Dal blog "seguendo tracce" - ACRT

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Dal blog "seguendo tracce" - ACRT
Dal blog “seguendo tracce”
      Premessa: per
             riuscire a
    comprendere gli
      avvenimenti di
  questi ultimi giorni,
        secondo me,
               occorre
    abbandonare le
       piccinerie e la
     visione limitata.

 “Quelli sono cinesi e non mi piacciono perché vogliono dominare il mondo”, “Gli americani
sono tutti capitalisti guerrafondai”, “I russi sono fighi perché Putin è un vero duro” oppure “I
russi violano i diritti umani!” (solitamente sui russi si spara a doppio cannone…) e via con le
amenità tipiche dei social.

Che vi piaccia o meno, che ne siate consapevoli o meno, parallelamente allo Stato Profondo
transnazionale e sovranazionale, esiste un altro “ordine”, estremamente variegato – e troppo
spesso infiltrato - unito da pochi punti chiave. Uno di questi punti è la ricerca di un equilibrio di
pace.

Partiamo da qui. Solo un mese fa, Joe Biden dichiarava: “The Taliban is not the Vietnamese
army. There’s gonna be no circumstance where you see people being lifted off the roof of an
embassy of the United States from Afghanistan” [trad.: I talebani non sono l'esercito
vietnamita. Non si verificherà mai una circostanza in cui vedrete persone che vengono
evacuate dall'Afghanistan dal tetto di un'ambasciata degli Stati Uniti]

Poco più di un mese dopo, la scena che si mostra agli occhi del mondo è questa:

Che, a ben guardare, ricorda molto da
vicino la “fuga” da Saigon del 1975:

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Per capire cosa sta succedendo, occorre fare un passo indietro e un giro molto largo. E’
novembre 2017, Donald Trump ha giurato da Presidente degli Stati Uniti da poco meno di
un anno ed è il primo leader straniero – dal 1949 - a ricevere l'onore di cenare nella Città
Proibita cinese. Un “trattamento imperiale”, titolavano i giornali.
“Trattamento ‘imperiale’ per Donald
Tr u m p i n C i n a : i l p r e s i d e n t e
americano è infatti il primo leader
straniero a cenare nella Città Proibita
dal lontano 1949, in un evento
“privato” allestito al Jianfu Palace.
Nell'ambito della formula “State visit
plus” definita dalla Cina, al
presidente e alla first lady Melania
vengono riservate nei tre giorni di
visita “attenzioni speciali” per
ricambiare l'apprezzata ospitalità
ricevuta dal presidente Xi Jinping e dalla consorte Peng Liyuan durante la loro visita in aprile
nella residenza di Trump a Mar-a-Lago, in Florida.” [Repubblica, 8.11.17]
E’ molto interessante analizzare anche il video di quell'evento e confrontarlo con i video di altri
incontri tra il Presidente Trump e suoi omologhi. Con Xi, niente pacche sulle spalle o gesti fuori
dall'ordinario: due pari. Due 'Avatar’ sulla scena del mondo.

Poco tempo prima, Trump aveva organizzato un incontro con Xi Jinping in Florida, nella sua
residenza di Mar-a-Lago. Da notare il fatto che il Presidente Xi e tutta la delegazione cinese
ebbero come tappa in USA solo la residenza privata di Trump. Anche in questo caso, è molto
interessante analizzare il video ufficiale dell'evento e notare l'atteggiamento dei due 'Avatar’.
Il mondo tira un sospiro di sollievo: Trump non è quel mostro che i Media descrivono e tutto fa
supporre che i due leader, nonostante gli oggettivi difficili rapporti tra i rispettivi Paesi, non
abbiano alcuna intenzione di incrociare le spade della guerra.

Non mancano inoltre le attestazioni di amicizia tra i due Presidenti ed entrambi, in diverse
occasioni, ci tengono a ribadire il concetto.

