Eliminazione dei biocarburanti di - #NobiofuelNofood

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Eliminazione dei biocarburanti di - #NobiofuelNofood
BI(16)9769:3 – DDJ/mvs                                                Brussels, 15th November 2016

        PHASING OUT FIRST GENERATION BIOFUELS:
                  WHAT IS AT STAKE?
                                         Eliminazione dei biocarburanti di
                                         #NobiofuelNofood
Key Facts1
                                         prima generazione:
      1) The EU’s share of biofuels in transport reached 4.9% in 2014. The total amount of biofuels
                                         qual è la posta in gioco?
         used in the European Union amounted to 14 Mtoe, which consisted of 11.4 Mtoe of
         biodiesel (around 4% of all transport fuel) and 2.6 Mtoe of ethanol (around 0.9% of all
         transport fuel).
      2) In 2012, 79% of biodiesel and 71% of bioethanol consumed in the EU was produced within
         the EU. Biodiesel imports came primarily from Argentina and Indonesia, however, in
         2013, EU anti-dumping measures were imposed against these two countries. Bioethanol
         imports mainly came from the United States and Brazil.
      3) The development of first generation biofuels resulted in some 35 Mt of gross avoided CO2
         emissions in 2013. The deployment #NobiofuelNofood
                                             of renewable energies in transport lead to a 116 Mtoe
         drop in EU demand for fossil fuels. More importantly for the EU’s security of supply, the
         increased use of renewable energies led to savings of €30 billion per year thanks to
         avoided imported fuel costs.
      4) The total agricultural area required to produce feedstocks for biofuels consumed in the EU
         amounted to 7.8 million hectares in 2012. This area was made up of 4.4 million hectares
         within the EU (3% of total EU cropland) and 3.5 million hectares outside of the EU.
      5) Today, first generation biofuels provide a market for European agricultural raw materials.
         2 to 3% of the EU’s available cereals, 4 to 8% of its available sugar/isoglucose and 2/3 of
         available rapeseed oil are used to produce EU first generation biofuels. 10 million tonnes
         of cereals (wheat and maize), 13 million tonnes of sugar beet and 14 million tonnes of
         rapeseeds are used to produce first generation biofuels in the EU. These market outlets for
         EU agricultural raw materials must not be closed.
      6) The Commission’s analysis has found that the grains used to produce bioethanol
         constituted 3% of the total cereals used in 2010/2011. This is estimated to have a minor
         effect on prices on the global cereals market (1 to 2%). EU biodiesel consumption is
         greater and had an estimated 4% price effect on food oil crops (rapeseed, soybean, palm
         oil) for 2008 and 2010. It also appears that biofuel demand is much more price sensitive
         than demand on the food market, therefore demand declines more in response to rising
         prices.

1   Based on biofuels barometer, Renewable Energy Progress Reports and Court of Auditors Special
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Dat i ch iave 1

•       La quota di biocarburanti europei impiegati nel settore dei trasporti ha raggiunto
        il 4,9% nel 2014. Il volume totale dei biocombustibili utilizzati nell’Unione
        europea ha raggiunto 14 Mtep, di cui 11,4 Mtep di biodiesel (circa il 4% di tutti
        i carburanti destinati ai trasporti) e 2,6 Mtep di etanolo (circa lo 0,9% di tutti i
        carburanti destinati ai trasporti).

•       Nel 2012, il 79% del biodiesel e il 71% del bioetanolo consumati nell’UE sono
        stati prodotti nell’Unione europea. Le importazioni di biodiesel sono pervenute
        prevalentemente da Argentina e Indonesia, tuttavia, nel 2013, l’UE ha adottato
        delle misure anti-dumping nei confronti di questi due paesi. Le importazioni di
        bioetanolo sono giunte principalmente da Stati Uniti e Brasile.

•       Lo sviluppo dei biocarburanti di prima generazione ha permesso di evitare
        circa 35 Mt di emissioni (lorde) di CO2 nel 2013. Lo sviluppo delle energie
        rinnovabili nel settore dei trasporti ha portato a un calo della domanda UE di
        combustibili fossili pari a 116 Mtep. Aspetto più importante, ai fini della sicurezza
        dell’approvvigionamento europeo, è l’aumento del ricorso alle energie rinnovabili,
        che ha portato al risparmio di 30 miliardi di euro annui, grazie al fatto di aver
        evitato i costi dei carburanti di importazione.

