Dall'incontro con Gherardo Colombo su "Giovani, legalità e giustizia.Il senso delle regole".

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Dall’incontro con Gherardo Colombo su
                   “Giovani, legalità e giustizia.Il senso delle regole”.
.
L’incontro si svolge in maniera colloquiale, con l’ex magistrato che si muove per l’aula magna e
interloquisce via via con diversi ragazzi. C. indica un’affermazione/domanda di G.Colombo.S. una
risposta/affermazione di una/uno studente

C.Ciao.La prima domanda che vi pongo è : come vedete le regole?”.
S.Ci vengono imposte.Sono dei divieti.
C.E’ vero.Ma servono. Chissà quante ne stiamo applicando ora senza saperlo.Ad esempio, in
quest’aula, io parlo e voi mi ascoltate.E’ una regola implicita ( non potete mettervi a ballare per
l’aula magna).Oppure: l’ora legale: serve saperlo, altrimenti non ci intenderemmo: uno dice”le
dieci” e l’altro pensa “sono le nove”. La lingua:” E’ un insieme di regole necessarie per
comunicare”.

C.Ma facciamo un passo avanti.Vi chiedo: c’è una relazione tra le regole e la possibilità di essere
felici?(attenzione: ho detto solo la possibilità.Esser veramente felici richiede molti altri fattori: ad
es. se sei innamorato di una ragazza e lei non ti fila, non sei felice.Se ti muore il gatto, non sei
felice.E questo bìnon c’entra con le regole.
S.Le regole aiutano ad essere felici.
C.Mah…io non credo sempre.Ad esempio, pensate alla schiavitù: era codificata da regole, da leggi,
eppure uno schiavo non era , né poteva esser certamente felice.
O ancora: sapete quando le donne han votato per la prima volta?
S.(Dopo un po’…) nel 1946.
C.Giusto, il 2 giugno del 46. E prima? Prima le leggi le facevano i maschi. E notevolmente a loro
favore. Ad esempio, il capofamiglia poteva decide re anche per la moglie.Che so, arrivava in casa e
diceva alla moglie”non voglio più stare a Meda. Perché…perché niente, tanto decido io, ho voglia
di andare in Siberia. Fai le valigie e andiamo”. E lei era costretta, anche giuridicamente, ad andare
con lui…”.Capite bene che le donne, in questo esempio, non avevano la stessa possibilità di esser
felici, dei loro compagni maschi.
Le regole le facevano i maschi.E le difendevano bene: pensate che le donne non han potuto
diventare Giudici (cioè fare la carriera di magistrato) fino al 1963.
Quindi, le regole possono organizzare il modo del nostro stare insieme in molti modi diversi.
Un altro esempio:50 anni fa ,i contadini, qui in Brianza, vivevano in condizioni brutte: non c’era il
riscaldamento( d’inverno andavi a scaldarti nella stalla…) , il bagno era un capanno comune a
diverse famiglie. Tutti avevano una dipendenza dal sciùr padrùn .E tutto questo era “nelle
regole”.Le regole c’erano, anche 50 anni fa, ma i contadini non potevano scegliere cosa fare di
sé.Ad esempio non potevano mandare i figli a scuola.
Il fatto che una regola esista non vuol dire automaticamente che sia giusta!
Ed è qui il punto.
Come facciamo a stabilire se è giusta.
Se almeno qualche volta nella vita abbiamo detto”Non è giusto”, vuol dire che abbiamo una nostra
idea di giustizia.
Cosa vuol dire “giustizia”.
S.Qualcosa che sia giusto per tutti.
C.Sì, ma se non so cos’è giusto, come faccio a dire “Giusto per tutti?”Precisiamo un po’, facciamo
degli esempi:1.Se tornate a casa da scuola e sapete che vostra mamma aveva messo due merende in
frigo, scoprite che vostro fratello più grande le ha mangiate tutte e due, voi dite “non è giusto”.
