Fiabe e Racconti Classe 1 F - Istituto Comprensivo Statale "Paolo e Larissa Pini" - IC Paolo e Larissa Pini
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Istituto Comprensivo Statale “Paolo e Larissa Pini” Scuola Secondaria di Primo Grado Statale “Trevisani Scaetta” via Cesalpino, 40 20128 Milano Fiabe e Racconti Classe 1° F Anno Scolastico 2020 – 2021 1
Indice - Sofia A., Il castello volante, La lepre magica - Giorgio A., La pioggia inversa, Il sole e la pioggia - Emma B., La Gigantessa sull’isola, Le bolle magiche - Luca B., Il rapimento del re, Elena: l’isola che aveva un sogno - Aurora B., Alla ricerca nel bosco, La storia dietro il quadro - Patricia C., La principessa più bella del mondo, Rebecca, la ragazza che incontrò la volpe - Aaron C., Il pavone giocherellone, Il castello volante - Marta C., La bicicletta magica, Sebastian e la gabbia incantata - Sofia C., Il mondo di bolle, La vecchia tromba - Martina D., Azzurra, Il paese di Verdolandia - Maria Ludovica D. P., La principessa sperduta, La contadina famosa - Giorgia D., Un povero cavaliere, Un sogno goloso - Lorenzo D., Il bambino che colorò la notte, L’avaro re - Agata F., La storia di Bianconiglio e di Ruffus, Melish il pennello della luce - Davide G., Il bottino del re, Le stanze musicali - Maria Dariana G., Il Principe del Regno dei dolci, La gabbia e la luna - Roberto I, Il capitano Mosh, Lioneo e la tavola conigliesca - Jayden L., Il mondo della musica, L’isola dei draghi - Alex Q., Il gatto Carlo, Il bosco bello - Francesca R., Due fratellini avventurosi, Willy, il bambino goloso - Samuele T., Le tre porte, La sirena e il pescatore - Nicole V., L’albero magico, Il mondo dei dolci - Andrea W., Il giorno del ringraziamento, Un letto magico 2
Introduzione Quest’anno abbiamo studiato e approfondito il genere narrativo della fiaba. Quando eravamo bambini le fiabe, così come le favole e i racconti narrati dalla mamma, dal papà, dai nonni o anche, a volte, letti da noi, ci aiutavano a dormire e a sognare; erano e sono tuttora uno dei tanti modi per viaggiare con la mente, per immaginare dei mondi lontani, delle storie intriganti e magiche o anche per sentirci noi stessi parte di una storia; ma anche per scoprire quanta fantasia abbiamo, immensa, ma, a volte, un po’ sopita,... Come spesso dice la nostra professoressa, noi siamo dei “diamanti allo stato grezzo”1 e anche lei ci invita a mostrare quanto possiamo e sappiamo fare. La lettura è il motore del nostro viaggiare e “tocca corde sensibilissime nel cuore e nella mente”!2 E le fiabe così come tante altre nuove storie anche brevi e semplici ci permettono di non lasciare andare mai via il bambino che è in noi. Per questo motivo, una mattina di alcuni mesi fa, la nostra professoressa di Lettere ha assegnato alla classe un compito apparentemente bizzarro: inventare una storia attraverso una semplice carta! La professoressa ha portato a scuola tante immagini colorate che rappresentavano delle principesse, dei draghi, dei conigli vestiti da cavalieri, dei giganti a forma di isola, un signore anziano che suona la tromba e tante altre situazioni strane e fantastiche, …erano le immagini delle Carte Dixit, un gioco di società che la nostra insegnante non conosceva e che ha scoperto per caso. Così, ognuno di noi ha scelto delle immagini e abbiamo creato le nostre storie: un po’ fiabe e un po’ racconti. In seguito, la nostra professoressa ha condiviso con noi piccoli autori anche un’altra idea, …ma quest’ultima appartiene solo a noi. A tutti voi la lettura delle nostre storie. Gli alunni e le alunne della classe 1°F 1 Aladdin, film di animazione Disney Pictures 1993 2 Rowling J. K., Harry Potter e il principe mezzosangue, Salani Editore, Milano, 2005, pag. 5 3
Sofia A. Il castello volante C’era una volta in un luogo lontano un castello tutto azzurro nel quale viveva isolata una principessa, la quale non aveva nessun amico. Il suo sogno era di viaggiare in tutto il mondo: visitare tutti i luoghi della Terra mai visti ma solo sognati, conoscere persone nuove, visitare le loro case, …Ma, intorno a lei, non c’erano macchine né nessun altro mezzo di trasporto, così decise di gonfiare un enorme palloncino e di attaccarlo al castello con una fune. Quando si alzò il vento, lentamente, il castello cominciò a sollevarsi e lei, chiusa e protetta nel suo castello, iniziò il viaggio tanto desiderato. Come prima tappa si fermò in Francia dove subito fece amicizia con una ragazza come lei e divennero amiche; poi, insieme, ripresero il viaggio e arrivarono in Spagna: qui le due amiche conobbero due giovani che invitarono a continuare il viaggio con loro. Arrivarono così in Inghilterra…e man mano che si fermavano nei diversi paesi, tutti gli abitanti del castello facevano nuove conoscenze e invitavano tutti a proseguire con loro fino a che tornarono il quel luogo tanto lontano da dove la principessa era partita tutta sola. Ma ora, in quel castello, c’erano voci e urla e balli e canzoni e risate e…infine, tutti vissero felici e contenti. 4
La lepre magica Un giorno una lepre magica di nome Sara, mentre vagava tranquilla nella foresta, sentì uno sparo che proveniva da dietro un cespuglio; la lepre si affacciò e vide un uomo di circa vent’anni, con i capelli biondi e una tuta verde militare: era un cacciatore che aveva ferito una volpe. Dopo alcuni secondi, si sentì un altro sparo; la lepre cercò di capire da dove provenisse e vide lo stesso cacciatore colpire nuovamente la stessa volpe. Ma questa volta, la lepre capì che il cacciatore aveva quasi ucciso la volpe. Dopo che l’uomo si fu allontanato, la lepre corse dalla volpe e le disse: “Ciao cara volpe, stai bene?”, e la volpe rispose: “Ciao, …così così”. La lepre continuò: “Bene. Se vuoi, puoi esprimere a me tre tuoi desideri e io li realizzerò. Ma attenzione a come li userai”. La volpe espresse segretamente alla lepre i suoi desideri; la lepre la aiutò a riprendersi e, dopo un po’ di tempo, se ne andò per tornare alla sua tana. Il giorno dopo, la lepre pensò di potere aiutare tanti altri animali: così prese una busta, mise all’interno tutti i suoi strumenti magici e li portò con sé. Una volta arrivata alla foresta, la lepre aiutò subito cinque animali con i suoi prodigi, ma, subito dopo, incontrò un riccio che le disse: “Attenta! Non oltrepassare quel ponte là in fondo”, ma la lepre non lo ascoltò; seguì invece il sentiero e, poco dopo, scorse un buco nel terreno: lo schivò, ma non si accorse del secondo buco e cadde dentro con tutti gli oggetti magici che si persero nel buio della buca. Furono giorni e giorni di ricerche, ma invano…la lepre aveva perso tutto! Anche la sua magia! Si arrese, tornò a casa e rimase nascosta nella sua tana per tanto tempo. Passarono gli anni e la lepre viveva nella foresta aiutando i suoi amici animali come poteva, da amica, e non con i suoi poteri, fino a che, un giorno, incontrò una lepre come lei e si innamorò. Non pensò più alla magia: i due leprotti si sposarono e vissero insieme felici e contenti nella foresta. 5
