Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Per ...
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“ Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Per questo continueranno ad insultarlo cinquant’anni dopo la sua morte, ed anche per questo la sua gloria crescerà sempre più in fretta. Quel grande che a vent’anni non conosceva ancora l’ortografia, ha creato cento statue, trenta delle quali sono capolavori!” Stendhal
28 marzo ~ 30 giugno 2019 Museo Archeologico Nazionale di Napoli Se la scoperta di Ercolano e Pompei sono alla base della nascita del Neoclassicismo la figura di Canova ne è, forse, la massima espressione artistica. Riflettere poi sul fatto che “il moderno Fidia” trasse ispirazione dal patrimonio antico di Napoli, anche in termini di statuaria, e ricevette numerose commesse tanto da consentirci, oggi, di poter proporre un “itinerario canoviano”, fornisce la risposta al perché di una mostra di Canova all’Archeologico di Napoli, curata magistralmente da Giuseppe Pavanello. Cardine dell’esposizione è il nucleo di sculture proveniente dall’Ermitage, museo con il quale il MANN è legato da un protocollo quadriennale propiziato dalla lungimiranza di Maurizio Cecconi con l’ausilio di Villaggio Globale International. Per questo mi sento in dovere di ringraziare il professor Michail Piotrovskij, Direttore del Museo Statale Ermitage, e il curatore del dipartimento canoviano dottor Sergej Androsov. Fondamentali prestiti sono stati forniti anche dalla Gipsoteca di Possagno, dal Museo di Bassano del Grappa, dal Museo Nazionale di Kiev e dall’Accademia di Napoli che concorrono a creare uno straordinario percorso artistico incardinato sul tema che parte dalla fase creativa (dal bozzetto al disegno, dal modello alla copia in gesso) fino all’opera d’arte definitiva. Assolute novità sono costituite anche dall’apporto tecnologico che permette di approfondire, con i metodi della comunicazione attuale, la sezione iniziale e dall’esposizione delle tempere da Possagno restaurate con l’intervento del MANN. Voglio ancora ricordare l’importanza di chiudere la mostra con alcuni scatti del nostro Mimmo Jodice, l’artista che più di tutti, attraverso una nuova Musa, quella della Fotografia, ha saputo comprendere la scultura di Canova. Un ringraziamento sentito va anche agli enti istituzionali: al Comune di Napoli e, soprattutto alla Regione Campania. Negli ultimi anni il Governatore Vincenzo De Luca non ha mai fatto mancare il sostegno alle iniziative del MANN, e molto del ruolo internazionale riconquistato dal nostro museo si deve a lui ed alla Direzione Generale per le politiche culturali e il turismo della Regione Campania. Infine un’ultima riflessione: il linguaggio del Neoclassicismo, è noto, sta alla base, come il mondo classico, di un codice interpretativo e culturale connaturato all’Europa delle Corti prima e delle Nazioni poi. Mai come ora un’operazione culturale è propizia per fornire un segnale di unità, dialogo e crescita intorno a temi che tutti noi abbiamo mutuato dal passato e che ancora oggi sono il fondamento dei nostri istituti di cultura, degli spazi urbani, del paesaggio. Paolo Giulierini Direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il sostegno con il patrocinio di con la collaborazione di organizzazione generale di catalogo
28 marzo ~ 30 giugno 2019 Museo Archeologico Nazionale di Napoli Perché Canova ha tanto senso? Perché sentiamo così profondamente la mostra dell’ “ultimo degli antichi e il primo dei moderni”, fra gli artisti del ‘700? La risposta è nella mostra proposta dal MANN, che dimostra non solo l’eccellenza del Museo che la ospita, ormai fra le più importanti istituzioni culturali europee, e lo straordinario intuito del suo direttore che riesce a tessere una fitta rete di rapporti interni e internazionali: negli ultimi mesi con la Cina, oggi con l’Ermitage di San Pietroburgo. Soprattutto, però, la mostra prova l’universalità “politica” dell’arte e la sua perenne contemporaneità. Da San Pietroburgo, giungono a Napoli prestiti unici e irripetibili, come i gruppi scultorei di Canova, che, per la prima volta, vivranno un emozionante confronto con i modelli che hanno ispirato l’autore. A San Pietroburgo, reperti provenienti dal MANN e dal Parco Archeologico di Pompei danno vita alla mostra “Pompei. Uomini, dei ed eroi”. E’ il significato dell’arte come patrimonio universale e collettivo. Ed è, per noi, motivo di orgoglio sentirci protagonisti di questa eccezionale interazione, condividere la capacità quasi “olfattiva” del MANN di intercettare, per questo magma in movimento che è la Campania, un “sistema” dell’arte, unico nel suo genere, che possa indicare nuovi orizzonti nella gestione della cultura della nostra nazione. Questo sentire eterna la “contemporaneità” dell’opera d’arte, ormai diventato sentire comune, ci spinge ad essere pronti ad interfacciarci col mondo artistico nazionale e internazionale, creando un modo nuovo di collaborare, che diventa poi un modo nuovo di fare arte, un interscambio non solo di opere, ma di mentalità, di approcci: una globalità di logica museale che diventa essa stessa arte, fuori da ogni -ismo, senza che nessuno perda le proprie radici. Costruire un territorio dalla vocazione internazionale, promuovendone cultura e turismo, è la mission che la Regione Campania si è data, investendo e continuando a collaborare convintamente con tutto il sistema dei musei ed in particolare col MANN, sia per la grande qualità delle sue iniziative, sia per il suo piano strategico, nella certezza che la combinazione di esperienze diverse, insieme alla difesa della propria originalità di approccio, possa offrirsi come modello di apertura mentale, non solo artistico ma anche sociale, politico, da trasmettere soprattutto alle nuove generazioni. Vincenzo De Luca Presidente Regione Campania con il sostegno con il patrocinio di con la collaborazione di organizzazione generale di catalogo
