IL BAMBINO E LA SCUOLA - PROF. ADRIO SAVINI - Istituto Universitario Progetto ...

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IL BAMBINO
E LA SCUOLA

PROF. ADRIO SAVINI
Per la maggior parte dei bambini l’impatto con
      il mondo esterno avviene attraverso
        l’esperienza della scuola materna
 (sono pochi, infatti, quelli che vanno al nido).
 Vediamo allora bambini che piangono, che si
disperano aggrappandosi alla madre, tanto più
        è forte la dipendenza al contrario
         dell’autonomia e della sicurezza
     (anche le madri, comunque, piangono)
 Il primo contatto con nuovi adulti, con nuovi
      ambienti e con i coetanei è dominato
                   dall’incertezza
Il panico che assale i bambini durante i primi
        giorni di scuola ha radici diverse che
          affondano negli anni precedenti:
1. Svezzamento vissuto male; brusco e traumatico
   cambiamento di luogo, di figura di accudimento
2. Essere vissuto in mezzo all’ansia e a forti conflitti
   genitoriali, all’insicurezza o alla violenza (in questi
   casi il bambino è spaesato, ha paura, ha grossi sensi
   di colpa)
3. L’essere mandato a scuola da una madre che si è
   sentita “obbligata” a farlo e che spesso incoraggia,
   anche in forma esplicita il comportamento titubante
   del figlio, e che percepisce la maestra come una
   rivale
4. L’andare a scuola quando il figlio a casa era
   il primo figlio e nipote ed era al centro
    dell’attenzione….
5. Peggio ancora se l’ingresso coincide con la nascita
    di un fratello o di una sorella
6. L’andare a scuola per un bambino allevato in un
    clima di grande permissività, rispetto alle regole
    scolastiche (es. nel mangiare, nell’organizzazione
    del tempo, etc.)
CI SONO, PERO’, ANCHE CASI IN CUI PER I
BAMBINI LA SCUOLA E’ IMPORTANTE, DA’
SICUREZZA ED E’ VISSUTA SERENAMENTE

 …….e questo per una serie di motivi:
1. Il prestigio: la scuola li fa sentire grandi
   (cartella, libri,etc.)
2. L’amicizia: intrecciano nuovi rapporti (si
   raccontano, c’è scambio,etc.)
3. Il senso del ruolo: come il padre che esce per
   lavorare, anche loro hanno un ruolo
4. La curiosità: si fanno nuove conoscenze, nuove
   esperienze, etc.
Importante a tale proposito è il modo con il
 quale la scuola (e i genitori) si pongono:

   • Accoglienza
   • Se si sentono rispettati ed accolti
     (es. chi porta un cognome….
      rischia)
Successivamente i problemi potranno essere
    altri e dipendere da fattori diversi:

1. Come i genitori hanno vissuto la scuola (far
   fare ai figli ciò che a loro non è riuscito)
2. Valore che i genitori danno alla scuola
3. Lo stress determinato dal genitore
   perfezionista
E varie altre cose fra le quali i risultati
GLI ANNI DELLA
SCUOLA ELEMENTARE
LA RAPRESENTAZIONE SOCIALE DEL
           BAMBINO
Rispetto a: AUTONOMIA – DIPENDENZA

           bisogni         aspettative
         competenze         ideologie
                      preconcetti-stereotipie
Prima della scuola             Durante la scuola
   elementare                     elementare
     (2-5 anni)                     (6-10 anni)

Bambino sottovalutato     Bambino
sopravvalutato
(“tanto non capisce….”)   (“potrebbe fare di più….”)
Da numerose ricerche risulta che nemmeno
nel tempo è cambiata la rappresentazione
ideologica che si ha dell’infanzia

L’insegnante che ha in mente il “bambino
sopravvalutato” rischia di insegnare a
pochi e non a molti e per nulla ad altri
LE ESPERIENZE IN AMBITO
  FAMILIARE ED EXTRA-FAMILIARE

   IL GIUDIZIO (O COSCIENZA MORALE)
Già dopo i 6 anni, i bambini cominciano a manifestare, in
forma rudimentale, una coscienza morale o Super-Io.
Identificandosi con i genitori e sforzandosi di
assomigliare ad essi, i bambini ne assumono i valori, gli
atteggiamenti ed i modelli di comportamento. Così
facendo il bambino adotta le regole e le norme della
società e del gruppo culturale cui appartiene.
In questo periodo (tra i 6 ed i 12 anni) il
bambino passa da una valutazione rigida ed
inflessibile di ciò che è giusto o sbagliato
(valutazione appresa dai genitori = giudizio
eteronomo) ad un giudizio basato su di un senso
di equità che tiene conto della situazione
specifica in cui si è verificata una trasgressione
morale (= giudizio autonomo).

