HỲBRIS Flavia Mastrella Antonio Rezza - Festival dei Due Mondi

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HỲBRIS Flavia Mastrella Antonio Rezza - Festival dei Due Mondi
Flavia Mastrella
 Antonio Rezza

HỲBRIS
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                       FESTIVAL DEI DUE MONDI

                             SAN SIMONE
 7 LUGLIO ORE 21.30, 8 LUGLIO ORE 19.00, 9 LUGLIO ORE 21.30,
                        10 LUGLIO ORE 17.00

                     HỲBRIS
                                   DI

Flavia Mastrella, Antonio Rezza
                                 CON
                          Antonio Rezza
                                E CON
   Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini,
  Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli
           E LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DI
                       Maria Grazia Sughi

                          (MAI) SCRITTO DA
                          Antonio Rezza

                               HABITAT
                         Flavia Mastrella

                  ASSISTENTE ALLA CREAZIONE
                         Massimo Camilli

                            DISEGNO LUCI
                          Daria Grispino

                   ORGANIZZAZIONE GENERALE
            Marta Gagliardi, Stefania Saltarelli

                            MACCHINISTA
                        Andrea Zanarini
                          UFFICIO STAMPA
              Chiara Crupi - Artinconnessione

  produzione RezzaMastrella e La Fabbrica dell’Attore - Teatro Vascello
   coproduzione Spoleto Festival dei Due Mondi e Teatro di Sardegna
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                            TEATRO

                      OLTRE LA SOGLIA

Fuori dalla porta ci sono gli altri.
Già, ma per quelli che stanno fuori dalla porta,
o dietro altre porte, noi siamo gli altri.
Oltre la siepe, oltre il confine, ci stanno i vicini,
che ci mettono poco a diventare ingombranti,
pericolosi, nemici. E pure noi, dentro, o fuori
a bussare per entrare, siamo oltre un confine.
La porta, la siepe, il limite, si moltiplicano
al plurale: porte, siepi, confini, porti, caselli,
varchi, muri, colline, montagne, catene
montuose, fiumi, linee dell’orizzonte, sipari…
E non è detto che dietro uno di quei passaggi
ci sia necessariamente qualcuno.
Se c’è qualcuno: come sarà? Uguale o diverso,
amico o minaccioso, ingombrante, fastidioso?

               FL AVIA MASTRELL A , ANTONIO REZZ A
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                             FESTIVAL DEI DUE MONDI

     Come sempre l’ultimo spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella,
HỲBRIS, è ontologico-umoristico, delirante-realista, psicanalitico-luna-
re e lunatico. Rinchiuso in un rettangolo dai lati solo disegnati in terra e
quindi sempre valicabili, suggerisce un ambiente frigorifero per la con-
servazione della specie, dotato di qualche confort per i periodi di lunga
reclusione, aperto agli infiniti dell’abiezione e della risata, del paradosso
e dell’accelerazione stratosferica e incontenibile, del tormentone e dello
sguardo antropologico.
     Porte, porte, tante possibili porte vediamo, rese da una sola porta col
suo telaio, leggera e mobile, che il burattino crudele, il Petrolini artaudiano
Rezza sposta nello spazio, figurando infiniti interni, dove ci chiudiamo, ci
proteggiamo, ci consoliamo, ci barrichiamo, ci rassicuriamo, e altrettan-
ti infiniti esterni, dove ci disseminiamo, dove moltiplichiamo la vita. «La
porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul
nulla» leggiamo in uno scritto degli autori. La porta fa immaginare sempre
altri mondi; e ogni tanto possiamo pure sbatterla in faccia a qualcuno.
     Shakespeare fa dire agli artigiani sempliciotti del Sogno di una notte
di mezza estate, intenti a preparare una scombinata opera teatrale per le
nozze dei sovrani, che il muro si può rendere con un attore dipinto di bianco:
aprirà due dita a significare il buco attraverso cui i due sfortunati amanti
Piramo e Tisbe si parlano. Tutto il suo teatro è costituito di pochi luoghi, che
acquistano senso grazie alle parole degli attori e alle relazioni spaziali.
     Flavia Mastrella da sempre inventa ambienti morbidi, di stoffa, o di ma-
teriali più resistenti, come le edicolette di Anelante, offrendole come ha-
bitat per la vita scenica di Antonio Rezza. Lui di volta in volta asseconda
quegli habitat o ci combatte contro, deformandosi nei buchi delle stoffe,
agitandosi e correndo tra scivoli, avvolgendosi in tele per sdoppiarsi – da
un lato, dall’altro – per rappresentare due figure in una o le due anime di
una sola figura.
     Cubismo espressionista, con tanto teatro della crudeltà, con vocine
ingenue, perfide, con voci e vocione ciniche, sadiche, che ci rappresen-
tano come siamo: brutti, sporchi (nonostante l’abuso di deodoranti e pro-
fumi), cattivi.
     In HỲBRIS l’antropologia domina, nella scomposizione esilarante delle
relazioni parentali, nello spaesamento delle visite amicali o di famiglia,
dell’essere fuori o dello stare dentro, fino alla negazione della presenza,
dicendo semplicemente: tu non hai varcato la porta e non ci sei. «Aprire
la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere
e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto, detta legge in quel
punto» si legge ancora.

