Di Modello, di Intaglio e di Cesello - Scultori e incisori da Ladatte ai Collino - ISBN 978-88-898-5328-3 - Editris2000
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di Modello, di Intaglio e di Cesello Scultori e incisori da Ladatte ai Collino di Modello, di Intaglio e di Cesello ISBN 978-88-898-5328-3
di Modello, di Intaglio e di Cesello Scultori e incisori da Ladatte ai Collino a cura di Giuseppe Dardanello Studi e ricerche Ignazio Perucca Romina Origlia 141 Una naturale morbidezza. Francesco Ladatte da Parigi a Torino Stefano Maria Clemente Giuseppe Dardanello 5 Aurora Laurenti 163 Andrea Boucheron argentiere I Pellengo tra Torino, Parigi e Digione Aurora Laurenti 187 Chiara Genta 31 Parigi e Roma nella formazione di un medaglista: Lorenzo Lavy Materiali e strumenti per la ricerca Paolo Surano 41 Il cantiere degli arazzi di Claudio «Nel morbido, e finito laudatissimi in Roma». Francesco Beaumont. Nuove indagini Gli invii romani dei fratelli Collino Ornella Graffione 189 Giuseppe Dardanello 47 Una devozione «giusta e ragionevole». L’attività dei Collino a Roma nella corrispondenza Iconografie dipinte nel Piemonte del Settecento diplomatica dei ministri sabaudi (1749-1767) Sara Martinetti 201 a cura di Chiara Carpentieri 63 «D’elegante e maestosa scultura». Maestri torinesi e romani per la prima formazione Rilevamenti dalle relazioni parrocchiali di Monsignor Francesco Luserna Rorengo di Ignazio e Filippo Collino di Rorà (1769-1770) Lucia Bergamo 67 Francesca Romana Gaja e Romina Origlia 207 Giuseppe Antonio Riva «architetto e scultore» Claudio Bertolotto 73 Giovanni Antonio Belmond. Un incisore tra Bologna, Parigi e Torino «La virtù di scultore, et intagliatore». Alessia Rizzo 213 Botteghe del legno tra ornato e figura Aurora Laurenti 85 Un repertorio di stampe per una famiglia di scultori torinesi. Note sull’album Lavy Scultori, pittori, indoratori nella Carmagnola Stefano Sereno 219 del XVIII secolo Ilaria Curletti 93 Stampe, artisti e collezioni a Parma nel Settecento La bottega di uno scultore in legno Chiara Gauna 223 nella prima metà del Settecento: Giovanni Battista Bonzanigo Collezioni di stampe a Torino: Francesca Romana Gaja 97 Turinetti e Rignon Ilaria Peano 235 Repertorio degli scultori Cartapeste. Francesco Ladatte e Giovanni Battista Bernero Apparati Giuseppe Dardanello 103 a cura di Aurora Laurenti Giovanni Battista Bernero Fonti archivistiche e manoscritte 242 Alice Aprile 119 Bibliografia 243 Giuseppe Antonio e Francesco Maria Riva Indice dei nomi 253 Sara Martinetti 133 Fonti dell’apparato illustrativo 256
Presentazione Sculture e scultori sono al centro dell’attenzione di questo secondo dall’altra, sul fronte della corte, alimentato dall’urgenza di aggiorna- ti, cantorie e cori lignei, la progettazione integrata di interni in stucco e Ampio spazio è stato riservato alle stampe, ad evidenza strumento quaderno sul Settecento che porta avanti l’esperienza avviata nel 2011 mento delle professionalità indispensabili alla promozione dell’im- ornati in legno. Manifestazioni del lavoro artistico che trovavano corri- ineludibile nel Settecento per orientare l’insegnamento accademico con la ricerca Beaumont e la Scuola del disegno. A orientare gli studi magine del sovrano e del governo sabaudo, quali scultori in marmo e spettivo nell’assiduità delle attenzioni prestate dalle associazioni devo- come la pratica figurativa di pittori e scultori. Alessia Rizzo ha ri- sono state anche in questo caso le campagne di rilevamento sul pa- bronzo, argentieri e medaglisti. Le qualità proprie dei materiali della zionali al proprio patrimonio di arredo, come emerge dalla penetrante costruito la figura di un incisore fossanese, Giovanni Antonio Bel- trimonio artistico in territorio piemontese, avviate grazie al lavoro di scultura hanno avuto indubbiamente un peso rilevante nel tracciare indagine documentaria condotta da Ilaria Curletti per Carmagnola e mond, a partire da una corrispondenza familiare che lo sorprende alle tesi condotto assieme ai colleghi, gli studenti e i dottorandi in Storia dei confini tra le esperienze degli scultori, per ragioni dovute alle come conferma l’inventario della bottega astigiana di Giovanni Battista prese con le prime frequentazioni accademiche bolognesi per vederlo dell’arte dei corsi di laurea e del Dottorato in Storia del patrimonio tecniche o rapportabili alle tradizioni di mestiere e, in misura non Bonzanigo, indagata da Francesca Romana Gaja. La ricerca di Aurora poi approdare nello studio parigino di Laurent Cars, portando in luce archeologico e artistico, in quello che è ora diventato il Dipartimento trascurabile, per questioni di costi. Il marmo restava cosa per pochi, Laurenti è invece partita dalle équipes di intagliatori chiamate a interve- uno straordinario spaccato del quotidiano di un artista, quando non si di Studi Storici dell’Università di Torino. favorito dal patronato regio, che dal 1737 poteva contare sullo Stu- nire nell’allestimento degli appartamenti in Palazzo Reale, per associare trattava soltanto dell’eccellenza dello stile, ma di affrontare e risolvere Gli obiettivi e gli impegni presi con il primo quaderno restano con- dio di scultura affidato alla cura di Simone Martinez; le fusioni in alla pluralità dei nomi che emergono dalla contabilità della Real Casa problemi figurativi concreti per assicurarsi da vivere. Le pratiche di fermati: rendere pubblico piuttosto che disperdere il lavoro messo a bronzo conoscevano una relativa fortuna nel campo delle applicazioni opere contestualizzate e personalità stilisticamente riconoscibili. utilizzo e riuso delle stampe, fino al completo esaurimento dell’inven- punto in sede universitaria e mettere a disposizione strumenti affida- decorative per l’arredo di interni, così congeniali all’elusivo scintillio Gli studi sulla scultura lignea a cavallo di ornato e figura si saldano con zione figurativa, sono ben documentate dalle raccolte grafiche degli bili e aggiornati per la ricerca e la formazione degli storici dell’arte; del gusto rococò; la terracotta diventava il materiale preferito per le gli interventi monografici del repertorio illustrato degli scultori, messo artisti come quella allestita da Lorenzo Lavy, di cui Stefano Sereno ha delineare l’identità di un’area culturale riconoscibile in un patrimonio prime manifestazioni di un raffinato collezionismo di élite; mentre la a punto per ricucire informazioni già note, ma spesso non facilmen- potuto provare l’uso quale repertorio di modelli impiegato dallo scul- di manufatti rilevante per il tessuto storico della regione; allestire un popolarità dello stucco perdeva terreno rispetto al secolo precedente, te accessibili, con le nuove acquisizioni di opere, di dati documentari, tore per il proprio impegno professionale di medaglista. adeguato repertorio di immagini, per