Donatella Gibboni violino - Conservatorio della Svizzera italiana
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MARTEDÌ ORE LIVE 15.06.21 15:00 STREAMING conservatorio.ch/eventi Donatella Gibboni violino Recital per il conseguimento del Master of Arts in Music Performance Conservatorio della Svizzera italiana Scuola universitaria di Musica Via Soldino 9 CH-6900 Lugano T +41 (0)91 960 23 62 eventi@conservatorio.ch
Donatella Gibboni Nasce da una famiglia di musicisti , inizia lo studio del violino all’età di 3 anni circa con il papà Daniele e a 6 anni viene ammessa in conservatorio per meriti straordinari. Si diploma nel 2016 a soli 15 anni al Conservatorio Martucci di Salerno con Dieci, Lode e Menzione Speciale sotto la guida del M.Aiello. Ha superato il concorso per l’esame di ammissione ai corsi di Alto Perfezionamento presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma , nella classe della M° S.Tchakerian e si è diplomata con il massimo dei voti il 4 giugno 2019. Da settembre 2017 è stata ammessa all’Accademia Perosi di Biella nella classe del M° P. Berman con borsa di studio e da novembre ha superato l’ammissione alla prestigiosa Accademia Stauffer di Cremona nella classe del M°Salvatore Accardo. Attualmente è iscritta al secondo anno del Master of Arts in Music Performance, a Lugano,al Conservatorio della Svizzera italiana, sotto la guida del M. Pavel Berman. Ha seguito corsi di perfezionamento con vari maestri tra cui: F. De Angelis-Sion Svizzera;S. Tchakerian-Accademia J Napoli; M.Fiorini- Conservatorio Martucci;S.Kloss-Conservatorio Martucci. Ha partecipato a numerosi concorsi nazionali ed internazionali classificandosi sempre al I° posto: concorso Internazionale Accordiamoci con l ‘arte- Casal di Principe;Internazionale Positano;Euterpe 2017;Crescendo International Competition,Padova; “Premio crescendo 2020” -Firenze; Clivis,Roma;Denza di Castellammare di Stabia;Premio Mandanici –Messina ,Concorso Internazionale D. Vitti –Taranto, Internazionale V. Scaramuzza- Kr;Concorso Internazionale Sannicandro di Bari(..). Nel 2010 ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica e nel 2011 la Medaglia di Cavaliere della Provincia di Salerno per meriti artistici e musicali. Nel 2012,si è esibita al VII° Raduno Mondiale delle Famiglie alla presenza di S.S. Benedetto XVI in occasione della “ Festa delle Testimonianze” in diretta su TV 2000. Si esibisce regolarmente in concerti sia da solista che insieme alla sua famiglia nelle sale e nei Teatri più prestigiosi; Ha debuttato con un concerto-recital alla Carnegie Hall di New York nell’anno 2018. A dicembre 2015 si è esibita al Teatro“Truffaut”di Giffoni Valle Piana come solista con l’orchestra del Conservatorio Martucci eseguendo di Paganini “Mosè Variazioni di bravura sulla 4° corda”. Con sua sorella gemella Annastella, anch’essa violinista , ha costituito un duo di violino che le porta ad esibirsi su palcoscenici nazionali ed internazionali. Inoltre collabora attivamente con le Istituzioni:Polizia di Stato,Carabinieri,Magistratura,Procura Nazionale Anti Mafia,Prefettura …e con Enti Morali quali Telethon e Ail. Nel 2017 ha ricevuto il premio FIDAPA con borsa di studio come migliore diplomata al conservatorio. Suona su un violino “Romer” del 1920
Ludwig van Beethoven Sonata n°7 in Do minore op. 30 n°2 1770 – 1827 per pianoforte e violino I. Allegro con brio II. Adagio cantabile III. Scherzo: Allegro IV. Finale: Allegro, Presto Heinrich Wilhelm Ernst The last rose of summer 1814 – 1865 Roberto Arosio pianoforte Classe di violino di Pavel Berman
