Dental Science: Scientific Compendium iBOND Universal - La salute orale nelle migliori mani - Kulzer
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Prefazione I progressi nel campo delle tecnologie adesive influenzano Molti clinici decidono quale adesivo utilizzare in base alla enormemente i protocolli di trattamento in Odontoiatria particolare situazione clinica: in tal modo essi devono avere a Restaurativa. disposizione diversi sistemi adesivi con differenti protocolli di applicazione, esponendosi al rischio di un utilizzo non La terapia con restauri adesivi consente, per la prima volta, corretto. Introdotta di recente nella pratica clinica, la classe un restauro diretto minimamente invasivo, stabile nel tempo degli adesivi universali contribuisce a minimizzare tale rischio ed esteticamente gradevole. (Suh, 2014; Miyazaki, 2014). Tuttavia il termine “adesivo universale” è definito con diverse accezioni dai vari L’adesione ai tessuti duri dentali ha percorso diverse strade, e produttori: il denominatore comune è la possibilità di utilizzo attualmente gli approcci clinicamente rilevanti sono due: le con protocollo etch & rinse, selective enamel etching e self- tecniche etch & rinse (o total-etch) e le tecniche self-etch etching. Esistono inoltre adesivi universali che aderiscono (Cardoso et al., 2011; Frankenberger, 2013; Pashley, “universalmente” su vari substrati (ceramica, leghe metalliche, compositi), ma non tutti gli adesivi universali et al., 2011; Van Meerbeek et al., 2011). hanno questa caratteristica. Inoltre diversi adesivi universali necessitano di un attivatore per la polimerizzazione duale che L’obiettivo principale è stato quello di rendere il processo di li rendano compatibili con compositi autopolimerizzanti e adesione più semplice e più affidabile: tale scopo è stato duali e cementi resinosi. Per questi motivi il termine raggiunto con la riduzione dei passaggi operativi. I sistemi “universali” non significa un’effettiva universalità di etch & rinse sono stati portati da tre o più passaggi ai due applicazione per tutti i prodotti. passaggi (etching e adesivo) con l’introduzione degli adesivi one-bottle (Frankenberger, 2013; Frankenberger, 2001). I Con iBOND Universal,Kulzer ha utilizzato i suoi numrosi anni prodotti self-etching si sono evoluti in adesivi all-in-one in cui di esperienza scientifica e clinica nello sviluppo degli adesivi tutti i componenti sono contenuti in un unico flacone. Questi per introdurre un adesivo universale che possa, non solo adesivi one-bottle hanno guadagnato popolarità grazie alla essere utilizzato con tutte le tecniche operative ma anche semplicità di utilizzo, e la loro efficacia è stata avallata da vari aderire ad una grande varietà di materiali dentali. Non studi clinici (Kugel & Ferrari, 2000). richiede un attivatore addizionale per l’utilizzo con compositi autopolimerizzanti e duali, mentre necessita del silano iBOND La tecnica etch & rinse presenta vantaggi netti in termini di Ceramic Primer quando viene usato su substrati ceramici adesione allo smalto, mentre i punti di forza della tecnica self- silicatici. etching sono evidenti soprattutto nell’applicazione sulla dentina (Hannig et al., 1999). Per questi motivi, per diversi Con iBOND Universal, nato da una collaborazione tedesco- anni la mordenzatura selettiva dello smalto (selective enamel giapponese, Kulzer rinnova la sua tradizione iniziata nel 2007 etching) è stata considerata una valida tecnica per combinare con il primo adesivo all-in-one: sviluppare adesivi affidabili e i vantaggi delle metodiche etch & rinse e self-etching (Suh, di semplice utilizzo, che portino al successo nella pratica 2014). clinica di ogni giorno. Dr Maria Lechmann-Dorn Dr Janine Schweppe R&D Manager for Adhesives Global Scientific Affairs Manager Kulzer GmbH, Wehrheim, Germany Direct Restorations Kulzer GmbH, Hanau, Germany 2
Contenuti Introduzione alla tecnologia adesiva 4 Studi18 Classificazione degli adesivi 4 Forza di legame 18 ■■ Tecniche di adesione (microtensile strength) – Principi degli adesivi 5 Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany 20 ■■ Tecniche di adesione (shear bond strength) – Adesione allo smalto 5 Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany 21 ■■ Confronto della forza di legame – Kulzer, R&D, Adesione alla dentina 6 Wehrheim, Germany 22 Tecniche adesive 6 Integrità marginale 24 ■■ La tecnica etch & rinse 6 ■■ Integrità marginale – University of Marburg, Germany 26 ■■ La tecnica self-etch 7 ■■ Mordenzatura selettiva dello smalto 8 Sensibilità alla tecnica operativa 28 ■■ Sensibilità alla tecnica – University of Mainz & Gli adesivi universali9 Kulzer R&D, Wehrheim, Germany 30 ■■ Sensibilità alla tecnica – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany 31 La famiglia di prodotti iBOND 10 ■■ Forza di legame immediata/Bassa sensibilità alla tecnica – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany 32 GLUMA Solid Bond 10 ■■ Sensibilità alla tecnica – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany, Mitsui Chemicals R&D, Japan 33 iBOND Total Etch 10 Durata34 iBOND Self Etch 10 ■■ Invecchiamento simulato – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany 36 iBOND Universal 11 Compatibilità ai materiali 38 ■■ Compatibilità con ceramiche silicate – Caratteristiche generali 11 University of Erlangen, Germany 40 ■■ Compatibilità con compositi – Meccanismo di legame 11 Kulzer R&D, Wehrheim, Germany 41 ■■ Legame a metalli e ossidi ceramici – Tecnica di applicazione variabile 12 Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany 42 ■■ Legame a metalli e ossidi ceramici – Campo di applicazione 13 University of Pennsylvania, Philadelphia, USA 43 ■■ Compatibilità con differenti modalità di Adesione a differenti substrati 13 fotopolimerizzazione (cemento adesivo) – Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany 45 Applicazione14 ■■ Compatibilità con cemento adesivo autopolimerizzante – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany 46 Vantaggi di iBOND Universal 16 ■■ Compatibilità con differenti modalità di polimerizzazione (materiale per build-up di monconi) – Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany 47 Riparazione intraorale dei materiali dentali 48 ■■ Riparazioni di ceramiche silicate – Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany 50 ■■ Riparazioni di compositi – University of Turku, Finland 52 Valutazioni in vivo 54 ■■ Valutazione dell’handling clinico – Kulzer, PA, Dormagen, Germany 56 Bibliografia 58 3
