Il bambino naturale 71 - New Italian Books

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Il bambino naturale

        71
Gino Soldera Donata Da Mar Luca Verticilo

  Educare ad essere
         Per diventare ciò che siamo

                  Il leone verde
Questo libro è stampato su carta prodotta nel pieno rispetto delle norme ambientali.
In copertina: ©iStockphoto.com/_chupacabra_ , “Pretty child girl in blossom garden”.
Il progetto grafico della copertina è di Francesca De Fusco.
Immagini: p. 40, designed by Freepik; p. 81, designed by Freepik; pp. 92-93, designed by Freepik;
p. 115, designed by Brgfx - Freepik.com; p. 143, designed by Freepik; p. 162, designed by Freepik;
p. 185, designed by Freepik.

ISBN: 978-88-6580-215-1
© 2019 Tutti i diritti riservati
Edizioni Il leone verde
Via Santa Chiara 30 bis, Torino
Tel/fax 011 52.11.790
leoneverde@leoneverde.it
www.leoneverde.it
www.bambinonaturale.it
Indice

Prefazione                                            7

                              ~ PRIMA PARTE ~

Introduzione                                         10

I	     La rivoluzione copernicana                    18
       La situazione attuale                         20
       La natura del disagio                         22
       Il senso dell’educazione                      25
             La protezione                           26
             L’accompagnamento                       26
             La guida                                27
       Partire dal progetto di vita                  28

II	    La struttura dell’essere umano                32
       Spirito, anima e corpo                        33
       Lo sviluppo dell’essere umano                 37
       L’eredità, l’ambiente e l’individualità       38
       Valorizzare la vita interiore                 42

III	   La realtà umana nell’educazione               46
       La nostra biografia inizia dal concepimento   47
       L’anatomia della psiche umana                 50
           Inconscio superiore                       52
206 Educare ad essere

            Inconscio medio                                               52
            Inconscio inferiore                                           53
            Le manifestazioni dello spirito rappresentate dall’Io o Sé    54
            Inconscio collettivo                                          57
      I quattro momenti dello sviluppo                                    59
      Il vero educatore                                                   62

                          ~ SECONDA PARTE ~

Guida alla lettura di “Educare ad essere”:
percorso di genitorialità consapevole                                     68

1a tappa	Chi è il bambino                                                 71
      Ti racconto una storia…                                             71
      Esplorando la prima tappa                                           73
           Il bambino nella società moderna                               74
           L’approccio esteriore e l’approccio interiore al bambino       75
           La mission del bambino                                         77
           Chi è il bambino?                                              78
           Dal bambino ideale al bambino immaginario…
           per giungere al bambino reale                                  80
           −− Il bambino ideale                                           80
           −− Il bambino immaginario                                      81
           −− Il bambino reale                                            82
      Focus                                                               84
      Esperienze di vita in famiglia: i genitori raccontano...            86
      Esercizi per educare ad essere                                      89
      Attività 1a tappa – Poster da compilare: Chi è il mio bambino?      91

2a tappa L’educazione del figlio                                          94
      Ti racconto una storia…                                             94
      Esplorando la seconda tappa                                         96
           Addestrare, allevare, modellare, istruire e educare            96
           “Educare ad essere” per realizzare il progetto di vita         98
           −− Sulla autoeducazione ed eteroeducazione                     99
           I tre compiti fondamentali del genitore/educatore             101
           −− Accettare                                                  101
           −− Rispettare                                                 102
           −− Valorizzare                                                104
Indice    207

           Tre chiavi per “educare ad essere”                            105
           −− Complementarietà                                           105
           −− Ombre e luci                                               106
           −− Il progetto educativo                                      106
      Focus                                                              108
      Esperienze di vita in famiglia: i genitori raccontano…             111
      Esercizi per educare ad essere                                     114
      Attività 2a tappa – Il contratto educativo                         115

3a tappa	Educare in famiglia                                             116
      Ti racconto una storia…                                            116
      Esplorando la terza tappa                                          118
           La famiglia                                                   118
           La genitorialità e i ruoli nella triade                       120
           Le ombre dei genitori                                         121
           Gli stili educativi e i modelli di attaccamento               123
           Sintonizzazione, sincronizzazione e collaborazione
           nella reciprocità                                             128
           La comunicazione educativa                                    131
           Qualità richieste ai genitori                                 132
           −− Unità                                                      132
           −− Sensibilità                                                133
           −− Autorevolezza                                              134
           −− Positività                                                 134
           −− Stile di vita in famiglia                                  135
      Focus                                                              137
      Esperienze di vita in famiglia: i genitori raccontano…             140
      Esercizi per educare ad essere                                     142
      Attività 3a tappa – L’album di famiglia                            143

4a tappa	Educare ai valori                                               145
      Ti racconto una storia…                                            145
      Esplorando la quarta tappa                                         147
           Educare ai valori                                             147
           Orientamento attuale della società                            150
           Psiche, comportamento, educazione e valori                    151
           Il ruolo dell’empatia                                         153
           Quale corso ai propri desideri?                               156
           Errori educativi più comuni                                   157
           −− Svalutazione                                               157
208 Educare ad essere

           −− Intellettualismo e adultismo                                 157
           −− Iperprotezione                                               158
           −− Permissivismo                                                158
      Focus                                                                160
      Attività 4a tappa – L’albero dei valori                              162

5a tappa	Educazione e autorealizzazione                                    163
      Ti racconto una storia…                                              163
      Esplorando la quinta tappa                                           165
           Educazione e realizzazione                                      166
           Alimentare la speranza e la fiducia                             167
           Che cos’è la realizzazione interiore?                           168
           −− Il bisogno di autorealizzazione                              168
           La prima e la seconda autorealizzazione                         172
           Il ciclo della vita e l’autorealizzazione                       175
           −− Dal temperamento alla personalità                            176
           I talenti                                                       179
      Esperienze di vita in famiglia: i genitori raccontano…               181
      Focus                                                                184
      Esercizi per educare ad essere                                       185
      Attività 5a tappa – Compilare il progetto educativo della famiglia   187

Conclusioni                                                                189

Appendice                                                                  194

                               Finito di stampare
                         nel mese di Marzo 2019 presso
                        Mediagraf, Noventa Padovana (PD)
EDUCARE AD ESSERE

    Quando l’Amore mi ha dato la Vita
  c’era una mamma che l’ha custodita,
  c’era un papà che l’ha sempre difesa
            e trepidante è nata l’attesa.

Mentre nel grembo prendevo sembianza
       l’anima mia già aveva sostanza:
   aveva uno scopo, aveva un progetto
  che ho custodito con grande rispetto.

   Il giorno che ho scelto, io sono nato,
  così come la Vita mi aveva plasmato:
          con delle risorse, potenzialità,
             con i miei limiti e fragilità.

       Al vostro Amore è stato affidato
          un compito unico e delicato:
   impegnarvi per me, con tanta umiltà
    perché io diventi da sogno a realtà.

  Lasciate lontani gli oggetti da avere:
          non ho bisogno di possedere
       giocattoli nuovi, o vestiti da re,
    io mi accontento di quello che c’è.

       Io sono semplice, io sono buono
    aiutatemi a essere quello che sono.

