Donatella Gibboni violino - Conservatorio della Svizzera italiana

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Donatella Gibboni violino - Conservatorio della Svizzera italiana
MARTEDÌ                        ORE      LIVE
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              Donatella Gibboni
              violino
              Recital per il conseguimento del
              Master of Arts in Music Performance

Conservatorio della Svizzera italiana
Scuola universitaria di Musica
Via Soldino 9
CH-6900 Lugano

T +41 (0)91 960 23 62
eventi@conservatorio.ch
Donatella Gibboni

Nasce da una famiglia di musicisti , inizia lo studio del violino all’età di 3 anni
circa con il papà Daniele e a 6 anni viene ammessa in conservatorio per meriti
straordinari. Si diploma nel 2016 a soli 15 anni al Conservatorio Martucci di
Salerno con Dieci, Lode e Menzione Speciale sotto la guida del M.Aiello.
Ha superato il concorso per l’esame di ammissione ai corsi di Alto
Perfezionamento presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma , nella
classe della M° S.Tchakerian e si è diplomata con il massimo dei voti il 4 giugno
2019. Da settembre 2017 è stata ammessa all’Accademia Perosi di Biella nella
classe del M° P. Berman con borsa di studio e da novembre ha superato
l’ammissione alla prestigiosa Accademia Stauffer di Cremona nella classe del
M°Salvatore Accardo. Attualmente è iscritta al secondo anno del Master of Arts
in Music Performance, a Lugano,al Conservatorio della Svizzera italiana, sotto la
guida del M. Pavel Berman.
Ha seguito corsi di perfezionamento con vari maestri tra cui: F. De Angelis-Sion
Svizzera;S. Tchakerian-Accademia J Napoli; M.Fiorini- Conservatorio
Martucci;S.Kloss-Conservatorio Martucci. Ha partecipato a numerosi concorsi
nazionali ed internazionali classificandosi sempre al I° posto: concorso
Internazionale Accordiamoci con l ‘arte- Casal di Principe;Internazionale
Positano;Euterpe 2017;Crescendo International Competition,Padova; “Premio
crescendo 2020” -Firenze; Clivis,Roma;Denza di Castellammare di
Stabia;Premio Mandanici –Messina ,Concorso Internazionale D. Vitti –Taranto,
Internazionale V. Scaramuzza- Kr;Concorso Internazionale Sannicandro di
Bari(..). Nel 2010 ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica e nel
2011 la Medaglia di Cavaliere della Provincia di Salerno per meriti artistici e
musicali. Nel 2012,si è esibita al VII° Raduno Mondiale delle Famiglie alla
presenza di S.S. Benedetto XVI in occasione della “ Festa delle Testimonianze”
in diretta su TV 2000. Si esibisce regolarmente in concerti sia da solista che
insieme alla sua famiglia nelle sale e nei Teatri più prestigiosi; Ha debuttato con
un concerto-recital alla Carnegie Hall di New York nell’anno 2018. A dicembre
2015 si è esibita al Teatro“Truffaut”di Giffoni Valle Piana come solista con
l’orchestra del Conservatorio Martucci eseguendo di Paganini “Mosè Variazioni
di bravura sulla 4° corda”. Con sua sorella gemella Annastella, anch’essa
violinista , ha costituito un duo di violino che le porta ad esibirsi su palcoscenici
nazionali ed internazionali. Inoltre collabora attivamente con le Istituzioni:Polizia
di Stato,Carabinieri,Magistratura,Procura Nazionale Anti Mafia,Prefettura …e
con Enti Morali quali Telethon e Ail. Nel 2017 ha ricevuto il premio FIDAPA con
borsa di studio come migliore diplomata al conservatorio.
Suona su un violino “Romer” del 1920
Ludwig van Beethoven          Sonata n°7 in Do minore op. 30 n°2
  1770 – 1827                 per pianoforte e violino
                                I. Allegro con brio
                                II. Adagio cantabile
                                III. Scherzo: Allegro
                                IV. Finale: Allegro, Presto