Questa ipotesi è stata dimostrata da più ricerche
            (da Piaget a Kohlberg)
IL COMPORTAMENTO SOCIALIZZANTE
Il comportamento morale dei bambini non
corrisponde sempre pienamente alle loro
convinzioni ed ai loro giudizi morali.
Recentemente si è iniziato a studiare gli
antecedenti delle azioni sociali morali, il
cosiddetto COMPORTAMENTO SOCIALIZZANTE
che comprende l’onestà, la generosità, la
gentilezza, l’altruismo, l’obbedienza alle regole e
alle prescrizioni, la capacità di resistere alla
tentazione di rubare o di mentire, il rispetto dei
diritti e del benessere degli altri.
Come era prevedibile, si è scoperto che
l’osservazione dei modelli forniti dai genitori
    e l’identificazione sono della massima
     importanza per lo sviluppo di questi
                 comportamenti
L’INFLUENZA DEI COETANEI
Anche se è difficile stabilire a quale età
l’interazione tra i coetanei comincia a
produrre effetti significativi, la stessa è da
ritenersi una componente essenziale dello
sviluppo infantile.
All’inizio del periodo scolastico, il gruppo dei
coetanei diventa più ampio ed aumenta anche
l’influenza che esso esercita, anche se non
stringe necessariamente amicizie più intense.

In questa età i bambini cercano attivamente di
trovare una propria collocazione nel mondo
sociale e desiderano attivamente di adattarsi
alla struttura della società.
Quando i bambini sono da soli (senza adulti)
      trascorrono la maggior parte del tempo
                     giocando

Il GIOCO è un’attività complessa e assorbente che
             assolve a parecchie funzioni:
1. Esplorazione: manipola oggetti, osserva e
   conosce l’ambiente
2. Acquisizione di abilità fisiche specifiche: giochi
   di riconoscimento e precisione
3. Fortificazione dell’organismo: in tutte le attività
   c’è un impegno fisico
4. Aumento del senso di sicurezza e di autostima:
   specialmente giochi di abilità e sociali
5. Socializzazione: tutti i giochi di gruppo
6. Appropriazione dei ruoli sociali e sessuali degli
   adulti: gioco grammatico/simbolico
7. Acquisizione di abilità logiche: costruzioni,
   giochi con regole,etc.
8. Sviluppo dell’immaginazione e del pensiero
   creativo: drammatizzazione, sociali
9. Liberazione dalle tensioni e dalle ansie: giochi
   di gruppo, di ruolo,etc.
L’INGRESSO NELLA SCUOLA E
         L’AMBIENTE FAMILIARE
L’integrazione nel gruppo scolastico non è
sempre facile perché rappresenta, per molti, il
primo contatto con una realtà ben diversa da
quella familiare, una realtà che impone la
convivenza senza privilegi, l’accettazione di
regole, orari, scadenza nella consegna dei
compiti e l’assunzione di responsabilità di fronte
all’insegnante e ai compagni
IL DISADATTAMENTO
        SCOLASTICO

Spesso si è inclini a considerare più gravi i
comportamenti       antisociali   del    tipo
aggredire, ingannare, rubare, disobbedire,
rispetto ad un’altra categoria dove
troviamo la suscettibilità, la sospettosità e
la timidezza
Questo è dovuto al fatto che vengono considerati e
segnalati quei bambini che “disturbano” (e non i
“disturbati”) gli insegnanti e il resto della classe
(….quando succede qualcosa di grave si dice sempre
che il bambino andava bene a scuola, etc.)

