GLI ETRUSCHI - Fondazione Cavalsassi
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GLI ETRUSCHI “Essi molto lontano nel recesso delle isole sacre su tutti i Tirreni illustrissimi regnavano.” Esiodo Nel territorio in cui era fiorita la civiltà villanoviana si sviluppò la civiltà etrusca. L’archeologia ha dimostrato che questo popolo controllò direttamente ampie zone dell’Italia, con altre ebbe stretti contatti politici e commerciali ma non arrivò ad esercitare il suo potere sull’intera penisola. Erano con certezza territorio etrusco l’attuale Toscana, l’Umbria e l’alto Lazio. In seguito vennero occupate anche buona parte della Pianura Padana e le coste della Campania. L’Etruria, comunque, non fu mai uno Stato unitario: le singole città, centri economici e culturali della civiltà etrusca, mantennero sempre un’ampia autonomia e tra loro vi furono frequenti tensioni risolte, talvolta, anche militarmente. Le città principali erano dodici e sono da identificare, con ogni probabilità, in Veio, Cerveteri, Tarquinia, Vulci, Orvieto, Chiusi, Vetulonia, Volterra, Perugia, Cortona, Arezzo, Fiesole; è probabile, poi, che la crisi di alcune di esse abbia portato alla loro sostituzione con centri emergenti quali Pisa e Populonia.
I rappresentanti delle dodici città si riunivano presso un santuario federale, il Fanum Voltumnae, dove eleggevano un magistrato comune ed elaboravano una politica estera unitaria. Comune a tutti questi centri abitati era una solida cinta muraria eretta a protezione dell’agglomerato urbano, strade disposte ordinatamente, acquedotti e fognature. Il problema delle origini degli Etruschi, invece, risale all’antichità infatti numerosi studiosi a loro contemporanei provarono a rispondere a quest’interrogativo. Tutte le ipotesi convergevano in due filoni: che questo popolo abitasse la penisola italica da tempi antichissimi o che discendesse da popoli provenienti dall’Oriente. Erodoto, il celebre storico greco vissuto nel V secolo a.C., ipotizzò che fossero originari della Lidia (una regione dell’Asia Minore) mentre Dionigi di Alicarnasso, uno storico di origine greca vissuto in età augustea, sostenne fermamente l’origine italiana di tale popolazione. In epoca moderna, agli inizi dell’Ottocento, venne prospettata una soluzione diversa: gli Etruschi sarebbero discesi dalle regioni alpine verso l’Italia centrale. Verso la fine dello stesso secolo, infine, riprese vigore la tesi di Erodoto perché apparentemente suffragata dai risultati delle indagini archeologiche. Il territorio in relazione alle attività Tra l’VIII e il VI secolo a.C. gli Etruschi furono i protagonisti dello sviluppo culturale ed economico dell’Italia centrale tanto che, proprio perché i Romani ereditarono molte delle loro conoscenze, furono considerati i precursori di tale civiltà.
L’Etruria era considerata, nell’antichità, una terra particolarmente fertile tanto che la resa dei suoi campi impressionò i Romani. I risultati erano frutto della fertilità dei territori, delle favorevoli condizioni climatiche ma anche del meticoloso lavoro degli agricoltori etruschi che arrivarono ad arare frequentemente i campi e a realizzare una fitta rete di cunicoli sotterranei per drenare o irrigare il terreno. I prodotti agricoli raccolti, principalmente grano, vino ed olio, erano anche commercializzati. Numerose fonti letterarie forniscono molti racconti relativi alla loro abilità nella caccia ma scarse indicazioni riguardanti l’allevamento che comunque era praticato. Le ossa rintracciate dagli archeologi indicano oggi con certezza che fosse praticato l’allevamento di suini, ovini e caprini. L’attività in cui gli Etruschi eccellevano era, però, l’artigianato: la ceramica accompagnò l’intero sviluppo di questa civiltà e rappresenta una testimonianza preziosa dal punto di vista storico ed artistico. La produzione di vasi variò sensibilmente durante i secoli e venne influenzata notevolmente dall’esempio greco sia per ciò che concerne le tecniche di fabbricazione sia per le scene raffigurate. È però importante precisare che esistono delle eccezioni poiché alcuni artigiani etruschi scelsero di decorare i propri vasi con personaggi mitologici o animali fantastici tratti da saghe locali. Esiste comunque una produzione prettamente etrusca: il bucchero.
