Fiabe e Racconti Classe 1 F - Istituto Comprensivo Statale "Paolo e Larissa Pini" - IC Paolo e Larissa Pini

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Fiabe e Racconti Classe 1 F - Istituto Comprensivo Statale "Paolo e Larissa Pini" - IC Paolo e Larissa Pini
Istituto Comprensivo Statale “Paolo e Larissa Pini”
    Scuola Secondaria di Primo Grado Statale
               “Trevisani Scaetta”
       via Cesalpino, 40     20128 Milano

             Fiabe e Racconti
                 Classe 1° F

            Anno Scolastico 2020 – 2021
                                                      1
Fiabe e Racconti Classe 1 F - Istituto Comprensivo Statale "Paolo e Larissa Pini" - IC Paolo e Larissa Pini
Indice

  -   Sofia A., Il castello volante, La lepre magica
  -   Giorgio A., La pioggia inversa, Il sole e la pioggia
  -   Emma B., La Gigantessa sull’isola, Le bolle magiche
  -   Luca B., Il rapimento del re, Elena: l’isola che aveva un sogno
  -   Aurora B., Alla ricerca nel bosco, La storia dietro il quadro
  -   Patricia C., La principessa più bella del mondo, Rebecca, la ragazza che incontrò la volpe
  -   Aaron C., Il pavone giocherellone, Il castello volante
  -   Marta C., La bicicletta magica, Sebastian e la gabbia incantata
  -   Sofia C., Il mondo di bolle, La vecchia tromba
  -   Martina D., Azzurra, Il paese di Verdolandia
  -   Maria Ludovica D. P., La principessa sperduta, La contadina famosa
  -   Giorgia D., Un povero cavaliere, Un sogno goloso
  -   Lorenzo D., Il bambino che colorò la notte, L’avaro re
  -   Agata F., La storia di Bianconiglio e di Ruffus, Melish il pennello della luce
  -   Davide G., Il bottino del re, Le stanze musicali
  -   Maria Dariana G., Il Principe del Regno dei dolci, La gabbia e la luna
  -   Roberto I, Il capitano Mosh, Lioneo e la tavola conigliesca
  -   Jayden L., Il mondo della musica, L’isola dei draghi
  -   Alex Q., Il gatto Carlo, Il bosco bello
  -   Francesca R., Due fratellini avventurosi, Willy, il bambino goloso
  -   Samuele T., Le tre porte, La sirena e il pescatore
  -   Nicole V., L’albero magico, Il mondo dei dolci
  -   Andrea W., Il giorno del ringraziamento, Un letto magico

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Fiabe e Racconti Classe 1 F - Istituto Comprensivo Statale "Paolo e Larissa Pini" - IC Paolo e Larissa Pini
Introduzione

Quest’anno abbiamo studiato e approfondito il genere narrativo della fiaba. Quando eravamo
bambini le fiabe, così come le favole e i racconti narrati dalla mamma, dal papà, dai nonni o anche,
a volte, letti da noi, ci aiutavano a dormire e a sognare; erano e sono tuttora uno dei tanti modi per
viaggiare con la mente, per immaginare dei mondi lontani, delle storie intriganti e magiche o anche
per sentirci noi stessi parte di una storia; ma anche per scoprire quanta fantasia abbiamo, immensa,
ma, a volte, un po’ sopita,... Come spesso dice la nostra professoressa, noi siamo dei “diamanti allo
stato grezzo”1 e anche lei ci invita a mostrare quanto possiamo e sappiamo fare. La lettura è il
motore del nostro viaggiare e “tocca corde sensibilissime nel cuore e nella mente”!2 E le fiabe così
come tante altre nuove storie anche brevi e semplici ci permettono di non lasciare andare mai via il
bambino che è in noi. Per questo motivo, una mattina di alcuni mesi fa, la nostra professoressa di
Lettere ha assegnato alla classe un compito apparentemente bizzarro: inventare una storia attraverso
una semplice carta! La professoressa ha portato a scuola tante immagini colorate che
rappresentavano delle principesse, dei draghi, dei conigli vestiti da cavalieri, dei giganti a forma di
isola, un signore anziano che suona la tromba e tante altre situazioni strane e fantastiche, …erano le
immagini delle Carte Dixit, un gioco di società che la nostra insegnante non conosceva e che ha
scoperto per caso. Così, ognuno di noi ha scelto delle immagini e abbiamo creato le nostre storie: un
po’ fiabe e un po’ racconti. In seguito, la nostra professoressa ha condiviso con noi piccoli autori
anche un’altra idea, …ma quest’ultima appartiene solo a noi.
A tutti voi la lettura delle nostre storie.

                                                             Gli alunni e le alunne della classe 1°F

1 Aladdin, film di animazione Disney Pictures 1993
2 Rowling J. K., Harry Potter e il principe mezzosangue, Salani Editore, Milano, 2005, pag. 5
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Sofia A.

Il castello volante

C’era una volta in un luogo lontano un castello tutto azzurro nel quale viveva isolata una
principessa, la quale non aveva nessun amico. Il suo sogno era di viaggiare in tutto il mondo:
visitare tutti i luoghi della Terra mai visti ma solo sognati, conoscere persone nuove, visitare le loro
case, …Ma, intorno a lei, non c’erano macchine né nessun altro mezzo di trasporto, così decise di
gonfiare un enorme palloncino e di attaccarlo al castello con una fune. Quando si alzò il vento,
lentamente, il castello cominciò a sollevarsi e lei, chiusa e protetta nel suo castello, iniziò il viaggio
tanto desiderato.

Come prima tappa si fermò in Francia dove subito fece amicizia con una ragazza come lei e
divennero amiche; poi, insieme, ripresero il viaggio e arrivarono in Spagna: qui le due amiche
conobbero due giovani che invitarono a continuare il viaggio con loro. Arrivarono così in
Inghilterra…e man mano che si fermavano nei diversi paesi, tutti gli abitanti del castello facevano
nuove conoscenze e invitavano tutti a proseguire con loro fino a che tornarono il quel luogo tanto
lontano da dove la principessa era partita tutta sola. Ma ora, in quel castello, c’erano voci e urla e
balli e canzoni e risate e…infine, tutti vissero felici e contenti.
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La lepre magica