28 marzo ~ 30 giugno 2019 Museo Archeologico Nazionale di Napoli “Chi conosce la terra, dove il cielo d’indicibile azzurro si colora? dove tranquillo il mar con l’onda sfiora rovine del passato?” La penna di Puškin, come il pennello di un pittore, ha creato un’immagine dell’Italia meridionale in due versi, dove la natura stessa ha nutrito l’immaginazione di artisti deit empi antichi e ha ispirato l’incarnazione dell’ideale di bellezza: “Dove il gran Torquato cantò superbo, [...], Ove dipinse Raffaello, dove nei nostri giorni lo scalpello di Canova dava vita al marmo ubbidiente”... Accanto ai nomi di famosi maestri del passato, il poeta mette il nome del suo contemporaneo. Puškin conosceva bene le opere di Canova: doveva averle viste all’Ermitage, per il quale Alessandro I acquistò dalla prima moglie di Napoleone, Joséphine, quattro statue nel 1814 e nelle collezioni di famosi collezionisti russi. Il principe Nikolaj Jusupov e il conte Nikolaj Rumjancev furono perenni ammiratori del talento del maestro italiano. Nel 1817, l’inviato austriaco scrisse a Antonio Canova a Roma dalla capitale russa: “Per diverse settimane tutti a San Pietroburgo dicono che tu e la tua statua, creati per il conte Rumjancev [...], siete ammirati ed essa è diventata oggetto di vera adorazione del pubblico illuminato”: di questo pubblico illuminato faceva parte il diciottenne Aleksandr Puškin. Grazie a filantropi e collezionisti russi, entusiasti estimatori del talento di Antonio Canova, l’Ermitage possiede la più grande collezione al mondo di statue in marmo del famoso maestro italiano ed è alla luce della forte collaborazione che lega il nostro Museo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al suo Direttore Paolo Giulierini che abbiamo voluto con convinzione promuovere insieme al MANN la mostra Canova e l’Antico, importante occasione di conoscenza e studio, partecipando all’evento con il prestito di un nucleo di opere davvero unico. Canova e l’Antico: come sono collegati questi due fenomeni? Quali le somiglianze e le differenze tra il lavoro dello scultore neoclassico e la plastica antica? Quali gli stimoli colti in quell’arte passata e, nel contempo, la straordinaria modernità dello scultore italiano? Ci auguriamo che la mostra fornisca una risposta a questi interrogativi che, ripetutamente, si ponevano anche i contemporanei di Canova. A distanza di pochi giorni a San Pietroburgo al Museo Ermitage, grazie al Protocollo di Collaborazione siglato ormai tre anni fa con il MANN e con il Parco Archeologico di Pompei, si aprirà la più importante mostra mai realizzata in Russia sulla città sepolta dal Vesuvio nel 79 d.C. Un momento di conoscenza e di celebrazione di quell’arte e di quella cultura antica che i primi scavi di Pompei portavano all’attenzione internazionale proprio negli anni in cui Canova muoveva i primi passi; e che il giovane artista volle conoscere e vedere dal vivo nel suo primo viaggio a Napoli. Michail Piotrovskij Direttore Generale Museo Statale Ermitage con il sostegno con il patrocinio di con la collaborazione di organizzazione generale di catalogo
28 marzo ~ 30 giugno 2019 Museo Archeologico Nazionale di Napoli Comunicato stampa AL MANN, A NAPOLI, PER LA PRIMA VOLTA 12 GRANDI MARMI E OLTRE 110 OPERE DEL SOMMO SCULTORE PER METTERE A FUOCO, NEL “TEMPIO” DELL’ARTE CLASSICA, IL LEGAME FECONDO TRA CANOVA E L’ANTICO. “L’ultimo degli antichi e il primo dei moderni”: definizione che ben si attaglia al sommo Antonio Canova e alla sua arte sublime, celebrata per la prima volta a Napoli, al MANN-Museo Archeologico Nazionale dal 28 marzo al 30 giugno 2019, in una mostra-evento straordinaria per tematica e corpus espositivo, copromossa dal Mibac-Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo nell’ambito dell’importante protocollo di collaborazione che lega le due Istituzioni. La mostra ha ottenuto il sostegno della Regione Campania, i patrocini del Comune di Napoli, della Gypsotheca-Museo Antonio Canova di Possagno e del Museo Civico di Bassano del Grappa ed è stata realizzata con la collaborazione di Ermitage Italia. Per la prima volta, la messa a fuoco in una mostra di quel rapporto continuo, intenso e fecondo che legò Canova al mondo classico, facendone agli occhi dei suoi contemporanei un “novello Fidia”, ma anche un artista capace di scardinare e rinnovare l’Antico guardando alla natura. “Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili” era il monito di Winckelmann, padre del neoclassicismo: monito seguito da Canova lungo tutto il corso della sua attività artistica. Dal giovanile Teseo vincitore del Minotauro sino all’Endimione dormiente, concluso poco prima di morire, il dialogo Antico/Moderno è una costante irrinunciabile; fino a toccare, in tale percorso, punte che hanno valore di paradigma: per tutte, la creazione del Perseo trionfante, novello “Apollo del Belvedere”. “Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove si trova la grande statua canoviana di Ferdinando IV di Borbone – spiega il suo direttore Paolo Giulierini - era il luogo ideale per costruire una mostra che desse conto di questo dialogo prolungato tra il grande Canova e l’arte classica”. Qui si conservano capolavori ammirati dal maestro veneto: pitture e sculture ‘ercolanesi’ che egli vide nel primo soggiorno in città nel 1780; quindi i marmi farnesiani, studiati già quand’erano a Roma nel palazzo della nobile famiglia e trasferiti a Napoli per volontà di re Ferdinando IV: marmi celeberrimi che sono stati all’origine di opere capitali di Canova come l’Amore Farnese, prototipo per l’Amorino alato Jusupov che il pubblico potrà confrontare in questa straordinaria occasione. Curata da Giuseppe Pavanello, tra i massimi studiosi di Canova e organizzata da Villaggio Globale International, la mostra, riunirà al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, oltre ad alcune ulteriori opere antiche di rilievo, più di Antonio Canova Ebe / Amore e Psiche stanti (part.) 110 lavori del grande artista, tra cui 12 straordinari marmi, grandi modelli e San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage calchi in gesso, bassorilievi, modellini in gesso e terracotta, disegni, dipinti, con il sostegno con il patrocinio di con la collaborazione di organizzazione generale di catalogo
monocromi e tempere, in dialogo con opere collezioni del MANN, in parte inserite nel percorso espositivo, in parte segnalate nelle sale museali. Prestiti internazionali connotano l’appuntamento: come il nucleo eccezionale di ben sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più ampia collezione canoviana al mondo - L’ Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la celeberrima e rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie - ma anche l’imponente statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev e l’Apollo che s’incorona del Getty Museum di Los Angeles. A questi si aggiungono, tra i capolavori in marmo che hanno entusiasmato scrittori come Stendhal e Foscolo riuniti ora nel Salone della Meridiana del Museo Archeologico napoletano, la bellissima Maddalena penitente da Genova, il Paride dal Museo Civico di Asolo, la Stele Mellerio, vertice ineguagliabile di rarefazione formale e di pathos. Straordinaria la presenza di alcuni delicatissimi grandi gessi come l’Amorino Campbell e il Perseo Trionfante, restaurato quest’ultimo per l’occasione e già in Palazzo Papafava a Padova - entrambi da collezioni private - o il Teseo vincitore del Minotauro e l’Endimione dormiente dalla Gypsotheca di Possagno (paese natale di Canova) che ha concesso, con grande generosità, prestiti davvero significativi. Antonio Canova Le Tre Grazie San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage - Antonio Canova Monumento a George Washington (modellino) Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova - Statua colossale seduta dell’Imperatore Claudio, da Ercolano - Le Tre Grazie affresco da Pompei Antonio Canova Maddalena penitente Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Bianco - Antonio Canova Fondamentale in tal senso anche il supporto della Soprintendenza ABAPdell’area Figura virile con mantello seduta metropolitana di Venezia e delle province di Belluno, Padova e Treviso, che in Matita, carta avorio Bassano del Grappa, Museo questi anni sta conducendo una delicata azione sul territorio, non solo di tutela Civico delle opere d’arte, ma anche di salvaguardia e affermazione del loro valore - Antonio Canova testimoniale rispetto alle drammatiche vicende della prima Guerra Mondiale, che Danzatrice con le mani sui fianchi le ha viste tragicamente protagoniste, talvolta riportando ferite di cui va mantenuta San Pietroburgo, Museo Statale viva la memoria. Ermitage