                      Valentina Notturno
Prefazione

      Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo di riuscir loro [ai figli]
            di qualche aiuto nella ricerca di una vocazione, avere una vocazione
                           noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione:
                                  perché l’amore alla vita genera amore alla vita.
                                                                 Natalia Ginzburg

    Nell’attuale contesto sociale e culturale, ai suoi diversi livelli, sembra
smarrita non solo la coscienza condivisa e la buona pratica dei processi
educativi, bensì l’idea stessa di educazione.
    Schiacciata tra la presunta impossibilità di indicare una verità della vita
e il pluralismo e relativismo dei valori, l’educazione risulta svuotata di ciò
che per sua natura la contraddistingue: una direzione personale e comunita-
ria da seguire e l’apertura alla vita intesa come progetto personale, capace
di darle significato.
    Certamente (e lo vediamo nei dialoghi quotidiani con genitori, educatori
e rappresentanti delle istituzioni) è vissuta come molto urgente la domanda
su come affrontare le difficoltà crescenti dei bambini e dei ragazzi, ma si
fatica invece a riconoscere che spesso si cercano risposte veloci e tecniche
a domande che veloci e tecniche non sono; sono piuttosto domande di sen-
so, di profondità: in una parola, di educazione.
    “Per questo – ci ricorda il testo del Comitato CEI La sfida educativa –
dobbiamo acquisire meglio i termini attuali della crisi e il livello di pro-
fondità a cui ricondurre l’educazione e il suo possibile percorso. L’attuale
crisi dell’educazione ha a che fare non soltanto con singole difficoltà, ma
piuttosto con l’idea che abbiamo dell’uomo e del suo futuro”.
    Il presente lavoro si muove con profondità, precisione antropologica e
saggia pedagogia proprio lungo la via dell’educazione, dall’inizio, senza
8 Educare ad essere

scorciatoie: partendo cioè dalla vita nascente, fin dal concepimento e poi
via via fino alla nascita e oltre, vitalmente intrecciata e nutrita dalla relazio-
ne familiare e dal legame con la comunità sociale.
    Seguendo il testo, lungo lo snodo preciso e logico dei capitoli, si evince
e si apprezza come questo lavoro sia proprio “pane fatto in casa” (mi si per-
doni questa immagine familiare),offerto a chi ha a cuore la vita, i bambini,
l’educazione genitoriale.
    Gli autori infatti, studiosi esperti di psicologia e pedagogia, non si limi-
tano a presentare con scientificità i contributi più attuali provenienti dalle
discipline antropologiche e mediche sulla vita nascente e sull’infanzia, ma
guidano il lettore nelle pieghe di progetti educativi a lungo pensati e speri-
mentati in territorio veneto e italiano, insieme a famiglie e bambini.
    Numerosi sono i meriti di questa pubblicazione: certamente la centralità
riservata al bambino considerato nella sua unicità (oggi spesso dichiarata
a parole ma disattesa nella pratica), ma anche lo spazio teorico fondativo e
progettuale riservato alla promozione e al sostegno delle competenze geni-
toriali e educative di entrambi i genitori e, non da ultimo, quello che gli Au-
tori chiamano “lo scambio circolare creativo nella reciprocità propositiva”
tra bambino e genitori. Il bambino, fin dalla vita intrauterina, ha uno scopo,
un progetto personale da costruire e raggiungere, portando nondimeno un
contributo fattivo alla vita dei genitori e della società.
    Educare ad essere per diventare ciò che siamo: quale sfida più importan-
te, quale compito più urgente, quale direzione più affascinante che aiutare
ogni bambino a esprimere i propri talenti, a costruire il proprio progetto
personale di vita, in un ambiente educativo che lo accoglie, che lo ascolta,
che lo sprona a esprimere il meglio, non solo per se stesso ma anche per i
suoi genitori e per tutta la comunità?
    Come psicologo e psicoterapeuta familiare, ma ancor più come salesia-
no, non posso che ringraziare gli Autori per il loro contributo scientifico e
per la loro professionalità e passione educativa.
    Il lettore certamente troverà spunti originali e profondi per la propria
crescita personale e educativa, come è capitato a me nella lettura.

                                                           Nicola Giacopini
                                Direttore Dipartimento di Psicologia IUSVE
Prima parte
Introduzione

     Occorre oggi più che mai una critica della pedagogia che consenta di andare
oltre quei molteplici prodotti contrastanti e assortiti di pedagogie guazzabuglio di
  bassa qualità, di natura autoreferenziale, in modo tale da mettere in luce i limiti
  della pedagogia stessa: si propone frammentazione invece di fioritura, estranea-
 zione invece di concetti chiari, povertà teorica piuttosto che crescita concettuale,
                                                         molto bluff e poca sostanza.
                                                                 Wolfgang Brezinka1

    Una delle regole fondamentali dell’educazione è quella di dire sempre
la verità, naturalmente senza arrecare offesa a nessuno e usando un lin-
guaggio adeguato e comprensibile all’interlocutore. Ed è quello che ci ac-
cingeremo a fare per comprendere il ruolo educativo dei genitori, che non
può più essere lasciato a se stesso, dovendo la famiglia affrontare un’epoca
contrassegnata da profondi cambiamenti e trasformazioni di natura “co-
smopolita” che ci vedrà destinati a coabitare in modo permanente con modi
di vita, fedi e culture diverse.
    Se oggi volgiamo uno sguardo alla realtà umana nel suo insieme, non
possiamo non rilevare lo stato di abbandono e trascuratezza nel quale si
trovano la stessa famiglia e il mondo dell’infanzia, tanto che possiamo dire,
al di là delle dichiarazioni ufficiali, che l’educazione è diventata una sor-
ta di “Cenerentola”, essendo stata relegata a un ruolo marginale nella vita
sociale.

1 Brezinka W., Educazione e pedagogia in tempi di cambiamento culturale, V&P, Milano,
2011.
Introduzione    11

     Alla domanda: perché tutto questo? La risposta è abbastanza scontata,
in quanto da sempre l’uomo ha manifestato una certa difficoltà nel rapporto
con se stesso, in particolare in quest’epoca in cui i suoi nuovi idoli sono di-
ventati la finanza, la politica, l’economia, la produzione ecc.; dimenticando
così se stesso, le sue esigenze più intime e profonde e con esse la sua storia
e il suo divenire, facendo sì che la questione dell’educazione continui a
essere una semplice appendice di altro. Afferma a questo proposito Thomas
Verny: “Come dimostra la ricerca storica e incrociata, il modo in cui la
società risponde alle esigenze umane ed educative ha ben poco a che fare
con l’istinto materno, con gli ormoni o con l’assoluta e oggettiva verità di
ciò che sia meglio per i figli o per il loro sviluppo. Ciò che forgia le ricette
e i metodi per allevare i figli in ogni società sono le strutture economiche,
politiche e culturali di quella società”2.
     Attualmente stiamo vivendo un periodo di grandi trasformazioni, quali
il processo di globalizzazione, il paradigma della complessità, i movimen-
ti migratori, gli scenari multiculturali e un apparato tecnologico che si va
diffondendo oltre misura. E se da un lato la nostra società ha in gran par-
te risolto i problemi legati alle esigenze del corpo e della sopravvivenza,
dall’altro in questi anni ha contribuito ad accrescere le difficoltà e i disagi
sul piano della vita psichica e personale, e questo con gravi ripercussio-
ni nell’ambito della vita sociale, alimentando fenomeni come quelli della
devianza e della marginalità, che portano verso la dipendenza e la delin-
quenza. I ritmi di vita stanno diventando via via più incalzanti e innatura-
li; i rapporti interpersonali più fragili e superficiali; la solidarietà umana è
sostituita dalla competizione senza limiti; mentre sta crescendo in senso
conformistico la pressione sociale a scapito dell’autonomia e della libertà
di coscienza.
     Il tutto sta creando un diffuso malessere sociale fatto di solitudine, in-
sicurezza, incertezza, disadattamento, insoddisfazione, sofferenza, paura e
infelicità.
     In termini più ampi potremmo dire che stiamo assistendo a quello che
Erich Fromm aveva definito “il fallimento della grande promessa”3, in
quanto stiamo sempre più constatando che la soddisfazione illimitata di

