Energie rinnovabili e ambienti urbani. La dimensione territoriale della sostenibilità

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Michele Orlando

                        Energie rinnovabili e ambienti urbani.
                     La dimensione territoriale della sostenibilità
                                           di Michele Orlando

       Quando nel marzo 2008, nella città di Vieste1, splendida città in un tempo
mitico cara a Diomede, si pensava di esplorare tematiche delicate e dibattute, specie
in questo torno d’anni, come quello della dimensione territoriale della sostenibilità
e del rapporto profondo fra energie rinnovabili e ambienti urbani, si voleva dar
vita ad un vivace confronto, perché si riteneva necessario, in un’area regionale
particolarmente delicata come quella del Gargano, dare risposte concrete alle
nuove istanze del cittadino in materia di ecosistema e spazi urbani2. Ad ulteriore
conferma dell’opportunità e dell’intensa praticabilità di questa scelta tematica
stanno le quotidiane richieste, inchieste, articoli, interviste, ecc. dei media, come
pure i numerosi convegni provinciali e regionali sulle tematiche della dimensione
territoriale della sostenibilità, come quello che si teneva in concomitanza a Bari sul
tema Le energie rinnovabili in Puglia. Strategie, competenze, progetti.

   1
     Il convegno, dal titolo “Energie rinnovabili e ambienti urbani. La dimensione territoriale della sostenibil-
ità”, si è tenuto a Vieste (Fg) il 17 marzo 2008, rendendosi indispensabile caratterizzarlo piuttosto come
occasione di informazione ed educazione sulle fonti energetiche rinnovabili, sul risparmio e sull’efficienza
energetici: un incontro con professionisti e docenti universitari dedicato al sole, grande risorsa della nostra
terra, e alle energie rinnovabili (in modo particolare al fotovoltaico e al solare termico). La tavola rotonda
è stata promossa da: Assessorato all’Ambiente del Comune di Vieste, Assessorato all’Ambiente e Tutela
del Territorio della Provincia di Foggia, Assessorato all’Ecologia della Regione Puglia, Facoltà di Econo-
mia dell’Università di Foggia, Ente Parco Nazionale del Gargano, Enea, Enel Progetto “Energia in gioco”,
Ordine degli Architetti della Provincia di Foggia, Legambiente, Agenzia Regionale per la Protezione Am-
bientale - Puglia, Scuola Media Statale Unica “Dante Alighieri” di Vieste, Fortore Energia S.p.a. di Lucera,
Arkingegno - Studio Tecnico Associato di Ingegneria e Architettura di Vieste e Globalenergia di Cerignola. Il
programma della serata si è articolato secondo il seguente programma: Prolusioni - Michele Orlando (Scuo-
la Media “Dante Alighieri”, Vieste), Esortazione per una generazione energetica, Pio Pagliaro (Presidente
di Globalenergia, Cerignola), La dimensione territoriale della sostenibilità in Italia: alcune considerazioni;
Relazioni - Giuseppe Martino Nicoletti (Professore Ordinario, Facoltà di Economia, Università degli Studi
di Foggia), Questione ambientale e ambienti cittadini, Vincenzo Ragno (Ingegnere, Arkingegno - Studio
Tecnico Associato di Ingegneria e Architettura, Vieste), La questione ambientale tra obblighi e mercato,
Gianpaolo Bottinelli (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, Bari), Energie rinnovabili e qualità
ambientale negli scenari urbani, Antonio Salandra (Presidente del C.d.A. di Fortore Energia S.p.A., Lucera),
Realtà locali e sviluppo di un sistema energetico sostenibile, Giuseppe Schembri Volpe (Banco di Napoli
S.p.A., Gruppo Intesa-Sanpaolo, Vieste), La finanziabilità degli impianti fotovoltaici.
   2
     Illuminante è la rilettura della prospettiva territoriale e delle determinanti della sua sostenibilità apparsa
nel recente volume di Zacharoula S. Andreopoulou, Gian Paolo Cesaretti, Rosa Misso, Sostenibilità dello svi-
luppo e dimensione territoriale. Il ruolo dei sistemi regionali a vocazione rurale, FrancoAngeli, Milano 2012.