dare figura in questo caso alle messa in discussione sul fronte della decorazione dai risultati a effetto cronologici e stilistici, discusse nella preparazione del quaderno. Una Molte di tali variegate manifestazioni della pratica figurativa finisco- esperienze degli scultori che alla metà del secolo hanno incrociato le della quadratura dipinta e, sul terreno della figura, dalla fortunata operazione verificata nel riscontro con le immagini, montate in una se- no per saldarsi a diversi livelli con l’accademia quando si vadano a leg- loro strade rispondendo alle diversificate domande delle committen- affermazione della scultura in legno. Era il legno intagliato a farla da quenza funzionale a restituire il percorso figurativo di alcuni scultori, gere le riflessioni dello Zani commentate da Chiara Gauna a riscontro ze. La raccolta di questi materiali si prospetta funzionale a preparare il padrone, indicato nelle città come nelle campagne per gli investimen- da offrire come affidabile strumento preliminare in vista di una mirata con le raccolte di stampe parmensi, destinate a sostenere ipotesi di terreno per interventi di restauro consapevoli che vedano interrogarsi ti devozionali, dorato e soprattutto dipinto per soddisfare l’urgenza campagna di restauri. A questo esercizio critico di sintesi sono state formazione in aperto confronto con le ragioni della storia dell’arte: si vicendevolmente, affiancati in un percorso comune e parallelo, restau- di convincente realismo che stava dietro alla domanda per statue e sottoposte le fortunate esperienze delle botteghe di Giovanni Battista dibatteva, allo scadere del secolo, se l’accostamento più opportuno per ratori, giovani storici dell’arte e funzionari degli uffici di tutela, per macchine processionali. La cartapesta ne poteva costituire una valida Bernero, Giuseppe Antonio e Francesco Maria Riva, Ignazio Perucca, l’apprendimento e la pratica professionale degli artisti dovesse passare trovare nelle rispettive competenze risposte all’altezza dei problemi alternativa, addirittura più apprezzabile e competitiva quando, come Stefano Maria Clemente e dei Pellengo, affidate rispettivamente alla per via di modelli stilistici – le Scuole – iconografici o compositivi. Il posti dal contesto storico e di conservazione dei manufatti artistici. accadeva eccezionalmente in Piemonte, veniva affidata al talento pla- cura di Alice Aprile, Sara Martinetti, Romina Origlia e Aurora Lauren- portato di questo primo affondo su materiali che aprono prospettive La realtà odierna pare poco disponibile a riconoscere le ragioni della stico dei più quotati scultori di corte. ti, isolando il caso peculiare della produzione in cartapesta riferibile ai nuove, anche sul piano internazionale, alla ricerca sulle stampe, potrà conservazione, e l’idea di una tutela attiva e consapevole della nostra I percorsi di formazione e i viaggi degli scultori valgono per quanto le modelli di Francesco Ladatte, ancora coadiuvato da Bernero, affrontato trovare un produttivo terreno di riscontro in mirate campionature di memoria storica si trova più che mai assediata da ambigui e prete- opere da questi realizzate ne riflettono le esperienze visive e professio- da chi scrive. verifica sulla produzione figurativa e offrire motivate ragioni di inda- stuosi progetti di valorizzazione, che non sono neppure in grado di nali, ma anche perché offrono un punto di osservazione privilegiato sul L’ultima parte del volume – materiali e strumenti per la ricerca – è gine sul collezionismo delle stampe, nel caso torinese delle raccolte rapportare a una nozione di qualità le ragioni di un patrimonio ar- circuito internazionale dell’arte contemporanea, che allora si confron- dedicata all’avvio di una riflessione su problemi aperti nel corso della dei Turinetti e dei Rignon illustrato da Ilaria Peano. tistico, come quello piemontese, considerato a torto minore. Volu- tava con i centri di elaborazione del gusto, Parigi e Roma. Ne davano precedente indagine sulla Scuola del disegno. Dalla disamina dei fondi Nel ringraziare i colleghi e tutti gli autori per il contributo che han- tamente provocatoria in tal senso è l’arma dei Turinetti di Pertengo testimonianza Francesco Ladatte e i fratelli Collino, non osservatori documentari sugli arazzi, condotta da Ornella Graffione a confronto con no voluto offrire ai lavori del seminario e ai contenuti del quaderno, sul portale di Villa La Moglia, presso Chieri, illustrata in copertina: passivi o semplicemente ricettivi di quanto accadeva nelle due capitali i disegni di Beaumont al Museo Civico di Torino, è emersa una coeren- vorrei segnalare il particolare merito dell’opera di redazione pilotata si tratta di un capolavoro di Francesco Ladatte, i cui putti trovano i dell’arte, ma figure di primo piano per le stagioni in corso nella Parigi te contestualizzazione dell’attività di pittori e arazzieri all’interno di con trascinante energia da Ornella Graffione e sostenuta dalla punti- propri compagni di gioco nei gruppi in piombo degli Elementi ora al degli anni Trenta e Quaranta e nella Roma dei due decenni successivi; Palazzo Reale, e il ruolo determinante giocato dall’arazzeria nell’orien- gliosa competenza di Sara Martinetti. Un grazie dovuto va agli amici Metropolitan Museum di New York; e mentre dello stesso Ladatte interpreti consapevoli e criticamente attrezzati del mai spento dibattito tare le modalità dell’insegnamento e gli esiti stilistici della Scuola del dell’Associazione Guarino Guarini, per aver sostenuto la nostra ini- il Museo del Louvre è disposto ad acquistare sul mercato antiquario tra antico e moderno, contribuirono in prima persona alla straordinaria disegno. Sara Martinetti si è interrogata sulla pervasiva presenza delle ziativa con un impegno che è andato al di là di una formale ospitalità, due ventole in figura di Nettuno e di Zefiro per esporle al Département apertura al pubblico della produzione figurativa innescata a Parigi dalle pale d’altare inviate dai pittori torinesi in vaste aree del territorio pie- condividendo un oneroso compito organizzativo, ricaduto soprattutto des objets d’art, l’arma in piombo dei Turinetti resta sconosciuta e mostre dei Salons e alla riflessione su di una nuova antichità allarga- montese, disponendo i primi importanti tasselli per una riflessione sulle sulle spalle di Cecilia Castiglioni. Non minore gratitudine dobbiamo dimenticata dietro l’angolo, sottoposta all’ingiuria di un irresponsa- ta, avviata a Roma nella cerchia del cardinale Alessandro Albani. Per iconografie dipinte che apre promettenti spiragli per ipotesi di ricerca ai grafici dell’Editris, per la tollerante competenza con cui hanno sa- bile abbandono. Anche se oggi è perlomeno azzardato auspicare che Ignazio e Filippo Collino la lettura in presa diretta, colta e aggiornata, ancora in buona parte