Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Per ...

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Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Per ...
“ Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare
i greci e di inventare una bellezza, come
avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti!
Per questo continueranno ad insultarlo
cinquant’anni dopo la sua morte, ed anche
per questo la sua gloria crescerà sempre più
in fretta. Quel grande che a vent’anni non
conosceva ancora l’ortografia, ha creato cento
statue, trenta delle quali sono capolavori!”

                                   Stendhal
Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Per ...
28 marzo ~ 30 giugno 2019
Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Se la scoperta di Ercolano e Pompei sono alla base della nascita del Neoclassicismo la figura di
Canova ne è, forse, la massima espressione artistica.
Riflettere poi sul fatto che “il moderno Fidia” trasse ispirazione dal patrimonio antico di Napoli,
anche in termini di statuaria, e ricevette numerose commesse tanto da consentirci, oggi, di
poter proporre un “itinerario canoviano”, fornisce la risposta al perché di una mostra di Canova
all’Archeologico di Napoli, curata magistralmente da Giuseppe Pavanello.
Cardine dell’esposizione è il nucleo di sculture proveniente dall’Ermitage, museo con il quale il
MANN è legato da un protocollo quadriennale propiziato dalla lungimiranza di Maurizio Cecconi
con l’ausilio di Villaggio Globale International. Per questo mi sento in dovere di ringraziare il
professor Michail Piotrovskij, Direttore del Museo Statale Ermitage, e il curatore del dipartimento
canoviano dottor Sergej Androsov.

Fondamentali prestiti sono stati forniti anche dalla Gipsoteca di Possagno, dal Museo di Bassano
del Grappa, dal Museo Nazionale di Kiev e dall’Accademia di Napoli che concorrono a creare uno
straordinario percorso artistico incardinato sul tema che parte dalla fase creativa (dal bozzetto al
disegno, dal modello alla copia in gesso) fino all’opera d’arte definitiva.

Assolute novità sono costituite anche dall’apporto tecnologico che permette di approfondire,
con i metodi della comunicazione attuale, la sezione iniziale e dall’esposizione delle tempere da
Possagno restaurate con l’intervento del MANN.
Voglio ancora ricordare l’importanza di chiudere la mostra con alcuni scatti del nostro Mimmo
Jodice, l’artista che più di tutti, attraverso una nuova Musa, quella della Fotografia, ha saputo
comprendere la scultura di Canova.
Un ringraziamento sentito va anche agli enti istituzionali: al Comune di Napoli e, soprattutto alla
Regione Campania. Negli ultimi anni il Governatore Vincenzo De Luca non ha mai fatto mancare
il sostegno alle iniziative del MANN, e molto del ruolo internazionale riconquistato dal nostro
museo si deve a lui ed alla Direzione Generale per le politiche culturali e il turismo della Regione
Campania.

Infine un’ultima riflessione: il linguaggio del Neoclassicismo, è noto, sta alla base, come il mondo
classico, di un codice interpretativo e culturale connaturato all’Europa delle Corti prima e delle
Nazioni poi. Mai come ora un’operazione culturale è propizia per fornire un segnale di unità,
dialogo e crescita intorno a temi che tutti noi abbiamo mutuato dal passato e che ancora oggi sono
il fondamento dei nostri istituti di cultura, degli spazi urbani, del paesaggio.

Paolo Giulierini
Direttore Museo Archeologico Nazionale di Napoli

con il sostegno   con il patrocinio di                 con la collaborazione di   organizzazione generale di   catalogo
Il Canova ha avuto il coraggio di non copiare i greci e di inventare una bellezza, come avevano fatto i greci: che dolore per i pedanti! Per ...
28 marzo ~ 30 giugno 2019
Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Perché Canova ha tanto senso? Perché sentiamo così profondamente la mostra dell’ “ultimo degli
antichi e il primo dei moderni”, fra gli artisti del ‘700?
La risposta è nella mostra proposta dal MANN, che dimostra non solo l’eccellenza del Museo che
la ospita, ormai fra le più importanti istituzioni culturali europee, e lo straordinario intuito del suo
direttore che riesce a tessere una fitta rete di rapporti interni e internazionali: negli ultimi mesi con
la Cina, oggi con l’Ermitage di San Pietroburgo. Soprattutto, però, la mostra prova l’universalità
“politica” dell’arte e la sua perenne contemporaneità.

Da San Pietroburgo, giungono a Napoli prestiti unici e irripetibili, come i gruppi scultorei di
Canova, che, per la prima volta, vivranno un emozionante confronto con i modelli che hanno
ispirato l’autore.
A San Pietroburgo, reperti provenienti dal MANN e dal Parco Archeologico di Pompei danno vita
alla mostra “Pompei. Uomini, dei ed eroi”.
E’ il significato dell’arte come patrimonio universale e collettivo.
Ed è, per noi, motivo di orgoglio sentirci protagonisti di questa eccezionale interazione, condividere
la capacità quasi “olfattiva” del MANN di intercettare, per questo magma in movimento che è la
Campania, un “sistema” dell’arte, unico nel suo genere, che possa indicare nuovi orizzonti nella
gestione della cultura della nostra nazione.

Questo sentire eterna la “contemporaneità” dell’opera d’arte, ormai diventato sentire comune, ci
spinge ad essere pronti ad interfacciarci col mondo artistico nazionale e internazionale, creando
un modo nuovo di collaborare, che diventa poi un modo nuovo di fare arte, un interscambio non
solo di opere, ma di mentalità, di approcci: una globalità di logica museale che diventa essa
stessa arte, fuori da ogni -ismo, senza che nessuno perda le proprie radici.

Costruire un territorio dalla vocazione internazionale, promuovendone cultura e turismo, è la mission
che la Regione Campania si è data, investendo e continuando a collaborare convintamente con
tutto il sistema dei musei ed in particolare col MANN, sia per la grande qualità delle sue iniziative,
sia per il suo piano strategico, nella certezza che la combinazione di esperienze diverse, insieme
alla difesa della propria originalità di approccio, possa offrirsi come modello di apertura mentale,
non solo artistico ma anche sociale, politico, da trasmettere soprattutto alle nuove generazioni.

Vincenzo De Luca
Presidente Regione Campania

con il sostegno   con il patrocinio di                   con la collaborazione di   organizzazione generale di   catalogo
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28 marzo ~ 30 giugno 2019
Museo Archeologico Nazionale di Napoli

“Chi conosce la terra, dove il cielo d’indicibile azzurro si colora? dove tranquillo il mar con l’onda
sfiora rovine del passato?”
La penna di Puškin, come il pennello di un pittore, ha creato un’immagine dell’Italia meridionale in
due versi, dove la natura stessa ha nutrito l’immaginazione di artisti deit empi antichi e ha ispirato
l’incarnazione dell’ideale di bellezza:
“Dove il gran Torquato cantò superbo, [...], Ove dipinse Raffaello, dove nei nostri giorni lo scalpello
di Canova dava vita al marmo ubbidiente”...

Accanto ai nomi di famosi maestri del passato, il poeta mette il nome del suo contemporaneo.

Puškin conosceva bene le opere di Canova: doveva averle viste all’Ermitage, per il quale
Alessandro I acquistò dalla prima moglie di Napoleone, Joséphine, quattro statue nel 1814 e nelle
collezioni di famosi collezionisti russi. Il principe Nikolaj Jusupov e il conte Nikolaj Rumjancev
furono perenni ammiratori del talento del maestro italiano. Nel 1817, l’inviato austriaco scrisse
a Antonio Canova a Roma dalla capitale russa: “Per diverse settimane tutti a San Pietroburgo
dicono che tu e la tua statua, creati per il conte Rumjancev [...], siete ammirati ed essa è diventata
oggetto di vera adorazione del pubblico illuminato”: di questo pubblico illuminato faceva parte il
diciottenne Aleksandr Puškin.

Grazie a filantropi e collezionisti russi, entusiasti estimatori del talento di Antonio Canova, l’Ermitage
possiede la più grande collezione al mondo di statue in marmo del famoso maestro italiano ed
è alla luce della forte collaborazione che lega il nostro Museo al Museo Archeologico Nazionale
di Napoli e al suo Direttore Paolo Giulierini che abbiamo voluto con convinzione promuovere
insieme al MANN la mostra Canova e l’Antico, importante occasione di conoscenza e studio,
partecipando all’evento con il prestito di un nucleo di opere davvero unico.

