Cibo e alimentazione nel mondo greco-romano - di Martina Savio MEDIACLASSICA UN PORTALE PER LE LINGUE CLASSICHE - Loescher ...

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MEDIACLASSICA
                      UN PORTALE PER LE LINGUE CLASSICHE

Cibo e alimentazione nel mondo greco-romano
di Martina Savio
Cibo e alimentazione nel mondo greco-romano - di Martina Savio MEDIACLASSICA UN PORTALE PER LE LINGUE CLASSICHE - Loescher ...
Il mondo greco
       • Il concetto di “dieta” e l’etimologia del
         termine.
       • Il ruolo cardinale della consumazione
         di cibi e bevande sul piano sociale e
         culturale.
       • La nutrizione come pratica che connota
         l’essere umano in contrapposizione agli
         dèi.                                                    La vendemmia (coppa attica a figure nere, VI sec. a.C.).
       • Le pratiche della nutrizione in quanto
         discriminante fra popoli civilizzati e
         stadio ferino/primitivo dell’umanità
         (barbari).
       • Il banchetto (τὸ δεῖπνον -ου).
       • Il simposio (τὸ συμπόσιον -ου).
       • Il cibo nella commedia classica: “il
         mondo di cuccagna”.                                 La raccolta delle olive (anfora
                                                          attica a figure nere, VI sec. a.C.).
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Una definizione di partenza

    ἡ δίαιτα -ης: “modo di vivere, tenore di vita”, nel
    lessico tecnico-medico “regime, dieta”

    dal verbo διαιτάω: “amministrare” o nel lessico
    medico “mettere a regime”, “sottoporre a cura”.

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Il ruolo cardinale della consumazione di cibi
       e bevande sul piano sociale e culturale

       Le modalità di consumazione di cibi e bevande
       costituiscono nel mondo greco (con peculiarità differenti
       a seconda dei contesti storico-geografici specifici) un
       elemento imprescindibile nella costruzione dell’identità
       sociale e culturale dell’essere umano in quanto tale,
       dell’uomo in quanto essere civilizzato e delle singole
       comunità.

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L’uomo vs. gli dèi
       L’uomo si definisce in quanto tale
       come essere mortale (βροτός -οῦ:
       “mortale”/“uomo”) in
       contrapposizione agli dèi, esseri
       immortali: gli dèi del pantheon
       tradizionale sono in tutto simili agli
       uomini, l’unica, ma capitale,
       differenza sta proprio nel fatto che
       gli dèi sono esenti da ciò che per i
       mortali costituisce il male supremo,
       ossia il decadimento fisico e la
       morte.
                                                          Il sacrificio di un cinghiale: tondo di un kylix attico del
                                                          Pittore Epidromo, ca 510-500 a.C.

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L’uomo vs. gli dèi

      Per questo gli dèi non hanno
      necessità di rigenerare le proprie
      energie attraverso la nutrizione
      “terrena”, l’unico loro “alimento
      speciale” è l’ambrosia, “cibo degli
      immortali”, a questi soli riservato e
      precluso agli uomini.
      L’uomo invece ha bisogno di
      nutrirsi per rigenerare le proprie
      energie e proprio questa sua
      necessità costituisce la pratica che
      più di ogni altra lo definisce in
      quanto tale in contrapposizione alle
      divinità.                                           Scena di libagione su un altare: kylix attica a figure
                                                          rosse, ca 480 a.C.

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L’uomo vs. gli dèi

       Tale distinzione viene confermata
       e celebrata attraverso la pratica
       rituale più importante del mondo
       greco: il sacrificio.

                                                                   Particolare di un oinochoe (οἰνοχόη) attico a figure rosse,
                                                                   430 a.C.

                                                          Sgozzamento della vittima sacrificale (Eracle e il toro di
                                                          Creta): mastos attico a figure nere, 500-475 a.C.

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L’uomo vs. gli dèi: il mito di Prometeo,
     il sacrificio e la nutrizione
     Secondo il mito sulle origini dell’umanità la cui più
     antica e diffusa versione a noi nota è narrata da Esiodo
     (Teogonia, vv. 507-570) in origine uomini e dèi
     vivevano insieme (età dell’oro) e anche a questi ultimi
     era concesso di nutrirsi di ambrosia e trascorrere una
     vita priva di affanni, ma durante un banchetto
     Prometeo (figlio del titano Giapeto), divinità amica
     dell’umanità e quasi suo “alter ego”, al momento di
     spartire le parti del bue ingannò Zeus; riservò infatti a
     questi solo le ossa, accuratamente ricoperte di grasso,
     e destinò agli uomini le carni, ossia le parti davvero
     commestibili e nutrienti. L’inganno fu all’origine della
     definitiva separazione fra dèi e uomini, i quali vennero
     per sempre abbandonati al proprio destino di mortali,
     costretti a procacciarsi con il duro lavoro il proprio
     nutrimento, senza però l’uso del fuoco, sottratto loro da   La punizione di Prometeo per il furto del fuoco: ogni
                                                                 giorno un’aquila gli divora il fegato, che poi ricresce di
     Zeus come ulteriore punizione. Anche in questo
                                                                 notte. Coppa in ceramica di produzione etrusca, VI
     frangente intervenne Prometeo, rubando il fuoco divino      sec. a.C.
     e donandolo agli uomini.
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L’uomo vs. gli dèi: il mito di Prometeo, il sacrificio
      e la nutrizione