2 Verny T., Weintraub P., Bambini si nasce, Bonomi Edizioni, Pavia, 2004, p. 148.
3 Fromm E., Avere o essere?, Feltrinelli, Milano, 1977, pp. 11-31.
12 Educare ad essere

tutti i desideri non permette necessariamente di vivere bene e di essere fe-
lici; il sogno di diventare padroni assoluti della nostra esistenza comincia
a venir meno e ci stiamo rendendo conto che stiamo diventando nell’in-
sieme ingranaggi di una grande macchina burocratica; il progresso econo-
mico rimane in mano alle classi agiate e ai paesi ricchi e il divario con le
classi meno abbienti e con i paesi poveri sta crescendo; mentre il progresso
tecnico manifesta gravi pericoli ecologici. Inoltre la realtà che riguarda il
mondo interiore è stata sempre più oscurata e la vita dell’essere umano si è
spostata quasi esclusivamente all’esterno, nel mondo esteriore; questo, fra
l’altro, dimenticando che l’inizio e la fine vita sono processi che coinvol-
gono in modo naturale la nostra interiorità che, negata, ha prodotto il tabù
della morte.
    Sul piano umano siamo all’emergenza educativa, senza che questa ven-
ga affrontata; essa peraltro continua a essere confusa con l’istruzione, di-
menticando che uno dei più importanti compiti di una società è quello di
formare e di educare le nuove generazioni e dare loro la possibilità di poter-
si esprimere e di poter contribuire con la loro vita al bene comune.
    Al contrario, la società occidentale sta perdendo di vista se stessa, le sue
radici e i suoi valori e con essi la sua identità; sta diventando, secondo Bau-
man, sempre più liquida4, anche perché sta smarrendo il senso profondo
della sua missione e della sua esistenza e a poco aiuta il fascino di affron-
tare la complessità con misure semplici e istantanee o la reazione radicale
di natura fondamentalista di tipo locale, nazionalista o religiosa, se non a
richiamare i pericoli e gli spettri del passato.
    A tutto questo si aggiunge la continua sotterranea crescita della dema-
gogia, del malcostume e della corruzione che fa sì che vi sia un continuo e
costante logoramento degli strumenti e dei mezzi istituzionali necessari ad
amministrare la vita sociale, anzi, questi si sono sempre più burocratizzati e
chiusi in se stessi e nei loro interessi corporativi, hanno privilegiato l’inte-
resse di pochi e si sono dimostrati sordi alle necessità e ai bisogni di molti.
Ciò ha prodotto una frattura e uno scollamento tra il mondo delle istituzio-
ni e quello dei cittadini, tanto che le istituzioni hanno finito per diventare
estranee e in qualche modo tiranniche verso coloro che dovrebbero servire,

4 Bauman Z., Leoncini T., Nati liquidi, Sperling & Kupfer, Milano, 2017.
Introduzione    13

con la conseguenza di aver reso la vita dei cittadini ancora più complicata
e difficile e a questi ultimi non è rimasta altra strada che la via della conte-
stazione e della protesta civile.
    Il fatto che attualmente la questione educativa sia alla mercé della politi-
ca, delle amministrazioni, delle lobby e della cultura dominante, e che solo
marginalmente coinvolga nelle scelte le famiglie e la popolazione, ha fatto
sì che queste subiscano scelte e decisioni di altri estranei alle loro vicende;
mentre la situazione non avanza, i nodi strutturali di fondo continuano a ri-
manere irrisolti, nonostante il susseguirsi delle diverse amministrazioni. Al
contrario, si osserva invece un atteggiamento totalmente diverso nei con-
fronti di quelle che possiamo chiamare “le nuove emergenze” che trovano
negli amministratori di turno attenzione, interesse e disponibilità, anche
perché queste emergenze permettono di avere mano libera e una immediata
e ampia visibilità attraverso i mass media. Tutto ciò avviene in virtù del
fatto che la programmazione non è riuscita ancora a fare quel salto di qua-
lità da tutti auspicato, essendo costretta a seguire gli spazi e i tempi della
politica e del sistema elettorale, che purtroppo cura quasi esclusivamente le
questioni di breve tralasciando quelle di medio e lungo periodo.
    Perciò sarebbe opportuno che chi amministra smetta di “navigare a vi-
sta” e vada oltre la “politica del tappa buchi”, i cui sforzi rischiano di di-
ventare del tutto inconcludenti, se non addirittura dannosi, quanto meno in
ambito educativo, e cerchi di documentarsi adeguatamente, avvalendosi se
necessario di professionisti esperti, così da poter fare una fotografia del-
la situazione, delle necessità e dei bisogni educativi attuali e delle risorse
umane e materiali disponibili, per realizzare una programmazione aperta
sul lungo e medio periodo: non possiamo dimenticare che il bambino di
oggi sarà il cittadino di domani.
    Che l’educazione sia una questione irrisolta è sotto l’occhio di tutti, tan-
to che da fenomeno acuto è diventato cronico, al quale non si dà più peso
e la cui presenza comincia a essere avvertita da molti con un certo disinte-
resse e fastidio.
    Allora possiamo chiederci: quali sono le ragioni? La prima, forse la più
importante, è che nella nostra società i bambini non hanno ancora un au-
tentico diritto di cittadinanza e tanto meno diritto di voto, di conseguenza
non c’è chi cura i loro interessi e i loro bisogni, come per esempio avviene
per gli anziani o per altre categorie sociali deboli. Quello che possono fare
14 Educare ad essere