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       Presentando la tavola rotonda, si chiarivano bene le ragioni dell’evento, dal
momento che non lo giustificavano né un anniversario, né una circostanza locale o
territoriale.
       La cultura della modernità e l’organizzazione della nostra società sono
presiedute da un paradigma globalizzante di crescita, che malgrado tutto si scontra
più o meno ogni giorno con i suoi margini rilevanti ecologici, sociali, politici,
economici3. Gli indicatori sono consistenti ed erosivi e vanno dall’esaurimento
delle risorse alla drastica riduzione della biodiversità, dalle minacciose alterazioni
climatiche all’aumento delle sempre più profonde disuguaglianze tra ricchi e poveri,
dall’emergere delle nuove guerre della globalizzazione alla crescita del disagio, della
precarietà4. La gente a poco a poco comincia a prendere coscienza del passaggio
epocale e della necessità di fare delle scelte, spesso dolorose, ma non sa da che parte
dirigersi. La partita si gioca anche, o forse soprattutto, su un piano simbolico. Le
stagioni dell’umanità sono stabilmente coinvolte da un momento di crescita e da
una situazione che è possibile definire di dopo sviluppo, ma che in realtà altro non
è che una fine dello sviluppo, un punto d’approdo, che è anche un punto d’arresto,
visibile in modo particolare nelle dinamiche culturali che il dogma o, piuttosto, la
persuasione nella natura salvifica della crescita economica e nel modello di essere
umano e di società a cui faceva riferimento metteva in azione. Si tratta, in fondo, di
un cambiamento di paradigma che alcuni hanno cercato di riconsiderare con l’idea
di “decrescita”5. Occorre, quindi, tornare a interrogare noi stessi – i nostri modelli di
pensiero, i nostri desideri, le nostre aspirazioni – per cominciare a intravvedere una
ri-generazione possibile. Ovvero una opportunità per un futuro dopo lo sviluppo.
Perché si vuole credere che anche lo sviluppo non sempre si muova nel senso di una
crescita, di un progresso e di un sostanziale rinnovamento.
       Non c’è telegiornale o altro mezzo di comunicazione che non parli
dell’innalzamento dei livelli di agenti inquinanti, ma anche dell’aumento della
percentuale di energie rinnovabili e degli ardui tentativi di riduzione del consumo di
energie non rinnovabili.
       Dopo che l’Europa sembra prendere davvero sul serio il problema abbracciando
obiettivi impegnativi, potrebbe altresì resistere il dubbio sul catastrofismo già
conosciuto nel XIX secolo6. Esagerazioni o attendibilità? L’Unione Europea nel

   3
     Cfr. Giuliano Battiston (intervista di), Zygmunt Bauman. Modernità e globalizzazione, Edizioni dell’Asino,
Roma 2009; Lucio Laureti, Economia dello sviluppo e dell’integrazione euromediterranea, FrancoAngeli, Mila-
no 2008; Joseph E. Stiglitz, La globalizzazione che funziona, trad. di Daria Cavallini, Einaudi, Torino 2006;
Carlo Mongardini, Capitalismo e politica nell’era della globalizzazione, FrancoAngeli Editore, Milano, 2007.
   4
     Vd. Pompeo Della Posta, Anna Maria Rossi, Effetti, Potenzialità e limiti della globalizzazione: una vi-
sione multidisciplinare, Springer, Milano 2007; Enrico Del Colle, Disuguaglianze socioeconomiche e livelli di
povertà, FrancoAngeli, Milano, 2009.
   5
     Segnalo qui l’importante volume miscellaneo, Disfare lo sviluppo per rifare il mondo, Jaca Book, Milano,
2005, di studiosi di diversa nazionalità e formazione, un tentativo di affrontare il tema del dopo-sviluppo e i
concetti di sviluppo, povertà, bisogni, globalizzazione a partire dal concetto di de-crescita.
   6
     Cfr. Stefano Casertano, La guerra del clima. Geopolitica delle energie rinnovabili, Francesco Brioschi
Editore, Milano, 2011.

