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Ferrovie ex concesse, la “rivoluzione” di Nicola Zingaretti: Roma lido e Roma Viterbo in gestione alla Regione. Resta il nodo sulla Roma Giardinetti C’è voluto il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti per cercare di stendere un velo, pietoso, sulle condizioni delle ferrovie ex-concesse, immortalate da Legambiente nel dossier Pendolaria, importante quanto puntale appuntamento annuale. “Dopo aver risanato e reso di nuovo competitivo il Cotral, dopo aver rinnovato i treni per pendolari e aver messo in campo centinaia di milioni d’euro di investimenti, ora la Regione prenderà in gestione anche le tratte Roma-Lido e Roma- Viterbo“.
Parole pronunciate da Nicola Zingaretti qualche giorno fa, in occasione della conferenza stampa per la riapertura del cantiere della nuova stazione di Flaminio, che metterà in collegamento la fermata della metro A con la stazione di testa della RomaNord. Insieme al Governatore l’assessore regionale ai trasporti Mauro Alessandri, il Presidente della stessa Cotral Amalia Colaceci, l’amministratore unico di Astral Antonio Mallamo e il vicepresidente della Regione Daniele Leodori. “Subito 800milioni di euro – ha spiegato il presidente della Regione Lazio – 500 dei quali disponibili entro il primo semestre del 2020, per migliorare la vita delle persone che viaggiano tutti i giorni e far ripartire i cantieri fermi da anni”. “Queste linee fanno schifo, – ha detto ancora Zingaretti – abbiamo accolto il grido di dolore dei pendolari. Dal 2013 è stata avviata una mezza rivoluzione nel comparto dei trasporti, è stata risanata la Compagnia Cotral, rinnovato il parco veicoli con 1000 bus nuovi e svecchiato il materiale rotabile delle ferrovie regionali”.
E ora, salvo complicazioni, spetta alle ex- concesse: 144 milioni saranno impiegati per la Lido e 337 milioni per la Viterbo. Nello specifico. Investimenti Roma-Lido: opere civili nelle stazioni (recinzioni e barriere fonoassorbenti); nuovo deposito Ostia Lido; manutenzione straordinaria del materiale rotabile esistente; sistema di comunicazione terra-treno (segnalamento, potenziamento e risanamento della linea elettrica); Rinnovo totale dell’armamento della linea, compresi i deviatoi. Investimenti Roma-Viterbo: Raddoppio della stazione Flaminio; Raddoppio della tratta Riano – Morlupo; Predisposizione raddoppio tratta Montebello – Riano; Manutenzione straordinaria materiale rotabile esistente; Potenziamento deposito Acqua Acetosa; Potenziamento linea elettrica. Elenco interventi messa in sicurezza Roma-Viterbo A questi si aggiungono 315 milioni per l’acquisto di 38 nuovi treni per le due ferrovie ex concesse, già sono state spedite le lettere di invito per l’acquisto della prima tranche di treni (5 Roma Lido e 6 Roma-Viterbo), per un ammontare di 100 milioni, di cui 40 milioni di fondi ministeriali e 60 milioni
di fondi regionali. Il 28 febbraio del 2020 scadrà il bando e si procederà alla seconda fase della gara. Il cambio della governance: “Dal 1 gennaio 2020 – ha proseguito Zingaretti – Astral spa affiancherà Atac nella gestione delle infrastrutture fino al 1 luglio 2020, data in cui Astral diventerà unico gestore delle infrastrutture e dal 1 gennaio del 2021 Cotral affiancherà Atac nella gestione dell’esercizio, fino al 1 luglio 2021, quando Cotral diventerà gestore unico dell’esercizio sulle due linee ferroviarie”. Si riparte da piazzale Flaminio “Ripartiamo da qui, da Piazzale Flaminio – ha detto l’assessore regionale ai Trasporti Alessandri – abbiamo scelto questo cantiere, nel giorno della sua riapertura, per illustrare nuovamente i grandi investimenti che stiamo mettendo in campo sulle ferrovie ex concesse. Piazzale Flaminio è un punto nevralgico di questo nuovo inizio che vedrà, a