Giorgio A. La pioggia inversa Un giorno, una bambina di nome Rose si recò in un luogo che le era stato vietato più e più volte dalla madre: era un luogo al confine della città. Spinta dalla curiosità, Rose prese il suo ombrello portafortuna e raggiunse il confine. Durante il cammino, vide una bambina sotto la pioggia e senza ombrello; Rose era molto curiosa di sapere chi fosse e decise di avvicinarsi per fare amicizia. Scoprì allora che il nome della bambina senza ombrello era Asia e seppe anche che la mamma di Asia la mandava ogni giorno in quel luogo per spiare il mondo, …dal suo mondo! Ma non sempre la bambina seguiva le indicazioni della mamma. Anche Asia aveva un portafortuna: era una spilla che teneva sempre nascosta sotto il suo impermeabile. Nel mondo di Asia pioveva sempre, …senza sosta; mentre, nel mondo di Rose c’era sempre il sole! Dopo avere chiacchierato un po’, le due bambine promisero di diventare amiche per sempre e si scambiarono i loro portafortuna. 6
Ma, solo poche ore dopo lo scambio, accadde qualcosa di strano: nel mondo di Rose cominciò a piovere, mentre nel mondo di Asia sorse il sole! Tutto si era capovolto! Magia? O forse lo scambio dei portafortuna? Ma certo! Allora i portafortuna erano magici! Le due amiche decisero allora di approfittare della situazione e raggiunsero i loro mondi in modo inverso: Rose andò ad abitare nel mondo di Asia, mentre Asia in quello di Rose con la promessa di essere entrambe ubbidienti verso i loro genitori. E così fu. Passarono i giorni e, grazie alla magia dei due portafortuna, le due bambine vissero tante avventure diverse, anche se Asia non perse l’abitudine di spiare il mondo diverso dal suo e spesso si fermava ad osservare la pioggia cadere; Rose, invece, seguiva le richieste di quelli che fingeva fossero i suoi genitori: lei amava anche cantare e disegnare al calore del sole. Ma, lentamente, le due bambine ebbero nostalgia dei loro mondi e delle loro famiglie; ritornarono nelle loro case, ma con qualcosa in più: la ricchezza della loro amicizia e il segreto dei portafortuna magici da custodire… 7
Il sole e la pioggia C’era una volta una signora anziana che aveva una bottega di oreficeria; proprio perché era avanti negli anni, sentiva il bisogno di avere qualcuno con lei che la aiutasse nel suo lavoro, così si mise alla ricerca di due apprendiste. Alcuni giorni dopo due giovani ragazze si presentarono alla bottega: l’anziana le mise subito alla prova facendole lavorare con lei e le due giovani furono bravissime. I giorni passarono e le cose procedevano bene; un giorno, l’anziana signora regalò alle due giovani due oggetti, ma non sapevano che fossero due oggetti magici; infatti, le due apprendiste trovarono al loro interno dei biglietti contenenti delle istruzioni: la prima apprendista aveva ricevuto una spilla con la quale era possibile controllare la pioggia; la seconda aveva ricevuto un bottone con il quale invece poteva controllare il sole. Litigarono spesso su chi di loro dovesse per prima comandare gli oggetti: molte volte la prima ragazza muoveva la pioggia mentre l’altra faceva brillare il sole, fino a che capirono che solo in amicizia avrebbero potuto usare i due oggetti senza litigare. Così, finalmente, iniziarono ad alternare la pioggia e il sole in armonia. 8
Emma B. La Gigantessa sull’isola C’era una volta una Gigantessa che viveva su un’isola sperduta intorno alla quale, qualche volta, passavano delle barche. Ogni giorno, la Gigantessa si sdraiava sulla collina più alta dell’isola a guardare il mare e pensava: “Come vorrei essere anch’io piccola come tutte quelle persone che navigano in mezzo al mare immenso, mentre a me è vietato perché sono troppo grande!”. Questo la povera Gigantessa ripeteva tra sé e sé tutti i giorni fino al punto da non volere più vedere il mare né le barchette che navigavano lì intorno; decise così di rinchiudersi in casa per sempre! Sarebbe uscita solo per raccogliere dei frutti dagli alberi facendo bene attenzione a non rivolgere più lo sguardo verso il mare. Non avendo molto da fare, decise di cercare dei nuovi passatempi: iniziò così a preparare dei dolci, anche troppo grandi per gli esseri umani; andò a caccia, fece delle passeggiate nei boschi intorno alla casa e molto altro…Dopo un paio di mesi, un giorno, la Gigantessa sentì dei rumori improvvisi provenire dall’esterno e scorse da lontano sette navi che si stavano avvicinando all’isola, forse per cercare qualche essere vivente. La Gigantessa pensò allora di essere in pericolo e si chiuse subito in casa murando la porta; ma, poco dopo, sentì dei rumori e una voce che urlava: “C’è qualcuno? Per favore, se c’è qualcuno in casa aprite la porta!”. Sicuramente era la voce di uno dei navigatori, ma la Gigantessa, spaventata, urtò contro uno scaffale facendo cadere tutta la frutta raccolta. Fu silenzio… Poco dopo, si sentirono dei rumori assordanti come degli scoppi contro la casa: erano ancora i visitatori scesi dalle navi che tentavano di fare crollare l’abitazione, la quale, poco dopo cedette e apparve così l’enorme figura della Gigantessa. I navigatori la presero prigioniera e saccheggiarono ciò che trovarono; le fecero anche tante domande sulla sua altezza o da che paese provenisse. Ma lei non rispose, la portarono su una rupe per spingerla nel mare profondo. E, mentre la Gigantessa morente veniva portata in salvo dalle sirene, ad un tratto, uno dei navigatori si trasformò: era in realtà una bellissima fata che riportò in 9