      Il mito (eziologico) spiega l’origine della separazione fra gli dèi e gli uomini e la fa
      coincidere con l’esilio di questi ultimi dalla mensa degli dèi; al contempo esso definisce in
      quanto peculiarità umana il bisogno di nutrimento, associato primariamente alla carne, e la
      dipendenza umana dal fuoco, in quanto strumento di sopravvivenza (oltre che per sottrarsi
      al buio e al freddo, per la cottura delle carni); esso infine spiega l’origine della pratica del
      sacrificio cruento e del banchetto rituale che normalmente lo accompagna.
      Nel sacrificio costituisce un passaggio rituale fondamentale la spartizione delle carni della
      vittima:
      • agli DÈI si destina il profumo (non hanno bisogno del nutrimento) emesso dalla
        combustione di ossa e grasso;
      • agli UOMINI invece spettano le parti NUTRIENTI dell’animale: le carni (bollite)
        e le interiora (arrostite), consumate nel banchetto rituale che conclude il
        sacrificio e ne è parte integrante.
      Gli dèi non hanno bisogno di cibo nutriente: le offerte che si fanno loro sono dunque il
      profumo di ossa e grasso nel sacrificio cruento o i liquidi, nell’altra forma più diffusa di
      sacrificio, questa volta incruento, ossia la libagione.

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Uomini civili vs. primitivi/barbari

      Nella concezione greca le modalità di reperimento e
      consumazione di cibi e bevande costituiscono l’elemento che più di
      ogni altro definisce in quanto tali e distingue gli uomini civilizzati
      da una parte e quelli primitivi e/o i barbari dall’altra.

      La civiltà inizia con la pratica dell’agricoltura (cereali, vite, olive) e
      (in seconda istanza) dell’allevamento, con quella della lavorazione e
      della cottura dei cibi, e con quella della produzione del vino e di una
      sua consumazione regolata da norme ben precise.

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Uomini civili vs. primitivi/barbari
      Solo le comunità che possiedono tali pratiche
      si possono definire civili, allo stesso modo
      l’assenza di tali pratiche caratterizza lo
      stadio ferino/primitivo dell’umanità e
      permane dunque solo in comunità non
      pienamente civilizzate.

      σιτοφάγος -ου: “che mangia pane”
      epiteto impiegato (a partire da Omero) per
      definire l’uomo civilizzato in
      contrapposizione all’uomo primitivo/incivile
      che non conosce l’agricoltura e le pratiche di      Donna che impasta il pane (Attica),
      lavorazione del pane.                               ca 500-475 a.C.

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Uomini civili vs. primitivi/barbari
       Particolare rilevanza sotto questo profilo è
       riconosciuta:
       • alla coltivazione dei cereali e alla
         produzione del pane (culto di Demetra)
          σῖτος-ου: “grano/frumento”/“pane”;
       • alla coltivazione della vite (ἄμπελος-
         ου) e alla produzione (e consumazione)
         del vino (οἶνος-ου) (culto di Dioniso) 
         vedi p. 2.

                                                               Scena di donne che impastano il pane al suono del flauto:
                                                               terracotta da Tebe, ultimo quarto del VI sec. a.C.

                                                          Scena di vendemmia con raccolta e lavorazione dell’uva: spalla
                                                          dell’Hydria Ricci, pittore del Louvre, VI sec. a.C.

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Il banchetto (τὸ δεῖπνον -ου)
    Data la rilevanza assegnata alla nutrizione in
    quanto momento di auto-definizione degli uomini
    civili sul piano religioso in contrapposizione agli
    dèi e su quello culturale in contrapposizione agli
    uomini primitivi/barbari, la consumazione di cibi e
    vivande è caratterizzata da due aspetti
    fondamentali: la “socialità” e la “ritualità”. Il pasto è
    indissolubilmente connesso sul piano culturale al
    concetto di aggregazione sociale e
    definizione/costruzione di un gruppo e a quello
    della “ritualità”.
    Il banchetto (insieme al simposio: vedi diap. 15-18)
    costituisce uno dei principali mezzi di celebrazione
    dei momenti più importanti di un’intera comunità o
    di un determinato gruppo sociale al suo interno: sul
    piano politico, religioso, familiare/privato.               Ecamede prepara il kykeon per Nestore: kylix
                                                                           del Pittore di Brygos, ca 490 a.C.