Introduzione alla tecnologia adesiva Gli adesivi ad uso odontoiatrico sono utilizzati, generalmente, per unire un materiale da restauro a base resinosa ai tessuti duri del dente. Gli adesivi devono unire diversi materiali l’uno all’altro; devono in primo luogo assicurare un legame permanente a smalto e dentina (Silva e Souza, 2010; Van Meerbeek, 2001; Toledano, 2001), e inoltre, avere una buona adesione su resine composite e talvolta su restauri in metallo ceramica (Chen, 2013; Chen, 2012). Il superamento della necessità di ritenzioni macromeccaniche rappresenta il grande vantaggio delle tecniche adesive: non è richiesta la preparazione con sottosquadri (caratteristica dei restauri in amalgama), consentendo di ottenere una geometria cavitaria che preserva al massimo i tessuti duri dentali (Kugel & Ferrari, 2000; Frankenberger, 2013). Il legame adesivo ai substrati dentali è basato su una connessione micromeccanica e chimica tra specifici monomeri funzionali dell’adesivo e il calcio dell’idrossiapatite. Questo legame è reso possibile dalla procedura di mordenzatura con la quale il tessuto dentale viene demineralizzato; la porzione demineralizzata viene quindi riempita dai monomeri dell’adesivo con il processo di ibridizzazione (Van Meerbeek, 2001). Classificazione degli adesivi Nel corso degli ultimi decenni sono state introdotte diverse generazioni di adesivi: oggigiorno sono rilevanti solo le generazioni dalla terza all’ottava. Il diagramma seguente mostra una panoramica della classificazione di adesivi attualmente in uso. Gli adesivi possono essere classificati in base alla generazione, alla tecnica di mordenzatura, al numero di passaggi e al numero di flaconi; inoltre, alcune formulazioni sono bicomponente e devono essere miscelate prima dell’applicazione. Didascalia: Classificazione degli adesivi attualmente in uso. Generazione III IV V VI a VI b VII VIII Self-etch 1 passaggio, mordenzatura totale Sistema Etch & rinse Etch & rinse Etch & rinse Self-etch Self-etch Self-etch 2 passaggi adesivo/passaggi 4 passaggi 3 passaggi 2 passaggi 2 passaggi 1 passaggio 1 passaggio mordenzatura selettiva dello smalto 2 passaggi Mordenzatura Mordenzatura Mordenzatura Filosofia Self-etch Self-etch Self-etch Universale selettiva dello smalto totale totale Numero di flacaoni/ confezionamento principale ≥3 ≥2 1 2 1-2 1 1 (mordenzante escluso) 1+1 In base alla tecnica Numero di passaggi 3–4 3–4 2 2 1 miscelazione utilizzata Primo passaggio Mordenzatura Mordenzatura Mordenzatura Mordenzatura Miscelazione di 2 Mordenzatura, Mordenzatura, smalto smalto e dentina smalto e dentina e priming componenti liquidi priming, bonding priming, bonding Secondo passaggio Priming (in alcuni casi Priming (in alcuni casi Mordenzatura, miscelazione di miscelazione di Priming e bonding bonding priming, bonding due primer) due primer) Terzo passaggio priming bonding Quarto passaggio bonding Adesivi – GLUMA Solid Bond iBOND Total Etch – – iBOND Self Etch iBOND Universal (Kulzer) Nonostante le differenze, tutti gli adesivi prevedono le fasi di mordenzatura, priming e bonding. Nelle precedenti generazioni di adesivi, questi passaggi erano effettuati in sequenza, applicando gel mordenzante, primer e bonding. Nelle generazioni più 4
recenti, in accordo con l’attuale tendenza verso una maggiore semplificazione, alcuni o addirittura tutti i passaggi sono effettuati simultaneamente: i sistemi all-in-one (1 passaggio, 1 flacone) hanno combinato le funzioni di mordenzatura, priming e bonding in un’unica soluzione. La mordenzatura ha la funzione di demineralizzare i tessuti duri dentali. La fase di priming condiziona la superficie idrofila del substrato dentale e fa sì che i monomeri idrofobici del bonding possano penetrare in profondità. Infine, il passaggio del bonding sigilla la superficie del substrato dentale e rende possibile il legame con la resina composita idrofobica. Principi degli adesivi Generalmente, gli adesivi sono costituiti da monomeri funzionali, iniziatori, solventi, stabilizzatori e, possibilmente, riempitivi inorganici. La tipologia di monomero è un fattore chiave per la formazione di un reticolo stabile con un alto grado di polimerizzazione, buona resistenza meccanica, durata e stabilità all’idrolisi dell’adesivo e dello strato ibrido (Frankenberger, 2013; Van Landuyt et al., 2007). Siccome la superficie dentale è idrofilica mentre il composito è idrofobico, spesso sono utilizzate miscele di vari monomeri: i monomeri idrofobici (ad esempio Bis-GMA o UDMA) sono usati per legare il composito e sono responsabili della formazione del reticolo polimerico; i monomeri idrofilici (ad esempio HEMA e 4-META) sono necessari per garantire la completa penetrazione dell’adesivo nella trama di fibrille collagene idrofiliche della dentina demineralizzata. I monomeri funzionali come 4-META ed MDP si legano al calcio dell’idrossiapatite: il risultato può essere o un legame chimico con il tessuto duro dentale o la demineralizzazione a causa della dissoluzione del calcio (Yoshida et al., 2001; Yoshida et al., 2012). Acqua, etanolo ed acetone sono i solventi più comunemente utilizzati: essi veicolano la penetrazione degli adesivi nei substrati dentali (Yoshida et al., 2001; Yoshida et al., 2012). I solventi come acetone ed etanolo hanno inoltre la funzione di rimuovere l’acqua dallo strato ibrido durante l’asciugatura. Con l’utilizzo di adesivi self-conditioning, l’acqua è necessaria per attivare l’acidificazione; l’acetone o l’etanolo agiscono da solvente per i monomeri, ed allo stesso tempo rimuovono l’acqua dal substrato dentale e dall’adesivi durante l’evaporazione (Silva e Souza et al., 2010; Van Meerbeek et al., 2001). Gli iniziatori sono necessari per innescare la polimerizzazione dell’adesivo; quelli maggiormente utilizzati sono fotoattivabili. L’interazione tra iniziatori e stabilizzatori determina il tempo massimo di stoccaggio, il tempo di polimerizzazione e la reazione di polimerizzazione. Talvolta sono aggiunti dei riempitivi per dare stabilità aggiuntiva allo strato ibrido ed una consistenza ottimale. Adesione allo smalto La mordenzatura con acido fosforico, introdotta in Odontoiatria da Buonocore, modifica la superficie dello smalto: l’applicazione dell’acido per circa 30 secondi determina una perdita irreversibile di tessuto per uno spessore di 8-10 μm, creando una superficie ruvida la cui estensione cresce 10-20 volte. In tal modo la ritenzione della resina metacrilica allo smalto aumenta di un fattore 100 (Cardoso et al., 2011; Frankenberger et al., 2001; Van Meerbeek et al., 2001). La mordenzatura crea quindi una trama microporosa profonda 20-30 μm (Figura 1), che può facilmente essere infiltrata per capillarità dall’adesivo non caricato o poco caricato. L’adesione allo smalto è principalmente un ancoraggio meccanico ed è ritenuta una procedura sicura ed affidabile (Van Meerbeek et al., 2001). Gli adesivi self-etch sono utilizzati come alternativa alla mordenzatura con acido fosforico: non richiedono il condizionamento acido della superficie dello smalto in un passaggio separato, dato che i monomeri acidi la condizionano (mordenzano) e la ibridizzano simultaneamente. In base alla composizione ed all’acidità dell’adesivo self-etch utilizzato, l’effetto della mordenzatura sullo smalto è minore rispetto a quello ottenuto con l’uso dell’acido ortofosforico (Hannig et al., 1999; Kugel & Ferrari, 2000). Qualora sia necessario ottenere adesione su smalto non fresato, quindi, la sua superficie deve essere comunque mordenzata con acido ortofosforico anche utilizzando adesivi self-etch. Fig. 1: Immagine al SEM dello smalto mordenzato con acido ortofosforico. 5