Sempre nell’ambito della collaborazione con l’Istituzione di Possagno, altro elemento peculiare della mostra sarà la possibilità di ammirare tutte insieme e dopo un attento restauro, le 34 tempere su carta a fondo nero conservate nella casa natale dell’artista: quei “varj pensieri di danze e scherzi di Ninfe con amori, di Muse e Filosofi ecc, disegnati per solo studio e diletto dell’Artista” - come si legge nel catalogo delle opere canoviane steso nel 1816 – chiaramente ispirati alle pitture pompeiane su fondo unito e, in particolare, alle Danzatrici. Con le tempere, lo scultore del bianchissimo marmo di Carrara sperimentava, sulla scia di quegli esempi antichi, il suo contrario, i “campi neri”, intendendo porsi come redivivo pittore delle raffinatezze pompeiane ammirate in tutta Europa, alle quali, per la prima volta, quei suoi “pensieri” possono ora essere affiancati. Proprio il confronto, per analogia e opposizione, fra opere di Canova e opere classiche, costituisce d’altra parte l’assoluta novità di questa mostra, evidenziando un rapporto unico tra un artista moderno e l’arte antica. Canova si rifiutò sempre di realizzare copie di sculture antiche, reputandolo lavoro indegno di un artista creatore. Il suo colloquio con il mondo classico era profondo e incideva su istanze cruciali, prima fra tutte la volontà di far rinascere l’Antico nel Moderno e di plasmare il Moderno attraverso il filtro dell’Antico: istanze creative, appunto, nel senso pieno del termine. L’Antico, come lui stesso annotava, “bisognava mandarselo in mente, sperimentandolo nel sangue, sino a farlo diventare naturale come la vita stessa”. Ecco, allora, la possibilità di confrontare per esempio i fieri Pugilatori raffiguranti Creugante e Damosseno – gessi proventi da Possagno dei monumentali marmi vaticani acquistati da Pio VII nel 1802 - con la statuaria classica a lungo studiata dall’artista: dall’Ercole Farnese ai Tirannicidi; oppure il Paride canoviano con il Paride da Capua, marmo romano di fine II secolo d. C.; o ancora il busto dell’Imperatore Francesco II abbigliato all’antica, con corazza e clamide come un imperatore romano, con il Ritratto di Antonino Pio: tutti antichi marmi conservati al MANN. Il Teseo vincitore del Minotauro avrà come confronto classico l’Ares Ludovisi - il cui gesso è prestato dall’Accademia di Belle Arti di Napoli - e il bronzeo Mercurio proveniente da Ercolano, ammirato da Canova nell’allora Museo di Portici già nel 1780; mentre nel modellino di Maria Luigia d’Asburgo come Concordia si cela il riferimento al dipinto pompeiano raffigurante Cerere sempre nelle collezioni del Museo archeologico napoletano. Leopoldo Cicognara notò opportunamente che “dell’antico Canova fu veramente devoto, non superstizioso”, e lo stesso maestro ebbe a dire: “anch’io mi vanto essere adoratore dell’antico, ma non idolatra di tutte le antiche cose”. Imitare, dunque, non copiare gli antichi, fino al vertice dell’autonomia creativa, con punte di innovazione radicali come nel caso delle Tre Grazie, poste tutte di prospetto: “l”abbraccio ingegnoso e nuovo di tre figure femminili, che da qualunque Antonio Canova lato lo si osservi, girandovi attorno - scrisse Quatremère de Quincy – rivela, con Amore, ferita una Ninfa, aspetti sempre diversi, molteplicità di positure, di forme, di contorni, di idee e di vola da Venere Tempera su carta modi di sentire…”. . Possagno, Gypsotheca Oppure, il caso della Maddalena penitente, “opera tutta figlia del cuore”; per e Museo Antonio Canova - chi affollava il Salon di Parigi nel 1808 “qualche cosa di nuovo, fuori dall’ordinario, Antonio Canova Teseo vincitore del Minotauro che sembrava avere del miracoloso”. Gesso Mai s’era vista all’epoca tanta libertà espressiva. Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova - Geniale Canova ! Hermes Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Napoli riaccende i riflettori sul maestro che, con la città partenopea - “veramente situata in una delle più amene situazioni del mondo” - ebbe un rapporto lungo e costante: dapprima come giovane viaggiatore desideroso di ammirare le sue bellezze e opere d’arte e le antichità “ercolanesi” e di Paestum; poi per le tante e significative committenze dei regnanti (sia dell’antico regime che dell’età napoleonica) e dell’aristocrazia napoletana. In mostra si potrà ammirare il grande gesso del gruppo di Adone e Venere, proveniente dalla collezione di Giovanni Falier, scopritore del talento di Antonio Canova: fu il relativo marmo la prima opera dell’artista a raggiungere Napoli, all’inizio del 1795, acquistata dal giovane marchese Francesco Berio. La scultura (ora conservata al Museo di Ginevra e inamovibile) provocò a Napoli deliri d’entusiasmo, articoli, pubblicazioni, visite continue, al punto da costringere alla chiusura il tempietto nel giardino di palazzo Berio, causa l’affollamento di persone. Il gesso, ora esposto, fu personalmente donato da Canova al suo mecenate Falier, forse per stupire in laguna anche i compatrioti. “Canova e l’Antico” non sarà soltanto un grande evento espositivo, ma un vero e proprio viaggio di conoscenza nell’universo dello scultore: itinerari appositamente proposti dal Museo permetteranno così di riscoprire i legami tra Antonio Canova l’artista e la città di Napoli, mentre sarà vasta l’offerta di laboratori e attività Paride Asolo, Museo Civico didattiche per raccontare la mostra, il modus operandi dell’artista e l’innovazione della sua arte anche ai più piccoli. In particolare, oltre all’importante catalogo Electa che accompagna l’esposizione - ricco di saggi e schede con raffronti fra opere canoviane e opere antiche - torna nell’occasione anche la serie illustrata, ideata per i giovani frequentatori del MANN, edita sempre da Electa, con protagonista il giovane Nico, questa volta alla scoperta di Canova. Gli autori sono Blasco Pisapia e Valentina Moscon. Ma per il grande scultore