Per un pezzo di pane - MarsicaLive

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Pietro Guida

Per un pezzo di pane
Storie straordinarie di gente normale
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Il sogno

   I giorni scorrevano uno dietro l'atro e lei non aveva mai vissuto
qualcosa di veramente grande, qualcosa che fosse valso veramente
la pena di essere vissuto. La sua vita era come l'estate che volge
all'autunno, come un sogno che sempre più velocemente si tra-
sforma in incubo. Il sole per lei era un insieme di lingue di fuoco
che non facevano altro che consumare la giornata, fino a incenerir-
la, gettandola nella desolazione della notte. Il suo cuore era come
una strada di campagna che porta a valle e la sua anima come un
fiume che muore prima di sfociare nel mare. Ma un giorno accad-
de un fatto che cambiò la sua vita. Si chiamava Nicolina e non si
era mai sposata. Viveva da sola nella sua casetta in un piccolo
paese di montagna.
   Correva l'anno 1922. L'Italia è allo sbando. Dopo la Marcia su
Roma c'erano stati quasi 700 scioperi nelle fabbriche e mai, fino a
quel momento, si era scioperato con tanta foga anche nelle campa-
gne. Il governo non è in grado di guidare un paese che fa fatica ad
andare avanti. C'è un esecutivo di tanti proclami e pochi fatti, di
molto rumore e pochi risultati. L'anno è iniziato con un lutto,
quello di Papa Benedetto XV, e ciò ha dei risvolti determinanti
anche nella politica interna, modificando i rapporti tra la Chiesa e
Mussolini che fa addirittura commemorare alla Camera il Pontefi-
ce. Anche il Duce, l'"eretico" della Lima, sembra convertito.
Scrive sul Popolo d'Italia: "La forza, il prestigio, il fascino mille-
nario e duraturo del cattolicesimo stanno nel fatto che non è la
religione di una data nazione o di una data razza, ma è la religione
di tutti i popoli e di tutte le razze. La morte del Papa e l'emozione
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suscitata dall'evento in tutto il mondo civile ci permettono di
constatare che gli elementi religiosi della vita stanno potentemente
risorgendo nell'anima umana. Il laicismo scientista e la sua logica
degenerazione, rappresentata dall'anticlericalismo ciarlatano,
stanno agonizzando". Dopo quattro giorni di Conclave i cardinali
scelgono il nuovo pontefice. È l'arcivescovo di Milano, Achille
Ratti, che sarebbe divenuto per sempre Pio IX. La gente è legata
profondamente alla chiesa cattolica ma a prevalere, in quella
società allo sbando, è la voglia di cambiamento e di rivalsa nei
confronti di un mondo duro, faticoso, che può essere affrontato
solo con la sua stessa arma, la fatica appunto, e il lavoro.
   E anche Nicolina il suo tempo lo trascorreva tra le bestie, quelle
bestie che stimava più degli esseri umani, "perché", come diceva
sempre, "loro a differenza di quegli animali di uomini non l'ave-
vano mai tradita". Un giorno, dopo essere tornata dal lavoro,
stanca morta, Nicolina stava per prepararsi ad andare a letto. Sentì
bussare alla porta, ma pensò di non andare ad aprire.
   "Sarà il vecchio Amilcare che vuole comunicarmi di aver porta-
to a termine il suo lavoro nel capanno", pensò.
   Si trovò di fronte a un bivio, il più importante della sua vita, e
la sua scelta sarebbe stata determinante per il resto della vita.
Poteva restarsene a letto e non aprire quella porta, continuando a
vivere la sua mediocre e insoddisfatta esistenza, oppure poteva
fare uno sforzo in più, aprendo al vecchio Amilcare e cambiando,
senza saperlo, il suo destino: ma come avrebbe cambiato la sua
vita? Tramutando la mediocrità in pochezza e l'insoddisfazione in
delusione o trasformando la sua insignificante esistenza in pienez-
za? Tutte domande alle quali poteva rispondere solo in un modo:
aprendo quella porta. Così fece. Si rimise le ciabatte usurate dal
tempo, quelle ciabatte che portava ormai da una cinquantina
d'anni, e andò ad aprire la porta. Era la sua vicina di casa, Cinziet-
ta. Era una brava donna, vedova ormai da una quindicina di anni.
Viveva in una casetta, piccola come quella di Nicolina, ma co-
munque anche troppo grande da quando non c'era più il marito.
   «Domani verresti con me, comare Nicolina, al santuario della
Santissima Trinità?», chiese la vedova alla sua amica e vicina, «è
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da quando il povero Pasquale è morto che non ci vado più. L'ulti-
ma volta andai con lui, e proprio il giorno dopo mi lasciò per
sempre. Da allora non ho più avuto il coraggio di tornare lassù.
Oggi, però, mi sono fatta forza e mi sono convinta e ho pensato
che tu potresti accompagnarmi perché da sola non me la sento di
andarci».
   Nicolina rimase ammutolita. In realtà era molto stanca e il san-
tuario distava una decina di chilometri dal paese e sarebbero
dovute andare a piedi. Non se la sentì, però, di dirle di no e accettò
di compiere con lei il breve pellegrinaggio. Al mattino, come
d'accordo, s'incontrarono lungo la strada e fecero il tragitto insie-
me, parlando tra anziane, ma come si fa tra bambine, dei loro
sogni, dei loro ricordi e dei rimpianti che non lasciavano loro adito
a sentimenti di soddisfazione. Passarono una bella giornata tra la
preghiera e la natura. A sera, dopo alcune ore di contemplazione, e
dopo che erano stati loro rimessi i peccati grazie alla confessione,
ripresero la via di casa. Durante il tragitto Nicolina colse anche
delle margherite in un prato e ne regalò una alla sua compagna di
viaggio Cinzietta. Prima del tramonto s'incamminarono lungo lo
scosceso sentiero che le avrebbe condotte alle loro casette. Arriva-
rono in paese quando ormai il buio stava per avvolgere le case. Era
possibile scorgere, grazie alla luce di una luna immensa, solo i
bordi dei tetti in controluce e qualche comignolo fumante. Gli