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Ma, in realtà, c'è molto di più. E’ come se, in sottofondo, si notasse un coordinamento tra i due.
Era il 28 marzo 2018 e Kim Jong-un, Presidente della Corea del Nord, arrivava a Pechino a
bordo di un treno blindato per un incontro con il Presidente Xi che si faceva promotore della
mediazione sulla linea di un impegno per la denuclearizzazione tra USA e Corea del Nord.
L'incontro fu tenuto segreto fino all'ultimo e, una volta pubblico, ecco arrivare inesorabile il Tweet
di Trump: “Kim ora ha una buona chance di fare ciò che è giusto per il suo popolo e per l'umanità.
Ma intanto, purtroppo, le sanzioni e la pressione devono essere mantenute”. Impossibile non
notare una sorta di “coordinamento” della situazione. Poco meno di tre mesi dopo, si svolgerà il
primo incontro tra il Presidente Trump e la guida suprema della RPDC, Kim Jong-un. Un incontro
storico, nel solco (ormai tracciato) della ricerca di una strada verso la pace tra USA e Corea del
Nord.

Ma Trump e Xi condividono anche gli stessi oppositori. Questa l’ultima invettiva di George Soros
nei confronti di Xi (definito “dittatore”):

Altre premesse doverose, prima di
affrontare l'argomento Afghanistan,
sono quelle che ho descritto in questo
mio precedente articolo sugli
“invisibili di Trump” e la loro lotta
contro il tempo per assicurare un
assetto di Pace in Medio Oriente.

La guerra in Afghanistan inizia
ufficialmente nemmeno un mese
dopo gli eventi dell'11 settembre 2001
(sappiamo tutti che l'attacco alle Torri
Gemelle fu un inside job e che i
talebani, al potere dal 1994 grazie
agli USA, vennero utilizzati come
parafulmine e accusati di aver dato
ospitalità a Osama bin Laden e ai
suoi). Inizialmente gli USA manovrarono il “Fronte islamico unito per la salvezza
dell'Afghanistan” contro i Talebani. Dopo la conquista di Kabul, partì l'operazione Enduring
Freedom (boots on ground, mentre la fase inziale prevedeva solo supporto logistico e aereo al
Fronte islamico). Con il passare degli anni, quella che avrebbe dovuto essere una “guerra
lampo” si è trasformata in un sanguinoso e infinito travaso di sangue, energie, danari e
devastazione. Morte su morte, mentre il Pentagono ingrassava i suoi Generali, il Congresso
ingrassava il Pentagono e il Complesso Militare Industriale ingrassava i suoi membri di
riferimento al Congresso (praticamente, ad un livello trasversale, tutti).

Julian Assange, nel 2011 dichiarava: “L'obiettivo è utilizzare l'Afghanistan per riciclare denaro
dalle basi imponibili degli Stati Uniti e dei paesi europei attraverso l'Afghanistan e riportarlo
nelle mani delle élite della sicurezza transnazionale". Inoltre, aggiunse che “l'obiettivo è una
guerra eterna, non una guerra di successo”.

Queste invece le parole del Presidente Trump: “It was a horrible decision going into the Middle
East. I know the Bush family will not be happy, but I believe it was the worst decision in the
history of our Country when we decided to go into the Middle East.” [trad.: È stata una decisione
orribile quella di andare in Medio Oriente. So che la famiglia Bush non sarà felice, ma credo che
sia stata la decisione peggiore nella storia del nostro Paese quando abbiamo deciso di andare
in Medio Oriente.]

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Questo articolo di The Intercept rende l'idea: “$10,000 Invested in Defense Stocks When
Afghanistan War Began Now Worth Almost $100,000”. Di certo la guerra in Afghanistan non
è stato un fallimento per i cinque maggiori contractors della Difesa USA (Lockheed Martin,
Boeing, Raytheon, Northrop Grumman, and General Dynamics) e i loro shareholders. I
contractors della Difesa, in ogni Paese del mondo, fanno (e talvolta determinano) la politica
estera dei loro Paesi.