vita quel corpo enorme con un incantesimo. Con lo stesso incantesimo, la bellissima fata riuscì ad imprigionare i navigatori e a trasportarli nelle profondità delle acque. La Gigantessa allora ringraziò la fata, la quale le chiese: “Cosa desideri di più?”, e questa rispose: “Io vorrei avere la stessa altezza di tutti gli esseri umani!” E, ad un tratto, tutto cambiò: quella che era una Gigantessa divenne una ragazza piccola e alta come tutte le persone che scendevano sull’isola. E anche lei, da allora, salì su una barca e cominciò a navigare in tutti i mari del mondo. Le bolle magiche C’era una volta una bambina di nome Lucy, la quale viveva con il nonno in una piccola casetta di campagna. I suoi genitori erano partiti molti anni prima, promettendo di ritornare presto da lei, ma non fu così: Lucy aveva solo tre anni quando li vide per l’ultima volta. Da piccola faceva sempre tante domande su di loro, ma il nonno non le raccontò mai nulla fino al suo dodicesimo compleanno, quando, dopo averle fatto gli auguri, le disse: “Guarda! Ho un regalo per te! Ti voglio bene e so che ti piacerà”; - “Grazie mille nonno!”. Lucy aprì il regalo e rimase sorpresa! Era certamente un regalo fantastico, anche se lei era un po’ delusa; ma sapeva anche bene che il nonno non aveva molti soldi, quindi accettò con entusiasmo e disse: “Grazie nonno! È davvero un bel 10
regalo! Sei davvero gentile!”, e il nonno rispose: “Tesoro, non sono delle semplici bolle di sapone, sono delle bolle magiche! Vedi, fino ad ora non ti ho mai parlato dei tuoi genitori perché eri troppo piccola per capire, ma credo che ora tu possa ascoltare la loro storia”. Lucy smise di gioire, si spaventò, divenne pallida in volto per l’inaspettata notizia. “Tanto tempo fa i tuoi genitori partirono per cercare lavoro in una città lontana e si imbarcarono; poi sembrava che la nave sulla quale viaggiavano fosse affondata a causa delle forti onde dell’Oceano e loro non sono più tornati”; Lucy rimase senza parole e cominciò silenziosamente a piangere, ma il nonno continuò: “Non preoccuparti tesoro mio, ti ho regalato queste bolle magiche per trovare i tuoi genitori: se soffi, ogni singola bolla diventa un pianeta e tu puoi anche guardare il futuro. Per esempio: se non conosci quale strada percorrere, basta soffiare e la bolla – pianeta ti dirà cosa accadrà”. Così, Lucy decise di partire alla ricerca dei suoi genitori. Il mattino dopo, il nonno preparò del cibo per il viaggio e dei vestiti e ripose tutto in un semplice lenzuolo; Lucy prese il semplice fagotto, salutò il nonno e partì. Dopo tre ore di viaggio, la ragazzina arrivò ad una collina dove vide due sentieri: uno aveva un cartello con su scritto “Al ponte magico”; nel cartello dell’altro sentiero c’era invece scritto “Alla spiaggia fantasiosa”. Si ricordò delle bolle; così, soffiò e si formarono due bolle: la prima mostrò che se avesse scelto la “Spiaggia fantasiosa”, avrebbe incontrato un calamaro enorme che l’avrebbe mangiata; la seconda bolla mostrò invece che se avesse scelto il” Ponte magico” che aveva un color salmone, sarebbe rimasta pacifica e tranquilla. Lucy scelse la strada del “Ponte magico”: lo attraversò e non accadde nulla di brutto. Lucy proseguì per altri quaranta minuti fino ad imbattersi in altri due sentieri: il sentiero della “Foresta incantata” e il sentiero della “Foresta dell’amicizia”; fece le due bolle e scoprì che nella “Foresta dell’amicizia” avrebbe trovato tanti amici, mentre nella “Foresta incantata” non appariva nulla e la ragazza, curiosa, seguì quest’ultimo sentiero dove, inaspettatamente, trovò una piccola casetta molto bella di colore giallo canarino e pensò: “E se ci fossero i miei genitori?”. Guardò allora dalla finestra e vide all’interno una donna che stava preparando il pranzo; Lucy decise di bussare alla porta e la donna aprì. “Buongiorno, mi chiamo Lucy. Chiedo scusa, sto viaggiando da molte ore e ho finito quasi tutto il mio cibo e sono tanto stanca. Posso entrare?”; la donna la guardò con comprensione e le disse: “Oh cara, certo che puoi entrare. Prego”, e Lucy entrò. “Guarda cara, ho preparato della minestra. Ne vuoi un po’? Io mi chiamo Lily e ho quarantatré anni. Tu, quanti anni hai?”; la ragazza rispose: “Ieri ho compiuto dodici anni. Accetto volentieri un po’ di minestra, la ringrazio”. La ragazza e la donna iniziarono a parlare mentre mangiavano il pranzo, ma, dopo dieci minuti, Lucy non si sentì molto bene e cadde a terra; quando si svegliò, aveva i polsi legati ed era seduta alla sedia. La donna si accorse che la ragazza era sveglia e le rivelò di essere una strega: le raccontò che, anni prima, aveva rapito i suoi genitori e che li teneva prigionieri in un luogo nascosto, difficile da trovare. Non solo: con un 11
incantesimo, la strega aveva fatto in modo che Lucy non potesse leggere il futuro dalla bolla sul sentiero della “Foresta incantata” e sapeva perfettamente che, per curiosità, la ragazzina avrebbe seguito proprio quella strada non svelata. “Perché hai fatto tutto questo ai miei genitori?” chiese Lucy, e Lily rispose: “La mia famiglia e la tua non andavano d’accordo. Tuo padre ed io eravamo giovani e innamorati e desideravamo sposarci, ma tuo nonno sapeva che io discendo da una famiglia di maghi e di streghe, così il tuo papà mi lasciò. Seppi poi che si era innamorato di un’altra ragazza e che l’avrebbe sposata. Accecata dalla gelosia, feci allora un incantesimo ai tuoi genitori, decidendo di rapirli e di tenerli nascosti per tutti questi anni”. Poi Lily si allontanò e Lucy riuscì a liberarsi allentando la corda intorno ai polsi: trovò le bolle e soffiò per farne qualcuna. Nelle bolle lesse che se fosse scappata, la strega Lily sarebbe riuscita comunque a riprenderla, ma se avesse cercato una pozione nella credenza della casa della strega e versato qualche goccia sulla donna malvagia, qualcosa sarebbe successo. Lucy si recò lentamente e silenziosamente nella sala pozioni, dove la strega Lily stava sperimentando una nuova pozione “La pozione suprema”: il suo incantesimo obbligava chi la beveva a fare ciò che si desiderava. Quando Lily si allontanò dalla stanza per prendere altre ampolle, Lucy si nascose sotto il tavolo della stanza e, non appena la strega entrò, la giovane ragazza uscì velocemente dal tavolo, prese l’ampolla con la nuova pozione e la versò sulla strega. Lucy disse: “Con questa pozione, ora farai ciò che ti chiedo. Libera subito i miei genitori e poi fuggi da qui”; Lily rimase silenziosa per un po’; intanto, si sentivano delle voci provenire da fuori: Lucy si precipitò fuori dalla casetta e improvvisamente vide i suoi genitori. “Mamma! Papà! Siete voi!” e, finalmente, dopo tanti anni, Lucy riabbracciò i suoi genitori, mentre la strega se ne andò per sempre. 12