•       La superficie agricola totale richiesta per la produzione di materie prime destinate
        alla manifattura dei biocarburanti consumati nell’UE ha raggiunto i 7,8 milioni
        di ettari nel 2012. Quest’area era costituita da 4,4 milioni di ettari all’interno
        dell’UE (il 3% del totale dei terreni coltivati nell’UE) e da 3,5 milioni di ettari al
        di fuori dell’UE.

•       Al momento, i biocarburanti di prima generazione forniscono un mercato per
        le materie prime agricole europee. Per produrre biocarburanti europei di prima
        generazione vengono impiegati fra il 2 e il 3% dei cereali, fra il 4 e l’8% dello
        zucchero/isoglucosio e i 2/3 dell’olio di colza disponibili nell’UE. 10 milioni di
        tonnellate di cereali (frumento e mais), 13 milioni di tonnellate di barbabietola
        da zucchero e 14 milioni di tonnellate di colza vengono utilizzati per produrre
        biocombustibili nell’UE. Questi sbocchi di mercato per le materie prime agricole
        europee devono restare aperti.

•       L’analisi della Commissione ha riscontrato che i cereali impiegati per produrre
        bioetanolo costituivano il 3% del totale dei cereali impiegati fra il 2010 e il 2011.
        Si prevede che ciò abbia un effetto marginale sui prezzi nel mercato globale dei
        cereali (fra l’1 e il 2%). Il consumo europeo di biodiesel è maggiore e ha avuto
        un effetto stimato del 4% sui prezzi delle oleaginose alimentari (colza, soia, olio
        di palma) nel 2008 e nel 2010. Sembra anche che la domanda di biocarburanti
        sia molto più sensibile in relazione ai prezzi rispetto alla domanda del mercato
        alimentare, per cui la domanda scende di più a fronte di prezzi in aumento.

•       Soltanto i biocarburanti certificati come sostenibili possono essere presi in
        considerazione nell’obiettivo dell’UE. La sostenibilità della maggior parte dei
        biocarburanti immessi sul mercato UE è certificata in base a regimi volontari che
        vengono riconosciuti dalla Commissione.

•       La consultazione pubblica della Commissione sulla RED II (2016) ha rivelato che
        due terzi degli intervistati era a favore di un aiuto pubblico per i biocarburanti di
        prima generazione o non aveva alcuna opinione. Gli intervistati hanno sostenuto
        gli obblighi di incorporazione come un modo per aumentare il ricorso alle energie
        rinnovabili nei trasporti.

    1
        Fonti: barometro dei biocarburanti; relazione sui progressi nelle energie rinnovabili; relazione speciale della Corte dei Conti 18/2016.
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La     Commissione        propone      un’eliminazione        progressiva        dei
biocarburanti di prima generazione.            Qual   è la posta in gioco?

♦♦ L’approvvigionamento di proteine vegetali                      dell’UE    e      la
delocalizzazione dell’allevamento europeo
La dipendenza dell’UE dalle proteine vegetali importate continua a far
aumentare i prezzi dei mangimi. Inoltre, vi è un rischio di interruzione
dell’approvvigionamento a causa delle approvazioni asincrone degli
organismi geneticamente modificati (OGM). Il rischio di delocalizzazione
fuori dall’UE di alcune attività di allevamento potrebbe, dunque, aumentare
ulteriormente in futuro. La produzione di biocarburanti sostenibili a partire
da seminativi coltivati nell’UE contribuisce ampiamente alla riduzione di tale
deficit a vantaggio degli allevatori, dei produttori di seminativi, della bilancia
commerciale dell’UE e della sicurezza alimentare dei cittadini.