Un altro dei “grandiosi risultati” di questa guerra infinita: nel 2014 l'Afghanistan produceva
tre volte più oppio rispetto ai primi anni 2000. Nel 2015 era la fonte del 90% del papavero da
oppio mondiale.
Campi da oppio diligentemente sorvegliati dai militari statunitensi.
L'Afghanistan è ricco di petrolio?
Diciamo che non sono certi gli utili
derivanti da un'eventuale attività
estrattiva su larga scala. E’ l'oppio -
insieme a una grande quantità e
varietà di minerali utili - dunque la
“ricchezza” (se così possiamo
chiamarla) dell'Afghanistan. La
“rete nera” della gestione
finanziaria di tutte le operazioni
segrete in Afghanistan per tanto
tempo ebbe il suo epicentro presso
un istituto bancario occulto interno
alla BCCI, la Bank of Credit and Commerce International, registrata in Lussemburgo e con
uffici principali presso Karachi (Pakistan) e Londra. Da Karachi, la struttura occulta della
BCCI svolgeva il ruolo di operatore finanziario per tutte le esigenze della CIA.

Dal libro Terrorismo S.p.A. di Loretta Napoleoni (ed. Hoepli 2008, pag. 122): “L'ex direttore
della CIA Richard Kerr, che ha ammesso la presenza di conti segreti della sua
organizzazione presso la sede pakistana della BCCI, ha confermato che questi erano stati
aperti per distribuire i fondi dell'agenzia ai funzionari pakistani e ai resistenti afghani. (…)
Alla metà degli anni ottanta la 'rete nera’ controllava ormai il porto di Karachi e gestiva tutte
le operazioni doganali delle spedizioni della CIA dirette in Afghanistan, comprese le
indispensabili tangenti per l'ISI.”

Fatte queste dovute – seppur schematiche - premesse (necessarie per comprendere gli
eventi attuali) facciamo un salto spazio-temporale e approdiamo al 29 febbraio 2020 (sì, il
2020 era un anno bisestile e vantava un 29 febbraio…). Il 29 febbraio 2020, sotto la
Presidenza Trump, in quel di Doha (Qatar) venne siglato uno storico accordo tra USA e
Talebani. Per inciso ricordo solo, visto che le date sono importanti, che il 1 marzo del 2001 i
Talebani, con la distruzione dei Buddha di Bamyan concretizzavano la loro dichiarazione di
guerra contro il mondo.

Uno storico accordo quello del 29 febbraio, dunque, che che ha “gelato” i media di mezzo
mondo, visto che all'epoca è passato in leggera sordina (il mondo intero era concentrato
sulla questione Covid). L'accordo è stato raggiunto dalle delegazioni di Stati Uniti e
Talebani, guidate dall’inviato della Casa Bianca Zalmay Khalilzad e dal Mullah Baradar. Di
Zalmay Khalilzad, nonostante il ruolo importante, non si sa moltissimo: classe 1951,
diplomatico statunitense di origine afghana e rappresentante permanente presso le Nazioni
Unite. Cosa prevede l'accordo di Doha, fortemente voluto dl Presidente Trump?

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Primo punto: truppe Usa e alleati dovranno andarsene dall’Afghanistan entro 14 mesi
(quindi maggio 2021). Secondo punto: l’accordo deve essere seguito dall’apertura di un
tavolo di pace tra militanti islamisti talebani e il governo afgano (il governo sostenuto da USA e
alleati). Terzo punto: i talebani si impegnano a tagliare i ponti con il terrorismo locale e
internazionale. In pratica si parla di Al Qaeda e Isis. Tutti sappiamo, però, che sia Al Qaeda
che Isis non “nascono da soli” e i flussi di finanziamento sono in realtà molto… “occidentali”,
seppur vantando intermediari qatarioti e sauditi. Gli stessi qatarioti che, a Doha, hanno
ospitato la sigla dell'accordo USA-Talebani (è come se stessimo guardando una sorta di
triangolo e cercassimo di cancellarne – o far saltare/portare dalla nostra parte - ogni lato: un
lato è l'Arabia Saudita, un altro lato è il Qatar e il terzo credo abbia base in occidente). Quarto
punto: è deciso il rilascio di 5mila talebani dalle carceri governative (anche se il presidente –
ora ex presidente - Ashraf Ghani non ha confermato questa decisione).