da esplorare. Francesca Gaja e Romina Origlia puto ingabbiare nelle pagine del quaderno materiali tanto eterogenei, la comprensione e la cura del patrimonio artistico possa diventare di tali vicende è registrata da Lucia Bergamo nello stretto contatto con hanno messo a fuoco le potenzialità della fonte delle Relazioni Parroc- quanto l’esuberanza dei loro autori. una dimensione lavorativa e di occupazione gratificante per le risorse maestri della scultura e della pittura moderna, da Maini a Della Valle, chiali per il rilevamento statistico di usi, consuetudini e terminologie intellettuali e umane preparate e pronte a dedicarvisi, è in questa da Costanzi a Batoni. Chiara Genta e Paolo Surano si sono dedicati a ri- relative alla presenza di statue nelle chiese della diocesi torinese. Giuseppe Dardanello direzione che vorremmo lavorare. A offrirne l’opportunità è ancora costruire le tappe dell’apprendistato – programmaticamente orientato la Compagnia di San Paolo, che ha voluto sostenere il progetto con dai più accreditati orafi e medaglisti delle due capitali – dell’argentiere l’apertura di bandi di restauro orientati sui pittori e sugli scultori che Andrea Boucheron, a Parigi presso Thomas Germain, e del medaglista hanno dato forma alle manifestazioni figurative oggetto degli stu- Lorenzo Lavy, prima nella capitale francese in contatto con François- di del quaderno. L’obiettivo è restituire alla collettività i documenti Joseph Marteau, poi presso la Bottega della Lupa degli Hamerani in figurativi che le appartengono, dotati non soltanto di una durevole Roma. integrità materiale, ma anche della propria vitale identità storica. Le collaborazioni professionali, o associazioni temporanee di impresa, Gli studi e le ricerche nella prima sezione del volume presentano i come diremmo oggi, sono il filo conduttore delle esperienze dell’inta- risultati di un’ancora parziale mappatura dei manufatti scultorei con- glio ligneo maggiormente coinvolte sul fronte decorativo. Si inizia con servati nei territori che si irradiano dalla capitale sabauda. Ne emer- Giuseppe Antonio Riva, di cui Claudio Bertolotto ha restituito l’arti- ge una realtà di presenze figurative e decorative che ha lasciato sul colato quadro di attività tra intaglio ornamentale, scultura di figura, terreno le tracce di un investimento nei materiali della scultura da interventi architettonici e disegno per gli stucchi attraverso un percorso una parte sostenuto dalla forte domanda delle comunità parrocchia- biografico che consente di entrare nel vivo di una quotidianità che si li e delle associazioni religiose di laici, confraternite e compagnie; misurava nella fabbricazione di casse d’organo, l’allestimento di pulpi- 2 3
Segreteria di redazione: Ornella Graffione Una naturale morbidezza. Francesco Ladatte da Parigi a Torino con la collaborazione di Sara Martinetti Giuseppe Dardanello università degli studi di torino © 2012 Copyright degli autori Dottorato in Storia per i testi e le fotografie: Tutta l’opera di Ladatte è improntata dalla Salons che parla di tredici sculture in terracot- marsi al modello tradizionale della commit- del patrimonio archeologico e artistico Alice Aprile, Lucia Bergamo, sua abilità nel modellare. Una qualità soste- ta, una in creta, due in stucco, una in bronzo tenza univoca del re e della sua corte. Inoltre, Claudio Bertolotto, nuta da un talento inventivo versatile che lo (delle restanti tre non è specificato il materia- per ragioni ancora in parte da chiarire, Carlo Chiara Carpentieri, Ilaria Curletti, portò a elaborare un orientamento di gusto le) e guardando alle altre opere realizzate in Emanuele III decise di relegare l’attività dello Giuseppe Dardanello, Il quaderno è stato realizzato con la collaborazione Francesca Romana Gaja, spiccatamente personale, a sviluppare le pro- Francia: le due statue di Saint-Louis-en-l’Île scultore alle sole opere in bronzo, costringen- della Associazione Guarino Guarini Chiara Gauna, Chiara Genta, prie idee su di un ampio ventaglio di soggetti e la Madonna della Cattedrale di Reims, in dolo a un drastico ridimensionamento nell’at- Ornella Graffione, Aurora Laurenti, applicandole ai più diversi materiali scultorei stucco, la statua di Luigi XV a Rouen – di tività di plasticatore fino allora esercitata pre- Sara Martinetti, Romina Origlia, e a proporre modelli che furono poi realizza- cui si conserva ancora una fotografia del ba- valentemente in terracotta e in stucco. Tutta- Il quaderno è pubblicato grazie Ilaria Peano, Alessia Rizzo, ti anche da altri artisti. I materiali impiegati samento in guisa di trofeo – e il rilievo del via, in forma non ufficiale e sotto traccia, in al contributo della Stefano Sereno, Paolo Surano da Ladatte sono indicativi della propensione Martirio dell’apostolo Filippo per Versailles in virtù del talento che gli veniva riconosciuto a lavorare dei media in pasta malleabile – la bronzo, cui vanno ancora aggiunti i rilievi, da alcuni artisti e intendenti d’arte nel con- terra, cotta e cruda, la cartapesta, la cera e i presumibilmente in terracotta, delle due pro- flittuale milieu dei consiglieri che gravitava © 2012 Editris Duemila snc, Torino metalli di fusione, il piombo, il bronzo, l’ar- ve di concorso all’Académie Royale nel 1728 attorno al sovrano, Ladatte continuò a orien- ISBN 978-88-898-5328-3 gento – a riscontro invece di un numero piut- e 17292. tare il gusto figurativo torinese, in scultura tosto limitato di opere scolpite in marmo, A Torino non esisteva nulla di analogo a quel come in pittura, suggerendo dietro le quinte per via di togliere. La sua attività matura, contesto di avanguardia con cui iniziava a mi- una linea che finì per influenzare sensibilmen- dopo un percorso di formazione internaziona- surarsi la produzione artistica dell’intera Eu- te importanti opere commissionate dal re ad le vissuto tra Parigi e Roma e per la maggior ropa, con esperienze che per la prima volta si altri artisti, a partire da quelle affidate al regio parte condiviso con l’amico Carle Vanloo, si aprivano al mercato e a un pubblico allargato scultore in marmi Simone Martinez4. Il suo concretizza in due periodi che si possono di- sollecitando discussioni e riflessioni aperte e magistero si rivelò determinante per la for- stintamente isolare in ragione del sensibile dirette sulle opere d’arte, di cui restano vivide mazione degli scultori della successiva gene- condizionamento esercitato dalle differenti testimonianze gli scritti di Denis Diderot e razione, i fratelli Ignazio e Filippo Collino e Ringraziamenti committenze che fu chiamato a soddisfare: i disegni di Gabriel de Saint-Aubin3. Nella Giovanni Battista Bernero, e giunse a segnare La gratitudine degli autori va a tutti coloro che nelle istituzioni da loro rappresentate hanno sostenuto e da una parte il grande pubblico dei Salons