neoclassico non è finita e con la mostra di Napoli eccolo approdare nel fantastico mondo di Topolino. Il settimanale della Panini Editore pubblicherà infatti ( in edicola il 1° maggio) la storia a fumetti “Topolinio Canova e la scintilla poetica”. Un’avventura nel filone educational, scritta e disegnata da Blasco Pisapia, per rivivere il viaggio napoletano di Topolino Canova e del suo amico e collega Pippin. Infine al MANN innovazione multimediale e fascinazione dei racconti immersivi con C+ by Magister, declinazione di Magister Canova: due installazioni immersive ad alto contenuto scientifico e di grande potenza emotiva prodotte da Cose Belle d’Italia Media Entertainment e proposte in questa speciale occasione. --------- Si ringrazia ARTE.it che si è proposta come digital media partner della mostra, promuovendo il grande appuntamento dedicato a Canova attraverso i propri canali. Uffici Stampa MANN VILLAGGIO GLOBALE Ufficio Comunicazione INTERNATIONAL Responsabile Antonella Lacchin Antonella Carlo T. 041 5904893 T. 081 4422205 C. 335 7185874 antonella.carlo@beniculturali.it lacchin@villaggio-globale.it
28 marzo ~ 30 giugno 2019 Museo Archeologico Nazionale di Napoli Elenco opere Antonio Canova Damosseno, 1802 Antonio Canova Monumento a George Washington gesso, cm 207 x 130 x 70 (modellino), 1817 - 1818 Possagno, Gypsotheca gesso, cm 79 x 48 x 64 e Museo Antonio Canova Possagno, Gypsotheca e Museo OPERE NEL Antonio Canova PERCORSO ESPOSITIVO Antonio Canova Teseo in lotta con il Centauro Antonio Canova Antonio Canova (modellino), 1804 - 1805 Ferdinando IV di Borbone Autoritratto come scultore, 1799 gesso, cm 86,5 x 83 x 40 (modellino) olio su tela, cm 73 x 60 Possagno, Gypsotheca gesso, cm 66 x 41 x 20 Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova Possagno, Gypsotheca e Museo e Museo Antonio Canova Canova Antonio Canova Antonio Canova Discobolo, 1796 Antonio Canova Autoritratto, 1812 gesso, cm 78 x 20 x 26 Ferdinando IV di Borbone re di gesso, cm 93 x 50 Possagno, Gypsotheca Napoli (Ferdinando I re delle Due Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova Sicilie), 1800 e Museo Antonio Canova marmo, cm 360 Antonio Canova Napoli, Museo Archeologico Antonio Canova Monumento equestre Nazionale Testa del Colosso di Carlo III di Borbone, 1820 di Montecavallo, 1810 Incisione, acquaforte e bulino, Antonio Canova gesso, cm 140 x 100 x 80 cm 501 x 423 Apollo che si incorona, 1781–1782 Napoli, Gipsoteca Collezione privata marmo, cm 84,7 x 41,9 x 26,4 dell’Accademia di Belle Arti Los Angeles, The J. Paul Getty Antonio Canova Museum Antonio Canova Busto dell’imperatore Teseo vincitore del Minotauro, Francesco II, 1804 Antonio Canova 1781 - 1783 gesso, cm 80 x 45 Amorino con le ali, 1792 - 1795 gesso, cm 160 x 152 x 90 Possagno, Gypsotheca marmo, cm 142 х 54,5 х 48 Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova San Pietroburgo, Museo Statale e Museo Antonio Canova Ermitage Antonio Canova Antonio Canova Fauno e baccante Antonio Canova Ares Ludovisi abbracciati (Amore e Psiche Amorino (Amorino Campbell), primo ventennio del XIX secolo che si abbracciano), 1787 1787 - 1789 scultura in gesso, bozzetto in terracotta, gesso, cm 48 x 54 x 142 cm 165 x 100 x 80 cm 20 x 29,5 x 13,5 Roma, Collezione privata Napoli, Gipsoteca Possagno, Gypsotheca dell’Accademia di Belle Arti e Museo Antonio Canova Antonio Canova Paolina Borghese Bonaparte Eracle Epitrapezios Antonio Canova come Venere vincitrice, I secolo a.C. Maria Luigia d’Asburgo-Lorena 1804 - 1808 bronzo, cm 90 x 62 x 60 come la Concordia, 1810 - 1812 gesso, cm 167 x 68 x 145 da Pompei, località Bottaro gesso, cm 85 x 32 x 50 Possagno, Gypsotheca e Museo Napoli, Museo Possagno, Gypsotheca Antonio Canova Archeologico Nazionale e Museo Antonio Canova Urna cineraria Antonio Canova da Canova terracotta, Creugante, 1802 Ercole e Lica coperchio cm 45 x 54 x 20 gesso, cm 217 x 121 x 66 bronzo, cm 42 х 29,5 х 21 cassa cm 39 x 58 x 24 Possagno, Gypsotheca San Pietroburgo, Museo Statale Volterra, Museo Guarnacci e Museo Antonio Canova Ermitage con il sostegno con il patrocinio di con la collaborazione di organizzazione generale di catalogo
Continua da Elenco opere / 2 Antonio Canova Ermafrodito addormentato Antonio Canova Le Grazie, 1799 (Tivoli, Villa Adriana) Maschera tragica (Monumento a olio su tela, cm 75 x 102 marmo età adrianea, Vittorio Alfieri) Possagno, Gypsotheca cm 147 x 61 x 36 gesso, cm 31 x 32 x 25 e Museo Antonio Canova San Pietroburgo, Museo Statale Possagno, Gypsotheca e Museo Ermitage Canova Le Grazie Pompei, casa di Titus Dentatius Antonio Canova Antonio Canova Panthera Maddalena penitente (sul retro Monumento funerario di affresco, cm 47 x 53 la scritta: “Canova Roma 1790”), Clemente XIII (modellino), 1783 Napoli, Museo Archeologico 1790 gesso, cm 60 x 58 x 30 Nazionale Marmo e bronzo dorato, Possagno, Gypsotheca e Museo cm 95 x 70 x 77 Antonio Canova Antonio Canova Genova, Musei di Strada Nuova – Adone e Venere, 1789 Palazzo Bianco Antonio Canova gesso,cm 183 x 87 x 60 Monumento funerario di Vittorio Collezione privata Antonio Canova Alfieri (modello), 1805 - 1806 Dar da mangiare agli affamati, gesso, cm 45 x 51 x 23 Antonio Canova 1795 - 1796 Roma, Galleria Nazionale di Arte Testa del Genio della morte, 1791 gesso, cm 120 x 124 Moderna marmo, cm 86 х 36 х 38 Possagno, Gypsotheca San Pietroburgo, Museo Statale e Museo Antonio Canova Urna cineraria Ermitage terracotta, Antonio Canova coperchio cm 34 x 72 x 28 Antonio Canova Compianto del marchese Salza cassa cm 42 x 61 x 22 Amore e Psiche stanti, 1803 Berio, 1822 Volterra, Museo Guarnacci marmo, cm 150 х 49,5 х 60 gesso, cm 131 x 268 San Pietroburgo, Museo Statale Possagno, Gypsotheca Urna cineraria Ermitage e Museo Antonio Canova terracotta, coperchio cm 46 x 70 x 23 Antonio Canova Antonio Canova cassa cm 46 x 61 x 22 Ebe, 1796 La Pace, 1811 - 1815 Volterra, Museo Guarnacci marmo, cm 161 х 49 х 53,5 marmo, cm 192 x 93,5 x 84,5 San Pietroburgo, Museo Statale Kiev, Museo Bogdan e Varvara Antonio Canova Ermitage Khanenko Stele funeraria del conte Giambattista Mellerio,1811-1814 Antonio Canova Antonio Canova marmo, cm 174,7 x 126,6 Danzatrice con le mani sui Paride, 1807 - 1812 Palermo, Palazzo Ajutamicristo fianchi, 1811 marmo, cm 200 x 79,5 x 64,5 marmo, 179 х 76 х 67 Asolo, Museo Civico Anton Francesco Gori: San Pietroburgo, Museo Statale Museum Etruscum exhibens Ermitage Paride da Capua insignia veterum etruscorum fine del II secolo d.C. monumenta, Volumen primum Antonio Canova marmo bianco, cm 177 x 65 x 30 cm 37,5 x 27,5 x 7 Le grazie, 1812 - 1816 da Santa Maria Capua Vetere Firenze, 1737 marmo, cm 182 х 103 х 64 Napoli, Museo Archeologico San Pietroburgo, Museo Statale Nazionale Museum Etruscum exhibens Ermitage insignia veterum etruscorum Antonio Canova monumenta , Volumen secundum Satiro dormiente Perseo trionfante, 1800 - 1801 cm 37,5 x 27,5 x 7 copia romana della fine del I sec. gesso, cm 290 x 130 x 90 Firenze, 1737 a.C. da originale ellenistico Padova, Collezione Privata bronzo, cm 142 Museum Etruscum exhibens da Ercolano, Villa dei Papiri, Antonio Canova insignia veterum etruscorum peristilio rettangolare Apollo del Belvedere, 1808-1810 monumenta, Volumen tertium Napoli, Museo Archeologico gesso, cm 230 x 90 x 80 cm 37,5 x 27,5 x 7 Nazionale Napoli, Accademia di Belle Arti Firenze, 1737 Antonio Canova Antonio Canova Giovanni Battista Passeri: Endimione Dormiente (modello), Maschera tragica (Monumento a Picturae Etruscorum in Vasculis 1819 Vittorio Alfieri) Volumen primum Gesso, cm 95 x 183 x 93 gesso, cm 40 x 39 x 23 cm 46 x 32 x 7,5 Possagno, Gypsotheca Possagno, Gypsotheca e Museo Roma, 1770 e Museo Antonio Canova Canova