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frattempo accelera i tempi, sollevando i limiti di riduzione delle emissioni di anidride
carbonica del 20% entro il 2020 rispetto al 1990, oltre ad altre considerevoli misure,
che intensificano le energie rinnovabili del 20% e l’efficienza energetica, diventate
fondamentali nel disegno delle politiche di sviluppo in Europa, in linea con gli
obiettivi focalizzati dal Consiglio Europeo per il 2020. Malgrado ciò c’è chi sostiene
che prescrizioni come quelle rivolte alla riduzione del CO2, che sembrano opportune,
non soddisfino poi così rigorosamente il loro obiettivo, inquadrate nell’ottica di una
politica integrata del clima e della distribuzione delle risorse7.
       Pensando invece all’Italia nel nostro tempo, non si può non reputare necessaria
la propensione a tutte le fonti energetiche rinnovabili, evitando di screditarne alcune
per farne emergere altre8. È pur vero che da più parti (giornali, politica, istituzioni)
si fanno strada taluni atteggiamenti lobbistici mirati a marginalizzare il ruolo delle
rinnovabili. In Italia e nel mondo le energie pulite e un nuovo sistema energetico
più sostenibile si trovano oggi in una sorta di situazione stagnante: si dice tanto e
di tutto, ma poco si fa per uscire da questa inerzia culturale, per la quale non è più
il tempo di usare il fioretto, ma servono coscienziosità, partecipazione responsabile
e fruttuosa alla vita pratica dell’amministrazione culturale degli ambienti urbani,
posizioni forti e scelte rilevanti. Non possiamo pensare un futuro energetico basato
ancora su carbone, su altre fonti fossili e persino sul nucleare9, ultima spiaggia per i
detrattori delle rinnovabili. I cambiamenti climatici sono in accelerazione e si rischia
sul serio di entrare in un punto di non ritorno.
       Per fermarsi alla condizione dell’Italia, paziente malato, va ricordato che la
precarietà della nostra situazione energetica – bolletta energetica nazionale sempre
più elevata, crescente dipendenza dall’estero, obblighi di Kyoto che ormai paiono
allontanarsi – impone scelte perentorie, che sostengano tutte le tecnologie solari
e le altre rinnovabili (in particolare, eolico e bioenergia), unitamente all’efficienza
energetica negli usi finali10. Anche certe strategie transitorie, nell’attesa che le energie
pulite siano finalmente predisposte, possono essere pericolose, perché mettono in
cantiere pesanti infrastrutture tipiche del vecchio sistema energetico centralizzato,
ritardando il passaggio alla generazione distribuita e sottraendo tanto denaro
privato e pubblico alle rinnovabili. Solo per rimanere nel campo della produzione
di elettricità, fotovoltaico ed eolico restano tecnologie già pronte e possono, anzi
devono, ricoprire quote crescenti negli scenari energetici negli anni immediatamente
prossimi. Il fotovoltaico, ad esempio, ha tutte le carte in regola per dare un contributo

   7
      Cfr. Barbara Pozzo, Le politiche energetiche comunitarie. Un’analisi degli incentivi allo sviluppo delle
fonti rinnovabili, Giuffrè Editore, Milano 2009; Ermete Realacci, Green Italy. Perché ce la possiamo fare,
Chiarelettere, Milano 2012.
   8
     Per una complessiva ed analitica lettura della disciplina ambientale cfr. Alberto Pierobon, Nuovo manu-
ale di diritto e gestione dell’ambiente. Analisi giuridica, economica, tecnica e organizzativa, Maggioli Editore,
Santarcangelo di Romagna 2012.
   9
     Cfr. Davide Urso, Nucleare. Siamo bravi, furbi o folli?, FrancoAngeli, Milano 2012.
   10
      Sugli obblighi di Kyoto vd. Gian Luigi Rota (a cura di), Ambiente, UTET Scienze Tecniche, Torino 2012.