Luca B. Il rapimento del re C’era una volta un Re, il più buono mai esistito. Aveva una bellissima moglie, un bellissimo figlio e un grande impero che condivideva con la sua consorte. Una sera, mentre cenavano tutti insieme, sentirono un rumore forte venire dall’entrata del castello: “Toom! Toom!”. Il Re, incuriosito, corse ad aprire la porta e vide una donna completamente fradicia che chiedeva aiuto. Le diede delle coperte e la accompagnò accanto al caminetto dove il Re poté ammirare la sua bellezza. La donna raccontò di essere la Regina di un Regno ormai distrutto e di un popolo disperso. Il Re, intristito, decise di aiutarla: le concesse quindi di riposare in una camera enorme del castello. Il mattino seguente, quando fu pronta la colazione, il Re rivide la Regina nel salone allestito: il Re rimase ancora più stupito dalla bellezza della donna misteriosa. Il giorno trascorse tranquillo e il Re non ebbe nessuna udienza con i suoi cittadini. L’indomani, il Re decise di fare una passeggiata nel suo grande giardino, ma i domestici non glielo permisero. Così, incuriosito, egli decise di andare alla finestra per vedere cosa stesse succedendo: era convinto che i servi gli stessero nascondendo qualcosa. Guardando fuori, vide del vuoto intorno e notò che il suo castello stava fluttuando in mezzo al cielo, agganciato ad una mongolfiera. Il Re allora si impietrì, ma cercò anche di mantenere la calma; aveva dei sospetti verso la donna misteriosa; la cercò e la trovò intenta a farfugliare qualcosa con le cameriere. Zitto, zitto, cercò di origliare che cosa stessero dicendo. “Ascoltate! Non perdete di vista il Re! Non deve scoprire il mio piano malvagio! Non deve capire che voglio tenerlo qui prigioniero e solo con me!”, “Si, Signora”, risposero quelle. Il quel momento il Re comprese quanto fosse malvagia quella donna misteriosa; ma capì anche che, in realtà, la moglie, il figlio e tutti gli altri abitanti nel castello erano solo un’illusione! “Sicuramente mi avrà rapito mentre dormivo”, pensò il Re e decise di andarsene subito, di scappare con il suo fedele drago, Sharnak, tenuto nascosto nei sotterranei. Mentre raggiungeva il grosso amico, si fermò davanti ad una stanza dove, nel fondo, davanti 13
ad un’altra porta, vide una guardia cinese, la quale, come prova, gli chiese di pronunciare un nome di persona che non avesse nessuna lettera dell’alfabeto cinese; la guardia era convinta che il Re non conoscesse altre lingue oltre la sua, ma, in realtà, il Re era astuto e subito rispose:” Riccardo!”. La guardia rimase stupita: nell’alfabeto cinese non c’è il suono della consonante “r”! Il Re proseguì nella sua discesa per raggiungere il drago, ma arrivò prima in un’altra stanza dove vide una statua di marmo raffigurante il Re e una voce lontana che diceva: “Si aprirà la prossima porta solo se riuscirai a capire e a toccare ciò che rende questo re davvero nobile”. Senza esitare, egli toccò il cuore, la parte che rende davvero nobile una persona! Non le spade né i possedimenti, ma il cuore. Subito dopo la porta si aprì e il Re continuò la sua discesa, … sempre più giù per le scale fino ad arrivare ad un’altra stanza, …l’ultima. In fondo alla stanza, davanti alla porta, c’era un grande cavaliere, enorme! Accanto c’era una spada e il Re capì che in un solo colpo avrebbe dovuto ucciderlo. Vide subito che attaccato al soffitto c’era un grande lampadario: lanciò la spada contro la catena che teneva attaccato il lampadario al soffitto, questa si ruppe e il lampadario cadde sul cavaliere uccidendolo. Si aprì così la terza porta e il Re riuscì a raggiungere i sotterranei dove c’era il drago. Subito salì su di lui e scappò il più in fretta possibile, mentre la donna misteriosa tentava invano di raggiungerlo e di fermarlo. Il Re, felice e libero, tornò così da sua moglie e da suo figlio e insieme vissero tutti felici e contenti. 14
Elena: l’isola che aveva un sogno C’era una volta un’isola che si chiamava Elena; tra le isole di un lontano arcipelago, lei era la più bella. Purtroppo, l’isola era in un punto del mare dove non c’era nulla intorno, quindi stava tutto il giorno a guardare l’immenso oceano davanti a lei. Il suo più grande desiderio era quello di diventare un essere umano e di viaggiare per il mondo; capitava, a volte, che passassero delle navi dalle sue parti, senza che le dessero la minima attenzione. Ma un giorno, improvvisamente, subito dopo un temporale, un uomo naufragò su di lei; l’isola raccolse l’uomo e lo adagiò sotto l’ombra di una palma aspettando che si riprendesse. Il giorno dopo, l’uomo si sveglio e disse: “Ahh – ahh. Do – ve sono?”, ed egli sentì una vocetta dolce e bassa che gli diceva: “Sei nella mia isola buon uomo”. Il naufrago si chiese ancora da dove provenisse quella voce: “Quassù!” gli disse e questi alzò lo sguardo e vide la testa dell’isola, ma l’uomo non aveva paura, anzi…ne fu affascinato! Le raccontò di essere in viaggio per mare e che era in cerca di una moglie, ma, ad un certo punto del viaggio, il cielo si era oscurato e subito era seguita una tempesta durante la quale una grande piovra si era scagliata contro la nave distruggendola, per questo lui era caduto in mare. L’uomo chiese ospitalità all’isola e questa accettò di lasciarlo vivere lì con lei. I giorni passarono e il naufrago, desiderando di tornare verso casa, decise di costruire una nave per riprendere il mare; nei giorni successivi il progetto proseguì e la nave, pian piano, iniziò a prendere forma, mentre l’isola cercava di capire in che modo avrebbe potuto seguirlo. I due erano ormai diventati amici; un giorno, tra risate e discorsi profondi, l’uomo raccontò che da giovane amava molto leggere e tra i tanti libri presi in prestito dalla biblioteca della sua città, ricordava la storia di una sirena che voleva diventare una umana per inseguire il suo grande amore. Il marinaio ricordava bene anche il procedimento seguito dalla sirena per trasformarsi in un essere umano; così, l’isola gli chiese di poterla aiutare perché anche lei aveva lo stesso desiderio. L’uomo disse: “Bisogna raggruppare i quattro elementi della Terra, mescolarli, poi bere il tutto. Questo ti trasformerà in una ragazza”. L’uomo disse che aveva bisogno di acqua e andò a prenderla dal mare, ma intorno all’isola di Elena nuotavano dei mostri marini; infatti, il marinaio si ricordava di quando i suoi amici e lui erano partiti per il viaggio in mare e, ad un certo punto, erano stati circondati dagli squali; egli aveva paura, ma non poteva arrendersi. Allora, pian piano, scese verso il mare con un secchiello e lo riempì fino all’orlo; fino a quel momento tutto era andato bene, ma ad un tratto un pesce gli saltò addosso e lui fu velocissimo per schivarlo. Per fortuna aveva raccolto il primo elemento necessario per creare la pozione per l’isola. Fu più semplice catturare l’aria chiudendo del vento in un barattolo. La terra invece l’aveva raccolta dall’isola ed Elena soffrì molto perché sentì staccare una parte di sé; la stessa cosa accadde per il fuoco: l’uomo aveva acceso un falò con la legna e, anche questa volta, l’isola soffrì molto sentendo 15
