I PERCHÉ E I COME DELL'OSTEOPATIA FUNZIONALE IN PEDIATRIA - FISIOTERAPISTA Mani che sentono - Tiziana Tonelli

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I PERCHÉ E I COME DELL'OSTEOPATIA FUNZIONALE IN PEDIATRIA - FISIOTERAPISTA Mani che sentono - Tiziana Tonelli
FISIOTERAPISTA
       Mani che sentono
  mani che curano senza dolore

   I PERCHÉ
   E I COME
DELL’OSTEOPATIA
 FUNZIONALE
 IN PEDIATRIA
I PERCHÉ E I COME DELL'OSTEOPATIA FUNZIONALE IN PEDIATRIA - FISIOTERAPISTA Mani che sentono - Tiziana Tonelli
Fisioterapista
    Terapista Manuale Funzionale

    Tiziana Tonelli
    Fisioterapista - Terapista Manuale Funzionale

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I PERCHÉ E I COME DELL'OSTEOPATIA FUNZIONALE IN PEDIATRIA - FISIOTERAPISTA Mani che sentono - Tiziana Tonelli
Indice
  4   Premessa
  5   Obiettivi di questa pubblicazione
  6   I termini fondamentali dell’osteopatia
  9   Osteopatia: cos’è, diversi tipi di osteopatia (funzionale e strutturale)
 11   Fisioterapia pediatrica: differenze con l’osteopatia
 14   Strutture somatiche coinvolte con l’osteopatia
 15   Le manovre manuali: quali tecniche e perché
 16   Problematiche cliniche e TMO
 19   Cosa si tratta manualmente e perché
 20   Esempi pratici
 23   Conclusioni
 24   Libri consigliati

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I PERCHÉ E I COME DELL'OSTEOPATIA FUNZIONALE IN PEDIATRIA - FISIOTERAPISTA Mani che sentono - Tiziana Tonelli
Premessa
    Una considerazione prima di tutto: l’osteopatia e la fisioterapia in ambito pediatrico sono
    complementari al trattamento medico.

    Bisogna sempre considerare che la diagnosi è materia medica, mentre noi operatori
    fisioterapisti/osteopati eseguiamo valutazioni funzionali.

    Il connubio diagnosi/valutazione porta a poter scegliere di comune accordo come intervenire
    in alternativa o in contemporanea, sul problema del bambino.

    Ad esempio, nel caso della diagnosi di bronchite, dover utilizzare alcuni dispositivi e terapie
    mediche (come un aerosol con particolari farmaci) non esclude un intervento fisioterapico
    che permetta di rimuovere più velocemente il muco dai polmoni, per favorire un miglior
    utilizzo del farmaco che agirà sui bronchi invece di “affogare” nel catarro.

    Si otterrà così una maggior velocità di guarigione, un minor uso di farmaci e minor tempo
    da dover dedicare alla cura, oltre a una più rapida ripresa delle normali attività di bambini
    e famiglia!

    Altro esempio: nel caso di diagnosi di plagiocefalia (schiacciamento posteriore della testa
    del bambino con corrispondente bozza frontale), senza l’intervento di un osteopata e
    i consigli “fisioterapici” di postura sonno, allattamento e veglia, i tempi di “guarigione”
    possono essere molto più lenti e talvolta nulli se per caso i condili occipitali sono per un
    qualche motivo “incastrati” nella prima vertebra cervicale!

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I PERCHÉ E I COME DELL'OSTEOPATIA FUNZIONALE IN PEDIATRIA - FISIOTERAPISTA Mani che sentono - Tiziana Tonelli
Obiettivi di questa pubblicazione
Lo scopo di questa mia pubblicazione è illustrare a chi si occupa di bambini (pediatri, genitori,
etc.), cosa fisioterapia e osteopatia possano fare per coadiuvare le cure di un neonato,
bambino o adolescente, grazie alla collaborazione tra pediatra e fisioterapista/osteopata.

Comincerò quindi col creare un terreno comune di comunicazione illustrando alcuni termini
fondamentali dell’osteopatia, raccontando brevemente la differenza tra i diversi approcci
osteopatici e anche cosa fa l’osteopatia pediatrica e cosa fa la fisioterapia pediatrica.

In seguito verranno spiegate le strutture del corpo coinvolte nelle manovre, quali sono le
tecniche osteopatiche e perché vengono usate, per arrivare infine ad elencare una serie di
problematiche cliniche da trattare in team pediatra e fisioterapista/osteopata.

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I termini fondamentali dell’osteopatia
    Vorrei iniziare questo breve excursus nell’osteopatia pediatrica fornendo alcuni termini che
    usiamo in osteopatia così che si possa avere un terreno comune di comunicazione con i
    pediatri.