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significativo nel medio-lungo periodo al bilancio energetico italiano11. L’accusa da
taluni versanti di scarso peso del fotovoltaico è smentita dalla sua crescita a livello
internazionale. Non esiste nessuna tecnologia altrettanto rapida nel raggiungimento
di simili obiettivi, senza creare tra l’altro problemi di accettazione da parte delle
comunità locali. Per questo è necessario accettare la sfida.
        L’iniziativa di Vieste nel 2007 metteva in rilievo il senso politico, pubblico, ci-
vile della circostanza, senza rinunciare al suo valore esclusivamente culturale, che non
consente, soprattutto in questo settore, chiusure cittadine e provinciali. L’Assessorato
all’Ambiente e Tutela del Territorio della Provincia di Foggia e l’Assessorato all’Am-
biente del Comune di Vieste ci aveva dato ragione della opportunità di un’azione
divulgativa ad ampio raggio, in una realtà regionale delicata proprio nei suoi tratti di
ricettività culturale, iniziativa orientata ad avvicinare la gente comune alle tematiche
della sostenibilità ambientale attraverso atti concreti e praticabili, per far sì che la sfida
di Kyoto permeasse – migliorandole – le nostre vite e le nostre scelte.
        Quando si pensava a Vieste come sede di tale iniziativa, non si dimenticava
il recente dramma dell’estate 2007, che aveva ferito fatalmente l’ambiente naturale,
ricchezza primaria per il Gargano. Ma non ci si dimenticava nemmeno che Vieste
avrebbe potuto accogliere positivamente questo tipo di scommessa, che è d’altronde
un investimento, anche se ancor oggi in misura un po’ troppo occasionale. Informati
regolamenti edilizi, certificazione energetica degli edifici, costruzione di una rete
di sportelli informativi e adozione di contratti di garanzia dei risultati potrebbero
invece facilitarne gli approcci. Sarebbe altresì opportuno presentare bandi per i
singoli proprietari di case e per i condomini, per i numerosi hotel e camping, snellire
le procedure per ottenere prestiti agevolati anche per ristrutturare le proprie case e
ridurre i consumi energetici12.
        Esistono anche cofinanziamenti della Comunità Europea, che danno partico-
lare attenzione al tema della sostenibilità ambientale, elemento che caratterizza sem-
pre più la qualità degli interventi edilizi. La crescente sensibilità nei confronti della
difesa dell’ambiente quale ricchezza primaria per l’uomo ed i correlati mutamenti
nelle attese e nelle richieste dei consumatori hanno profondamente influito sui crite-
ri dell’offerta in tutti i settori dell’industria e del commercio, in modo rilevante nel
settore del turismo, che, anche in considerazione del costante incremento del bacino
dell’utenza e della conseguente necessità di destagionalizzarne i flussi, ha individua-
to negli ultimi anni nuove forme di offerta sempre più diversificate, qualificate dal
rispetto dei canoni della sostenibilità ambientale.
        L’impatto del turismo su aree di intervento seppur indirettamente coinvolte
(beni artistici e culturali, tradizioni locali, artigianato etc.) ne ha accresciuto il peso

   11
      Cfr. Enrico Cancila, Fabio Iraldo, Strategie per il clima: dalle regioni alle città. Linee guida per lo svi-
luppo di politiche e azioni di riduzione dei gas serra nel governo del territorio, FrancoAngeli, Milano 2012.
   12
      Cfr. Elena Marchigiani, Sonia Prestamburgo, Energie rinnovabili e paesaggi. Strategie e progetti per
la valorizzazione delle risorse territoriali, FrancoAngeli, Milano 2011; Vittorio Ruggiero, Luigi Scrofani,
Turismo e competitività urbana, FrancoAngeli, Milano 2011.