Adesione alla dentina L’adesione sulla dentina è più difficile da ottenere a causa della sua struttura (Ekambaram et al., 2015), caratterizzata da una porzione significativamente maggiore di componenti organici rispetto allo smalto (principalmente fibre collagene). Inoltre, i tubuli dentinali aperti essudano permanentemente liquor dentinale a causa della pressione della polpa. Ottenere l’adesione di un composito idrofobico su un substrato dentale idrofilo rappresenta quindi una sfida per la tecnologia adesiva. La superficie dentinale viene demineralizzata durante le procedure adesive in modo simile a quanto avviene per lo smalto. La demineralizzazione è effettuata mediante il gel di acido ortofosforico o mediante i componenti acidi degli adesivi self-etch. Quando la dentina viene preparata con strumenti rotanti la sua superficie viene ricoperta da uno strato amorfo costituito principalmente da residui dei componenti organici ed inorganici della dentina stessa, chiamato smear layer (Frankenberger, 2013; Hannig et al., 1999; Kugel & Ferrari, 2000; Perdigao & Lopes, 1999). Quest’ultimo viene trattato con due diversi approcci in base alla tecnica adesiva utilizzata: la strategia etch & rinse e la strategia self-etch. Effettuato il passaggio della mordenzatura viene applicato il sistema adesivo, che quindi penetra in profondità nel tessuto dentinale e si lega chimicamente all’idrossiapatite. Qualunque sia la tecnica adesiva utilizzata (etch & rinse o self-etch) è molto importante far evaporare i solventi contenuti nel primer (nei sistemi a tre passaggi e due passaggi self-etch) o direttamente nell’adesivo (nei sistemi all-in-one). Se il solvente è a base acquosa, l’evaporazione è difficoltosa: ciò può causare vari problemi, poiché inclusioni d’acqua nello strato adesivo causano problemi nello strato adesivo stesso e polimerizzazione incompleta. Far evaporare scupolosamente il primer (in caso di adesivi a più passaggi) o l’adesivo (in caso di sistemi one-bottle) rappresenta quindi uno degli aspetti più importanti e sfortunatamente sottostimati nell’ottenimento di una buona adesione (Frankenberger, 2013; Luque-Martinez et al., 2014; Silva e Souza et al., 2010; Van Meerbeek et al., 2001). La completa evaporazione del solvente richiede un certo tempo, specialmente in presenza di una geometria cavitaria complessa. Strategie adesive Fino ad oggi, tre strategie adesive hanno dato prova di efficacia: etch & rinse (o total-etch), self-etch e selective enamel etch (mordenzatura selettiva dello smalto). La tecnica etch & rinse (o total-etch) Nei sistemi etch & rinse, chiamati anche total-etch, sia lo smalto che la dentina vengono condizionati con acido ortofosforico in un passaggio dedicato prima dell’applicazione del primer e, successivamente, dell’adesivo (nei sistemi a tre passaggi) o dell’adesivo (nei sistemi a due passaggi etch & rinse). Sullo smalto viene a crearsi l’effetto di mordenzatura descritto nei precedenti paragrafi; sulla dentina, lo smear layer viene completamente dissolto dalla mordenzatura acida ed il sistema adesivo può quindi penetrare nella trama di fibre collagene Total-etch esposta sulla superficie dentinale. La figura seguente (Fig. 2) illustra il meccanismo d’azione dell’approccio etch & rinse. 6
Phosphoric acid Demineralised dentine Hybrid layer Dentine Dentine Dentine Fig. 2: Tecnica etch & rinse: dissoluzione dello smear layer e demineralizzazione della dentina ad opera dell’acido ortofosforico (sinistra); trama di fibre collagene esposta sulla superficie dentinale dopo il risciacquo dell’acido (centro); ibridizzazione della dentina da parte di primer ed adesivo (destra). Nell’illustrazione: sinistra: acido ortofosforico, dentina; centro: dentina demineralizzata, dentina; destra: strato ibrido, dentina Per ottenere un’adesione stabile ed affidabile, dopo la mordenzatura l’acido ortofosforico ed i componenti dissolti dei tessuti duri devono essere accuratamente risciacquati con acqua. La superficie dentinale così condizionata è idrofilica e reagisce in modo più sensibile rispetto allo smalto: pertanto non deve essere né mordenzata eccessivamente né essiccata. Nella tecnica etch & rinse, quindi, la dentina viene mordenzata per un tempo significativamente minore rispetto allo smalto. Utilizzando sistemi etch & rinse one bottle (etch & rinse a due passaggi), solo l’acqua in eccesso viene rimossa dalla superficie dentinale per evitare complicazioni post operatorie (Van Meerbeek et al., 2001): una superficie dentinale asciugata eccessivamente provoca il collasso della trama di fibre collagene esposte, che non può essere compenetrata dall’adesivo causando vuoti come esemplificato in Figura 3. Adhesive Questi vuoti alla base della trama di fibre collagene sono soggetti a degradazione enzimatica e sono una delle cause di carie secondaria o di completo fallimento del Collapsed collagen fibres restauro (Miyazaki et al., 2014; Silva e Souza et al., 2010; Tay, 2014). I sistemi a tre passaggi risultano meno sensibili al rischio di eccessiva asciugatura Gaps between collagen fibres della dentina poiché la dentina stessa viene reidratata dall’applicazione del primer (Frankenberger, 2013; Kugel & Ferrari, 2000; Pashley et al., 2011; Suh, 2014). A questo punto è di estrema importanza che il primer di un sistema etch & rinse a 3 passaggi o l’adesivo (primer e bonding combinati) di un sistema etch & rinse a 2 Dentine passaggi siano applicati per un tempo sufficiente a consentire la completa penetrazione Didascalia Figura 3: Trama di fibre collagene in profondità nelle aree demineralizzate, poiché nella tecnica etch & rinse la collassata a causa di un’eccessiva asciugatura, demineralizzazione e l’ibridizzazione sono effettuate in successione. Dopo un’adeguata che impedisce all’adesivo di penetrare in asciugatura e rimozione del solvente, in caso di sistema a tre passaggi etch & rinse è profondità nell’area demineralizzata. necessario applicare il bonding (resina non riempita) del secondo flacone e fotopolimerizzare; in caso di sistema etch & rinse a due passaggi è necessario far evaporare il solvente della soluzione primer e bonding e fotopolimerizzare. Nella figura: adesivo, fibre collagene collassate, vuoti tra le fibre collagene, dentina La tecnica self-etch Nella tecnica self-etch la mordenzatura è effettuata dai componenti monomeri acidi inclusi nell’adesivo. Gli adesivi self-etch possono essere applicati direttamente sui tessuti duri dentali preparati. Viene quindi eliminata la fase di mordenzatura con acido ortofosforico, necessaria con gli adesivi etch & rinse. In base al valore di pH dell’adesivo self-etch, lo smear layer viene dissolto solo parzialmente e la dentina sottostante viene demineralizzata lievemente in profondità. Lo smear layer non dissolto viene incorporato nello strato adesivo (Hannig et al., 1999; Tay, 2014; Pashley et al., 2011; Van Meerbeek et al., 2011). Self-etch 7