partire dal 2020, le due linee trasformarsi in cantieri, con più di 500 milioni di euro di risorse, degli 800 complessivi, attivabili entro il primo semestre del prossimo anno, tra interventi sulle infrastrutture, sulle dotazioni tecnologiche e acquisto nuovi treni». Una svolta, “una grande svolta”, secondo i diretti interessati, dopo anni di incertezze, ripensamenti e vertiginose piroette. Ma è il presente e la gestione del servizio durante i cantieri, che dureranno fino al 2024, a tenere banco e a preoccupare i pendolari. Lo scorso 25 dicembre il Comitato della RomaNord, infatti, ha presentato un esposto alla Procura di Roma e di Viterbo “l’ennesimo per segnalare”, scrive Fabrizio Bonanni nel sito, “l’immane stato di degrado del servizio che viene fornito all’utente pendolare che viaggia sulla linea Roma-Viterbo. Riteniamo doveroso che qualcuno intervenga a mettere ordine e sistemare le cose: stiamo sempre peggio e senza visione sul futuro. Su quei treni
noi ci viaggiamo tutti i giorni, mentre chi ha poteri decisionali non viaggia con noi”. Dal Campidoglio, interviene il presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefàno che trova singolari, “per non dire “ridicole” e lontane dalla logica” le affermazioni di Zingaretti. “Ovviamente che Roma Viterbo e Roma Lido non brillino per efficienza è un dato di fatto, negarlo sarebbe da sciocchi, ma addossare la colpa al gestore, ad Atac, anche se capisco può essere facile a livello mediatico, è un insulto alla logica, al buon senso e molto lontano dalla realtà”. Poi rilancia: “La Roma Lido deve essere una metropolitana, lo abbiamo messo nero su bianco nel PUMS“. Peccato che la dismissione delle due ex-concesse è stata inserita nel Piano Industriale Atac, parte integrante del Concordato Preventivo, e peccato, altresì, che il corrispettivo di 90milioni di euro erogati annualmente dalla Regione all’Azienda Capitolina, secondo quanto stabilito dal Contratto di Servizio ancora in essere, è destinato anche alla manutenzione ordinaria dei beni, delle infrastrutture, dei mezzi e degli impianti ferroviari. O no? Disquisizioni politiche a parte, resta da capire cosa ne sarà della Roma- Giardinetti, ora limitata a Centocelle. Linea fuori dalle grazie regionali, per le sue caratteristiche tranviarie, ma anche fuori da quelle comunali, dato che Roma Capitale deve ancora formalizzare l’acquisizione dell’infrastruttura. Oggetto questo della mozione presentata dalla consigliera comunale Svetlana Celli, che sarà discussa dall’Assemblea Capitolina nei primi mesi del prossimo anno. A complicare le cose lo stop del Ministero dei Trasporti (si auspica momentaneo) al prolungamento e all’ammodernamento
della linea, sviluppato e fatto proprio dall’Amministrazione e inserito nel PUMS. “Tale progetto”, spiega l’ing. Andrea Spinosa, che ha collaborato alla sua stesura, «era stato ben valutato dal MIT, tanto da rientrare tra i primi nella classifica finale delle istanze: la scelta finale è stata però di non inserire progetti con prescrizioni (la prima scelta era di finanziarlo con prescrizione sul cambio dell’armamento nella stesura del definitivo) ma di rimandarli all’istruttoria relativa al riparto 2019, con scadenza per la presentazione delle integrazioni al 30/04/20 (da non confondersi con il riparto 2020 e scadenza per le istanze al successivo 1° giugno). E il progetto della linea Termini-Tor Vergata è proprio uno dei due che è automaticamente incluso nel nuovo riparto, essendo già stato ammesso nel primo e non incluso nel riparto 2018 per motivazioni non relative a carenze o difetti della proposta ma a scelte tecniche”. Ma il cambio dell’armamento, e cioè della larghezza tra le rotaie, così come richiesto dal MIT, è un vincolo non di poco conto e rischia di compromettere l’intero