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quale fattore di sviluppo con parallelo effetto di trascinamento delle risorse comuni-
tarie13. Nell’ambito dell’Unione Europea, la presa di coscienza degli Stati in materia
di emergenza ambientale si è tradotta nell’adozione di una politica ambientale comu-
ne e nelle conseguenti direttive che hanno avuto immediati riflessi sulle legislazioni
nazionali, avendo compreso una buona volta che l’obiettivo fondamentale di garan-
tire un adeguato livello di sviluppo economico in tutti gli Stati membri non poteva
essere disgiunto da altre esigenze sociali, come la tutela dei livelli occupazionali, la
promozione di una crescita sostenibile e non inflazionistica, il rispetto dell’ambiente.
Non si tratta, di fatto, di punire semplicemente determinati comportamenti nocivi
per l’ambiente, ma di puntare ad una maggiore responsabilizzazione degli operatori
economici interessati e dei gruppi sociali organizzati attraverso lo sviluppo dell’in-
formazione sulle problematiche ambientali, prevedendo altresì azioni rimuneranti
per coloro che rispettano determinati standard ambientali. Tra i settori specifici da
osservare con particolare cura ci sono l’industria, l’energia, i trasporti, l’agricoltura
e il turismo; settori inquadrati per il particolare impatto che hanno sull’ambiente
nonché per il ruolo determinante che possono svolgere in vista del raggiungimento
di uno sviluppo sostenibile.
        Tra questi ci preme soffermarci sul turismo: i programmi comunitari, già nel
lontano trattato di Amsterdam del 1997, presentavano alcune nodali linee d’azione,
come la diversificazione delle attività turistiche, che consente sia di gestire meglio il
turismo di massa sia di incoraggiare forme alternative di turismo; il miglioramento
della qualità dei servizi offerti, in particolare per quel che riguarda l’informazione
e la sensibilizzazione, la gestione e le infrastrutture di accoglienza; l’azione sul
comportamento dei singoli turisti, tramite campagne a mezzo stampa, codici di
comportamento e scelta dei mezzi di trasporto.
        Il programma d’azione della Comunità Europea è certo a favore dell’ambien-
te, fondato sui principi dello sviluppo sostenibile e di un’azione preventiva e pre-
cauzionale. E su questa lunghezza d’onda bisogna far coincidere il ruolo decisivo
delle realtà locali nell’attuare le politiche di sviluppo sostenibile, secondo gli intenti
e gli obiettivi programmatici su ambiente, economia e società da tempo oggetto del
documento di Agenda 21 sottoscritto da più di 170 Paesi nel giugno 1992 nel corso
della Conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Rio de Janeiro. In particolare, per
riferirci velocemente alla realtà di Vieste e del Gargano, lo sviluppo sostenibile del
turismo pone alla base della propria crescita un piano mirato a garantire la redditività
del territorio di una località turistica in una prospettiva di lungo periodo con obiet-
tivi di compatibilità ecologica, socio-culturale ed economica.
        Spesso noi non diamo pensiero al fatto che la sostenibilità abbia anche un
valore di immediato interesse economico: le località turistiche, infatti, devono la

 13
    Vd. Filippo Angelucci (a cura di), La costruzione del paesaggio energetico, FrancoAngeli, Milano 2011;
Manuela De Carlo, Raffaella Caso, Turismo e sostenibilità: principi, strumenti, esperienze, FrancoAngeli,
Milano 2007.

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loro notorietà all’integrità delle bellezze naturali e non tanto o non solo ai servizi
che mettono a disposizione all’interno delle singole strutture; se questa integrità si
degrada oltre una certa soglia, i flussi turistici sono destinati al declino. Anche nel
mondo alberghiero e, più in generale, in quello delle strutture ricettive, le scelte dei
turisti, ma anche dei viaggiatori d’affari, prendono sempre più in considerazione il
fattore della qualità ambientale. Per questo è fondamentale investire in ambiente, atto
che non equivale però all’adozione di politiche e strategie eco-compatibili per dare
unicamente la risposta ad una crescente richiesta di un nuovo mercato emergente,
come spesso rischia di diventare anche quello delle rinnovabili14. Non si tratta di
sbarcare il lunario.
        La capacità di controllare e ridurre gli impatti ambientali legati all’attività
alberghiera è, infatti, un requisito sempre più importante per garantire il
mantenimento dell’attività in quelle zone in cui il turismo è fortemente legato ad
aspetti paesaggistici o naturalistici; dal punto di vista dell’offerta alberghiera, inoltre,
una corretta gestione ambientale permette di ottimizzare alcuni costi, ottenendo
risparmi significativi legati alla riduzione dei consumi di energia, acqua e altre risorse
e alla minor produzione e smaltimento dei rifiuti.
        In sostanza, un efficace sistema di gestione ambientale, garantito da continui
controlli in materia di rifiuti, di energia, emissioni e consumi, applicato a un’impresa
alberghiera (così come a un residence, un villaggio turistico o a un camping), permette
di rafforzare la propria posizione di mercato, migliorando la propria immagine agli
occhi dell’utenza sempre più attenta all’ambiente.
        Una corretta gestione ambientale permette infine di gestire correttamente
il rischio, accedendo più facilmente a nuove linee di credito. In mancanza di una
strategia unica le amministrazioni locali, per migliorare la propria immagine turistica,
dovrebbero fare sempre più frequentemente ricorso ai processi di Agenda 21 locale,
secondo le indicazioni della fondamentale “Carta di Rimini” redatta in occasione
della “Conferenza Internazionale per il turismo sostenibile” svoltasi nel giugno
2001, ai sistemi di gestione ambientale e ai marchi di qualità.
        Tracciare una fotografia della vivibilità ambientale attraverso un esame
ponderato di alcuni parametri fondamentali, dall’inquinamento atmosferico alla
mobilità, al traffico, dalla raccolta differenziata al verde urbano, dalla capacità di
depurazione all’utilizzo e diffusione delle energie rinnovabili, è un’operazione che
riscuote non sempre un immediato consenso, specialmente quando un gamma di
parametri considerati minimi per un adeguato livello di sostenibilità ambientale e
un modo per poterli raggiungere o almeno per poter far sì che divengano visibili e
un po’ più concreti, non viene sistematicamente e coerentemente declinato nel senso
di uno sviluppo urbano equilibrato e di un miglioramento complessivo della qualità