Adhesive Hybrid layer Smear layer Dentine Figura 4: Tecnica self-etch: demineralizzazione (sinistra) e ibridizzazione della dentina (destra) in un unico passaggio. Lo smear layer è incorporato nello strato ibrido. Nella figura: a sinistra: adesivo, smear layer, dentina; a destra: strato ibrido Con gli adesivi self-etch le fasi di mordenzatura, priming e bonding sono effettuate in uno o due passaggi in base al tipo di formulazione (Hannig et al., 1999; Kugel & Ferrari, 2000; Van Meerbeek et al., 2011): ciò riduce i passaggi clinici e, di conseguenza, la possibilità di errori operativi. Il condizionamento dei tessuti e l’infiltrazione dei monomeri, infatti, avvengono simultaneamente, eliminando virtualmente il rischio di eccessiva mordenzatura o di essiccazione della dentina. Il meccanismo d’azione degli adesivi self-etch è mostrato in Figura 4. La profondità di mordenzatura corrisponde allo spessore dello strato ibrido: di conseguenza la possibilità di formazione di vuoti nello strato ibrido, con rischio di sensibilità post operatoria, è estremamente bassa. Tuttavia, nonostante i molti vantaggi degli adesivi self-etch, vi sono alcuni aspetti che richiedono un’attenzione speciale: ad esempio, molti prodotti all-in-one sono incompatibili o solo parzialmente compatibili con i materiali autopolimerizzanti. Inoltre, alcuni studi dimostrano che, in base all’acidità del prodotto, l’effetto di mordenzatura sullo smalto è meno pronunciato rispetto a quello ottenuto con l’applicazione di acido ortofosforico: di conseguenza è possibile ottenere un legame permanente sullo smalto solo se questo viene preparato o bisellato. Per tutti gli adesivi self-etch è necessario che il primer o il liquido dell’adesivo all-in-one siano applicati per un tempo sufficiente a farli reagire con la superficie dentinale; il liquido inoltre deve essere agitato all’interno della cavità per assicurarsi che i monomeri che hanno già reagito siano rimossi e nuovi monomeri ancora “freschi” vengano in contatto con la superficie dentinale. A causa della necessità di acqua per l’attivazione dei gruppi acidi degli adesivi self-etch, questi prodotti contengono una notevole quantità di solvente acquoso oltre a alcool o etanolo: l’acqua deve essere rimossa dallo strato adesivo con un’adeguata asciugatura con spray d’aria prima della fotopolimerizzazione. La tecnica di applicazione così descritta è l’unica che consenta di formare uno strato adesivo completamente polimerizzato e di lunga durata (Frankenberger, 2013; Suh, 2014; Tay, 2014; Van Meerbeek et al., 2001). Mordenzatura selettiva dello smalto La mordenzatura selettiva dello smalto era utilizzata originariamente con le prime generazioni di adesivi. I margini di smalto venivano mordenzati con gel di acido ortofosforico analogamente alla tecnica etch & rinse delle generazioni di adesivi più moderni; la dentina non veniva mordenzata con acido ortofosforico, ma solo condizionata con primer blandamente acidi che modificavano lo smear layer. Il risultato era uno strato ibrido somigliante a quello ottenuto dagli attuali adesivi self-etch; tuttavia, a causa della complessa tecnica che richiedeva tre flaconi e Selective Enamel Etch quattro passaggi clinici, gli odontoiatri hanno preferito ad essi gli adesivi etch & rinse o self- etch. Solo di recente la tecnica della mordenzatura selettiva dello smalto è ritornata ad essere usata più di frequente in combinazione con gli adesivi self-etch: solo lo smalto viene mordenzato con acido ortofosforico e quindi risciacquato; successivamente viene applicato un adesivo self-etch sull’intera superficie cavitaria. Tale procedura combina i vantaggi di un’ottimale mordenzatura dello smalto, di massima preservazione della dentina e di riduzione delle complicanze post oepratorie (Cardoso et al., 2011; Miyazaki et al., 2014; Suh, 2014). 8
Gli adesivi universali Gli adesivi universali rappresentano il più recente sviluppo nel campo degli adesivi. Essi unificano le differenti filosofie di legame ai tessuti dentali e le loro indicazioni. Mentre in precedenza l’odontoiatra doveva decidere una tecnica adesiva nel momento in cui sceglieva di utilizzare un prodotto self-etch od un prodotto etch & rinse, gli adesivi universali danno la possibilità di decidere la tecnica secondo le indicazioni. Questi ultimi, infatti, possono essere utilizzati con tecnica etch & rinse, self-etch o selective enamel etch (Cardoso et al., 2011; Miyazaki et al., 2014; Suh, 2014). Non è solo l’aspetto della tecnica adesiva che rende interessanti gli adesivi universali. Il termine “universale” significa inoltre che lo spettro di indicazioni è molto vasto e che l’adesivo può legarsi con una grande varietà di materiali dentali. Questo concetto tuttavia non si applica a tutti gli adesivi universali: alcuni di essi necessitano di un primer per aderire ad alcuni materiali come le ceramiche silicate o i metalli (Chen et al., 2013; Chen et al., 2012; Tay, 2014). Alcuni altri adesivi universali non sono compatibili con i materiali autopolimerizzanti od a polimerizzazione duale per ricostruzione di moncone o per cementazione di restauri indiretti; oppure ancora possono essere compatibili solo se associati ad attivatori dedicati. Solo pochi adesivi universali possono essere compatibili con tutti i materiali senza tali attivatori. Poiché non esiste una definizione organica ed ufficiale per lo spettro di applicazioni di un adesivo universale, nel momento della scelta di uno specifico adesivo universale l’odontoiatra deve determinare con precisione quali inidicazioni sono applicabili e quali possono richiedere l’uso di componenti addizionali. Il maggiore vantaggio di un adesivo universale rimane, comunque, il fatto che un unico sistema adesivo copre tutte le indicazioni sulle strategie adesive; inoltre, in base allo specifico adesivo, può non sussistere la necessità di ulteriori materiali. Meno sono i materiali ed i protocolli di applicazione, minore sarà il rischio di utilizzo scorretto dell’adesivo. 9