Canova e l’Antico: come sono collegati questi due fenomeni? Quali le somiglianze e le differenze
tra il lavoro dello scultore neoclassico e la plastica antica? Quali gli stimoli colti in quell’arte passata
e, nel contempo, la straordinaria modernità dello scultore italiano?
Ci auguriamo che la mostra fornisca una risposta a questi interrogativi che, ripetutamente, si
ponevano anche i contemporanei di Canova.

A distanza di pochi giorni a San Pietroburgo al Museo Ermitage, grazie al Protocollo di
Collaborazione siglato ormai tre anni fa con il MANN e con il Parco Archeologico di Pompei, si
aprirà la più importante mostra mai realizzata in Russia sulla città sepolta dal Vesuvio nel 79 d.C.
Un momento di conoscenza e di celebrazione di quell’arte e di quella cultura antica che i primi
scavi di Pompei portavano all’attenzione internazionale proprio negli anni in cui Canova muoveva
i primi passi; e che il giovane artista volle conoscere e vedere dal vivo nel suo primo viaggio a
Napoli.

Michail Piotrovskij
Direttore Generale Museo Statale Ermitage

con il sostegno   con il patrocinio di                     con la collaborazione di   organizzazione generale di   catalogo
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28 marzo ~ 30 giugno 2019
Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Comunicato stampa

AL MANN, A NAPOLI, PER LA PRIMA VOLTA 12 GRANDI MARMI E OLTRE 110
OPERE DEL SOMMO SCULTORE PER METTERE A FUOCO, NEL “TEMPIO”
DELL’ARTE CLASSICA, IL LEGAME FECONDO TRA CANOVA E L’ANTICO.

“L’ultimo degli antichi e il primo dei moderni”: definizione che ben si attaglia al
sommo Antonio Canova e alla sua arte sublime, celebrata per la prima volta
a Napoli, al MANN-Museo Archeologico Nazionale dal 28 marzo al 30 giugno
2019, in una mostra-evento straordinaria per tematica e corpus espositivo,
copromossa dal Mibac-Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il Museo
Statale Ermitage di San Pietroburgo nell’ambito dell’importante protocollo di
collaborazione che lega le due Istituzioni.
La mostra ha ottenuto il sostegno della Regione Campania, i patrocini del
Comune di Napoli, della Gypsotheca-Museo Antonio Canova di Possagno e del
Museo Civico di Bassano del Grappa ed è stata realizzata con la collaborazione
di Ermitage Italia.

Per la prima volta, la messa a fuoco in una mostra di quel rapporto continuo,
intenso e fecondo che legò Canova al mondo classico, facendone agli occhi
dei suoi contemporanei un “novello Fidia”, ma anche un artista capace di
scardinare e rinnovare l’Antico guardando alla natura.

“Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili” era il monito di
Winckelmann, padre del neoclassicismo: monito seguito da Canova lungo tutto il
corso della sua attività artistica.
Dal giovanile Teseo vincitore del Minotauro sino all’Endimione dormiente, concluso
poco prima di morire, il dialogo Antico/Moderno è una costante irrinunciabile;
fino a toccare, in tale percorso, punte che hanno valore di paradigma: per tutte,
la creazione del Perseo trionfante, novello “Apollo del Belvedere”.
“Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove si trova la grande statua
canoviana di Ferdinando IV di Borbone – spiega il suo direttore Paolo Giulierini
- era il luogo ideale per costruire una mostra che desse conto di questo dialogo
prolungato tra il grande Canova e l’arte classica”.
Qui si conservano capolavori ammirati dal maestro veneto: pitture e sculture
‘ercolanesi’ che egli vide nel primo soggiorno in città nel 1780; quindi i marmi
farnesiani, studiati già quand’erano a Roma nel palazzo della nobile famiglia e
trasferiti a Napoli per volontà di re Ferdinando IV: marmi celeberrimi che sono
stati all’origine di opere capitali di Canova come l’Amore Farnese, prototipo
per l’Amorino alato Jusupov che il pubblico potrà confrontare in questa
straordinaria occasione.

Curata da Giuseppe Pavanello, tra i massimi studiosi di Canova e organizzata
da Villaggio Globale International, la mostra, riunirà al Museo Archeologico
Nazionale di Napoli, oltre ad alcune ulteriori opere antiche di rilievo, più di                              Antonio Canova
                                                                                                             Ebe / Amore e Psiche stanti (part.)
110 lavori del grande artista, tra cui 12 straordinari marmi, grandi modelli e                               San Pietroburgo, Museo Statale
                                                                                                             Ermitage
calchi in gesso, bassorilievi, modellini in gesso e terracotta, disegni, dipinti,

con il sostegno   con il patrocinio di               con la collaborazione di   organizzazione generale di        catalogo
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monocromi e tempere, in dialogo con opere collezioni del MANN, in parte
inserite nel percorso espositivo, in parte segnalate nelle sale museali.

Prestiti internazionali connotano l’appuntamento: come il nucleo eccezionale di
ben sei marmi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo, che vanta la più
ampia collezione canoviana al mondo - L’ Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice
con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte
e la celeberrima e rivoluzionaria scultura delle Tre Grazie - ma anche l’imponente
statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev e l’Apollo
che s’incorona del Getty Museum di Los Angeles. A questi si aggiungono, tra
i capolavori in marmo che hanno entusiasmato scrittori come Stendhal e Foscolo
riuniti ora nel Salone della Meridiana del Museo Archeologico napoletano, la
bellissima Maddalena penitente da Genova, il Paride dal Museo Civico di Asolo,
la Stele Mellerio, vertice ineguagliabile di rarefazione formale e di pathos.

Straordinaria la presenza di alcuni delicatissimi grandi gessi come l’Amorino
Campbell e il Perseo Trionfante, restaurato quest’ultimo per l’occasione e già in
Palazzo Papafava a Padova - entrambi da collezioni private - o il Teseo vincitore
del Minotauro e l’Endimione dormiente dalla Gypsotheca di Possagno (paese
natale di Canova) che ha concesso, con grande generosità, prestiti davvero
significativi.

   Antonio Canova
   Le Tre Grazie
   San Pietroburgo, Museo Statale
   Ermitage
   -
   Antonio Canova
   Monumento a
   George Washington (modellino)
   Possagno, Gypsotheca e Museo
   Antonio Canova
   -
   Statua colossale seduta
   dell’Imperatore Claudio,
   da Ercolano
   -
   Le Tre Grazie
   affresco da Pompei
                                                                                        Antonio Canova
                                                                                        Maddalena penitente
                                                                                        Genova, Musei di Strada Nuova -
                                                                                        Palazzo Bianco
                                                                                        -
                                                                                        Antonio Canova
Fondamentale in tal senso anche il supporto della Soprintendenza ABAPdell’area          Figura virile con mantello seduta
metropolitana di Venezia e delle province di Belluno, Padova e Treviso, che in          Matita, carta avorio
                                                                                        Bassano del Grappa, Museo
questi anni sta conducendo una delicata azione sul territorio, non solo di tutela       Civico
delle opere d’arte, ma anche di salvaguardia e affermazione del loro valore             -
                                                                                        Antonio Canova
testimoniale rispetto alle drammatiche vicende della prima Guerra Mondiale, che         Danzatrice con le mani sui
                                                                                        fianchi
le ha viste tragicamente protagoniste, talvolta riportando ferite di cui va mantenuta   San Pietroburgo, Museo Statale
viva la memoria.                                                                        Ermitage
Sempre nell’ambito della collaborazione con l’Istituzione di Possagno, altro
elemento peculiare della mostra sarà la possibilità di ammirare tutte insieme
e dopo un attento restauro, le 34 tempere su carta a fondo nero conservate
nella casa natale dell’artista: quei “varj pensieri di danze e scherzi di Ninfe con
amori, di Muse e Filosofi ecc, disegnati per solo studio e diletto dell’Artista” -
come si legge nel catalogo delle opere canoviane steso nel 1816 – chiaramente
ispirati alle pitture pompeiane su fondo unito e, in particolare, alle Danzatrici.