armenti e qualche gregge ritardatario facevano da cornice a un
insolito imbrunire. Le due anziane donne si guardarono negli
occhi, come se si stessero salutando per l'ultima volta, e si diedero
la buonanotte, con il proposito di tornare, un giorno, insieme al
santuario della santissima Trinità. Nicolina entrò in casa pensando
che la sua vita non era più come l'estate che volge all'autunno,
come un sogno che sempre più velocemente si trasforma in un
incubo. Se ne andò a letto con uno spirito nuovo. Ma era solo
apparenza. Ciò che veramente l'avrebbe cambiata per sempre
doveva ancora avvenire. Al mattino, con la sua solita calma,
Nicolina, dopo essersi alzata, si preparò per andare in campagna.
Non appena varcato l'uscio che l'avrebbe portata davanti a un altro
giorno di lavoro, uno come tanti, s'imbatté nella comare Marisa.
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Iniziò a raccontarle dell'insolito e inaspettato viaggio alla Trinità,
ma la comare la interruppe improvvisamente.
   «Ma avete voglia di scherzare?», domandò Marisa con tono
quasi stizzito.
   «La comare Cinzietta sapete bene che non può essere venuta
con voi alla Trinità, perché è morta due giorni fa. È stata trovata in
casa l'altro ieri, morta, con una margherita tra le dita».
   Quasi barcollò alla notizia. Ma più che la tragicità dell'evento,
Nicolina rimase scioccata da una sequenza temporale che non
poteva essersi verificata, da un fatto che sapeva di soprannaturale.
Non volle credere così alla sua comare e volle toccare con mano
un fatto tanto assurdo quanto drammatico. Andò così di corsa a
vedere la casa della sua cara vicina e trovò la porta sbarrata. Poi
chiese in giro se tale fatto corrispondesse a verità e tutti le confer-
marono l'accaduto. Cinzietta era morta veramente, un giorno
prima del memorabile pellegrinaggio al santuario della santissima
Trinità. Scioccata se ne tornò a casa, cercando di capire cosa fosse
accaduto. Non sapeva darsi pace, era disperata e non riusciva a
spiegarsi un fatto tanto assurdo. Cercò di convincersi, allora, di
aver sognato, di essere rimasta a letto più del solito, di aver avuto
la febbre e di non essersi accorta di aver trascorso più di un giorno
a letto. Ma poi andò sul comò e guardò quelle splendide margheri-
te ben sistemate in un vaso pieno d'acqua.
   "E allora queste?", si chiedeva, "come sono arrivate qui?".
   A quel punto ricordò tutti i discorsi che le aveva fatto Cinzietta
e sentì, per la prima volta nella sua esistenza, quanto era forte
l'amore di Dio, anche nei confronti di una donna che nessuno
aveva mai amato veramente nella vita. Capì che dietro quella sua
esistenza apparentemente inutile c'era un mondo più grande, dove
tutto era possibile e in cui l'amore era tutto. Andò a letto pensando
che quella giornata era stata solo un regalo di Dio, che le aveva
fatto assaporare quanto potesse essere bello il regno dei cieli. E
capì, inoltre, che il paradiso non arriva dopo la morte, ma inizia
già dalla vita, grazie all'amore. Se ne andò a letto con il cuore
pieno di pace. La sua vita era divenuta come l'inverno che volge
alla primavera, come un incubo che sempre più velocemente si
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trasforma in un bel sogno infinito. Quando al mattino andarono a
chiamarla perché le bestie avevano sfondato la porta della stalla,
lei non rispondeva. Sfondarono la porta e la trovarono morta. «È
morta dalla paura!», esclamò subito la comare Marisa, che sapeva
di quella strana vicenda visionaria che gli era capitata. Fecero una
colletta in paese per farle il funerale, perché in casa non trovarono
neanche un centesimo e la povera donna non aveva nemmeno un
parente lontano. Quando voltarono il piccolo cadavere ormai
irrigidito sul letto, si accorsero che sul volto la donna aveva uno
strano sorriso. Forse perché mentre moriva sapeva che la sua vita
era stata un difficile, ma dolce cammino verso la pace. Mentre
cessava di vivere rideva, perché quell'ultimo tratto di percorso,
quella estrema salita, se la immaginava come il lungo viaggio
verso il santuario della santissima Trinità.
Indice

Prefazione ..................................................................................... 7

Introduzione ............................................................................... 13
I pezzenti .................................................................................... 17
La cavalla ................................................................................... 21
Guerrino ..................................................................................... 31
Le fascine ................................................................................... 39
La Madonna di Canneto ............................................................. 41
Il colpevole ................................................................................. 47
Gli ambulanti .............................................................................. 53
L’innocente ................................................................................. 59
Il sogno ........................................................................................ 69
Il coraggio .................................................................................. 75
Il barbone ................................................................................... 87
La vecchia signora....................................................................... 99
Il mare ...................................................................................... 109
Il pane ....................................................................................... 113
Finito di stampare nel mese di luglio 2008
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