La famiglia di prodotti iBOND® Il nuovo iBOND Universal espande e migliora la gamma degli adesivi Kulzer in termini di possibilità di applicazione, comfort e sicurezza. Con i suoi innovativi sistemi adesivi Kulzer copre l’intero spettro delle applicazioni adesive e delle relative indicazioni. A fianco dell’adesivo di quarta generazione GLUMA Solid Bond, dell’adesivo di quinta generazione iBOND Total Etch e dell’adesivo di settima generazione iBOND Self Etch esiste ora un rappresentante dell’ottava generazione: il nuovo iBOND Universal. GLUMA® Solid Bond GLUMA Solid Bond è un sistema adesivo di quarta generazione, a due flaconi e tre passaggi, composto da GLUMA Solid Bond P (Primer) e GLUMA Solid Bond S (Sealer). La tecnica di utilizzo è etch & rinse con applicazione di acido ortofosforico. La dentina idrofila è resa idrofobica dal primer, e la dentina eventualmente troppo asciutta viene reidratata e preparata a ricevere il sealer. Con la polimerizzazione viene a crearsi uno strato ibrido stabile che garantisce il legame con il materiale da restauro. GLUMA Solid Bond è indicato per tutti i restauri diretti ed indiretti con materiali compositi e cementi compositi. iBOND® Total Etch iBOND Total Etch è un adesivo di quinta generazione, one-bottle, e garantisce tutto ciò che ci si aspetta da un sistema etch & rinse moderno. La fornitura in unico flacone riduce il carico di lavoro ed il rischio di fare confusione tra diversi flaconi. Dopo l’applicazione separata dell’acido ortofosforico (ad esempio con iBOND Etch) sull’intera cavità, iBOND Total Etch è applicato in un singolo strato: reidrata la trama di fibre collagene, forma uno strato ibrido omogeneo e previene la sensibilità post operatoria. Il solvente a base di etanolo può essere fatto evaporare velocemente ed in modo sicuro, e l’intera applicazione dell’adesivo può essere facilmente controllata basandosi sulla lucidità dello strato adesivo. Grazie all’ottimale miscela di monomeri, iBOND Total Etch raggiunge elevati valori di forza di legame e qualità marginale eccellente sia su smalto che su dentina. iBOND Total Etch è indicato per restauri diretti ed indiretti, nonché per il trattamento dell’ipersensibilità dentinale. Anni di esperienza clinica e significativi studi di Università indipendenti confermano le straordinarie caratteristiche di iBOND Total Etch. iBOND® Self Etch iBOND Self Etch è un adesivo all-in-one di settima generazione. Più di dieci anni fa Kulzer ha introdotto sul mercato il primo adesivo all-in-one al mondo, chiamato in origine iBOND. L’attuale iBOND Self Etch è stato adattato alle necessità della moderna Odontoiatria sulla base di una continua ricerca clinica ed approfondite analisi di mercato, ed ora rappresenta semplicità di utilizzo, alte performance ed affidabilità nel campo degli adesivi automordenzanti. Il suo monomero funzionale è il 4-META ed il solvente una miscela di acqua ed acetone. iBOND Self Etch non richiede una fase di mordenzatura separata per smalto e dentina, e come iBOND Total Etch viene applicato in un solo strato. Mordenzatura, priming, bonding e desensibilizzazione sono quindi effettuati in un unico passaggio. iBOND Self Etch è indicato idealmente per semplificare la procedura in una tecnica self-etch pura, ma può essere utilizzato anche con tecnica di mordenzatura selettiva dello smalto. iBOND Self Etch è indicato in combinazione con tutti i materiali compositi diretti ed indiretti fotopolimerizzabili. Sia la comodità di utilizzo sia la qualità sono costantemente confermate dagli odontoiatri e testate scientificamente e clinicamente da numerose Università. 10
iBOND® Universal iBOND® Universal iBOND Universal è un adesivo all-in-one automordenzante e fotopolimerizzabile per l’uso in Odontoiatria Restaurativa. Un vasto campo di applicazioni è stato associato ad una bassissima sensibilità alla tecnica, sia riguardo alle indicazioni sia riguardo alla comodità di utilizzo. Meccanismo di adesione L’adesione è ottenuta principalmente per mezzo dei monomeri funzionali 4-META ed MDP, molecole sperimentate e testate negli anni in numerosi sistemi adesivi. La combinazione di monomeri di iBOND Universal è costituita da gruppi idrofilici ed idrofobici, che rendono possibile il condizionamento e l’infiltrazione sia dello smalto (idrofobico) che della dentina (idrofila). La Figura 5 illustra i monomeri funzionali di iBOND Universal: O O O Eccellente adesione alla dentina, O OH idratazione ottimale e O OH penetrazione nella struttura dentinale. 4-MET(A) O O OH Eccellente adesione verso lo O P OH smalto, leghe metalliche non O preziose (CoCrMo, NiCrMo), lega MDP O di Titanio, ossido di Zirconio. DIDASCALIA Figura 5: i monomeri funzionali di iBOND Universal e le rispettive funzioni (giallo: estere metacrilico che crea legami crociati con altri mon- omeri; verde scuro: gruppi funzionali acidi che si legano al calcio dell’idrossiapatite del dente o a metalli e zirconia). Tali monomeri rendono possibile la demineralizzazione efficace di smalto e dentina grazie ai loro gruppi acidi e l’adesione chimica diretta al calcio dell’idrossiapatite contenuta in smalto e dentina. L’MDP, grazie ai suoi gruppi acidi fosforici, consente l’adesione chimica al calcio dell’idrossiapatite nonché al metalli ed agli ossidi ceramici. Il 4-META si lega al calcio dell’idrossiapatite tramite i gruppi acidi carbossilici; la molecola ha dimostrato la sua efficiacia in particolare in iBOND Self Etch, con valori di adesione molto soddisfacenti sulla dentina. I monomeri di iBOND Universal garantiscono una reticolazione ottimale ed un legame affidabile al composito per mezzo dei loro gruppi metacrilici, formando uno strato ibrido stabile che agisce, inoltre, come connessione micromeccanica con lo smalto. Lo strato adesivo è omogeneo e spesso approssimativamente 5-10 μm. iBOND Universal, come mostrato in Figura 6, non cola lungo le pareti cavitarie verticali. 11
Vertical wall of cavity DIDASCALIA Figura 6: lo strato adesivo omogeneo di iBOND Universal, spesso 5-10 μm, applicato con tecnica self-etching, sullo smalto (sinistra), sulla dentina (centro) e su una parete cavitaria verticale (destra). La composizione e la funzione di ogni componente di iBOND Universal è illustrata nella tabella seguente. Composizione e funzione 4-META Dissoluzione dei componenti minerali dei tessuti duri dentali (demineralizzazione); efficace legame con il calcio dell’idrossiapatite MDP Legame chimico al calcio dell’idrossiapatite dei tessuti duri dentali; legame efficace con lo smalto; legame con metalli e superfici ceramiche Metacritali Formazione della pellicola di adesivo, idratazione, formazione del reticolo tridimensionale, stabilità dello strato adesivo, legame con composito o cemento resinoso Acetone Solvente e veicolatore di monomeri idrofili ed idrofobi; facilita la rimozione dell’acqua Acqua Idrolisi di 4-META; innesco del processo di mordenzatura Il pH di iBOND Universal si attesta tra 1,6 e 1,8. Tecnica di applicazione variabile iBOND Universal permette all’odontoiatra di decidere se avvalersi di una tecnica etch & rinse, self-etch o di mordenzatura selettiva dello smalto (Figura 7). Figura 7: Strategie adesive differenti: etch & rinse (total-etch), mordenzatura selettiva dello smalto, self-etch 12