Con le tempere, lo scultore del bianchissimo marmo di Carrara sperimentava, sulla
scia di quegli esempi antichi, il suo contrario, i “campi neri”, intendendo porsi come
redivivo pittore delle raffinatezze pompeiane ammirate in tutta Europa, alle
quali, per la prima volta, quei suoi “pensieri” possono ora essere affiancati.

Proprio il confronto, per analogia e opposizione, fra opere di Canova e
opere classiche, costituisce d’altra parte l’assoluta novità di questa mostra,
evidenziando un rapporto unico tra un artista moderno e l’arte antica.

Canova si rifiutò sempre di realizzare copie di sculture antiche, reputandolo lavoro
indegno di un artista creatore. Il suo colloquio con il mondo classico era profondo
e incideva su istanze cruciali, prima fra tutte la volontà di far rinascere l’Antico
nel Moderno e di plasmare il Moderno attraverso il filtro dell’Antico: istanze
creative, appunto, nel senso pieno del termine.

L’Antico, come lui stesso annotava, “bisognava mandarselo in mente,
sperimentandolo nel sangue, sino a farlo diventare naturale come la vita
stessa”.

Ecco, allora, la possibilità di confrontare per esempio i fieri Pugilatori raffiguranti
Creugante e Damosseno – gessi proventi da Possagno dei monumentali marmi
vaticani acquistati da Pio VII nel 1802 - con la statuaria classica a lungo studiata
dall’artista: dall’Ercole Farnese ai Tirannicidi; oppure il Paride canoviano con
il Paride da Capua, marmo romano di fine II secolo d. C.; o ancora il busto
dell’Imperatore Francesco II abbigliato all’antica, con corazza e clamide come un
imperatore romano, con il Ritratto di Antonino Pio: tutti antichi marmi conservati
al MANN. Il Teseo vincitore del Minotauro avrà come confronto classico l’Ares
Ludovisi - il cui gesso è prestato dall’Accademia di Belle Arti di Napoli - e il bronzeo
Mercurio proveniente da Ercolano, ammirato da Canova nell’allora Museo di Portici
già nel 1780; mentre nel modellino di Maria Luigia d’Asburgo come Concordia si
cela il riferimento al dipinto pompeiano raffigurante Cerere sempre nelle collezioni
del Museo archeologico napoletano.

Leopoldo Cicognara notò opportunamente che “dell’antico Canova fu veramente
devoto, non superstizioso”, e lo stesso maestro ebbe a dire: “anch’io mi vanto
essere adoratore dell’antico, ma non idolatra di tutte le antiche cose”.

Imitare, dunque, non copiare gli antichi, fino al vertice dell’autonomia creativa,
con punte di innovazione radicali come nel caso delle Tre Grazie, poste tutte di
prospetto: “l”abbraccio ingegnoso e nuovo di tre figure femminili, che da qualunque        Antonio Canova
lato lo si osservi, girandovi attorno - scrisse Quatremère de Quincy – rivela, con         Amore, ferita una Ninfa,
aspetti sempre diversi, molteplicità di positure, di forme, di contorni, di idee e di      vola da Venere
                                                                                           Tempera su carta
modi di sentire…”. .                                                                       Possagno, Gypsotheca
Oppure, il caso della Maddalena penitente, “opera tutta figlia del cuore”; per             e Museo Antonio Canova
                                                                                           -
chi affollava il Salon di Parigi nel 1808 “qualche cosa di nuovo, fuori dall’ordinario,    Antonio Canova
                                                                                           Teseo vincitore del Minotauro
che sembrava avere del miracoloso”.                                                        Gesso
Mai s’era vista all’epoca tanta libertà espressiva.                                        Possagno, Gypsotheca
                                                                                           e Museo Antonio Canova
                                                                                           -
Geniale Canova !                                                                           Hermes
                                                                                           Napoli, Museo Archeologico
                                                                                           Nazionale
Napoli riaccende i riflettori sul maestro che, con la città partenopea
- “veramente situata in una delle più amene situazioni del mondo” - ebbe un
rapporto lungo e costante: dapprima come giovane viaggiatore desideroso di
ammirare le sue bellezze e opere d’arte e le antichità “ercolanesi” e di Paestum;
poi per le tante e significative committenze dei regnanti (sia dell’antico regime che
dell’età napoleonica) e dell’aristocrazia napoletana.

In mostra si potrà ammirare il grande gesso del gruppo di Adone e Venere,
proveniente dalla collezione di Giovanni Falier, scopritore del talento di Antonio
Canova: fu il relativo marmo la prima opera dell’artista a raggiungere Napoli,
all’inizio del 1795, acquistata dal giovane marchese Francesco Berio.
La scultura (ora conservata al Museo di Ginevra e inamovibile) provocò a
Napoli deliri d’entusiasmo, articoli, pubblicazioni, visite continue, al punto
da costringere alla chiusura il tempietto nel giardino di palazzo Berio, causa
l’affollamento di persone. Il gesso, ora esposto, fu personalmente donato da
Canova al suo mecenate Falier, forse per stupire in laguna anche i compatrioti.

“Canova e l’Antico” non sarà soltanto un grande evento espositivo, ma un vero
e proprio viaggio di conoscenza nell’universo dello scultore: itinerari
appositamente proposti dal Museo permetteranno così di riscoprire i legami tra          Antonio Canova
l’artista e la città di Napoli, mentre sarà vasta l’offerta di laboratori e attività    Paride
                                                                                        Asolo, Museo Civico
didattiche per raccontare la mostra, il modus operandi dell’artista e l’innovazione
della sua arte anche ai più piccoli.

In particolare, oltre all’importante catalogo Electa che accompagna l’esposizione
- ricco di saggi e schede con raffronti fra opere canoviane e opere antiche - torna
nell’occasione anche la serie illustrata, ideata per i giovani frequentatori del
MANN, edita sempre da Electa, con protagonista il giovane Nico, questa volta
alla scoperta di Canova. Gli autori sono Blasco Pisapia e Valentina Moscon.

Ma per il grande scultore neoclassico non è finita e con la mostra di Napoli eccolo
approdare nel fantastico mondo di Topolino. Il settimanale della Panini Editore
pubblicherà infatti ( in edicola il 1° maggio) la storia a fumetti “Topolinio Canova
e la scintilla poetica”. Un’avventura nel filone educational, scritta e disegnata
da Blasco Pisapia, per rivivere il viaggio napoletano di Topolino Canova e del suo
amico e collega Pippin.

Infine al MANN innovazione multimediale e fascinazione dei racconti immersivi
con C+ by Magister, declinazione di Magister Canova: due installazioni immersive
ad alto contenuto scientifico e di grande potenza emotiva prodotte da Cose Belle
d’Italia Media Entertainment e proposte in questa speciale occasione.

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Si ringrazia ARTE.it che si è proposta come digital media partner della mostra,
promuovendo il grande appuntamento dedicato a Canova attraverso i propri
canali.