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Il banchetto (τὸ δεῖπνον -ου)

       Il pasto comune e in qualche modo “ritualizzato” completava e
       sanciva/ufficializzava sul piano socio-religioso (solitamente si mangiava
       seduti  vedi differenza simposio):
       • le celebrazioni religiose ( pp. 5-9)
       • gli accordi politico-militari fra diverse realtà statuali o fra singoli
         membri di un medesimo stato (“partiti politici”)
       • l’appartenenza a una comunità di cittadini o un particolare
         riconoscimento da parte di quest’ultima (p. es. pasti “pubblici” nel
         Pritaneo ad Atene e Syssítia a Sparta)
       • momenti di passaggio della vita familiare e “privata”: celebrazioni
         nuziali e funebri.

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Il simposio (τὸ συμπόσιον -ου)

    συμπόσιον = συν (“insieme”) + πόσις -εως
    (bevuta, dal verbo πίνω: “bere”).
    Si tratta del più importante momento di
    aggregazione e auto-definizione socio-politica
    e culturale dell’aristocrazia di età arcaica e
    classica (per stringere alleanze politiche,
    definire le proprie prerogative e gusti letterari     Coppa a figure rosse del pittore di Epèleios, ca 510 a.C.
    e intellettuali). Il simposio era rigorosamente
    separato dal banchetto: si svolgeva dopo il
    banchetto e si concludeva con il corteo di
    baldoria per le vie della città, il κῶμος -ου
    (forse coinvolto nella nascita della commedia),
    nel quale i convitati, talvolta mascherati da
    animali, cantavano e ballavano.

                                                           Anfora attica a figure nere, scena di κῶμος, ca 560 a.C.

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Il simposio (τὸ συμπόσιον -ου)
  • Considerato l’effetto inebriante del vino (associato al culto di una divinità per il
    suo grande, ma anche ambivalente, potere: alleviare le sofferenze e dare pace
    all’uomo, ma anche, se consumato all’eccesso, privare l’uomo del proprio
    autocontrollo e dunque della razionalità) i modi del suo consumo distinguevano
    gli uomini civili dagli incivili/barbari: per questo l’unico consumo della
    bevanda consentito ai membri dell’élite aristocratica era quello che si realizzava
    nel simposio.
  • Nel simposio il consumo del vino era scandito da regole elaborate e precise: il vino
    si beveva miscelato con acqua (e talvolta anche con miele, a seconda della
    qualità della bevanda e della fase del simposio)  solo i barbari e le donne,
    esseri incivili, bevevano vino puro.
  • Uno dei simposiasti (συμποσιασταί = partecipanti al simposio: solo uomini) veniva
    nominato simposiarca (συμποσιάρχης -ου: “capo/amministratore del simposio”); a
    costui spettava il compito di scandire le fasi della bevuta: in mezzo alla sala
    veniva posto il cratere, nel quale di volta in volta venivano miscelati vino e acqua
    in percentuali via via diverse.

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Il simposio (τὸ συμπόσιον -ου)
        Il simposiarca dirigeva le operazioni dei servi: questi miscelavano
        il vino con acqua (e miele) secondo le indicazioni e lo servivano ai
        simposiasti, attingendolo con recipienti potori differenti a seconda
        del momento del simposio e della miscela.

                                                            Ceramica attica a figure nere: VI
                                                            sec. a.C.

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Il simposio (τὸ συμπόσιον -ου)

    La consumazione del vino era accompagnata da
    varie forme di intrattenimento, anch’esse
    connesse al culto di Dioniso:
    • Musica e danza: uomini e donne (di
      condizione servile) si esibivano suonando e
      danzando;
    • Giochi: i simposiasti si intrattenevano con
      giochi che mettevano alla prova la loro abilità,    Kylix attica a figure rosse-480-470 a.C.
      molti dei quali prevedevano l’uso degli
      strumenti potori e del vino;
    • Poesia: il simposio era uno dei luoghi
      privilegiati di composizione e trasmissione
      della poesia lirica (elegiaca, giambica e melica
      monodica);
    • Sesso: ballerini e ballerine (ἑταίραι)/
      suonatori intrattenevano i simposiasti anche
      concedendosi loro sessualmente.                      Cratere attico a figure rosse-ca. 420–400 a.C.