Di conseguenza, l’odontoiatra non ha necessità di cambiare il suo protocollo adesivo abituale. In ogni modo, la tecnica di utilizzo di iBOND Universal può essere decisa anche in base all’indicazione: ad esempio, la tecnica etch & rinse è vantaggiosa per i restauri estetici od indiretti, mentre la tecnica self-etch è raccomandata in Odontoiatria Pediatrica, e la tecnica di mordenzatura selettiva dello smalto offre particolari vantaggi nel restauro di lesioni cervicali. Indicazioni iBOND Universal è stato sviluppato per una grande varietà di indicazioni: restauri diretti, cementazione di restauri indiretti in combinazione con cemento resinoso o materiale composito, sigillatura e riparazione intraorale di precedenti restauri. iBOND Universal copre il più ampio spettro di indicazioni nel panorama degli adesivi Kulzer. La tabella seguente elenca le varie indicazioni in dettaglio. iBOND Universal è indicato per le seguenti applicazioni: ■■ Adesione di materiali compositi o compomeri a base metacrilica, fotopolimerizzabili, autopolimerizzanti o duali, con tecnica diretta in tutte le classi cavitarie ■■ Adesione di materiali per ricostruzione di moncone a base metacrilica, fotopolimerizzabili, autopolimerizzanti o duali ■■ Trattamento di ipersensibilità dentinale ■■ Sigillatura di cavità prima dell’applicazione di amalgama ■■ Sigillatura dei solchi ■■ Sigillatura di cavità e preparazioni prima della cementazione del provvisorio, secondo la tecnica IDS (Immediate Dentine Sealing) ■■ Adesione di restauri indiretti con cementi compositi fotopolimerizzabili, autopolimerizzanti o duali ■■ Riparazione intraorale di restauri in composito e compomero, nonché di restauri metallici o metalloceramici Adesione a differenti superfici iBOND Universal dimostra il suo carattere “universale” legandosi a tutti i materiali dentali costituiti da composito, compomero, ceramica e metallo. Il monomero MDP contenuto in iBOND Universal consente il legame chimico con le superfici in metallo od ossidi ceramici senza necessità di componenti addizionali. L’adesione e la riparazione di ceramice silicate/vetrose richiede un pre-condizionamento della superficie del restauro utilizzando iBOND Ceramic Primer, una soluzione di monomeri di silano (MEMO) in soluzione a base di isopropanolo (Fig. 8). o OCH 3 o Si Nella figura: Adesione mirata OCH 3 a ceramiche silicate CH 3 O Memo Figura 8: il silano in iBOND Ceramic Primer 13
A differenza di alcuni sistemi adesivi universali concorrenti, iBOND Universal è compatibile anche con tutti i materiali compositi convenzionali, indipendentemente dal loro meccanismo di polimerizzazione (fotopolimerizzabili, autopolimerizzanti o duali). Non è quindi necessaria l’aggiunta di un attivatore addizionale per la polimerizzazione duale, che può essere invece richiesta da altri sistemi adesivi (si veda la sezione Studi). La compatibilità con tutti i materiali compositi fotopolimerizzabili, autopolimerizzanti e duali è possibile grazie al sistema di fotoiniziatori appositamente ottimizzato. L’adesione “universale” di iBOND Universal a tutte le superfici dentali è rilevante in particolare per la riparazione intraorale dei restauri diretti ed indiretti. Soprattutto in caso di piccoli difetti localizzati (carie marginale, fratture, scheggiature), piccoli difetti marginali o discolorazioni, il consenso scientifico internazionale è oggi orientato più verso la riparazione minimamente invasiva piuttosto che al rifacimento totale del restauro (Gordan et al., 2015) allo scopo di preservare a maggior quantità possibile di tessuto sano. Applicazione A B C Tecnica Etch & Rinse 1 20 -- 30 s Flacone Cavità preparata 15 s 1 2 2 3 o Tecnica di mordenzatura 20 s selettiva dello smalto Monodose 1 3 20 – 30 s 10 s o Tecnica self-etch 1 La guida rapida sopra riportata illustra la semplice applicazione di iBOND Universal nel caso di restauri diretti. La formulazione di iBOND Universal offre un perfetto controllo dell’umidità: l’acetone e l’acqua in esso contenuta come solventi possono essere rimossi dallo strato adesivo mediante evaporazione con grande facilità ed efficacia. Residui di acqua nello strato adesivo causerebbero una polimerizzazione peggiore e una minore stabilità a lungo termine dello strato adesivo; al contrario, con iBOND Universal l’acqua (sia quella contenuta nell’adesivo che quella proveniente dalla dentina umida) è veicolata sulla superficie dell’adesivo dove può essere fatta evaporare velocemente. L’uso dell’acetone è molto vantaggioso poiché la sua pressione di vapore, che facilita l’evaporazione dell’acqua, è quattro volte più alta di quella dell’etanolo (Ekambaram et al., 2015). Le immagini seguenti (Fig. 9) illustrano la facilità con cui l’acqua può essere eliminata dallo strato adesivo. 14
Figura 9: Sinistra: La fase acquosa è stata contrassegnata con un colorante rosso selettivamente solubile, mentre la fase monomerica è trasparente. È evidente la separazione delle fasi di monomeri idrofobi dall’acqua. Centro: i componenti volatili come acetone ed acqua sono rimossi dall’adesivo per evaporazione. Destra: Dopo l’evaporazione, il residuo è simile ad una pellicola trasparente. Viene così illustrata l’effettiva espulsione dell’acqua dallo strato adesivo. L’uso di iBOND Universal, quindi, si rivela molto semplice ed efficace, come dimostrato da diversi test con ricercatori indipendenti (si veda il capitolo Studi); inoltre, iBOND Universal si rivela stupefacente in termini di alta forza di legame immediato. Ma l’applicazione di iBOND Universal non è semplificata solo grazie alla sua speciale formulazione: anche il nuovo contagocce del flacone (Fig. 10) ed i microbrush forniti in varie misure (Fig. 11) fanno la loro parte. Fig. 10: Particolare designer del beccuccio erogatore Fig. 11: iBOND Universal kit con iBOND Ceramic Primer Il nuovo contagocce dotato di sistema di controllo della goccia permette un dosaggio semplice ed economico, adatto alla quantità richiesta: la goccia si stacca in modo netto dal beccuccio del flacone, prevenendone la contaminazione. I microbrush sono disponibili in due versioni: verdi per cavità piccole, e rossi per cavità più grandi. Ciò consente una corretta applicazione anche in cavità molto piccole in cui un microbrush di dimensioni regolari non riuscirebbe ad entrare. La sensibilità alla tecnica è ridotta poiché iBOND Universal è un adesivo one-bottle e non richiede alcun attivatore per l’adesione a compositi duali o autopolimerizzanti (ad esempio cementi compositi o materiali da ricostruzione del moncone): non sussiste quindi il rischio di mescolare o tralasciare per errore i componenti. 15
