Dure critiche a Tondo da Santoro e De Monte - caso pramollo - Anci FVG

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IL MESSAGGERO VENETO
12 MARZO 2019

caso pramollo

Dure critiche a Tondo da Santoro e De
Monte
udine. «Il vero Schettino del progetto Pramollo è Renzo Tondo: è lui il grande responsabile del
fallimento. Il fatto che oggi scarichi le colpe addosso ad altri fuorché su se stesso è vergognoso,
soprattutto per lui». Lo afferma la dem Isabella De Monte, replicando alle accuse del deputato ed ex
presidente della Regione sulla fine del progetto Pramollo. Secondo De Monte, «quando era alla
presidenza della Regione Tondo ha aumentato a dismisura l'importo delle fideiussioni, ben al di sopra
di quanto previsto dalla legge italiana e ben sapendo che così avrebbe messo in difficoltà l'investitore
Doppelmayr».Critiche anche dal consigliere dem Mariagrazia Santoro: «Quelle di Tondo sono
dichiarazioni scomposte e imbarazzanti: gioire del furto di 48 milioni alla montagna è un paradosso che
sarà difficile da spiegare».

Il governatore giudica inutile impedire al personale di connettersi attraverso i pc
di lavoro: oggi tutti hanno uno smartphone

Blocco dei social ai dipendenti regionali
Fedriga boccia la scelta: non serve a nulla
Mattia Pertoldi udine. La tecnologia e il progresso corrono, quasi sempre, più delle leggi e delle
normative che si vorrebbero applicare. Anche nel caso del personale del pubblico impiego regionale
colpito la scorsa settimana dalla decisione - durata per la verità meno di 24 ore - di bloccare l'accesso
ai principali social network attraverso i pc di lavoro.No, quella decisione, revocata quasi subito dopo le
proteste dei dipendenti soprattutto considerato il "taglio lineare" effettuato ai collegamenti che ha
riguardato anche quelle sezioni della Pubblica amministrazione come l'ufficio stampa cui i social
servono per lavoro, è stata, di fatto, inutile. Come ricorda anche il governatore Massimiliano Fedriga
intervenuto in prima persona per eliminare l'imposizione di Francesco Forte, direttore centrale della
Funzione Pubblica. «Nel mondo di oggi - ha detto il presidente - un'imposizione del genere non ha
alcun senso. In primo luogo perché se qualcuno non ha voglia di lavorare trova comunque il modo di
perdere tempo, senza dimenticare, poi, che ormai, tutti possediamo uno smartphone attraverso il quale
connetterci e sono poche le persone che accedono ai social attraverso il pc a meno che, ovviamente,
non si tratti di lavoro».Ha ragione Fedriga sul binomio telefoni cellulari-social network - e basta pensare
al fatto che la maggior parte delle compagnie ormai offra abbonamenti in cui la connessione agli stessi
non incide sull'ammontare di gigabyte di traffico compresi nel contratto -, ma per il presidente il concetto
va ampliato, senza fermarsi alla semplice decisione di bloccare oppure autorizzare la connessione.
«Noi come amministrazione pubblica - ha concluso - abbiamo il dovere di stimolare i dipendenti a
lavorare, a fare sempre meglio, senza lasciarci tentare da metodi coercitivi che, molto spesso,
ottengono l'esatto effetto contrario».Fedriga, insomma, boccia la scelta presa da Forte utilizzando
parole sicuramente più dirette rispetto a quelle di Sebastiano Callari che, d'altronde, ha anche il dovere
di difendere il "suo" direttore centrale, già finito in questi mesi al centro delle polemiche da parte del
personale regionale. «Tempo fa - aveva spiegato l'assessore - mi ero confrontato con la direzione per
valutare l'utilizzo dei social tra i dipendenti, ma non con l'intento di vietarli, perché sarebbe assurdo dal
momento che ognuno di noi ormai possiede uno smartphone da cui potervi accedere, bensì per capire
se effettivamente, soprattutto in certi settori, i processi di digitalizzazione di cui la Regione si sta
servendo vengono utilizzati. Qualcuno ha ritenuto che questa sia stata una manovra per impedire
Facebook ai dipendenti, ma questa non era la vera intenzione». Tutto, lo ricordiamo, nasce dalla
direttiva Brunetta del 2009 per la regolamentazione dell'uso di internet e delle e-mail da parte dei
dipendenti pubblici. «Considerata quella direttiva - aveva concluso Callari - ho ritenuto di avviare una
verifica. Appena sono stato informato dello stop e delle lamentele, ho subito chiesto che venisse
riaperto l'accesso».