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Cibo = benessere: il “paese di Cuccagna” nella
        commedia
        Nelle fonti letterarie e in particolare nella commedia
        (Sicilia e Atene V-IV sec. a.C.) il cibo occupa un ruolo
        importante, in quanto mezzo per costruire scene e
        situazioni di grande godimento e/o divertimento per il
        pubblico: come in tutte le civiltà antiche, in cui il
        reperimento dei mezzi di sussistenza si poneva in quanto
        difficoltà primaria per l’uomo, soprattutto per i membri
        degli strati più bassi della società, la condizione piacevole
        e “goduriosa” per eccellenza è quella in cui si trovano in
        straordinaria abbondanza e a disposizione di tutti cibo e
        bevande, anche quelli più rari e costosi (carni e pesci in
                                                                         Lavorazione del tonno:
        particolare).                                                    personaggi rappresentati
        Ricordiamo in modo assolutamente cursorio e a puro               con probabili tratti comico-
                                                                         umoristici (scena di
        titolo esemplificativo l’elenco di pietanze a base di pesce      commedia?). Particolare di
        nelle Nozze di Ebe di Epicarmo (commedia dorica) o               cratere a fondo nero con
        quello di tutti i prelibati prodotti che si possono trovare al   figure rosse, IV sec. a.C.
        mercato di Atene in tempo di pace evocato nella Pace di          Museo Regionale
        Aristofane (vv. 999-1009).                                       Mandralesca, Cefalù.

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Il mondo romano

• Continuità e differenze rispetto al
  mondo greco.
• Il cibo e le condizioni sociali.
• Il ruolo socio-culturale del cibo, lo                   “Mosaico della vendemmia”: complesso archeologico delle
  status symbol per eccellenza: i                         Terme di Traiano (Roma), ca seconda metà I sec. d.C.

  banchetti.
• Il ruolo “etico” e “politico” del cibo.
• Cibo e salute: solo per chi poteva
  scegliere, ossia per gli strati più alti
  della società.
• I cibi per tutti.
• I cibi elitari.
                                                          Affresco con coppa    Cucina con vasellame in bronzo sul focolare: Casa dei
                                                          di olive da Pompei.   Vettii, Pompei.

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                                                                                                                                    20
Continuità e differenze rispetto al mondo greco

  • Anche nel mondo romano la consumazione di cibi
    e bevande riveste una funzione socio-culturale di
    capitale importanza, ma sotto profili differenti da
    quelli caratteristici del mondo greco: nel mondo
    romano il cibo è considerato il principale
    simbolo della condotta morale e
    dell’appartenenza sociale di un uomo.
  • Il pasto non riveste una particolare importanza sul
    piano religioso-rituale: l’unica forma di banchetto
    rituale connesso alla pratica del sacrificio è il
    lectisternium, importato dal mondo greco e
    sempre riconosciuto dai Romani come pratica “alla
    greca”, impiegata nel culto di varie divinità
    (soprattutto di quelle importate dall’oriente greco    Scena di banchetto con letti triclinari e mensae:
    come Apollo e Cibele).                                 affresco da Pompei.
  • Produzione e consumazione di cibi e bevande non
    possiedono uno specifico valore nella definizione
    della “civiltà” in contrapposizione alla “barbarie”.

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                                                                                                               21
Continuità e differenze rispetto al mondo greco

    • Il banchetto e la consumazione del vino
      (bevanda più importante, soprattutto in termini
      di prestigio sociale, anche nel mondo romano)
      non sono destinati a momenti di aggregazione
      distinti: il vino, per lo più consumato in miscele
      (con acqua e, talvolta, miele) anche dai Romani,
      accompagnava il pasto.
    • A differenza di quanto caratterizzava il simposio
      nel mondo greco, al banchetto dei Romani
      partecipavano anche le donne di condizione
      libera e di “buona famiglia”, le matrone, mogli
      dei convitati.
    • Anche nel mondo romano i convitati mangiavano            Scena di
      sdraiati, stesi sui letti, detti triclinia, nella sala   banchetto con
      da pranzo detta triclinium: l’origine greca della        letti triclinari e
                                                               mensae: affresco
      pratica è chiaramente denunciata dal nome                da Pompei.
      stesso: κλίνη-ης.

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                                                                                    22
Il cibo e le condizioni sociali
         Come in tutte le società caratterizzate da una divisione in classi e da un sistema
         di scambi di tipo mercantile, anche nella società romana l’alimentazione dei
         diversi gruppi sociali dipendeva necessariamente dalle disponibilità
         economiche dei loro membri.
         Nella società romana però il cibo è investito di una particolare rilevanza nella
         definizione della condizione sociale dell’individuo, più che in altri contesti
         storico-culturali.

                                                                Rilievo in marmo con venditrice di uova,
                                                                pollame e conigli da Ostia Antica.