    Comincerò col dire che da ora in poi con il termine terapisti indicherò i fisioterapisti/osteopati.

    Partiamo dalla parola “disfunzione” che tanto usiamo noi operatori:

    1. un essere vivente deve essere in grado di adattarsi
    all’ambiente, ovvero deve poter rispondere agli stress in
    maniera positiva, continuando nelle sue funzioni.

    2. Un essere vivente è funzionale quando              le sue ossa,
    articolazioni, muscoli, fasce, visceri e fluidi si “muovono” in
    modo da permettergli di adattarsi all’ambiente.

    3. Un essere vivente lo dichiariamo disfunzionale quando
    qualche elemento suddetto “perde il suo movimento”, ovvero
    non è più in grado parzialmente o del tutto di compiere la sua
    funzione naturale.

    Quindi la definizione di disfunzione è: “la funzione perturbata o alterata delle componenti
    associate al sistema somatico (la struttura del corpo): scheletriche, articolari, miofasciali, e
    relativi elementi vascolari, linfatici e nervosi”

    (Glossary of Osteopathic Terminology. In: Ward RC (ed). Foundations for osteopathic
    medicine, 2nd edn. Philadelphia: Lippincott, Williams and Wilkins; 2003:1249.)

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Una disfunzione avviene in uno o più dei 3 piani dello spazio, ma anche... nel tempo!

Cosa vuol dire questo? Se pensiamo ad una vertebra questa
può ruotare, inclinarsi lateralmente, ma anche espandersi
e comprimersi (in realtà lo fa il disco intervertebrale ma
diciamo che può allontanarsi o avvicinarsi alle altre vertebre
adiacenti!)
Ma cosa c’entra il tempo?
Parliamo di tempo del Movimento Respiratorio Primario
Un’altra definizione? Eh si... dobbiamo fare una piccola
digressione per poter capire di cosa parlano gli osteopati.

In tutto il corpo è possibile “palpare” un micro movimento
ritmico, il Movimento Respiratorio Primario (MRP) così come
lo definì Sutherland nel 1939.

(Sutherland WG. The cranial bowl. Mankato, MN: Free Press;
1939. Reprinted: Indianapolis, IN: American Academy of
Osteopathy; 1986)

Lui, per analogia col respiro polmonare, definì un tempo di
inspirazione, che corrisponde alla flessione delle ossa dispari
(occipite, sacro, etc.) e ad una rotazione esterna per le ossa
pari (femori, omeri, etc.) e un tempo di espirazione, con
estensione delle ossa dispari e rotazione interna delle ossa
pari.

Parliamo di 6-8 cicli/minuto del MRP, contro i 16-18 atti
respiratori/minuto polmonari.

Durante questo movimento il cranio si comporta un po’ come un palloncino e la testa si
gonfia e si sgonfia, viene prodotto e riassorbito il liquido cefalorachidiano; questi movimenti
sono stati in vario modo registrati e il MRP è oramai universalmente riconosciuto, anche se
parliamo di suture ossificate perché comunque tutti i tessuti “respirano” finché siamo vivi.

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Potete sperimentarlo anche voi: vi mettete seduti, in silenzio,
    occhi chiusi, fate due o tre respiri profondi addominali (se
    possibile) e poi mettete le mani sulla testa…. Ad un certo punto
    percepirete il movimento del “palloncino” gonfio-sgonfio…
    piccolo, impercettibile… eppure c’è!

    Ugualmente potete porre le mani sulle cosce, in silenzio, occhi
    chiusi, 2 o 3 respiri profondi e poi potrete percepire la vostra
    rotazione esterna ed interna, piccola, impercettibile…. eppure
    c’è, delle vostre gambe (femori per la precisione!)

    Voglio qui indicarvi i link per alcuni filmati realizzati al fine di spiegare questi fenomeni,
    amplificando ovviamente il reale movimento che avviene in natura:

    1. Il Meccanismo Respiratorio Primario in relazione al cranio
    https://www.youtube.com/watch?v=LXvUBrVZIgw

    2. Movimento del Cranio MRP
    https://www.youtube.com/watch?v=_HcHrkSYHqc

    3. Movimento del Sacro MRP
    https://www.youtube.com/watch?v=RsI0n5Nwe-Y&list=PLYVj-uFsXLcnKR3ONValHbVjVZO5UdNG

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Osteopatia: cos’è, diversi tipi di osteopatia
(funzionale e strutturale)
Quindi per tornare alla nostra disfunzione osteopatica: un osso, ad esempio sempre la
vertebra, potrebbe muoversi non correttamente in uno o più dei tre piani dello spazio (per
quanto piccolo possa essere il “non” movimento) ed inoltre avrà una difficoltà di movimento
di inspirazione o espirazione (flessione o estensione) in termini di MRP.