2.Clara e Gianna hanno studiato storia per una settimana. Sanno le stesse cose. A Clara toccano
tutte domande che sa benissimo ( e che avrebbe saputo anche Gianna) e prende 8, a Gianna toccano
tutte domande che non sa ( e che non avrebbe saputo nemmeno Clara) e 4/5…e sapevano le stesse
cose!
Allora, non è che l’idea di giustizia in qualche misura riecheggia l’idea di uguaglianza, equità,
pari opportunità?
Morale, possiamo dire che “Le leggi sono giuste quando trattano le persone allo stesso modo”
Una frase che sintetizza questo concetto è “la legge è uguale per tutti”…Ebbene, nella storia è stato
esattamente il contrario.
Ad esempio..dove siete in Storia?
S.Ai Romani.
C.Benissimo.I romani.Questi Sentenziavano bene: dicevano (lo dice in latino)”attribuire a ciascuno
il suo”.ma poi: c’erano gli schiavi, fra i romani.Il pater familias aveva il diritto di accettare o no un
figlio: appena nato, la moglie lo metteva fuori della porta.Se il padre lo accetteva bene, se no veniva
lasciato lì a morire.
Le donne, naturalmente, erano sotto la tutela del marito.
Ma anche tra i maschi c’erano delle differenze dell’altro mondo.
Quindi, quando la società è organizzata in maniera gerarchica, piramidale, viene negata agli
individui , o almeno limitata, la propria libertà ( la libertà di scegliere quello che si vuole
fare).In altre parole viene negata la propria realizzazione.
Se prima uno schiavo scappava, lo inseguivano.
Se prima una donna andava a un seggio per votare, glielo impedivano.
Le regole non erano per la giustizia, ma erano a salvaguardia delle discriminazioni tra gli individui.
Perché adesso è cambiato il significato di giustizia, di regole, nell’organizzare la società?
Se oggi pensiamo alla giustizia, ci viene in mente l’uguaglianza (tra le persone).
Allora cos’è successo poi, a un certo punto della storia.E quando?
Credo sia dipeso da cosa successe nella seconda guerra mondiale:forse voi non sapete bene il
significato di un termine: sfollati.Qui in Brianza, durante la guerra ( e nelle campagne di tutt’Italia)
ce ne erano tantissimi.gente che fuggiva da Milano perché Milano veniva bombardata.E questa
gente è (in gran parte) sopravvissuta.perchè? perché per distruggere una città, prima, dovevi
rifornirti di bombe, venivi avvistato, dovevi sganciarle, non erano abbastanza, allora tornavi
indietro, ti rifornivi ancora…cioè ci voleva tempo per radere al suolo una città come Milano.E molti
sono diventati sfollati (cioè senza più niente..) ma si sono salvati.
Questo fino a Hiroscima: Lì è bastato un unico botto e tutta una città è finita.
Tenete presente che la SGM ha fatto 55 milioni di morti.Poi c’è stata la Shoa…allora i nostri
governanti, dopo la guerra si dissero: ”Cosa possiamo fare per evitare tutto questo?”
La risposta è nel preambolo di quella che si chiama “La dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo” del 10/12/1948: esso dice che le persone non possono esser considerate schiavi o
strumenti.Tutte sono importanti allo stesso modo.
In Italia (un po’ prima; il 1/1/1948) entra in vigore la Costituzione (L’avete letta? No, certo, perché
non ve l’abbiamo chiesto.oggi avete una ragione in più: è un libricino, 139 (134, 5 li hanno
abrogati) articoli).bene, essa è la nostra prima legge.Il patto che gli italiani han stipulato tra loro il
2/6/1946 , che stabilisce le prime regole dello stare insieme.
Ma è anche una specie di libretto di istruzioni, è anche come se fosse una spiegazione di queste
regole(Come quando compri l’ultimo I-Pod, quello con due telecamere, che ti permette di andare su
skipe..se non capisci qualcosa..o lo chiedi a qualcuno, o vai sul web e lo chiedi alla Apple.).