                                   Da ti chiave
     ˆˆ L’UE importa il 70% del suo fabbisogno di proteine vegetali,
        essenzialmente farine e panelli di soia per l’alimentazione animale
        provenienti dal Sud America.
     ˆˆ Il valore di queste importazioni, vale a dire circa 35 milioni di
        tonnellate equivalenti panelli di soia, è passato da 9 a 12 miliardi
        di euro tra il 2008 e il 2015.
     ˆˆ L’emergenza di nuovi clienti per i fornitori del Sud America, in
        particolare la Cina, con esigenze minori rispetto all’UE in termini
        di condizioni di produzione e una strategia di approvvigionamento
        poco trasparente, può perturbare l’equilibrio dei mercati di
        approvvigionamento dell’Unione.
     ˆˆ Particolarmente adatti alle condizioni pedoclimatiche dell’UE, i
        cereali sono, anche grazie alla loro produttività e al loro tasso di
        proteine, una principale fonte di proteine vegetali di prossimità.
     ˆˆ La triturazione dei semi di colza per la produzione di biodiesel
        nell’UE genera 12 milioni di tonnellate di panelli.
     ˆˆ I co-prodotti derivanti dalla produzione dei bioetanolo convenzionale
        generano 5 milioni di tonnellate di mangimi per gli allevamenti.
     ˆˆ Per ogni litro di bioetanolo prodotto nell’UE, vengono prodotti fra
        1 e 1,2 kg di co-prodotti per l’alimentazione animale. Per ogni litro
        di biodiesel, vengono prodotti più di 1,3 kg di co-prodotti ad alto
        tenore proteico.
     ˆˆ I biocarburanti di prima generazione prodotti a partire da
        seminativi coltivati nell’UE sostituiscono fra 4 e 5 milioni di ettari di
        soia, che verrebbe altrimenti importata da paesi terzi, soprattutto
        dal Sud America. Ciò ha comportato una riduzione del rapporto
        importazione/consumo dell’UE pari al 10% già dall’inizio del 2010.
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♦♦ Stabilità sui mercati agricoli, i redditi degli agricoltori e la sicurezza
dell’approvvigionamento alimentare nell’UE
   •   La questione non è di scegliere tra la produzione di derrate alimentari
       o di biocarburanti convenzionali, ma di trarre il massimo profitto dalle
       risorse a nostra disposizione, per produrre derrate alimentari ed
       energie rinnovabili oltre ad altri prodotti, spesso a partire dalle stesse
       colture. I biocarburanti convenzionali non sono automaticamente
       sinonimo di conflitto tra mercati. Anzi, i biocarburanti convenzionali
       facilitano la gestione dei mercati dei prodotti agricoli di base e
       aiutano a stabilizzarne i prezzi, fornendo una maggiore sicurezza per
       i consumatori e gli agricoltori.
   •   Mercati agricoli stabili portano a un aumento degli investimenti e al
       miglioramento della produttività, a beneficio dei settori sia alimentare
       che dei biocarburanti.

                                D at i c h iave
   ˆˆ La volatilità sui mercati agricoli è aumentata considerevolmente
      in questi ultimi anni a causa di diversi fattori. Fra questi occorre
      considerare le riforme delle politiche agricole avviate dopo
      l’Uruguay Round, che hanno aperto maggiormente i mercati
      agricoli dell’UE alle fluttuazioni mondiali, come per le altre
      materie prime non agricole, alle condizioni climatiche eccessive
      (inondazioni, siccità, tempeste dovute al cambiamento climatico),
      ai divieti di esportazione e alla speculazione finanziaria.
   ˆˆ Si prevede che questa volatilità dei mercati continui in futuro.
      Frattanto, è già noto che sarà necessario raddoppiare la produzione
      alimentare mondiale entro il 2050 e che i costi dei fattori di
      produzione aumentano.
   ˆˆ Il prezzo di mercato dei cereali è calato del 40% negli ultimi 3
      anni, in ragione dei livelli di produzione da record registrati in tutto
      il mondo; cosa non particolarmente correlata alla produzione di
      biocarburanti europei di prima generazione.