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Il cibo e le condizioni sociali
     Solo i piccoli proprietari terrieri (sempre più rari nelle
     fasi mature della repubblica e ancor più in età
     imperiale) basavano la propria alimentazione
     sull’autoconsumo (prodotti agricoli, carni e prodotti
     caseari ovini), tutti gli altri acquistavano i prodotti che
     consumavano nei mercati e nelle botteghe, di cui
     pullulavano i centri abitati: le persone di condizione
     medio-bassa potevano essenzialmente permettersi
     cereali e derivati (pane in primis), legumi, altre
     verdure “povere”, uova e formaggio; quelle di
     condizione medio-alta, oltre a potere (nel caso)
     consumare i prodotti delle proprie grandi aziende
     agricole, delegavano agli schiavi domestici
     l’approvvigionamento della dispensa, che spesso
     veniva riempita anche dei prodotti più costosi:
     prodotti ittici, cacciagione, carne suina, funghi,
     spezie, sale.                                                 Rilievo in marmo con venditrice di
                                                                   verdure da Ostia Antica.

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Il ruolo socio-culturale del cibo, lo status
        symbol per eccellenza: i banchetti
        Per la sua diretta dipendenza dalle disponibilità
        economiche della persona il cibo è considerato
        nella società romana uno dei più importanti
        status symbol, mezzo per mostrare le proprie
        possibilità e dunque rivendicare la propria
        appartenenza agli strati più ricchi della società.
        Dalla ricchezza delle portate offerte in un
        banchetto si misurava la ricchezza
        dell’ospite e la sua “raffinatezza“.

                                                                                     Mosaico con scena di banchetto da Aquileia (V sec. d.C.)

                                                          Triclinio all’aperto: Casa dello Specchio, Pompei.

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Il ruolo socio-culturale del cibo, lo status symbol
      per eccellenza: i banchetti
                                                                                  Suonatrice di arpa:
      Tale “ricchezza” di cibi e bevande, oltre
                                                                                  affresco della Villa di
      che dell’intrattenimento (musica, danze,
                                                                                  Boscoreale, I sec. d.C.
      poesia e giochi, secondo le pratiche
      ereditate dalla tradizione italica greco-
      etrusca e dall’oriente ellenistico), non
      dipendeva tanto dall’effettiva bontà dei
      cibi, bensì dalla loro rarità ed esotismo
      (cui era direttamente proporzionale il
      prezzo) e dalla loro elaborazione, in
      termini di “tecniche culinarie” e di
      estetica, particolarmente importante era
      considerato lo stupore che i cuochi più
      esperti riuscivano a suscitare nei convitati
      presentando loro vivande che avevano la
      forma di un alimento, ma erano composte
      da un altro.                                         Scena di banchetto:
                                                          affresco della domus
                                                              dei Casti Amanti,
                                                                       Pompei.

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Il ruolo “etico” del cibo
      Nel mondo romano, proprio in quanto
      concretizzazione dello status, il pasto viene
      considerato anche come
      “materializzazione” dell’ethos di un
      personaggio, ossia del suo carattere e della
      sua condotta morale: “dimmi cosa e come
      mangi e offri agli ospiti e ti dirò chi sei”.
      Ciò emerge in particolare nella produzione
      letteraria comico-satirica (nella satira di
      Lucilio, Orazio, Persio e Giovenale e nella
      poesia epigrammatica, di Marziale e non solo).
      Se gli strati più bassi della società potevano
      accedere a un tipo di alimentazione
      “obbligata”, ridotta cioè a quei pochi prodotti
      economici che potevano permettersi, coloro
      che appartenevano agli strati medio-alti
      potevano scegliere e in questa scelta si
      poteva riconoscere la loro impostazione
      etico-esistenziale.                                 Fichi secchi, datteri e coppa di vino: affresco da Pompei.

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Il ruolo “etico” del cibo
                                                                                Cestini di ricotta: affresco
        • parca e morigerata, ossia ispirata ai                                 della Casa dei Vettii, Pompei.
          principi del mos maiorum,
          alimentazione del cittadino “modello”
          di età arcaica, medio proprietario
          terriero, contadino e soldato, che si
          ciba in quantità moderata dei prodotti
          della propria terra, legumi e verdure,
          olive, fichi (secchi), vino di sua
          produzione, dei prodotti dei suoi
          animali, soprattutto uova e formaggio,
          e riserva solo per qualche ospite
          importante la macellazione di un
          agnello o un capretto, consumato
          arrosto, senza particolari preparazioni.

                                                                 Pane e uova:
                                                          affresco da Pompei.
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Il ruolo “etico” del cibo

• eccessiva e lussuosa, ossia erede del lusso
  ellenistico-orientale, alimentazione che mira
  alla costante ostentazione delle possibilità
  economiche di chi la sceglie per sé e la offre
  agli ospiti, basata sulla presentazione
  scenografica di cibi rari ed esotici, su una
  spropositata abbondanza delle pietanze, di
  prodotti acquistati a caro prezzo, perché difficili
  da reperire, conditi in modo eccessivo,
  “innaffiati” da vini di importazione o comunque
  rari.