e capitale sabauda, le occasioni lavorative per la produzione decorativa di un intagliatore in voluto agevolare le ricerche per questo quaderno, a partire dai funzionari della Soprintendenza per i Beni il mondo accademico nella Parigi degli anni Ladatte tornarono inevitabilmente a confor- legno come Giuseppe Antonio Riva5, mentre Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte: il Soprintendente Edith Gabrielli con Annama- trenta e quaranta del Settecento; dall’altra il ria Bava, Massimiliano Caldera, Walter Canavesio, Mario Epifani, Franco Gualano, Cristina Mossetti, riferimento, praticamente esclusivo, alla sola Paola Nicita, Elena Ragusa, Rossana Vitiello e presso lo stesso ufficio, la responsabile della Fototeca figura del sovrano nella funzione di regio Antonella Affronti. Non da meno è la riconoscenza nei confronti degli Uffici Diocesani per i Beni Culturali Ecclesiastici scultore in bronzi esercitata dal 1745 a Tori- e i loro responsabili: per il Piemonte e la Valle d’Aosta l’incaricato regionale don Valerio Pennasso; il no per Carlo Emanuele III. responsabile dell’Ufficio Arte e Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Torino, don Luigi Cervellin; il rettore La terracotta fu la materia da lui preferita per del Santuario della Consolata, don Marino Basso; padre Giuseppe Goi, della Congregazione dell’Ora- le sculture presentate tra il 1737 e il 1743 torio di Torino. Particolare gratitudine dobbiamo a tutti quei parroci, sacrestani e custodi che hanno ai Salons parigini, di cui Ladatte non mancò aperto le porte delle loro chiese mettendo a disposizione conoscenze e tempo prezioso. una manifestazione esponendo una ventina di A Torino non è mai venuta a mancare la collaborazione di numerosi istituti culturali e dei loro respon- opere registrate nei libretti di quell’evento, sabili: all’Accademia Albertina di Belle Arti, Nicola Maria Martino e Francesca Petrucci; all’Archivio che allora si teneva ogni anno nella Cour carré Fotografico della Fondazione Torino Musei, Riccardo Passoni e Michela Cometti; alla Biblioteca Nazionale del Louvre. Si trattava di bozzetti o model- Universitaria di Torino, Andrea De Pasquale e Franca Porticelli; presso il Consorzio per la Valorizzazione letti per alcune importanti iniziative di pro- Culturale “La Venaria Reale”, Silvia Ghisotti e Donatella Zanardo; presso il Laboratorio fotografico del Di- mozione regia, come la statua di Luigi XV partimento di Studi Storici dell’Università di Torino, Paolo Giagheddu; alla Fondazione Accorsi-Ometto, Luca Mana; a Palazzo Madama - Museo Civico d’Arte Antica, il direttore Enrica Pagella e il conservatore per il Palais des Consuls di Rouen, il rilievo Clelia Arnaldi di Balme; a Palazzo Reale, il direttore Daniela Biancolini e Enrico Edoardo Barbero; presso con il Martirio di san Filippo per un altare la- la Regione Piemonte, la Direzione Cultura, Turismo e Sport - Settore Residenze, Collezioni Reali e So- terale nella cappella della Reggia di Versail- printendenza Beni Librari, il responsabile Raffaella Tittone e Graziella Mare. les, il monumento funebre per il cardinale de In Italia e all’estero hanno dato un fondamentale contributo alla ricerca: il conservatore dell’Accade- Fleury; o da mettere in relazione con rilevanti mia Nazionale di San Luca a Roma, Angela Cipriani; al Musée des Beaux-Arts di Chambéry, Antonia commissioni di arte sacra, come le Madonne Coca; al Minneapolis Institute of Arts, Eike D. Schmidt, James Ford Bell Curator of Decorative Arts con il Bambino per la chiesa di Saint-Louis- and Sculpture; al Musée du Louvre a Parigi, Guilhem Scherf, Conservateur en chef au département en-l’Île a Parigi e per la cattedrale di Reims; des Sculptures. ma potevano essere anche opere di invenzione Un grazie particolarmente sentito agli studiosi e agli amici che a vario titolo hanno fornito indicazioni non necessariamente suggerite da una com- e suggerimenti confluiti nel volume: Walter Accigliaro, Stefano Accornero, Stefano Annone, Ezio e messa, presentate al Salon per farle conoscere Nadia Benappi, Patrizia Bagliano, Fabiana Borla, Roberto Caterino, Stefano De Martino, Michela di Macco, Elena Di Majo, Peter Führing, Silvia Ferrero, Michelangelo Fessia, Simona Gallina, Giovan- al pubblico e alla critica, e in un caso si trat- na Galante Garrone, Gianfranco Garavelli, Giorgio Garavelli, Guido Gentile, Luisa Gentile, Franca tava delle prove preparatorie per il proprio e Valeria Giacosa, Marcella Graffione, Cesare Matta, Miranda McLaughlan, Riccardo Moselli e Maria morceau de réception da presentare all’Académie Maddalena Barrera, Vittorio Natale, Davide Pescarolo, Alice Pierobon, Silvia Piretta, Gianni Pron, Ada In copertina Royale de Peinture et de Sculpture, la Giudit- Quazza, Tonino Rizzi, Paolo Robino, Giovanni Romano, Giovanna Sapori, Maria Paola Soffiantino, Francesco Ladatte, Arma dei Turinetti ta con la testa di Oloferne, ora al Louvre1. La pre- Gelsomina Spione, Alberto Tealdi, Roberto Toffanello, Bruno Toscano, Tarcisio Vergnano, Maria Carla di Pertengo, piombo, particolare, 1759. dilezione per i materiali malleabili è attestata Visconti, Clara Vitulo. Chieri, Villa La Moglia, portale d’ingresso. da una contabilità delle prove presentate ai Francesco Ladatte, Basamento per la statua di Luigi XV, bronzo, 1739 circa. Già Rouen, Palais des Consuls. 5
l’applicazione a soggetti di genere favoriti dal gusto contemporaneo aprì la strada an- che in Piemonte a nuove forme di collezio- nismo. Il gran numero di repliche e varianti dei piccoli gruppi in terracotta dei giochi di putti allusivi alle Stagioni o agli Elementi, per lo più ritenuti dei modelletti relativi all’im- presa dei piombi fusi per i giardini reali nel 1745-1747, è sintomatica di una predilezione specifica per un genere esemplare del gusto del Settecento che a Torino, grazie a Ladatte, finì per sollecitare la fioritura di un fenome- no selettivo di collezionismo delle terrecotte, orientato da un naturalismo gentile e condot- to nel segno della morbidezza. Ai Salons e nelle collezioni parigine La diffusione del collezionismo di bozzetti in terracotta è una novità del XVIII secolo in- nescata principalmente dai Salons, le mostre di arte contemporanea riaperte a Parigi con cadenza regolare dal 1737, dove bozzetti e modelli di pittura e scultura erano sottoposti Sébastien-Antoine e Paul-Ambroise Slodtz su modello di Francesco Ladatte (1738), Martirio di san Filippo, bronzo, 1746 circa. al giudizio del pubblico e una ristretta élite di Versailles, Castello, Cappella Reale. amatori prese a contendersi le prove prepa- ratorie per i morceaux d’agrément e de réception les sculptures même les plus achevées. C’est animavano la scena artistica parigina – Jean mento della sua dimora parigina divenne un à l’Acadèmie, che venivano esposte in quella que comme dans un dessein des