L.Van Beethoven (1770-1827) - Violin sonata in C Minor n.7,op.30 L'iniziale opera beethoveniana per violino e pianoforte, pur con alcune connotazioni spiccatamente personali, era stata influenzata da Mozart, per l'esattezza da quei capolavori che furono le Sonate in si bemolle maggiore K. 454, in mi bemolle maggiore K. 481 e in la maggiore K. 526 e che costituirono il primo perfetto modello di "Sonata concertante", in cui lo strumento ad arco non si limitava, come nel passato, ad interazioni o a imitazioni occasionali ma si alternava col pianoforte secondo un paritario principio dialogante. Rispetto a quella produzione, la triade delle Sonate beethoveniane dell'op. 30 (cioè la n. 6 in la maggiore, la n. 7 in do minore, la n. 8 in sol maggiore) rappresenta un momento di transizione, avviando peraltro un primo decisivo passo nella prospettiva di uno stile totalmente affrancato dai modelli settecenteschi, anche dal punto di vista formale. Composte nel 1802, nell'anno infausto in cui la sordità di Beethoven ebbe a manifestarsi in tutta la sua gravità, e quasi contemporanee alla Seconda Sinfonia e alle Sonate per pianoforte dell'op. 31, le Sonate dell'op. 30 furono pubblicate a Vienna nel maggio-giugno del 1803 con la dedica allo zar Alessandro I di Russia, a cui furono trasmesse per il tramite dell'ambasciatore conte Rasumowskij: pare che lo zar non abbia dato allora alcun segno di gradimento per tale omaggio e soltanto nel 1814-1815, quando soggiornò nella capitale austriaca per lo storico Congresso di Vienna, su sollecitazione della zarina Elisabetta, che era ammiratrice della musica di Beethoven, fu consegnata al compositore una ricompensa di 100 ducati assieme ad un anello. Al pari della triade dell'op. 31 per pianoforte, il lavoro cruciale dell'op. 30 è la Sonata centrale della raccolta cioè la Sonata n. 7 in do minore, il cui manoscritto originale è conservato nel fondo Bodmer del Beethovenhaus mentre numerosi abbozzi si trovano nel Quaderno Kessler, attualmente nel museo della Società degli Amici della Musica di Vienna. La struttura del primo movimento della Sonata n. 7 e l'impianto stesso della tonalità di do minore suggeriscono l'analogia con altre composizioni di poco precedenti nell'ordine cronologico, come il Quartetto n. 4 dell'op. 18 e il Terzo Concerto per pianoforte e orchestra. Si ravvisano inoltre nella Sonata in do minore altri caratteri del tutto peculiari e che segnano lo strabiliante contrasto di quest'opera rispetto alla produzione anteriore, come la cupa e minacciosa energia e il vigore drammatico, tesi a forzare dall'interno gli abituali schemi formali, l'articolazione quasi sinfonica in quattro movimenti, l'assoluta originalità di alcune formule strumentali tra cui i passaggi in "staccato martellato", le irruenti scale, le sovrapposizioni di lunghe linee melodiche e tempestose figurazioni del basso nonché certi insoliti tratti percussivi o declamatori. Le innovazioni più sintomatiche della Sonata in do minore sono individuabili nei suoi movimenti esterni, cioè nell'iniziale Allegro con brio e nel conclusivo Finale- Allegro. In sede di estremamente sommaria analisi si colgono nell'ampio respiro
del primo tempo alcune novità strutturali del tutto singolari come l'eliminazione della ripetizione integrale dell'esposizione, l'aggancio della fine dell'esposizione all'inizio dello sviluppo per il tramite di una transizione volta a prolungare la tensione emotiva d'avvio, la stessa brevità dello sviluppo e, per contro, dopo la riesposizione, l'ampiezza della Coda, siglata dalla perentoria affermazione del tema d'apertura. Apparentemente semplice nella sua articolazione motivica, l'Adagio cantabile, improntato ad una vena elegiaca «dolce, velata, molto nobile» - secondo