Uffici Stampa

MANN                                  VILLAGGIO GLOBALE
Ufficio Comunicazione                 INTERNATIONAL
Responsabile                          Antonella Lacchin
Antonella Carlo                       T. 041 5904893
T. 081 4422205                        C. 335 7185874
antonella.carlo@beniculturali.it      lacchin@villaggio-globale.it
28 marzo ~ 30 giugno 2019
Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Elenco opere                             Antonio Canova
                                         Damosseno, 1802
                                                                                           Antonio Canova
                                                                                           Monumento a George Washington
                                         gesso, cm 207 x 130 x 70                          (modellino), 1817 - 1818
                                         Possagno, Gypsotheca                              gesso, cm 79 x 48 x 64
                                         e Museo Antonio Canova                            Possagno, Gypsotheca e Museo
OPERE NEL                                                                                  Antonio Canova
PERCORSO ESPOSITIVO                      Antonio Canova
                                         Teseo in lotta con il Centauro                    Antonio Canova
Antonio Canova                           (modellino), 1804 - 1805                          Ferdinando IV di Borbone
Autoritratto come scultore, 1799         gesso, cm 86,5 x 83 x 40                          (modellino)
olio su tela, cm 73 x 60                 Possagno, Gypsotheca                              gesso, cm 66 x 41 x 20
Possagno, Gypsotheca                     e Museo Antonio Canova                            Possagno, Gypsotheca e Museo
e Museo Antonio Canova                                                                     Canova
                                         Antonio Canova
Antonio Canova                           Discobolo, 1796                                   Antonio Canova
Autoritratto, 1812                       gesso, cm 78 x 20 x 26                            Ferdinando IV di Borbone re di
gesso, cm 93 x 50                        Possagno, Gypsotheca                              Napoli (Ferdinando I re delle Due
Possagno, Gypsotheca                     e Museo Antonio Canova                            Sicilie), 1800
e Museo Antonio Canova                                                                     marmo, cm 360
                                         Antonio Canova                                    Napoli, Museo Archeologico
Antonio Canova                           Monumento equestre                                Nazionale
Testa del Colosso                        di Carlo III di Borbone, 1820
di Montecavallo, 1810                    Incisione, acquaforte e bulino,                   Antonio Canova
gesso, cm 140 x 100 x 80                 cm 501 x 423                                      Apollo che si incorona, 1781–1782
Napoli, Gipsoteca                        Collezione privata                                marmo, cm 84,7 x 41,9 x 26,4
dell’Accademia di Belle Arti                                                               Los Angeles, The J. Paul Getty
                                         Antonio Canova                                    Museum
Antonio Canova                           Busto dell’imperatore
Teseo vincitore del Minotauro,           Francesco II, 1804                                Antonio Canova
1781 - 1783                              gesso, cm 80 x 45                                 Amorino con le ali, 1792 - 1795
gesso, cm 160 x 152 x 90                 Possagno, Gypsotheca                              marmo, cm 142 х 54,5 х 48
Possagno, Gypsotheca                     e Museo Antonio Canova                            San Pietroburgo, Museo Statale
e Museo Antonio Canova                                                                     Ermitage
                                         Antonio Canova
Antonio Canova                           Fauno e baccante                                  Antonio Canova
Ares Ludovisi                            abbracciati (Amore e Psiche                       Amorino (Amorino Campbell),
primo ventennio del XIX secolo           che si abbracciano), 1787                         1787 - 1789
scultura in gesso,                       bozzetto in terracotta,                           gesso, cm 48 x 54 x 142
cm 165 x 100 x 80                        cm 20 x 29,5 x 13,5                               Roma, Collezione privata
Napoli, Gipsoteca                        Possagno, Gypsotheca
dell’Accademia di Belle Arti             e Museo Antonio Canova                            Antonio Canova
                                                                                           Paolina Borghese Bonaparte
Eracle Epitrapezios                      Antonio Canova                                    come Venere vincitrice,
I secolo a.C.                            Maria Luigia d’Asburgo-Lorena                     1804 - 1808
bronzo, cm 90 x 62 x 60                  come la Concordia, 1810 - 1812                    gesso, cm 167 x 68 x 145
da Pompei, località Bottaro              gesso, cm 85 x 32 x 50                            Possagno, Gypsotheca e Museo
Napoli, Museo                            Possagno, Gypsotheca                              Antonio Canova
Archeologico Nazionale                   e Museo Antonio Canova
                                                                                           Urna cineraria
Antonio Canova                           da Canova                                         terracotta,
Creugante, 1802                          Ercole e Lica                                     coperchio cm 45 x 54 x 20
gesso, cm 217 x 121 x 66                 bronzo, cm 42 х 29,5 х 21                         cassa cm 39 x 58 x 24
Possagno, Gypsotheca                     San Pietroburgo, Museo Statale                    Volterra, Museo Guarnacci
e Museo Antonio Canova                   Ermitage

con il sostegno   con il patrocinio di                          con la collaborazione di        organizzazione generale di   catalogo
Continua da Elenco opere / 2

Antonio Canova                       Ermafrodito addormentato           Antonio Canova
Le Grazie, 1799                      (Tivoli, Villa Adriana)            Maschera tragica (Monumento a
olio su tela, cm 75 x 102            marmo età adrianea,                Vittorio Alfieri)
Possagno, Gypsotheca                 cm 147 x 61 x 36                   gesso, cm 31 x 32 x 25
e Museo Antonio Canova               San Pietroburgo, Museo Statale     Possagno, Gypsotheca e Museo
                                     Ermitage                           Canova
Le Grazie
Pompei, casa di Titus Dentatius      Antonio Canova                     Antonio Canova
Panthera                             Maddalena penitente (sul retro     Monumento funerario di
affresco, cm 47 x 53                 la scritta: “Canova Roma 1790”),   Clemente XIII (modellino), 1783
Napoli, Museo Archeologico           1790                               gesso, cm 60 x 58 x 30
Nazionale                            Marmo e bronzo dorato,             Possagno, Gypsotheca e Museo
                                     cm 95 x 70 x 77                    Antonio Canova
Antonio Canova                       Genova, Musei di Strada Nuova –
Adone e Venere, 1789                 Palazzo Bianco                     Antonio Canova
gesso,cm 183 x 87 x 60                                                  Monumento funerario di Vittorio
Collezione privata                   Antonio Canova                     Alfieri (modello), 1805 - 1806
                                     Dar da mangiare agli affamati,     gesso, cm 45 x 51 x 23
Antonio Canova                       1795 - 1796                        Roma, Galleria Nazionale di Arte
Testa del Genio della morte, 1791    gesso, cm 120 x 124                Moderna
marmo, cm 86 х 36 х 38               Possagno, Gypsotheca
San Pietroburgo, Museo Statale       e Museo Antonio Canova             Urna cineraria
Ermitage                                                                terracotta,
                                     Antonio Canova                     coperchio cm 34 x 72 x 28
Antonio Canova                       Compianto del marchese Salza       cassa cm 42 x 61 x 22
Amore e Psiche stanti, 1803          Berio, 1822                        Volterra, Museo Guarnacci
marmo, cm 150 х 49,5 х 60            gesso, cm 131 x 268
San Pietroburgo, Museo Statale       Possagno, Gypsotheca               Urna cineraria
Ermitage                             e Museo Antonio Canova             terracotta,
                                                                        coperchio cm 46 x 70 x 23
Antonio Canova                       Antonio Canova                     cassa cm 46 x 61 x 22
Ebe, 1796                            La Pace, 1811 - 1815               Volterra, Museo Guarnacci
marmo, cm 161 х 49 х 53,5            marmo, cm 192 x 93,5 x 84,5
San Pietroburgo, Museo Statale       Kiev, Museo Bogdan e Varvara       Antonio Canova
Ermitage                             Khanenko                           Stele funeraria del conte
                                                                        Giambattista Mellerio,1811-1814
Antonio Canova                       Antonio Canova                     marmo, cm 174,7 x 126,6
Danzatrice con le mani sui           Paride, 1807 - 1812                Palermo, Palazzo Ajutamicristo
fianchi, 1811                        marmo, cm 200 x 79,5 x 64,5
marmo, 179 х 76 х 67                 Asolo, Museo Civico                Anton Francesco Gori:
San Pietroburgo, Museo Statale                                          Museum Etruscum exhibens
Ermitage                             Paride da Capua                    insignia veterum etruscorum
                                     fine del II secolo d.C.            monumenta, Volumen primum
Antonio Canova                       marmo bianco, cm 177 x 65 x 30     cm 37,5 x 27,5 x 7
Le grazie, 1812 - 1816               da Santa Maria Capua Vetere        Firenze, 1737
marmo, cm 182 х 103 х 64             Napoli, Museo Archeologico
San Pietroburgo, Museo Statale       Nazionale                          Museum Etruscum exhibens
Ermitage                                                                insignia veterum etruscorum
                                     Antonio Canova                     monumenta , Volumen secundum
Satiro dormiente                     Perseo trionfante, 1800 - 1801     cm 37,5 x 27,5 x 7
copia romana della fine del I sec.   gesso, cm 290 x 130 x 90           Firenze, 1737
a.C. da originale ellenistico        Padova, Collezione Privata
bronzo, cm 142                                                          Museum Etruscum exhibens
da Ercolano, Villa dei Papiri,       Antonio Canova                     insignia veterum etruscorum
peristilio rettangolare              Apollo del Belvedere, 1808-1810    monumenta, Volumen tertium
Napoli, Museo Archeologico           gesso, cm 230 x 90 x 80            cm 37,5 x 27,5 x 7
Nazionale                            Napoli, Accademia di Belle Arti    Firenze, 1737