i genitori o i nonni con le loro fatiche è già molto, in quanto le risorse asse-
gnate dalla società alle agenzie che si occupano di educazione sono piutto-
sto scarne e insufficienti: si parla che per l’età che va dagli zero ai tre anni
venga impiegato solo lo 0,5% delle risorse dell’intero welfare disponibile.
    Senza dubbio l’introduzione del diritto di voto ai bambini, mediato ov-
viamente dai genitori, nel nostro ordinamento, in un paese come il nostro
dove nascono in media meno di 500.000 bambini all’anno, sposterebbe l’a-
go degli equilibri politici e probabilmente creerebbe una sana discontinuità
politica amministrativa. Questo farebbe sì che l’infanzia non continui a ri-
manere una questione marginale e relegata alla famiglia, ma costringerebbe
finalmente l’intera società a rendersi conto che la questione educativa ha un
ruolo strategico fondamentale rispetto al futuro, se si vuole realizzare una
società a misura d’uomo.
    Per pensare seriamente a se stessa, al suo vero bene e al suo futuro, la
società non può continuare a esimersi di interrogarsi sul valore della fami-
glia, sul ruolo della coppia e dei genitori, sulla loro funzione relazionale e
educativa, sulla condizione dell’infanzia e sulla vita del bambino fin dall’i-
nizio della sua esistenza: è necessario che si cominci ad affrontare e a pre-
venire ciò che non funziona. Tutto questo diventa possibile se si comincia
a comprendere che le risorse del mondo esterno, come quelle della terra,
sono ridotte, mentre quelle interiori che riguardano la psiche dell’essere
umano sono illimitate e sono lì che attendono solo di essere conosciute e
sviluppate. Quello che si è cercato di fare con il metodo educativo “Educa-
re ad essere”5 è stato di invertire la modalità di approccio al bambino, non
più fondata solo sulla sua realtà esteriore che considera solo i suoi limiti, le
sue debolezze e incapacità, ma soprattutto sulla sua realtà interiore, fatta di
grandi potenzialità, il cui sviluppo viene orientato in maniera determinante
proprio nelle prime fasi della vita. Se è vero che sul piano esteriore il bam-
bino è figlio dei suoi genitori, è anche altrettanto vero che sul piano interio-
re la situazione si inverte in quanto il bambino è, come dice la Montessori,
“il padre dell’uomo”6, essendo per sua natura portatore degli insegnamenti

5 Soldera G., Mussato S., Educare ad essere, per diventare ciò che siamo, in “Il Giornale
Italiano di Psicologia e di Educazione Prenatale”, n. 18, 2010, pp. 9-22.
6 Regni R., Infanzia e società in Maria Montessori. Il bambino padre dell’uomo, Armando
Editore, Roma, 1997.
Introduzione      15

dell’intera evoluzione biologica e umana, dalla quale nessuno può prescin-
dere, se vuole rigenerare e dare un impulso evolutivo alla propria e all’al-
trui esistenza.
    Perché questo cambio di rotta possa avvenire è necessario cominciare
a superare anche il grave pregiudizio relativo alle componenti strutturali
e allo sviluppo del bambino, in quanto questo è ancora ritenuto collegato
alla formazione del cervello, quando invece alcuni studi hanno messo in
evidenza come la realtà della psiche, con i suoi aspetti inferiori, medi e
superiori, preceda e faccia da sfondo allo sviluppo della mente e del cer-
vello del bambino. Questo perché, come afferma Peter Fedor-Freybergh,
l’attività funzionale, data dagli stimoli, precede lo sviluppo della struttura e
degli organi7 e, come sostiene Mark Solms, i processi psichici interiori, di
natura soggettiva, precedono quelli secondari esteriori a valenza oggettiva8.
È evidente che il bambino ha bisogno di vivere in un ambiente favorevole
e di avere degli adulti che sappiano comprendere la sua realtà e che lo aiu-
tino a esprimere fin da piccolo tutte le sue risorse e potenzialità che, se non
adeguatamente coltivate, rischiano con il tempo di scomparire, ma neces-
sita anche di educatori che gli permettano di imparare ad essere se stesso,
in modo autentico e in ogni circostanza della vita, così da poter crescere e
formarsi nel modo più armonioso ed equilibrato possibile.
    A questo punto possiamo anche chiederci: in quale contesto sociale
sono educati oggi i bambini, visto che l’ambiente nel quale vivono gioca un
ruolo fondamentale per la loro formazione? La nostra società, fondata sul
senso delle giustizia sociale, sa essere egualmente giusta con i deboli e con
i forti? Ha nel suo DNA la coerenza tra ciò che dice e fa? Pone sullo stesso
piano la ricchezza interiore dei bambini e la ricchezza esteriore degli adul-
ti? Ritiene che l’interesse personale abbia un carattere secondario rispetto
all’interesse collettivo?
    Ciò che si rileva è che questa società fa continuo riferimento all’equipa-
razione e all’uguaglianza, mentre in realtà introduce direttamente o indiret-

7 Fedor-Freybergh P.G., Psicologia e medicina prenatale e perinatale: una nuova scienza
interdisciplinare, in “Il Giornale Italiano di Psicologia e di Educazione Prenatale”, n. 12,
2007, pp. 9-22.
8 Solms M., La coscienza inizia dall’Es, in “Psicologia contemporanea”, n. 233, 2012,
pp. 6-11.
16 Educare ad essere

tamente continui elementi di discriminazione e di divisione, secondo la lo-
gica del divide et impera. I diversi tentativi di recupero imposti dall’ester-
no, per legge o altro, non fanno che rendere ancora più difficile e complessa
la situazione, e questo, per esempio, nei confronti delle frequenti disparità
che esistono tra uomo e donna, tra adulto e bambino, tra sano e malato o tra
povero e ricco. Per quanto ci si dia da fare, la comprensione non può essere
imposta dall’esterno: avendo la sua sede nel cuore dell’uomo, questa può
crescere e svilupparsi solo all’interno della coscienza personale e colletti-
va. In realtà, al di là di qualche episodio che viene subito fatto conoscere
al largo pubblico, la nostra società è ancora molto lontana dall’aver fatto
propri i valori dell’amore, della solidarietà e della fratellanza, a scapito del
potere, del prestigio e della furbizia e dell’egoismo personale. Per quanto
riguarda l’amore è necessario essere molto chiari: esso non può essere la-
sciato alla libera interpretazione di ognuno, dove tutto può diventare amore,
sia esso possesso, attaccamento o altro, perché spesso queste non sono altro
che espressioni di un amore malato che va diagnosticato e curato. L’amore
ha un ruolo primario nell’educazione, in quanto l’amore anima, sostiene e
orienta l’azione educativa che è anche rispetto della propria e altrui dignità,
accettazione di se stessi e dell’altro, così da permettere a questa energia di
esprimere al meglio la sua creatività nel cambiamento, nella trasformazio-
ne e nella trasmutazione che porta verso la crescita e la maturazione.
    Ciò di cui hanno bisogno veramente i bambini, accanto alla soddisfa-
zione dei bisogni primari, è di essere aiutati a essere se stessi e a esprimere
quanto di meglio c’è in loro, in sintonia con il loro progetto di vita, che
rappresenta il motivo della loro esistenza nel mondo. Per questo i nostri
figli per crescere sani hanno bisogno di genitori accoglienti e preparati, ed è
quello che avviene con il metodo “Educare ad essere”, dove la loro forma-
zione teorica e pratica (anche attraverso appositi esercizi ed esperienze in-
dividuali e di gruppo) non viene lasciata al caso. Infatti i genitori vengono
guidati all’osservazione, all’ascolto, al dialogo; a conoscere la realtà interna
ed esterna del bambino; ad avere un’idea di quelli che sono i principi e gli
strumenti educativi; a comprendere a fondo i ruoli del padre e della madre e
di entrambi i genitori; ad approfondire le relazioni e le dinamiche familiari;
a conoscere i maggiori difetti educativi, i valori della vita e le condizioni
necessarie per permettere al bambino di dare il meglio di sé e di avanzare
sulla via dell’autorealizzazione. Inoltre i genitori vengono accompagnati a
Introduzione    17