Nelle scuole di osteopatia si insegnano tutti i movimenti corretti delle varie ossa del corpo e
si insegna ad “ascoltare” con le mani cosa va e cosa no, quale “direzione” è in disfunzione
o in “facilitazione” (questa definizione si comprende in contrapposizione alla disfunzione) e
se il MRP è rispettato in entrambe le fasi del ciclo inspirazione/espirazione oppure no!

In osteopatia trattiamo le “disfunzioni” somatiche al fine di “normalizzarle”, invitando il
corpo all’autoguarigione per via dell’omeostasi che il corpo cerca sempre!

Lo scopo di un Trattamento Manuale Osteopatico (TMO) è quello di “Aiutare il corpo nel
processo di guarigione, cosi come nel vivere in una situazione di equilibrio, economia e
comfort, sia rispetto all’ambiente interno che a quello esterno” (Nicette Sergueef –
Osteopathie pediatrique – 2017- Elsevier).

Esistono sostanzialmente due diversi tipi di approccio osteopatico: diretto e indiretto.
Quello diretto (anche chiamato “strutturale) risolve le disfunzioni cercando di andare nel
verso dove la struttura non vuole più andare o non va bene. Spesso nel caso di articolazioni
si usano i “trust”: movimenti piccoli, molto rapidi e veloci che frequentemente i pazienti
chiamano “scrocchi”.

Quindi la struttura disfunzionale viene portata oltre la sua limitazione per superarla.

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In quello indiretto (anche chiamato “funzionale”) la struttura in disfunzione viene portata
     nel suo verso di facilitazione: si trattiene come ad accumulare energia e poi si verifica se
     ci sono movimenti anche nel verso dove non voleva andare o andava poco…. Un po’ come
     un’altalena che per farla andare molto in alto e in avanti la si trattiene in alto e indietro.
     Nessun movimento è veloce in questo caso, anzi i movimenti sono molto lenti e senza mai
     “scrocchi”. Entrambi gli approcci sono efficaci, ma nel secondo caso c’è totale assenza di
     fastidio o dolore e quindi è un approccio sicuramente
     indicato per figure più fragili, come ad esempio i
     bambini.

     I trattamenti saranno quindi sempre piacevoli e
     rilassanti proprio per l’assenza di mosse brusche,
     infatti bisognerà attendere un poco la risposta di un
     tessuto, un osso, un’articolazione, un muscolo, etc.

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Fisioterapia pediatrica: differenze con
l’osteopatia
E il fisioterapista pediatrico?
La differenza fondamentale tra osteopatia e fisioterapia è che l’osteopata effettua manovre
con le proprie mani sulle strutture, mentre il fisioterapista è molto più un educatore, sia in
termini di prevenzione che di esercizi, e coinvolge (ove possibile per età) bambini e famiglia
nel processo di cura.

Il fisioterapista ha come compito la riabilitazione di funzioni perse, parzialmente o del tutto,
attraverso terapie fisiche, esercizi, programmi di attività fisica, respiratoria, cardiocircolatoria,
motoria, facilita la propriocezione, rieduca posturalmente, insegna l’uso di ausili.
A questo proposito l’AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti) ha pubblicato e distribuito un
opuscolo per informare sull’area specialistica della fisioterapia pediatrica.

(https://aifi.net/wp-content/uploads/2018/05/Opuscolo-FtAP-1-PDF.pdf )

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Associazione Italiana Fisioterapisti
     ALTRI AMBITI
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     dell’AREA PEDIATRICA                                                                                              in collaborazione con il Task Force «Pubblicazioni»,
                                                                                                                   Master in Fisioterapia Pediatrica - Università di Firenze
                    Collaborazioni - Consulenze - Supporto
       # Strutture Socio-
                   Socio-Educative, Scolastiche e Sportive
       # Associazioni Genitori
       # Prevenzione Primaria - Promozione di salute
          educazione sanitaria e counseling a stili di vita salutari
       # Prevenzione Secondaria screening ed interventi tempestivi
                                                                                                                             La sua professione e il suo lavoro con
       # Pediatria e Medicina di Famiglia - Cure pediatriche primarie
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                                                                                                                  cardiorespiratorio, muscoloscheletrico, neurologico
                                         Il SUO LAVORO IN TEAM
                             Il fisioterapista lavora con varie figure professionali.
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                           Collabora con medici specialisti, pediatri, psicologi, logopedisti,
                           terapisti occupazionali e della neuro-psicomotricità, ortottisti,
                           tecnici ortopedici, educatori, infermieri, assistenti sociali,...
                           I genitori diventano membri del team. Aiutano gli operatori
                           ad aiutare i loro bambini e a curarli in modo ottimale.