yeux fins et de Julienne (1686-1766), lo stesso Pierre-Je- modello di orientamento per le collezioni di sede6. Le ragioni di quella improvvisa fortuna, éclairés y découvrent tout l’esprit du maître; an Mariette (1694-1774), Jacques-Onésyme arte francese contemporanea, e il suo ruolo di che trovava conferma in ambito romano nella cet esprit créateur, ce feu éticelant et tout di- Bergeret (1715-1785) – a radunare la più ri- indirizzo verso «le goût patriotique» veniva collezione raccolta dall’abate veneziano Filippo vin qui émane de l’âme, et que l’instant de levante raccolta di terrecotte dei maestri fran- riconosciuto anche da Mariette11. Nella sua Farsetti tra il 1749 e il 17537 – unilateralmen- réflexion est si prêt d’éteindre et de faire di- cesi contemporanei fu Ange-Laurent La Live residenza arrivò a esporre una cinquantina di te mirata in quel caso ai soli due grandi maestri sparoître»10. de Jully (1725-1779), dal 1756 Introducteur sculture di una trentina di autori, in buona del secolo precedente, Bernini e Algardi – tra- Tra le note figure di amatori-collezionisti che des ambassadeurs à la Cour de France. L’allesti- parte opere presentate in precedenza ai Salons evano origine dal convincimento, sostenuto del Louvre. Accanto alle terrecotte preparato- dalle giustificazioni teoriche di Roger de Piles, rie per i morceaux de réception di Michel-Ange che le prime forme di studio dell’opera trat- Slodtz, Bouseau, Challe, Saly e Falconet, vi tenessero in sé lo spirito e la qualità inventiva erano esposte opere di altri contemporanei della creazione artistica in misura molto più di Ladatte, Guillaume e Nicolas Coustou, Francesco Ladatte, Trionfo della Virtù incoronata da genii e attorniata dalle Arti Liberali, terracotta, 1744. genuina dei manufatti compiuti. «La matière Le Lorrain, Bouchardon, Lambert-Sigisbert Parigi, Musée des Arts Décoratifs, inv. 6313. molle du modeleur & l’esquisse sur le papier Adam e Pigalle, e di qualche illustre mae- du dessinateur, nous offrent le véritable esprit stro delle generazioni precedenti, come Puget de l’artiste: pendant que dans un tableau fini e Pierre Legros. Nella collezione di La Live & dans une statue achevée, les détails & les or- si trovavano ben quattro pezzi di Francesco nemens ralentissent souvent le feu du génie», Ladatte, tutti molto apprezzati nei commenti scriverà Winckelmann nel 17648, riafferman- del catalogo della raccolta redatto con l’aiu- do una posizione già sostenuta in precedenza, to di Mariette nel 176412. Il più noto era il con sfumature sottilmente diverse, da Caylus, modello preparatorio per il morceau de réception da Mariette e da Diderot9. presentato in marmo all’Académie nel 1741, Le osservazioni forse più lucide sulla nascen- la «Judith qui tient la tête d’Holopherne», te passione per le terrecotte furono avanzate ora al Louvre, seguito dal gruppo descritto da Mariette nel 1750 in apertura al catalogo come «le Génie des Arts, entouré de plusieurs della raccolta Crozat, nel tracciare i connota- enfans qui soutiennent le médaillon du Roi», ti di una forma di collezionismo riservato a verosimilmente da identificare con la terra- pochi raffinati conoscitori dotati di occhi sot- cotta del Trionfo della Virtù coronata dai Ge- tili e illuminati, i soli in grado di cogliere in nii e circondata dalle Arti liberali, attualmente quelle prove tutto lo spirito del maestro: «On conservata al Musée des Arts Décoratifs13; a n’insistera point sur l’excellence des modèles quest’ultimo faceva da pendant un altro grup- en terre cuite; tout le monde n’est pas éga- po raffigurante «les bains de Diane» presen- lement capable d’en apercevoir et d’en sentir tato da Ladatte al Salon del 1741; l’ultimo era les beautés cachées; mais il n’en est pas moins un modello in stucco di «une femme assise vrai que pour quelqu’un qui mérite de porter près d’une cep de vigne d’où elle prend une Francesco Ladatte, Trionfo della Virtù incoronata da genii e attorniata dalle Arti Liberali, terracotta, le nom de véritable connoisseur, ces morce- Francesco Ladatte, Trionfo della Virtù incoronata da genii e attorniata dalle Arti Liberali, terracotta, grappe de raisin: un Amour la regarde», ad particolare, 1744. Parigi, Musée des Arts Décoratifs, inv. 6313. aux ont peut-être encore plus d’attrait que particolare, 1744. Parigi, Musée des Arts Décoratifs, inv. 6313. oggi ancora da rintracciare14. 8 9
circolazione dei repertori di incisioni, ma sono colati. Sia la compostiera che il servizio da scrit- dell’ostensorio di Meissonnier per le carmelita- A Torino Andrea Boucheron lavorò in più occa- soltanto parzialmente indicative della produ- toio presentano in incisione l’aquila coronata, ne di Poitiers. Anche in quest’opera Boucheron sioni per la Confraternita della Santissima An- zione dell’argentiere36. simbolo dell’appartenenza al servizio della corte utilizza un linguaggio misurato, che preve- nunziata, presso il cui archivio si conserva anco- Della cospicua opera documentata, i rari ar- di Carlo Emanuele III41. Per quanto riguarda la de l’inserimento di decorazioni rocaille in una ra un disegno dell’argentiere per una croce pro- genti di Andrea Boucheron ancora conservati compostiera l’individuazione nei recapiti della composizione lineare e simmetrica, in cui so- cessionale. Il disegno e la descrizione data nei risentono infatti sensibilmente del periodo di Real Casa a Boucheron si perde nei generici pa- prattutto gli elementi di raccordo mantengono documenti portano a immaginare una serie di formazione vissuto a Parigi in contatto con gamenti per le numerose vasselle. Di servizi da un legame con il repertorio classico. Il cristallo decorazioni in argento e rame, in parte dorate, Thomas Germain, mediatore tra le nascenti scrittoio muniti di contenitori per l’inchiostro e al centro della raggiera dorata è avvolto da una applicate a una struttura lignea. Il 17 gennaio novità della rocaille francese e il classicismo ere- per la sabbia nei pagamenti se ne contano sette, nuvola da cui sbucano le testine di dieci serafi- 1757 la Confraternita ricompensò Boucheron ditato dal gusto di Luigi XIV, che imponeva ma tutti antecedenti al periodo in cui Bartolo- ni; la resa spumosa delle nubi, dalla superficie per «la formaz.e degli ornam.ti d’argento alla ancora composizioni misurate e simmetriche. meo Pagliani, che impresse il proprio marchio satinata e in alcuni tratti leggermente puntina- Croce nuova p. le Consorelle d’essa Confratt.a», Il maestro francese di Boucheron raramente ri- di controassaggio sul calamaio, svolse la propria ta, ricorda la cesellatura di alcuni particolari nel secondo la deliberazione del 28 maggio 1756 nunciò a riferimenti allo stile Luigi XIV e nel attività di assaggiatore42. calice di Vercelli con Cristo nell’orto degli ulivi. di far realizzare «una croce ornata d’arg.to in- progetto