Un giorno una lepre magica di nome Sara, mentre vagava tranquilla nella foresta, sentì uno sparo
che proveniva da dietro un cespuglio; la lepre si affacciò e vide un uomo di circa vent’anni, con i
capelli biondi e una tuta verde militare: era un cacciatore che aveva ferito una volpe. Dopo alcuni
secondi, si sentì un altro sparo; la lepre cercò di capire da dove provenisse e vide lo stesso
cacciatore colpire nuovamente la stessa volpe. Ma questa volta, la lepre capì che il cacciatore aveva
quasi ucciso la volpe. Dopo che l’uomo si fu allontanato, la lepre corse dalla volpe e le disse: “Ciao
cara volpe, stai bene?”, e la volpe rispose: “Ciao, …così così”. La lepre continuò: “Bene. Se vuoi,
puoi esprimere a me tre tuoi desideri e io li realizzerò. Ma attenzione a come li userai”. La volpe
espresse segretamente alla lepre i suoi desideri; la lepre la aiutò a riprendersi e, dopo un po’ di
tempo, se ne andò per tornare alla sua tana. Il giorno dopo, la lepre pensò di potere aiutare tanti altri
animali: così prese una busta, mise all’interno tutti i suoi strumenti magici e li portò con sé. Una
volta arrivata alla foresta, la lepre aiutò subito cinque animali con i suoi prodigi, ma, subito dopo,
incontrò un riccio che le disse: “Attenta! Non oltrepassare quel ponte là in fondo”, ma la lepre non
lo ascoltò; seguì invece il sentiero e, poco dopo, scorse un buco nel terreno: lo schivò, ma non si
accorse del secondo buco e cadde dentro con tutti gli oggetti magici che si persero nel buio della
buca. Furono giorni e giorni di ricerche, ma invano…la lepre aveva perso tutto! Anche la sua
magia! Si arrese, tornò a casa e rimase nascosta nella sua tana per tanto tempo. Passarono gli anni e
la lepre viveva nella foresta aiutando i suoi amici animali come poteva, da amica, e non con i suoi
poteri, fino a che, un giorno, incontrò una lepre come lei e si innamorò. Non pensò più alla magia: i
due leprotti si sposarono e vissero insieme felici e contenti nella foresta.

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Giorgio A.

La pioggia inversa

Un giorno, una bambina di nome Rose si recò in un luogo che le era stato vietato più e più volte
dalla madre: era un luogo al confine della città. Spinta dalla curiosità, Rose prese il suo ombrello
portafortuna e raggiunse il confine. Durante il cammino, vide una bambina sotto la pioggia e senza
ombrello; Rose era molto curiosa di sapere chi fosse e decise di avvicinarsi per fare amicizia. Scoprì
allora che il nome della bambina senza ombrello era Asia e seppe anche che la mamma di Asia la
mandava ogni giorno in quel luogo per spiare il mondo, …dal suo mondo! Ma non sempre la
bambina seguiva le indicazioni della mamma. Anche Asia aveva un portafortuna: era una spilla che
teneva sempre nascosta sotto il suo impermeabile. Nel mondo di Asia pioveva sempre, …senza
sosta; mentre, nel mondo di Rose c’era sempre il sole! Dopo avere chiacchierato un po’, le due
bambine promisero di diventare amiche per sempre e si scambiarono i loro portafortuna.

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Ma, solo poche ore dopo lo scambio, accadde qualcosa di strano: nel mondo di Rose cominciò a
piovere, mentre nel mondo di Asia sorse il sole! Tutto si era capovolto! Magia? O forse lo scambio
dei portafortuna? Ma certo! Allora i portafortuna erano magici! Le due amiche decisero allora di
approfittare della situazione e raggiunsero i loro mondi in modo inverso: Rose andò ad abitare nel
mondo di Asia, mentre Asia in quello di Rose con la promessa di essere entrambe ubbidienti verso i
loro genitori. E così fu. Passarono i giorni e, grazie alla magia dei due portafortuna, le due bambine
vissero tante avventure diverse, anche se Asia non perse l’abitudine di spiare il mondo diverso dal
suo e spesso si fermava ad osservare la pioggia cadere; Rose, invece, seguiva le richieste di quelli
che fingeva fossero i suoi genitori: lei amava anche cantare e disegnare al calore del sole.
Ma, lentamente, le due bambine ebbero nostalgia dei loro mondi e delle loro famiglie; ritornarono
nelle loro case, ma con qualcosa in più: la ricchezza della loro amicizia e il segreto dei portafortuna
magici da custodire…

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Il sole e la pioggia

C’era una volta una signora anziana che aveva una bottega di oreficeria; proprio perché era avanti
negli anni, sentiva il bisogno di avere qualcuno con lei che la aiutasse nel suo lavoro, così si mise
alla ricerca di due apprendiste. Alcuni giorni dopo due giovani ragazze si presentarono alla bottega:
l’anziana le mise subito alla prova facendole lavorare con lei e le due giovani furono bravissime. I
giorni passarono e le cose procedevano bene; un giorno, l’anziana signora regalò alle due giovani
due oggetti, ma non sapevano che fossero due oggetti magici; infatti, le due apprendiste trovarono
al loro interno dei biglietti contenenti delle istruzioni: la prima apprendista aveva ricevuto una spilla
con la quale era possibile controllare la pioggia; la seconda aveva ricevuto un bottone con il quale
invece poteva controllare il sole. Litigarono spesso su chi di loro dovesse per prima comandare gli
oggetti: molte volte la prima ragazza muoveva la pioggia mentre l’altra faceva brillare il sole, fino a
che capirono che solo in amicizia avrebbero potuto usare i due oggetti senza litigare. Così,
finalmente, iniziarono ad alternare la pioggia e il sole in armonia.

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Emma B.

La Gigantessa sull’isola

C’era una volta una Gigantessa che viveva su un’isola sperduta intorno alla quale, qualche volta,
passavano delle barche. Ogni giorno, la Gigantessa si sdraiava sulla collina più alta dell’isola a
guardare il mare e pensava: “Come vorrei essere anch’io piccola come tutte quelle persone che
navigano in mezzo al mare immenso, mentre a me è vietato perché sono troppo grande!”. Questo la
povera Gigantessa ripeteva tra sé e sé tutti i giorni fino al punto da non volere più vedere il mare né
le barchette che navigavano lì intorno; decise così di rinchiudersi in casa per sempre! Sarebbe uscita
solo per raccogliere dei frutti dagli alberi facendo bene attenzione a non rivolgere più lo sguardo
verso il mare. Non avendo molto da fare, decise di cercare dei nuovi passatempi: iniziò così a
preparare dei dolci, anche troppo grandi per gli esseri umani; andò a caccia, fece delle passeggiate
nei boschi intorno alla casa e molto altro…Dopo un paio di mesi, un giorno, la Gigantessa sentì dei
rumori improvvisi provenire dall’esterno e scorse da lontano sette navi che si stavano avvicinando
all’isola, forse per cercare qualche essere vivente. La Gigantessa pensò allora di essere in pericolo e
si chiuse subito in casa murando la porta; ma, poco dopo, sentì dei rumori e una voce che urlava:
“C’è qualcuno? Per favore, se c’è qualcuno in casa aprite la porta!”. Sicuramente era la voce di
uno dei navigatori, ma la Gigantessa, spaventata, urtò contro uno scaffale facendo cadere tutta la
frutta raccolta. Fu silenzio…
Poco dopo, si sentirono dei
rumori assordanti come degli
scoppi contro la casa: erano
ancora i visitatori scesi dalle navi
che tentavano di fare crollare
l’abitazione, la quale, poco dopo
cedette e apparve così l’enorme
figura    della    Gigantessa.     I
navigatori la presero prigioniera
e   saccheggiarono       ciò     che
trovarono; le fecero anche tante
domande sulla sua altezza o da che paese provenisse. Ma lei non rispose, la portarono su una rupe
per spingerla nel mare profondo. E, mentre la Gigantessa morente veniva portata in salvo dalle
sirene, ad un tratto, uno dei navigatori si trasformò: era in realtà una bellissima fata che riportò in
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vita quel corpo enorme con un incantesimo. Con lo stesso incantesimo, la bellissima fata riuscì ad
imprigionare i navigatori e a trasportarli nelle profondità delle acque. La Gigantessa allora ringraziò
la fata, la quale le chiese: “Cosa desideri di più?”, e questa rispose: “Io vorrei avere la stessa
altezza di tutti gli esseri umani!” E, ad un tratto, tutto cambiò: quella che era una Gigantessa
divenne una ragazza piccola e alta come tutte le persone che scendevano sull’isola. E anche lei, da
allora, salì su una barca e cominciò a navigare in tutti i mari del mondo.