Antonio Canova                       Antonio Canova                     Giovanni Battista Passeri:
Endimione Dormiente (modello),       Maschera tragica (Monumento a      Picturae Etruscorum in Vasculis
1819                                 Vittorio Alfieri)                  Volumen primum
Gesso, cm 95 x 183 x 93              gesso, cm 40 x 39 x 23             cm 46 x 32 x 7,5
Possagno, Gypsotheca                 Possagno, Gypsotheca e Museo       Roma, 1770
e Museo Antonio Canova               Canova
Continua da Elenco opere / 3

Picturae Etruscorum in Vasculis        Antonio Canova                       Antonio Canova
Volumen secundum                       Cefalo e Procri, 1797                Tre danzatrici (le Grazie),
cm 46 x 32 x 7,5                       Olio su tela, cm 165 x 143           amorino citaredo e braciere, 1799
Roma, 1770                             Possagno, Gypsotheca                 Tempera su carta,
                                       e Museo Antonio Canova               mm 275 x 390
Picturae Etruscorum in Vasculis                                             Possagno, Gypsotheca
Volumen tertium                        Antonio Canova                       e Museo Antonio Canova
cm 46 x 32 x 7,5                       Giocatrici di astragali, 1799
Roma, 1770                             Tempera su carta, mm 280 x 360       Antonio Canova
                                       Possagno, Gypsotheca e Museo         Polimnia e Menmosine,1799
Lucernae fictiles, Tomo I – II – III   Antonio Canova                       Tempera su carta, mm 280 x 380
cm 46 x 32 x 7,5                                                            Possagno, Gypsotheca
Pesaro 1739-1751                       Antonio Canova                       e Museo Antonio Canova
                                       Due Ninfe accovacciate e
Antonio Canova                         amorino                              Antonio Canova
Mercato degli Amorini, 1797            con una ghirlanda di fiori, 1799     Calliope e Omero, 1799
tecnica mista su tela,                 Tempera su carta, mm 280 x 390       Tempera su carta, mm 270 x 365
cm 330 x 134                           Possagno, Gypsotheca e Museo         Possagno, Gypsotheca
Bassano del Grappa,                    Antonio Canova                       e Museo Antonio Canova
Museo Civico
                                       Antonio Canova                       Antonio Canova
Antonio Canova                         Amorino che vola da una              Clio ed Erodoto, 1799
Mercato degli Amorini, 1797            ninfa assisa, con altra ninfa in     Tempera su carta, mm 280 x 370
tecnica mista su tela,                 ginocchio, 1799                      Possagno, Gypsotheca
cm 330 x 134                           Tempera su carta, mm 280 x 380       e Museo Antonio Canova
Bassano del Grappa,                    Possagno, Gypsotheca
Museo Civico                           e Museo Antonio Canova               Antonio Canova
                                                                            Tersicore e Pindaro, con amorino
Antonio Canova                         Antonio Canova                       che regge una tabella, 1799
Compianto della contessa de            Tre Ninfe hanno rubato il turcasso   Tempera su carta, mm 275 x 375
Haro, figlia della marchesa di         ad Amore, 1799                       Possagno, Gypsotheca
Santa Cruz, 1805                       Tempera su carta, mm 280 x 380       e Museo Antonio Canova
Tecnica mista su tela,                 Possagno, Gypsotheca
cm 208 x 195                           e Museo Antonio Canova               Antonio Canova
Bassano del Grappa,                                                         Talia e Aristofane, 1799
Museo Civico                           Antonio Canova                       Tempera su carta, mm 280 x 370
                                       Due Ninfe vezzeggiano Bacco in       Possagno, Gypsotheca
Antonio Canova                         fasce, 1799                          e Museo Antonio Canova
Due figure femminili in attitudine     Tempera su carta, mm 260 x 380
dolente, 1806                          Possagno, Gypsotheca                 Antonio Canova
Tecnica mista su tela,                 e Museo Antonio Canova               Melpomene in atto di incoronare
cm 188 x 196                                                                Sofocle, con amorino che regge
Bassano del Grappa,                    Antonio Canova                       una maschera tragica, 1799
Museo Civico                           Due Ninfe guardano in una            Tempera su carta, mm 275 x 360
                                       cassettina di gioie, 1799            Possagno, Gypsotheca
Antonio Canova                         Tempera su carta, mm 260 x 350       e Museo Antonio Canova
Sbarco della salma di                  Possagno, Gypsotheca
Horatio Nelson accolta dalle           e Museo Antonio Canova               Antonio Canova
personificazioni dell’Inghilterra,                                          Urania e Talete, 1799
della Scozia e dell’Irlanda, 1805      Antonio Canova                       Tempera su carta, mm 280 x 360
Tecnica mista su tela,                 Amore, ferita una Ninfa, vola da     Possagno, Gypsotheca
cm 171 x 88                            Venere, 1799                         e Museo Antonio Canova
Bassano del Grappa,                    Tempera su carta, mm 280 x 380
Museo Civico                           Possagno, Gypsotheca                 Antonio Canova
                                       e Museo Antonio Canova               La Filosofia e Socrate
Antonio Canova                                                              Tempera su carta, mm 280 x 355
Cinque danzatrici con ghirlande        Antonio Canova                       Possagno, Gypsotheca
di fiori, 1795                         Due ninfe con una freccia e il       e Museo Antonio Canova
Tecnica mista su tela,                 turcasso di Amore, con coppia di
cm 195 x 87                            fanciulli, 1799
Bassano del Grappa,                    Tempera su carta, mm 270 x 410       Antonio Canova
Museo Civico                           Possagno, Gypsotheca                 Erato ed Euterpe, con coppia di
                                       e Museo Antonio Canova               amorini , 1799
                                                                            Tempera su carta, mm 270 x 365
                                                                            Possagno, Gypsotheca
                                                                            e Museo Antonio Canova
Continua da Elenco opere / 4