Continua da Elenco opere / 3 Picturae Etruscorum in Vasculis Antonio Canova Antonio Canova Volumen secundum Cefalo e Procri, 1797 Tre danzatrici (le Grazie), cm 46 x 32 x 7,5 Olio su tela, cm 165 x 143 amorino citaredo e braciere, 1799 Roma, 1770 Possagno, Gypsotheca Tempera su carta, e Museo Antonio Canova mm 275 x 390 Picturae Etruscorum in Vasculis Possagno, Gypsotheca Volumen tertium Antonio Canova e Museo Antonio Canova cm 46 x 32 x 7,5 Giocatrici di astragali, 1799 Roma, 1770 Tempera su carta, mm 280 x 360 Antonio Canova Possagno, Gypsotheca e Museo Polimnia e Menmosine,1799 Lucernae fictiles, Tomo I – II – III Antonio Canova Tempera su carta, mm 280 x 380 cm 46 x 32 x 7,5 Possagno, Gypsotheca Pesaro 1739-1751 Antonio Canova e Museo Antonio Canova Due Ninfe accovacciate e Antonio Canova amorino Antonio Canova Mercato degli Amorini, 1797 con una ghirlanda di fiori, 1799 Calliope e Omero, 1799 tecnica mista su tela, Tempera su carta, mm 280 x 390 Tempera su carta, mm 270 x 365 cm 330 x 134 Possagno, Gypsotheca e Museo Possagno, Gypsotheca Bassano del Grappa, Antonio Canova e Museo Antonio Canova Museo Civico Antonio Canova Antonio Canova Antonio Canova Amorino che vola da una Clio ed Erodoto, 1799 Mercato degli Amorini, 1797 ninfa assisa, con altra ninfa in Tempera su carta, mm 280 x 370 tecnica mista su tela, ginocchio, 1799 Possagno, Gypsotheca cm 330 x 134 Tempera su carta, mm 280 x 380 e Museo Antonio Canova Bassano del Grappa, Possagno, Gypsotheca Museo Civico e Museo Antonio Canova Antonio Canova Tersicore e Pindaro, con amorino Antonio Canova Antonio Canova che regge una tabella, 1799 Compianto della contessa de Tre Ninfe hanno rubato il turcasso Tempera su carta, mm 275 x 375 Haro, figlia della marchesa di ad Amore, 1799 Possagno, Gypsotheca Santa Cruz, 1805 Tempera su carta, mm 280 x 380 e Museo Antonio Canova Tecnica mista su tela, Possagno, Gypsotheca cm 208 x 195 e Museo Antonio Canova Antonio Canova Bassano del Grappa, Talia e Aristofane, 1799 Museo Civico Antonio Canova Tempera su carta, mm 280 x 370 Due Ninfe vezzeggiano Bacco in Possagno, Gypsotheca Antonio Canova fasce, 1799 e Museo Antonio Canova Due figure femminili in attitudine Tempera su carta, mm 260 x 380 dolente, 1806 Possagno, Gypsotheca Antonio Canova Tecnica mista su tela, e Museo Antonio Canova Melpomene in atto di incoronare cm 188 x 196 Sofocle, con amorino che regge Bassano del Grappa, Antonio Canova una maschera tragica, 1799 Museo Civico Due Ninfe guardano in una Tempera su carta, mm 275 x 360 cassettina di gioie, 1799 Possagno, Gypsotheca Antonio Canova Tempera su carta, mm 260 x 350 e Museo Antonio Canova Sbarco della salma di Possagno, Gypsotheca Horatio Nelson accolta dalle e Museo Antonio Canova Antonio Canova personificazioni dell’Inghilterra, Urania e Talete, 1799 della Scozia e dell’Irlanda, 1805 Antonio Canova Tempera su carta, mm 280 x 360 Tecnica mista su tela, Amore, ferita una Ninfa, vola da Possagno, Gypsotheca cm 171 x 88 Venere, 1799 e Museo Antonio Canova Bassano del Grappa, Tempera su carta, mm 280 x 380 Museo Civico Possagno, Gypsotheca Antonio Canova e Museo Antonio Canova La Filosofia e Socrate Antonio Canova Tempera su carta, mm 280 x 355 Cinque danzatrici con ghirlande Antonio Canova Possagno, Gypsotheca di fiori, 1795 Due ninfe con una freccia e il e Museo Antonio Canova Tecnica mista su tela, turcasso di Amore, con coppia di cm 195 x 87 fanciulli, 1799 Bassano del Grappa, Tempera su carta, mm 270 x 410 Antonio Canova Museo Civico Possagno, Gypsotheca Erato ed Euterpe, con coppia di e Museo Antonio Canova amorini , 1799 Tempera su carta, mm 270 x 365 Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova
Continua da Elenco opere / 4 Antonio Canova Antonio Canova Antonio Canova Donna che si toglie il velo dal Cinque danzatrici con ghirlande di Due studi per le Grazie, 1812 capo e tre Amorini, 1799 fiori, e velo sopra il capo di quella Matita, carta bianca, mm 120 x Tempera su carta, mm 280 x 370 al centro, 1799 191 Possagno, Gypsotheca tempera su carta, mm 345 x 790 Bassano del Grappa, e Museo Antonio Canova Possagno, Gypsotheca Museo Civico e Museo Antonio Canova Antonio Canova Antonio Canova Due danzatrici: una che Antonio Canova Venere con in braccio Amore si regge la veste, l’altra con il dito Due danzatrici che reggono matita, carta avorio, al mento sulle mani un amorino con due mm 135x 100 Tempera su carta, mm 290 x 370 ghirlande di fiori, suonatrice di Bassano del Grappa, Possagno, Gypsotheca tamburello e due ninfe, 1799 Museo Civico e Museo Antonio Canova Tempera su carta, mm 335 x 655 Possagno, Gypsotheca Antonio Canova Antonio Canova e Museo Antonio Canova Castore e Polluce Danzatrice con le braccia matita, carta avorio, intorno al capo, 1799 Antonio Canova mm 440 x 300 Tempera su carta, mm 275 x 240 Coppia di danzatrici, quattro Bassano del Grappa, Possagno, Gypsotheca ninfe assise, una con amorino in Museo Civico e Museo Antonio Canova grembo, 1799 Tempera su carta, mm 325 x 650 Antonio Canova Antonio Canova Possagno, Gypsotheca Studio dai Colossi di Danzatrice con cembali, 1799 e Museo Antonio Canova Montecavallo Tempera su carta, mm 280 x 240 matita, carta bianca, Possagno, Gypsotheca Antonio Canova mm 450 x 305 e Museo Antonio Canova Teseo e Piritoo nel tempio di Bassano del Grappa, Diana Ortia vedono Diana Museo Civico Antonio Canova danzare, fra due danzatrici, Danzatrice che regge una davanti al simulacro di Artemide Antonio Canova ghirlanda di fiori sopra il capo, Efesia (Ratto di Elena),1799 Castore e Polluce 1799 Tempera su carta, mm 260 x 395 matita, carta avorio, Tempera su carta, mm 280 x 245 Possagno, Gypsotheca mm 440 x 300 Possagno, Gypsotheca e Museo Antonio Canova Bassano del Grappa, e Museo Antonio Canova Museo Civico Antonio Canova Antonio Canova Tre danzatrici, quella al centro Antonio Canova Danzatrice che regge un velo con una ghirlanda sopra il capo, Centauro vecchio “Furietti” sopra il capo, volta a destra, 1799 citareda, Marte con Amore in Matita, carta