Invece di utilizzare prodotti differenti a seconda delle indicazioni come avveniva in passato, tutto ciò che è necessario è un solo adesivo in un unico flacone. L’unico componente addizionale necessario è iBOND Ceramic Primer in caso di pretrattamento superficiale di ceramiche a base di silcato; iBOND Ceramic Primer è fornito in un flacone di vetro in modo da distinguerlo facilmente dall’adesivo. La seguente guida rapida illustra la semplicità di utilizzo su diverse superfici per l’adesione di restauri indiretti e riparazione intraorale. Restauri indiretti Riparazione intraorale Ceramiche silicate: 1 2 3 1 2 3 20 s 20 s Ceramiche silicate: 4 5 4 5 6 10 s 20 s 20 s Dente preparato 6 7 8 7 8 9 20 s 10 s 10 s 9 I vantaggi di iBOND Universal in breve ■■ successo adesivo immediato e di lunga durata ■■ per tutti i materiali dentali ■■ per tutte le indicazioni, inclusa la riparazione intraorale ■■ compatibile con tutte le tecniche adesive (etch & rinse, mordenzatura selettiva dello smalto e self-etch) ■■ controllo dell’umidità ottimale ■■ semplicità di utilizzo ■■ dosaggio preciso grazie al sistema “drop control” del flacone 16
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Studi Forza di legame
Tecniche di applicazione (forza microtensile di adesione) – Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany Valutazioni della forza di adesione di iBOND Universal Materiali e metodi Sono state preparati dei campioni di superfici di dentina e smalto, irruviditi con carta abrasiva SiC Foil grana 320. È stato applicato acido ortofosforico e risciacquato, con tecnica etch & rinse; è stato quindi applicato iBOND Universal e fotopolimerizzato. Sul campione preparato è stato eseguito un restauro in composito Venus Diamond A2; il restauro è stato fotopolimerizzato, quindi sezionato e sottoposto a test microtensile dopo una permanenza in acqua a 37° per 24 ore. Risultati iBOND Universal può essere usato con tecnica self-etch, mordenzatura selettiva dello smalto o etch & rinse 70 Forza di legame microtensile media [MPa] su denti umani dopo conservazione in acqua per 24 h 60 50 40 30 20 10 0 self-etch etch & rinse self-etch etch & rinse Smalto Dentina Non è stata rilevata alcuna differenza statisticamente significativa tra i metodi di applicazione (p
Tecniche di applicazione (resistenza alla forza di taglio) – Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany Valutazione della forza di legame di iBOND Universal Materiali e Metodi Sono stati preparati dei campioni di superfici dentali da molari umani, irruviditi con carta abrasiva SiC Foil grana 320. Sono stati utilizzati diversi sistemi adesivi con tecnica self-etch ed etch & rinse. Per la tecnica etch & rinse, la dentina è stata mordenzata con acido ortofosforico e risciacquata prima dell’applicazione degli adesivi, secondo le istruzioni d’uso. Gli adesivi sono stati fotopolimerizzati e, su di essi, sono stati posizionati cilindri di composito (Venus Diamond A2) e fotopolimerizzati. Dopo 24 ore in acqua a 37° è stato effettuato lo il test di resistenza alla forza di taglio (shear bond strength) utilizzando il metodo Ultradent, con velocità del punzone pari a 1 mm/min. Per il confronto degli adesivi sono stati utilizzati i test ANOVA ed LSD post-hoc; il metodo di applicazione di ogni adesivo è stato analizzato con T-test indipendente (p
Confronto della forza di legame - Heareus Kulzer, R&D, Wehrheim, Germany Confronto tra la resistenza al taglio di diverse generazioni di adesivi Materiali e metodi Sono state preparate, da molari umani, delle superfici dentinali piatte e irruvidite con carta abrasiva SiC Foil grana 320. È stato utilizzato iBOND Universal con tecnica self-etch ed etch & rinse (in questo caso dopo mordenzatura con acido ortofosforico). Tutti gli adesivi sono stati applicati secondo le istruzioni d’uso e fotopolimerizzati. Sono stati quindi applicati cilindri di composito (Venus Diamond A2) sulle superfici dei campioni trattate con adesivo. Dopo conservazione in acqua per 24 ore a 37 °C è stata misurata la resistenza al taglio con il metodo Ultradent (velocità del punzone pari a 1 mm/min). I risultati sono stati analizzati con test ANOVA ed LSD (p
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Integrità marginale
Integrità marginale – University of Marburg, Germany Qualità marginale di iBOND Universal in modalità self-etch ed etch & rinse confrontato con Scotchbond™ Universal ed Adhese® Universal Materiali e metodi Sono state preparate 48 cavità MOD su terzi molari umani estratti, con uno dei box interprossimali al di sotto della giunzione amelocementizia. Sono stati eseguiti dei restauri diretti in resina composita (Venus Diamond, Kulzer) associati a diversi adesivi in due modalità di applicazione (etch & rinse e self-etch): iBOND Universal (Kulzer), Scotchbond™ Universal (3M ESPE) ed Adhese® Universal (Ivoclar Vivadent). I gap marginali sono stati valutati con microscopia elettronica a scansione utilizzando repliche in materiale epossidico, al tempo zero e dopo trattamento termomeccanico (100000 cicli a 50 N, 2500 cicli termici da +5 °C a +55 °C). I risultati sono stati analizzati con test di Kruskall-Wallis e Mann-Whitney (p
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Sensibilità alla tecnica
Sensibilità alla tecnica– University of Mainz & Kulzer R&D, Wehrheim, Germany Confronto della resistenza al taglio di un nuovo adesivo universale applicato da studenti in Odontoiatria e del gold standard Materiali e metodi Sono stati preparati campioni piatti di dentina di origine bovina, irruviditi con carta abrasiva SiC Foil grana 320. 28 studenti in Odontoiatria dell’Università di Mainz hanno applicato l’adesivo secondo le istruzioni del produttore; Optibond FL è stato usato con tecnica etch & rinse e iBOND Universal sia con tecnica etch & rinse che self-etch. Dopo fotopolimerizzazione sono stati applicati sui campioni cilindri di composito Venus Pearl A2, e a loro volta fotopolimerizzati. La resistenza al taglio è stata determinata utilizzando il metodo Ultradent (velocità del punzone 1 mm/min). Metà dei campioni (n = 14) per ogni combinazione adesivo/tecnica adesiva è stata valutata dopo conservazione per 24 ore a 37 °C; l’altra metà dopo termociclaggio da 5°C a 55 °C per 5000 cicli. L’analisi statistica è stata effettuata con test ANOVA ed LSD (p