comprendere che i bambini hanno bisogno di essere tutelati e difesi da tutta
la negatività che li circonda, anche perché, rispetto al passato, oggi la casa,
grazie ai network e mass media, non ha più confini e i genitori non sono
più il loro unico ed esclusivo riferimento. Questo avviene in un momento
ancora particolarmente delicato in cui il bambino, specialmente piccolo,
non ha ancora sviluppato a pieno la capacità di comprendere, di elaborare
e di scegliere e quindi di affrontare la realtà che lo circonda. La sfida che
abbiamo di fronte è quella di riuscire, senza se e senza ma, a diventare ca-
paci di entrare in empatia con il bambino e di sentire fino in fondo la sua
interiorità. In questo modo possiamo far sorgere in noi la capacità di sin-
tonizzarci con la sua essenza, per coglierla nel suo insieme, così da evitare
di indurre nuovi ostacoli o inutili complicazioni nella sua esistenza (spesso
dati da desideri impropri, bisogni e aspettative degli adulti), per poterlo al
contrario aiutare a ritrovare se stesso, ad affrontare e a sciogliere gli ostaco-
li che ha di fronte e a esprimere a pieno le sue doti e possibilità, all’interno
di un cammino personale sempre più libero e creativo, rendendo operativo
il ruolo indispensabile di ogni vita all’evoluzione dell’intera umanità.
I

                    La rivoluzione copernicana

        Anche noi, quando parliamo di educazione, predichiamo una rivoluzione,
 in quanto grazie a essa ogni cosa che noi oggi conosciamo verrà trasformata. Io
considero questa l’ultima rivoluzione: una rivoluzione non violenta, e tanto meno
   cruenta, che esclude anzi ogni benché minima violenza, perché quando vi fosse
    ombra di violenza la costruzione psichica del bambino sarebbe ferita a morte.
                                                               Maria Montessori1

    Oggi nell’ambito dell’educazione è necessario operare, per usare una
metafora d’uso comune, una rivoluzione copernicana. Quello che si propo-
ne, anche perché da anni si è al limite dell’emergenza, è un ribaltamento di
quanto viene generalmente pensato e praticato nel campo dell’educazione,
intesa come mezzo per la formazione personale e sociale dell’essere uma-
no. A suo tempo Niccolò Copernico propose una svolta nella concezione
dell’universo a favore della teoria eliocentrica contrapposta a quella ge-
ocentrica, ponendo il Sole e non la Terra, come faceva Tolomeo, al cen-
tro del sistema di orbite dei pianeti del sistema solare. Allo stesso modo
oggi è necessario ridefinire la questione dell’educazione e porre al centro il
mondo interiore, nel nostro caso l’interiorità del bambino e la sua essenza;
questo per permettergli di essere se stesso e di realizzare il suo progetto di
vita, che rappresenta il motivo per il quale è venuto al mondo. Le esigenze
esteriori, costituite da aspetti oggettivi e materiali, anche se legittime, non

1 Montessori M., La mente del bambino, Garzanti, Milano, 1999.
1 - La rivoluzione copernicana         19

vanno negate, ma solo assecondate, in quanto riguardano il mezzo e non il
fine della vita. Anzi, per quanto possibile, esse vanno controllate e incana-
late, essendo sospinte dall’istinto di sopravvivenza e sostenute dall’urgenza
e dall’emergenza. Questo istinto per sua natura alimenta l’atteggiamento
egoistico, sostiene il pensiero critico e ciò che divide, e orienta verso una
visione interessata e ristretta della vita. Inoltre privilegia l’interesse parti-
colare su quello globale e tende a impoverire l’insieme della persona, oltre
che a ridurre le possibilità di divenire e di sperare in un futuro migliore.
In termini pratici si tratta di mettere al primo posto le esigenze interiori
dell’essere umano, le quali, al contrario di quelle esteriori, orientano ver-
so una visione inclusiva e d’insieme, favoriscono le relazioni con sé e gli
altri, promuovono ciò che crea intesa, unione e collaborazione, e rendo-
no possibile una sana azione educativa. Le esigenze del mondo esteriore e
dell’intelletto, tipiche dell’istruzione, alimentano invece l’attenzione ver-
so gli interessi personali, attraverso una esasperata ricerca di potere, l’uso
strumentale della conoscenza, l’insana competizione, la continua ricerca
del successo e la conquista del prestigio e del riconoscimento sociale. Tutto
questo opprime l’amore, mortifica l’empatia e la comprensione, necessarie
per accettare se stessi, l’altro e il diverso, ed essere solidali con chi si trova
in una situazione di difficoltà e di emarginazione, ma anche per andare ol-
tre se stessi e scoprire il valore e il vero significato della vita. Nella nostra
società l’amore è stato degradato, ha perso il suo appeal, il suo potere e la
sua forza e non è più come diceva Dante: l’“amor che move il sole e l’altre
stelle”2. Esso è diventato qualcosa di generico e banale, riferito all’umana
ingenuità, e usato in modo contraddittorio: spesso confuso con il diritto di
avere, con lo scambio di merci e doni o con la semplice attività sessuale.
In sostanza l’amore non viene riconosciuto per quello che è: un modo di
essere, uno stato interiore della coscienza, un mezzo di trasmissione della
vita, aperto all’accoglienza, dove il bene dell’altro diventa il proprio bene.
Nella stessa famiglia, fondata sull’amore tra un uomo e una donna, sembra
essere avvenuta una mutazione genetica: come riferisce Gustavo Pietro-
polli Charmet, la famiglia da etica è diventata affettiva, in quanto soddisfa
affetti e bisogni, ma non trasmette più i valori3. E questo è particolarmente

2 Alighieri D., Divina Commedia, Paradiso, XXXIII, v. 145.
3 Pietropolli Charmet G., Dalla famiglia etica alla famiglia affettiva, relazione tenuta a
20 Educare ad essere

grave perché, come dice Viktor Frankl, l’uomo a differenza dell’animale
non ha impulsi o istinti che lo inducano in modo automatico a fare ciò che
deve fare4; attualmente egli non ha neppure il punto di riferimento costitu-
ito dalle tradizioni che gli indichino almeno ciò che dovrebbe fare. Si ha
l’impressione, per usare una metafora, che la famiglia attuale abbia fatto
propria la filosofia degli imprenditori e, più che un focolare domestico da
due cuori e una capanna, sia diventata un piccolo polo industriale, fatto di
tante piccole aziende quanti sono i suoi membri, dove ognuno (protetto
e sostenuto dagli altri) cerca in libertà e autonomia di perseguire la via
della felicità personale attraverso quello che il mondo moderno mette a
sua disposizione. Vengono così messi da parte e quasi dimenticati i bisogni
più profondi, come quello di scoprire e conoscere se stessi, di sciogliere i
propri nodi esistenziali, di scoprire il significato e il valore della vita e delle
relazioni umane, ma anche di entrare in armonia con se stessi e con gli altri
o di impegnarsi seriamente nel fare della propria vita un’opera d’arte. Non
ci si accorge che la via delle facili illusioni e della felicità a buon mercato
non conduce da nessuna parte; quello che si nota è che la vita, specialmente
delle nuove generazioni, sta diventando sempre più arida, insoddisfacente,
angosciosa e alienante. La pratica dello sballo nel fine settimana, gli effetti
psichedelici delle emozioni forti prodotte da droghe o alcool, il sistematico
uso di psicofarmaci per stare in piedi, il tirare avanti e continuare a vivere
in una sorta di equilibrio precario non risolvono, ma al contrario rendono
ancora più complicata, la vita.