Le bolle magiche

C’era una volta una bambina di nome Lucy, la quale viveva con il nonno in una piccola casetta di
campagna. I suoi genitori erano partiti molti anni prima, promettendo di ritornare presto da lei, ma
non fu così: Lucy aveva solo tre anni quando li vide per l’ultima volta. Da piccola faceva sempre
tante domande su di loro, ma il nonno non le raccontò mai nulla fino al suo dodicesimo
compleanno, quando, dopo averle fatto gli auguri, le disse: “Guarda! Ho un regalo per te! Ti voglio
bene e so che ti piacerà”; - “Grazie mille nonno!”. Lucy aprì il regalo e rimase sorpresa! Era
certamente un regalo fantastico, anche se lei era un po’ delusa; ma sapeva anche bene che il nonno
non aveva molti soldi, quindi accettò con entusiasmo e disse: “Grazie nonno! È davvero un bel
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regalo! Sei davvero gentile!”, e il nonno rispose: “Tesoro, non sono delle semplici bolle di sapone,
sono delle bolle magiche! Vedi, fino ad ora non ti ho mai parlato dei tuoi genitori perché eri troppo
piccola per capire, ma credo che ora tu possa ascoltare la loro storia”. Lucy smise di gioire, si
spaventò, divenne pallida in volto per l’inaspettata notizia. “Tanto tempo fa i tuoi genitori partirono
per cercare lavoro in una città lontana e si imbarcarono; poi sembrava che la nave sulla quale
viaggiavano fosse affondata a causa delle forti onde dell’Oceano e loro non sono più tornati”;
Lucy rimase senza parole e cominciò silenziosamente a piangere, ma il nonno continuò: “Non
preoccuparti tesoro mio, ti ho regalato queste bolle magiche per trovare i tuoi genitori: se soffi,
ogni singola bolla diventa un pianeta e tu puoi anche guardare il futuro. Per esempio: se non
conosci quale strada percorrere, basta soffiare e la bolla – pianeta ti dirà cosa accadrà”. Così,
Lucy decise di partire alla ricerca dei suoi genitori. Il mattino dopo, il nonno preparò del cibo per il
viaggio e dei vestiti e ripose tutto in un semplice lenzuolo; Lucy prese il semplice fagotto, salutò il
nonno e partì. Dopo tre ore di viaggio, la ragazzina arrivò ad una collina dove vide due sentieri: uno
aveva un cartello con su scritto “Al ponte magico”; nel cartello dell’altro sentiero c’era invece
scritto “Alla spiaggia fantasiosa”. Si ricordò delle bolle; così, soffiò e si formarono due bolle: la
prima mostrò che se avesse scelto la “Spiaggia fantasiosa”, avrebbe incontrato un calamaro enorme
che l’avrebbe mangiata; la seconda bolla mostrò invece che se avesse scelto il” Ponte magico” che
aveva un color salmone, sarebbe rimasta pacifica e tranquilla. Lucy scelse la strada del “Ponte
magico”: lo attraversò e non accadde nulla di brutto. Lucy proseguì per altri quaranta minuti fino ad
imbattersi in altri due sentieri: il sentiero della “Foresta incantata” e il sentiero della “Foresta
dell’amicizia”; fece le due bolle e scoprì che nella “Foresta dell’amicizia” avrebbe trovato tanti
amici, mentre nella “Foresta incantata” non appariva nulla e la ragazza, curiosa, seguì quest’ultimo
sentiero dove, inaspettatamente, trovò una piccola casetta molto bella di colore giallo canarino e
pensò: “E se ci fossero i miei genitori?”. Guardò allora dalla finestra e vide all’interno una donna
che stava preparando il pranzo; Lucy decise di bussare alla porta e la donna aprì. “Buongiorno, mi
chiamo Lucy. Chiedo scusa, sto viaggiando da molte ore e ho finito quasi tutto il mio cibo e sono
tanto stanca. Posso entrare?”; la donna la guardò con comprensione e le disse: “Oh cara, certo che
puoi entrare. Prego”, e Lucy entrò. “Guarda cara, ho preparato della minestra. Ne vuoi un po’? Io
mi chiamo Lily e ho quarantatré anni. Tu, quanti anni hai?”; la ragazza rispose: “Ieri ho compiuto
dodici anni. Accetto volentieri un po’ di minestra, la ringrazio”. La ragazza e la donna iniziarono a
parlare mentre mangiavano il pranzo, ma, dopo dieci minuti, Lucy non si sentì molto bene e cadde a
terra; quando si svegliò, aveva i polsi legati ed era seduta alla sedia. La donna si accorse che la
ragazza era sveglia e le rivelò di essere una strega: le raccontò che, anni prima, aveva rapito i suoi
genitori e che li teneva prigionieri in un luogo nascosto, difficile da trovare. Non solo: con un

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incantesimo, la strega aveva fatto in modo che Lucy non potesse leggere il futuro dalla bolla sul
sentiero della “Foresta incantata” e sapeva perfettamente che, per curiosità, la ragazzina avrebbe
seguito proprio quella strada non svelata. “Perché hai fatto tutto questo ai miei genitori?” chiese
Lucy, e Lily rispose: “La mia famiglia e la tua non andavano d’accordo. Tuo padre ed io eravamo
giovani e innamorati e desideravamo sposarci, ma tuo nonno sapeva che io discendo da una
famiglia di maghi e di streghe, così il tuo papà mi lasciò. Seppi poi che si era innamorato di
un’altra ragazza e che l’avrebbe sposata. Accecata dalla gelosia, feci allora un incantesimo ai tuoi
genitori, decidendo di rapirli e di tenerli nascosti per tutti questi anni”. Poi Lily si allontanò e Lucy
riuscì a liberarsi allentando la corda intorno ai polsi: trovò le bolle e soffiò per farne qualcuna. Nelle
bolle lesse che se fosse scappata, la strega Lily sarebbe riuscita comunque a riprenderla, ma se
avesse cercato una pozione nella credenza della casa della strega e versato qualche goccia sulla
donna malvagia, qualcosa sarebbe successo. Lucy si recò lentamente e silenziosamente nella sala
pozioni, dove la strega Lily stava sperimentando una nuova pozione “La pozione suprema”: il suo
incantesimo obbligava chi la
beveva a fare ciò che si
desiderava.     Quando Lily si
allontanò     dalla   stanza   per
prendere altre ampolle, Lucy si
nascose sotto il tavolo della
stanza e, non appena la strega
entrò, la giovane ragazza uscì
velocemente dal tavolo, prese
l’ampolla con la nuova pozione
e la versò sulla strega. Lucy
disse: “Con questa pozione, ora
farai ciò che ti chiedo. Libera
subito i miei genitori e poi fuggi da qui”; Lily rimase silenziosa per un po’; intanto, si sentivano
delle voci provenire da fuori: Lucy si precipitò fuori dalla casetta e improvvisamente vide i suoi
genitori. “Mamma! Papà! Siete voi!” e, finalmente, dopo tanti anni, Lucy riabbracciò i suoi genitori,
mentre la strega se ne andò per sempre.