       DOVE LAVORA
      " Servizi Ospedalieri pediatria, terapia intensiva neonatale, rianimazione,
         neurochirurgia, neuropsichiatria infantile, fisiatria, chirurgia, ortopedia, traumatologia,
         reumatologia, neurologia, pneumologia, fibrosi cistica, cardiologia, ustioni, oncologia.
      " Servizi territoriali pubblici Materno-
                                      Materno-infantili,
                                                 infantili, di Neuropsichiatria Infantile e
       di Riabilitazione       in ambulatorio e a domicilio
      " Centri di Riabilitazione convenzionati e privati " Centri diurni
      " Case della salute         " Punti nascita       " Consultori
                                                            Consultori familiari
      " Ambulatori di fisioterapia in libera professione

             PER ULTERIORI INFORMAZIONI, contattare:
             ! Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP)
               del Servizio Sanitario Locale
             ! GIS Fisioterapia Pediatrica,
                                Pediatrica, AIFI www.aifi.net
                             email:
                             email: gispediatrico@gmail.com

       CHI è il Fisioterapista dell’Area Pediatrica:                                                                             QUANDO E’ UTILE L’INTERVENTO
               È il professionista sanitario qualificato come Fisioterapista,                                                    FISIOTERAPICO IN ETÀ PEDIATRICA
               abilitato alle pratiche fisioterapiche secondo le norme                                                                Problematiche respiratorie
               del Ministero della Salute.                                                                    ! Patologie respiratorie del neonato e del lattante congenite e postnatali
     " perfeziona dopo la laurea le conoscenze ed abilità in FT pediatrica 0-18 anni, tramite                 ! Fibrosi Cistica ! Asma ! Immunodeficienze ! Cardiopatie
        l’esperienza clinica, Master universitari e corsi teorico-pratici;                                    ! Complicanze respiratorie in caso di ventilazione meccanica, patologie
     " è responsabile per la valutazione, l’attuazione e la verifica del programma FT;                          neurologiche malattie neuromuscolari, paralisi cerebrali infantili, …,
                                                                                                                chirurgia complessa cardiotoracica, addominale, neurochirurgia,
     " svolge interventi individuali e/o in gruppo, appropriati e personalizzati, adattandoli alle              malformazioni della gabbia toracica
         diverse patologie, alle differenti età e ai bisogni di salute del bambino stesso;
     " interviene nelle fasi acuta, subacuta, ri/abilitativa, cronica e palliativa della patologia,                                  Problematiche muscoloscheletriche
        prendendosi cura anche della qualità della vita;                                                                  ! Patologie ortopediche ed anomalie posturali della prima infanzia
     " prevede nel programma il trattamento insieme al fisioterapista (fisioterapia «diretta»)                             congenite e acquisite al capo, collo, tronco e piedi;
        e/o attività nei contesti della vita quotidiana (fisioterapia «indiretta»);                                       ! Anomalie della deambulazione              ! Scoliosi, Cifosi
                                                                                                            ! Malformazioni congenite degli arti              !Osteogenesi imperfetta
     " sceglie sempre tecniche e strumenti fisioterapici ottimali, ovvero sicuri, efficaci,
                                                                                                            ! Malattie reumatologiche: artrite idiopatica giovanile, dermatomiosite
        essenziali, ed il meno invasivi possibili per il bambino e i familiari;
                                                                                                            ! Artrogriposi ! Dolori funzionali       ! Acondroplasia ! Tumori ossei
     " si aggiorna e integra nel suo lavoro le innovazioni terapeutiche-tecnologiche,                       ! Ustioni ed esiti cicatriciali   ! Fratture ! Lesioni muscolo-tendinee
        le linee guida e le evidenze scientifiche nazionali e internazionali;
                                                                                                         Problematiche neuromotorie e dello sviluppo psicomotorio
                  Rispetta e valorizza ogni BAMBINO e la sua individualità
                                                                                                          ! Nascita pretermine e ricovero in terapia intensiva neonatale
                     … lo coinvolge attivamente nelle proposte fisioterapiche                             ! Paralisi cerebrali infantili !Spina Bifida ! Malattie neuromuscolari
          $ considera le sue emozioni, le relazioni affettive con la sua famiglia, i suoi interessi       ! Patologie neurometaboliche !Traumi cranici !Tumori cerebrali
          $ privilegia modalità terapeutiche motivanti, che hanno un significato per il bambino.          ! Patologie e sindromi genetiche      ! Neuropatie periferiche
                      Ascolta, informa e valorizza I GENITORI,                                            ! Lesioni nervose congenite ed acquisite
                                                                                                             lesione ostetrica del plesso brachiale, paresi del nervo faciale …
                           mettendo in pratica i principi
                      dell’approccio centrato sulla famiglia:
                                                                                                                      TECNICHE E STRUMENTI FISIOTERAPICI
       $ mostra flessibilità, disponibilità ed apertura
       $ coinvolge attivamente i genitori nel processo decisionale e terapeutico,                                          USATI NELL’ETÀ 0-18 ANNI