Heinrich Wilhelm Ernst        The last rose of summer
  1814 – 1865

Roberto Arosio pianoforte

Classe di violino di Pavel Berman
L.Van Beethoven (1770-1827) - Violin sonata in C Minor n.7,op.30
L'iniziale opera beethoveniana per violino e pianoforte, pur con alcune
connotazioni spiccatamente personali, era stata influenzata da Mozart, per
l'esattezza da quei capolavori che furono le Sonate in si bemolle maggiore K.
454, in mi bemolle maggiore K. 481 e in la maggiore K. 526 e che costituirono il
primo perfetto modello di "Sonata concertante", in cui lo strumento ad arco non
si limitava, come nel passato, ad interazioni o a imitazioni occasionali ma si
alternava col pianoforte secondo un paritario principio dialogante. Rispetto a
quella produzione, la triade delle Sonate beethoveniane dell'op. 30 (cioè la n. 6
in la maggiore, la n. 7 in do minore, la n. 8 in sol maggiore) rappresenta un
momento di transizione, avviando peraltro un primo decisivo passo nella
prospettiva di uno stile totalmente affrancato dai modelli settecenteschi, anche
dal punto di vista formale.
Composte nel 1802, nell'anno infausto in cui la sordità di Beethoven ebbe a
manifestarsi in tutta la sua gravità, e quasi contemporanee alla Seconda
Sinfonia e alle Sonate per pianoforte dell'op. 31, le Sonate dell'op. 30 furono
pubblicate a Vienna nel maggio-giugno del 1803 con la dedica allo zar
Alessandro I di Russia, a cui furono trasmesse per il tramite dell'ambasciatore
conte Rasumowskij: pare che lo zar non abbia dato allora alcun segno di
gradimento per tale omaggio e soltanto nel 1814-1815, quando soggiornò nella
capitale austriaca per lo storico Congresso di Vienna, su sollecitazione della
zarina Elisabetta, che era ammiratrice della musica di Beethoven, fu
consegnata al compositore una ricompensa di 100 ducati assieme ad un anello.
Al pari della triade dell'op. 31 per pianoforte, il lavoro cruciale dell'op. 30 è la
Sonata centrale della raccolta cioè la Sonata n. 7 in do minore, il cui
manoscritto originale è conservato nel fondo Bodmer del Beethovenhaus
mentre numerosi abbozzi si trovano nel Quaderno Kessler, attualmente nel
museo della Società degli Amici della Musica di Vienna.
La struttura del primo movimento della Sonata n. 7 e l'impianto stesso della
tonalità di do minore suggeriscono l'analogia con altre composizioni di poco
precedenti nell'ordine cronologico, come il Quartetto n. 4 dell'op. 18 e il Terzo
Concerto per pianoforte e orchestra. Si ravvisano inoltre nella Sonata in do
minore altri caratteri del tutto peculiari e che segnano lo strabiliante contrasto
di quest'opera rispetto alla produzione anteriore, come la cupa e minacciosa
energia e il vigore drammatico, tesi a forzare dall'interno gli abituali schemi
formali, l'articolazione quasi sinfonica in quattro movimenti, l'assoluta originalità
di alcune formule strumentali tra cui i passaggi in "staccato martellato", le
irruenti scale, le sovrapposizioni di lunghe linee melodiche e tempestose
figurazioni del basso nonché certi insoliti tratti percussivi o declamatori.
Le innovazioni più sintomatiche della Sonata in do minore sono individuabili nei
suoi movimenti esterni, cioè nell'iniziale Allegro con brio e nel conclusivo Finale-
Allegro. In sede di estremamente sommaria analisi si colgono nell'ampio respiro
del primo tempo alcune novità strutturali del tutto singolari come l'eliminazione
della ripetizione integrale dell'esposizione, l'aggancio della fine dell'esposizione
all'inizio dello sviluppo per il tramite di una transizione volta a prolungare la
tensione emotiva d'avvio, la stessa brevità dello sviluppo e, per contro, dopo la
riesposizione, l'ampiezza della Coda, siglata dalla perentoria affermazione del
tema d'apertura.
Apparentemente semplice nella sua articolazione motivica, l'Adagio cantabile,
improntato ad una vena elegiaca «dolce, velata, molto nobile» - secondo
l'opinione di Berlioz - si pone in evidenza per la varietà dell'elaborazione, oltre a
contemplare nell'estesa Coda la felice combinazione di una nova frase con
frammenti del tema principale e con rapidi passaggi in piccole scale.
Nello Scherzo si ascoltano inaspettati spostamenti di accenti che saranno tipici
di analoghi movimenti della successiva produzione beethoveniana, mentre il
Trio, nella medesima tonalità di do maggiore, si dipana a canone tra il violino e il
pianoforte nel registro basso.
Marcato da una foltissima tensione espressiva è il Finale sin dall'apparire del
tema introduttivo in cui si enucleano due elementi, il primo ritmico e il secondo
chiaramente melodico, nel contesto d'un movimento che combina assieme la
forma-sonata con lo schema dei Rondò. Ed egualmente insolita e nuova, anche
in questo tempo, è la Coda che corona la Sonata in do minore con un Presto
dall'incedere violento e affannoso.