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Luca B.

Il rapimento del re

C’era una volta un Re, il più buono mai esistito. Aveva una bellissima moglie, un bellissimo figlio e
un grande impero che condivideva con la sua consorte. Una sera, mentre cenavano tutti insieme,
sentirono un rumore forte venire dall’entrata del castello: “Toom! Toom!”. Il Re, incuriosito, corse
ad aprire la porta e vide una donna completamente fradicia che chiedeva aiuto. Le diede delle
coperte e la accompagnò accanto al caminetto dove il Re poté ammirare la sua bellezza. La donna
raccontò di essere la Regina di un Regno ormai distrutto e di un popolo disperso. Il Re, intristito,
decise di aiutarla: le concesse quindi di riposare in una camera enorme del castello. Il mattino
seguente, quando fu pronta la colazione, il Re rivide la Regina nel salone allestito: il Re rimase
ancora più stupito dalla bellezza della donna misteriosa. Il giorno trascorse tranquillo e il Re non
ebbe nessuna udienza con i suoi cittadini. L’indomani, il Re decise di fare una passeggiata nel suo
grande giardino, ma i domestici non glielo permisero. Così, incuriosito, egli decise di andare alla
finestra per vedere cosa stesse succedendo: era convinto che i servi gli stessero nascondendo
qualcosa. Guardando fuori, vide del vuoto intorno e notò che il suo castello stava fluttuando in
mezzo al cielo, agganciato ad una mongolfiera. Il Re allora si impietrì, ma cercò anche di mantenere
la calma; aveva dei sospetti verso la donna misteriosa; la cercò e la trovò intenta a farfugliare
qualcosa con le cameriere. Zitto, zitto, cercò di origliare che cosa stessero dicendo.
“Ascoltate! Non perdete di vista il Re! Non
deve scoprire il mio piano malvagio! Non deve
capire che voglio tenerlo qui prigioniero e solo
con me!”, “Si, Signora”, risposero quelle. Il
quel momento il Re comprese quanto fosse
malvagia quella donna misteriosa; ma capì
anche che, in realtà, la moglie, il figlio e tutti
gli altri abitanti nel castello erano solo
un’illusione! “Sicuramente mi avrà rapito
mentre dormivo”, pensò il Re e decise di
andarsene subito, di scappare con il suo fedele
drago, Sharnak, tenuto nascosto nei sotterranei.
Mentre raggiungeva il grosso amico, si fermò
davanti ad una stanza dove, nel fondo, davanti
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ad un’altra porta, vide una guardia cinese, la quale, come prova, gli chiese di pronunciare un nome
di persona che non avesse nessuna lettera dell’alfabeto cinese; la guardia era convinta che il Re non
conoscesse altre lingue oltre la sua, ma, in realtà, il Re era astuto e subito rispose:” Riccardo!”. La
guardia rimase stupita: nell’alfabeto cinese non c’è il suono della consonante “r”! Il Re proseguì
nella sua discesa per raggiungere il drago, ma arrivò prima in un’altra stanza dove vide una statua di
marmo raffigurante il Re e una voce lontana che diceva: “Si aprirà la prossima porta solo se
riuscirai a capire e a toccare ciò che rende questo re davvero nobile”. Senza esitare, egli toccò il
cuore, la parte che rende davvero nobile una persona! Non le spade né i possedimenti, ma il cuore.
Subito dopo la porta si aprì e il Re continuò la sua discesa, … sempre più giù per le scale fino ad
arrivare ad un’altra stanza, …l’ultima. In fondo alla stanza, davanti alla porta, c’era un grande
cavaliere, enorme! Accanto c’era una spada e il Re capì che in un solo colpo avrebbe dovuto
ucciderlo. Vide subito che attaccato al soffitto c’era un grande lampadario: lanciò la spada contro la
catena che teneva attaccato il lampadario al soffitto, questa si ruppe e il lampadario cadde sul
cavaliere uccidendolo. Si aprì così la terza porta e il Re riuscì a raggiungere i sotterranei dove c’era
il drago. Subito salì su di lui e scappò il più in fretta possibile, mentre la donna misteriosa tentava
invano di raggiungerlo e di fermarlo. Il Re, felice e libero, tornò così da sua moglie e da suo figlio e
insieme vissero tutti felici e contenti.

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Elena: l’isola che aveva un sogno

C’era una volta un’isola che si chiamava Elena; tra le isole di un lontano arcipelago, lei era la più
bella. Purtroppo, l’isola era in un punto del mare dove non c’era nulla intorno, quindi stava tutto il
giorno a guardare l’immenso oceano davanti a lei. Il suo più grande desiderio era quello di
diventare un essere umano e di viaggiare per il mondo; capitava, a volte, che passassero delle navi
dalle sue parti, senza che le dessero la minima attenzione. Ma un giorno, improvvisamente, subito
dopo un temporale, un uomo naufragò su di lei; l’isola raccolse l’uomo e lo adagiò sotto l’ombra di
una palma aspettando che si riprendesse. Il giorno dopo, l’uomo si sveglio e disse: “Ahh – ahh. Do
– ve sono?”, ed egli sentì una vocetta dolce e bassa che gli diceva: “Sei nella mia isola buon uomo”.
Il naufrago si chiese ancora da dove provenisse quella voce: “Quassù!” gli disse e questi alzò lo
sguardo e vide la testa dell’isola, ma l’uomo non aveva paura, anzi…ne fu affascinato! Le raccontò
di essere in viaggio per mare e che era in cerca di una moglie, ma, ad un certo punto del viaggio, il
cielo si era oscurato e subito era seguita una tempesta durante la quale una grande piovra si era
scagliata contro la nave distruggendola, per questo lui era caduto in mare. L’uomo chiese ospitalità
all’isola e questa accettò di lasciarlo vivere lì con lei. I giorni passarono e il naufrago, desiderando
di tornare verso casa, decise di costruire una nave per riprendere il mare; nei giorni successivi il
progetto proseguì e la nave, pian piano, iniziò a prendere forma, mentre l’isola cercava di capire in
che modo avrebbe potuto seguirlo. I due erano ormai diventati amici; un giorno, tra risate e discorsi
profondi, l’uomo raccontò che da giovane amava molto leggere e tra i tanti libri presi in prestito
dalla biblioteca della sua città, ricordava la storia di una sirena che voleva diventare una umana per
inseguire il suo grande amore. Il marinaio ricordava bene anche il procedimento seguito dalla sirena
per trasformarsi in un essere umano; così, l’isola gli chiese di poterla aiutare perché anche lei aveva
lo stesso desiderio. L’uomo disse: “Bisogna raggruppare i quattro elementi della Terra, mescolarli,
poi bere il tutto. Questo ti trasformerà in una ragazza”. L’uomo disse che aveva bisogno di acqua e
andò a prenderla dal mare, ma intorno all’isola di Elena nuotavano dei mostri marini; infatti, il
marinaio si ricordava di quando i suoi amici e lui erano partiti per il viaggio in mare e, ad un certo
punto, erano stati circondati dagli squali; egli aveva paura, ma non poteva arrendersi. Allora, pian
piano, scese verso il mare con un secchiello e lo riempì fino all’orlo; fino a quel momento tutto era
andato bene, ma ad un tratto un pesce gli saltò addosso e lui fu velocissimo per schivarlo. Per
fortuna aveva raccolto il primo elemento necessario per creare la pozione per l’isola. Fu più
semplice catturare l’aria chiudendo del vento in un barattolo. La terra invece l’aveva raccolta
dall’isola ed Elena soffrì molto perché sentì staccare una parte di sé; la stessa cosa accadde per il
fuoco: l’uomo aveva acceso un falò con la legna e, anche questa volta, l’isola soffrì molto sentendo
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il fuoco sopra di lei. L’uomo intanto mischiò velocemente il tutto e diede la pozione pronta ad Elena
che la bevve; poco dopo, l’isola si era trasformata in una donna così bella che l’uomo si innamorò
all’istante di lei chiedendola subito in sposa. E i due vissero felici e contenti.