         condividendo obiettivi e modalità e rispettando lo stile proprio di ciascuna famiglia;
                                                                                                                       fisiche termoterapia (freddo-caldo); idroterapia (FT in acqua), elettroterapia
                                                                                                             ! terapie fisiche:
       $ promuove le competenze e la fiducia in famiglia, educando e sostenendo la
                                                                                                       funzionale !massaggio terapeutico !tecniche di rilassamento training autogeno,…
           gestione del bambino e la comprensione-attuazione del programma domiciliare.
                                                                                                       !tecniche non farmacologiche per il controllo del dolore !terapia manuale !tecniche di
                                                                                                       trasferimenti          cura posturale posizionamenti
                                                                                                                             !cura                                         esercizi articolari e muscolari:
                                                                                                                                                                          !esercizi               muscolari
                    Gli OBIETTIVI della fisioterapia pediatrica                                        mobilizzazioni (passive, assistite, attive), stiramenti, rinforzo    ! ri/educazione posturale
              nell’ottica di raggiungere il massimo potenziale di ogni bambino                         ! ri/educazione degli spostamenti ! ri/educazione di funzioni manuali e dell’arto superiore
      # facilitare l’acquisizione (abilitazione) e il recupero (riabilitazione) delle                         ! fisioterapia respiratoria ! esercizi cardiovascolari ! programmi di attività fisica
        funzioni cardiorespiratorie, motorie e neuromotorie: mobilità – forza –                                  facilitazioni neuromotorie tecniche di apprendimento motorio !facilitazioni
                                                                                                               !facilitazioni
           equilibrio – controllo – coordinazione – forma fisica – indipendenza                        propriocettive e sensoriali tattili - vestibolari - uditive - visive ! bendaggio funzionale/taping
      # favorire lo sviluppo relazionale, sensoriale, cognitivo, comunicativo e                                                                                 motivanti: giochi e giocattoli manuali, di
                                                                                                                    ! gioco terapeutico ed attività ludiche motivanti:
                                                                                                       movimento e di ragionamento, gioco corporeo, giochi adattati, musica e libri, mezzi digitali ,…
        sociale, aspetti interdipendenti con lo sviluppo neuromotorio
                                                                                                               ri/educazione                                                   quotidiana: mobilità, vestirsi,
                                                                                                               ri/educazione dell’indipendenza funzionale nella vita quotidiana:
                                                                                                             !ri/
      # prevenire/limitare gli esiti funzionali (le disabilità)                                        lavarsi,… ! ri/educazione di funzioni oro-motorie !ri/educazione vescicale, intestinale e del
      # promuovere la sicurezza, il benessere, l’autostima                                             pavimento pelvico !modifiche ambientali (casa, scuola,…) ! attività sportive terapeutiche
         … e l’autodeterminazione                                                                      !attività motorie adattate            ortesi:
                                                                                                                                             ortes collari, tutori, scarpe, splint
                                                                                                                                            !ortes                                         ausili funzionali:
                                                                                                                                                                                          !ausili funzionali
      # sostenere la partecipazione nei contesti di vita e il passaggio all’età adulta                 attrezzature prima infanzia-seggiole-tavoli-deambulatori-bastoni-carrozzine !ausili robotici, realtà virtuale

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Inoltre il fisioterapista può utilizzare il taping neuromuscolare (cerotto senza farmaci,
anallergico, idrorepellente ed elastico) per drenare tessuti, stimolare il metabolismo cellulare,
decontratturare muscoli anche sui neonati perché per le sue stesse proprietà (elasticità e
consistenza della pelle e anallergicità) non è mai pericoloso!

Un fisioterapista/osteopata ha quindi al suo arco una
doppia freccia: normalizzare strutture in disfunzione con la
terapia manuale osteopatica (TMO), e riabilitare le funzioni
attraverso posture ed esercizi insegnate a bambini e famiglia!

Prendiamo ancora l’esempio della bronchite fatto all’inizio:
si possono usare TMO per normalizzare diaframma e
movimento (nel MRP) dei polmoni. Inoltre per liberare mucus
dai polmoni si insegnano al bambino e alla famiglia delle
attività fisio-ludiche che attraverso giochi di salto e di soffio
creano flussi di aria tali da portare il mucus verso la gola
dove, tossendo, questo viene espulso all’esterno o finisce
nell’apparato digerente!