il fuoco sopra di lei. L’uomo intanto mischiò velocemente il tutto e diede la pozione pronta ad Elena che la bevve; poco dopo, l’isola si era trasformata in una donna così bella che l’uomo si innamorò all’istante di lei chiedendola subito in sposa. E i due vissero felici e contenti. 16
Aurora B. Alla ricerca nel bosco C’era una volta un bambino che si annoiava a rimanere a casa solo con il suo cane. Allora, un giorno, decise di uscire e di andare a giocare a palla con lui nel parco. Mentre giocavano, il bambino con un calcio lanciò la palla lontano verso il bosco; andarono così a cercarla e, dietro un cespuglio, trovarono uno strano essere…era un pavone! L’animale osservò a lungo il bambino e il suo cane e chiese loro come mai fossero lì; dapprima, il bambino raccontò di avere lanciato lontano la palla e che aveva cercato di riprenderla, poi tutti e due cominciarono a parlare e, lentamente, a conoscersi un po’. Ma, ad un tratto, videro arrivare un cacciatore; il bambino e il suo cane cominciarono a correre, ma il pavone rimase per un po’ nel bosco solo e spaventato; ad un tratto, anche lui riuscì a fuggire raggiungendo il bambino e il cane, ma anche il cacciatore correva forte e riuscì a catturarli tutti e tre. “Ci scusi, per favore, non ci faccia del male…ci lasci andare! Io volevo solo riprendere la mia 17
palla!”, urlò il bambino, ma il cacciatore rispose:” Ma io sono qui alla ricerca di questo splendido pavone”. Ci fu silenzio…il bambino pensò, … guardò il suo cane… e capì che cosa fare: convinse quindi il cacciatore a lasciare libero il pavone, a non fargli del male. Non ce n’era motivo. Il cacciatore accettò e per magia in quel bosco giocarono a palla tutti insieme fino a che, stanchi ma felici, il bambino, il cane e il cacciatore rientrarono nelle loro case, mentre il pavone si nascose ancora nel bosco. 18
La storia dietro il quadro Sara non voleva uscire di casa, ma i suoi genitori la presero in braccio e la fecero salire in macchina. Era molto arrabbiata. Il viaggio sembrava durare un secolo fino al momento in cui la macchina si fermò davanti ad un museo. Mentre i genitori ammiravano i quadri esposti, Sara fu attratta da una stanza buia e decise di entrare; nella stanza c’erano solo un quadro appeso alla parete e un divanetto sul quale era seduta una signora concentrata a guardare il quadro. Sara chiese alla signora: “Perché sta guardando quel quadro? Che cosa c’è di speciale?”, e la signora rispose: “Che ne diresti di ascoltare la vera storia di questo quadro?”. E la signora iniziò il racconto… C’era una volta una ragazza che viveva in un castello con il padre e la matrigna; il borgo che circondava il castello era abitato da molte persone, tra cui dei mercanti e degli artigiani, i quali vivevano una vita semplice ma bella. Dalla sua finestra la ragazza osservava gli abitanti del villaggio e desiderava essere libera e indipendente; benché non avesse dei particolari problemi, la sua vita non era felice perché la matrigna era vanitosa, mentre il padre era molto buono e non rifiutava mai nulla alla moglie. La donna rimproverava spesso la ragazza, ma con il padre Sara aveva un bellissimo rapporto: Sara era la sua principessa. Un giorno il padre le regalò una splendida stoffa e le disse che era una stoffa magica: la ragazza avrebbe cucito un bellissimo vestito; così cominciò a lavorarvi giorno e notte anche per rimanere nascosta nella stanza e sfuggire ai rimproveri della matrigna. Un mese dopo, il vestito era finito e Sara lo indossò per andare a visitare il borgo e per rimanere un po’ in mezzo alla gente: osservò il villaggio, le botteghe, le strade; si accorse però che c’erano tante famiglie povere e anche tante botteghe chiuse. Parlò con alcuni abitanti e sentì un mercante dire: “E’ colpa di quella arida castellana!”, indicando Sara, mentre delle persone gli davano ragione; ma una ragazza del borgo prese la parola e disse: “Se avete tanto tempo per parlare, vi conviene allora avere tanto tempo per lavorare!”. Così, la folla si disperse; le due ragazze si fissarono e la ragazza coraggiosa si avvicinò e disse: “Che abito bellissimo. Dove lo hai comprato?”, Sara rispose: “L’ho fatto io”; l’altra ragazza rispose: “Davvero! Io sono una sarta: mi chiamo Rosa e tu?”. Sara non volle rivelare la sua identità, così rispose: “Mi chiamo Viola”. Le due ragazze divennero amiche, anche perché condividevano la passione nel creare dei nuovi abiti; decisero allora di aprire una sartoria che Viola volle chiamare “La magia dell’abito” e, nei mesi successivi, ebbero fortuna. Un giorno, un mercante di stoffe di nome Erik entrò in sartoria: Sara la castellana si innamorò subito di lui. I giorni passarono; il mercante e la castellana avevano deciso di fuggire insieme e di sposarsi e Rosa non capiva il perché non potessero sposarsi nel borgo: Viola - Sara svelò allora di essere una principessa e di avere sempre desiderato di vivere libera, per questo 19
aveva indossato l’abito da lei cucito ed era fuggita dal castello per visitare il villaggio. Erik e Sara – Viola pianificarono il viaggio e fuggirono per vivere insieme felici, contenti e liberi… Il racconto era terminato e la bambina era emozionata dalla storia. Allora uscì dalla stanza buia per cercare i suoi genitori e raccontar loro quanto aveva ascoltato; volle anche presentare la signora anziana e ringraziarla, ma, tornata nella stanza, la signora non c’era più. Forse Sara aveva solo immaginato tutto. 20
Patricia C. La principessa più bella del mondo C’era una volta un re che aveva due figlie: la più grande aveva diciassette anni, mentre la più piccola ne aveva tredici. Arrivò il giorno dell’incoronazione della principessa più piccola perché era la preferita del regno e tutti gli abitanti la consideravano la più bella. Ma la sorella maggiore era invidiosa perché tutti avevano scelto sua sorella e, non riuscendo più a sopportare questa sua condizione, decise quindi di andare a cercare qualcuno che potesse aiutarla in un suo misterioso progetto. Nel bosco, incontrò finalmente un cacciatore e gli chiese di rapire la sorella più bella o anche di ucciderla, affinché lei potesse prendere il suo posto durante l’incoronazione. Il cacciatore decise invece di trasformare la sorella minore in una statua: la portò nel bosco, prese una pistola magica, la puntò di nascosto contro di lei e…BAM! La povera ragazza si tramutò in una statua di sale! Ma, poco dopo, un principe che viaggiava verso il regno vide la statua bellissima e riuscì a liberare la principessa dall’incantesimo. Allora, la sorella più grande ritornò dal cacciatore per chiedere nuovamente il suo aiuto, ma lui si rifiutò. Le due sorelle continuarono a vivere insieme nel palazzo, 21