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Aurora B.

Alla ricerca nel bosco

C’era una volta un bambino che si annoiava a rimanere a casa solo con il suo cane. Allora, un
giorno, decise di uscire e di andare a giocare a palla con lui nel parco. Mentre giocavano, il
bambino con un calcio lanciò la palla lontano verso il bosco; andarono così a cercarla e, dietro un
cespuglio, trovarono uno strano essere…era un pavone! L’animale osservò a lungo il bambino e il
suo cane e chiese loro come mai fossero lì; dapprima, il bambino raccontò di avere lanciato lontano
la palla e che aveva cercato di riprenderla, poi tutti e due cominciarono a parlare e, lentamente, a
conoscersi un po’.

Ma, ad un tratto, videro arrivare un cacciatore; il bambino e il suo cane cominciarono a correre, ma
il pavone rimase per un po’ nel bosco solo e spaventato; ad un tratto, anche lui riuscì a fuggire
raggiungendo il bambino e il cane, ma anche il cacciatore correva forte e riuscì a catturarli tutti e
tre. “Ci scusi, per favore, non ci faccia del male…ci lasci andare! Io volevo solo riprendere la mia

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palla!”, urlò il bambino, ma il cacciatore rispose:” Ma io sono qui alla ricerca di questo splendido
pavone”. Ci fu silenzio…il bambino pensò, … guardò il suo cane… e capì che cosa fare: convinse
quindi il cacciatore a lasciare libero il pavone, a non fargli del male. Non ce n’era motivo. Il
cacciatore accettò e per magia in quel bosco giocarono a palla tutti insieme fino a che, stanchi ma
felici, il bambino, il cane e il cacciatore rientrarono nelle loro case, mentre il pavone si nascose
ancora nel bosco.

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La storia dietro il quadro

Sara non voleva uscire di casa, ma i suoi genitori la presero in braccio e la fecero salire in
macchina. Era molto arrabbiata. Il viaggio sembrava durare un secolo fino al momento in cui la
macchina si fermò davanti ad un museo. Mentre i genitori ammiravano i quadri esposti, Sara fu
attratta da una stanza buia e decise di entrare; nella stanza c’erano solo un quadro appeso alla parete
e un divanetto sul quale era seduta una signora concentrata a guardare il quadro. Sara chiese alla
signora: “Perché sta guardando quel quadro? Che cosa c’è di speciale?”, e la signora rispose:
“Che ne diresti di ascoltare la vera storia di questo quadro?”. E la signora iniziò il racconto…
C’era una volta una ragazza che viveva in un castello con il padre e la matrigna; il borgo che
circondava il castello era abitato da molte persone, tra cui dei mercanti e degli artigiani, i quali
vivevano una vita semplice ma bella. Dalla sua finestra la ragazza osservava gli abitanti del
villaggio e desiderava essere libera e indipendente; benché non avesse dei particolari problemi, la
sua vita non era felice perché la matrigna era vanitosa, mentre il padre era molto buono e non
rifiutava mai nulla alla moglie. La donna rimproverava spesso la ragazza, ma con il padre Sara
aveva un bellissimo rapporto: Sara era la sua principessa. Un giorno il padre le regalò una splendida
stoffa e le disse che era una stoffa magica: la ragazza avrebbe cucito un bellissimo vestito; così
cominciò a lavorarvi giorno e notte anche per rimanere nascosta nella stanza e sfuggire ai
rimproveri della matrigna. Un mese dopo, il vestito era finito e Sara lo indossò per andare a visitare
il borgo e per rimanere un po’ in mezzo alla gente: osservò il villaggio, le botteghe, le strade; si
accorse però che c’erano tante famiglie povere e anche tante botteghe chiuse. Parlò con alcuni
abitanti e sentì un mercante dire: “E’ colpa di quella arida castellana!”, indicando Sara, mentre
delle persone gli davano ragione; ma una ragazza del borgo prese la parola e disse: “Se avete tanto
tempo per parlare, vi conviene allora avere tanto tempo per lavorare!”. Così, la folla si disperse; le
due ragazze si fissarono e la ragazza coraggiosa si avvicinò e disse: “Che abito bellissimo. Dove lo
hai comprato?”, Sara rispose: “L’ho fatto io”; l’altra ragazza rispose: “Davvero! Io sono una sarta:
mi chiamo Rosa e tu?”. Sara non volle rivelare la sua identità, così rispose: “Mi chiamo Viola”. Le
due ragazze divennero amiche, anche perché condividevano la passione nel creare dei nuovi abiti;
decisero allora di aprire una sartoria che Viola volle chiamare “La magia dell’abito” e, nei mesi
successivi, ebbero fortuna. Un giorno, un mercante di stoffe di nome Erik entrò in sartoria: Sara la
castellana si innamorò subito di lui. I giorni passarono; il mercante e la castellana avevano deciso di
fuggire insieme e di sposarsi e Rosa non capiva il perché non potessero sposarsi nel borgo: Viola -
Sara svelò allora di essere una principessa e di avere sempre desiderato di vivere libera, per questo

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aveva indossato l’abito da lei cucito ed era fuggita dal castello per visitare il villaggio. Erik e Sara –
Viola pianificarono il viaggio e fuggirono per vivere insieme felici, contenti e liberi…
Il racconto era terminato e la bambina era emozionata dalla storia. Allora uscì dalla stanza buia per
cercare i suoi genitori e raccontar loro quanto aveva ascoltato; volle anche presentare la signora
anziana e ringraziarla, ma, tornata nella stanza, la signora non c’era più. Forse Sara aveva solo
immaginato tutto.

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Patricia C.

La principessa più bella del mondo

C’era una volta un re che aveva due figlie: la più grande aveva diciassette anni, mentre la più
piccola ne aveva tredici. Arrivò il giorno dell’incoronazione della principessa più piccola perché era
la preferita del regno e tutti gli abitanti la consideravano la più bella. Ma la sorella maggiore era
invidiosa perché tutti avevano scelto sua sorella e, non riuscendo più a sopportare questa sua
condizione, decise quindi di andare a cercare qualcuno che potesse aiutarla in un suo misterioso
progetto. Nel bosco, incontrò finalmente un cacciatore e gli chiese di rapire la sorella più bella o
anche di ucciderla, affinché lei potesse prendere il suo posto durante l’incoronazione. Il cacciatore
decise invece di trasformare la sorella minore in una statua: la portò nel bosco, prese una pistola
magica, la puntò di nascosto contro di lei e…BAM! La povera ragazza si tramutò in una statua di
sale!