per un centrotavola datato 1725-1730 Oggetto della mia ricerca sono stati gli argenti La medesima lavorazione si osserva per il nim- serviente alle Consorelle quando vanno alle si osserva una concomitanza tra i due stili e la sacri, che ho potuto rintracciare in diverse sedi bo raggiato dell’ostensorio a Settimo Vittone, processioni secondo il disegno, o sia modello convivenza di elementi naturalistici ispirati al religiose, a partire da una portella di taberna- verosimilmente databile al 1755 e forse legato presentato poi convenuto circa il prezzo della vero e partiti decorativi geometrici o stilizza- colo in argento con il punzone dell’argentie- alla committenza della Compagnia del Santis- fattura e quantità dell’arg.to dal prefato ven.do ti. Nei quattro rinfrescatoi in argento dorato re, raffigurante la Cena in Emmaus, conservata simo Sacramento, che nel 1742 aveva ordinato Conseglio col Sig.r Orefice Andrea Bouchero- all’Ermitage (1731-1732), le rocailles avvol- presso il Duomo di Cagliari, nella cappella di un nuovo altare in marmi policromi allo scul- ne»51. Oltre al disegno sono riconducibili all’ar- gono i recipienti, che tuttavia si mantengono Andrea Boucheron, Servizio da scrittoio, argento sbalzato e dorato, 1753-1761 circa. Santa Cecilia43. Il rilievo presenta il marchio tore Carlo Giudici di Viggiù49. Tra gli elementi gentiere cinque pastorali conservati tutt’ora simmetrici nell’impianto generale. Una certa New York, The Metropolitan Museum of Art, inv. 1997.151.1a, b-4. d’assaggio di Giovanni Damodè, attivo alla resi in maniera naturalistica spiccano i tre an- nell’Archivio della Confraternita, tre dei quali linearità nell’impiego degli ornamenti, unita Zecca dal 1733 al 175344, periodo indicativo geli a telamone che reggono il fusto dell’osten- verosimilmente identificabili con quelli per cui al rispetto per la simmetria, si riscontra anche per la datazione dell’opera che escluderebbe il sorio sulle spalle. Anche in questo caso perline, Boucheron riceve un pagamento di 170.2.9 lire in un periodo più avanzato, come dimostrano i riferimento al progetto per l’altare di Carlo Via- fogliette stilizzate e baccellature si alternano a il 16 aprile 175152. I piccoli gruppi scultorei progetti del 1745 per la toilette di Maria Tere- na, documentato al 177745. Il coinvolgimento realistiche code di pesce, conchiglie cesellate a rappresentanti l’Annunciazione, coronati da una sa Rafaela, principessa di Spagna e moglie del diretto nelle vicende del Duomo di personalità piatto, volute e teste aggettanti di cherubino. raggiera dorata e da nubi spumose, si innesta- Delfino di Francia37. Un lucido confronto tra piemontesi tra gli anni venti e cinquanta del Pierluigi Gaglia ha proposto un confronto tra no su di un nodo dorato decorato da serie di le scelte stilistiche di Germain, cui aderì An- Settecento può orientare la datazione dell’opera il raggio a Settimo Vittone e l’ostensorio privo fogliette stilizzate orizzontali. La minor raffi- drea Boucheron, e le novità proposte da Meis- entro il quarto decennio: l’arcivescovo Giovan- di punzonature rubato nel 1973 dal tesoro della natezza nella resa delle superfici nei pastorali è sonnier compare nel necrologio che Pierre-Jean ni Giuseppe Raulo Costantino Falletti governò Collegiata di Chieri e mai più recuperato: evi- anche dovuta alla tecnica di fusione impiegata, Mariette dedicò a Germain, ritenendolo uno la diocesi dal 1726 al 1748 ed eresse la cappella dente la ripresa degli angeli a telamone che reg- con esiti più approssimativi rispetto a quanto dei più grandi argentieri che la Francia avesse di Santa Barbara nella navata sinistra, dove – a gono lo stelo e forti le similitudini nelle volute ottenibile con l’opera di cesellatura. Dato il co- mai avuto: «Ce n’est pas que M. Meyssonier ne a lato dell’altare – si trova il monumento al to- di raccordo tra i vari elementi e nel nodo ornato sto non elevato, circa 57 lire l’uno, comprensive puisse le lui disputer en certaines parties, mais, rinese Gerolamo Falletti, vicerè di Sardegna dal di cherubini con teste a tuttotondo50. di fattura e materiale, si deduce l’utilizzo di una à tous égards, je trouve M. Germain supérieur. 1731 al 173546. Son goût d’ornement est plus sage, ses compo- La lavorazione a sbalzo e cesello della portella sitions moins fantasques, et, quant à l’exécu- di Cagliari colpisce per la resa dura e spigolo- tion, la sienne n’est pas moins brillante. Si M. sa delle vesti degli astanti, che contrasta con Germain ne copie pas tout juste l’antique, et si la morbidezza e la naturalezza con cui sono pour se prêter au goût régnant, il se livre à des realizzati i cherubini, i volti e le mani dei tre formes singulières, il ne donne jamais dans des Andrea Boucheron, Compostiera, argento sbalzato e cesellato. Collezione privata. protagonisti, come si ritrova in altre opere di écarts blamables, et autant qu’il le peut, il em- Andrea Boucheron, in particolare i rilievi di prunte de l’antique et des bons maîtres ce qu’ils Vicoforte. La fisionomia del viso di Cristo e le ont de beau, et il en embellit sa manière»38. sinuose ciocche di capelli ricadenti sulle spalle Come si è accennato, la possibilità di confron- richiamano il Cristo nell’orto degli ulivi del cali- tarsi con la produzione profana di Andrea Bou- ce di Vercelli, attribuito alla collaborazione tra cheron è fortemente compromessa dalla perdita Boucheron e Ladatte. Andrea Boucheron, Calice, argento sbalzato, dei suoi argenti destinati a fine Settecento alla Una diversa e raffinatissima resa delle superfici cesellato e dorato, particolare con la Caduta di Cristo, fusione; tuttavia si sono conservate alcune ope- si ritrova invece in due ostensori a raggio pun- 1760 circa. Vercelli, Sant’Eusebio. re di destinazione privata e nuovi ritrovamenti zonati da Boucheron e conservati rispettiva- sono stati esposti alla mostra Sacro alla Luna. mente presso l’Abbazia di Fruttuaria a San Be- Argenti sabaudi del XVIII secolo alla Fondazione nigno Canavese e nella parrocchiale di Sant’An- Accorsi39. Si tratta di un servizio da scrittoio drea Apostolo a Settimo Vittone47. Sul primo conservato al Metropolitan Museum di New non sono finora emerse notizie documentarie, York, di una compostiera in collezione privata ma è logico supporre una committenza legata a e di una paiola di proprietà della Regione Pie- Carlo Vittorio Amedeo delle Lanze, prelato di monte in affidamento alla Reggia di Venaria40. Carlo Emanuele III che ricevette il titolo car- Anche in queste opere, in particolar modo nella dinalizio nel 1747 e a cui due anni più tardi fu paiola, Boucheron non rinuncia a una certa com- attribuita la giurisdizione dell’Abbazia48. In tal postezza e al rispetto della simmetria nell’im- caso il 1749 diverrebbe un termine post quem pianto; elementi naturalistici, elaborate cartelle per l’esecuzione dell’ostensorio, il cui piede con Andrea Boucheron, Calice, argento sbalzato, Andrea Boucheron, Calice, argento sbalzato, e sinuose volute si mescolano a campiture lisce Andrea Boucheron, Paiola, argento sbalzato e cesellato. Venaria Reale, Reggia di Venaria il medaglione centrale e le testine angeliche ai cesellato e dorato, 1760 circa. Vercelli, cesellato e dorato, particolare con la Caduta di Cristo, e baccellature, innestandosi su geometrici reti- (deposito della Regione Piemonte). lati richiama la soluzione utilizzata per la base Sant’Eusebio. 1750-1760 circa. Cesena, San Giovanni Battista. 34 35
