Eliminazione dei biocarburanti di - #NobiofuelNofood
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BI(16)9769:3 – DDJ/mvs Brussels, 15th November 2016 PHASING OUT FIRST GENERATION BIOFUELS: WHAT IS AT STAKE? Eliminazione dei biocarburanti di #NobiofuelNofood Key Facts1 prima generazione: 1) The EU’s share of biofuels in transport reached 4.9% in 2014. The total amount of biofuels qual è la posta in gioco? used in the European Union amounted to 14 Mtoe, which consisted of 11.4 Mtoe of biodiesel (around 4% of all transport fuel) and 2.6 Mtoe of ethanol (around 0.9% of all transport fuel). 2) In 2012, 79% of biodiesel and 71% of bioethanol consumed in the EU was produced within the EU. Biodiesel imports came primarily from Argentina and Indonesia, however, in 2013, EU anti-dumping measures were imposed against these two countries. Bioethanol imports mainly came from the United States and Brazil. 3) The development of first generation biofuels resulted in some 35 Mt of gross avoided CO2 emissions in 2013. The deployment #NobiofuelNofood of renewable energies in transport lead to a 116 Mtoe drop in EU demand for fossil fuels. More importantly for the EU’s security of supply, the increased use of renewable energies led to savings of €30 billion per year thanks to avoided imported fuel costs. 4) The total agricultural area required to produce feedstocks for biofuels consumed in the EU amounted to 7.8 million hectares in 2012. This area was made up of 4.4 million hectares within the EU (3% of total EU cropland) and 3.5 million hectares outside of the EU. 5) Today, first generation biofuels provide a market for European agricultural raw materials. 2 to 3% of the EU’s available cereals, 4 to 8% of its available sugar/isoglucose and 2/3 of available rapeseed oil are used to produce EU first generation biofuels. 10 million tonnes of cereals (wheat and maize), 13 million tonnes of sugar beet and 14 million tonnes of rapeseeds are used to produce first generation biofuels in the EU. These market outlets for EU agricultural raw materials must not be closed. 6) The Commission’s analysis has found that the grains used to produce bioethanol constituted 3% of the total cereals used in 2010/2011. This is estimated to have a minor effect on prices on the global cereals market (1 to 2%). EU biodiesel consumption is greater and had an estimated 4% price effect on food oil crops (rapeseed, soybean, palm oil) for 2008 and 2010. It also appears that biofuel demand is much more price sensitive than demand on the food market, therefore demand declines more in response to rising prices. 1 Based on biofuels barometer, Renewable Energy Progress Reports and Court of Auditors Special
Dat i ch iave 1 • La quota di biocarburanti europei impiegati nel settore dei trasporti ha raggiunto il 4,9% nel 2014. Il volume totale dei biocombustibili utilizzati nell’Unione europea ha raggiunto 14 Mtep, di cui 11,4 Mtep di biodiesel (circa il 4% di tutti i carburanti destinati ai trasporti) e 2,6 Mtep di etanolo (circa lo 0,9% di tutti i carburanti destinati ai trasporti). • Nel 2012, il 79% del biodiesel e il 71% del bioetanolo consumati nell’UE sono stati prodotti nell’Unione europea. Le importazioni di biodiesel sono pervenute prevalentemente da Argentina e Indonesia, tuttavia, nel 2013, l’UE ha adottato delle misure anti-dumping nei confronti di questi due paesi. Le importazioni di bioetanolo sono giunte principalmente da Stati Uniti e Brasile. • Lo sviluppo dei biocarburanti di prima generazione ha permesso di evitare circa 35 Mt di emissioni (lorde) di CO2 nel 2013. Lo sviluppo delle energie rinnovabili nel settore dei trasporti ha portato a un calo della domanda UE di combustibili fossili pari a 116 Mtep. Aspetto più importante, ai fini della sicurezza dell’approvvigionamento europeo, è l’aumento del ricorso alle energie rinnovabili, che ha portato al risparmio di 30 miliardi di euro annui, grazie al fatto di aver evitato i costi dei carburanti di importazione. • La superficie agricola totale richiesta per la produzione di materie prime destinate alla manifattura dei biocarburanti consumati nell’UE ha raggiunto i 7,8 milioni di ettari nel 2012. Quest’area era costituita da 4,4 milioni di ettari all’interno dell’UE (il 3% del totale dei terreni coltivati nell’UE) e da 3,5 milioni di ettari al di fuori dell’UE. • Al momento, i biocarburanti di prima generazione forniscono un mercato per le materie