Ma, poco dopo, un principe che viaggiava verso il regno vide la statua bellissima e riuscì a liberare
la principessa dall’incantesimo. Allora, la sorella più grande ritornò dal cacciatore per chiedere
nuovamente il suo aiuto, ma lui si rifiutò. Le due sorelle continuarono a vivere insieme nel palazzo,

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ma la sorella maggiore era sempre tanto invidiosa. Passarono i giorni e la sorella più grande diventò
sempre più cattiva verso la sorella più piccola. Infatti, un giorno incontrò la fata “dai cattivi
incantesimi” che le consegnò una pozione magica; quando le due sorelle si incontrarono per
pranzare insieme, la sorella maggiore versò un po’ di pozione nel piatto della sorella più piccola, la
quale, dopo due soli bocconi, svenne e cadde in un sonno profondo! La sorella più grande, contenta,
si rifugiò in camera sua nell’attesa del giorno dell’incoronazione. Ma il principe, desideroso di
rivedere la bellissima principessa che aveva liberato dall’incantesimo della statua, decise di
ritornare a palazzo per incontrarla nuovamente; fu così che scoprì la sua sorte! Corse in camera sua
e la vide addormentata…la baciò e, ad un tratto, la principessa aprì gli occhi! Ma la sorpresa più
grande non fu solo il risveglio della sorella minore, perché subito dopo anche la sorella maggiore
corse dalla sua camera a riabbracciarla! Anche l’invidia e la cattiveria della sorella maggiore erano
causate da un antico incantesimo! Poco tempo dopo, il principe chiese la mano della sorella minore;
il re organizzò il matrimonio e una grande festa per la gioia di tutti i sudditi. La sorella maggiore
regalò un braccialetto alla piccola sorella: era un oggetto uguale per le due sorelle così ognuna si
sarebbe sempre ricordata dell’altra. In realtà le sorelle si volevano bene e poco importava chi delle
due sarebbe diventata principessa. Tutti furono così felici e contenti.

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Rebecca, la ragazza che incontrò la volpe

Tanto tempo fa, una volpe abbandonata viveva sola nella foresta. Un giorno decise di andare a fare
una passeggiata e, ad un tratto, trovò davanti a sé una carrozza arrugginita e in cattivo stato; alla
volpe però piaceva e decise di restaurarla, perché avrebbe potuto essere la sua nuova casa. Cercò di
trasportare la carrozza mettendola sulle sue spalle, ma da sola non ci sarebbe mai riuscita. Ad un
tratto vide arrivare una ragazzina che si chiamava Rebecca: la volpe la fermò e le chiese di aiutarla.
La volpe e la bambina trasportarono la carrozza in uno spazio ampio della foresta; la volpe già
immaginava come avrebbe potuto trasformarla, ma, quando aprì le porte per guardare meglio come
fosse la carrozza all’interno, si accorse che era magica! Non era rovinata né arrugginita, ma c’erano
dei sedili in velluto, le coperte, i manici dorati, e dei vestiti da principessa! La volpe chiamò
Rebecca e le disse di aiutarla ad
entrare nella carrozza e, …ad un
tratto, …la volpe si trasformò in una
bellissima ragazza. Ma certo! Era lei!
Rebecca la riconobbe subito! Non era
più una volpe! Era la sua amica
Alessandra!     Le    due    bambine       si
abbracciarono e Alessandra raccontò
all’amica come mai fosse una volpe:
anni prima si era persa nella foresta e
una maga l’aveva trasformata per
aiutarla ad abituarsi alla vita della
natura. Le due amiche decisero di
raggiungere il castello poco distante
dove viveva il loro amico, il principe
Romeo; quando si incontrarono, tutti e
tre   furono     felici     di     rivedersi,
pranzarono finalmente insieme e passarono una bella giornata. Da quel giorno i tre amici non si
lasciarono più: Rebecca sposò il principe Romeo, mentre Alessandra sposò il re di un regno vicino e
vissero tutti felici e contenti.

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Aaron C.

Il pavone bendato

C’era una volta un gruppo di amici. Un
giorno decisero insieme di andare a
visitare un museo e, lungo il tragitto,
videro una strana statua a forma di
pavone…ma       era     bendata!   Allora,
incuriositi, si avvicinarono, …ma si
avvicinarono così tanto che…TONF!
Caddero tutti al suo interno! Dentro la
statua lo spazio era immenso! Ma come
era possibile? Erano nella statua e
sembrava loro di essere in un luogo
diverso! Trovarono delle piccole anfore
che contenevano qualcosa di liquido: sembrava acqua. Bevvero tutti, ma dopo poco si
trasformarono: erano diventati dei mostri! Riuscirono a trovare la via d’uscita dalla statua a forma
di pavone, ma in strada tutti avevano paura di loro e non sapevano dove nascondersi.
Passarono i giorni e loro cambiavano sempre il loro nascondiglio. Un giorno incontrarono un mago
che disse loro: “Io posso aiutarvi!”; l’uomo diede prima loro un’altra pozione per aiutarli a
ritornare nelle loro forme originali, poi sparì, raccomandando di fare più attenzione. Molto tempo
dopo, mentre facevano una passeggiata, i ragazzi videro ancora una statua a forma di pavone, ma si
allontanarono subito.

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Il castello volante

C’era una volta un principe che abitava in un castello, ma non era un semplice castello: era un
edificio fatato dotato di armi di salvataggio, di autodifesa e di ritirata. Un giorno il principe vide in
lontananza un gruppo di guerrieri armati arrivare verso il castello e decise così di attivare i sistemi
di difesa: ad un tratto, il castello si gonfiò e divenne un pallone enorme che si alzò alto nel cielo per
volare lontano. Subito dopo, il principe si affacciò dai merli del castello e vide delle frecce volare:
erano i guerrieri che dal basso lanciavano in alto le loro armi e, dopo vari tentativi, riuscirono a
colpire il castello diventato pallone, che iniziò così a sgonfiarsi e a precipitare verso il basso. Ma, …
delle ali laterali permisero al castello di adagiarsi dolcemente in un bosco fitto fitto a tal punto da
nascondere il castello e avvolgerlo in una nube fatata. Il principe sapeva di essere al sicuro e sapeva
anche che i pericoli sarebbero finiti; decise di aspettare il momento giusto per rendere nuovamente
visibile l’edificio e, quando fu il momento, il castello riapparve nella sua maestosità, pronto per una
prossima difesa.

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Marta C.

La bicicletta magica

C’era una volta un anziano signore che
aveva un segreto: tutte le notti andava in
cantina per prendere una bicicletta molto
antica, poi si avviava verso una montagna
vicina e saliva, saliva, saliva, …fino in cima
per vedere le stelle. Ma la bicicletta era
magica perché con questa l’anziano signore
poteva volare! L’aveva comprata tanto
tempo prima da un mercante, il quale, prima
di consegnarla, lo aveva avvertito: “Non
deve volare troppo in alto altrimenti la
bicicletta   esploderà!”.    Ma   il   signore
anziano aveva molti dubbi e anche tanta
curiosità e volle provare…
Ma aveva una moglie e due figli e, prima di
salire sulla bicicletta magica e provare a prendere il volo, decise di scrivere un biglietto contenente
le seguenti parole: “Cari Laura, Gianluca e Marco, vi amo e vi amerò sempre; non mi cercate, ma
ricordate che, se non dovessi più tornare, dovrete solo guardare il cielo pieno di stelle. Il vostro
amato Carlo.” E fu così che, come aveva predetto il mercante, l’anziano signore divenne una
bellissima stella.

