timore sacro gli vie- tava di riavvicinarsi con la parola o con la penna al momento su- premo della sua vita religiosa, di rendere partecipi gli altri di quei procedimenti 'dell'azione Divina nel cuore, che nemmeno il pensiero di poter far del bene avrebbe potuto vincere. Vissuto in un periodo di autobiografismo, il Manzoni che di tem- peraniento non era un romantico, aveva un istintivo orrore di un pubblico esame delle .inquietudini del proprio io. Grande conosci- tore del cuore umano attraversò il suo, del suo non avrebbe osato parlare mai per un'umile coscienza delle proprie esperienze indivi- duali, per un timore del suo stesso orgoglio se parlandone egli se ne fosse sentito esaltare in sè o dagli altri. Sottile investigatore delle passioni e descrittore quasi ironico di esse, sapeva troppo bene fin dove l'amor proprio possa infiltrarsi, nascondendosi anche tra le pie- ghe di una conversione. Nè avrebbe voluto, svelando ttitto di sè, ac- consentire a mettersi da sè medesimo tra i grandi esempi di vita cri- - 765 -
stiana, o correre il rischio di essere acCostato; indegna-mente a suo. nel giardino aveva veduto il Manzoni, solo, che secondo la sua abi- parere, a un Paolo o a un Agostino. tudine camminava pensoso e curvo, con le mani dietro la schiena, Ma tutti questi motivi, ciascuno dei quali ha un suo valore che girando per il vialetto intorno all'aiuola di prato. Ma a un tratto egli andrebbe studiato a fondo, e che tutti insieme si intrecciano, credo, aveva cominciato a parlare a alta voce, in Modo insolito e con un in quella complessa, tormentosa e acutissima psicologia Manzoniana, insolito accento di acuto dolore. Dopo alcune frasi, il testimonio si che offre sempre nuovi lati alla indagine, non bastano a spiegare era accorto che il Manzoni che parlava così, era un Manzoni dei lon- l'accento accorato delle poche parole riferite da Vittoria Giorgini sul tanissimi anni, un Manzoni dei giorni della conversione, ancora in suo rivolgimento interiore a Dio; non bastano a spiegare altre poche lotta col sublime tormento di Dio, un Manzoni a cui — per una triste e severe parole di condanna del suo passato, — di un passato che sorpresa della vecchiezza — leombre del dubbio vinto, risorgevano a un occhio superficiale pare privo di quelle visibili colpe che giu- contro di lui e riparlavano per la sua stessa bocca. Dio pareva ab- stificano pel giudice profano i grandi pentimenti, quasi che per toc- bandonarlo e nell'accento del vecchio era forse l'accento di Cristo care il fondo della miseria umana sia necessario aver ucciso o rubato sulla Croce: «Dio mio! 'Dio mio perchè mi abbandoni? » Ma poi e non basti talora anche l'esperienza di un momento per conoscere egli pareva ritrovare le rive della pace e riafferrare la sua conquista gli inferni dello spirito ,e della carne. immortale: la fede. Allora, come in un concitato dialogo, egli ri- E' che per capire qualcosa della conversione del Manzoni sarà- spondeva alle argomentazioni dell'altro. Il poeta degli Inni e dei forse un giorno necessario ricominciare da capo l'indagine e senza Promessi Sposi, il serrato ragionatore della Morale cattolica, ritrova- troppo voler cercare la soluzione di un punto che rimane e che ri- va i caldi accenti del credente e ritornava vincitore. Drammatico mo- marrà un mistero tra un'anima e Dio, studiare piuttosto i caratteri nologo in cui emergeva il travaglio antico d: quell'anima, in cui ba- della religiosità manzoniana e vedere se essa non è stata di sua na- lenavano le difficoltà superate prima di cedere a Chi chiama dai pro- tura, fin alle origini, assai più tragica di quello che si pensi da chi fondi, nel cuore dell'uomo. concepisce la conversione come un passaggio progressivo da un mo- 'Il testimonio fu così colpito che si ritrasse. Gli avrebbe ripu- ralismo laico alla morale cristiana — passaggio senza scosse, logico, gnato di rimanere spettatore oCculto di una simile confessione Gli razionale, ordinato, non disturbante i tepidi e i trepidi delle tempeste sarebbe parso un sacrilegio entrare furtivamente nei segreti dell'ani- divine. Vedere se è in qualche modo possibile discendere nelle cor- ma di Alessandro Manzoni, che in: un'ora di smarrimento risalivano renti sotterranee di 'quel magnifico tormento — che talvolta affiora alle labbra che li aveva tenuti chiusi con tenace gelosia alla vana nell'arte — e penetrare nelle grandi ombre --- le ombre che i Santi curiosità degli uomini. Ma, anche dopo molti anni; gli era rimasta stessi ci hanno svelato più profonde dove sono più splendidi i doni nell'orecchio e nel cuore, l'accento di quella voce dolorosa della Grazia — e da cui emergono, come vette illuminate dalla luce E quella voce del tragico dialogo con sè stesso, nel giardinetto dello Spirito Santo, i momenti supremi della sua poesia religiosa. chiuso, dove il grande vecchio errava tra i pochi alberi famigliari, Di questa più tragica vita interiore di Alessandro Manzoni io ho spettatori e consolatori inconsai delle pene di un genio che muore, avuto in altri tempi una testimonianza che credo utile sia nota e che io la risento in tutta l'arte del Manzoni. E' una voce quasi sotterra- a me serve corde uno di quei tenui fili che possono guidare verso il nea che risuona in alcune grandissime pagine dei Promessi Sposi; centro del dramma spirituale dell'autore dei Promessi •Sposi. che ha cupe risonanze in parole e momenti di alcuni personaggi i Nella mia adolescenza ho avuto la fortuna di godere la benevo- più apparentemente lontani dalle esperienze del loro autore e forse lenza di Giovanni Visconti-Venosta, l'arguto e sereno scrittore lom- i più vicini a lui nella disperazione di un mondo senza Dio; e che bardo, manzoniano in arte, vissuto nel mondo manzoniano, •e che dovrà guidare verso i problemi fondamentali della vita e dell'opera col Manzoni degli ultimi anni aveva avuto rapporti famigliari, anche del Manzoni, ehi piuttosto che ridurre tutto a erudizione e curiosità• per il fatto di abitare nella stessa casa di via Morone, in un appar- di documenti, o tutto a estetica, vorrà andare più in fondo, alle tamento phe dava sul giardinetto caro al poeta. Ora un giorno con- radici della sua anima. versando con me e interrogandolo io intorno alle memorie che ser- TOMMASO GALLARATI. SCOTTI bava del suo grande Maestro, egli mi confidò una impressione vivis- sima, provata negli ultimi tempi della vita del Manzoni — in quale anno prossimo alla fine non saprei dire — per un fatto di cui era stato per caso involontario e non indiscreto testimonio. Essendosi un giorno affacciato alla sua finestra è guardando giù - 766 - - 767 -
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