♦♦ Utilizzare appieno la capacità di produzione agricola dell’UE e la
crescita verde nelle zone rurali
La produzione di biocarburanti a partire da seminativi coltivati nell’UE ha
aperto nuovi mercati agli agricoltori europei per le materie prime agricole.
La produzione di biocarburanti ha incoraggiato gli investimenti nelle aziende
e nella ricerca agricola. Ciò ha permesso a sua volta di aumentare le rese,
grazie a migliori pratiche e nuove varietà vegetali. Tutto ciò a beneficio della
produzione di derrate alimentari, mangimi e biocarburanti.
   •   La colza è un ottimo esempio di quanto una migliore comprensione
       delle rotazioni colturali sia stata vantaggiosa per il settore agricolo:
       i nuovi mercati hanno portato investimenti in questa coltura, poiché
       la domanda è aumentata, così come la liquidità, in seno alla catena
       di approvvigionamento, grazie al biodiesel. Impiegare la colza nella
       rotazione cerealicola offre numerosi vantaggi agricoli: si tratta di
       una coltura da rinnovo efficace, che permette di migliorare le rese
       per le prime colture cerealicole, di controllare le erbacce resistenti
       grazie a dei metodi di controllo alternativi, di avere una semina e un
       raccolto precoci, nonché una ripartizione del lavoro e una riduzione
       del capitale di investimento.
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•   L’utilizzo del mais in monocoltura si rivela essere a volte il sistema
       colturale più adatto a un determinato territorio, senza comportare
       una degradazione del suolo. Inoltre, pochi sanno che i cereali sono
       delle riserve di biodiversità, sia nel caso del frumento che del mais.
       Quest’ultimo è un rifugio per numerose specie di insetti e di mammiferi
       durante l’estate, poiché offre una vegetazione in pieno sviluppo, verde,
       umida, fresca, che rappresenta allo stesso tempo una risorsa alimentare
       e un riparo durante le giornate più calde. In inverno, le pannocchie o i
       chicchi rimasti nel campo sono alimenti per gli uccelli migratori come le
       gru. I suoli coperti da cereali a paglia offrono cibo e luoghi di riproduzione
       per la piccola fauna delle pianure.
   •   La barbabietola da zucchero rappresenta un modello di sostenibilità
       ambientale. Grazie alla sua radice fittonante, essa migliora la struttura
       del suolo e riduce la compattazione e l’erosione del suolo. Di norma,
       concimi e pesticidi vengono applicati in piccole dosi. La resa energetica
       della barbabietola da zucchero è estremamente favorevole: essa produce
       una quantità di energia 15-16 volte superiore a quella necessaria alla
       sua produzione.
I biocarburanti convenzionali prodotti a partire da semi oleosi, cereali e
barbabietole da zucchero stimoleranno lo sviluppo di tali colture, generando
un’offerta supplementare di residui di coltura disponibili per la fabbricazione di
biocarburanti avanzati.

                                   Da ti chiave
   ˆˆ Da quando è stato abolito il set-aside obbligatorio nel 2009, nell’UE
      sono stati lasciati incolti fra gli 1,5 e i 2 milioni di ettari di superfici
      coltivabili.
   ˆˆ Le superfici di colza in avvicendamento sono passate da 2 a 6,7 milioni
      di ettari dall’inizio degli anni duemila. I 6,5 milioni di tonnellate di olio
      di colza impiegati per il biodiesel non creano una tensione eccessiva
      sul mercato mondiale degli oli e dei grassi. Ciò si può confrontare con
      l’aumento annuo della produzione, compreso fra i 5 e i 7 milioni di
      tonnellate, registrato nel corso degli ultimi dieci anni. La produzione
      nel 2010 ammontava a 175 milioni di tonnellate, rispetto ai 110 milioni
      di tonnellate del 2000. In base alle previsioni, essa raggiungerà i 240
      milioni di tonnellate nel 2020.
   ˆˆ Soltanto 10 milioni di tonnellate di cereali sui 335 milioni di tonnellate
      prodotte nell’UE vengono utilizzati per la produzione di bioetanolo.
      Questi 10 milioni di tonnellate andrebbero altrimenti a gonfiare i livelli
      in ammasso, in quanto non avrebbero alcuno sbocco. L’UE genera
      abbastanza eccedenti di cereali, che vengono esportati.
   ˆˆ Per quanto concerne la barbabietola da zucchero, si stima che 150.000
      ettari vengano attualmente impiegati a scopi energetici (bioetanolo,
      biogas).
   ˆˆ La quantità di terra utilizzata per la produzione di biocarburanti
      convenzionali equivale a circa il 2,5% dei terreni agricoli dell’UE
      (SAU). Tuttavia, la misura inerente le aree di interesse ecologico
      potrebbe escludere dalla produzione circa 5 milioni di ettari.
   ˆˆ È possibile incoraggiare la crescita verde con le nuove tecnologie
      (genomica delle piante, agricoltura di precisione, gestione dell’acqua,
      del suolo, ecc.).
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Quali   sarebbero      le   ripercussioni     negative     dell’eliminazione       dei
biocarburanti di prima generazione?