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Sebastian e la gabbia incantata

C’era una volta tanto tempo fa un paesino lontano dove abitava un ragazzo di nome Sebastian. Anni
prima, il ragazzo aveva ricevuto in dono dal nonno una strana gabbia che era considerata magica,
ma Sebastian aveva deciso di lasciarla nella cantina della sua casa. Un giorno, incuriosito, scese in
cantina per guardare meglio la sua gabbia; provò a strofinarla un paio di volte, ma non accadde
nulla. Allora, provò a pronunciare una formula magica: “Sim sala bim!” e la gabbia, magicamente,
cominciò a fluttuare in alto verso il soffitto, lasciando dietro di sé una polvere d’oro. Sebastian
pensò che, forse, avrebbe potuto esaudire dei sogni e, in realtà, c’erano davvero quattro cose che
desiderava tantissimo: frequentare una scuola costosa, avere un animale, abitare in una grande casa
ed essere innamorato. Molto tempo dopo, mentre passeggiava tranquillo, incontrò un signore un po’
bizzarro nell’aspetto che lo salutò; Sebastian rimase stupito, perché non conosceva quell’uomo, ma
questi disse: “Io posso aiutarti perché so cosa desideri. Seguimi” e il ragazzo accompagnò l’uomo a
casa sua. Quest’ultimo abitava in una casa grandissima e propose a Sebastian un affare: lo avrebbe
aiutato se avesse consegnato la sua gabbia magica: l’avrebbe usata per il suo pappagallino.
Sebastian ci pensò un po’
e subito dopo accettò. Gli
anni   passarono     e    il
ragazzo era riuscito ad
esaudire i suoi sogni; un
giorno decise di cercare
quell’uomo               per
ringraziarlo di persona e
si recò nella grande casa:
l’uomo, ormai anziano,
lo riconobbe e lo accolse
con gioia. I due uomini
parlarono a lungo e, finalmente, l’uomo anziano svelò al ragazzo il segreto della gabbia: non c’era
nessuna magia, ma tutto era stato frutto dell’immaginazione di Sebastian. La vera magia erano
Sebastian stesso e la sua forza.

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Sofia C.

Il mondo di bolle

Tanto tempo fa, in primavera, nacque un bambino di nome John: era un bambino magico perché era
in grado di creare le bolle con il suo fiato. Quando diventò più grande, decise di sfruttare la sua
dote: cominciò così a creare un mondo segreto di bolle e, essendo anche appassionato di
astronomia, riuscì lentamente ad intrappolare i pianeti nelle bolle da lui create. Dopo tanto lavoro e
impegno, John creò il suo “mondo di bolle”. Inizialmente, John non avrebbe voluto invitare nessun
amico ad osservare il suo mondo, ma, in seguito, pensò di organizzare una festa per annunciare a
tutti la sua creazione e i suoi conoscenti rimasero strabiliati e felici per lui. Il tempo passò e John
continuò la sua vita, diviso tra la vita reale e il suo mondo fantastico fatto di bolle, di pianeti e di
stelline. Anche lui, come tanti suoi amici, si innamorò e si sposò; lui e sua moglie rimanevano
spesso con il naso all’insù, a guardare il cielo, rapiti dalle tante stelline racchiuse dentro le magiche
bolle.

Ma un giorno il cielo divenne scuro come la pece: le stelle si oscurarono e le bolle di John
scomparvero; inizialmente, John non capì perché fossero scomparse e continuò ad osservare il cielo
finché, una sera, si nascose dietro una collinetta. Poco dopo, vide uno strano ometto che fluttuava
nel cielo scoppiando le bolle con uno strano ago e lasciando dietro di sé una lunga scia scura come
la notte. Il ragazzo attese il momento giusto e, ad un tratto “Zac!”, afferrò l’ometto, lo imprigionò in

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una rete e lo portò a casa con sé. Ma la moglie, la quale era una ragazza dolce e sincera, pregò il
marito di lasciare andare quello strano piccolo prigioniero, mentre quest’ultimo promise che
avrebbe lasciato brillare le bolle di John e che sarebbe partito per altri luoghi. Pochi giorni dopo il
cielo ritornò ad essere chiaro come l’acqua e le stelle ripresero la loro brillantezza dorata. John e sua
moglie vissero così felici e contenti.

La vecchia tromba

Un giorno d’estate, un anziano signore, si stava rilassando come sempre nella sua veranda: amava
dondolarsi sulla sedia a dondolo, con una copertina leggera sulle gambe. Ma un pomeriggio, avendo
voglia di camminare un po’, l’uomo cominciò a passeggiare all’interno della sua casa; ad un tratto,
fu attratto da una porta che non ricordava: si avvicinò, la aprì ed entrò…in una cantina! Era una
normalissima cantina dove erano accatastate tante cose antiche, ma l’anziano non ne fu sorpreso.
C’era però qualcosa di luccicante che lo attirò. Quel luccichio era una strana tromba: l’uomo la
prese, la pulì un po’ con la manica della camicia e cominciò a suonare. Fu così per giorni:
Alessandro, l’anziano signore, trovava piacevole suonare quello strumento, anche se, da un po’ di
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tempo, aveva cominciato a sentirsi strano. Si era anche accorto che, mentre suonava, dalla tromba
uscivano delle piccole scintille: inizialmente, in un primo tempo, pensò che si trattasse solo di
immaginazione, poi si rese conto invece che era tutto vero! Inoltre, chissà perché, mentre suonava,
le scintille uscivano dalla tromba e si posavano sulla mensola della cucina. Gli anni passarono e
aumentarono le scintille sulla mensola; anche l’anziano signore non abitava più lì, ma ai suoi nipoti
aveva lasciato in eredità tante piccole lucciole per illuminare le loro strade.

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Martina D.

Azzurra

C’era una volta una ragazza che veniva dal pianeta Nettuno: il suo nome era Azzurra. Ella aveva gli
occhi verdi come il prato, i capelli blu come la notte e, tra i capelli, portava dei fermagli
portafortuna a forma di stella o di nuvola o come la luna. Purtroppo, la ragazza era rimasta orfana di
padre e, dopo alcuni anni, la madre si risposò con il re di Nettuno, così lei e sua madre si
trasferirono in un nuovo palazzo. Azzurra cominciò ad esplorare tutte le nuove stanze del palazzo e,
in una di esse, trovò un telescopio; era una ragazza molto curiosa, così appoggiò l’occhio alla lente
del cannocchiale e, lontano, vide un pianeta bellissimo! Ma certo! Era il pianeta che tutti
chiamavano Terra! Decise allora
di partire. Scappò una sera di
nascosto…Quando            arrivò     sul
nuovo pianeta, vide subito un
animale: riconobbe un cucciolo
di lupo bianco come la neve che
aveva      gli    occhi    azzurri;     il
cucciolo         era   ferito:      allora
Azzurra tirò fuori dalla tasca un
fazzoletto che aveva con sé e
avvolse la ferita; prese poi il
cucciolo in braccio e ritornò con
lui verso il suo pianeta Nettuno.
Ma un giorno uno stregone del
pianeta      Marte        lanciò      una
maledizione sul piccolo lupo: per
cinque lunghi anni Nettuno dovette difendere il povero lupo dai nemici e dai tranelli degli abitanti
invidiosi; ma insieme, loro due, erano forti! Così, combatterono ogni ingiustizia e Azzurra divenne
la Regina del pianeta.

