Gentilezza e Psicologia - A cura di Carducci Antonella - Laurenda in Scienze e Tecniche Psicologiche - Associazione PROPSY ONLUS

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Gentilezza e Psicologia - A cura di Carducci Antonella - Laurenda in Scienze e Tecniche Psicologiche - Associazione PROPSY ONLUS
Gentilezza e Psicologia
      A cura di Carducci Antonella - Laurenda in Scienze e
                     Tecniche Psicologiche
Il 13 novembre ricorre la Giornata mondiale della gentilezza, nata
dall'iniziativa di gruppi umanitari e dalla loro
Dichiarazione della gentilezza risalente al 13
novembre 1997, osservata dal 1998 da Canada,
Giappone, Australia, Nigeria, Emirati Arabi Uniti,
-dal 2009- da Italia, India e Singapore e dal 2010
da Gran Bretagna. Sono stati i giapponesi a
promuovere questa iniziativa: nata grazie al Japan
Small Kindness Movement, fondato nel 1988 a
Tokyo, dove due anni prima si era costituito un
primo gruppo di organizzazioni riunito nel World Kindness Movement (Movimento
mondiale per la Gentilezza).

In Italia risale ad almeno un centinaio di anni la
tradizione, tutta napoletana, de 'o cafè suspiso. In
cosa consiste? Ci si prende un caffè al bancone, poi si va
alla cassa e se ne pagano due invece che uno. In questo
modo, chi non può permetterselo può entrare al bar e
chiedere se per caso ci sia un “caffè in sospeso”,
disponibile e gratuito. Le due persone coinvolte non si
incontrano mai, è vero, ma in qualche modo gustano un
caffè assieme. Da qualche anno poi, con l’inizio della
crisi, questa bella tradizione sembra essersi diffusa in
tutta Italia, approdando addirittura nei bar di altri paesi
europei.
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LA FORZA DELLA GENTILEZZA - PIERO FERRUCCI
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Gentilezza e Psicologia - A cura di Carducci Antonella - Laurenda in Scienze e Tecniche Psicologiche - Associazione PROPSY ONLUS
La gentilezza è un atteggiamento estremamente elaborato. Implica autocontrollo,
     sicurezza, empatia, stima degli altri e consapevolezza della relazione fra l’individuo e
     il gruppo. È anche un’enorme forza in materia di rapporti sociali. Si ottiene molto di
     più essendo gentili che con indolenza o bruschezza.
     Una persona gentile possiede un’intelligenza emotiva ben sviluppata, caratteristica che
     si contagia. Chi è gentile genera gentilezza e una buona disposizione in chi gli sta
     intorno. Questo è un modo eccellente per prevenire i con itti o impedire che si
     inaspriscano. La gentilezza promuove un temperamento positivo, presuppone
     esprimere affetto e considerazione per gli altri, senza tralasciare noi stessi. È un
     atteggiamento che permette di calmare una persona furiosa e consolare chi è triste.
     Non a caso il termine “gentilezza” deriva dal latino gentilis «di buona stirpe».

     Essere gentili conviene: fa bene alla salute, guadagna simpatie, crea intorno un clima
     positivo e sereno. Il vero tornaconto della gentilezza, tuttavia, sta proprio nell'essere
     gentili. La gentilezza, infatti, dà un senso e un valore alla nostra esistenza, ci fa
     dimenticare i guai quotidiani e sentire bene
     con noi stessi.
     Lontana dal formalismo delle buone
     maniere, dalla cortesia interessata, dalla
     generosità calcolata, la gentilezza è un
     insieme di qualità - sincerità, gratitudine,
     pazienza, rispetto e molte altre -, ognuna
     delle quali, se coltivata con serietà, è
     suf ciente a trasformare profondamente la
     nostra psiche e a cambiare in modo
     radicale la nostra vita.
     Ci troviamo in un periodo di "raffreddamento globale" dei sentimenti. Mai come
     oggi le relazioni sono state così fredde e spersonalizzate: telefoni per parlare con
     qualcuno e una voce digitale ti presenta un menu di opzioni; mai come oggi però - e
     l'aumento epidemico di depressione e attacchi di panico ne sono una conferma - è
     forte l'esigenza di un ritorno al calore genuino, al senso di appartenenza a una
     comunità che protegge e sostiene.
     Ecco perché è così importante scoprire in noi risorse che possediamo da sempre e che
     hanno permesso all'umanità di evolvere.
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Gentilezza e Psicologia - A cura di Carducci Antonella - Laurenda in Scienze e Tecniche Psicologiche - Associazione PROPSY ONLUS
La scienza ha dimostrato che alla nascita abbiamo
     tutti un gene della gentilezza. Siamo una specie che
     ha bisogno gli uni degli altri per sopravvivere e
     portiamo in noi un’impronta biologica di questo
     fattore. L’altruismo, la cooperazione sono stati
     decisivi af nché l’essere umano si evolvesse. Alcuni
     studi dimostrano che a partire dai 6 mesi di vita i
     bambini iniziano a
     esprimere comportamenti affabili verso gli altri.
     Scelgono fra chiudersi o aprirsi agli altri. Spesso
     decidono di interagire ed essere generosi con il prossimo. Sono anche molto sensibili
     alle espressioni di affetto.

     Lo psicologo George Fieldman è un esperto di altruismo ed ha spiegato gli effetti
     psicologici della gentilezza. Scrive, ad esempio, che fare qualcosa per noi stessi ci fa
     sentire bene per un momento relativamente breve.
     Invece, fare qualcosa per altri ha effetti molto più duraturi, e ci fa sentire bene con noi
     stessi.
     La ricerca ha poi dimostrato che spendere per gli altri rende più felici che spendere
     per se stessi.
     Un esperimento dell’università di Stanford ha dimostrato che mettere in atto cinque
     gesti di altruismo al giorno migliora l’umore, ed aumenta le emozioni positive.
     Un altro studio ha dimostrato che la gentilezza può essere un modo per alleviare un
     particolare tipo di ansia, chiamato fobia sociale. Alcune persone provano forti livelli
     di ansia quando sono in presenza di sconosciuti, o in contesti di gruppo, e
     generalmente tendono ad evitare queste situazioni. In questo studio, però, le
     persone coinvolte in atti di gentilezza hanno riportato livelli di ansia più bassi, ed una
     minore tendenza ad evitare le situazioni sociali.

                                 La gentilezza è una forma di eleganza.
                                       La migliore che io conosca.
                           E c’è ancora gente che la confonde con la debolezza.
                                                R. Rigoni

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