♦♦ Mercati agricoli
   ˆˆ Oltre due terzi dell’olio di colza prodotto nell’UE (fra i 6 e i 7 milioni
      di tonnellate) vengono impiegati nella produzione locale di biodiesel
      FAME. È irrealistico pensare che l’UE possa aumentare le proprie
      esportazioni di olio di colza verso i paesi terzi di venti volte, per andare
      a sostituire il mercato interno di biodiesel FAME o per sostituire altri
      oli e grassi sul mercato alimentare UE, nel caso in cui dovesse essere
      eliminato. Gli agricoltori possono orientarsi verso altre colture, come il
      grano tenero, in alternativa alla coltivazione della colza. L’abbandono
      di 15 milioni di tonnellate di colza, con una resa media di 3,1 tonnellate
      l’ettaro, libererebbe fino a 4,84 milioni di ettari di terreni coltivabili. Il
      frumento tenero ha una resa media di 5,5 tonnellate l’ettaro. Se tutti
      gli ettari non più impiegati per la coltivazione della colza destinata
      alla produzione di biodiesel FAME fossero seminati a frumento tenero,
      la disponibilità di tale frumento potrebbe impennarsi, raggiungendo
      i 27 milioni di tonnellate, che equivalgono a oltre il 15% del volume
      totale del grano tenero disponibile nell’UE. Ciò potrebbe generare
      turbative di mercato nel settore dei cereali, nel caso in cui l’UE non
      riuscisse a trovare nuovi mercati di esportazione.
   ˆˆ Giacché non vi saranno più le quote per lo zucchero dopo il 2017,
      vi è il rischio che incertezza e volatilità peggiorino ulteriormente sui
      mercati dello zucchero e dell’amido. Il settore della barbabietola da
      zucchero non andrebbe privato del proprio sbocco per la produzione
      di etanolo da carburante; uno sbocco che ricopre un ruolo importante
      nell’equilibrare i prezzi dello zucchero in altre regioni del mondo,
      come il Brasile.

♦♦ Agricoltori e posti di lavoro nelle zone rurali
   ˆˆ Mettere fine alle sovvenzioni europee per i biocarburanti convenzionali
      significherebbe abbandonare la produzione di colza, giacché verrebbe
      a mancare un mercato per l’olio di colza. La perdita economica che
      ne risulterebbe non verrebbe compensata da un aumento del prezzo
      dei panelli si colza. I produttori di colza subirebbero una perdita degli
      utili di 300 euro l’ettaro.
   ˆˆ Inoltre, vi è il rischio che l’eliminazione degli aiuti per i biocarburanti
      convenzionali limiti la libertà d’azione degli agricoltori nel rispettare
      gli obblighi di diversificazione colturale.
   ˆˆ L’industria dei biocarburanti potrebbe altresì essere ristrutturata,
      poiché la sua capacità di produzione non verrebbe utilizzata appieno.
      Gli obbiettivi dell’UE in materia di energie rinnovabili e biocarburanti
      hanno comportato investimenti per un totale di 16 miliardi di euro,
      che hanno generato 220.000 posti di lavoro, adesso a rischio.
   ˆˆ Nel campo delle energie rinnovabili nel settore dei trasporti, il
      cambiamento costante di direzione adottato dalla Commissione ha
      generato ulteriore incertezza da parte degli investitori. Sebbene
      accogliamo con favore il chiaro supporto per i ‘biocarburanti avanzati’
      nella sua comunicazione del 20 luglio su una mobilità a basse emissioni,
      la visione proposta della Commissione di sviluppare un’industria
      dei biocarburanti avanzati, sacrificando quella dei biocarburanti
      convenzionali, di fatto danneggia la fiducia e la bancabilità degli
      investitori, minando così la fiducia nel mercato dei biocarburanti in
      generale; ciò si traduce in un impatto negativo sugli obiettivi dell’UE
      per il 2030, in materia di clima ed energia.
Eliminazione dei biocarburanti di - #NobiofuelNofood
♦♦ Ambiente
   ˆˆ Gli ambiziosi obiettivi dell’UE in materia di riduzione dei gas a effetto
      serra entro il 2030 saranno ancora più difficili da raggiungere, laddove
      vengano utilizzati più carburanti fossili nel settore dei trasporti al
      posto dei biocarburanti di prima generazione, nell’attesa di uno
      sviluppo su più larga scala dell’elettromobilità.
   ˆˆ Rimuovere l’opzione di ricorrere ai biocarburanti convenzionali,
      una tecnologia comprovata e disponibile in scala per permettere
      di decarbonizzare i combustibili utilizzati nei trasporti, andrebbe
      a gravare ulteriormente sugli altri settori non ETS. Per cui, ciò
      richiederebbe una ulteriore e sostanziale riduzione delle emissioni
      in agricoltura, edilizia e nella gestione dei rifiuti. In questo modo si
      metterebbe a rischio la capacità degli Stati membri di rispettare gli
      obblighi legati alla condivisione degli sforzi.
   ˆˆ Le aree dell’UE investite a colture da copertura potrebbero essere
      ridotte, producendo così un effetto negativo sulla biodiversità
      colturale.
   ˆˆ In aggiunta, la disponibilità di olio esausto nell’UE sarà ben inferiore
      a quanto necessario per sostituire tutto l’olio di colza impiegato per
      produrre il biodiesel FAME; di conseguenza, l’UE dovrà importare più
      rifiuti.