[Breve inciso sull'ex presidente Ashraf Ghani,per inquadrare il personaggio: il presidente
designato dagli USA per l'Afghanistan, successore di Karzai. Cito da wikipedia, in modo che
tutti possano farsi un'idea: “Ghani è nato nel 1949 nella provincia di Logar nel Regno
dell'Afghanistan. Appartiene alla tribù Ahmadzai Pashtun. Come scambio studentesco,
Ghani frequentò la Lake Oswego High School a Lake Oswego, in Oregon, si diplomò con la
classe del 1967. Inizialmente voleva studiare legge, ma ma poi si iscrisse ad antropologia
culturale. Ghani ha frequentato l'American University di Beirut dove ha conseguito la laurea
nel 1973 e, successivamente, ha frequentato la Columbia University, dove ha conseguito il
master nel 1977 e un dottorato di ricerca nel 1983. Dopo la laurea, Ghani ha fatto parte della
facoltà dell'Università di Kabul (1973-77) e dell'Università di Aarhus in Danimarca (1977).
Dopo il dottorato di ricerca, ha insegnato all'Università della California, Berkeley, nel 1983, e
poi alla Johns Hopkins University dal 1983 al 1991. Ha anche frequentato il programma di
formazione per la leadership della Harvard Business School. La sua ricerca accademica è
stata sulla costruzione dello stato e sulla trasformazione sociale. Ghani è entrato a far parte
della Banca Mondiale nel 1991, lavorando a progetti in Asia orientale e meridionale durante la
metà degli anni '90. È stato eletto presidente dell'Afghanistan il 21 settembre 2014. Ghani è
stato anche Ministro delle Finanze durante la presidenza di Karzai ed è stato anche rettore
dell'Università di Kabul.”
L'ex presidente Ghani aveva inoltre, dal 2010, una linea diretta con il Dipartimento di Stato
guidato da Hillary Clinton. Anche quel “nido di vespe” che è l’Atlantic Council (nella persona di
Madeline Albright), nel 2015, ha onorato Ghani con il suo Distinguished Leadership Award.]

Cosa voleva evitare esattamente Trump, stipulando l'accordo di Doha con i Talebani? Gli
Stati Uniti (Pentagono, Stato Profondo, Complesso Militare Industriale…), nel 2018, avevano
preso atto del fallimento nel programma di divisione della Siria e dell’Iraq sostenendo l’Isis e
altre forze terroristiche per stabilire uno “Stato islamico” nei due Paesi arabi. Decidono così di
optare per un nuovo programma di destabilizzazione: nel 2018 iniziano a trasferire
comandanti e combattenti dell’Isis dalla Siria e dall’Iraq all’Afghanistan. L'obbiettivo è la
destabilizzazione della regione del Khurasan (che inizia dal Caucaso, principalmente regioni
a maggioranza musulmana della Cecenia e del Daghestan e raggiunge la provincia cinese
dello Xinjiang, l’Afghanistan, il Pakistan, il Bangladesh, l’India e parti dell’Iran). Lo scopo è
creare minacce alla zona che fa da cuscinetto di sicurezza per Russia, Cina e Iran. Tutto
questo avrebbe voluto dire: ancora destabilizzazione, ancora guerra, ancora morte, ancora
dolore. Per gli Stati Uniti e per il resto del mondo.Trump voleva evitare tutto questo e avrebbe
fatto di tutto: anche proporre l'idea folle – poi dismessa - di invitare i Talebani a Camp David.
Fino ad approdare, il 29 febbraio 2020, all'accordo di Doha. Molti dubbi sono stati espressi
sull'accordo di Doha, soprattutto dalla stampa occidentale, dalla stampa “democratica”, a
parole colorata, pacifista e sempre schierata dalla parte giusta ma, nei fatti, reggente di un
sistema profondamente marcio.