   14
      Sul complesso equilibrio tra redditività economica e sostenibilità ambientale delle attività turistiche
rinvio al denso lavoro di Carmen Bizzarri, Giulio Querini, Economia del turismo sostenibile. Analisi teorica
e casi studio, FrancoAngeli, Milano 2006.

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della vita15. Il risparmio energetico, le rinnovabili, il clima e l’ambiente sono ormai
da anni tra gli argomenti centrali della politica globale. E lo dimostrano anche recenti
avvenimenti di cronaca.
        Clima, ambiente, uomo e inquinamento sono sempre più strettamente connessi
e sempre più incidono sui modelli di sviluppo16. Modelli che devono, ormai, per forza
di cose, fare i conti con gli effetti che precipitano sull’ecosistema planetario. Durante
lo svolgimento dell’incontro di Vieste, fiore all’occhiello del Parco Nazionale del
Gargano, ci si interrogava se le nostre realtà cittadine avessero presto potuto essere
esempio di buone pratiche per ottenere prestazioni ambientali nei singoli settori.
In realtà sono le città a determinare, attraverso i modelli di politiche territoriali che
propongono, questa o quella buona riuscita. Occorrono dunque volontà e capacità di
governo molto più determinate di quelle vigenti, una chiara definizione dei ruoli dei
diversi ministeri competenti e dei rapporti tra stato e regioni, tra regioni e realtà urbane,
che non sono la periferia dello Stato, ma ne costituiscono il cuore, la macchina motrice.
E bisogna altresì cambiare il modo di operare e impostare piuttosto una politica e
un quadro normativo nazionale seri, coerenti e di lungo periodo, che stimolino gli
investimenti delle imprese e che, al tempo stesso, incoraggino ed accompagnino
concretamente la domanda dal basso di queste tecnologie, una domanda che cresce
anno dopo anno. All’Italia viene in particolar modo contestato il mancato e tardivo
rispetto della legislazione comunitaria sullo sviluppo dell’elettricità rinnovabile e il
mancato rapporto sui progressi compiuti nel settore delle energie pulite.
        Quali sono stati o sono al giorno d’oggi i nostri sforzi, i nostri, vale a dire quelli
dei singoli cittadini, asserragliati spesso nelle maldestre abitudini della quotidianità,
che non sempre, o quasi mai, mettono l’ambiente e i cambiamenti climatici al centro
del proprio agire, proponendo invece con coraggio modelli di sostenibilità e vivibilità
integrati con lo sviluppo. Sviluppo che deve divenire quindi, secondo questi modelli,
sempre più teso alla sostenibilità e alla tutela delle risorse della nostra terra.
        Ebbene, capire oggi i processi in corso nei comuni, approfondire le “voca-
zioni” dei diversi paesaggi, le potenzialità rispetto alle diverse fonti rinnovabili è
cruciale per costruire politiche capaci di sviluppare appieno nel territorio questo tipo
di impianti. Solare, eolico, biomasse, idroelettrico, geotermia sono, infatti, risorse
importanti del territorio italiano ma distribuite in maniera differenziata nelle diverse
regioni. Le rinnovabili rappresentano la migliore opportunità per una generazione
energetica distribuita, che permetta di rispondere ai fabbisogni dei cittadini.
        Molti si chiederanno dov’è la strada, quali sono gli obiettivi, quali le vie
d’uscita. Rispondiamo: non c’è il cammino, il cammino lo si fa procedendo, ma con
intelligenza. Volendo altresì ridefinire il problema della sostenibilità economica ed

