Face recognition - Unisalento

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Face recognition - Unisalento
Face recognition
• Studi psicofisiologici sugli effetti dell’orientamento su pattern
  percettivi mostrano come ci sia una differenza marcata tra volti e
  oggetti complessi
• Dove è molto difficile riconoscere oggetti capovolti diventa invece
  drammaticamente difficile riconoscere volti capovolti.
• Questi studi indicano che il riconoscimento di oggetti e il
  riconoscimenti di volti fanno parte di strutture cerebrali differenti e
  sono funzionalmente diversi.
• Il riconoscimento dei volti ha precursori di sviluppo più precoci ed è
  più sensibile all’orientamento rispetto ad altri tipo di riconoscimento
  degli oggetti
• I volti sono il primo tipo di forma che un sistema deputato al
  riconoscimento generale è programmato a processare.
• Tre criteri su cui basare il fatto che il face recognition e l’object
  recognition siano legati a due sistemi differenti:
1. -criterio anatomico
2. Indipendenza funzionale
3. Funzioni di information processing
Sistemi neurali sul Face e Object recognition
• Singole unità di registrazione (cellule) potrebbero dare indicazioni sul
  face e object recognition
• Cellule che rispondono ai volti rispondono meno a oggetti e in parte,
  in maniera mista, a parti di volti
• Corteccia inferotemporale delle scimmie
• Solco temporale superiore, dove occupano quasi il 20% dell’area .
• La loro selettività è collegata all’espressione facciale, identità dle
  volto, espressione emozionale, direzione dello sguardo.
Face recognition red: sound of voice; yellow
Face
Cells on face recognition
• Ogni cellula singola risponde a solo un volto, non a gruppi di volti
• Ci sono cellule che rispondo a gruppi di volti
• Ogni cellula ha un gradiente di responsività a range di volti
• Alcuni autori hanno enfatizzato la comunalità di cellule che
  rispondono a volti e cellule che rispondono ad oggetti nella coretccia
  infero temporale
prosopagnosia
• la prosopagnosia o prosopoagnosia è un deficit percettivo acquisito o
  congenito del sistema nervoso centrale che impedisce ai soggetti che ne
  vengono colpiti di riconoscere correttamente i volti delle persone; può
  presentarsi in forma pura o associata ad agnosia visiva, ed è causata
  principalmente da lesione bilaterale (o più raramente unilaterale destra)
  alla giunzione temporo-occipitale (giro fusiforme).
• Questa disfunzione fu studiata accuratamente nel corso del XVIII secolo da
  vari scienziati, tra cui John Hughlings Jackson eJean Martin Charcot. Il
  termine prosopagnosia, che è l'unione delle
  parole greche πρόσωπον (prosopon, faccia) e αγνωσία(agnosia, non
  conoscenza) fu coniato nel 1947 dal neurologo tedesco Joachim Bodamer.
• In alcuni casi si ricorre al termine prosofenosia [senza fonte] per indicare
  specificamente la difficoltà di riconoscimento dei volti umani in seguito al
  danneggiamento esteso dei lobi occipitale e temporale
Prosopagnosia
• Lo studio della prosopagnosia si è rivelato cruciale per lo sviluppo di teorie
  sulla percezione facciale. Non essendo la prosopagnosia un disordine unitario (ovvero,
  persone diverse possono mostrare tipi e livelli differenti di deficit) è stato proposto che la
  percezione dei volti coinvolga un numero di livelli, ognuno dei quali può risultare
  danneggiato separatamente. Ciò si riflette non soltanto sul numero di deficit presenti ma
  anche nelle differenze qualitative che una persona affetta da prosopagnosia può
  mostrare.
• Questo tipo di risultati si sono rivelati cruciali nel supportare la teoria che sostiene la
  presenza di un’area specifica dedicata al riconoscimento dei volti. Fatto contro-intuitivo
  per molte persone, in quanto non pensiamo ai volti come qualcosa di “speciale” o
  percepito in maniera diversa rispetto al resto del mondo.
• Esiste un certo dibattito riguardo alla specificità sia della percezione dei volti che della
  prosopagnosia e alcune persone sostengono che si tratti semplicemente di una
  sottospecie di agnosia. Nonostante la prosopagnosia si accompagni spesso a problemi di
  riconoscimento visivo degli oggetti, sono stati riportati casi in cui la percezione dei volti
  sembrava essere selettivamente danneggiata.
La prosopagnosia potrebbe essere un deficit generalizzato nella
comprensione di come i componenti della percezione
individuale costruiscano la struttura o gestalt di un oggetto. In
particolare, la psicologa Martha Farah si è fatta portavoce di
questo punto di vista.
Fino al XX sec. si pensava che la prosopagnosia fosse un
disturbo molto raro e associato esclusivamente a danni
cerebrali o a malattie neurologiche riguardanti specifiche aree
del cervello. [senza fonte] Ad ogni modo, alcuni dati suggeriscono
che potrebbe esistere una forma di prosopagnosia congenita,
per la quale alcune persone nascerebbero con un deficit
selettivo nel riconoscimento e percezione dei volti. I casi che
sono stati riportati suggeriscono che questa forma di disordine
potrebbe essere altamente variabile e alcune ricerche recenti
suggeriscono che potrebbe essere ereditabile e molto più
comune di quanto si pensasse tempo addietro (circa il 2% della
popolazione potrebbe esserne affetta).
Prosopagnosia Appercettiva
• si pensa sia un disordine di parte dei processi primari del sistema di
  percezione dei volti. Le persone che presentano questo disordine non
  sono assolutamente in grado di riconoscere i volti e sono incapaci di
  eseguire con successo giudizi tipo simile-diverso, quando vengono
  loro presentate immagini di diversi volti. Potrebbero inoltre non
  essere in grado di riconoscere attributi quali l’età o il genere della
  persona dal volto. Ad ogni modo, potrebbero essere in grado di
  riconoscere le persone basandosi su indizi non-facciali come ad
  esempio i vestiti, l’acconciatura dei capelli o la voce.
Prosopagnosia associativa
• si pensa essere un deficit dei collegamenti tra il processo primario di
  riconoscimento dei volti e quelle informazioni semantiche che riguardano
  le persone, conservate nella nostra memoria. Persone con questo tipo di
  disturbo possono essere in grado di dire se le foto dei volti delle persone
  sono identiche o differenti e dedurre l’età e il genere dal volto (il che
  suggerisce la loro capacità di riconoscere alcune informazioni del volto) ma
  possono non essere in grado di identificare successivamente le persone o
  fornire informazioni sul loro conto, come il nome, l’occupazione o l’ultima
  volta che le hanno incontrate. Possono essere in grado di riconoscere e
  produrre tali informazioni basandosi su indizi non-facciali come la voce, i
  capelli o anche qualche particolare caratteristico del volto (come ad
  esempio dei baffi particolari) che non richiedano la comprensione della
  struttura del volto. Tipicamente, queste persone non affermano che “i volti
  non hanno senso” ma che semplicemente non paiono distintivi in alcun
  modo.
Prosopagnosia dello Sviluppo
• si pensa sia una forma di “prosopagnosia congenita” e che alcune
  persone nascano con un deficit selettivo nel riconoscimento e
  percezione dei volti. I casi riportati suggeriscono che questa forma di
  disordine possa essere estremamente variabile e alcuni studiosi la
  considerano ereditaria.
• Anche alcuni disordini dello sviluppo come l’autismo, la Sindrome di
  Asperger, e la Sindrome di Williams presentano dei disturbi nella
  percezione dei volti, ma il meccanismo in base al quale ciò si verifica è
  tuttora sconosciuto.
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