prime agricole europee. Per produrre biocarburanti europei di prima generazione vengono impiegati fra il 2 e il 3% dei cereali, fra il 4 e l’8% dello zucchero/isoglucosio e i 2/3 dell’olio di colza disponibili nell’UE. 10 milioni di tonnellate di cereali (frumento e mais), 13 milioni di tonnellate di barbabietola da zucchero e 14 milioni di tonnellate di colza vengono utilizzati per produrre biocombustibili nell’UE. Questi sbocchi di mercato per le materie prime agricole europee devono restare aperti. • L’analisi della Commissione ha riscontrato che i cereali impiegati per produrre bioetanolo costituivano il 3% del totale dei cereali impiegati fra il 2010 e il 2011. Si prevede che ciò abbia un effetto marginale sui prezzi nel mercato globale dei cereali (fra l’1 e il 2%). Il consumo europeo di biodiesel è maggiore e ha avuto un effetto stimato del 4% sui prezzi delle oleaginose alimentari (colza, soia, olio di palma) nel 2008 e nel 2010. Sembra anche che la domanda di biocarburanti sia molto più sensibile in relazione ai prezzi rispetto alla domanda del mercato alimentare, per cui la domanda scende di più a fronte di prezzi in aumento. • Soltanto i biocarburanti certificati come sostenibili possono essere presi in considerazione nell’obiettivo dell’UE. La sostenibilità della maggior parte dei biocarburanti immessi sul mercato UE è certificata in base a regimi volontari che vengono riconosciuti dalla Commissione. • La consultazione pubblica della Commissione sulla RED II (2016) ha rivelato che due terzi degli intervistati era a favore di un aiuto pubblico per i biocarburanti di prima generazione o non aveva alcuna opinione. Gli intervistati hanno sostenuto gli obblighi di incorporazione come un modo per aumentare il ricorso alle energie rinnovabili nei trasporti. 1 Fonti: barometro dei biocarburanti; relazione sui progressi nelle energie rinnovabili; relazione speciale della Corte dei Conti 18/2016.
La Commissione propone un’eliminazione progressiva dei biocarburanti di prima generazione. Qual è la posta in gioco? ♦♦ L’approvvigionamento di proteine vegetali dell’UE e la delocalizzazione dell’allevamento europeo La dipendenza dell’UE dalle proteine vegetali importate continua a far aumentare i prezzi dei mangimi. Inoltre, vi è un rischio di interruzione dell’approvvigionamento a causa delle approvazioni asincrone degli organismi geneticamente modificati (OGM). Il rischio di delocalizzazione fuori dall’UE di alcune attività di allevamento potrebbe, dunque, aumentare ulteriormente in futuro. La produzione di biocarburanti sostenibili a partire da seminativi coltivati nell’UE contribuisce ampiamente alla riduzione di tale deficit a vantaggio degli allevatori, dei produttori di seminativi, della bilancia commerciale dell’UE e della sicurezza alimentare dei cittadini. Da ti chiave L’UE importa il 70% del suo fabbisogno di proteine vegetali, essenzialmente farine e panelli di soia per l’alimentazione animale provenienti dal Sud America. Il valore di queste importazioni, vale a dire circa 35 milioni di tonnellate equivalenti panelli di soia, è passato da 9 a 12 miliardi di euro tra il 2008 e il 2015. L’emergenza di nuovi clienti per i fornitori del Sud America, in particolare la Cina, con esigenze minori rispetto all’UE in termini di condizioni di produzione e una strategia di approvvigionamento poco trasparente, può perturbare l’equilibrio dei mercati di approvvigionamento dell’Unione. Particolarmente adatti alle condizioni pedoclimatiche dell’UE, i cereali sono, anche grazie alla loro produttività e al loro tasso di proteine, una principale fonte di proteine vegetali di prossimità. La triturazione dei semi di colza per la produzione di biodiesel nell’UE genera 12 milioni di tonnellate di panelli. I co-prodotti derivanti dalla produzione dei bioetanolo convenzionale generano 5 milioni di tonnellate di mangimi per gli allevamenti. Per ogni litro di bioetanolo prodotto nell’UE, vengono prodotti fra 1 e 1,2 kg di co-prodotti per l’alimentazione animale. Per ogni litro di biodiesel, vengono prodotti più di 1,3 kg di co-prodotti ad alto tenore proteico. I biocarburanti di prima generazione prodotti a partire da seminativi coltivati nell’UE sostituiscono fra 4 e 5 milioni di ettari di soia, che verrebbe altrimenti importata da paesi terzi, soprattutto dal Sud America. Ciò ha comportato una riduzione del rapporto importazione/consumo dell’UE pari al 10% già dall’inizio del 2010.