  15
      Cfr. Guido Alfani, Matteo Di Tullio, Luca Mocarelli, Storia economica e ambiente italiano (ca. 1400-
1850), FrancoAngeli, Milano 2012.
   16
      Sui principali indicatori, indici e modelli per la valutazione della sostenibilità a livello territoriale e di
singola organizzazione vd. Paolo Tenuta, Indici e Modelli di Sostenibilità, FrancoAngeli, Milano 2009.

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ambientale secondo una prospettiva diversa e semmai più vicina a noi, possiamo
dire che è necessario partire dal basso, dalla promozione, solo per fare un esempio,
della qualità dell’abitare17. La promozione della qualità della casa secondo le decli-
nazioni di qualità architettonica, ambientale e tecnica, qualità del servizio, comporta
affrontare il tema del risparmio energetico degli edifici, che ci piacerebbe trattare
più approfonditamente in altra occasione. Sicuramente occorre fare riferimento ad
una serie di princìpi-guida che riguardano il contesto dell’abitare, il manufatto edili-
zio e più propriamente il suo utilizzo, specialmente in ambito urbano. Tener conto,
quindi, di una serie di azioni per la diffusione dei princìpi e dei criteri di una nuova
e diversa cultura del progetto edilizio. Inoltre, occorre orientarsi verso norme tecni-
che armonizzate, rispondenti al sistema esigenziale-prestazionale (così come peral-
tro già suggerito nella proposta di direttiva europea sul rendimento energetico negli
edifici); è necessaria una guida del processo edilizio secondo un approccio sistemico
per requisiti prestazionali; urgono garanzie di sostenibilità del manufatto edilizio,
quali certificazioni dei materiali che lo compongono, del processo di realizzazione
e di gestione del prodotto edilizio; si mostra conveniente un abbattimento dei costi
di manutenzione e, soprattutto, di gestione dell’alloggio (costi per il riscaldamento,
costi per l’illuminazione, costi della gestione corrente di impianti) a garanzia di una
efficace sostenibilità dell’alloggio bioedile18.
        Detto altrimenti, per poter dare attuazione alla strategia della qualità edilizia
occorre promuovere iniziative di ricerca di edilizia sperimentale e, conseguentemen-
te, diffondere i casi di eccellenza per la diffusione di buone prassi, favorire l’applica-
zione di nuove tecnologie negli interventi di edilizia residenziale pubblica.
        Il miglioramento della sostenibilità edilizia, riferita ai parametri del risparmio
energetico (costi e risorse naturali), deve assicurare una riduzione del consumo di
energie non rinnovabili e delle fonti inquinanti; un abbattimento dei costi della gestione
corrente degli impianti; garantire la salubrità, il benessere e la fruibilità dell’alloggio;
migliorare la qualità dell’alloggio attraverso risparmio energetico; qualità dell’aria
indoor; protezione dal rumore e da agenti tossici inquinanti; miglioramento delle
prestazioni energetiche dell’edificio; corretto utilizzo delle risorse idriche.
        Tutto questo potrà essere raggiunto attraverso la promozione di qualità del
processo; attenzione alla gestione e manutenzione dell’edificio; riconoscimento
economico di accorgimenti materiali e tecnologici volti al miglioramento delle
prestazioni dell’alloggio (riscaldamento, ventilazione, uso dell’acqua), con sistemi di
certificazioni idonei ad attestare oggettivamente i livelli di qualità raggiunti.
        Piccoli passi costruiscono il futuro, ma solo con precise scelte sostenibili nella
promozione della qualità dell’ambiente urbano19.

  17
     Cfr. Giuseppe De Micheli, La qualità dell’abitare, Aracne, Roma 2005.
  18
     Cfr. Camilla Perrone, Per una pianificazione a misura di territorio regole insediative, beni comuni e
pratiche interattive, Firenze University Press, Firenze 2012.
  19
     Rinvio al volume Architettura produttiva. Principi di progettazione ecologica, a cura di M. L. Palumbo,
Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna 2012.

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