avorio, Tempera su carta, mm 280 x 240 grembo e coppia di amorini mm 550 x 385 Possagno, Gypsotheca tedofori (Danza delle Grazie e Bassano del Grappa, e Museo Antonio Canova Venere davanti a Marte), 1799 Museo Civico Tempera su carta, mm 240 x 370 Antonio Canova Possagno, Gypsotheca Antonio Canova Danzatrice che si regge un velo e Museo Antonio Canova Gladiatore Borghese sopra il capo, di prospetto, 1799 Matita, gessetto bianco, carta Tempera su carta, mm 280 x 240 Francesco Chiarottini grezza ocra, mm 538 x 440 Possagno, Gypsotheca e Museo Lo studio del Canova Bassano del Grappa, Antonio Canova disegno a penna, acquarellato Museo Civico grigio e seppia, lumeggiato a Antonio Canova biacca, mm 467 x 623 Antonio Canova Cinque danzatrici che si tengono Udine, Musei Civici Torso del Belvedere per mano, 1799 Matita, carta ocra, mm 455 x 375 Tempera su carta, mm 335 x 770 Antonio Canova Bassano del Grappa, Possagno, Gypsotheca Autoritratto con danzatrice, 1806 Museo Civico e Museo Antonio Canova matita, mm 160 x 237 Bassano del Grappa, Museo Antonio Canova Antonio Canova Civico Studio di statua egizia (Antinoo- Cinque danzatrici colte in volo, Osiride) due con ghirlande di fiori, 1799 Antonio Canova Matita, carta avorio, mm 550 x Tempera su carta, mm 335 x 780 Morte di Priamo, 1781 402 Possagno, Gypsotheca matita, carta avorio, Bassano del Grappa, e Museo Antonio Canova mm 348 x 239 Museo Civico Bassano del Grappa, Museo Civico
Continua da Elenco opere / 5 Antonio Canova Antonio Canova Antonio Canova Studio dalla Venere dei Medici, Nudo virile seduto in atto di Figura completamente 1803 estrarre una spina dal piede ammantata, in ginocchio, di profilo Sanguigna, carta cilestrina, sinistro, assistito da un fanciullo verso sinistra, 1793 mm 502 x 365 ignudo inginocchiato, 1796 Matita, carta cilestrina, Bassano del Grappa, Matita, penna e inchiostro bruno, mm 220 x 168 Museo Civico carta avorio, mm 457 x 322 Bassano del Grappa, Bassano del Grappa, Museo Civico Antonio Canova Museo Civico Nudo virile di profilo atteggiato Antonio Canova come il Gladiatore Borghese, Antonio Canova Figura femminile assisa, con 1794 Nudo femminile stante di ampio mantello, volta a destra, Matita, penna e inchiostro bruno, prospetto, con il capo di profilo con il capo reclinato sulla mano carta avorio, mm 315 x 460 leggermente reclinato, e le destra Bassano del Grappa, braccia incrociate sul petto; nudo Matita, carta avorio, Museo Civico femminile bocconi di schiena con mm 232 x 550 il capo leggermente sollevato Bassano del Grappa, Antonio Canova Matita, carta avorio, Museo Civico Nudo stante di prospetto con mm 415 x 319 le gambe divaricate, con gladio Bassano del Grappa, Antonio Canova nella mano destra, in atto di Museo Civico Figura femminile stante con il reggere uno scudo con il braccio capo reclinato sinistro proteso, 1794 Antonio Canova Matita, carta avorio, Matita, penna e inchiostro bruno, Nudo femminile seduto su un mm 232 x 161 carta avorio, mm 460 x 318 podio, di schiena, con il capo Bassano del Grappa, Bassano del Grappa, verso destra; Nudo femminile Museo Civico Museo Civico stante di profilo, con le braccia incrociate sul petto e il capo Antonio Canova Antonio Canova girato verso l’osservatore Danzatrice con le braccia ignude Nudo stante di prospetto con le Matita, carta avorio, in atto di sollevare la veste con gambe incrociate, che stringe mm 460 x 338 entrambe le mani un’asta nella mano sinistra, il Bassano del Grappa, Matita, carta avorio, capo reclinato e braccio Museo Civico mm 232 x 160 destro piegato sul fianco Bassano del Grappa, Matita, penna inchiostro bruno, Antonio Canova Museo Civico carta avorio, mm 445 x 325 Figura virile stante, ripresa da Bassano del Grappa, tergo, con lungo mantello, il volto Museo Civico di scorcio e il braccio sinistro al petto OPERE DI CONFRONTO Antonio Canova Matita, carta cilestrina, PERCORSO PERMANENTE Nudo virile con berretto frigio mm 252 x 156 nella posa di un arciere; Due Bassano del Grappa, Commodo Gladiatore nudini stanti con pugnale nella Museo Civico inizio III secolo d.C. mano destra e la sinistra al volto, marmo pentelico, cm 287 1795 Antonio Canova da Roma, Terme di Caracalla – Matita, penna e inchiostro bruno, Figura virile, di profilo, con Collezione Farnese carta avorio, mm 454 x 325 mantello, seduto su una sedia, Napoli, Museo Archeologico Bassano del Grappa, le mani sullo schienale su cui Nazionale Museo Civico reclina il capo Matita, carta avorio, Ercole Farnese Antonio Canova mm 236 x 154 ultimo quarto II secolo d.C. Due nudi virili in lotta, 1794 Bassano del Grappa, (tarda età antonina/età severiana) Matita, penna e inchiostro bruno, Museo Civico marmo pentelico, cm 317 carta avorio, mm 457 x 325 da Roma, Terme di Caracalla – Bassano del Grappa, Antonio Canova Collezione Farnese Museo Civico Figura femminile panneggiata, Napoli, Museo Archeologico accosciata e con il capo reclinato Nazionale Antonio Canova su un rialzo roccioso, e amorino Studio per Ercole e Lica in atto di incoronarla con una Venere Callipigia Matita grassa e penna, inchiostro ghirlanda di fiori metà II secolo d.C. bruno, carta bianca, Matita, carta avorio, marmo bianco, cm 152 mm 460 x 320 mm 230 x 151 da Collezione Farnese Bassano del Grappa, Bassano del Grappa, Napoli, Museo Archeologico Museo Civico Museo Civico Nazionale
Continua da Elenco opere / 6 Eros tipo Centocelle Amore punito metà II secolo d.C. 1-25 d.C. marmo bianco, cm 165 affresco, cm 154 x 116 da Collezione Farnese da Pompei, Casa dell’Amore Napoli, Museo Archeologico Punito Nazionale Napoli, Museo Archeologico Nazionale Cibele II secolo d.C. Amore e Psiche marmo bianco, cm 98 45-79 d.C. da Collezione Farnese affresco, cm 55,5 x 41 Napoli, Museo Archeologico da Pompei, Casa di Terenzio Neo Nazionale VII 2, 6 (esedra G, parete N o tablinum 10, esedra b) Busto loricato di Antonino Pio Napoli, Museo Archeologico metà II secolo d.C. Nazionale marmo bianco, cm 80 da Collezione Farnese Venditrice di amorini Napoli, Museo Archeologico affresco, cm 28,2 x 34,5 Nazionale Stabiae, Villa di Arianna (ambiente W25) Eschine Napoli, Museo Archeologico prima metà del I secolo d.C. Nazionale marmo bianco, cm 199 da Ercolano, Villa dei Papiri Hermes Napoli, Museo Archeologico copia romana della fine del I sec. Nazionale a.C. bronzo, cm 115 Statua colossale seduta dell’ da Ercolano, Villa dei Papiri, Imperatore Claudio peristilio rettangolare circa 50 d.C. Napoli, Museo Archeologico marmo bianco, cm 222 Nazionale da Ercolano, Augusteum (c.d. Basilica) Cavallo, c.d. Cavallo Mazzocchi Napoli, Museo Archeologico pastiche del XVIII sec. da Nazionale frammenti di sculture del I a.C. bronzo,cm 216 Statue equestri di Marco Nonio da Ercolano Balbo Napoli, Museo Archeologico ultimo quarto del I secolo a.C. Nazionale (età augustea) marmo bianco, “Giovane”: cm 256; “Maturo”: cm 252 da Ercolano, Foro (?) Napoli, Museo Archeologico Nazionale Gruppo dei Tirannicidi metà II secolo d.C. marmo bianco, Armodio: cm 185; Aristogitone: cm 183 da Collezione Farnese Napoli, Museo Archeologico Nazionale Danzatrici primo quarto del I secolo d.C. affreschi, cm 27 x 71,2; cm 30,5x161,5 da Pompei, Villa di Cicerone Napoli, Museo Archeologico Nazionale