Ciò è un fatto che ci deve far riflettere perché è
necessario, senza per forza andare a caccia di bambini
problematici, attrezzarsi sempre meglio per capire in
tempo la sofferenza ed il disagio che alcuni bambini
avvertono e vivono senza riuscire a mostrare e a
manifestare con sintomi e comportamenti antisociali
Disturbi del comportamento che possono
       essere segnali di disadattamento:
• Depressione, asocialità, timidezza e sospettosità:
 questi sintomi sono tipici dei soggetti rinunciatari
 e che, spesso, rischiano di essere sottovalutati o
 ignorati
• Comportamenti persistenti: propri di soggetti
 insicuri, che hanno paura della novità e che per questo
 tendono a manifestare lo stesso tipo di comportamento
 in ogni situazione
• Reazioni inappropriate ed eccessive: si tratta
 perlopiù di soggetti che hanno grandi difficoltà
 a stabilire legami d’amicizia e che raramente
 vengono imitati o seguiti da altri. Questi
 soggetti hanno reazioni spropositate e fuori
 luogo, spesso incomprensibili, reazioni che
 rivelano l’incapacità a capire i segnali verbali e
 non verbali altrui e a rispondere di conseguenza
• Mancanza di contatto con la realtà: questo
 capita a quei soggetti che cercano di seguire
 fini irraggiungibili, al di fuori delle loro reali
 possibilità oppure stanno per ore a sognare ad
 occhi aperti
• Comportamenti compulsivi: si notano in quei
 soggetti che non sono in grado di controllare le
 proprie azioni e che sono sconcertati e sgomenti
 per gli effetti che ne seguono. Si nota un’incapacità
 a badare a se stessi, come se all’interno della persona ci
 fossero forze che sfuggono al loro controllo
Ci sono, infine, le cause organiche del
disadattamento che vanno dalle insufficienze
 sensoriali a quelle motorie e soprattutto ai
   danni cerebrali “minimi” (insufficienze
    mentali lievi, dislessia, disgrafia, etc.)
LEGGE   118/1971:
Prevede la necessità per tutti di
adempiere l’obbligo scolastico nelle
scuole comuni (art.28).

In pochi anni, 30-40 mila studenti
passano dalle scuole speciali a quelle
comuni, inizialmente ancora prive di
servizi. Infatti il passaggio avviene per
scelta delle famiglie, degli operatori dei
centri speciali e delle insegnanti delle
elementari, dove hanno luogo le prime
sperimentazioni.
Art 12: Diritto all’educazione e all’istruzione
-   E’ garantito il diritto all’educazione e all’istruzione
    della persona handicappata negli asili nido nelle sezioni
    di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni
    scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni
    universitarie.
-   L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo
    delle potenzialità della persona handicappata
    nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle
    relazioni e nella socializzazioni.
Art13: Integrazione scolastica
L’integrazione scolastica della persona handicappata nelle sezioni e
nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e nelle
università si realizza anche attraverso:
-la programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari
-la dotazione alle scuole e alle università di attrezzature tecniche e di
sussidi didattici
-la programmazione da parte dell’università di interventi adeguati sia
al bisogno della persona sia alla peculiarità del piano di studio
individuale
-Sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti
specializzati
-Gli insegnanti di sostegno assumono la contitolarità delle sezioni e
delle classi in cui operano.
Art14: Modalità di attuazione dell’integrazione
Il Ministro della pubblica istruzione provvede alla formazione
e all’aggiornamento del personale docente per l’acquisizione
di conoscenze in materia di integrazione scolastica degli
studenti Handicappati
Art15:Gruppi di lavoro per l’integrazione scolastica
Presso ogni circolo didattico ed istituto di scuola secondaria di
primo e secondo grado sono costituiti gruppi di studio e di
lavoro composti da insegnanti, operatori dei servizi, familiari e
studenti con il compito di collaborare alle iniziative educative
e di integrazione predisposte dal piano educativo.
La normativa specifica non è stata modificata né
ridotta, ma per certi versi migliorata:

 LEGGE 333/2001: Fissa una scadenza per la
presentazione delle richieste per il sostegno

 La normativa successiva, fino al 2004, ha
ulteriormente precisato sia il diritto alle deroghe nel
caso in cui si chiedano più ore per il sostegno di
quelle standard, sia il diritto ad avere una classe più
ridotta (fino a 20 alunni se in classe c’è più di un
soggetto con disabilità e fino a 25 quando ce ne sia
uno soltanto)
La Riforma Moratti con la legge 53/2003 e con i
     decreti delegati emanati, richiama i diritti
   dell’integrazione scolastica ai sensi della legge
                       104/1992
        DPCM 185 DEL 23 FEBBRAIO 2006

    PER GARANTIRE L’INTEGRAZIONE
      SCOLASTICA, SU COSA BISOGNA
                   PUNTARE?
Negli ultimi anni si pensa sempre più a migliorare
            la qualità dell’integrazione
                          .