                  Frutta assortita, pesci, pollame e cacciagione:
               mosaico proveniente dalla Località Celoni sulla Via
                     Casilina datato tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.

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Il ruolo “politico” del cibo
          Il comportamento delle masse urbane è naturalmente sempre
          dipeso dal livello delle loro condizioni di necessità, in primis
          alimentare: per gli strati più bassi della popolazione il
          reperimento dei beni di prima necessità era il problema primario
          della vita quotidiana.

         Scene varie di vita sul Foro di Pompei, con venditori di tessuti e di pentolame in bronzo: affresco dai praedia di Iulia Felix,
         Pompei.
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Il ruolo “politico” del cibo
       Per questo la distribuzione di derrate alimentari
       (così dette frumentationes, di cui si occupavano gli
       edili, i tribuni della plebe e il praefectus annonae),
       cereali/pane prima di tutto in quanto alimento
       primario dell’alimentazione più modesta, ha sempre
       costituito per i membri dell’élite dominante un
       sicuro strumento di costruzione del consenso
       popolare: panem et circenses.

                                                          Pompei: panificio di   Negozio di un panettiere: affresco da Pompei.
                                                          Sotericus.

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Cibo e salute
         • Per chi può scegliere, ossia per i membri degli strati più alti della società, le scelte
           alimentari possono essere ispirate anche a criteri connessi alla salute fisica.
         • Alcuni alimenti infatti erano associati a particolari proprietà curative, soprattutto in
           relazione al loro effetto sulla digestione e sulla prestanza sessuale.

                                                                      Rapanello, ceci e bicchiere di
                                                                              vino: affresco da un
                                                                     thermopolium di Ostia Antica.

                                                          Mazzo di asparagi: affresco della
                                                          Casa dei Vettii, Pompei.

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Cibo e salute

          Gli alimenti normalmente considerati
          più salutari erano:
          • le verdure
          • la frutta                                                                          Melagrane: affresco
                                                                                               da Oplontis.

          Pesche: Affresco da Pompei.                     Frutta in un vaso di vetro: affresco da Oplontis.

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I cibi per tutti
 • Il vino (vinum -i) era la bevanda più consumata
   anche nel mondo romano: la qualità e la rarità del
   vino erano direttamente proporzionali al suo prezzo
   e dunque alle disponibilità economiche di chi lo
   consumava.
 • I cereali (fruges -um) e i legumi (legumina -
   um) erano i prodotti più diffusi e dunque più
   economici e costituivano pertanto l’elemento base
                                                                                           Tegami per la cottura
   della dieta degli strati più bassi della società: primi
                                                                                           delle uova da Pompei.
   fra tutti pane (panis-is), focacce
   (placentae/globi/circuli) e polenta (di farro)
   (puls, pultis).
 • Uno dei cibi più importanti, per tutti, erano le uova
   (ovum-i), che aprivano anche i pasti più ricchi e
   che solitamente erano consumate intere, cotte sulla
   brace.

                                                          Ceramica comune da Pompei:
                                                                      scodelle e piatti.

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I cibi per tutti                                      Thermopolium con ripiani per
                                                            l’esposizione di cibi e banco
                                                                     di mescita, Pompei.
    La circolazione dei prodotti alimentari
    sul mercato non si limitava alla vendita
    di prodotti non lavorati (mercati e
    botteghe  vedi pp. 23-24) ma era
    inoltre caratterizzata dalla presenza di
    “luoghi di spaccio” di prodotti lavorati
    “a buon mercato”, cibi e bevande, di cui
    erano ricche le vie di tutti i centri
    urbani, accessibili anche agli strati più
    bassi della popolazione: thermopolia
    (“bar” in cui si vendevano bevande
    calde), popinae (osterie in cui si
    consumavano vino e cibi semplici:
    pane, olive e zuppe), cauponae
    (locande simili alle popinae).                                                          Affresco con
                                                                                            avventori intenti nel
                                                                                            gioco dei dadi e degli
                                                                                            astragali. Da una
                                                                                            caupona di Pompei.

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I cibi per tutti
  Altri cibi piuttosto economici e dunque accessibili erano:
  • verdure “povere” come l’aglio, le cipolle, i porri, il cavolo,
    le rape e le bietole;
  • le olive meno pregiate, in particolare quelle scartate dalla
    produzione dell’olio;
  • i fichi, soprattutto quelli secchi perché semplici da
    conservare, e l’uva secca;                                                 Cesta di fichi: affresco da Oplontis.

  • animali da cortile, in particolare pollame e conigli.