28 marzo ~ 30 giugno 2019 Museo Archeologico Nazionale di Napoli Canova e Napoli IL VIAGGIO D’ISTRUZIONE, 1780: “PER TUTTO SONO SITUAZIONI DI PARADISO” * Dopo Venezia, sua patria, e Roma, dove fissò la sua residenza a partire dal 1780 e dove visse sin quasi alla morte, Napoli è di certo la città con la quale Antonio Canova ebbe più relazioni. La capitale del regno borbonico, meta imprescindibile per qualsiasi artista nella seconda metà del Settecento, anche per la risonanza degli scavi di Ercolano e Pompei, fu visitata da Canova subito dopo Roma, dov’era giunto da Venezia, in viaggio d’istruzione, alla fine del 1779. È dunque il desiderio di ammirare le bellezze e le opere d’arte della città, di conoscere le antichità “ercolanesi” e di Paestum, che spinse il giovane scultore a recarsi a Napoli. Vi giunse il 27 gennaio 1780. L’artista ci consente di seguire, passo passo, i suoi itinerari grazie alle preziose note del suo secondo “Quaderno di viaggio”. La città gli apparve “veramente situata in una delle più amene situazioni del mondo”. Il giorno dopo l’arrivo scrive: “per tutto sono situazioni di Paradiso”, e rimane incantato, dopo aver visto il “nuovo giardino pubblico”, della “deliciosissima situazione di questo Paese”. Subito prende contatto con l’ambasciatore della Repubblica di Venezia, Gaspare Soderini, e s’incontra con una delle donne più belle e celebri del tempo - parola, fra gli altri, dell’imperatore Giuseppe II - la veneziana Contarina Barbarigo, esiliata dalla Serenissima per la libertà dei suoi costumi, che alloggiava all’albergo Reale in Largo Castello. Visita sistematicamente le chiese e, per prima cosa, si fornisce di una guida della città, forse la Guida di Napoli di Pompeo Sarnelli (pubblicata nel 1772), e che troviamo presente nella biblioteca di Canova, come l’altra Guida, pure di Sarnelli, dedicata a Pozzuoli, Baja, Cuma, ecc. Dall’abate Vincenzo Corazza, precettore di casa Gravina, “uomo dottissimo”, conosciuto al Caffè del Veneziano, si fa prestare i suoi scritti “riguardanti le belle arti”. Alle note d’arte mescola osservazioni di costume: ad esempio, registra che nella chiesa di San Domenico “molte donne cantavano fortemente il Rosario”. “Cosa curiosa” è l’estrazione del Lotto alla Vicarìa, dove va ad assistere alla discussione di una causa, e nota che nel dibattito, avvocati, imputati, curiosi, “tutti parlano”. Frequenta i teatri, dà una dettagliata descrizione della “famosa mascherata del Re” che figurava quell’anno il viaggio del Sultano alla Mecca. Nella cappella Sansevero: invece che la Pudicizia del veneto Antonio Corradini, gli “parve di più merito” il Cristo morto di Giuseppe Sanmartino. con il sostegno con il patrocinio di con la collaborazione di organizzazione generale di catalogo
L’artista visita la galleria di Capodimonte e il Museo di Portici: come a dire una delle più belle raccolte di pittura d’Europa e il museo d’avanguardia, in cui erano state riunite le antichità ritrovate negli scavi recenti, approfitta del permesso di disegnare il nudo all’Accademia, ma osserva che la scuola “è male diretta, essendo li giovani troppo pieni di libertà, che li sembrano di essere in strada”. Non poteva mancare l’escursione sul Vesuvio e il 14 febbraio si reca a Pompei “sito che si sta scavando presentemente”, a Salerno e a Paestum. È quindi la volta degli scavi di Portici e di Pozzuoli, dell’antro della Sibilla, di Baia, della solfatara. Il 28 febbraio lascia Napoli per Caserta e per Capua: ritorna a Roma. Occorreva, tuttavia, perché si potesse instaurare un rapporto privilegiato, una grande occasione, e questa fu l’accordo stipulato con il marchese Francesco Berio patrizio genovese residente a Napoli per scolpire il gruppo in marmo di Adone e Venere: un’idea già elaborata da Canova che piacque a Berio. COMMITTENZE E INCARICHI “Oh che gruppo! Oh che gruppo!” esclamava con enfasi Antonio d’Este, amico e collaboratore di Canova in una lettera scritta subito dopo che l’opera era stata terminata. Per 2000 zecchini il nostro marchese riusciva a portare a Napoli, per collocarlo in un tempietto nel giardino del suo palazzo in via Toledo, una delle più importanti creazioni contemporanee destinate ad un privato. A Napoli, una interminabile processione di intendenti e di curiosi si recò in pellegrinaggio al tempietto di casa Berio. Vennero pubblicati opuscoli e articoli su giornali. In un suo scritto Carlo della Torre, uno dei più autorevoli critici dell’epoca, esaltava lo scultore come Prassitele redivivo, cogliendo la componente neo- ellenistica dell’ “antico” canoviano. Nello stesso 1795, quando il gruppo di Adone e Venere giunge a Napoli, inizia l’avventura dell’Ercole e Lica, un altro gruppo, questa volta colossale. Canova, allora in città, propone a don Onorato Gaetani dell’Aquila d’Aragona duca di Miranda di eseguire per lui una scultura raffigurante Ercole e Lica, per confrontarsi, ed è la prima volta, nel genere “forte” o “fiero”, come lo connotavano i contemporanei. Non casualmente l’opera era prevista per Napoli, dove si conservava il colossale “Ercole Farnese”, di cui lo scultore intendeva creare un equivalente moderno, anche nelle dimensioni, mentre per la soluzione compositiva, l’artista guarda piuttosto a un altro importante marmo delle raccolte farnesiane, che erano state trasferite da Roma a Napoli nel 1792, il cosiddetto “Atamante e Learco” o “Ettore e Troilo”, o “Commodo”, ancor oggi conservato nel Museo Archeologico. Il modello fu realizzato prontamente ma la vicende della scultura furono travagliate e la scultura finita non arrivò mai nella città campana. Dapprima la cattiva qualità del blocco di marmo giunto da Carrara, poi i rivolgimenti politici nel regno napoletano, culminati con l’invasione francese del gennaio 1799, bloccarono i lavori. Nel maggio 1798 Canova stesso abbandonava Roma, governata da una Repubblica giacobina sotto la tutela di truppe francesi d’occupazione, per trasferirsi nel paese natale di Possagno. Il gruppo alla fine andò a Roma, richiesto nel 1801 dal banchiere Giovanni Torlonia, nel cui palazzo fu collocato nel 1815. All’inizio del 1800 si riannodano i rapporti con Napoli. Il re in persona, Ferdinando IV di Borbone, volle esser effigiato da Canova. Il sovrano intendeva lanciare l’immagine di Napoli, città di fondazione greca, quale nuova Atene e nuova Roma, in cui convivevano l’antico - dagli scavi ercolanesi alla raccolta di marmi farnesiani - e il moderno: e pure qui le collezioni Farnese giocavano un ruolo essenziale.