♦♦ Stabilità sui mercati agricoli, i redditi degli agricoltori e la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare nell’UE • La questione non è di scegliere tra la produzione di derrate alimentari o di biocarburanti convenzionali, ma di trarre il massimo profitto dalle risorse a nostra disposizione, per produrre derrate alimentari ed energie rinnovabili oltre ad altri prodotti, spesso a partire dalle stesse colture. I biocarburanti convenzionali non sono automaticamente sinonimo di conflitto tra mercati. Anzi, i biocarburanti convenzionali facilitano la gestione dei mercati dei prodotti agricoli di base e aiutano a stabilizzarne i prezzi, fornendo una maggiore sicurezza per i consumatori e gli agricoltori. • Mercati agricoli stabili portano a un aumento degli investimenti e al miglioramento della produttività, a beneficio dei settori sia alimentare che dei biocarburanti. D at i c h iave La volatilità sui mercati agricoli è aumentata considerevolmente in questi ultimi anni a causa di diversi fattori. Fra questi occorre considerare le riforme delle politiche agricole avviate dopo l’Uruguay Round, che hanno aperto maggiormente i mercati agricoli dell’UE alle fluttuazioni mondiali, come per le altre materie prime non agricole, alle condizioni climatiche eccessive (inondazioni, siccità, tempeste dovute al cambiamento climatico), ai divieti di esportazione e alla speculazione finanziaria. Si prevede che questa volatilità dei mercati continui in futuro. Frattanto, è già noto che sarà necessario raddoppiare la produzione alimentare mondiale entro il 2050 e che i costi dei fattori di produzione aumentano. Il prezzo di mercato dei cereali è calato del 40% negli ultimi 3 anni, in ragione dei livelli di produzione da record registrati in tutto il mondo; cosa non particolarmente correlata alla produzione di biocarburanti europei di prima generazione. ♦♦ Utilizzare appieno la capacità di produzione agricola dell’UE e la crescita verde nelle zone rurali La produzione di biocarburanti a partire da seminativi coltivati nell’UE ha aperto nuovi mercati agli agricoltori europei per le materie prime agricole. La produzione di biocarburanti ha incoraggiato gli investimenti nelle aziende e nella ricerca agricola. Ciò ha permesso a sua volta di aumentare le rese, grazie a migliori pratiche e nuove varietà vegetali. Tutto ciò a beneficio della produzione di derrate alimentari, mangimi e biocarburanti. • La colza è un ottimo esempio di quanto una migliore comprensione delle rotazioni colturali sia stata vantaggiosa per il settore agricolo: i nuovi mercati hanno portato investimenti in questa coltura, poiché la domanda è aumentata, così come la liquidità, in seno alla catena di approvvigionamento, grazie al biodiesel. Impiegare la colza nella rotazione cerealicola offre numerosi vantaggi agricoli: si tratta di una coltura da rinnovo efficace, che permette di migliorare le rese per le prime colture cerealicole, di controllare le erbacce resistenti grazie a dei metodi di controllo alternativi, di avere una semina e un raccolto precoci, nonché una ripartizione del lavoro e una riduzione del capitale di investimento.