   La situazione attuale

   I dati nel nostro Paese sono piuttosto sconfortanti. L’indice di natalità,
che può essere visto come un indicatore di fiducia e di speranza verso il
futuro, è da anni in costante calo, tanto che il numero dei morti nel 2016
(secondo i risultati dell’indagine Istat 2017) è stato di 608.000 persone a

Parma il 21 marzo 2009, nell’ambito della Conferenza provinciale della famiglia “Educarsi
per educare all’affettività”.
4 Frankl V.E., La sofferenza di una vita senza senso. Psicoterapia per l’uomo d’oggi, Elle
Di Ci, Leumann (TO), 1987, pp. 11-12.
1 - La rivoluzione copernicana          21

fronte di 458.151 nuovi nati. Il saldo naturale nel 2017 (nascite meno de-
cessi) registra quindi un valore negativo di meno 189.420 persone. Inoltre
da tempo emergono dati particolarmente preoccupanti sulla condizione mi-
norile. La lettura di questi dati sembra essere un bollettino di guerra. La
Società Italiana di Pediatria, a fine maggio 2017, ha pubblicato i risultati di
un’indagine condotta su un campione di 10.000 ragazzi fra i 14 e i 18 anni5.
Il dato più allarmante che rappresenta la fisiognomia di questa generazione
è la vastità e multiformità del disagio emotivo: oltre il 50% degli intervi-
stati ha dichiarato di essere stato (sempre, spesso, qualche volta) così male
da non ritrovare sollievo; per di più, se a questa percentuale si aggiungono
coloro che hanno sperimentato “raramente” questa situazione si arriva a
circa l’80% del campione. Il 15% degli intervistati si è inflitto delle lesioni
intenzionalmente, spesso per trovare sollievo (o per puro piacere). Maura
Manca riferisce che il rapporto tra social network e autolesionismo è molto
stretto e rischia di condizionare la vita dei più giovani, che sono anche i
più vulnerabili6. Non dobbiamo dimenticare che l’autolesionismo insorge
intorno agli 11-12 anni, età estremamente delicata da affrontare, e spesso
i genitori non si accorgono di ciò che accade sotto i loro occhi. Questo a
conferma del profondo disagio non tanto esteriore e fisico, quanto interiore,
nel quale versa la popolazione giovanile.
    Altro segnale rilevato dalla ricerca è il “fenomeno del bullismo”. Il 12%
del campione è stato vittima di cyberbullismo e al 33% è capitato di subire
atti di bullismo (il 20% raramente, l’8,4% qualche volta, il 3,3% spesso e il
2,1% sempre), ma la risposta è stata quasi sempre il silenzio: il 68% delle
vittime non ne ha parlato con nessuno. E altrettanto ampia (circa il 33%)
è la percentuale di coloro che dichiarano di aver preso parte a episodi di
bullismo verso i compagni e le compagne. Inoltre dalla ricerca è emerso
che il 37% del campione fuma sigarette (abitualmente o occasionalmente),
mentre circa il 40% dichiara di essere arrivato a star male in seguito all’uso
di bevande alcoliche. Circa un ragazzo su due ha sentito il bisogno di avere
un sostegno psicologico, ma l’84,2% non si è rivolto a un servizio di aiuto
psicologico e solo il 4,8% ha utilizzato quello della scuola. Quelli che si

5 Vitali Rosati G., Indagine interregionale SIP sugli adolescenti, 73° Congresso Italiano di
Pediatria a Napoli, 30 maggio 2017.
6 Manca M., L’autolesionismo nell’era digitale, Ed. Alpes Italia, Roma, 2017.
22 Educare ad essere

sono rivolti allo specialista (7,4%) lo hanno fatto principalmente per pro-
blemi familiari (27,3%), seguiti da quelli sentimentali e comportamentali
(entrambi al 21%), scolastici (16%) e con coetanei (13,3%). L’ampiezza
e la vastità del disagio giovanile sono confermate anche dalla scuola: per
il MIUR Scuola (2016) 1/3 dei giovani ha subito episodi di bullismo e per
l’Istat (2016) il 20% degli 11/17enni sono vittime assidue, subendo azioni
di bullismo più volte al mese. Sappiamo che questo comportamento viene
praticato generalmente in gruppo, all’interno di un contesto proprio (grup-
po classe, maschi, benestanti, emarginati, immigrati ecc.), secondo regole e
riti diversi, spesso contrapposti a quelli della società ed è finalizzato a esal-
tare il potere, il narcisismo e l’orgoglio individuale e di gruppo, secondo
la logica di sopravvivenza primitiva mors tua vita mea, dove il fallimento
di uno costituisce il requisito indispensabile per il successo dell’altro7. In
questo sono nutriti da programmi televisivi, videogiochi ecc. inneggianti
la violenza. Le motivazioni di tali comportamenti si ritrovano nel senso di
impotenza, inferiorità e inutilità personale e concorrono ad acquisire una
propria identità e dignità, anche se formale. Quello che si evidenzia dalle
indagini è che le difficoltà emotive e comportamentali stanno emergendo
nelle giovani generazioni in modo sempre più precoce e questo senza che
siano intraprese delle iniziative su vasta scala per rimuoverne le cause, la-
sciando i giovani, i genitori e le famiglie in balia di se stessi.

   La natura del disagio

    Le cause di questo disagio vanno ricercate anzitutto nel fatto che i pro-
cessi di trasformazione della società, attraversata da una rivoluzione tec-
nologica, sono stati rapidi e radicali e hanno interessato essenzialmente il
mondo esterno e solo marginalmente il mondo interno. Quest’ultimo è ri-
masto quello di sempre, se non addirittura impoverito e reso precario dalla
globalizzazione, dall’interesse verso il denaro e da richieste esterne pres-
santi, che hanno reso i ritmi di vita più veloci e stressanti. Nell’ambito
della formazione dell’essere umano il delicato rapporto fra educazione e
istruzione è diventato più precario. L’educazione impegnata nella forma-