La statua di Ferdinando IV ebbe una storia complessa, e, sebbene Canova si fosse alacremente messo al lavoro - tanto che già nell’ottobre 1800, dopo il modellino in gesso di Possagno, era compiuto il modello colossale e nel 1803 anche la sbozzatura del marmo - l’avvento sul trono napoletano della dinastia Bonaparte nel 1806 determinò un brusco arresto dell’impresa. Si dovette arrivare al 1815, al ritorno quindi del legittimo sovrano a Napoli con il nome di Ferdinando I re delle due Sicilie, perché si parlasse di riprendere l’opera, terminata quattro anni dopo, e spedita via mare a Napoli alla fine del 1819. Nel 1821, finalmente, la gigantesca statua veniva collocata nel Museo Borbonico (ex Palazzo degli Studi; l’attuale Museo Archeologico Nazionale), a cura dell’architetto Pietro Bianchi, nel luogo indicato da Canova stesso: una nicchia dello scalone monumentale, dove da poco è finalmente tornata. Canova, rispetto all’ “Adone e Venere” e all’ “Ercole e Lica”, cambia ancora: qui vuol imporre, secondo il modello antico prescelto, un’immagine di severa grandiosità. Proprio per questo piacque a Carl Ludwig Fernow, che rimproverava di solito ai marmi canoviani una certa gracilità: “l’atteggiamento è nobile e fermo, e questa statua, alta all’incirca 15 palmi, è fra le opere migliori di Canova”. Per l’altezza, lo scultore prende ancora a modello l’Ercole Farnese, che superava i tre metri come farà di lì a poco anche per la statua di “Napoleone I come Marte pacificatore”. L’attenzione dell’artista si focalizza sul panneggio che ammanta la figura del sovrano, con il braccio sinistro puntato sul fianco, interamente nascosto nella stoffa. Ma si tratta pur sempre di un ritratto: ecco allora emergere il volto icasticamente caratterizzato. Siamo a un vertice nella statuaria proprio a cavallo dei due secoli: l’Ottocento veniva ad aprirsi con un capolavoro che andava a integrarsi con altri marmi di prim’ordine, sempre differenti tra loro, dai Pugilatori al Perseo trionfante. Seguiranno per Napoli: la statua equestre bronzea di Carlo III di Borbone (1815), che doveva essere in realtà di Napoleone - ma, realizzati i gessi del cavallo e del condottiero, il nuovo vento politico impose un cambio di personaggio per l’opera finita - e l’avvio di quella per Ferdinando I, per la quale Canova riuscì a realizzare solo il Cavallo; quindi i busti di Carolina e Gioacchino Murat (1813) e la raffinatissima Erma di Vestale (ora al Getty Museum di Los Angeles) commissionata dal conte Paolo Marulli d’Ascoli. Il monumento funerario al marchese Berio non fu mai completato a causa della sopraggiunta scomparsa dello scultore nel 1822 e venne utilizzato da monsignor Giambattista Sartori Canova, fratellastro dello scultore, come tomba per Canova e per se stesso nel Tempio di Possagno * tratto da Giuseppe Pavanello
28 marzo ~ 30 giugno 2019 Museo Archeologico Nazionale di Napoli Confronti TESEO VINCITORE DEL MINOTAURO La prima vera scultura moderna di Canova è il Teseo vincitore del Minotauro. Assieme all’Ares Ludovisi, di cui è in mostra il gesso prestato dall’Accademia di Belle Arti di Napoli - ammirato la prima volta il 26 aprile 1780 e accuratamente disegnato, come si legge nei Quaderni di viaggio - è il bronzo del Mercurio seduto, (Hermes) “di maravigliosa bellezza, che in quel carattere non ne vidi una simile a Roma”, a impressionare la mente dell’artista, fin dalla prima visita al Museo di Portici (Quaderni di viaggio, 5 febbraio 1780). Quell’entusiasmo è subito comunicato al nobiluomo veneziano Bernardino Renier il 4 marzo 1780: “l’impareggiabile Museo di Portici, ripieno di bronzi antichi di varie qualità, cioé vasi, istrumenti, tripodi ed altro, tutte cose di ottimo gusto composte; in particolare, poi diverse statue di bronzo, tra le quali vi è un Mercurio sedente, che non le saprei come esprimere quanto egli sia bello” . Per di più, l’eroe di Canova tiene la clava come il Teseo di un celebre affresco pompeiano: “la cosa più bella del Mondo. Un muro dipinto con figure grandi al naturale, bellissimo, e bellissimo, e vivissimo più bello di tutte le Opere di Raffaello” Il Teseo piacque, e piacque molto. Era “le premier exemple donné à Rome de la véritable résurrection du style, du système et des principes de l’antiquité”. Si era finalmente passati all’“imitation idéale”, come la definirà Quatremère de Quincy. con il sostegno con il patrocinio di con la collaborazione di organizzazione generale di catalogo
LE DANZATRICI Ercolano e le Danzatrici canoviane, oggetto di riflessioni sia in marmi, sia in disegni, poi trascritti a tempera su carta a fondo nero come tante pitture antiche. Danzatrici che erano sembrate a Winckelmann “fluide quanto il pensiero e belle come se fossero fatte per mano delle Grazie”. Emulazione: in rapporto con il pennello degli antichi, che sapeva tracciare “con rapidità come per fermare le prime idee di un disegno”. E ancora, sempre Winckelmann: “Le più belle fra le pitture di questa maniera sono le Danzatrici, le Baccanti e i Centauri, alti meno d’un palmo, e dipinti su un fondo nero, ne’ quali si scorgono i tratti franchi d’un abile artista”. Ulteriore sfaccettatura: alla base, c’è il desiderio di far rinascere l’Antico in una delle sue manifestazioni più affascinanti, in cui protagonista è la grazia, ed era sicuramente un azzardo, per uno scultore, cimentarsi in una simile tematica anche nel marmo, all’apparenza la più ardua da risolvere in quel materiale. Le Danzatrici ercolanesi. Un’altra voce: «la grazia le caratterizza; le due massimamente che tengonsi per mano; quelle poi che appariscono coverte di un velo trasparente offrono all’occhio un miracolo di avvenentezza nelle pieghe del velo stesso» . Parole che s’attagliano alla prima sperimentazione scultorea, la Danzatrice con le mani sui fianchi destinata a Joséphine de Beauharnais L’artista vuol mettersi in gara, specie per gli ardimenti nella resa delle stoffe, con il virtuosismo esecutivo della statuaria classica - si faccia caso al panneggio atticciato di statue ellenistiche - specie se colte in un passo di danza con le braccia alzate,sull’esempio di statue antiche.
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