impianto. Infatti, ci sono punti dell’attuale ferrovia, tipo il sottovia Casilino, compreso tra le fermate Sant’Elena a Porta Maggiore, in cui risulta davvero difficoltoso, dati gli spazi esigui, installare binari a scartamento ordinario. Per non parlare dei raggi di curvatura, altro aspetto tecnico. E mentre si aspetta la manna dal cielo, il servizio si trascina a fatica. Domenica mattina un altro treno, il secondo nel mese di dicembre, è finito fuori dai binari, durante le manovre all’interno del deposito/officina di Centocelle. A denunciarlo l’Associazione TrasportiAmo e l’ORT-Osservatore Regionale sui Trasporti in un comunicato congiunto: “Il tempo delle chiacchiere è terminato, questa linea, che gioca un
ruolo fondamentale nella mobilità della Casilina, insieme alla Metro C, deve uscire dal limbo nel quale è caduta a causa del menefreghismo istituzionale. I Comitati di quartiere, le associazioni dei pendolari e i cittadini devono unire le proprie forze e pretendere il suo risanamento”. Il convoglio deragliato domenica scorsa a Centocelle “L’ennesimo svio ed il mancato finanziamento del Ministero”, aggiunge Andrea Ricci dell’Osservatorio, “dimostrano ulteriormente che non c’è davvero più tempo da perdere se non si vuole che sia scritta un’altra pagina vergognosa nella storia dei trasporti romani e del Lazio. L’Osservatorio collaborerà con tutte le altre realtà che si sono occupate in questi anni della linea per fare, con un’iniziativa condivisa e dal basso, i passi che spingano, a partire dal pro-getto presentato al MIT, Ministero, Regione e Comune a rapidamente concludere gli atti amministrativi che consentano di riportare questa linea, in sicurezza, efficienza e sostenibilità, a riprendere il ruolo centrale che le compete”. D’accordo il CESMOT che si unisce “alle richieste delle altre
associazioni del settore, tra cui TrasportiAmo, riteniamo sia urgente ed indifferibile che Regione e Comune si affrettino a spiegare ai cittadini cosa intendono fare della linea e se nel 2020 dovranno continuare a fare i conti con l’inefficiente gestione Atac, colpevole anche dell’assurda limitazione della linea a Centocelle. Il tempo delle chiacchiere è terminato, ora è tempo di rilanciare un’infrastruttura strategica per la mobilità della Casilina». Mentre da Legambiente Lazio, il presidente Roberto Scacchi ammonisce: «La linea deve diventare un moderno Tram, e tornare a percorrere ogni metro dei binari fino alla stazione Giardinetti fuori il GRA, e non fermarsi nel nulla, sulla Casilina e senza neanche incrocio finale con una fermata della Metro C”. Corre, intanto, la petizione online lanciata proprio da Trasportiamo (per firmarla qui), un altro segnale che indica quanto la Giardinetti sia importante soprattutto per i cittadini del Municipio V e VI. Roma-Lido, mancati interventi di riqualificazione: l’assemblea del comitato pendolari fa il punto sulla situazione
Esattamente una settimana dopo il sit-in di protesta del Comitato Pendolari RomaNord in Piazza del Popolo, arriva l’assemblea pubblica del Comitato Roma-Lido, organizzata con sedici realtà e associazioni territoriali del X Municipio, in programma questa mattina, sabato 23 novembre, al Parco Vittime di Femminicidio (via Casini/altezza via dei Romagnoli) dalle ore 9.30. Obiettivo è fare il punto su questa linea che, al pari della Roma-Viterbo, paga, e non poco, i mancati interventi di ammodernamento e di riqualificazione. “La situazione è grave”, esordisce la nota stampa, “viviamo male il viaggio d’ogni giorno sulla Roma Lido e sulle altre ferroviarie affidate ad Atac SpA. Ripetuti guasti ai treni ad Acilia, Bernocchi, Vitinia; blocchi alla linea a Lido Nord; problemi agli impianti di segnalamento a Malafede e Vitinia; stazioni abbandonate a Tor di Valle e C. Fusano; i treni saturi fin da Acilia lasciano a piedi decine di passeggeri a Bernocchi o Vitinia”. E basta scorrere le pagine dei vari gruppi facebook dedicati alla linea per rendersene conto. Ce n’è per tutti i gusti, tra