Bene, la nostra Costituzione ha una struttura triangolare: nel punto più alto ci sta l’idea che “tutte le
persone sono importanti allo stesso modo”.Che è il contrario della società piramidale che c’era una
volta (prima c’er il re, l’imperatore, o che so io, poi i nobili, poi altri nobili 8ad esempio il clero) poi
gli uomini comuni, poi le donne , poi…i diritti dei bambini)
La nostra Costituzione li considera importanti tutti.da qui gli art.2 e 3:” La Repubblica riconosce e
garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.” “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali
davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di
fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. (I
tre vertici del triangolo di cui si diceva).Il resto è conseguenza.Cioè poi dice quali sono questi
diritti.
Due esempi: perché in Italia non esiste la pena di morte? Perché se tutti gli uomini sono importanti
uguali, io non ho il diritto di uccidere nessuno. L’art.11 dice che l’Italia ripudia la guerra (Ripudia
è un termine molto forte eh, è più forte di un “rifiuta…”): eh, se tutte le persone sono importanti
allo stesso modo, coerenza vuole che noi rifiutiamo la guerra.

Ma , ma..c’è un problema ( o almeno, così pensarono i Costituenti): se poi chi Governa, questi
diritti dovesse calpestarli, cioè se tornasse lo sbilanciamento, la piramide sociale di prima ?
Per questo una parte della Costituzione è stata pensata per dividere equamente la gestione delle
leggi:Il parlamento le fa, il Governo le amministra,, la magistratura controlla poi come vengono
rispettate.
Ma inoltre, per evitare distorsioni, i Padri Costituenti han pensato: il parlamento può fare, nella sua
libertà, le leggi che vuole, ma se per caso queste contrastano con la Costituzione, noi creiamo,
apposito, un organismo [La Consulta, o Corte costituzionale] che butti via quelle leggi lì.
Facciamo un altro passo: C.Ma è vero che la legge è uguale per tutti? Qui, ora..
S.No.
C.E da dove salta fuori questa contraddizione?Come è possibile?Non basta che le buone leggi siano
scritte.Occorre anche rispettarle.Con la complicazione che se noi (prorio noi) non osserviamo
queste regole, di questa società orizzontale, delle pari opportunità/pari diritti, ricostruiamo in fretta
il modello di potere precedente ( la società a piramide, gerarchica).Ad esempio.A voi piac el’aria
pulita o inquinata? Ovvia la risposta. Ma chi inquina qui a Meda? Tante auto, tanti motorini di voi
che venite a scuola…in motorino!
Morale: Se non rispettiamo le regole, è come se non esistessero.
Tanti esempi: come tratta (fate soprusi) il vostro fratello minore. C’è il limite a 50, vai a 70: Ci sono
le strisce pedonali e uno deve aspettare 10 minuti prima di poter passare. La guida in stato di
ebbrezza.ma queste sono le prime violazioni delle regole che mi vengono in mente.
In sintesi: si dice, a parole, che si rispettano le regole, ma si fa diverso.
Su 50.000 ragazzi come voi, a cui ho parlato, solo 2 hanno erano convinti che la disuguaglianza fra
gli uomini fosse giusta, che ciò che muove l’uomo è la voglia di sopraffazione, per cui è giusto che
il più forte vinca ( siocietà piramidale).per cui se quasi tutti riteniamo giusto che tutti abbiamno le
stesse opportunità (società orizzontale, dell’uguaglianza)… forse ci sono delle resistenze.
Ah: stesse opportunità non vuol dire che tutti fanno la stessa cosa .Ad esempio, la C. garantisce il
diritto allo studio per tutti, poi uno può voler andare a lavorare (da una certa età, perché c’è anche il
dovere dello studio, ma poi lo riprendiamo).
Dicevamo: Resistenze.
Magari non si è capito bene che una società dove tutti sono importanti allo stesso modo ci aiuta,
magari riteniamo, poiché siamo nella fascia “alta”, che una società così comprima il nostro dirittodi
scegliere, non lo espanda…
Ma abbiamo dimenticato il perché è nata la Costituzione (Hiroshima).
Le armi, ad.esempio, sono figlie di una società di uguali o di diseguali?
Pensate che nel mondo vengono fabbricati 12 miliardi di proiettili all’anno.Cioè 2 proiettili a
persona l’anno. Se ci pensate è , solo questa, una cosa allucinante, che deriva da una società dove
uno prevaric al’altro.