i precedenti

Dal badge ai divieti linea dura del direttore
UDINE. I mal di pancia degli oltre 3 mila 700 dipendenti regionali nei confronti di Francesco Forte,
direttore centrale della Funzione Pubblica, non nascono dalla decisione sui social network, ma
affondano le radici nello scorso autunno.Arrivato in corso d'opera dall'avvocatura regionale, già a
ottobre, Forte, ha segnato un primo punto particolarmente delicato per il personale regionale. Parliamo,
nel dettaglio, della circolare con la quale invitava gli altri dirigenti a evitare che l'intrattenersi lungo i
corridoi oppure vicino alle macchinette distributrici di bevande, esprimesse un contegno non consono,
suscettibile di poter arrecare «pregiudizio all'immagine dell'ente».Non va dimenticata, inoltre, la stretta
sulle timbrature in caso di missione. Se fino a pochi mesi fa era sufficiente "strisciare" il badge in uscita
dal proprio ufficio e rifarlo al ritorno, giustificando nel sistema informatico le ragioni della missione, i casi
di assenteismo riscontrati con quel sistema hanno portato a una rivoluzione interna: adesso il badge va
passato all'uscita dalla propria sede, all'entrata e all'uscita in quella della trasferta e infine al ritorno in
ufficio.Da sottolineare, infine, l'avviso comparso sulla pagina dove i dipendenti gestiscono ferie,
permessi e ordini di servizio, contenente un invito esplicito a prendere visione dei provvedimenti
disciplinari emessi fra 2017 e 2018, per quanto senza i nomi dei trasgressori per ragioni di privacy.
A Palazzo D'Aronco nessun vincolo, limiti tassativi all'Aas Friuli Occidentale