«Padrone della creta» renza del volto che aveva certamente presente del 1754 e il giugno del 1755, quando furono sollevarono delle perplessità sulle dimensioni L’investimento di lungo periodo sulla forma- l’ammirato capolavoro della Vestale Tuccia, scol- lavorate e messe in opera dallo Studio di scul- del rilievo48 per rilanciare invece la proposta di zione del futuro regio scultore, raggiunto a pita da Antonio Corradini nel 1743. Le copie tura di Simone Martinez sei tavole di marmo impegnare lo scultore nella lavorazione di un Roma nel 1753 dal fratello minore Filippo, in marmo dei due busti arrivarono a Torino nel nella Galleria Beaumont, ovvero le consolles più gruppo «comandato d’ordine di S.M. e per un inviato dal re «per attendere anch’egli allo luglio del 1754, precedute dalle solite attesta- tardi dotate del sostegno delle coppie di putti tavolino delle regie sue stanze»49. Sul sogget- studio del disegno, e della scultura» e subito zioni di comprovata qualità, ricambiate a stret- scolpite parte da Martinez e parte dai fratelli to dell’antichità da copiare interveniva perso- introdotto al cardinale Albani43, suggeriva di to giro di posta dal sovrano, che il 31 luglio Collino e illustrate nel disegno di presenta- nalmente Carlo Emanuele III ponendo delle allargare il repertorio di modelli stilistici da ordinava una gratificazione di 500 lire da desti- zione della galleria delineato da Benedetto condizioni dettate dalle sue bigotte attitudini acquisire, inducendo Ignazio a rivolgersi a ori- nare allo scultore «per animarlo sempre più ad Alfieri47. La nuova attenzione di natura colle- di avversione alle nudità, come emerge, non ginali da copiare via via più sofisticati e non applicarsi alla sua professione»46. zionistica veniva allo scoperto nel momento senza qualche imbarazzo dell’ambasciatore Ri- sempre allineati alla selezione del classicismo Gli invii delle opere romane di Ignazio Col- in cui, dopo essersi confrontato con differenti vera, dalla lettera del 19 luglio 1755: «avendo contemporaneo, quali il busto della Vestale ve- lino, ormai trasmesse a Torino ogni anno con esemplari di statue e rilievi, Ignazio passava terminato il signor Giuseppe [sic] Collino il lata ai Musei Capitolini e la testa della Zinga- regolare continuità, dovettero contribuire a a misurarsi con i gruppi di scultura. Rivera gruppo a cui S.M. gli ha comandato di lavo- rella in collezione Borghese. Replica romana di modificare gradualmente l’atteggiamento di aveva a lungo insistito perché il bassorilievo rare e che rappresenta il fatto di Lucio Papirio un originale greco del IV secolo a.C., per il suo Carlo Emanuele III e della corte sabauda, che che celebrava la Protezione accordata dal Sovrano che fermo alle lusinghe della madre non si la- carattere esotico segnalata nel Settecento come incominciarono a guardare a quegli esercizi di alle Arti e alle Scienze, modellato in terracotta scia sedurre ben ché giovinetto, a confidarle il statua egizia, quest’ultima era stata restaurata studio come a sculture adatte ad adornare gli e vivamente apprezzato da Placido Costanzi, segreto del Senato, gruppo che fra gli antichi verosimilmente da Nicolas Cordier, il quale appartamenti reali. Un proposito che si mani- venisse tradotto in marmo per il re. Ma le re- di pregio è l’unico che siasi trovato qui come ne aveva sostituito gli arti e la testa in marmo festava, in assoluta contemporaneità, tra la fine azioni da Torino furono piuttosto tiepide e si desiderava la M.S. senza nudità ed in atto mo- nero con integrazioni in bronzo44. Fu proprio la capricciosa acconciatura di restauro a stimolare la prova di copia di Ignazio, che si dedicò a ri- percorrere nel marmo il manierato intrecciarsi della capigliatura, senza mancare di interveni- re a modificare i tratti, in realtà piuttosto duri, del volto lavorato da Cordier, attutendone i passaggi in una temperata dolcezza. Un analo- go stimolo alla interpretazione di un originale antico che andava a sollecitare gli ideali del gu- sto contemporaneo per una grazia dolcemente seducente, così congeniale allo scultore più apprezzato dai fratelli Collino, Filippo della Valle, potrebbe aver suggerito la scelta «del celebre busto della Vestale di Campidoglio»45, Ignazio Collino, Zingarella, dall’antico, marmo, 1753-1754. Torino, Palazzo Reale. pretesto per il virtuoso trattamento in traspa- Ignazio Collino, Zingarella, Zingarella, Replica romana di un originale greco del Ignazio Collino, Vestale velata, dall’antico, marmo, 1753-1754. IV secolo a.C. (?) completata da Nicolas Cordier dall’antico, marmo, 1753-1754. Ignazio Collino, Niobe con una figlia, dall’antico, terracotta, 1755-1757. Ignazio Collino, Lucio Papirio con la madre, dall’antico, terracotta, 1754-1755. Torino, Palazzo Reale. (?), marmo e bronzo. Parigi, Musée du Louvre. Torino, Palazzo Reale. Collezione privata. Collezione privata. 54 55
raffiguranti Alessandro il Macedone e sua madre Olimpia13. Queste esercitazioni compiute sull’antico lascia- rono profonde tracce nello stile dei fratelli Colli- no. Lo si può osservare nell’impostazione classica della Fortezza d’Animo, la maestosa statua che realizzarono a Roma tra il 1760 e il 1761 per ornare la Galleria Beaumont di Torino e che ri- prende nella gestualità e nell’orientamento l’A- pollo del Belvedere, studiato da Ignazio nel 175014. Il recupero del modello antico è però tradotto in una chiave assolutamente moderna, attraverso un drappeggio molto ampio e mosso che si spie- ga tra il braccio che sorregge lo scudo e i fianchi della figura allegorica. Come segnala la lettera scritta dal marchese di Gorzegno al conte di Rivera il 21 novembre 1748, parallelamente alle esercitazioni sull’an- tico lo studio di Ignazio Collino era proseguito presso il «signor scultore Mayni»15. Al momen- to dell’arrivo del torinese nella sua bottega, l’ar- tista era impegnato nella messa in opera degli stucchi per la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, nell’esecuzione dei rilievi della Basilica di San Pietro con storie della vita del santo e nel Mo- numento funebre di Scipione Publicola in Santa Ma- ria in Publicolis16. Vernazza scriveva che «pochi Ignazio Collino, Scena di offerta, penna e inchiostro