Si tratta di ceramica di colore nero realizzata al tornio; il colore non è dato da una vernice, ma da un processo dovuto a condizioni particolari di cottura tali da consentire la trasformazione cromatica dell’argilla. Gli artigiani etruschi, inoltre, erano abili nel lavorare i metalli, infatti il controllo di alcune zone minerarie come, ad esempio, l’Isola d’Elba fu uno dei principali fattori di sviluppo dell’economia di questa popolazione. Oro, rame, bronzo e soprattutto il ferro erano i materiali più utilizzati: con quest’ultimi, infatti, erano soliti modellare strumenti per il lavoro, armi, utensili domestici ed altro ancora. I mercanti etruschi, infine, si dedicavano attivamente al commercio via mare: grazie ad una flotta potente e ben organizzata raggiunsero porti molto lontani scontrandosi spesso con Fenici e Greci. Conquiste e massima espansione Verso la fine del VI secolo a.C. il benessere raggiunto portò ad una politica aggressiva verso le altre popolazioni dell’Italia tanto da diventare la principale potenza commerciale e marittima di tutto il Mediterraneo occidentale. Sotto la guida di Porsenna, il re di Chiusi, fu attaccata Roma con l’evidente scopo di saldare l’Etruria con i possedimenti campani.
Le vicende dello scontro non sono chiare ma è probabile che Porsenna arrivò, per un certo periodo, ad avere il controllo della città, come testimoniano anche i nomi etruschi di tre re di Roma. Organizzazione della società: dal re agli schiavi... la piramide sociale. Ciascuna delle città organizzava in maniera totalmente autonoma i suoi possedimenti ed era governata da un sovrano, chiamato Lucumone, che rappresentava la massima carica politica ed era eletto tra le famiglie aristocratiche. In altri casi furono gli aristocratici stessi ad assumere il controllo degli agglomerati urbani, formando delle piccole oligarchie. Appartenenti alla categoria degli aristocratici erano i grandi mercanti e proprietari terrieri. Essi, secondo le fonti, abitavano in lussuose abitazioni impreziosite da giardini e colonnati ed erano adornati da gioielli ed abiti preziosi. Gli appartenenti a tale categoria partecipavano attivamente alla vita sociale coinvolgendo anche le donne che, nella società etrusca, erano libere e rispettate. Esse, oltre all’amministrazione della casa, si affiancavano ai mariti nella gestione delle loro attività. Il resto della popolazione era poi costituito dai contadini, dagli artigiani, dai piccoli commercianti e dai servi che prestavano servizio presso le case degli aristocratici.
Gli schiavi invece, che svolgevano i lavori più umili e faticosi, erano principalmente persone che avevano perso la libertà a causa dei debiti, ma anche uomini e donne che i pirati etruschi, nelle loro scorrerie lungo le coste del Mediterraneo, rapivano e vendevano. La religione La religione etrusca era una religione rivelata e politeista. La divinità suprema era Tinia, paragonabile allo Zeus della religione greca benché avesse un potere minore rispetto ad esso; egli era, inoltre, affiancato da altre divinità. Quelle più importanti erano Uni, Menrva, Turan, Aplu, Artumes e Nethuns. Risulta così essere chiaro, anche semplicemente dall’analisi dei nomi delle divinità, che la religione etrusca fu notevolmente influenzata da quella greca. Nel mondo mediterraneo, poi, gli Etruschi ebbero fama di popolo assolutamente rispettoso delle indicazioni divine che apparivano sottoforma di segni della natura. Essi interpretavano, con l’ausilio di persone specifiche, questi segni anche con lo scopo di predire il futuro. Era infatti compito degli àuguri e degli aruspici, tramite l’ausilio di raffinate tecniche divinatorie, trarre preziose informazioni dall’osservazione dei fulmini, del volo degli uccelli e dall’esame delle viscere degli animali sacrificati. Gli Etruschi, inoltre, prestarono grande attenzione al culto dei morti infatti, a testimonianza di ciò, vi sono le numerose necropoli: i cimiteri etruschi.
Alcune ospitavano tombe monumentali, altre quelle meno sfarzose benché impreziosite da pitture parietali. Inoltre le tombe variavano in base al periodo di costruzione e ai costumi funerari di ogni singola città. Le necropoli erano posizionate in prossimità dell'abitato benché ci fossero delle eccezioni soprattutto legate alle famiglie aristocratiche che, in alcuni casi, facevano realizzare vere e proprie necropoli “familiari” all’interno della propria proprietà. Inoltre necropoli e tipologia di tombe differivano, oltre che per cronologia e per livello sociale di appartenenza del defunto, per le diverse tipologie di riti funerari. In Etruria c'erano sia l’incinerazione sia l’inumazione: nel primo caso le ceneri erano deposte dentro contenitori realizzati in forme e materiali che, nel corso dei secoli, variarono; nell'altro il corpo del morto era posto all'interno di casse di legno o di sarcofagi in pietra o in terracotta. Contenitori per le ceneri, casse e sarcofagi erano collocati a loro volta all'interno delle tombe insieme al corredo funerario. Quest'ultimo prevedeva oggetti, anche di particolare pregio, che sarebbero serviti al defunto per la permanenza nella tomba e per il viaggio nell’aldilà.
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