♦♦ Sicurezza energetica
   ˆˆ La dipendenza dell’UE dalle importazioni di combustibili fossili per i
      trasporti aumenterebbe.
   ˆˆ È necessario, quanto meno, mantenere la capacità di produzione di
      biocarburanti di prima generazione dell’UE in modo da affrontare
      l’estrema volatilità del mercato dei combustibili fossili, che potrebbe
      portare a un’instabilità geopolitica globale.
   ˆˆ Non è sempre possibile adottare i processi per la produzione di
      biocarburanti avanzati nelle strutture di produzione dei biocarburanti
      di prima generazione.

♦♦ Spreco di denaro pubblico
   ˆˆ L’industria dei biocarburanti di prima generazione si è sviluppata grazie
      al set-aside non alimentare sostenuto dalla politica agricola comune,
      dagli aiuti di Stato e con programmi di sgravio fiscale negli ultimi
      25 anni. Eliminare gli aiuti per i biocarburanti di prima generazione
      porterebbe a una ristrutturazione industriale e costituirebbe uno
      spreco di denaro pubblico.

♦♦ La bioeconomia
   ˆˆ I biocarburanti di prima generazione costituiscono uno dei settori
      principali della bioeconomia. Sviluppare e distribuire biocarburanti
      di prima generazione e avanzati può costituire un passo verso
      l’affermazione di un’economia che dipende meno dai combustibili
      fossili. La produzione in massa di biocarburanti è un prerequisito per
      poter investire di più nella bioeconomia e nello sviluppo di soluzioni
      nei settori agricolo, alimentare e silvicolo, al fine di mitigare il
      cambiamento climatico.
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Proposte

Ci opponiamo fermamente all’eliminazione degli aiuti UE per i biocarburanti convenzionali
dopo il 2020. Ci occorre una politica stabile e di lungo termine, nonché maggior coerenza
fra i vari campi della politica europea, compresi quelli inerenti a energia, clima, agricoltura,
industria e commercio, di modo che gli obiettivi ambiziosi della strategia per il clima e
l’energia possano essere di fatto raggiunti.
Ragion per cui, proponiamo quanto segue.
      I biocarburanti di prima generazione, che generano mangimi e proteine per il mercato
       europeo, devono essere una priorità. Ciò va riflesso in un obbiettivo UE appropriato
       e vincolante per i biocarburanti di prima generazione prodotti a partire da seminativi
       europei.
      Occorrono delle disposizioni sulla miscelazione obbligatoria per i biocarburanti di
       prima generazione e per i biocarburanti avanzati, prendendo in considerazione i
       risultati della consultazione pubblica sulla RED II.
      Il livello dell’obiettivo di miscelazione obbligatoria per i biocarburanti di prima
       generazione non deve essere inferiore al 7% entro il 2030. Per mantenere l’attuale
       capacità di produzione, il livello dell’obiettivo di miscelazione obbligatoria va aumentato
       oltre il 7%, poiché lo sviluppo dell’elettromobilità porterà a una riduzione dei volumi
       di carburante per il trasporto su strada.
      Gli obbiettivi vincolanti dell’UE nelle direttive sulle fonti rinnovabili di energia (RED) e
       sulla qualità dei carburanti (FQD) sono il modo più efficiente sotto il profilo dei costi
       per garantire la riduzione dei gas a effetto serra in questo settore; pertanto vanno
       prolungati oltre il 2020.
      La rinazionalizzazione del mercato dei biocarburanti di prima generazione va fortemente
       evitata, in quanto avrebbe un impatto negativo sul mercato interno dell’UE.
      Il principio della neutralità tecnologica va mantenuto nella FQD.
Nel contempo, le concessioni fatte per le importazioni di etanolo e biodiesel provenienti
da paesi terzi, nell’ambito di accordi bilaterali o multilaterali, nonché di quelli basati sul
sistema di preferenze generalizzate (SPG), vanno eliminate. Inoltre, l’azione legale dell’UE,
nei confronti delle diverse imposte sulle esportazioni in Argentina e Indonesia, va mantenuta
e sostenuta sia dall’OMC che dalla Corte di Giustizia dell’UE.

                     BI(16)9769:3 – DDJ/mvs                               Brussels, 15th November 2016

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