l'opinione di Berlioz - si pone in evidenza per la varietà dell'elaborazione, oltre a contemplare nell'estesa Coda la felice combinazione di una nova frase con frammenti del tema principale e con rapidi passaggi in piccole scale. Nello Scherzo si ascoltano inaspettati spostamenti di accenti che saranno tipici di analoghi movimenti della successiva produzione beethoveniana, mentre il Trio, nella medesima tonalità di do maggiore, si dipana a canone tra il violino e il pianoforte nel registro basso. Marcato da una foltissima tensione espressiva è il Finale sin dall'apparire del tema introduttivo in cui si enucleano due elementi, il primo ritmico e il secondo chiaramente melodico, nel contesto d'un movimento che combina assieme la forma-sonata con lo schema dei Rondò. Ed egualmente insolita e nuova, anche in questo tempo, è la Coda che corona la Sonata in do minore con un Presto dall'incedere violento e affannoso. H. W. Ernst (1812 - 1865) - The last rose of summer “È l’ultima rosa dell’estate Lasciata fiorire da sola; tutte le sue amorevoli compagne sono appassite e andate; nessun fiore della sua specie, nessuna gemma di rosa è vicina, per riflettere indietro il suo rossore, o rispondere ai sospiri coi sospiri. Non ti lascero’, tu solitaria! Per meditare nostalgia sullo stelo; poiché le amate dormono, vai, dormi tu con loro. Cosi’ io gentilmente spargo,
le tue foglie sul letto, nel quale le tue compagne del giardino giacciono senza profumo e morte. Cosi’ presto potrei io seguire, quando l’amicizia decade, e dalla splendente cerchia dell’Amore, cadono via le gemme. Quando veri cuori giacciono appassiti, e quelli ardenti sono dipartiti, oh! Chi abiterebbe questo desolato mondo da solo?” “The last rose of summer” è una poesia di Thomas Moore,poeta,commediografo e attore irlandese, vissuto tra il 1779 e il 1852. La poesia è stata composta nel 1805 mentre Moore si trovava nella contea irlandese di Kilkenny. La poesia è scritta per una melodia tradizionale chiamata “Aislean an Oigfear o The Young Man’s Dream” trascritta da Edward Bunting nel 1792 basandosi su una esecuzione dell’arpista Donnchadh O Hamsaigh al Belfast Harp Festival. La poesia e la musica vennero pubblicati insieme nel dicembre del 1813, nel quinto volume di una raccolta di opere di Moore intitolata “A Section of Irish Melodies”. Diversi compositori hanno composto variazioni su tema basate sulla musica del poema. L. V. Beethoven, ad esempio, ha composto un tema con tre variazioni per flauto e pianoforte(op.105)basato sulla musica della poesia. Marco Giuliani, ha composto delle variazioni per chitarra, nella raccolta “sei arie nazionali irlandesi” (op.125 n.2), mentre Felix Mendelssohn ha composto su essa la “Fantasia in mi maggiore” (op15). Anche Heinrich Wilhelm Ernst ha composto delle variazioni per violino solo, realizzando una composizione tecnicamente molto impegnativa da eseguire. Ogni variazione è incentrata su una diversa difficoltà tecnica violinistica. Infatti, si possono ascoltare variazioni con terze,seste, ricochet,pizzicati con mano sinistra, armonici e doppi armonici. Heinrich Wilhelm Ernst, è stato un compositore e violinista ceco, vissuto tra il 1812 e il 1865. Bambino prodigio, iniziò lo studio del violino all’età di nove anni e in seguito fu allievo di Joseph Böhm e Ignaz von Seyfried al conservatorio di Vienna. Tra le sue composizioni ci sono diversi brani per violino e orchestra, per quartetto e due composizioni per violino solo : “Grand Caprice sur Le Roi des Aulnes de Schubert, op.26” e “6 studi a più voci” (tra cui le variazioni su “The last Rose of Summer”)
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