ma la sorella maggiore era sempre tanto invidiosa. Passarono i giorni e la sorella più grande diventò sempre più cattiva verso la sorella più piccola. Infatti, un giorno incontrò la fata “dai cattivi incantesimi” che le consegnò una pozione magica; quando le due sorelle si incontrarono per pranzare insieme, la sorella maggiore versò un po’ di pozione nel piatto della sorella più piccola, la quale, dopo due soli bocconi, svenne e cadde in un sonno profondo! La sorella più grande, contenta, si rifugiò in camera sua nell’attesa del giorno dell’incoronazione. Ma il principe, desideroso di rivedere la bellissima principessa che aveva liberato dall’incantesimo della statua, decise di ritornare a palazzo per incontrarla nuovamente; fu così che scoprì la sua sorte! Corse in camera sua e la vide addormentata…la baciò e, ad un tratto, la principessa aprì gli occhi! Ma la sorpresa più grande non fu solo il risveglio della sorella minore, perché subito dopo anche la sorella maggiore corse dalla sua camera a riabbracciarla! Anche l’invidia e la cattiveria della sorella maggiore erano causate da un antico incantesimo! Poco tempo dopo, il principe chiese la mano della sorella minore; il re organizzò il matrimonio e una grande festa per la gioia di tutti i sudditi. La sorella maggiore regalò un braccialetto alla piccola sorella: era un oggetto uguale per le due sorelle così ognuna si sarebbe sempre ricordata dell’altra. In realtà le sorelle si volevano bene e poco importava chi delle due sarebbe diventata principessa. Tutti furono così felici e contenti. 22
Rebecca, la ragazza che incontrò la volpe Tanto tempo fa, una volpe abbandonata viveva sola nella foresta. Un giorno decise di andare a fare una passeggiata e, ad un tratto, trovò davanti a sé una carrozza arrugginita e in cattivo stato; alla volpe però piaceva e decise di restaurarla, perché avrebbe potuto essere la sua nuova casa. Cercò di trasportare la carrozza mettendola sulle sue spalle, ma da sola non ci sarebbe mai riuscita. Ad un tratto vide arrivare una ragazzina che si chiamava Rebecca: la volpe la fermò e le chiese di aiutarla. La volpe e la bambina trasportarono la carrozza in uno spazio ampio della foresta; la volpe già immaginava come avrebbe potuto trasformarla, ma, quando aprì le porte per guardare meglio come fosse la carrozza all’interno, si accorse che era magica! Non era rovinata né arrugginita, ma c’erano dei sedili in velluto, le coperte, i manici dorati, e dei vestiti da principessa! La volpe chiamò Rebecca e le disse di aiutarla ad entrare nella carrozza e, …ad un tratto, …la volpe si trasformò in una bellissima ragazza. Ma certo! Era lei! Rebecca la riconobbe subito! Non era più una volpe! Era la sua amica Alessandra! Le due bambine si abbracciarono e Alessandra raccontò all’amica come mai fosse una volpe: anni prima si era persa nella foresta e una maga l’aveva trasformata per aiutarla ad abituarsi alla vita della natura. Le due amiche decisero di raggiungere il castello poco distante dove viveva il loro amico, il principe Romeo; quando si incontrarono, tutti e tre furono felici di rivedersi, pranzarono finalmente insieme e passarono una bella giornata. Da quel giorno i tre amici non si lasciarono più: Rebecca sposò il principe Romeo, mentre Alessandra sposò il re di un regno vicino e vissero tutti felici e contenti. 23
Aaron C. Il pavone bendato C’era una volta un gruppo di amici. Un giorno decisero insieme di andare a visitare un museo e, lungo il tragitto, videro una strana statua a forma di pavone…ma era bendata! Allora, incuriositi, si avvicinarono, …ma si avvicinarono così tanto che…TONF! Caddero tutti al suo interno! Dentro la statua lo spazio era immenso! Ma come era possibile? Erano nella statua e sembrava loro di essere in un luogo diverso! Trovarono delle piccole anfore che contenevano qualcosa di liquido: sembrava acqua. Bevvero tutti, ma dopo poco si trasformarono: erano diventati dei mostri! Riuscirono a trovare la via d’uscita dalla statua a forma di pavone, ma in strada tutti avevano paura di loro e non sapevano dove nascondersi. Passarono i giorni e loro cambiavano sempre il loro nascondiglio. Un giorno incontrarono un mago che disse loro: “Io posso aiutarvi!”; l’uomo diede prima loro un’altra pozione per aiutarli a ritornare nelle loro forme originali, poi sparì, raccomandando di fare più attenzione. Molto tempo dopo, mentre facevano una passeggiata, i ragazzi videro ancora una statua a forma di pavone, ma si allontanarono subito. 24
Il castello volante C’era una volta un principe che abitava in un castello, ma non era un semplice castello: era un edificio fatato dotato di armi di salvataggio, di autodifesa e di ritirata. Un giorno il principe vide in lontananza un gruppo di guerrieri armati arrivare verso il castello e decise così di attivare i sistemi di difesa: ad un tratto, il castello si gonfiò e divenne un pallone enorme che si alzò alto nel cielo per volare lontano. Subito dopo, il principe si affacciò dai merli del castello e vide delle frecce volare: erano i guerrieri che dal basso lanciavano in alto le loro armi e, dopo vari tentativi, riuscirono a colpire il castello diventato pallone, che iniziò così a sgonfiarsi e a precipitare verso il basso. Ma, … delle ali laterali permisero al castello di adagiarsi dolcemente in un bosco fitto fitto a tal punto da nascondere il castello e avvolgerlo in una nube fatata. Il principe sapeva di essere al sicuro e sapeva anche che i pericoli sarebbero finiti; decise di aspettare il momento giusto per rendere nuovamente visibile l’edificio e, quando fu il momento, il castello riapparve nella sua maestosità, pronto per una prossima difesa. 25
Marta C. La bicicletta magica C’era una volta un anziano signore che aveva un segreto: tutte le notti andava in cantina per prendere una bicicletta molto antica, poi si avviava verso una montagna vicina e saliva, saliva, saliva, …fino in cima per vedere le stelle. Ma la bicicletta era magica perché con questa l’anziano signore poteva volare! L’aveva comprata tanto tempo prima da un mercante, il quale, prima di consegnarla, lo aveva avvertito: “Non deve volare troppo in alto altrimenti la bicicletta esploderà!”. Ma il signore anziano aveva molti dubbi e anche tanta curiosità e volle provare… Ma aveva una moglie e due figli e, prima di salire sulla bicicletta magica e provare a prendere il volo, decise di scrivere un biglietto contenente le seguenti parole: “Cari Laura, Gianluca e Marco, vi amo e vi amerò sempre; non mi cercate, ma ricordate che, se non dovessi più tornare, dovrete solo guardare il cielo pieno di stelle. Il vostro amato Carlo.” E fu così che, come aveva predetto il mercante, l’anziano signore divenne una bellissima stella. 26