chi stramaledice e chi riporta dettagliatamente i disservizi giornalieri, invocando soluzioni che tardano ad arrivare. “È vergognoso lo stato di abbandono del servizio”, commenta Andrea Angeletti, coordinatore del Gruppo Comitato Pendolari Roma – Il Trenino, “la mancanza di qualsiasi programmazione della gestione ordinaria e della manutenzione. Non ci rimanere che affidarci alla gestione Astral e allo sblocco dei lavori con finanziamenti regionali”. “Atac ha nel deposito di Magliana 15 treni e ne ha in affidamento a matricolo addirittura 19 (nove CAF300 e 10 MA200”, eppure”, riprende il comunicato, “ogni mattina fa fatica a mettere in linea i nove che basterebbero per corse a 10 minuti. Tra soppressioni occultate, rimodulazioni e ritardi, non riescono quasi mai a rispettare l’Orario Ufficiale, deciso da Atac stessa ed
avvallato a scatola chiusa dalla Direzione mobilità della Regione Lazio. Prima di tutto vengono le esigenze di Atac di guadagnare più soldi possibile, anche facendo tanti km/treno da Ostia a Roma, anche solo sulla carta. Si fanno corse ogni 10 minuti, se va bene, quando non servono, magari alle 20-21 di sera, ma non si riesce a fare negli orari di punta la mattina”. E proprio contro la Regione si è scagliato, nei giorni scorsi, l’assessore capitolino alla mobilità Pietro Calabrese, in lungo video-messaggio dai toni accesi: “Oggi il segretario del PD e governatore, Nicola Zingaretti, attacca la nostra amministrazione sul servizio svolto da Atac: è proprio per migliorare il servizio che abbiamo chiesto alla Regione il passaggio di proprietà, come aveva promesso lo stesso Zingaretti nelle due campagne elettorali del 2013 e del 2018. Se avesse mantenuto la parola avremmo già messo in campo tutte le attività per ammodernare l’infrastruttura e acquistare i treni. Un percorso che abbiamo già avviato con Atac, salvandola dal fallimento, che stiamo risanando, una pesante eredità lasciata da chi ci ha preceduto. Il presidente del Pd non lo ricorda? Non siamo più disposti- conclude – ad accettare strumentalizzazioni politiche sulla pelle dei cittadini e degli utenti del trasporto pubblico”. Un’altra chiave di lettura è quella del Comitato Roma-Lido,
che se la prende sì con la Pisana, perché è stata “finora incapace”, secondo loro, “d’intervenire veramente sul Gestore che la stessa Regione ha scelto per 13 anni” e di avallare “dirigenti rivelatesi inaffidabili. Sono riusciti a trasformare la nostra vita quotidiana in una emergenza”. “Siamo di fronte ad un nuovo annuncio di Zingaretti e, anche se questa volta pare faccia sul serio, ho riscontrato nei commenti dei pendolari della Roma-Lido una scarsa fiducia nei suoi confronti. Staremo a vedere”, chiosa Andrea Castano di Odissea Quotidiana, “nel frattempo non si può non notare che anche in questi giorni si ripropone il dualismo Regione-Comune che ci ha fatto malissimo in questi anni, dove uno attacca l’altro di non aver fatto il dovuto e viceversa. Ma alla fine a pagare sono i pendolari. Personalmente credo che siamo ad un momento di svolta, quello che non so è se questa svolta sia in positivo o in negativo. Per conoscere il risultato bisognerà aspettare qualche mese”. La partita sembra essere tutt’altro che chiusa, anche se “sono stati sbloccati i cantieri di Tor di Valle e di Acilia Sud”, ha garantito l’assistente dell’assessore regionale Alessandri, Nicola Passanisi, nella manifestazione sulla Viterbo, ribadendo che “la Regione venti giorni fa ha deliberato il passaggio [in-house, ndr] della gestione degli esercizi a Cotral, nel gennaio 2021, e della gestione delle infrastrutture all’ASTRAL, con il supporto di RFI, dal prossimo gennaio, sul modello FS”. E non solo. Il 14 novembre proprio l’Amministratore unico di ASTRAL, l’ing. Antonio Mallamo, ha firmato la determinazione 373 per l’affidamento del “servizio di progettazione di fattibilità tecnica ed economica, relazione geologica, con riserva di affidamento