Antonio Canova                           Antonio Canova                          Antonio Canova
Donna che si toglie il velo dal          Cinque danzatrici con ghirlande di      Due studi per le Grazie, 1812
capo e tre Amorini, 1799                 fiori, e velo sopra il capo di quella   Matita, carta bianca, mm 120 x
Tempera su carta, mm 280 x 370           al centro, 1799                         191
Possagno, Gypsotheca                     tempera su carta, mm 345 x 790          Bassano del Grappa,
e Museo Antonio Canova                   Possagno, Gypsotheca                    Museo Civico
                                         e Museo Antonio Canova
Antonio Canova                                                                   Antonio Canova
Due danzatrici: una che                  Antonio Canova                          Venere con in braccio Amore
si regge la veste, l’altra con il dito   Due danzatrici che reggono              matita, carta avorio,
al mento                                 sulle mani un amorino con due           mm 135x 100
Tempera su carta, mm 290 x 370           ghirlande di fiori, suonatrice di       Bassano del Grappa,
Possagno, Gypsotheca                     tamburello e due ninfe, 1799            Museo Civico
e Museo Antonio Canova                   Tempera su carta, mm 335 x 655
                                         Possagno, Gypsotheca                    Antonio Canova
Antonio Canova                           e Museo Antonio Canova                  Castore e Polluce
Danzatrice con le braccia                                                        matita, carta avorio,
intorno al capo, 1799                    Antonio Canova                          mm 440 x 300
Tempera su carta, mm 275 x 240           Coppia di danzatrici, quattro           Bassano del Grappa,
Possagno, Gypsotheca                     ninfe assise, una con amorino in        Museo Civico
e Museo Antonio Canova                   grembo, 1799
                                         Tempera su carta, mm 325 x 650          Antonio Canova
Antonio Canova                           Possagno, Gypsotheca                    Studio dai Colossi di
Danzatrice con cembali, 1799             e Museo Antonio Canova                  Montecavallo
Tempera su carta, mm 280 x 240                                                   matita, carta bianca,
Possagno, Gypsotheca                     Antonio Canova                          mm 450 x 305
e Museo Antonio Canova                   Teseo e Piritoo nel tempio di           Bassano del Grappa,
                                         Diana Ortia vedono Diana                Museo Civico
Antonio Canova                           danzare, fra due danzatrici,
Danzatrice che regge una                 davanti al simulacro di Artemide        Antonio Canova
ghirlanda di fiori sopra il capo,        Efesia (Ratto di Elena),1799            Castore e Polluce
1799                                     Tempera su carta, mm 260 x 395          matita, carta avorio,
Tempera su carta, mm 280 x 245           Possagno, Gypsotheca                    mm 440 x 300
Possagno, Gypsotheca                     e Museo Antonio Canova                  Bassano del Grappa,
e Museo Antonio Canova                                                           Museo Civico
                                         Antonio Canova
Antonio Canova                           Tre danzatrici, quella al centro        Antonio Canova
Danzatrice che regge un velo             con una ghirlanda sopra il capo,        Centauro vecchio “Furietti”
sopra il capo, volta a destra, 1799      citareda, Marte con Amore in            Matita, carta avorio,
Tempera su carta, mm 280 x 240           grembo e coppia di amorini              mm 550 x 385
Possagno, Gypsotheca                     tedofori (Danza delle Grazie e          Bassano del Grappa,
e Museo Antonio Canova                   Venere davanti a Marte), 1799           Museo Civico
                                         Tempera su carta, mm 240 x 370
Antonio Canova                           Possagno, Gypsotheca                    Antonio Canova
Danzatrice che si regge un velo          e Museo Antonio Canova                  Gladiatore Borghese
sopra il capo, di prospetto, 1799                                                Matita, gessetto bianco, carta
Tempera su carta, mm 280 x 240           Francesco Chiarottini                   grezza ocra, mm 538 x 440
Possagno, Gypsotheca e Museo             Lo studio del Canova                    Bassano del Grappa,
Antonio Canova                           disegno a penna, acquarellato           Museo Civico
                                         grigio e seppia, lumeggiato a
Antonio Canova                           biacca, mm 467 x 623                    Antonio Canova
Cinque danzatrici che si tengono         Udine, Musei Civici                     Torso del Belvedere
per mano, 1799                                                                   Matita, carta ocra, mm 455 x 375
Tempera su carta, mm 335 x 770           Antonio Canova                          Bassano del Grappa,
Possagno, Gypsotheca                     Autoritratto con danzatrice, 1806       Museo Civico
e Museo Antonio Canova                   matita, mm 160 x 237
                                         Bassano del Grappa, Museo               Antonio Canova
Antonio Canova                           Civico                                  Studio di statua egizia (Antinoo-
Cinque danzatrici colte in volo,                                                 Osiride)
due con ghirlande di fiori, 1799         Antonio Canova                          Matita, carta avorio, mm 550 x
Tempera su carta, mm 335 x 780           Morte di Priamo, 1781                   402
Possagno, Gypsotheca                     matita, carta avorio,                   Bassano del Grappa,
e Museo Antonio Canova                   mm 348 x 239                            Museo Civico
                                         Bassano del Grappa,
                                         Museo Civico
Continua da Elenco opere / 5

Antonio Canova                        Antonio Canova                        Antonio Canova
Studio dalla Venere dei Medici,       Nudo virile seduto in atto di         Figura completamente
1803                                  estrarre una spina dal piede          ammantata, in ginocchio, di profilo
Sanguigna, carta cilestrina,          sinistro, assistito da un fanciullo   verso sinistra, 1793
mm 502 x 365                          ignudo inginocchiato, 1796            Matita, carta cilestrina,
Bassano del Grappa,                   Matita, penna e inchiostro bruno,     mm 220 x 168
Museo Civico                          carta avorio, mm 457 x 322            Bassano del Grappa,
                                      Bassano del Grappa,                   Museo Civico
Antonio Canova                        Museo Civico
Nudo virile di profilo atteggiato                                           Antonio Canova
come il Gladiatore Borghese,          Antonio Canova                        Figura femminile assisa, con
1794                                  Nudo femminile stante di              ampio mantello, volta a destra,
Matita, penna e inchiostro bruno,     prospetto, con il capo di profilo     con il capo reclinato sulla mano
carta avorio, mm 315 x 460            leggermente reclinato, e le           destra
Bassano del Grappa,                   braccia incrociate sul petto; nudo    Matita, carta avorio,
Museo Civico                          femminile bocconi di schiena con      mm 232 x 550
                                      il capo leggermente sollevato         Bassano del Grappa,
Antonio Canova                        Matita, carta avorio,                 Museo Civico
Nudo stante di prospetto con          mm 415 x 319
le gambe divaricate, con gladio       Bassano del Grappa,                   Antonio Canova
nella mano destra, in atto di         Museo Civico                          Figura femminile stante con il
reggere uno scudo con il braccio                                            capo reclinato
sinistro proteso, 1794                Antonio Canova                        Matita, carta avorio,
Matita, penna e inchiostro bruno,     Nudo femminile seduto su un           mm 232 x 161
carta avorio, mm 460 x 318            podio, di schiena, con il capo        Bassano del Grappa,
Bassano del Grappa,                   verso destra; Nudo femminile          Museo Civico
Museo Civico                          stante di profilo, con le braccia
                                      incrociate sul petto e il capo        Antonio Canova
Antonio Canova                        girato verso l’osservatore            Danzatrice con le braccia ignude
Nudo stante di prospetto con le       Matita, carta avorio,                 in atto di sollevare la veste con
gambe incrociate, che stringe         mm 460 x 338                          entrambe le mani
un’asta nella mano sinistra, il       Bassano del Grappa,                   Matita, carta avorio,
capo reclinato e braccio              Museo Civico                          mm 232 x 160
destro piegato sul fianco                                                   Bassano del Grappa,
Matita, penna inchiostro bruno,       Antonio Canova                        Museo Civico
carta avorio, mm 445 x 325            Figura virile stante, ripresa da
Bassano del Grappa,                   tergo, con lungo mantello, il volto
Museo Civico                          di scorcio e il braccio sinistro al
                                      petto                                 OPERE DI CONFRONTO
Antonio Canova                        Matita, carta cilestrina,             PERCORSO PERMANENTE
Nudo virile con berretto frigio       mm 252 x 156
nella posa di un arciere; Due         Bassano del Grappa,                   Commodo Gladiatore
nudini stanti con pugnale nella       Museo Civico                          inizio III secolo d.C.
mano destra e la sinistra al volto,                                         marmo pentelico, cm 287
1795                                  Antonio Canova                        da Roma, Terme di Caracalla –
Matita, penna e inchiostro bruno,     Figura virile, di profilo, con        Collezione Farnese
carta avorio, mm 454 x 325            mantello, seduto su una sedia,        Napoli, Museo Archeologico
Bassano del Grappa,                   le mani sullo schienale su cui        Nazionale
Museo Civico                          reclina il capo
                                      Matita, carta avorio,                 Ercole Farnese
Antonio Canova                        mm 236 x 154                          ultimo quarto II secolo d.C.
Due nudi virili in lotta, 1794        Bassano del Grappa,                   (tarda età antonina/età severiana)
Matita, penna e inchiostro bruno,     Museo Civico                          marmo pentelico, cm 317
carta avorio, mm 457 x 325                                                  da Roma, Terme di Caracalla –
Bassano del Grappa,                   Antonio Canova                        Collezione Farnese
Museo Civico                          Figura femminile panneggiata,         Napoli, Museo Archeologico
                                      accosciata e con il capo reclinato    Nazionale
Antonio Canova                        su un rialzo roccioso, e amorino
Studio per Ercole e Lica              in atto di incoronarla con una        Venere Callipigia
Matita grassa e penna, inchiostro     ghirlanda di fiori                    metà II secolo d.C.
bruno, carta bianca,                  Matita, carta avorio,                 marmo bianco, cm 152
mm 460 x 320                          mm 230 x 151                          da Collezione Farnese
Bassano del Grappa,                   Bassano del Grappa,                   Napoli, Museo Archeologico
Museo Civico                          Museo Civico                          Nazionale
Continua da Elenco opere / 6