Per non parlare del numero di testate nucleari esistenti ( dopo Hiroshima)…
Allora, pensate che sia un’utopia la cosiddetta società delle pari opportunità?
Perché se è utopico, irrealizzabile, allora è inutile.Non ci proviamo neanche!
Ma, ma vi chiedo
“E’ mai successo che le cose che sembravano utopie poi, dopo, si sono realizzate?
Facciamo due esempi:
Pensiamo a una ragazza, una contadina, che nel 700, torna dal Seveso, dove ha lavato i panni, con la
cesta sulla testa ( questi panni ,pieni d’acqua, pesano ..e tanto).provate a dirle , (immaginando di
viaggiare nel tempo…), che un domani, fra 2 o 300 anni, le leggi le avrebbero fatte anche quelle
come lei , vi avrebbe preso per matto (consigliandovi un buon dottore).
Ma non andiamo troppo lontano: pensiamo a 50 anni fa.C’è un uomo, che si lava le mani , in un
lavandino…schifoso, con un filo d’acqua, senza sapone, senza asciugamani. A qualche metro c’è un
altro uomo, che si lava in un lavandino pulitissimo, con molta acqua, dotato di sapone e
asciugamano. Se chiedete a un osservatore esterno, se un uomo, con la pelle dello stesso colore del
primo, potrà mai diventare Presidente degli Stati Uniti, questo osservatore vi risponderà
sicuramente di no.
Ebbene, solo 50 anni dopo…è successo.
Possiamo pregiudicare il nostro futuro dicendo che quello che pensiamo ora è un’utopia?
C’è un’ultimo aspetto: riguarda regole e libertà.
C.A questo proposito vi consiglio di leggere il capitolo “Il grande inquisitore” da “I fratelli
Karamazov” di Feodor Dostoievkij.
Abbiamo detto che in una società ove tutti sono importanti, la presenza di regole espande la mie
possibilità: il diritto ad andare a scuola, il diritto alla salute, sono dovuti a delle regole “giuste”.
E una persona libera , in una simile società può scegliere ciò che desidera. Ma, ancora una volta, c’è
un ma:
come conseguenza della mia scelta, ne deriva una precisa responsabilità:quando scegli sei
responsabile di ciò che hai scelto.Non puoi dire “ma tanto lo fanno tutti”, come fa il bimbo quando i
genitori lo sgridano.E la responsabilità pesa.tanto che , spesso, si preferisce passarla ad altri, cioè
delegare.Perchè se deleghi da una responsabilità, inevitabilmente rinunci anche alla libertà di
scegliere.Diventi un “sottomesso”.Accetti una società gerarchica, dove qualcuno è , di partenza, più
importante di te, ha più diritti di te.
Abbiamo visto che una società basata sull’uguaglianza sembra un’utopia.Che il raggiungerla è
ostacolato dalla paura delle proprie responsabilità.vediamo ora che , per arrivarci, bisogna fare un
percorso, non è immediato.E questo ancora una volta contrasta con l’atteggiamento comune del “o
ottengo tutto subito o non se ne fa niente”.
Un esempio: sapete che nella primavera-estate del 1992 vi furono due terribili stragi ad opera della
mafia: il 23 maggio furono uccisi il magistrato Giovanni falcone, con la moglie e la sua scorta, e il
19 luglio, il magistrato Paolo Borsellino.Quello che non sapete è che l’indignazione della gente,nei
giorni successivi, soprattutto dopo l’uccisione di Borsellino, in tutta Italia , ma soprattutto a
Palermo, sembrava così alta che la mafia dovesse sparire, esser sconfitta…però, passata
l’indignazione del momento, la gente ha ripreso il suo tran tran..e la mafia è stata combattuta con
meno forza.
Morale: per costruire una società più giusta ci vogliono tempo e impegno.