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Il paese di Verdolandia

C’era una volta un paese chiamato Verdolandia, dove viveva la famiglia Jacob. Tutti conoscevano
questa famiglia, soprattutto grazie alla fama di cui godeva il figlio più piccolo, Balù, conosciuto
come una vera e propria piccola peste! In paese non si parlava d’altro! Sempre e solo di lui: della
sua furbizia e anche della sua altezza. Il ragazzino era il più piccolo tra i suoi fratelli; inoltre,
rispetto ai suoi fratelli Bilù e Bulà
che erano castani e con gli occhi
azzurri, Balù aveva i capelli rossi e
gli occhi verdi come un prato in
primavera. Un pomeriggio, spinto
dalla curiosità di esplorare le
colline davanti a casa sua, si
allontanò così tanto da perdersi per
strada.    All’improvviso,   mentre
vagava nei prati, arrivò ad un
laghetto dove dentro nuotavano dei
cigni; Balù si avvicinò ad uno di
loro, ma subito il cielo divenne
scuro     e,   improvvisamente,   …
spuntò dall’acqua una strega! Balù,
spaventato, iniziò a correre forte
per la paura e perse così le solite
bolle di sapone che portava sempre in tasca con sé. Ma le raccolse la strega; Balù, coraggiosamente,
si rivolse alla strega chiedendole di riavere indietro le sue bolle, ma questa rispose: “Dovrai prima
risolvere due indovinelli!”. E Balù, attento e sveglio, risolse subito i due indovinelli posti dalla
strega. Subito dopo, la donna scomparve, così Balù ritornò al laghetto dei cigni dove poté riempire
nuovamente il tubetto delle bolle con l’acqua del lago. Intanto, il cielo era tornato sereno e l’acqua
del lago splendeva sotto il sole; Balù capì quindi che era ora di tornare a casa. Quando fu sera,
prima di andare a dormire, decise di mettersi alla finestra della camera per soffiare le bolle, ma Balù
non sapeva del mistero dell’acqua del laghetto…Era un’acqua magica! E le bolle soffiate da Balù
divennero subito dei pianeti spendenti. Fu così che Balù divenne un piccolo eroe e non più solo una
piccola peste.

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Maria Ludovica D. P.

La principessa sperduta

C’era una volta una principessa bella e gentile, che viveva in un castello isolato. La principessa era
pronta al matrimonio con un principe e la corte era intenta ai preparativi. Arrivò il giorno del
matrimonio, ma, mentre si stavano celebrando le nozze, dei nemici del re lanciarono delle frecce
infuocate nelle stanze e il castello si incendiò. Tutti urlavano e correvano: il re e la regina, il
principe e la principessa, gli invitati, la corte, i soldati, …Il re urlò ai due sposi di mettersi in salvo,
ma il principe decise di combattere per difendere il castello. La principessa invece corse fuori ed
entrò nel bosco. Mentre correva per salvarsi, trovò uno strano oggetto, …sembrava una cornice!
Entrò …, ma capì subito di essere altrove, …era entrata in un quadro! Vide in lontananza una
macchina dei pompieri con una scala: lei la raggiunse e cominciò a scendere. Arrivò ad una casa
calda e accogliente, dove fu accolta da una famiglia e dove decise di fermarsi per riposare. Ma il
mondo raffigurato nel quadro aveva un tempo diverso dal mondo da dove la principessa era fuggita:
erano passati in realtà dieci anni, senza che lei se ne fosse resa conto.

Una volta riposata, la principessa decise di ritornare al castello: ripercorse la stessa strada e uscì dal
quadro. Quando fu nel bosco, vide il castello in lontananza e cominciò a correre; entrò e corse
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incontro a suo marito abbracciandolo, ma lui non la riconobbe. Le chiese: “Chi sei?”, e la
principessa rispose: “Sono io, tua moglie”, e il giovane uomo, lentamente la guardò a lungo e,
finalmente, la riconobbe. Da allora, nel loro tempo, diventarono re e regina e governarono felici e
contenti.

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La contadina famosa

C’era una volta un villaggio isolato nel quale abitava una contadina di nome Sara. Un giorno Sara
andò a fare la spesa al mercato, ma si allontanò molto dalla sua casa e raggiunse il limite del
villaggio dove incontrò per caso un oggetto strano e molle: era una bolla! La ragazza pensò subito
quanto potesse essere pericolosa per il villaggio! Se solo fosse scoppiata, le persone e lei compresa
sarebbero annegate; allora, pensò di cercare qualcosa per potere imprigionare quella grande bolla
d’acqua. Si guardò intorno e si ricordò che proprio lì vicino c’era l’abitazione del guardiacaccia:
sicuramente avrebbe trovato qualcosa nel suo giardino. E fu così: Sara prese il grande aspira foglie
e aspirò la grande bolla senza distruggerla, ma tenendola in bilico fino a sollevarla in alto nel cielo;
in quel momento, con un oggetto appuntito, la bambina fece scoppiare in cielo e una pioggia dorata
bagnò il villaggio e tutti i suoi abitanti. Sara diventò famosa per il suo popolo.

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Giorgia D.

Un povero cavaliere

C’era una volta un coniglio molto povero e semplice. Un giorno, si preparò per uscire e indossò: dei
pantaloni marroni, delle scarpe di pelle consumata, una camicetta a quadri rossi e blu e un
cappellino con due buchi per fare uscire le lunghissime orecchie bianche; mentre passeggiava, vide
nell’aria volteggiare un pezzo di carta: era un volantino che il vento posò proprio sulle sue zampe. Il
coniglio raccolse il foglietto e cominciò a leggere: “La gentile persona che troverà e raccoglierà
questo biglietto si presenti alle ore 18.40 al Castello del Re Leone. La aspetto con ansia”. Quando
tornò a casa dalla sua famiglia, il coniglio era così emozionato che iniziò ad urlare, raccontando che
il Re Leone lo aveva invitato al suo castello; ma la madre non volle credere a quanto detto fino a
che il figlio non le mostrò il biglietto. La madre lo guardò e lo lesse: era un biglietto scritto su un
foglio di pergamena, con un inchiostro nero e una grafia bella e ordinata che la madre riconobbe
subito e, di colpo, spalancò gli occhi ma non per lo stupore né per la felicità, ma per paura.
Raccontò al coniglio che per ogni re che arrivava al castello, la sua servitù inviava un biglietto
invitando una persona qualsiasi a palazzo per affrontare delle sfide pericolosissime. Non appena il
povero coniglio comprese quanto detto, fu colto anch’egli dalla paura, ma la madre disse che era
ormai troppo tardi per rifiutare l’invito altrimenti sarebbe stato giustiziato. Così il coniglio prese

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