• L’utilizzo del mais in monocoltura si rivela essere a volte il sistema colturale più adatto a un determinato territorio, senza comportare una degradazione del suolo. Inoltre, pochi sanno che i cereali sono delle riserve di biodiversità, sia nel caso del frumento che del mais. Quest’ultimo è un rifugio per numerose specie di insetti e di mammiferi durante l’estate, poiché offre una vegetazione in pieno sviluppo, verde, umida, fresca, che rappresenta allo stesso tempo una risorsa alimentare e un riparo durante le giornate più calde. In inverno, le pannocchie o i chicchi rimasti nel campo sono alimenti per gli uccelli migratori come le gru. I suoli coperti da cereali a paglia offrono cibo e luoghi di riproduzione per la piccola fauna delle pianure. • La barbabietola da zucchero rappresenta un modello di sostenibilità ambientale. Grazie alla sua radice fittonante, essa migliora la struttura del suolo e riduce la compattazione e l’erosione del suolo. Di norma, concimi e pesticidi vengono applicati in piccole dosi. La resa energetica della barbabietola da zucchero è estremamente favorevole: essa produce una quantità di energia 15-16 volte superiore a quella necessaria alla sua produzione. I biocarburanti convenzionali prodotti a partire da semi oleosi, cereali e barbabietole da zucchero stimoleranno lo sviluppo di tali colture, generando un’offerta supplementare di residui di coltura disponibili per la fabbricazione di biocarburanti avanzati. Da ti chiave Da quando è stato abolito il set-aside obbligatorio nel 2009, nell’UE sono stati lasciati incolti fra gli 1,5 e i 2 milioni di ettari di superfici coltivabili. Le superfici di colza in avvicendamento sono passate da 2 a 6,7 milioni di ettari dall’inizio degli anni duemila. I 6,5 milioni di tonnellate di olio di colza impiegati per il biodiesel non creano una tensione eccessiva sul mercato mondiale degli oli e dei grassi. Ciò si può confrontare con l’aumento annuo della produzione, compreso fra i 5 e i 7 milioni di tonnellate, registrato nel corso degli ultimi dieci anni. La produzione nel 2010 ammontava a 175 milioni di tonnellate, rispetto ai 110 milioni di tonnellate del 2000. In base alle previsioni, essa raggiungerà i 240 milioni di tonnellate nel 2020. Soltanto 10 milioni di tonnellate di cereali sui 335 milioni di tonnellate prodotte nell’UE vengono utilizzati per la produzione di bioetanolo. Questi 10 milioni di tonnellate andrebbero altrimenti a gonfiare i livelli in ammasso, in quanto non avrebbero alcuno sbocco. L’UE genera abbastanza eccedenti di cereali, che vengono esportati. Per quanto concerne la barbabietola da zucchero, si stima che 150.000 ettari vengano attualmente impiegati a scopi energetici (bioetanolo, biogas). La quantità di terra utilizzata per la produzione di biocarburanti convenzionali equivale a circa il 2,5% dei terreni agricoli dell’UE (SAU). Tuttavia, la misura inerente le aree di interesse ecologico potrebbe escludere dalla produzione circa 5 milioni di ettari. È possibile incoraggiare la crescita verde con le nuove tecnologie (genomica delle piante, agricoltura di precisione, gestione dell’acqua, del suolo, ecc.).