                                                          Galli e galline:
                                                          affresco della
                                                          Casa dei Vettii,   Cucina con tordi, recipienti per liquidi e
                                                          Pompei.              piatto con uova: affresco da Pompei.

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I cibi elitari
    Oltre al sale e alle spezie (il pepe in primis), particolarmente
    pregiati erano considerati i prodotti ittici, soprattutto quelli più
    difficili da reperire: pesci, murene, molluschi (polpi, seppie e
    particolarmente pregiate erano considerate le ostriche),
    crostacei (in particolare l’aragosta).
    Dalla lavorazione/salagione del pesce si ottenevano poi tutti i
    vari tipi di garum, ossia della salsa più diffusa nelle forme più
    “raffinate” di alimentazione.

                                                      Murene: affresco da Pompei.
                                                                                              Pesci, murena, polpo, aragosta e mitili:
                                                                                              mosaico della “Casa del Fauno”, Pompei.

                                                                        Aragosta: affresco
                                                             della Casa dei Vettii, Pompei.

                                                                                                                            Pesci, seppia e mitili:
                                                                                                                            affresco da Pompei.
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                                                                                                                                                      37
I cibi elitari
    Per quanto riguarda i prodotti “di carne” era
    particolarmente costosa e dunque preziosa e
    ricercata la cacciagione:
    Lepri, cinghiali, pernici, tordi, cicogne e
    pavoni (di cui si consumavano anche le uova,
    anch’esse considerate pregiate)  la
    preziosità di cicogne e pavoni non risiedeva          Cinghiale: affresco dalla Casa
    nella bontà della carne, ma esclusivamente
    nella “novità/stranezza” della consumazione di        del Centenario, Pompei.
    volatili dall’aspetto particolare.

                                                                                            Lepre: affresco da Pompei.

                                                          Pavone: affresco dalla Casa dei
     Pernici: affresco da Pompei.                         Dioscuri, Pompei.

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I cibi elitari

   Un ruolo di rilievo nell’alimentazione
   dei Romani era ricoperto dalla carne
   suina: non proprio economica,
   risultava accessibile solo agli strati
   medio-alti della popolazione,
   soprattutto nelle sue forme lavorate                                Scrofe in allattamento pronte per la
   (prosciutti e insaccati).                                      macellazione: da un rilievo funerario con
   Particolarmente pregiate erano                         rappresentazione di una macelleria, Ostia Antica.
   considerate le mammelle e la vulva
   della scrofa: cucinate con elaborati                        Ceramica fine da mensa: piatti da Pompei.
   intingoli costituivano una delle
   portate “immancabili” nei banchetti
   più fastosi.

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Bibliografia (per cominciare…)
         Murray O., L’uomo e le forme della socialità, in L’uomo greco, ed. J.-P. Vernant, Bari
         1991, pp. 219-256

         Vernant J.-P., Mito e pensiero presso i Greci, trad. it. di Mythe et pensée chez les Grecs
         (Paris 1971), a cura di M. Romano e B. Bravo, Torino 2001

         Flandrin J.L., Montanari M., Storia dell’alimentazione, Roma-Bari 1997

         Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia
         romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte
         dell'archeologia, Roma 2004

         Salza Prina Ricotti E., L’arte del convito nell’antica grecia. L’evoluzione del gusto da
         Achille ad Alessandro Magno , Rome 2005

         Tedesco P., A tavola nell'antica Roma. Il sistema 'cibo' nell'impero romano: pratica e
         ideologia, 2a ed., Trieste 2018