della progettazione definitiva per l’appalto integrato e coordinamento delle sicurezza in fase di progettazione per la realizzazione di un nuovo deposito-officina a servizio esclusivo della ferrovia regionale Roma-Lido”. Da ubicare nell’area dello “scalo merci di Lido Centro”, per un importo pari a “40 milioni di euro”.Altra assoluta novità. I pendolari e i viaggiatori chiedono, infatti, “atti e fatti concreti, opere, nomine ed azioni, che inizino ad affrontare, qui e adesso e non in un vago futuro remoto, le problematiche gestionali della Roma Lido e delle ferrovie regionali”. Come “la revoca dell’attuale Dirigente di esercizio delle ferrovie ex concesse”, certezze sui cantieri fermi, la “verifica su nuovi orari ufficiali di esercizio inverno 2020”, “tempi aggiornati della procedura di acquisto nuovi treni”, “crono- programma scritto per le procedure di affidamento alla azienda regionale ASTRAL delle opere”, con riferimento ai 180milioni inseriti nel Patto per il Lazio, e “lo stato manutenzioni del materiale rotabile” attualmente in dotazione. Ferrovia Roma-Viterbo a rischio chiusura. I Pendolari: “Siamo ai titoli
di coda” Da un lato le soppressioni e i ritardi giornalieri, dall’altra la minaccia dell’ANSF di sospendere il servizio ferroviario. In mezzo il destino della ferrovia regionale Roma-Viterbo e, di conseguenza, quello dell’utenza. “Siamo ai titoli di coda”, tuonano il Comitato Pendolari RomaNord e l’associazione TrasportiAmo in un comunicato congiunto, “il 31 ottobre, mentre si riuniva l’Osservatorio di Vigilanza, composto da Regione Lazio, Atac e i Sindaci dei Comuni, per analizzare le problematiche riferite alla ferrovia, plurisegnalate dal Comitato e dall’Associazione, l’Agenzia già cavala la mannaia da almeno 15 giorni”. È bastata una rapida occhiata al verbale della seduta, pubblicato in primis dal Comune di Morlupo, per innescare la reazione perentoria. Specie quando dice, al primo punto, che “l’attuazione della
proposta di nuovi orari è rimandata a seguito delle comunicazioni di ANSF”. Insomma, ci vorrà ancora del tempo prima di vedere le modifiche o integrazioni al contestatissimo orario entrato in vigore il 16 settembre, nonostante sia Regione che Atac abbiamo ricevuto a fine agosto la proposta d’orario alternativa – e fattibile – avanzata Comitato e dell’Associazione stessi, “costruita seguendo le Direttive dell’Agenzia e volto a efficentare il servizio e alleggerire l’uso delle navette bus”. Comunque sia, è stato il deputato Mauro Rotelli a svelare la comunicazione cui fa riferimento l’Azienda capitolina, tutt’altro che conciliante, nel corso della conferenza stampa svoltasi il 28 ottobre scorso davanti alla stazione di Viterbo. Insieme all’assessore ai lavori pubblici Laura Allegrini, all’assessore alla cultura Marco De Carolis e ai consiglieri comunali di maggioranza (FdI) Minchella, Grancini, Buzzi e Scardozzi:“Qualora per tale tratta non vengano comunicati, entro i tempi indicati, gli elementi richiesti, con la presente nota questa agenzia non avrà elementi per poter ritenere presenti, sulla tratta medesima, le condizioni per l’effettuazione in sicurezza di servizi di trasporto ferroviario. E, pertanto, tali servizi non potranno essere proseguiti. Presenseremo un’interrogazione”, ha poi aggiunto l’esponente politico, “nella quale chiederemo anche di valutare il commissariamento della ferrovia da parte del governo e il suo passaggio a RFI”.