bruno acquerellato in grigio, 1770 circa. giorni bastarono a far conoscere ch’egli già era Torino, Biblioteca Reale, Varia 197, dis. 8. in grado tale da non aver bisogno d’altro che di perfezionarsi. Per la qual cosa il Maini lo consi- gliò a frequentare il Campidoglio, e quivi sugli originali studiar con qual arte i sommi scultori avessero eguagliata la natura, ed imitarli, e far da sé», allineandosi in questo modo alle diret- tive suggerite dal cardinale Albani17. Tuttavia, Apollo del Belvedere, marmo, copia romana di età adrianea da originale greco. Ignazio e Filippo Collino, Fortezza d’Animo, marmo, 1760-1761. Città del Vaticano, Musei Vaticani. Torino, Galleria Beaumont. il 5 settembre 1750 il conte di Rivera segnala- va che il maestro, non vedendosi ricompensato La terracotta della collezione americana mostra in marmo per la Galleria Beaumont, già in via bondanza che l’eccellenza e la maestria con cui adeguatamente, «trascura affatto presentemente d’altra parte più significative concordanze con le di progettazione nel 1758. dai greci artefici sono state fatte»11. il povero giovine […] sino a negargli l’ingresso figure allegoriche alle testate della Galleria Be- È del 21 dicembre 1748 la lettera con cui il car- La corrispondenza tra l’ambasciatore sabaudo nello studio molte volte che s’è presentato per aumont, eseguite da Ignazio e Filippo Collino a dinale Alessandro Albani comunicava al mar- e il segretario di stato per gli Affari Esteri per- entrarvi»18; si interrompeva così, dopo neanche Roma e inviate nella capitale sabauda tra il 1760 chese di Gorzegno, segretario di stato per gli mette di registrare, a partire dal 1749, lo studio due anni, l’alunnato di Collino presso Maini, che e il 17637. La maniera di trattare i drappeggi, Affari Esteri sabaudo, la notizia di una visita del sull’antico che Ignazio Collino avviò fin dal suo peraltro non sembra aver lasciato segni notevoli l’aria antichizzante, il medesimo orientamento giovane Ignazio Collino, appena giunto nell’Ur- arrivo a Roma e che fu sua principale attività per nell’opera del torinese. della testa e delle braccia e alcuni accorgimenti, be «per perfezionarsi nell’arte della scultura»9. Il i successivi nove anni. Le tredici copie realizza- Nella stessa lettera del 1750, in cui riferiva come il tessuto che cinge diagonalmente i fian- cardinale Albani era celebre a Roma in qualità te in quel contesto furono tratte dai capolavori delle incomprensioni con Maini, l’ambasciato- chi, accomunano in particolare la Giuditta e la di mecenate e collezionista di arte antica, ma il classici più apprezzati e maggiormente copiati re sabaudo scriveva che il «signor Placido [Co- figura della Rettitudine, realizzata nel 1762-1763 suo interessamento all’arrivo di Ignazio Collino in quegli anni. Si trattava dell’Endimione dor- stanzi] ha preso in affezione il medesimo gio- dallo scultore per la Galleria. Queste convergen- in città va attribuito al profondo legame che lo miente, dell’Ercole Farnese, del Gladiatore morente, vine a motivo appunto della grande abilità che ze stilistiche si potrebbero mettere in relazione univa alla corte nel suo ruolo di protettore de- dell’Antinoo Capitolino, dell’Apollo del Belvedere, ha conosciuta in esso, pensa di dirigerlo anche con una lettera scritta il 5 settembre 1750, in gli interessi sabaudi fin dalle controversie che di un rilievo tratto dalla Colonna Traiana, del nell’idea di un basso rilievo d’invenzione, a cui cui l’ambasciatore sabaudo alla corte di Roma, opposero il Piemonte e la Santa Sede a partire bassorilievo dell’Antinoo Albani, della Vestale Ca- lavorerà in questo novembre»19, nominando conte di Rivera, alludeva a «una Giuditta che sta dal 172510. Nella lettera del dicembre 1748 Al- pitolina, della Zingara Borghese, dei busti di Fau- per la prima volta il pittore che avrebbe aiutato Ignazio e Filippo Collino, Umberto omaggia Corrado imperatore, terracotta, 1772-1773 circa. presentemente lavorando il medesimo virtuoso bani affermava di aver raccomandato lo sculto- stina Minore e Marco Aurelio giovane e dei gruppi Ignazio Collino a raffinare la sua formazione a Torino, Pinacoteca Albertina, inv. 410. Collino di propria invenzione», che in una suc- re piemontese a Giovanni Battista Maini, sotto di Lucio Papirio e Niobe12. Anche la formazione Roma tra il 1752 e il 1753. Probabilmente lo collaborazione con il paesaggista Orizzonte20. zazione di un bassorilievo raffigurante i Progressi cessiva missiva, riferendosi alla fragilità dell’o- cui Collino desiderava lavorare, e assicurava che del più giovane Filippo Collino passò attraver- scultore fu indirizzato al nuovo maestro dalla Costanzi, formatosi nelle botteghe di Francesco delle Arti sotto la reale protezione, che sarebbe stato pera, indicava essere di «creta»8. Una datazione avrebbe dato «allo stesso giovane tutte quel- so la copia dall’antico a Roma; in partenza per stessa corte sabauda, vista la grande ammira- Trevisani e Benedetto Luti, dirigeva nella sua inviato a Torino l’anno successivo21. Menziona- della terracotta di Minneapolis al 1750, quando le direzioni che gli potranno essere di maggior l’Urbe il 4 settembre 1753, una lettera di Rive- zione che Carlo Emanuele III nutriva per la abitazione un’accademia privata dove verosimil- va nuovamente Costanzi nella lettera del 19 lu- Ignazio Collino realizzava a Roma la sua Giudit- vantaggio […] Gli ho inculcato di venire spesso ra del 14 agosto 1756 lo segnalava «impaziente maniera di Costanzi, preferito di gran lunga a mente studiò anche Ignazio Collino. L’amba- glio 1755, riportando il suo giudizio sul gruppo ta, la collocherebbe a mezza strada tra la collabo- da me a mostrarmi i suoi lavori, e sopra tutto gli […] di dare anch’egli della sua applicazione e Pompeo Batoni, e al quale erano state commis- sciatore Rivera scriveva il 29 luglio 1752 che il di Lucio Papirio e sua madre «eseguito con tutta razione con Francesco Ladatte, da cui il giovane ho insinnato che prima di mettersi a modella- dei progressi […] qualche riprova alla M.S.», sionate per Palazzo Reale due sovrapporte nel pittore non era riuscito a negare al giovane Col- perfezione» da Ignazio Collino22. Le notizie tra- scultore aveva appreso a modellare delicatamen- re attenda qualche tempo a disegnare le statue motivo per cui realizzava i due bassorilievi an- 1740, raffiguranti Clelia davanti a Porsenna e la lino di «assisterlo nel disegno, che è quello in smesse dal conte di Rivera, cui si aggiunsero i te la terracotta, e l’esecuzione delle quattro virtù antiche, delle quali in questa città eguale è l’ab- cora oggi custoditi in Palazzo Reale a Torino, Continenza di Scipione, e due dipinti realizzati in che deve ora esercitarsi» e di aiutarlo nella realiz- commenti entusiasti del cavaliere Ossorio alla 68 69
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