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Referenze iconografiche
 p. 1: (coppa apula) https://it.wikipedia.org/wiki/Salsa_di_Taso#/media/File:Fish_plate,_attributed_
 to_Darius_Painter_workshop,_Greek-South_Italian,_Apulia,_c._340-320_BC,_red-figure_terracotta_-_Blanton_Museum_of_Art_-_Austin,_Texas_-_DSC07624.jpg; (mosaico)
 https://www.storiaromanaebizantina.it/a-cena-con-gli-antichi-romani/; p. 2: (vendemmia) http://www.museodelvinofirenze.it/cucina_etrusca.html; (raccolta olive)
 https://it.wikipedia.org/wiki/File:Amphora_olive-gathering_BM_B226_01.jpg; p. 5:
 https://it.wikipedia.org/wiki/Alimentazione_nell%27antica_Grecia#/media/File:Sacrifice_boar_Louvre_G112.jpg; p. 6: https://ierioggiincucina.myblog.it/2014/04/16/il-simposio/; p. 7:
 (toro) https://it.wikipedia.org/wiki/Sacrifici_religiosi_nell%27Antica_Grecia#/media/File:Mastos_Cretan_bull_Louvre_F475.jpg; (cottura carni vittima)
 https://it.wikipedia.org/wiki/Sacrificio#/media/File:Sacrifice_scene_Louvre_G402.jpg; p. 8: http://www.orsomarsoblues.it/2013/03/prometeo-e-il-vaso-di-pandora/; p. 11:
 https://it.wikipedia.org/wiki/Alimentazione_nell%27antica_Grecia#/media/File:NAMA_Figurine_p%C3%A9trissante_1.jpg; p. 12: (donne che impastano) E. Salza Prina Ricotti, L' Arte del
 Convito nella Grecia antica. L'evoluzione del Gusto da Achille a Alessandro, Roma 2005, p. 66; (vendemmia) http://lastoriaviva.it/storia-della-vite-e-del-vino-dalla-preistoria-a-
 roma/hydria-ricci-1/; p. 13: https://it.wikipedia.org/wiki/Alimentazione_nell%27antica_Grecia#/media/File:Briseis_Phoinix_Louvre_G152.jpg; p. 15: (coppa)
 https://www.lacooltura.com/2016/03/banchetto-simposio-antica-grecia/monaco2619f/; (anfora)
 https://it.wikipedia.org/wiki/Komos#/media/File:Komos_Staatliche_Antikensammlungen_1432.jpg; p. 17: https://www.lacooltura.com/2016/03/banchetto-simposio-antica-grecia/; p.
 18: (Kylix) http://www.culturaitalia.it/opencms/viewItem.jsp?language=it&id=oai%3Aculturaitalia.it%3Amuseiditalia-work_66193; (cratere)
 https://it.wikipedia.org/wiki/Il_banchetto_di_Platone#/media/File:Symposium_scene_Nicias_Painter_MAN.jpg; p. 19:
 https://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/minisiti/alimentazione/sezioni/etastorica/grecia/articoli/magnagrecia.html; p. 20: (mosaico)
 https://www.romasegreta.it/index.php?option=com_content&view=article&id=260:terme-di-traiano&catid=22:monti&Itemid=392; Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti
 nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 92 (olive); p. 28 (cucina);
 p. 21: https://www.storiaromanaebizantina.it/a-cena-con-gli-antichi-romani/; p. 22:
 https://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/minisiti/alimentazione/approfondimenti/articoli/vino_spezie.html; p. 23: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica
 Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 27; p. 24: Cerchiai Manodori Sagredo
 C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 86; p.
 25: (suonatrice) https://it.wikipedia.org/wiki/Musica_nella_civilt%C3%A0_romana; (banchetto) https://biblioleoni.wordpress.com/2015/04/16/i-versi-del-satyricon-dialogo-con-silvia-
 stucchi; p. 26: (suonatrice) https://it.wikipedia.org/wiki/Musica_nella_civilt%C3%A0_romana; (banchetto) https://biblioleoni.wordpress.com/2015/04/16/i-versi-del-satyricon-dialogo-
 con-silvia-stucchi/; p. 27: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e
 nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 97; p. 28: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori
 classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 72 (ricotte); p. 61 (uova); p. 29: http://itinera-barbarae.over-blog.it/article-natura-morta-
 67768879.html; p. 30: https://it.wikipedia.org/wiki/Occupazioni_romane_(I_-_II_secolo_d.C.)#/media/File:Fresco_from_the_House_of_Julia_Felix,_Pompeii_
 depicting_scenes_from_the_Forum_market.JPG; p. 31: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori
 classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 104 (forno); p. 105 (affresco); p. 32: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma.
 L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 81 (asparagi); p. 88 (rapanello); p. 33:
 Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte
 dell'archeologia, Roma 2004, p. 98 (pesche); p. 99 (melagrane); (vaso di vetro con frutta) https://www.pinterest.it/pin/525373112779966829; p. 34: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi
 e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 29 (ceramica);
 p. 63 (tegami); p. 35: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e
 nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 68 (thermopolium); p. 132 (affresco); p. 36: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana
 rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 48 (galli); p. 64 (uova e brocca); p. 96 (fichi); p. 37: (mosaico)
 http://www.pilloledistoria.it/2907/storia-antica/cucina-dellantica-roma-pesce-i-formaggi; Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana
 rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 8 (murene); p. 13 (aragosta); p. 14 (pesci e seppia); p. 38: erchiai
 Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia,
 Roma 2004, p. 8 (pernici); p. 44 (cinghiale); p. 46 (lepre); p. 58 (pavone); p. 39: Cerchiai Manodori Sagredo C., Cibi e banchetti nell'antica Roma. L'antica gastronomia romana rivive
 nelle pagine degli autori classici, nelle immagini, nell'arte e nelle scoperte dell'archeologia, Roma 2004, p. 42 (bassorilievo); p. 29 (vasellame fine).

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