  La FISH (Federazione italiana per il superamento
dell’Handicap) ha individuato tre tipi di indicatori che
      permettono una misurazione qualitativa:
 INDICATORI STRUTTURALI: devono essere
realizzati dalla scuola prima ancora che l’alunno entri in
classe (l’eliminazione delle barriere, composizione della
classe e la nomina delle insegnanti di sostegno)
INDICATORI DI PROCESSO: permettono di dire se
l’intervento d’integrazione sia corretto e a quali livelli di
qualità si ponga (es. che ci sia la diagnosi funzionale)
INDICATORI DI RISULTATO: permettono di valutare i
risultati dell’integrazione tenendo conto non solo degli
apprendimenti, ma anche della crescita in autonomia
nella comunicazione dell’alunno, della maggiore
capacità di socializzare con gli altri e dell’aumento degli
scambi relazionali
LA QUALITA’ DELL’INTEGRAZIONE

“ La QUALITA’ è l’insieme delle proprietà e
delle caratteristiche di un servizio (l’istruzione,
nel nostro caso) che conferiscono ad esso la
capacità di soddisfare le esigenze espresse o
implicite degli utenti (in primo luogo gli
studenti….)” (R.Drago, in “La qualità
dell’integrazione scolastica” a cura di Dario
Ianes e Mario Tortello)
DIMENSIONI FONDAMENTALI PER LA COSTRUZIONE
DELLA QUALITA’ DELL’INTEGRAZIONE

1. Conoscenza dei bisogni educativi
   particolari e delle differenze individuali,
   individualizzazione dell’insegnamento e
   personalizzazione delle relazioni
   educative
2. Clima interpersonale e culturale di
   collaborazione e solidarietà
3. Attivazione prioritaria della risorsa alunni
4. Sviluppo di un nuovo managment
   scolastico per una nuova autonomia
5. Diffusione e uso razionale delle
   tecnologie
6.  Elevazione della formazione dei docenti
7.  Costruzione di partnership con le famiglie
8.  Costruzione di partnership con i servizi
    sociosanitari, con gli psicologi scolastici e i
    pedagogisti
9. Integrare la scuola nella comunità
10.Documentare le esperienze, sperimentare,
   fare ricerca e valutazione dell’integrazione
 NODI PROBLEMATICI RELATIVI
ALL'INTEGRAZIONE

- I compagni di classe “spontaneamente”
non sarebbero portati ad interagire con gli
allievi disabili inseriti

I soggetti disabili inseriti, di conseguenza,
sono generalmente meno accettati dei loro
coetanei e sperimentano uno status sociale
decisamente inferiore a quello di questi ultimi
 Il TEMPO di inserimento non sembra
agevolare la comparsa di relazioni soddisfacenti
tra disabili e non

 La qualità e la quantità di integrazione in atto
sembrano essere significativamente influenzate
dagli atteggiamenti degli insegnanti, dei genitori
di figli disabili e non, e dalle scelte operative degli
addetti ai servizi sociosanitari
Il concetto di Handicap:
    
        persona che, in seguito ad un evento morboso o traumatico intervenuto
        in epoca pre-peri o post natale, presenti una menomazione delle proprie
        condizioni fisiche e/o sensoriali e pertanto soggetta o condizionata a
        processi di emarginazione (legge regionale Lazio n. 62/’74 art.2)

Procedura di segnalazione Scuola-S.M.I.
       quando un insegnate riscontra in un bambino/a difficoltà di inserimento e
        apprendimento scolastico tali da ritenere opportuna una collaborazione
        con gli operatori del S.M.I. territoriale, comunica con una relazione
        scritta, al Capo d’Istituto le difficoltà riscontrate……..
Certificazioni:

    Per i bambini/e per cui il S.M.I, territorialmente competente, riscontra
    una diagnosi di handicap, rilascia una certificazione di natura
    esclusivamente medica, attestante la situazione di handicap…….

Collaborazione per l’integrazione dei bambini/e portatori di handicap:

   La collaborazione tra S.M.I e scuola non si esaurisce con la sola
    individuazione dei portatori di handicap, ma una volta predisposte le
    provvidenze necessarie all’integrazione dei bambini/e va organizzata la
    collaborazione al fine di individuare i bisogni educativi, realizzare i
    programmi conseguenti e le opportune verifiche …….
    (diagnosi funzionale, GLH Op. e d’Ist., P.D.F, P.E.I.)
Collaborazione per l’integrazione dei bambini/e svantaggiati :
          La collaborazione tra S.M.I e scuola deve concentrarsi sulla attuazione di
           programmi didattici caratterizzati dalla capacità di integrare competenze
           di diverso livello e modalità….favorito dalla realizzazione di laboratori di
           insegnamento…..
  Impegni delle Amministrazioni Comunali:
   …assegnazione di provvidenze, quali sussidi didattici, trasporti,
    superamento di barriere architettoniche, assistenza, diventa spesso un
    elemento significativo per una buona integrazione dei bambini/e “a
    rischio”
 Impegni del Provveditorato Agli Studi:
         …importante nel garantire una celerità e continuità nell’assegnazione
          delle provvidenze che gli spettano (insegnanti di sostegno, insegnanti
          previsti dalla legge 270/’82, riduzione numerica delle classi)
ALCUNI PUNTI CRITICI
  I tempi diversi tra:

  • scuola (anno scolastico e richieste per gli organici entro marzo)
  •A.S.L.: possiamo osservare e se mai certificare per poi
      consentire alle scuole le richieste in qualsiasi momento dell’anno;
  •Enti Locali che hanno i loro tempi e termini per presentare
      i loro bilanci ed i loro progetti.
Equazione:
  •Problemi scolastici=richiesta del sostegno (come unica risorsa)
Insegnanti di sostegno:
 •Devono integrare e non sostituire/ non prendersi o ricevere
 DELEGHE
 •gli insegnanti di classe devono partecipare ai GLH operativi
GLH d’Istituto:
  • devono essere occasione per una vera discussione dei
  problemi e per una ricerca di tutte le risorse possibili
  (programmazione) e non una lotta per ottenere più ore di
  sostegno e/o altre risorse
  •Quanti farne?
GLH Operativo:
  • deve essere un momento di programmazione e/o di
  verifica del P.E.I.
  •Quanti farne?
Ognuno deve fare la sua parte a favore della

E NON FARE CONFUSIONE TRA:
   I diversi tipi di PROBLEMI che può presentare un bambino/a in situazione
    di handicap ed i relativi diversi OBIETTIVI che ci poniamo.
     Diagnosi   clinica                 interventi terapeutico-riabilitativi
     Diagnosi   funzionale             P.D.F.- P.E.I.
     Problemi   socio-familiari          interventi socio-assistenziali
INTEGRAZIONE: LE PAROLE
              CHIAVE

           DIAGNOSI FUNZIONALE:
Descrive le funzioni ridotte o carenti della persona
  con disabilità e le potenzialità sviluppabili con
interventi adeguati. Viene disposta dalle A.S.L. del
                       territorio

    PROFILO DINAMICO FUNZIONALE:
   E’ una previsione più dettagliata delle funzioni
individuate con la diagnosi, alla luce dell’esperienza
  pratica. Ovvero come concretamente reagisce la
       persona durante l’esperienza scolastica
PEI
(PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO):
      E’ la somma degli obiettivi riabilitativi, di
 socializzazione e di scolarizzazione, un documento
     che viene compilato insieme dagli operatori
sociosanitari, da tutti gli insegnanti e dalla famiglia,
     per indicare le risorse necessarie ai bisogni
  individuati nella diagnosi funzionale. Tali risorse,
   quindi, non devono essere solo della scuola, ma
   anche degli interventi da parte degli Enti Locali
PROGETTO DIDATTICO
PERSONALIZZATO: Rinominato “piano di studi
personalizzato” dalla Riforma Moratti, viene messo
  a punto da tutti gli insegnanti sulla base del PEI

     PROGETTO DI RIABILITAZIONE:
      E’ curato dalla ASL sulla base del PEI

    PROGETTO DI SOCIALIZZAZIONE:
   E’ curato dall’Ente Locale sulla base del PEI
Si distinguono 3 forme di insegnamenti “speciali”:

1. Per soggetti con handicap gravi
Obiettivo: INTEGRAZIONE SOCIALE
2. Per soggetti con handicap moderato
Obiettivi: - FORMAZIONE PROFESSIONALE
             (lavori protetti)
         - AUTONOMIA SOCIALE
3. Per soggetti con handicap lieve
Obiettivi: - FORMAZIONE PROFESSIONALE
  NORMALE
BIBLIOGRAFIA
M.Ammaniti,           Manuale        di      psicopatologia
dell’infanzia,2001, Raffaello Cortina Editore, Milano
M. Malagoli Togliatti, Dinamiche relazionali e ciclo di
vita della famiglia, 2002, Il Mulino, Bologna
M. D’Alessio, Psicologia dell’età scolare, 1999, Carocci,
Roma
M. D’Alessio, Psicologia Neonatale, 1988, Carocci,
Roma
Parkes, Stevenson-Hinde, Marris, L’Attaccamento nel
ciclo della vita, 1995, Pensiero Scientifico Editore, Roma
Beebe, Lachman, Infant Research e trattamento degli
adulti, 2003, Raffaello Cortina Editore, Milano
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