Internet "libero" a Udine
vietato nel Pordenonese
Mattia Pertoldi udine. Un metodo di lavoro univoco e uguale per tutti non esiste nelle amministrazioni
pubbliche del Friuli Venezia Giulia. Quello che è consentito da una parte - parliamo sempre
dell'accesso ai principali social network attraverso i pc di lavoro -, è vietato da un'altra ed esistono pure
- leggasi il Comune di Trieste - situazioni "miste" a seconda dell'ufficio preso in considerazione.Dalle
parti di palazzo D'Aronco, partendo da Udine, non c'è infatti alcun vincolo. «Non abbiamo bloccato le
connessioni - spiega il segretario generale del Comune Carmine Cipriano -. Certo, esiste un
regolamento di disciplina interno che vieta l'utilizzo di internet ai dipendenti se non per fini istituzionali,
ma non abbiamo mai proceduto a impedire le connessioni oppure alla predisposizioni di black list per
quanto ribadisco il concetto: chi lavora nell'amministrazione pubblica non deve passare il tempo a farsi
gli affari propri».La situazione è simile, quindi, anche a Pordenone. «Le connessioni sono libere - dice il
segretario generale del capoluogo della Destra Tagliamento Primo Perosa - al netto di qualche sito,
diciamo particolare, che invece non può essere raggiunto dalle postazioni di lavoro. I social, invece,
non sono assolutamente bloccati, anche perché come amministrazione comunichiamo una parte
significativa dell'attività attraverso questi mezzi, ma c'è, ovviamente, un codice di comportamento. Casi
gravi? No, abbiamo ricevuto, in questi anni, soltanto qualche segnalazione legata ad alcuni dipendenti
comunali che hanno preso posizioni particolarmente dure sui social, ma fuori dall'orario di lavoro. Li
abbiamo richiamati perché, anche quando non si è in servizio, bisogna mantenersi all'interno delle
regole di cui si è dotata l'amministrazione comunale».A macchia di leopardo, poi, è la situazione a
Trieste. «Le regole attuali sono state fissate - racconta il capo di gabinetto Vittorio Sgueglia della Marra
- prima del ritorno del sindaco Roberto Dipiazza in Municipio. Attualmente alcuni uffici, quelli cui la
connessione internet esterna serve per ragioni lavorative, non hanno alcun problema, altri, invece, sono
bloccati perché l'attività del personale impiegato è prettamente interna». Pescando a campione nel
mondo della sanità, inoltre, si scopre che un'impostazione valida per tutte le Aziende non esiste, ma ci
si basa sulla sensibilità dei singoli dirigenti. Così, ad esempio, si scopre che in quella Pordenonese
tutto è bloccato da anni. «Nessun pc di lavoro dell'Azienda - spiega il direttore Giorgio Simon -,
nemmeno il mio, può connettersi a internet così, quando ne ho la necessità, utilizzo il telefono
personale, nemmeno quello di lavoro. È anche vero, però, che stiamo effettuando un ragionamento
legato alla possibilità, o meno, di aprire pagine personalizzate dell'Azienda sui principali social network.
La comunicazione moderna, d'altronde, viaggia anche su questi binari e dunque potremmo presto
adeguarci alla contemporaneità. In qual caso, quindi, credo che il divieto cesserebbe giocoforza,
almeno per determinate tipologie di utenza interna».
la direttiva

Serie di strette decise dall'ex ministro
Brunetta per isolare i "furbetti"
Le strette richieste all'amministrazione pubblica nei confronti delle connessioni internet ed e-mail - per
quanto non espressamente rivolte ai social network all'epoca non così diffusi come oggi - risalgono al
2009. Fu in quell'anno, infatti, che l'allora ministro Renato Brunetta chiese un controllo più severo dei
comportamenti dei dipendenti pubblici.