Nella plagiocefalia invece, dopo aver liberato con TMO le
strutture così che il bambino possa ruotare liberamente la
testa da ogni lato, si insegna alla famiglia come effettuare
giochi di inseguimento oggetti in varie posture           affinché
il bambino sviluppi correttamente i muscoli che “tirano”
l’occipite   e   favoriscano   il   riarrotondarsi   della   parte
schiacciata… ma anche come allattare, posizionare nel
sonno e nella veglia il bambino per lasciare sempre “all’aria”
la parte schiacciata!

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Strutture somatiche coinvolte con
     l’osteopatia
     Le strutture somatiche coinvolte nell’osteopatia, come abbiamo già menzionato nella

     definizione di disfunzione, non sono solo ossa e muscoli, ma anche articolazioni, tendini,

     legamenti, fasce e suture (abbiamo già detto che per quanto si definiscano “strutture fisse”

     alcune di queste in realtà mantengono una elasticità dei tessuti circostanti anche in età

     molto avanzata!).

     Nei neonati sono presenti molte strutture in evoluzione (ad esempio ossa del cranio e del

     bacino) e dunque possono crearsi delle disfunzioni intraossee (pensiamo a come vengono

     compresse le ossa del cranio nel canale del parto!) e anche queste possono essere trattate

     osteopaticamente per favorire lo sviluppo più corretto possibile.

     II trattamenti osteopatici possono coinvolgere anche meningi e i sistemi linfatico, circolatorio,

     nervoso, attraverso le strutture ossee più vicine (pensiamo alla contiguità tra ossa del

     cranio e meningi, tra vertebre e gangli del sistema nervoso autonomo, o di vene ed arterie

     circondate da tessuto connettivo), nonché i visceri (sia quelli che possiamo “toccare” come

     stomaco, fegato, intestino, ma anche quelli protetti come i polmoni attraverso le strutture
     ad essi contigue).

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Le manovre manuali: quali tecniche e perché

Ogni struttura, ogni organo, ogni tessuto ha il proprio
movimento che è stato studiato, individuato e che può
essere “palpato” con le mani, e nei corsi di osteopatia viene
insegnato il movimento di ogni struttura e come poterla
sentire, valutare e … trattare!

“Un osteopata ragiona in base alla sua conoscenza
dell’anatomia. Egli confronta il lavoro del corpo anormale
con il lavoro del corpo normale” (Still)

L’identificazione della disfunzione è quindi il risultato
dell’osservazione (con gli occhi), della palpazione (con le
mani) della struttura e della sua funzione (test).
Le tecniche indirette, o funzionali, comportano manovre
manuali sulle componenti somatiche o viscerali, “pompage”
(movimenti di trazione e rilascio, lenti e piccoli per drenare) e
di modellamento (soprattutto per le disfunzioni intraossee).
Le mani dell’operatore devono sempre essere rilassate,
alla giusta temperatura, le dita si conformano al corpo, il
bambino deve assumere la posizione che gli è più comoda
(siamo noi terapisti ad adattarci a lui e mai viceversa!).
Con i neonati che non ci conoscono le manovre partono
sempre dal bacino, questo ci permette di guardarli negli occhi,
di avere i genitori accanto e di iniziare una “conoscenza”
fatta di sguardi, mani sicure, parole o suoni a bassa voce e
che sappiano incuriosire il bambino.
Successivamente si passa a trattare colonna e cranio.
Per bambini e adolescenti già in confidenza con noi, le manovre
possono anche partire direttamente dal cranio per rilasciare
e normalizzare le meningi intracraniche e intraspinali così
da avere subito un approccio globale al corpo!

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Problematiche cliniche e TMO
     A questo punto potremmo chiederci quali sono le problematiche cliniche che possono essere

     approcciate con TMO coadiuvando le cure del pediatra.

     Sarei tentata di rispondere: “Tutte quelle che hanno bisogno di terapia medico-farmacologica

     e non!”

     Se in effetti pensiamo a “coadiuvare” la guarigione, possiamo seguire un ragionamento logico

     tra farmaco, dove ci aspettiamo che esso agisca e come possiamo coinvolgere la struttura

     somatica interessata dal punto di vista della TMO per normalizzarla in quanto disfunzionale.

     Vediamo di diradare un po’ di nebbia che di sicuro vi ho creato con questa affermazione che

     dice tutto e niente!

     Vi faccio un esempio pratico.

     Una pediatra, che chiameremo Rita, un giorno mi dice:

     “Tiziana tu dici che puoi aiutare nei disturbi del sonno… ma anche nel sonnambulismo?”

     Le rispondo: “Rita tu cosa dai al bambino in questo caso?”