Quali sarebbero le ripercussioni negative dell’eliminazione dei biocarburanti di prima generazione? ♦♦ Mercati agricoli Oltre due terzi dell’olio di colza prodotto nell’UE (fra i 6 e i 7 milioni di tonnellate) vengono impiegati nella produzione locale di biodiesel FAME. È irrealistico pensare che l’UE possa aumentare le proprie esportazioni di olio di colza verso i paesi terzi di venti volte, per andare a sostituire il mercato interno di biodiesel FAME o per sostituire altri oli e grassi sul mercato alimentare UE, nel caso in cui dovesse essere eliminato. Gli agricoltori possono orientarsi verso altre colture, come il grano tenero, in alternativa alla coltivazione della colza. L’abbandono di 15 milioni di tonnellate di colza, con una resa media di 3,1 tonnellate l’ettaro, libererebbe fino a 4,84 milioni di ettari di terreni coltivabili. Il frumento tenero ha una resa media di 5,5 tonnellate l’ettaro. Se tutti gli ettari non più impiegati per la coltivazione della colza destinata alla produzione di biodiesel FAME fossero seminati a frumento tenero, la disponibilità di tale frumento potrebbe impennarsi, raggiungendo i 27 milioni di tonnellate, che equivalgono a oltre il 15% del volume totale del grano tenero disponibile nell’UE. Ciò potrebbe generare turbative di mercato nel settore dei cereali, nel caso in cui l’UE non riuscisse a trovare nuovi mercati di esportazione. Giacché non vi saranno più le quote per lo zucchero dopo il 2017, vi è il rischio che incertezza e volatilità peggiorino ulteriormente sui mercati dello zucchero e dell’amido. Il settore della barbabietola da zucchero non andrebbe privato del proprio sbocco per la produzione di etanolo da carburante; uno sbocco che ricopre un ruolo importante nell’equilibrare i prezzi dello zucchero in altre regioni del mondo, come il Brasile. ♦♦ Agricoltori e posti di lavoro nelle zone rurali Mettere fine alle sovvenzioni europee per i biocarburanti convenzionali significherebbe abbandonare la produzione di colza, giacché verrebbe a mancare un mercato per l’olio di colza. La perdita economica che ne risulterebbe non verrebbe compensata da un aumento del prezzo dei panelli si colza. I produttori di colza subirebbero una perdita degli utili di 300 euro l’ettaro. Inoltre, vi è il rischio che l’eliminazione degli aiuti per i biocarburanti convenzionali limiti la libertà d’azione degli agricoltori nel rispettare gli obblighi di diversificazione colturale. L’industria dei biocarburanti potrebbe altresì essere ristrutturata, poiché la sua capacità di produzione non verrebbe utilizzata appieno. Gli obbiettivi dell’UE in materia di energie rinnovabili e biocarburanti hanno comportato investimenti per un totale di 16 miliardi di euro, che hanno generato 220.000 posti di lavoro, adesso a rischio. Nel campo delle energie rinnovabili nel settore dei trasporti, il cambiamento costante di direzione adottato dalla Commissione ha generato ulteriore incertezza da parte degli investitori. Sebbene accogliamo con favore il chiaro supporto per i ‘biocarburanti avanzati’ nella sua comunicazione del 20 luglio su una mobilità a basse emissioni, la visione proposta della Commissione di sviluppare un’industria dei biocarburanti avanzati, sacrificando quella dei biocarburanti convenzionali, di fatto danneggia la fiducia e la bancabilità degli investitori, minando così la fiducia nel mercato dei biocarburanti in generale; ciò si traduce in un impatto negativo sugli obiettivi dell’UE per il 2030, in materia di clima ed energia.
♦♦ Ambiente Gli ambiziosi obiettivi dell’UE in materia di riduzione dei gas a effetto serra entro il 2030 saranno ancora più difficili da raggiungere, laddove vengano utilizzati più carburanti fossili nel settore dei trasporti al posto dei biocarburanti di prima generazione, nell’attesa di uno sviluppo su più larga scala dell’elettromobilità. Rimuovere l’opzione di ricorrere ai biocarburanti convenzionali, una tecnologia comprovata e disponibile in scala per permettere di decarbonizzare i combustibili utilizzati nei trasporti, andrebbe a gravare ulteriormente sugli altri settori non ETS. Per cui, ciò richiederebbe una ulteriore e sostanziale riduzione delle emissioni in agricoltura, edilizia e nella gestione dei rifiuti. In questo modo si metterebbe a rischio la capacità degli Stati membri di rispettare gli obblighi legati alla condivisione degli sforzi. Le aree dell’UE investite