IL PICCOLO
12 MARZO 2019

Progetto FVG. Bini assicura fedeltà alle anime del centro
destra
l'intervista Marco Ballico «Il tavolo di verifica sulla sanità? Non l'ho mai chiesto». Sergio Bini vede troppi
spifferi, veleni, manovre della politica e si tira fuori. Informando che dovrà tornare dentro la sua
creatura, Progetto Fvg, riprenderne il timone, ritornare allo spirito originario. Quello civico. E pazienza
se da coordinatore della lista in regione si sta muovendo negli ultimi mesi un politico come Ferruccio
Saro, la cui gestione delle amministrative (proprio oggi è in programma un nuovo vertice di
maggioranza sul tema) non convince altri esponenti del movimento, per i quali il centrodestra è un
dogma al di là delle situazioni locali. Smarcandosi dall'ex parlamentare del Pdl, dopo che l'assessore
alla Salute Riccardo Riccardi se l'è presa anche con i biniani per le critiche al riassetto della
governance del Ssr, Bini chiarisce che non c'è alcuna guerriglia in atto. Anzi, «Riccardi è il migliore
possibile in quel ruolo». Assessore, c'è fibrillazione in maggioranza. Cosa sta succedendo?Ne ho
sentite di tutti i colori. Cose che non mi appartengono, attribuite anche ai cosiddetti biniani. Per questo,
dopo mesi in cui mi sono impegnato a tempo pieno nell'assessorato alle Attività produttive, mi
riavvicinerò alla mia lista, che ho oggettivamente trascurato, con l'obiettivo di farla ulteriormente
crescere dopo il lusinghiero risultato delle regionali. Ripartendo da dove eravamo: senso civico e
volontà di costruire, non di distruggere. E ribadendo che siamo la lista del governatore. Riccardi si
lamenta degli attacchi alla sua riforma, anche da parte vostra. Non ho mai chiesto alcuna verifica, né
mai ho criticato un collega, tanto meno l'amico Riccardi che reputo assessore preparatissimo, che si è
fatto carico di una materia complessa e sta lavorando in modo encomiabile su una riforma voluta da
tutta la coalizione. Qualcuno dei suoi ha chiesto un tavolo di confronto sulla materia? Io no. Se
qualcuno l'avesse fatto, non sarei d'accordo. Mai alimenterò il tentativo di accendere polemiche
inutili.C'è chi dice che, in vista delle amministrative, Progetto Fvg potrebbe guardare a sinistra in
qualche comune. Mai. La politica di basso cabotaggio e gli inciuci non ci riguardano. Siamo e restiamo
a centrodestra. In quanti comuni dei 118 al voto vi presenterete? In tantissimi, anche con candidati
sindaco. All'interno di una alleanza che, per quel che ci riguarda, sarà la stessa che sostiene la
Regione.Con Fi, però, non andate troppo d'accordo. Ha pure litigato con il capogruppo azzurro del
Veneto. Semplicemente me ne sono andato da un convegno in cui era stata attaccata la Lega, vale a
dire il socio di maggioranza della coalizione. Io, il mio azionista di riferimento, lo difendo. Alle regionali
siete stati la terza forza. Puntate a sorpassare gli azzurri?La vicenda non mi appassiona. A me
interessa che il centrodestra conquisti il maggior numero di comuni. Torna a occuparsi della sua
creatura perché qualcuno si sta muovendo dentro Progetto Fvg con un eccesso di autonomia? C'è
forse stato qualche scollamento. E a me queste cose non piacciono. Ritornare alle origini, per Progetto
Fvg, significa staccarsi da una conduzione forse troppo politica del coordinatore Saro? Un coordinatore
politico gestisce le operazioni politicamente, ci sta. Ma non si deve dimenticare lo spirito con il quale
siamo nati. Questo è un punto fermo. Il rapporto con Saro com'è?Ottimo, sta facendo un grande lavoro.
I tanti amici che hanno permesso a Progetto Fvg di ottenere l'exploit delle regionali ci chiedono tuttavia
di tenere una linea. Saro è d'accordo?Penso di sì.Gliel'ha detto? All'interno delle famiglie non serve
parlarsi, ci si capisce. Perché non avete ancora tenuto l'annunciato congresso?Perché tra europee e
amministrative c'era già troppa carne al fuoco. Stiamo comunque raccogliendo centinaia di adesioni. Da
imprenditore diventato assessore si è sentito frenato dalla burocrazia? Come giunta stiamo cercando
un po' alla volta di ridurre il labirinto dei vincoli e dei regolamenti. Lo facciamo per la comunità
regionale, muovendoci come una vera squadra. Squadra che ha prodotto risultati o siete in ritardo? Chi
critica il nostro governo dimentica quanto abbiamo già fatto. Dallo sblocco del disavanzo per 371 milioni
di euro ai mutui per investimenti per 319 milioni, dal nuovo patto finanziario con lo Stato, con un
risparmio nel triennio di oltre 800 milioni, ai 350 milioni da Roma per rimediare ai danni del maltempo.
Per quel che mi riguarda metto in fila tra l'altro credito d'imposta, fondo sviluppo per Pmi e liberi
professionisti, 20 milioni per la filiera casa, sostegno alle startup, Agenzia Lavoro&Sviluppo pronta a
partire. Possiamo sicuramente migliorare, ma nessuno ci può accusare fin qui di non aver prodotto.

IL GAZZETTINO IN ALLEGATO
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