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Scriveva Adriano Sofri su Il Foglio, il 4 marzo 2020: “Guardiamolo negli occhi, il nostro mondo. Si
stipula una pace in Afghanistan, affare elettorale di Trump, di cui vedremo gli svolgimenti.”
Quanta sincera preoccupazione profusa a piene mani! Si stipula uno storico accordo di pace (per
quanto imperfetto, date le condizioni di partenza) e i media esprimono dubbi, i capi di Stato
esprimono dubbi, le diplomazie esprimono dubbi. Niente apertura, niente appoggio. Solo dubbi.
Perché? Ma certo… perché l'accordo è stato voluto da Trump! Viene fatto passare come un
“affare elettorale”. Scriveva Venturini, sul Corriere, il 29 febbraio 2020 (giorno della sigla
dell'accordo): “È una pace zoppa quella firmata per l’Afghanistan, ma è pur sempre una pace
dopo diciotto anni di massacri e di guerra senza vincitori. È la pace di Donald Trump, che vuole
avere il tempo e il modo di ritirare dalla «Tomba degli imperi» afghana quasi tutti i suoi 13.000
soldati prima delle elezioni presidenziali di novembre, e che già tra 135 giorni potrà esibire agli
elettori statunitensi una riduzione del contingente a 8.600 uomini. Quanto dovrebbe bastargli per
rimanere alla Casa Bianca.” Personalmente, lo trovai vomitevole. Anche in quel caso, si evocava
lo spettro di Saigon, il mantra dei media occidentali. Ma anche il mantra dei Generali che in tutti i
modi cercavano di dissuadere Trump. Non tanto perché temessero realmente una “nuova
Saigon” ma perché temevano un'ascesa della popolarità di Trump in vista delle elezioni e un
eventuale futuro accordo USA – Iran (Trump aveva promesso la stipula di un suo accordo entro
quattro mesi dall'eventuale giuramento del secondo mandato… quindi maggio 2021
perfettamente coincidente con il tempo-limite di ritiro delle truppe USA dall'Afghanistan). La
considerazione dobbiamo farla per i membri corrotti del GOP (teoricamente alleati di Trump), la
Nato e i neocon che in tutti i modi cercarono di spaventare il Presidente preventivandogli lo
spettro del Vietnam.

Trump aveva però intuito che quella dei Generali non era né preoccupazione per le truppe né
apprensione per le sorti del popolo afghano… era una minaccia: “Se darai seguito al ritiro
dall’Afghanistan, ti faremo fare una figura in stile-Saigon”. Cosa ha fatto a quel punto Trump? Ha
messo in piedi un meccanismo che non avrebbe potuto essere fermato, nemmeno da un suo
eventuale successore che, lui sì, si sarebbe trovato forse ad affrontare una situazione in stile
Saigon. Per fare questo, però, andava predisposta innanzitutto la sicurezza del popolo afghano.
Ed è qui che entrano in gioco russi e cinesi. Scrivevo nel mio primo articolo: “Trump, a dicembre
2020, aveva annunciato il ritiro definitivo del personale USA (ad eccezione di monitoraggio di
Intelligence) dall'Afghanistan. Biden ha sì proseguito nell'intento (addirittura accelerandolo) ma
“lasciando intenzionalmente sul campo” attrezzature militari e tecnologia in favore dei Talebani.
Era così stata predisposta una trappola ai danni di Russia e Cina (già pronte, soprattutto la
Russia, ad affacciarsi alla situazione sgombrata dalla presenza statunitense). “Peccato” che la
trappola sia miseramente fallita. Nonostante i titoloni dei Media “I Talebani riprendono il potere e
arriva il caos!!”, la situazione è in realtà molto diversa. I talebani sono stati ricevuti a Mosca
dall'ambasciatore Kabulov per discutere di un piano di Pace.”

             E’ molto interessante il fatto che la
 delegazione di Talebani diretta a Mosca, poco
   più di un mese fa (luglio 2021), passò prima
     da Doha (in Qatar, la città sede della firma
     dello storico accordo tra l’amministrazione
                            Trump e i Talebani).

        Il 28 luglio si teneva invece a Tianjin (il
     “guado fluviale celeste”, città portuale nel
 Nord-est della Cina) un incontro tra il ministro
 degli Esteri della Repubblica popolare cinese
          ed il capo ufficio politico dei Talebani.
         Di seguito una foto della delegazione:

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Giova ricordare che il limite temporale (previsto dall'accordo di Doha) per il ritiro delle
truppe USA era il 1° maggio 2021 ma Biden, il 14 aprile scorso, aveva spostato in avanti i
termini (dal 1° maggio, come deciso da Trump, all’11 settembre, scelta quale data
simbolica).