Sensibilità alla tecnica - Kulzer R&D, Wehrheim, Germany Compatibilità dell’adesivo universale con cementi compositi in differenti modalità di polimerizzazione Materiali e metodi Sono stati preparati campioni piatti di dentina di origine bovina, irruviditi con carta abrasiva SiC Foil grana 320. Gli adesivi sono stati applicati da 6 odontoiatri secondo le istruzioni d’uso. Scotchbond™ Universal è stato miscelato con il corrispondente attivatore per la polimerizzazione duale. Sui campioni preparati sono stati quindi applicati dei cilindri di cemento composito Clearfil™ Esthetic Cement (Kuraray), lasciato autopolimerizzare per 1 ora a 37 °C. La resistenza al taglio (Shear Bond Strength) è stata misurata con il metodo Ultradent ad una velocità di 1 mm/min. La resistenza al taglio di 7 campioni di iBOND Universal è stata valutata dopo 3 giorni in acqua a 37 °C. Results iBOND Universal è caratterizzato da bassa sensibilità alla tecnica 30 (autopolimerizzazione: 1 ora a 37 °C) 25 Resistenza media al taglio [MPa] 20 15 10 5 0 Scotchbond Universal + DC Activator iBOND® Universal dopo 1 ora iBOND® Universal dopo 3 giorni dopo 1 ora Non vi sono differenze statisticamente significative tra i gruppi. Conclusioni iBOND Universal ha ottenuto valori di forza di legame maggiori di quelli ottenuti con Scotchbond™ Universal + DC-Activator; inoltre, tali livelli sono cresciuti con il tempo. Commento Questo studio evidenza che l’uso di iBOND Universal è caratterizzato da basso rischio di effetto operatore poiché questo prodotto non necessita di aggiunta di alcun attivatore per la polimerizzazione duale. Fonte Lechmann-Dorn M, Eppinger R, Kastrati A, Loh W, Schaub M, Schweppe J. Compatibility of Universal Adhesives with Composite Cements in Different Curing-Modes. J Dent Res 94, Spec Iss A: # 2285, 2015 (www.iadr.org). 31
Forza di legame immediato/Bassa sensibilità alla tecnica – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany Confronto tra valori di resistenza al taglio immediata dopo applicazione da operatore inesperto Materiali e metodi Sono stati preparati campioni piatti di dentina di origine bovina, irruviditi con carta abrasiva SiC Foil grana 320. 15 operatori inesperti, che non avevano mai utilizzato adesivi smaltodentinali in precedenza, hanno applicato gli adesivi secondo le istruzioni del produttore e fotopolimerizzato per 10 s con una lampada Translux Wave. Sulle superfici così preparate sono stati quindi applicati dei cilindri di composito e fotopolimerizzati. La resistenza al taglio è stata immediatamente misurata con il metodo Ultradent (velocità 1 mm/min). I risultati sono stati analizzati con test ANOVA e LSD (p
Sensibilità alla tecnica – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany, Mitsui Chemicals R&D, Japan Influenza del tempo di evaporazione sull’idrofilia di diversi adesivi universali Materiali e metodi Sono stati preparati campioni piatti di dentina di origine bovina, irruviditi con carta abrasiva SiC Foil grana P120 e P400. Sono stati applicati gli adesivi secondo le istruzioni d’uso. Il tempo di evaporazione è stato variato tra 10 e 30 s; dopo fotopolimerizzazione per 40 s è stato misurato l’angolo di contatto di 2 μl di acqua deionizzata sulla superficie dei campioni (n = 5 per ogni adesivo). Simultaneamente è stata catturata una serie di immagini ad alta velocità dei campioni, valutando quindi gli angoli di contatto in funzione del tempo tramite analisi software del filmato ottenuto. L’analisi statistica relativa ai tempi di evaporazione di iBOND Universal e traa i vari adesivi è stata effettuata con ANOVA seguito da LSD (p
Durata del legame
Invecchiamento simulato – Kulzer R&D, Wehrheim, Germany Resistenza alla forza di taglio dopo invecchiamento Materiali e metodi Sono stati preparati campioni piatti di dentina di origine umana, irruviditi con carta abrasiva SiC Foil grana 320. iBOND Universal è stato applicato con tecnica self-etch ed etch & rinse (mordenzatura con acido ortofosforico per 20 s) secondo le istruzioni del produttore, quindi fotopolimerizzato. Sui campioni sono stati posizionati cilindri di composito Venus Diamond A2 utilizzando l’apparecchiatura Ultradent, poi fotopolimerizzati. Tutti i campioni sono stati conservati in acqua per 24 ore a 37 °C; metà dei campioni sono stati inoltre sottoposti a termociclaggio da 5 °C a 55 °C per 5000 cicli. È stato effettuato il test di misurazione della resistenza alla forza di taglio con metodica Ultradent ad una velocità di 1 mm/min; l’analisi statistica è stata eseguita con test ANOVA ed LSD. Risultati iBOND Universal dimostra forza di legame stabile anche dopo invecchiamento simulato 50 Resistenza media al taglio [MPa] su dentina umana dopo conservazione per 24 ore o 45 termociclaggio (5°/55 °C, 5000 cicli) 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Self Etch Etch & rinse Resistenza media al taglio iniziale Resistenza media al taglio iniziale Non è stata rilevata differenza statisticamente significativa tra la situazione iniziale e quella ottenuta dopo termociclaggio (p
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Compatibilità con materiali diversi
Compatibilità con ceramiche silicate – University of Erlangen, Germany Adesione degli adesivi universali sul disilicato di litio Materiali e metodi Sono state preparate delle barrette rettangolari da blocchetti di disilicato di litio Cerec, successivamente cristallizzate e mordenzate con acido idrofluoridrico. È stato applicato iBOND Ceramic Primer e quindi iBOND Universal. Tutti gli adesivi sono stati fotopolimerizzati. Le ceramiche sono state cementate con Variolink II e fotopolimerizzato. I campioni sono stati conservati in acqua per 24 ore e metà dei campioni sono stati sottoposti a termociclaggio (5000 cicli, 5°/55 °C). È stato eseguita la misurazione della resistenza tensile con la metodica x-rope-tensile. Risultati iBOND Universal rivela il maggiore potenziale adesivo sulle ceramiche silicate C, D E, F D, E D, E D, E D, E A B 60 Resistenza tensile media (X-rope test) 50 [MPa] su ceramiche silicate 40 30 20 10 0 Scotchbond™ Universal Futurabond® U All-Bond Universal® iBOND® Universal & (nessun primer) (nessun primer) (nessun primer) iBOND® Ceramic Primer 24 ore Termociclaggio A lettera uguale corrisponde differenza statisticamente non significativa (p= 0,05). Scotchbond™ Universal, Futurabond® U ed All-Bond Universal® sono stati utilizzati senza primer silanico come descritto nelle loro istruzioni d’uso. Conclusioni Con le limitazioni di questo studio, non è possibile concludere che gli adesivi universali in generale possono essere utilizzati come adesivi sul disilicato di litio senza l’uso di silano. Il silano è raccomandato per garantire una forza di legame a lungo termine più elevata dell’adesivo universale alle ceramiche al disilicato di litio. Commento Questo studio ha simulato la cementazione di restauri indiretti in ceramica silicata. La combinazione di iBOND Ceramic Primer ed iBOND Universal ha portato ai risultati più elevati in termine di forza di legame. Gli altri adesivi potrebbero raggiungere forze di legame più elevate se usati in combinazione con un silano. Tuttavia tutti gli adesivi sono stati utilizzati secondo le loro istruzioni d’uso: ciò significa che Scotchbond™ Universal ed All-Bond Universal® sono stati approvati per l’uso senza primer silanico. Fonte Zorzin J, Wendler M, Belli R, Petschelt A, Lohbauer U. Tensile bond strength of universal adhesives to lithium disilicate ceramic. Poster P62 presentato all’European Dental Materials Meeting, Norimberga, 2015. 40
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