Eros tipo Centocelle              Amore punito
metà II secolo d.C.               1-25 d.C.
marmo bianco, cm 165              affresco, cm 154 x 116
da Collezione Farnese             da Pompei, Casa dell’Amore
Napoli, Museo Archeologico        Punito
Nazionale                         Napoli, Museo Archeologico
                                  Nazionale
Cibele
II secolo d.C.                    Amore e Psiche
marmo bianco, cm 98               45-79 d.C.
da Collezione Farnese             affresco, cm 55,5 x 41
Napoli, Museo Archeologico        da Pompei, Casa di Terenzio Neo
Nazionale                         VII 2, 6 (esedra G, parete N o
                                  tablinum 10, esedra b)
Busto loricato di Antonino Pio    Napoli, Museo Archeologico
metà II secolo d.C.               Nazionale
marmo bianco, cm 80
da Collezione Farnese             Venditrice di amorini
Napoli, Museo Archeologico        affresco, cm 28,2 x 34,5
Nazionale                         Stabiae, Villa di Arianna
                                  (ambiente W25)
Eschine                           Napoli, Museo Archeologico
prima metà del I secolo d.C.      Nazionale
marmo bianco, cm 199
da Ercolano, Villa dei Papiri     Hermes
Napoli, Museo Archeologico        copia romana della fine del I sec.
Nazionale                         a.C.
                                  bronzo, cm 115
Statua colossale seduta dell’     da Ercolano, Villa dei Papiri,
Imperatore Claudio                peristilio rettangolare
circa 50 d.C.                     Napoli, Museo Archeologico
marmo bianco, cm 222              Nazionale
da Ercolano, Augusteum (c.d.
Basilica)                         Cavallo, c.d. Cavallo Mazzocchi
Napoli, Museo Archeologico        pastiche del XVIII sec. da
Nazionale                         frammenti di sculture del I a.C.
                                  bronzo,cm 216
Statue equestri di Marco Nonio    da Ercolano
Balbo                             Napoli, Museo Archeologico
ultimo quarto del I secolo a.C.   Nazionale
(età augustea)
marmo bianco, “Giovane”: cm
256; “Maturo”: cm 252
da Ercolano, Foro (?)
Napoli, Museo Archeologico
Nazionale

Gruppo dei Tirannicidi
metà II secolo d.C.
marmo bianco, Armodio: cm 185;
Aristogitone: cm 183
da Collezione Farnese
Napoli, Museo Archeologico
Nazionale

Danzatrici
primo quarto del I secolo d.C.
affreschi, cm 27 x 71,2; cm
30,5x161,5
da Pompei, Villa di Cicerone
Napoli, Museo Archeologico
Nazionale
28 marzo ~ 30 giugno 2019
Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Canova e Napoli

IL VIAGGIO D’ISTRUZIONE, 1780:
“PER TUTTO SONO SITUAZIONI DI PARADISO”

* Dopo Venezia, sua patria, e Roma, dove fissò la sua residenza a partire dal
1780 e dove visse sin quasi alla morte, Napoli è di certo la città con la quale
Antonio Canova ebbe più relazioni.

La capitale del regno borbonico, meta imprescindibile per qualsiasi artista nella
seconda metà del Settecento, anche per la risonanza degli scavi di Ercolano e
Pompei, fu visitata da Canova subito dopo Roma, dov’era giunto da Venezia, in
viaggio d’istruzione, alla fine del 1779.
È dunque il desiderio di ammirare le bellezze e le opere d’arte della città,
di conoscere le antichità “ercolanesi” e di Paestum, che spinse il giovane
scultore a recarsi a Napoli.
Vi giunse il 27 gennaio 1780.
L’artista ci consente di seguire, passo passo, i suoi itinerari grazie alle preziose
note del suo secondo “Quaderno di viaggio”.

La città gli apparve “veramente situata in una delle più amene situazioni del
mondo”. Il giorno dopo l’arrivo scrive: “per tutto sono situazioni di Paradiso”, e
rimane incantato, dopo aver visto il “nuovo giardino pubblico”, della “deliciosissima
situazione di questo Paese”.
Subito prende contatto con l’ambasciatore della Repubblica di Venezia,
Gaspare Soderini, e s’incontra con una delle donne più belle e celebri del
tempo - parola, fra gli altri, dell’imperatore Giuseppe II - la veneziana Contarina
Barbarigo, esiliata dalla Serenissima per la libertà dei suoi costumi, che alloggiava
all’albergo Reale in Largo Castello.

Visita sistematicamente le chiese e, per prima cosa, si fornisce di una guida della
città, forse la Guida di Napoli di Pompeo Sarnelli (pubblicata nel 1772), e che
troviamo presente nella biblioteca di Canova, come l’altra Guida, pure di Sarnelli,
dedicata a Pozzuoli, Baja, Cuma, ecc.
Dall’abate Vincenzo Corazza, precettore di casa Gravina, “uomo dottissimo”,
conosciuto al Caffè del Veneziano, si fa prestare i suoi scritti “riguardanti le belle
arti”. Alle note d’arte mescola osservazioni di costume: ad esempio, registra che
nella chiesa di San Domenico “molte donne cantavano fortemente il Rosario”.
“Cosa curiosa” è l’estrazione del Lotto alla Vicarìa, dove va ad assistere alla
discussione di una causa, e nota che nel dibattito, avvocati, imputati, curiosi, “tutti
parlano”.
Frequenta i teatri, dà una dettagliata descrizione della “famosa mascherata del
Re” che figurava quell’anno il viaggio del Sultano alla Mecca.

Nella cappella Sansevero: invece che la Pudicizia del veneto Antonio Corradini,
gli “parve di più merito” il Cristo morto di Giuseppe Sanmartino.

con il sostegno   con il patrocinio di                  con la collaborazione di   organizzazione generale di   catalogo
L’artista visita la galleria di Capodimonte e il Museo di Portici: come a dire una
delle più belle raccolte di pittura d’Europa e il museo d’avanguardia, in cui erano
state riunite le antichità ritrovate negli scavi recenti, approfitta del permesso
di disegnare il nudo all’Accademia, ma osserva che la scuola “è male diretta,
essendo li giovani troppo pieni di libertà, che li sembrano di essere in strada”.

Non poteva mancare l’escursione sul Vesuvio e il 14 febbraio si reca a Pompei
“sito che si sta scavando presentemente”, a Salerno e a Paestum.
È quindi la volta degli scavi di Portici e di Pozzuoli, dell’antro della Sibilla, di
Baia, della solfatara.
Il 28 febbraio lascia Napoli per Caserta e per Capua: ritorna a Roma.

Occorreva, tuttavia, perché si potesse instaurare un rapporto privilegiato, una grande
occasione, e questa fu l’accordo stipulato con il marchese Francesco Berio
patrizio genovese residente a Napoli per scolpire il gruppo in marmo di Adone e
Venere: un’idea già elaborata da Canova che piacque a Berio.

COMMITTENZE E INCARICHI

“Oh che gruppo! Oh che gruppo!” esclamava con enfasi Antonio d’Este, amico
e collaboratore di Canova in una lettera scritta subito dopo che l’opera era stata
terminata. Per 2000 zecchini il nostro marchese riusciva a portare a Napoli,
per collocarlo in un tempietto nel giardino del suo palazzo in via Toledo, una delle
più importanti creazioni contemporanee destinate ad un privato.

A Napoli, una interminabile processione di intendenti e di curiosi si recò in
pellegrinaggio al tempietto di casa Berio. Vennero pubblicati opuscoli e articoli su
giornali. In un suo scritto Carlo della Torre, uno dei più autorevoli critici dell’epoca,
esaltava lo scultore come Prassitele redivivo, cogliendo la componente neo-
ellenistica dell’ “antico” canoviano.
Nello stesso 1795, quando il gruppo di Adone e Venere giunge a Napoli, inizia
l’avventura dell’Ercole e Lica, un altro gruppo, questa volta colossale.
Canova, allora in città, propone a don Onorato Gaetani dell’Aquila d’Aragona
duca di Miranda di eseguire per lui una scultura raffigurante Ercole e Lica, per
confrontarsi, ed è la prima volta, nel genere “forte” o “fiero”, come lo connotavano
i contemporanei.
Non casualmente l’opera era prevista per Napoli, dove si conservava il colossale
“Ercole Farnese”, di cui lo scultore intendeva creare un equivalente moderno,
anche nelle dimensioni, mentre per la soluzione compositiva, l’artista guarda
piuttosto a un altro importante marmo delle raccolte farnesiane, che erano state
trasferite da Roma a Napoli nel 1792, il cosiddetto “Atamante e Learco” o “Ettore e
Troilo”, o “Commodo”, ancor oggi conservato nel Museo Archeologico.