a colture da copertura potrebbero essere ridotte, producendo così un effetto negativo sulla biodiversità colturale. In aggiunta, la disponibilità di olio esausto nell’UE sarà ben inferiore a quanto necessario per sostituire tutto l’olio di colza impiegato per produrre il biodiesel FAME; di conseguenza, l’UE dovrà importare più rifiuti. ♦♦ Sicurezza energetica La dipendenza dell’UE dalle importazioni di combustibili fossili per i trasporti aumenterebbe. È necessario, quanto meno, mantenere la capacità di produzione di biocarburanti di prima generazione dell’UE in modo da affrontare l’estrema volatilità del mercato dei combustibili fossili, che potrebbe portare a un’instabilità geopolitica globale. Non è sempre possibile adottare i processi per la produzione di biocarburanti avanzati nelle strutture di produzione dei biocarburanti di prima generazione. ♦♦ Spreco di denaro pubblico L’industria dei biocarburanti di prima generazione si è sviluppata grazie al set-aside non alimentare sostenuto dalla politica agricola comune, dagli aiuti di Stato e con programmi di sgravio fiscale negli ultimi 25 anni. Eliminare gli aiuti per i biocarburanti di prima generazione porterebbe a una ristrutturazione industriale e costituirebbe uno spreco di denaro pubblico. ♦♦ La bioeconomia I biocarburanti di prima generazione costituiscono uno dei settori principali della bioeconomia. Sviluppare e distribuire biocarburanti di prima generazione e avanzati può costituire un passo verso l’affermazione di un’economia che dipende meno dai combustibili fossili. La produzione in massa di biocarburanti è un prerequisito per poter investire di più nella bioeconomia e nello sviluppo di soluzioni nei settori agricolo, alimentare e silvicolo, al fine di mitigare il cambiamento climatico.
Proposte Ci opponiamo fermamente all’eliminazione degli aiuti UE per i biocarburanti convenzionali dopo il 2020. Ci occorre una politica stabile e di lungo termine, nonché maggior coerenza fra i vari campi della politica europea, compresi quelli inerenti a energia, clima, agricoltura, industria e commercio, di modo che gli obiettivi ambiziosi della strategia per il clima e l’energia possano essere di fatto raggiunti. Ragion per cui, proponiamo quanto segue. I biocarburanti di prima generazione, che generano mangimi e proteine per il mercato europeo, devono essere una priorità. Ciò va riflesso in un obbiettivo UE appropriato e vincolante per i biocarburanti di prima generazione prodotti a partire da seminativi europei. Occorrono delle disposizioni sulla miscelazione obbligatoria per i biocarburanti di prima generazione e per i biocarburanti avanzati, prendendo in considerazione i risultati della consultazione pubblica sulla RED II. Il livello dell’obiettivo di miscelazione obbligatoria per i biocarburanti di prima generazione non deve essere inferiore al 7% entro il 2030. Per mantenere l’attuale capacità di produzione, il livello dell’obiettivo di miscelazione obbligatoria va aumentato oltre il 7%, poiché lo sviluppo dell’elettromobilità porterà a una riduzione dei volumi di carburante per il trasporto su strada. Gli obbiettivi vincolanti dell’UE nelle direttive sulle fonti rinnovabili di energia (RED) e sulla qualità dei carburanti (FQD) sono il modo più efficiente sotto il profilo dei costi per garantire la riduzione dei gas a effetto serra in questo settore; pertanto vanno prolungati oltre il 2020. La rinazionalizzazione del mercato dei biocarburanti di prima generazione va fortemente evitata, in quanto avrebbe un impatto negativo sul mercato interno dell’UE. Il principio della neutralità tecnologica va mantenuto nella FQD. Nel contempo, le concessioni fatte per le importazioni di etanolo e biodiesel provenienti da paesi terzi, nell’ambito di accordi bilaterali o multilaterali, nonché di quelli basati sul sistema di preferenze generalizzate (SPG), vanno eliminate. Inoltre, l’azione legale dell’UE, nei confronti delle diverse imposte sulle esportazioni in Argentina e Indonesia, va mantenuta e sostenuta sia dall’OMC che dalla Corte di Giustizia dell’UE. BI(16)9769:3 – DDJ/mvs Brussels, 15th November 2016 61, Rue de Trèves • B - 1040 Bruxelles PHASING Telephone : 00 32 (0) 2OUT 287 27FIRST GENERATION 11 • Telefax BIOFUELS: : 00 32 (0) 2 287 27 00 www.copa-cogeca.eu WHAT IS AT STAKE? #NobiofuelNofood BI(16)9769 Key Facts1
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