Un periodo storico che ci aiuta in questo è l’illuminismo ( 1700, in Europa, principalmente in
Francia), che, in forma (molto) stringata, possiamo dire spinse le persone a “ragionare e decidere
con la propria testa e ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte…”Come puoi andare verso
una società di uguali se hai ancora bisogno della mamma che decida per te?”
Ci aiuta ancora la Costituzione, nel suo art.1”L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul
lavoro”.Per me vuol dire questo, quel “lavoro” messo lì: “solo se tutti si impegnano perché sia così,
si avvererà, se no, niente repubblica e men che meno democratica.
Abbiamo detto impegno.
Ma impegno non è solo non violare le regole, ma è anche impegnarsi a fare.
Come? 1. la chiarezza di idee .Per capire bene quel che succede attorno a noi.E allora..caspita se
serve la scuola! (Tra l’altro è il fatto che andiate a scuola che giustifica tante cose che avete , o che
siete scusati a non fare: ad. Esempio, i lavori, al vostro posto, li fanno gli adulti.Poichè dovete
studiare, a volte vi scansano da delle incombenze, anche in casa…)
Dicevo-c’è un presupposto al saper scegliere: la conoscenza.Non puoi scegliere se non sai, se non
conosci.Altrimenti, al solito, sceglie qualcun altro!
Presupposto alla libertà è dunque sapere.
Pensate: venite a scuola per essere liberi!Quindi:
1.avere le idee chiare.
2.esser coerenti con quello che si sa.E non basta:occorre vivere la proria vita, fare.
E già…in che cosa consiste il vivere, ve lo siete mai domandato?E’ esser spettatori ( come imitare i
personaggi di quelle –come si chiamano-a sì, quelle fiction) oppure esser protagonisti?
La propria vita deve essere un fare, esserci, avere relazioni.
Credo sia questa la strada per arrivare a questa società ideale, “orizzontale”.
La prospettiva del tempo:Dovete un po’ immaginarvi anche come sarete nel futuro.Ad esempio, se
immagini che sarai in una società, fra 20 anni, in cui l’aria si respirerà molto male, e tu avrai i
polmoni pieni di smog, allora forse saprai distinguere meglio le cose che sono davvero utili anche
adesso, e magari non vieni più a scuola in motorino.
Questo è importante per la qualità della vostra vita futura, perché tra 20-30 anni sarete voi coloro
che organizzeranno il nostro modo di stare insieme, le nostre regole.
Credo che sia tutto lì.Ci vuole tempo, per farlo, anche tanto.Però la strada c’è.
Sono le tendenze generali che fanno la qualità di una società:è vero che ci sarà sempre un gruppo di
furbi, forti, ammanicati, corrotti.Ma se il “sentire” della stragrande maggioranza è rispettare le
regole, gli altri, non prevaricare, essere corretti, allora il primo gruppo verrà messo in difficoltà, non
potrà agire.Ovviamente vale il anche il contrario.
Da ultimo, riprendiamo un concetto: il privilegio di venire a scuola.Non tutti hanno questa
possibilità. E venire a scuola vuol dire ,ad esempio, studiare la storia, i passi compiuti dall’umanità.
E ne abbiamo comunque fatti:un ulteriore esempio: gli infortuni sul lavoro.Fino al 1930, in Italia, il
farsi male in fabbrica era considerato una fatalità, pura sfortuna. Non c’erano tutele per i lavoratori.
Poi hanno cominciato a fare delle leggi sulla sicurezza.
Ma i passi da cosa dipendono? Come dicevo, da come si muove la gran maggioranza.
Un’ultima ragione che deve spingervi a partecipare, ad esserci, a non delegare: voi siete, da molto
tempo, la prima generazione che probabilmente peggiorerà ,(dal punto di vista dei diritti,sempre),
rispetto ai propri genitori.
Pensate alla pensione: io ce l’ho ( caspita, è un mio diritto!), il professore qui ce l’avrà anche lui.
Ma voi, probabilmente no, a almeno, ne avrete una molto ridotta, in proporzione rispetto alla nostra.
Pensate al lavoro: il professore qui, non lo può cacciar via nessuno , voi invece vivrete di lavoro
precario…
Un caloroso applauso saluta Gherardo Colombo.
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