Perché si sono mosse Russia e Cina? Per entrare nel territorio da attori protagonisti,
ovviamente: l'Afghanistan è ricchissimo di risorse minerarie ed è uno snodo fondamentale
sulla Via della Seta (confina con tutte le potenze asiatiche). Solo per quello? Io credo che ci
sia stato un altro motivo: evitare i piani di caos appositamente predisposti dai Generali USA
(e – di conseguenza – agli architetti delle endless wars, coloro che sulla guerra infinita ci
mangiano e si ingrassano) e far fare loro una plateale figura di palta planetaria. Quegli
stessi Generali che avevano negato a Trump la soddisfazione politica (e personale) di
condurre finalmente le truppe statunitensi a casa opponendogli la minaccia di una figura
disastrosa.

La situazione in Afghanistan è preoccupante? Di certo alcuni rischi sono concreti…
ma io non credo che Russia e Cina si lasceranno sfuggire l'occasione di stabilizzare
una così importante zona-cuscinetto, prossima ai loro confini. I media occidentali, in
particolare, sembrano particolarmente in ambasce: insistendo sul “disastro”
afghano rischiano infatti di compromettere la popolarità di Biden mentre rivelando la
stabilizzazione in corso rischiano di passare a Trump una mano vincente (l'accordo
stipulato a Doha con i Talebani è suo).
Il gen. Milley (Chairman of the Joint Chiefs of Staff, USA) in questi giorni prova a giustificarsi
in questo modo: “Nulla di ciò che ho visto [informative Intel] avrebbe potuto indicare un
crollo del goveno afghano in 11 giorni”. Lo stesso Milley che aveva negato al Presidente
Trump il supporto per un ritiro ordinato dall'Afghanistan e che non molti mesi fa accusava
indegnamente Trump di aver cercato di ordire un colpo di stato il 6 gennaio 2021.

E’ impossibile credere che i russi (che hanno condotto colloqui con i Talebani per tutto il
mese di luglio) e i cinesi non sapessero della rapida avanzata dei Talebani. Impossibile.

      Il Presidente Trump, due anni fa, ebbe profeticamente
            a dire: “I know more than our Generals do [about
            Afghanistan]”. Conosco più io dell’Afghanistan di
                       quanto non conoscano i nostri Generali.
                                    Che dire… aveva ragione.

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Ridicolismo al cubo!
Siamo governati da inetti, abbiamo dato, abbiamo ceduto il potere a dei corrotti la cui unica
dote è l’inettitudine.
Lo si vede in ogni dove:

https://www.telegraph.co.uk/news/2021/08/18/schools-told-hold-classes-outside-five-
pupils-have-covid/

Alle scuole è stato detto di considerare di tenere lezioni all’aperto se cinque alunni hanno il
Covid
Le linee guida del governo sono state criticate dai sindacati dell’insegnamento, che
avvertono che sarebbe “bizzarro” tenere le lezioni all’aperto quando le temperature
scendono. E’ in atto una perversione incredibile, l’Occidente, patria del diritto e della
tolleranza, nato dalla promulgazione della Magna Charta è diventa la patria del magna-
magna di pochissimi ai danni del 99% degli altri.
Eppure è cosi evidente…
Le persone gli credono, hanno fiducia nei magna-magna…
Hanno creduto al virus mai isolato, credono nel vaccino-non-vaccino, credono e basta.
Sono intollerabilmente idioti.
Sono gli stessi che dicevano ”
vaccinatevi tutti e tutto si
sistemerà”, invece NON SI
SISTEMA UN CAZZO!
Anzi ogni giorno va peggio!
In Inghilterra faranno lezione
all’aperto quest’inverno?
Si, lo faranno, dopo che l’inverno
scorso avevano chiuso in casa
tutti per il virus mai isolato,
adesso fanno il contrario, se
prima il virus era fuori, adesso è
dentro. Eppure è evidente lo
scopo!
Gli inetti governanti sono ovunque
e dimostrano di esserlo:

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Ma nonostante queste evidenze, le persone gli
                                                      credono, sono felici di morire perchè credono
                                                      che gli inetti li salveranno…