     R: “La letteratura parla di melatonina, nelle dosi xyz”

     T: “Bene, allora se io lavorassi sull’asse ipofisi/talamo/ipotalamo lo potrei aiutare. Ovvero io

     lavorerei principalmente sul suo osso sfenoide visto che la sella turcica dove riposa l’ipofisi si

     trova lì. Poi tratterei il sistema nervoso autonomo per un equilibrio tra simpatico e parasimpatico

     attraverso un trattamento di normalizzazione di tutta la colonna. Inoltre, visto che il vago è il

     nervo principale del parasimpatico, opterei per un trattamento tra occipite e temporali per

     normalizzare il forame giugulare da cui esce il vago appunto”.

     Tutto chiaro?

     Questo è il ragionamento del terapista. E senza la diagnosi e la cura del pediatra non avrei

     potuto fare il mio ragionamento clinico. A meno di non essere un’esperta di sonno dei bambini,

     e di letteratura e farmaci etc.

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Molto più semplice, efficace e sicuro per il paziente è quando un terapista interagisce e si

confronta col medico sul percorso comune da intraprendere!

Voglio comunque darvi un elenco di problematiche cliniche più usuali per avere un veloce riscontro

di come un terapista può collaborare con un pediatra, anche perché, ad esempio, nel caso del

torcicollo miogeno o della plagiocefalia come può intervenire una terapia farmacologica? Non

può. Allora aiutiamoci ad aiutare!

Problematiche assiali scheletriche
• Torcicollo
• Plagiocefalie
• Scoliosi
• Cifosi e lordosi
• Petto carenato e scavato
• Arti superiori (es. Ipotonia)
• Arti inferiori (es. Piede torto,
 varismo, valgismo)

Disfunzioni respiratorie
• Respirazione orale
• Russamento
• Bronchite
• Asma

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Orecchie, naso e gola
     • Otiti medie
     • Sinusiti
     • Faringiti e tonsilliti

     Disfunzioni agli occhi
     • Ostruzione del dotto lacrimale
     • Disturbi visivi
     • Strabismo

     Disfunzioni orofacciali
     • Malocclusioni
     • Disfunzioni dentali e del palato

     Disfunzioni del tratto digestivo
     • Suzione
     • Rigurgiti e reflusso
     • Colite

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Cosa si tratta manualmente e perché
Se volessimo riassumere il COME facciamo qualcosa, direi che possiamo usare il seguente

specchietto:

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                                                 Ø Ossa craniche e C0-C1-C2:
                                                                    Ø   Asse occipite - colonna - sacro
                                                                    Ø   Meningi
                                                                    Ø   Nervi cranici
                                                                    Ø   Cerniera capo-tronco

                                                 Ø Sacro e pelvi:

   Per ogni tipo di disfunzione                                     Ø   Rapporto reciproco col cranio
           si trattano:                          Ø Colonna:
                                                                    Ø   Nervi spinali e SNA

                                                 Ø Diaframma respiratorio:
                                                                    Ø   Rapporto con altri diaframmi del corpo
                                                 Ø Fasce
    NORMALIZZAZIONE
                                                 Ø Arti, gabbia toracica, visceri:
                                                                    Ø   Se in disfunzione

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Esempi pratici
     E ora un paio di esempi pratici del PERCHÉ “dobbiamo” fare qualcosa (insieme: pediatri e

     terapisti)

     Vi farò un esempio del perché far intervenire presto un terapista: parliamo di PLAGIOCEFALIA.

     La      plagiocefalia    è    lo    schiacciamento
     posteriore della testa del bambino con
     corrispondente bozza frontale e, spesso, con
     orecchio a “sventola” dal lato schiacciato.
     La plagiocefalia può essere presente alla
     nascita, oppure può incorrere durante la
     nascita o dopo la nascita.

     La plagiocefalia può essere causa, nel breve o
     lungo periodo, di varie complicanze:
     • difficoltà di suzione, di deglutizione (per il
     coinvolgimento dei nervi cranici)
     • possibili difficoltà nel linguaggio
     • disturbi come reflusso e problemi intestinali
      (a causa del coinvolgimento del nervo Vago)
     • asimmetria cranio-facciale con sviluppo
      asimmetrico della mandibola (malocclusione)
     • torcicollo posturale
     • scoliosi del lattante, difetti posturali (a causa
      del coinvolgimento del labirinto nella rocca
      petrosa dell’osso temporale)
     • otiti medie (sempre per il coinvolgimento
      dell’osso temporale)
     • possibili conseguenze a livello motorio e
      cognitivo.
     Quindi la palgiocefalia va trattata molto precocemente, ed esattamente entro i 5 mesi di
     vita.