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Sebastian e la gabbia incantata C’era una volta tanto tempo fa un paesino lontano dove abitava un ragazzo di nome Sebastian. Anni prima, il ragazzo aveva ricevuto in dono dal nonno una strana gabbia che era considerata magica, ma Sebastian aveva deciso di lasciarla nella cantina della sua casa. Un giorno, incuriosito, scese in cantina per guardare meglio la sua gabbia; provò a strofinarla un paio di volte, ma non accadde nulla. Allora, provò a pronunciare una formula magica: “Sim sala bim!” e la gabbia, magicamente, cominciò a fluttuare in alto verso il soffitto, lasciando dietro di sé una polvere d’oro. Sebastian pensò che, forse, avrebbe potuto esaudire dei sogni e, in realtà, c’erano davvero quattro cose che desiderava tantissimo: frequentare una scuola costosa, avere un animale, abitare in una grande casa ed essere innamorato. Molto tempo dopo, mentre passeggiava tranquillo, incontrò un signore un po’ bizzarro nell’aspetto che lo salutò; Sebastian rimase stupito, perché non conosceva quell’uomo, ma questi disse: “Io posso aiutarti perché so cosa desideri. Seguimi” e il ragazzo accompagnò l’uomo a casa sua. Quest’ultimo abitava in una casa grandissima e propose a Sebastian un affare: lo avrebbe aiutato se avesse consegnato la sua gabbia magica: l’avrebbe usata per il suo pappagallino. Sebastian ci pensò un po’ e subito dopo accettò. Gli anni passarono e il ragazzo era riuscito ad esaudire i suoi sogni; un giorno decise di cercare quell’uomo per ringraziarlo di persona e si recò nella grande casa: l’uomo, ormai anziano, lo riconobbe e lo accolse con gioia. I due uomini parlarono a lungo e, finalmente, l’uomo anziano svelò al ragazzo il segreto della gabbia: non c’era nessuna magia, ma tutto era stato frutto dell’immaginazione di Sebastian. La vera magia erano Sebastian stesso e la sua forza. 28
Sofia C. Il mondo di bolle Tanto tempo fa, in primavera, nacque un bambino di nome John: era un bambino magico perché era in grado di creare le bolle con il suo fiato. Quando diventò più grande, decise di sfruttare la sua dote: cominciò così a creare un mondo segreto di bolle e, essendo anche appassionato di astronomia, riuscì lentamente ad intrappolare i pianeti nelle bolle da lui create. Dopo tanto lavoro e impegno, John creò il suo “mondo di bolle”. Inizialmente, John non avrebbe voluto invitare nessun amico ad osservare il suo mondo, ma, in seguito, pensò di organizzare una festa per annunciare a tutti la sua creazione e i suoi conoscenti rimasero strabiliati e felici per lui. Il tempo passò e John continuò la sua vita, diviso tra la vita reale e il suo mondo fantastico fatto di bolle, di pianeti e di stelline. Anche lui, come tanti suoi amici, si innamorò e si sposò; lui e sua moglie rimanevano spesso con il naso all’insù, a guardare il cielo, rapiti dalle tante stelline racchiuse dentro le magiche bolle. Ma un giorno il cielo divenne scuro come la pece: le stelle si oscurarono e le bolle di John scomparvero; inizialmente, John non capì perché fossero scomparse e continuò ad osservare il cielo finché, una sera, si nascose dietro una collinetta. Poco dopo, vide uno strano ometto che fluttuava nel cielo scoppiando le bolle con uno strano ago e lasciando dietro di sé una lunga scia scura come la notte. Il ragazzo attese il momento giusto e, ad un tratto “Zac!”, afferrò l’ometto, lo imprigionò in 29
una rete e lo portò a casa con sé. Ma la moglie, la quale era una ragazza dolce e sincera, pregò il marito di lasciare andare quello strano piccolo prigioniero, mentre quest’ultimo promise che avrebbe lasciato brillare le bolle di John e che sarebbe partito per altri luoghi. Pochi giorni dopo il cielo ritornò ad essere chiaro come l’acqua e le stelle ripresero la loro brillantezza dorata. John e sua moglie vissero così felici e contenti. La vecchia tromba Un giorno d’estate, un anziano signore, si stava rilassando come sempre nella sua veranda: amava dondolarsi sulla sedia a dondolo, con una copertina leggera sulle gambe. Ma un pomeriggio, avendo voglia di camminare un po’, l’uomo cominciò a passeggiare all’interno della sua casa; ad un tratto, fu attratto da una porta che non ricordava: si avvicinò, la aprì ed entrò…in una cantina! Era una normalissima cantina dove erano accatastate tante cose antiche, ma l’anziano non ne fu sorpreso. C’era però qualcosa di luccicante che lo attirò. Quel luccichio era una strana tromba: l’uomo la prese, la pulì un po’ con la manica della camicia e cominciò a suonare. Fu così per giorni: Alessandro, l’anziano signore, trovava piacevole suonare quello strumento, anche se, da un po’ di 30
tempo, aveva cominciato a sentirsi strano. Si era anche accorto che, mentre suonava, dalla tromba uscivano delle piccole scintille: inizialmente, in un primo tempo, pensò che si trattasse solo di immaginazione, poi si rese conto invece che era tutto vero! Inoltre, chissà perché, mentre suonava, le scintille uscivano dalla tromba e si posavano sulla mensola della cucina. Gli anni passarono e aumentarono le scintille sulla mensola; anche l’anziano signore non abitava più lì, ma ai suoi nipoti aveva lasciato in eredità tante piccole lucciole per illuminare le loro strade. 31
Martina D. Azzurra C’era una volta una ragazza che veniva dal pianeta Nettuno: il suo nome era Azzurra. Ella aveva gli occhi verdi come il prato, i capelli blu come la notte e, tra i capelli, portava dei fermagli portafortuna a forma di stella o di nuvola o come la luna. Purtroppo, la ragazza era rimasta orfana di padre e, dopo alcuni anni, la madre si risposò con il re di Nettuno, così lei e sua madre si trasferirono in un nuovo palazzo. Azzurra cominciò ad esplorare tutte le nuove stanze del palazzo e, in una di esse, trovò un telescopio; era una ragazza molto curiosa, così appoggiò l’occhio alla lente del cannocchiale e, lontano, vide un pianeta bellissimo! Ma certo! Era il pianeta che tutti chiamavano Terra! Decise allora di partire. Scappò una sera di nascosto…Quando arrivò sul nuovo pianeta, vide subito un animale: riconobbe un cucciolo di lupo bianco come la neve che aveva gli occhi azzurri; il cucciolo era ferito: allora Azzurra tirò fuori dalla tasca un fazzoletto che aveva con sé e avvolse la ferita; prese poi il cucciolo in braccio e ritornò con lui verso il suo pianeta Nettuno. Ma un giorno uno stregone del pianeta Marte lanciò una maledizione sul piccolo lupo: per cinque lunghi anni Nettuno dovette difendere il povero lupo dai nemici e dai tranelli degli abitanti invidiosi; ma insieme, loro due, erano forti! Così, combatterono ogni ingiustizia e Azzurra divenne la Regina del pianeta. 32