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                                    TEATRO

    Rezza è circondato da tante presenze come non mai: un coro che
spesso lo asseconda senza parole o con poche parole, rappresentando
la tendenza, il bisogno di obbedire a un potere pre-potente. Rezza muove
gli altri con le azioni e con le parole a cascata, mettendo a disagio i com-
pagni di scena, catalogandoli, negandoli, in un grande luna park o parco
giochi in cui lui, come un bambino terribile, un feroce infantile tiranno
che rappresenta in nuce l’umanità, manipola ogni cosa, autorizzando o
negando, stimolando o frenando, fino a far perdere la testa agli altri, ad
accelerarli come in un comico film muto.
    Ma le porte, lo sappiamo, non sono solo quelle che vediamo nelle
nostre case, in palazzi, uffici, auto, luoghi di ritrovo o di assenza. Ci sono
quelle della mente e altre che ci proiettano in dimensioni sconosciute,
trasformandoci in ombre. Ci possono far precipitare in molti al di là che
fanno paura, dai quali non sappiamo se potremo ritornare. Ci sarà forse
anche una bara in scena o una gabbia o non sappiamo cos’altro: questo
spettacolo – lungamente preparato e interrotto da uno sfratto dal luogo
dove Rezza e Mastrella provavano tradizionalmente e poi da quella porta
chiusa che è stata la pandemia – prevede nel momento in cui scrivo (inizio
marzo) ancora un lungo processo di lavoro, prima del debutto a Spoleto.
    Le creazioni di questi due figuri, insigniti del Leone d’oro della Bienna-
le di Venezia, hanno una gestazione di anni: e poi esplodono come bombe
devastanti, mine antiuomo, perché mettono in scena molte miserie della
nostra specie, folle e tribale sotto lustrini ipermoderni. Con gli habitat di
Flavia Mastrella, apparentemente semplici ma capaci di creare con un
linguaggio visivo metaforico infinite possibilità, con la forza energica,
ipercinetica e iperverbale di Antonio Rezza, disegnano mondi. Ci fanno
ridere e ci trascinano in abissi dove lo smarrimento può essere molti-
plicazione in caratteri ossessivi, fuori tempo, quotidianamente selvati-
ci, come in quel saggio comicissimo di paleoantropologia umana che è
Pitecus, può essere concentrazione egotica come in Io, delirio matema-
tico come in 7-14-21-28, smarrimento esistenziale e psicologico come
nell’uno spezzato di Fratto_X, può essere una corsa frenetica verso tra-
guardi mai raggiungibili e sicuramente inutili come in Anelante. Può di-
ventare mobilissimo balletto filmico come nei corti e nei lungometraggi,
ultimo dei quali Samp, un killer contro le tradizioni in una Puglia dai colori
accesi di videogioco, presentato alle Giornate degli autori di Venezia. Può
essere provocazione con la cinepresa brandita come un’arma come nelle
interviste di Troppolitani o di Milano, via Padova. Può diventare caleido-
scopio di vari Io spezzati come nei libri, guidati da titoli come So(N)no,
Credo in un solo oblio, Clamori al vento, La noia incarnita.

                       FL AVIA MASTRELL A , ANTONIO REZZ A
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                            FESTIVAL DEI DUE MONDI

   Oltre le porte che vedrete aprirsi e chiudersi su vari ambienti, tanti da
indurre una vertigine, da mettere in moto la paura del cambiamento, da
precipitare in una molteplicità che fa temere il dilagare del nulla, oltre le
porte scorgiamo un sacrificio umano. È quello di tutti noi, in fondo bor-
ghesucci in cerca di rassicurazioni e distrazioni, e degli autori, l’artista
modellatrice e la meravigliosa marionetta crudele, il poeta Pinocchio
de-lirante, l’attore e performer insieme. Lo splendore del corpo in movi-
mento, ostacolato ma mai addomesticato, si offre umilmente al nostro
occhio belva, scatenando torrenti di risate che vogliono spesso dire
che troppo ci riconosciamo in quell’agnello portato al mentale macello
e sempre fingiamo di illuderci che non narri di noi ma di quegli altri che
stanno là, oltre la soglia.

                                  TESTO DI

                             Massimo Marino

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                                  TEATRO

© MONICA BIANCARDI

                     FL AVIA MASTRELL A , ANTONIO REZZ A
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                                FESTIVAL DEI DUE MONDI

                               RezzaMastrella
    Flavia Mastrella e Antonio Rezza si occupano di comunicazione involontaria.
Hanno realizzato tredici opere teatrali, cinque film lungometraggi, una serie ster-
minata di corto e medio metraggi. Flavia Mastrella si occupa inoltre di scultura e
fotografia, Antonio Rezza di letteratura. Tra il 1996 e il 2020 collaborano con Tele+
e con Rai 3. Hanno ricevuto il Premio Alinovi per l’arte interdisciplinare, il Premio
Hystrio, il Premio Ubu, il Premio Napoli, l’attestato di Unicità nella Cultura a Monteci-
torio, il Premio Ermete Novelli e nel 2018 viene loro assegnato dalla Biennale Teatro
di Venezia il Leone d’oro alla carriera. Nel 2019 La Milanesiana li premia con la Rosa
d’oro. Le loro opere sono state presentate a Parigi, Madrid, Mosca, Shanghai e New
York. Collaborano da diversi anni con TSI La Fabbrica dell’Attore - Teatro Vascello
di Roma.

                                        HỲBRIS
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SUL RETRO
         Il manifesto ufficiale della 65 a edizione
del Festival dei Due Mondi firmato da Anselm Kiefer
                photo credit: Georges Poncet

                 VOLUME A CURA DI
             Ufficio Comunicazione
        Spoleto Festival dei Due Mondi
      Finito di stampare nel mese di giugno 2022
            © 2022 | Tutti i diritti riservati

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