7 Harris T.A., Io sono ok, tu sei ok, Ed. BUR, Milano, 2000.
1 - La rivoluzione copernicana        23

zione della persona, attraverso un lavoro orientato alla maturazione e alla
crescita interiore, è stata in parte sostituita dall’istruzione, sia all’interno
della famiglia che nella società. I genitori, responsabili dell’educazione dei
figli, si sono fatti sempre più da parte, lasciando il loro posto a familiari,
educatori, insegnanti o altri, mettendo così in difficoltà i figli, con i loro
bisogni personali; essi, per poter sopravvivere, sono costretti ad adattarsi
alla situazione e a diventare dei piccoli adulti, rimuovendo le loro esigenze
umane più intime e profonde, rendendo così quasi vana la possibilità di
vivere in modo pieno e naturale l’esperienza dell’infanzia. Tutto questo,
tra l’altro, dimenticando che il bambino ha bisogno di sentirsi da subito
accolto, accettato e amato per quello che è e non per quello che si vorrebbe
che fosse (fatto di tanti se e ma che nascondono solo sentimenti negativi),
di sperimentare relazioni significative capaci di comprenderlo, di ricono-
scerlo e di rispettarlo, così da sentirsi sostenuto e non ostacolato o deviato
nel suo intimo percorso intrapreso nel mondo. Quanto il bambino potrà re-
alizzare nel futuro dipende molto dall’atteggiamento dei suoi genitori (che
rappresentano il suo ambiente di vita) e delle persone a lui vicine, nella loro
capacità di evitargli inutili traumi e sofferenze, nonché di favorire atteggia-
menti di gioia, calore e sicurezza, poiché questi rappresentano importanti
fattori di protezione che garantiscono una sana crescita e lo sviluppo di
ogni essere umano.
    Un processo simile si è riscontrato nell’ambito della medicina8, dove il
modello medico dominante si è dimostrato incapace di trasformarsi da me-
dicina d’emergenza a medicina di prospettiva: cioè una medicina più vicina
ai bisogni umani e personali, volta a superare gli effetti nocivi dello stress
accumulato quotidianamente, a prevenire le malattie, a promuovere lo stato
di salute e un miglior benessere dell’uomo. Come il modello medico, anche
il modello della formazione umana è rimasto ancorato alle logiche del pas-
sato. La trasformazione della società da autoritaria a democratica avvenuta
nel secolo scorso aveva portato con sé la richiesta di una sostanziale mo-
difica anche del modello formativo, che però è rimasta disattesa; in realtà,
il tutto è rimasto ancorato alle logiche di sempre, incapaci di prevenire il
disagio e di promuovere un modello formativo educativo-istruttivo rispon-

8 Curi U., Le parole della cura. Medicina e filosofia, Raffaello Cortina Editore, Milano,
2017.
24 Educare ad essere

dente alle esigenze delle nuove generazioni. Sono state riproposte delle
nuove formule in chiave attuale, mascherate da modernismo ed efficien-
tismo, disattendendo ancora una volta i numerosi e profondi bisogni uma-
ni ormai da tempo assopiti. L’attuale modello formativo non contempla la
conoscenza del bambino, che è considerato un piccolo adulto alla mercé
degli adulti; infatti egli è ritenuto educato, bravo e buono quando si com-
porta bene, cioè quando si conforma a norme, regole e indicazioni derivate
dalla società e dal mondo esterno. E tutto ciò avviene senza tenere conto, o
tenendo conto solo in parte, della sua struttura individuale, delle esigenze,
dei bisogni e delle sue specifiche capacità; per questo quando non si sente
compreso, dopo vari tentativi falliti, comincia a ribellarsi e a protestare fino
a isolarsi e ad arrangiarsi per conto proprio. Di fronte a tali comportamenti
che iniziano molto presto, raramente viene aperta una riflessione e vengono
poste domande quali: perché questo bambino protesta? Cosa ha da lamen-
tarsi? Anzi, il più delle volte gli adulti s’inalberano e pensano: che cosa
pretende? Che cosa vuole? Che cosa gli manca? Oppure viene subito bol-
lato come un bambino viziato, che fa i capricci e che non è mai contento di
niente e in certi casi, nelle situazioni più gravi e difficili, viene considerato
come diceva Freud “un polimorfo perverso”. Non ci si è ancora resi conto
che l’approccio dell’adulto verso il bambino avviene tendenzialmente solo
attraverso il mondo esteriore e questo porta, il più delle volte, ad assumere
atteggiamenti pregiudiziali e comportamenti preconfezionati, in ogni caso
lontani da richieste, bisogni e necessità primarie del bambino. Si dimen-
tica che l’educazione ha un ruolo fondamentale nella formazione interio-
re dell’essere umano, nell’accompagnare lungo il cammino di crescita e
maturazione, nell’aiutare a prendere gradualmente coscienza di sé, nonché
a mettere ordine e a gestire la moltitudine di desideri, aspirazioni, motiva-
zioni e intenzioni personali in continua trasformazione, affinché lo svilup-
po possa avvenire in modo sano ed equilibrato. Afferma Jacques Maritain
(1882-1973): “Il compito principale dell’educazione è soprattutto quello
di formare l’uomo, o piuttosto di guidare lo sviluppo dinamico per mezzo
del quale l’uomo forma se stesso a essere un uomo”. Inoltre l’innovazione
tecnologica, con l’uso fin dalla tenera età di telefonini, computer, giochi
elettronici, tablet e videogiochi, ha fatto emergere nelle nuove generazioni
atteggiamenti e difficoltà sconosciuti in passato, come la passività e la ras-
segnazione, date dall’incapacità e dall’immaturità ad affrontare situazioni
1 - La rivoluzione copernicana   25

per le quali non si è stati sufficientemente preparati; lo sviluppo di rapporti
sempre più fragili e superficiali associati spesso a maggiori difficoltà nella
gestione delle proprie emozioni, a causa dell’impoverimento delle relazioni
umane sempre meno autentiche; la progressiva trasformazione dei valori
in disvalori, quali l’autocontrollo e il rispetto, interpretati come forme di
debolezza e rimpiazzati dall’aggressività e dalla prepotenza, che si pos-
sono osservare anche nell’uso di un linguaggio volgare e dai toni accesi;
la diffusione di un comportamento conformistico, quale desiderio di fare
ciò che fanno gli altri per sentirsi più sicuri e a proprio agio. Questo non
considerando le tragiche implicazioni sul piano neuropsicologico9: l’entra-
ta nel mondo virtuale, infatti, attiva nella mente un’intelligenza di tipo re-
attivo, coltivata senza esperienza e vuota di impressioni sensoriali, senza la
possibilità di essere confrontata e comunicata (se non con una macchina),
degradando così la relazione da soggetto-soggetto a soggetto-oggetto. Se
questo inganno viene praticato con assiduità nel tempo è molto probabile
che mandi in cortocircuito il sistema neurosensoriale e che alimenti nuove
difficoltà, squilibrando le funzioni fra i vari distretti del cervello e distur-
bando indifferentemente le diverse aree e funzioni, come quella dell’atten-
zione, della relazione e della comunicazione.

   Il senso dell’educazione

    Dal punto di vista educativo non si possono chiudere gli occhi e conti-
nuare a far finta di niente, oppure lanciare nuovi slogan o proclami, come
quello della “crisi dell’educazione”, dell’“emergenza educativa”, del “co-
raggio di educare”, del “patto educativo” che vengono rispolverati di fronte
a certi fatti di cronaca, per poi lasciare che tutto rimanga come prima. Il
disagio è diffuso e generalizzato, in quanto interessa l’insieme delle nuove
generazioni. È necessario intervenire con urgenza per mettere in sicurezza
la situazione ed evitare ulteriori danni, oltre a quelli già prodotti, agendo in
modo capillare sulla popolazione. E questo secondo tre linee d’azione: la
prima riguarda la protezione, particolarmente necessaria nel periodo del-
la vita prenatale, per evitare quei danni che possono condizionare l’intera

9 Rigon M., Io sono in forma, La Biolca Editrice, Padova, 2014.
26 Educare ad essere

esistenza; la seconda interessa l’accompagnamento, soprattutto nel corso
dell’infanzia, utile per favorire la cura e la tutela e contrastare ogni forma
di abbandono o di eccesso di protezione; infine la terza si riferisce alla gui-
da, necessaria in modo particolare nella fase dell’adolescenza, affinché il
giovane sia posto nella condizione di affrontare con consapevolezza la vita.