Questa è una ragazza
irlandese di 23 anni…
Annuncia dopo la prima
dose del vaccino: Spero
sia l’inizio della fine del
Covid…
Beh, è stato l’inizio della
SUA fine. Enfatti…

                                    Vado avanti!
 Qualora aveste dei dubbi, fateveli passare: vado avanti!
 La mia richiesta deve venire soddisfatta!
 E’ il “chiedete e vi sarà dato”, è il “bussate e vi sarà aperto”!
 Ogni giorno di più!
 Non è concesso allo stupido il regno dei cieli.
 Perchè il regno a cui può aspirare lo stupido è quello che già ha.
 Non c’è ricerca della verità, nè brama di comprensione, nè sintesi evolutiva, anzi, lo stupido
 cristallizza la realtà e vorrebbe, in un mondo dove tutto è in movimento, rimanere fermo,
 statico…
 In un mondo “spirituale”, lo stupido ha eretto il suo totem materiale.
 Ogni volta che tale situazione si è verificata, la risposta, anzi l’effetto ottenuto è sempre stato
 catastrofico.

 Sodoma e Gomorra…

 La torre di Babele..

 Il diluvio universale…

 Adesso è il momento del nuovo ordine mondiale?
 Si, è arrivato quel momento, la richiesta è chiara: devono venire cancellati dal libro!

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Ogni giorno che passa si delinea in modo evidente che la richiesta è stata fatta con adeguata
conoscenza della Legge.
Quale è questa Legge?
Poichè tu sai, la tua richiesta viene esaudita.
Questa è la sola Legge che c’è!

Se ciò che sono è QUELLO, Quello è ciò che sono. Se tu sai che io so, io so che tu sai.

Vado avanti.

                         Rassegna di Intelligentoni

                                               10
11
12
Il contratto!
 Sapete che gli stati hanno firmato un contratto con Pfizer?
 Tale contratto è secretato!
 Ma essendo “obbligati” a dichiarare i loro intenti, ecco che qualche stato si “dimentica” di
 oscurare la pagina.
 Non è una dimenticanza è un atto voluto. Non potete più dire che non ve l’vevano detto!

Traduzione

Contesto:
Pfizer è stata estremamente aggressiva nel cercare di proteggere i dettagli dei suoi accordi
internazionali sui vaccini COVID19.

Per fortuna sono riuscito a prenderne uno.

Poiché il costo dello sviluppo dei contratti è molto elevato e richiede tempo (cicli di revisione
legale), Pfizer, come tutte le società, sviluppa un modello di contratto standardizzato e utilizza
questi accordi con adeguamenti relativamente minori in diversi paesi.

#PfizerLeak
#Pfizer

                                                13
Questi accordi sono riservati, ma fortunatamente un paese non ha protetto abbastanza
bene il documento contrattuale, quindi sono riuscito a procurarmene una copia.

Come stai per vedere, c’è una buona ragione per cui Pfizer stava lottando per nascondere i
dettagli di questi contratti.

Innanzitutto, parliamo del prodotto:
l’accordo non copre solo la produzione di vaccini per COVID19 e le sue mutazioni, ma anche
per “qualsiasi dispositivo, tecnologia o prodotto utilizzato nella somministrazione o per
potenziare l’uso o l’effetto di tale vaccino” .

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Se ti stavi chiedendo perché l’ #Ivermectin è stata soppressa, beh, è perché l’accordo che i
paesi hanno avuto con Pfizer non consente loro di sottrarsi al loro contratto, il quale afferma che
anche se verrà trovato un farmaco per curare COVID19 il contratto non può essere annullato.

#PfizerLeak
#Pfizer

Fornitura del prodotto:

“Pfizer non avrà alcuna responsabilità per la mancata consegna delle dosi in conformità con le
date di consegna stimate… né tale mancanza darà all’Acquirente alcun diritto di annullare gli
ordini per qualsiasi quantità di Prodotto.”

Per saperne di più

https://threadreaderapp.com/thread/1419653002818990085.html

Come vedete, gli stati hanno firmato che Pfizer non è imputabile delle morti e delle infermità
causate dal suo prodotto.

Ne consegue che la responsabilità se l’assume chi ha firmato?

Vanno impiccati tutti.

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