Il modello fu realizzato prontamente ma la vicende della scultura furono
travagliate e la scultura finita non arrivò mai nella città campana.
Dapprima la cattiva qualità del blocco di marmo giunto da Carrara, poi i
rivolgimenti politici nel regno napoletano, culminati con l’invasione francese del
gennaio 1799, bloccarono i lavori. Nel maggio 1798 Canova stesso abbandonava
Roma, governata da una Repubblica giacobina sotto la tutela di truppe francesi
d’occupazione, per trasferirsi nel paese natale di Possagno. Il gruppo alla fine
andò a Roma, richiesto nel 1801 dal banchiere Giovanni Torlonia, nel cui palazzo
fu collocato nel 1815.

All’inizio del 1800 si riannodano i rapporti con Napoli.
Il re in persona, Ferdinando IV di Borbone, volle esser effigiato da Canova.
Il sovrano intendeva lanciare l’immagine di Napoli, città di fondazione greca,
quale nuova Atene e nuova Roma, in cui convivevano l’antico - dagli scavi
ercolanesi alla raccolta di marmi farnesiani - e il moderno: e pure qui le collezioni
Farnese giocavano un ruolo essenziale.
La statua di Ferdinando IV ebbe una storia complessa, e, sebbene Canova
si fosse alacremente messo al lavoro - tanto che già nell’ottobre 1800, dopo il
modellino in gesso di Possagno, era compiuto il modello colossale e nel 1803
anche la sbozzatura del marmo - l’avvento sul trono napoletano della dinastia
Bonaparte nel 1806 determinò un brusco arresto dell’impresa.
Si dovette arrivare al 1815, al ritorno quindi del legittimo sovrano a Napoli con
il nome di Ferdinando I re delle due Sicilie, perché si parlasse di riprendere
l’opera, terminata quattro anni dopo, e spedita via mare a Napoli alla fine del 1819.

Nel 1821, finalmente, la gigantesca statua veniva collocata nel Museo
Borbonico (ex Palazzo degli Studi; l’attuale Museo Archeologico Nazionale),
a cura dell’architetto Pietro Bianchi, nel luogo indicato da Canova stesso: una
nicchia dello scalone monumentale, dove da poco è finalmente tornata.
Canova, rispetto all’ “Adone e Venere” e all’ “Ercole e Lica”, cambia ancora: qui vuol
imporre, secondo il modello antico prescelto, un’immagine di severa grandiosità.
Proprio per questo piacque a Carl Ludwig Fernow, che rimproverava di solito ai marmi
canoviani una certa gracilità: “l’atteggiamento è nobile e fermo, e questa statua, alta
all’incirca 15 palmi, è fra le opere migliori di Canova”.

Per l’altezza, lo scultore prende ancora a modello l’Ercole Farnese, che superava
i tre metri come farà di lì a poco anche per la statua di “Napoleone I come Marte
pacificatore”. L’attenzione dell’artista si focalizza sul panneggio che ammanta la figura
del sovrano, con il braccio sinistro puntato sul fianco, interamente nascosto nella
stoffa. Ma si tratta pur sempre di un ritratto: ecco allora emergere il volto icasticamente
caratterizzato. Siamo a un vertice nella statuaria proprio a cavallo dei due secoli:
l’Ottocento veniva ad aprirsi con un capolavoro che andava a integrarsi con altri marmi
di prim’ordine, sempre differenti tra loro, dai Pugilatori al Perseo trionfante.

Seguiranno per Napoli: la statua equestre bronzea di Carlo III di Borbone (1815),
che doveva essere in realtà di Napoleone - ma, realizzati i gessi del cavallo e del
condottiero, il nuovo vento politico impose un cambio di personaggio per l’opera finita
- e l’avvio di quella per Ferdinando I, per la quale Canova riuscì a realizzare solo
il Cavallo; quindi i busti di Carolina e Gioacchino Murat (1813) e la raffinatissima
Erma di Vestale (ora al Getty Museum di Los Angeles) commissionata dal conte Paolo
Marulli d’Ascoli.
Il monumento funerario al marchese Berio non fu mai completato a causa della
sopraggiunta scomparsa dello scultore nel 1822 e venne utilizzato da monsignor
Giambattista Sartori Canova, fratellastro dello scultore, come tomba per Canova e per
se stesso nel Tempio di Possagno

* tratto da Giuseppe Pavanello
28 marzo ~ 30 giugno 2019
Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Confronti
TESEO VINCITORE DEL MINOTAURO

La prima vera scultura moderna di Canova è il Teseo vincitore del Minotauro.
Assieme all’Ares Ludovisi, di cui è in mostra il gesso prestato dall’Accademia di
Belle Arti di Napoli - ammirato la prima volta il 26 aprile 1780 e accuratamente
disegnato, come si legge nei Quaderni di viaggio - è il bronzo del Mercurio seduto,
(Hermes) “di maravigliosa bellezza, che in quel carattere non ne vidi una simile
a Roma”, a impressionare la mente dell’artista, fin dalla prima visita al Museo di
Portici (Quaderni di viaggio, 5 febbraio 1780).
Quell’entusiasmo è subito comunicato al nobiluomo veneziano Bernardino Renier
il 4 marzo 1780: “l’impareggiabile Museo di Portici, ripieno di bronzi antichi di varie
qualità, cioé vasi, istrumenti, tripodi ed altro, tutte cose di ottimo gusto composte;
in particolare, poi diverse statue di bronzo, tra le quali vi è un Mercurio sedente,
che non le saprei come esprimere quanto egli sia bello” .
Per di più, l’eroe di Canova tiene la clava come il Teseo di un celebre affresco
pompeiano: “la cosa più bella del Mondo. Un muro dipinto con figure grandi al
naturale, bellissimo, e bellissimo, e vivissimo più bello di tutte le Opere di Raffaello”
Il Teseo piacque, e piacque molto. Era “le premier exemple donné à Rome de la
véritable résurrection du style, du système et des principes de l’antiquité”. Si era
finalmente passati all’“imitation idéale”, come la definirà Quatremère de Quincy.

con il sostegno   con il patrocinio di                   con la collaborazione di   organizzazione generale di   catalogo
LE DANZATRICI

Ercolano e le Danzatrici canoviane, oggetto di riflessioni sia in marmi, sia in
disegni, poi trascritti a tempera su carta a fondo nero come tante pitture antiche.
Danzatrici che erano sembrate a Winckelmann “fluide quanto il pensiero e belle
come se fossero fatte per mano delle Grazie”.
Emulazione: in rapporto con il pennello degli antichi, che sapeva tracciare “con
rapidità come per fermare le prime idee di un disegno”.

E ancora, sempre Winckelmann: “Le più belle fra le pitture di questa maniera sono
le Danzatrici, le Baccanti e i Centauri, alti meno d’un palmo, e dipinti su un fondo
nero, ne’ quali si scorgono i tratti franchi d’un abile artista”.
Ulteriore sfaccettatura: alla base, c’è il desiderio di far rinascere l’Antico in una
delle sue manifestazioni più affascinanti, in cui protagonista è la grazia, ed era
sicuramente un azzardo, per uno scultore, cimentarsi in una simile tematica anche
nel marmo, all’apparenza la più ardua da risolvere in quel materiale.

Le Danzatrici ercolanesi. Un’altra voce: «la grazia le caratterizza; le due
massimamente che tengonsi per mano; quelle poi che appariscono coverte di
un velo trasparente offrono all’occhio un miracolo di avvenentezza nelle pieghe
del velo stesso» . Parole che s’attagliano alla prima sperimentazione scultorea,
la Danzatrice con le mani sui fianchi destinata a Joséphine de Beauharnais
L’artista vuol mettersi in gara, specie per gli ardimenti nella resa delle stoffe, con
il virtuosismo esecutivo della statuaria classica - si faccia caso al panneggio
atticciato di statue ellenistiche - specie se colte in un passo di danza con le braccia
alzate,sull’esempio di statue antiche.
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