Un punto che preoccupa, e non da poco, Comitato e Associazione. Infatti, cosa avrà rilevato l’Agenzia per minacciare addirittura la chisura? Di certo qualcosa afferente la sicurezza della circolazione ferroviaria, saranno forse le disposizioni assunte da Atac a luglio e settembre? Si vedrà. “Stiamo quindi rischiando, da un giorno all’altro, di non veder partire più treni dalle stazioni e così diciamo addio ai raddoppi, alle innovazioni, ai nuovi treni, ai sogni di gloria tanto sbandierati dalla Regione Lazio nei suoi recenti incontri?”, rimarca il comunicato. “E che ne sarà del destino dei Pendolari? Tutti con l’automobile sulla Flaminia, Cassia e Tiberina per muoversi? Oppure tutti in autobus…Bella prospettiva di mobilità sostenibile, nel 2019!” E ancora: “Se dovesse accadere l’irreparabile sappiamo che il primo responsabile è l’ente proprietario, quindi la Regione Lazio, poi viene Atac nella sua manifesta incapacità di gestire una ferrovia”. Da qui l’invito ai Sindaci ad “abbandonare un inutile Osservatorio, fatto ad arte (a questo punto) per tenerli buoni, e a manifestare a fianco dei propri concittadini e pendolari perché la Ferrovia ROMANORD è patrimonio di tutti”, dando l’appuntamento all’evento del 7 novembre ore 18 presso il Teatro Le Sedie a Labaro. Che più di un incontro rappresenta “un punto di partenza per farci sentire, tutti, seriamente. La ferrovia RomaNord è patrimonio di tutti. E senza di essa si distruggerà in pochi anni il tessuto sociale e produttivo costruito con tanto
tempo e fatica, proprio grazie alla ferrovia”. Ma non è finita. In quella stessa lettera, l’ANSF avrebbe messo in discussione anche i provvedimenti presi sulla Roma- Lido, e questo apre un altro capitolo. Ugualmente importante. C’è inoltre da chiarire quanto riportato dal Fatto Quotidiano nell’inchiesta pubblicata ieri, 1 novembre, che riguarda il Direttore di Esercizio metroferroviario Atac, garante della sicurezza degli esercizi ai sensi del DPR 753/80. “Quando è stato nominato nel 2010”, rileva il giornalista Luca Teolato, “non aveva i requisiti per tale incarico. A sottolinearlo è l’Ustif, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che nel 2010, quando è stata proposta la sua nomina ha scritto, analizzando la documentazione del candidato, che il requisito della sua esperienza specifica maturata per almeno 5 anni ‘non soddisfa quanto prescritto dall’articolo 1 del Decreto Ministeriale del 15/03/1993’, riferendosi al decreto del ministro dei Trasporti su ‘Disposizioni riguardanti l’idoneità tecnico-professionale, fisica e morale dei direttori di esercizio dei servizi di pubblico trasporto terrestre e dei loro sostituti’. Il documento che rilascia il nulla osta alla sua nomina, per chi non ha potuto leggere il parere dell’Ustif, sembrerebbe redatto a regola d’arte. Questo perché il direttore generale del ministero, nelle premesse, scrive testualmente ‘visto il parere dell’Ustif’, omettendo però di specificare che il giudizio è negativo e terminando le ultime righe dell’atto con il rilascio del ‘nulla osta ai fini della sicurezza”’.
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