                                   La protezione

    Fin dall’inizio, a partire dal concepimento, il bambino ha bisogno di es-
sere protetto (in particolare dalla madre e dai suoi genitori) da tutto ciò che
potrebbe danneggiarlo sia sul piano fisico che su quello psichico, cercando
di migliorare il suo ambiente e le sue condizioni di vita10. Sono molte le
cose che si possono fare in tal senso per proteggere il bambino, come evi-
tare di esporlo alle sostanze tossiche e inquinati; di dargli un’alimentazione
povera e squilibrata e non rispondente ai suoi bisogni nutritivi; di fargli
vivere relazioni instabili, precarie, insicure e disorganizzate; evitare che
venga contagiato da emozioni negative e disturbanti; che venga influenzato
dal pensiero unico e debole, in particolare se caotico e poco rispondente
alla realtà; che viva delle esperienze stressanti o traumatiche. La ricerca ha
messo in evidenza che tutto questo può avere delle conseguenze negative
sulla salute e sullo sviluppo del bambino. Infatti dalla biologia sappiamo
che l’organismo, costretto a impegnarsi nella sua autodifesa e autoprote-
zione, non è più in grado di sostenere adeguatamente la sua crescita e il suo
sviluppo.

                              L’accompagnamento

   Uno dei bisogni fondamentali di ogni essere umano è quello di sentirsi
accettato e amato, in particolare dai propri genitori, e di sentirsi protetto in
ogni momento da sventure e calamità, oltre di poter essere concretamente
aiutato e sostenuto nelle situazioni più difficili, così da poterle affrontare e

10 Aïvanhov O.M., L’educazione inizia prima della nascita, Ed. Prosveta, Piegaro (PG),
2000.
1 - La rivoluzione copernicana          27

superare. Ognuno di noi ha bisogno di non sentirsi solo, di sapere che c’è
sempre qualcuno che si prende cura di noi e che ci accompagna nel cam-
mino della vita, coniugando con equilibrio la severità con l’abbandono, la
fiducia con il controllo e la sorveglianza con la libertà, e che all’occasione
è in grado di offrirci quel supporto strumentale e personale e quella me-
diazione che ci serve per affrontare la complessa realtà dell’esistenza. Per
questo, riferendosi al rapporto dei genitori con il figlio, Giovanni Bollea
scrive: “È necessario credere in lui, trasmettergli fiducia nella sua riuscita
e crescita positiva, soprattutto durante le crisi evolutive che sono punti cru-
ciali e disarmonici dell’evoluzione cognitivo-affettiva”11. L’essere aiutati a
leggere e ad affrontare le varie fasi e vicende della vita ha notevoli impli-
cazioni positive, in quanto favorisce il processo di maturazione e sviluppo
della comprensione e accresce il grado di autonomia personale.

                                        La guida

    I valori hanno un ruolo fondamentale nella vita degli esseri umani, in
quanto costituiscono dei punti di riferimento importanti, dai quali scatu-
riscono le norme e le regole di vita. Nell’ambito della famiglia il ruolo di
guida viene svolto principalmente dal padre, in genere poco considerato
nella nostra società contemporanea12 e che al contrario si mostra partico-
larmente sensibile alla trasgressione. Le giovani generazioni, soprattutto in
questa società, hanno bisogno di valori guida e di coloro che possono esser-
ne testimoni, i quali diventano degli importanti modelli di riferimento. At-
tualmente, se da una parte queste giovani generazioni hanno la necessità di
essere tutelate e protette dell’invasione di mass media e network (anche a
difesa della privacy famigliare), dall’altra possiamo dire che hanno il diritto
di essere messe nelle condizioni (compatibilmente con il grado di maturità
raggiunto) di poter comprendere le cause più nascoste di quanto di grave,
pericoloso e lesivo si sta muovendo nei loro confronti. Non si tratta tanto di
intervenire per cancellare il dubbio, l’angoscia o il disagio13, quanto di cre-

11 Bollea G., Le madri non sbagliano mai, Feltrinelli, Milano, 1995, p. 15.
12 Mitscherlich A., Verso una società senza padre, Feltrinelli, Milano, 1970.
13 Martinelli M., Alla ricerca di un significato per l’educazione, La Scuola, Brescia, 2010,
pp. 35-41.
28 Educare ad essere

are le premesse per comprendere la situazione con tutte le sue ambiguità e
contraddizioni nelle quali si è spinti ad assumere dei comportamenti come
fossero propri, quando invece sono suggeriti da malafede, falsità e ipocri-
sia, derivanti da una cultura che mostra la tendenza alla semplificazione e
all’ottimismo semplicistico fondato su slogan che attribuiscono un valore
superficiale e approssimativo all’esistenza, non centrata su ciò che si è, ma
sul dover essere come gli altri, inseriti in percorsi che attribuiscono dei
precisi significati all’individuo, alla sua vita e alle esperienze riguardanti il
mondo circostante. Cadere in questa trappola vuol dire oscurare la propria
coscienza, sostituendola con convinzioni estranee, fino al punto di interpre-
tare un falso ruolo e costruire un falso sé, che allontana l’individuo da se
stesso fino a smarrirsi. Per questo il comportamento educativo corretto si
ha quando si realizza attraverso dei rapporti genuini e profondi, che porta-
no verso un autentico contatto con se stessi e con la propria realtà.

   Partire dal progetto di vita

    La rivoluzione educativa diventerà tale quando da più parti della socie-
tà partirà unanime la richiesta di invertire l’attuale situazione, ponendo al
centro dell’attenzione della società l’essere umano, con il suo mondo inte-
riore, la sua individualità e il suo progetto di vita. Allontanarsi da se stessi
porta a perdere le proprie tracce e la propria identità e a rendere più sfumata
ed evanescente la personalità, a dimenticare il proprio passato, la propria
storia e le proprie radici biologiche, sociali e culturali, oltre a perdere di
vista il proprio percorso di vita e le prospettive future; il distacco attira a
sé nuovi ostacoli e difficoltà sul proprio cammino. Quando il pendolo si
discosta dal centro impiega una grande quantità di tempo a tornare indietro;
se invece si è fermi in un punto centrale, si ha la capacità di raggiungere
qualsiasi luogo senza dover fare un lungo viaggio a ritroso, che per sua
natura diventa sempre più pesante e difficoltoso. Tutto diventa più facile
sia nel comprendere che nel fare e nel sentire perché si è in contatto con
le proprie aspirazioni che alimentano la motivazione a vivere, ad andare
avanti e a raggiungere la meta senza perdersi per strada. L’essere in contat-
to con se stessi dà forza e sicurezza interiore, perché fa sentire che si è ben
radicati nella terra e nella realtà della vita e questo consente di contrastare
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