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Questo perché entro i 6 mesi di vita si saldano le fontanelle laterali; la circonferenza craniale
aumenta di 8,3 cm. nei primi 6 mesi e il cervello raddoppia la sua dimensione nello stesso
tempo.
Nella pratica TMO interverremo dunque per:
uu normalizzare disfunzioni rotazione cranio-cervicale e/o cervicotoraciche
  •   decomprimere i condili occipitali
  •   normalizzare la sincondrosi sfeno-occipitale e lo strain associato
  •   normalizzare la base craniale
  •   normalizzare le ossa temporali
  •   normalizzare le suture (lamboide per le plagio occipitali)
  •   modellare la disfunzione intraossea dal lato schiacciato.

  E insegneremo ai genitori alcune buone pratiche per:
  •   non posizionare neonato dal lato dello schiacciamento
  •   uso di cuscini specifici per il sonno
  •   correggere     posture    allattamento      (utilizzo   della
      posizione del rugbista, ad esempio)
  •   correggere posture seduto, sdraiato, in braccio
  •   stimolazione    attiva   della    rotazione    della    testa
      (inseguimento visivo di oggetti).
  •   gioco prono da piccolissimo.

Un altro esempio di collaborazione tra pediatra e terapista è in caso di BRONCHITI.

La bronchite è un’infiammazione dei dotti respiratori di grandi dimensioni (basse vie aeree)
chiamati bronchi.

Questa provoca un aumento della produzione di mucus ed altri fastidi. Spesso è associata,
o anticipata, da una infiammazione delle vie respiratorie alte (naso e gola) con sintomi tipici
di raffreddore, tracheite, laringite.

La fisioterapia-gioco aiuta ad eliminare il mucus più denso e in eccesso, in quanto lo stimola
a fuoriuscire dai bronchi per arrivare in gola, dove, finalmente, può essere espulso tossendo

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(e sputando) o ingoiandolo, in questo ultimo caso ci penserà l’intestino ad eliminarlo.

     In questo modo si evita che i batteri possano trovare terreno favorevole e persistere nel
     mucus, infiammando i bronchi.

     Osteopaticamente si può agire sul diaframma per normalizzarlo, così da favorire la pompa
     respiratoria.

     Fisioterapicamente si insegnano al bambino e ai genitori i “giochi del saltare”, che muovono
     il muscolo diaframma “spremendo” i polmoni e favorendo la fuoriuscita di mucus, dalle
     parti basse dei polmoni, verso la trachea.

     E si insegnano anche i “giochi del soffiare”, che invece fanno si che i flussi d’aria che si
     creano, provochino dei vortici capaci di spingere il mucus dagli alveoli, dai bronchioli e dai
     bronchi verso la trachea così da poterlo espellere con la tosse.

     Qualora poi si trattasse di neonati o bimbi molto piccoli sarà cura del terapista insegnare ai
     genitori le giuste manovre da eseguire per aiutarli ad espellere il mucus!

     Un video su questo argomento renderà tutto più chiaro:
     https://www.youtube.com/watch?v=KLlYenGEcEc&list=PLv_LodV5PFG8p19Lu2fG9l7_oHhfnNzH8

     Inoltre su questo argomento ho prodotto una brochure e un manuale per le famiglie:
     http://www.tizianatonelli.it/documents/BrochurePediatrica_DrssaTonelli.pdf
     http://www.tizianatonelli.it/documents/3-GuidaBronchite-Pediatrica.pdf

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Conclusioni
Per concludere questa breve incursione nel mondo dell’osteopatia e della fisioterapia pediatrica,

mi sento di consigliare ai pediatri di sperimentare in prima persona un trattamento osteopatico

dal terapista con cui intendono collaborare, proprio per “sentire” le mani dell’operatore, così

da essere confidenti del tipo di trattamento che verrà fatto e di chiedere cosa, perché e come

farebbe certe manovre per risolvere un caso clinico.

Nessuno si sentirà interrogato ma sarà un arricchimento per entrambe le figure professionali!

Anche ai genitori consiglio di farsi spiegare il come e il perché di ogni cosa, dato che saranno

loro i principali responsabili delle cure condivise con gli operatori sanitari e loro il compito di far

eseguire cure ed esercizi ai neonati e bambini a casa!

Nessuno deve avere timore delle domande e di esprimere dubbi, perché:

“Si può capire se un uomo è intelligente dalle sue risposte. Si può dire se un uomo è saggio dalle

sue domande.“ Naguib Mahfouz (premio Nobel del 1988).

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Libri consigliati

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                                             Avrete miglioramenti evidenti con
                                             la giusta terapia, i giusti esercizi,
                                             le giuste posture. Entro 3 sedute!.

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