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Il paese di Verdolandia C’era una volta un paese chiamato Verdolandia, dove viveva la famiglia Jacob. Tutti conoscevano questa famiglia, soprattutto grazie alla fama di cui godeva il figlio più piccolo, Balù, conosciuto come una vera e propria piccola peste! In paese non si parlava d’altro! Sempre e solo di lui: della sua furbizia e anche della sua altezza. Il ragazzino era il più piccolo tra i suoi fratelli; inoltre, rispetto ai suoi fratelli Bilù e Bulà che erano castani e con gli occhi azzurri, Balù aveva i capelli rossi e gli occhi verdi come un prato in primavera. Un pomeriggio, spinto dalla curiosità di esplorare le colline davanti a casa sua, si allontanò così tanto da perdersi per strada. All’improvviso, mentre vagava nei prati, arrivò ad un laghetto dove dentro nuotavano dei cigni; Balù si avvicinò ad uno di loro, ma subito il cielo divenne scuro e, improvvisamente, … spuntò dall’acqua una strega! Balù, spaventato, iniziò a correre forte per la paura e perse così le solite bolle di sapone che portava sempre in tasca con sé. Ma le raccolse la strega; Balù, coraggiosamente, si rivolse alla strega chiedendole di riavere indietro le sue bolle, ma questa rispose: “Dovrai prima risolvere due indovinelli!”. E Balù, attento e sveglio, risolse subito i due indovinelli posti dalla strega. Subito dopo, la donna scomparve, così Balù ritornò al laghetto dei cigni dove poté riempire nuovamente il tubetto delle bolle con l’acqua del lago. Intanto, il cielo era tornato sereno e l’acqua del lago splendeva sotto il sole; Balù capì quindi che era ora di tornare a casa. Quando fu sera, prima di andare a dormire, decise di mettersi alla finestra della camera per soffiare le bolle, ma Balù non sapeva del mistero dell’acqua del laghetto…Era un’acqua magica! E le bolle soffiate da Balù divennero subito dei pianeti spendenti. Fu così che Balù divenne un piccolo eroe e non più solo una piccola peste. 34
Maria Ludovica D. P. La principessa sperduta C’era una volta una principessa bella e gentile, che viveva in un castello isolato. La principessa era pronta al matrimonio con un principe e la corte era intenta ai preparativi. Arrivò il giorno del matrimonio, ma, mentre si stavano celebrando le nozze, dei nemici del re lanciarono delle frecce infuocate nelle stanze e il castello si incendiò. Tutti urlavano e correvano: il re e la regina, il principe e la principessa, gli invitati, la corte, i soldati, …Il re urlò ai due sposi di mettersi in salvo, ma il principe decise di combattere per difendere il castello. La principessa invece corse fuori ed entrò nel bosco. Mentre correva per salvarsi, trovò uno strano oggetto, …sembrava una cornice! Entrò …, ma capì subito di essere altrove, …era entrata in un quadro! Vide in lontananza una macchina dei pompieri con una scala: lei la raggiunse e cominciò a scendere. Arrivò ad una casa calda e accogliente, dove fu accolta da una famiglia e dove decise di fermarsi per riposare. Ma il mondo raffigurato nel quadro aveva un tempo diverso dal mondo da dove la principessa era fuggita: erano passati in realtà dieci anni, senza che lei se ne fosse resa conto. Una volta riposata, la principessa decise di ritornare al castello: ripercorse la stessa strada e uscì dal quadro. Quando fu nel bosco, vide il castello in lontananza e cominciò a correre; entrò e corse 35
incontro a suo marito abbracciandolo, ma lui non la riconobbe. Le chiese: “Chi sei?”, e la principessa rispose: “Sono io, tua moglie”, e il giovane uomo, lentamente la guardò a lungo e, finalmente, la riconobbe. Da allora, nel loro tempo, diventarono re e regina e governarono felici e contenti. 36
La contadina famosa C’era una volta un villaggio isolato nel quale abitava una contadina di nome Sara. Un giorno Sara andò a fare la spesa al mercato, ma si allontanò molto dalla sua casa e raggiunse il limite del villaggio dove incontrò per caso un oggetto strano e molle: era una bolla! La ragazza pensò subito quanto potesse essere pericolosa per il villaggio! Se solo fosse scoppiata, le persone e lei compresa sarebbero annegate; allora, pensò di cercare qualcosa per potere imprigionare quella grande bolla d’acqua. Si guardò intorno e si ricordò che proprio lì vicino c’era l’abitazione del guardiacaccia: sicuramente avrebbe trovato qualcosa nel suo giardino. E fu così: Sara prese il grande aspira foglie e aspirò la grande bolla senza distruggerla, ma tenendola in bilico fino a sollevarla in alto nel cielo; in quel momento, con un oggetto appuntito, la bambina fece scoppiare in cielo e una pioggia dorata bagnò il villaggio e tutti i suoi abitanti. Sara diventò famosa per il suo popolo. 37
Giorgia D. Un povero cavaliere C’era una volta un coniglio molto povero e semplice. Un giorno, si preparò per uscire e indossò: dei pantaloni marroni, delle scarpe di pelle consumata, una camicetta a quadri rossi e blu e un cappellino con due buchi per fare uscire le lunghissime orecchie bianche; mentre passeggiava, vide nell’aria volteggiare un pezzo di carta: era un volantino che il vento posò proprio sulle sue zampe. Il coniglio raccolse il foglietto e cominciò a leggere: “La gentile persona che troverà e raccoglierà questo biglietto si presenti alle ore 18.40 al Castello del Re Leone. La aspetto con ansia”. Quando tornò a casa dalla sua famiglia, il coniglio era così emozionato che iniziò ad urlare, raccontando che il Re Leone lo aveva invitato al suo castello; ma la madre non volle credere a quanto detto fino a che il figlio non le mostrò il biglietto. La madre lo guardò e lo lesse: era un biglietto scritto su un foglio di pergamena, con un inchiostro nero e una grafia bella e ordinata che la madre riconobbe subito e, di colpo, spalancò gli occhi ma non per lo stupore né per la felicità, ma per paura. Raccontò al coniglio che per ogni re che arrivava al castello, la sua servitù inviava un biglietto invitando una persona qualsiasi a palazzo per affrontare delle sfide pericolosissime. Non appena il povero coniglio comprese quanto detto, fu colto anch’egli dalla paura, ma la madre disse che era ormai troppo tardi per rifiutare l’invito altrimenti sarebbe stato giustiziato. Così il coniglio prese 38
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