H. W. Ernst (1812 - 1865) - The last rose of summer

“È l’ultima rosa dell’estate
Lasciata fiorire da sola;
tutte le sue amorevoli compagne
sono appassite e andate;
nessun fiore della sua specie,
nessuna gemma di rosa è vicina,
per riflettere indietro il suo rossore,
o rispondere ai sospiri coi sospiri.
Non ti lascero’, tu solitaria!
Per meditare nostalgia sullo stelo;
poiché le amate dormono,
vai, dormi tu con loro.
Cosi’ io gentilmente spargo,
le tue foglie sul letto,
nel quale le tue compagne del giardino giacciono senza profumo e morte.
Cosi’ presto potrei io seguire,
quando l’amicizia decade,
e dalla splendente cerchia dell’Amore,
cadono via le gemme.
Quando veri cuori giacciono appassiti,
e quelli ardenti sono dipartiti,
oh! Chi abiterebbe
questo desolato mondo da solo?”

“The last rose of summer” è una poesia di Thomas Moore,poeta,commediografo
e attore irlandese, vissuto tra il 1779 e il 1852.
La poesia è stata composta nel 1805 mentre Moore si trovava nella contea
irlandese di Kilkenny. La poesia è scritta per una melodia tradizionale chiamata
“Aislean an Oigfear o The Young Man’s Dream” trascritta da Edward Bunting nel
1792 basandosi su una esecuzione dell’arpista Donnchadh O Hamsaigh al
Belfast Harp Festival. La poesia e la musica vennero pubblicati insieme nel
dicembre del 1813, nel quinto volume di una raccolta di opere di Moore
intitolata “A Section of Irish Melodies”. Diversi compositori hanno composto
variazioni su tema basate sulla musica del poema.
L. V. Beethoven, ad esempio, ha composto un tema con tre variazioni per flauto
e pianoforte(op.105)basato sulla musica della poesia. Marco Giuliani, ha
composto delle variazioni per chitarra, nella raccolta “sei arie nazionali
irlandesi” (op.125 n.2), mentre Felix Mendelssohn ha composto su essa la
“Fantasia in mi maggiore” (op15).
Anche Heinrich Wilhelm Ernst ha composto delle variazioni per violino solo,
realizzando una composizione tecnicamente molto impegnativa da eseguire.
Ogni variazione è incentrata su una diversa difficoltà tecnica violinistica. Infatti,
si possono ascoltare variazioni con terze,seste, ricochet,pizzicati con mano
sinistra, armonici e doppi armonici.
Heinrich Wilhelm Ernst, è stato un compositore e violinista ceco, vissuto tra il
1812 e il 1865. Bambino prodigio, iniziò lo studio del violino all’età di nove anni
e in seguito fu allievo di Joseph Böhm e Ignaz von Seyfried al conservatorio di
Vienna. Tra le sue composizioni ci sono diversi brani per violino e orchestra, per
quartetto e due composizioni per violino solo : “Grand Caprice sur Le Roi des
Aulnes de Schubert, op.26” e “6 studi a più voci” (tra cui le variazioni su “The
last Rose of Summer”)
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