Cultura della trasparenza e comunicazione economico-finanziaria d'impresa
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© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya Cultura della trasparenza e comunicazione economico-finanziaria d’impresa Daniela M. Salvioni∗ 1. Comunicazione economico-finanziaria e relazioni interaziendali I sistemi aziendali sono al centro di un complesso di attese, che ne rappresentano al tempo stesso l’elemento promotore e le condizioni essenziali di orientamento comportamentale. Il soddisfacimento delle aspettative determina le potenzialità di istituzione di relazioni positive tra l’azienda ed i suoi interlocutori sociali e tende a qualificare i presupposti di funzionalità duratura di ogni iniziativa imprenditoriale. Le attese si trasformano in fini prioritari ed in obiettivi gestionali; fini ed obiettivi variamente correlati a fenomeni di produzione di ricchezza e di gestione del consenso. In effetti, gli interessi che convergono in impresa sono ampi, variegati e coinvolgono la sfera competitiva, sociale ed economica. Le potenzialità di conveniente interazione con le diverse classi di stakeholder (conferenti di capitale di rischio, conferenti di capitale di credito, prestatori di lavoro, clienti, fornitori, analisti finanziari, ecc.) assumono pertanto carattere composito, sebbene sinteticamente riconducibili all’ottenimento di risultati economici soddisfacenti, nel rispetto delle condizioni essenziali di durabilità, di autonomia, di equità sociale e di protezione ambientale. Le possibilità di mantenimento delle condizioni di successo aziendale risultano dunque influenzate da: la corretta percezione delle attese dei diversi attori sociali e delle connesse relazioni; la chiara consapevolezza delle risorse e delle capacità (tecniche, organizzative, commerciali, competitive, ecc.) dinamicamente disponibili; la conoscenza delle variabili e dei fattori esterni diversamente influenti su attività e risultati; il fattivo orientamento di tutti i comportamenti gestionali secondo logiche di efficacia e di efficienza; la capacità di veicolazione di messaggi volti ad agevolare la conoscenza del grado di soddisfacimento delle attese - effettivo e prospettico - e degli sforzi attuati in tale direzione; le capacità di istituzione di rapporti fiduciari e di gestione del consenso esterno. ∗ Professore Ordinario di Economia Aziendale, Università degli Studi di Brescia. Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya Il costante orientamento all’efficacia globale dell’impresa1, sottolinea la necessità di predisporre opportune fonti informative. Tali fonti dovrebbero, tra l’altro, agevolare: la percezione delle diverse attese associate all’attività; l’apprezzamento dei vincoli e dei condizionamenti interni ed esterni rispetto ai quali razionalizzare lo sviluppo delle diverse organizzazioni; la selezione di validi modelli di interazione, diretti a combinare costruttivamente componenti materiali ed immateriali. Ad evidenza, nelle aziende profit oriented, le attese dominanti riguardano la remunerazione e la crescita di valore nel tempo del capitale di rischio. Si tratta di parametri sintetici, necessariamente associati all’adeguata soddisfazione di una pluralità di condizioni competitive, sociali ed economiche. Le esigenze di mantenimento delle condizioni di efficacia stimola una maggiore attenzione alle relazioni esterne ed ai nessi di funzionalità tra attese, obiettivi gestionali, comportamenti, risultati. Coerentemente, nell’attuale contesto economico, le aziende di successo riportano evidenti integrazioni tra attività di corporate governance e fenomeni di orientamento gestionale, per ottimizzare le performance. La globalizzazione dei mercati e la tempificazione sempre più breve dei processi valutativi enfatizzano la rilevanza dei fatti e delle modalità di comunicazione per l’attivazione di relazioni positive tra azienda ed ambiente (Figura 1). In particolare, risultano rilevanti i fenomeni divulgativi diretti a trasferire alle diverse tipologie di pubblico informazioni sul grado di soddisfacimento delle attese. Figura 1: Comunicazione ed efficacia aziendale Ambiente shakeholders consenso attese comunicazione I Immppr reessaa stakeholders comunicazione risultati risorse attività Lo sviluppo equilibrato delle imprese dipende dalla disponibilità di risorse adeguate ai fabbisogni e dall’impiego ottimale di queste per la formazione di Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya risultati. La destinazione dei mezzi disponibili alla formazione di assetti strutturali coerenti con le caratteristiche del business ed all’attività operativa è strumentale al mantenimento dei presupposti di efficacia. La comunicazione agevola il corretto orientamento dei comportamenti interni e la gestione del consenso esterno in relazione agli accadimenti. Le risorse, le attività ed i risultati evidenziano rapporti di reciproco condizionamento; l’ottimizzazione delle performances è definita dalle capacità manageriali sviluppate nel tempo dalle diverse componenti dell'organizzazione. Nella situazione descritta, l’efficacia gestionale è condizionata da: l’opportuno sviluppo di processi conoscitivi e di apprendimento, strutturati per garantire la piena consapevolezza delle implicazioni economiche, competitive e sociali che contraddistinguono l’attività; le capacità di attivazione di idonei processi di trasferimento delle informazioni da e verso l’ambiente di riferimento. La capacità aziendale di acquisizione dei necessari consensi e delle correlate risorse risulta perciò condizionata anche da: - la diffusione di comunicazioni volte ad agevolare il perfezionamento dei processi valutativi; - l’opportuna selezione dei contenuti, dei tempi e delle modalità di veicolazione dei messaggi in relazione alle attese conoscitive delle diverse tipologie di destinatari. In effetti, l’efficacia aziendale deriva dai comportamenti dinamicamente assunti nello sviluppo della gestione, ma trova presupposti essenziali nella diffusione di informazioni interne ed esterne. Le prime, sono specificamente dirette alla razionalizzazione dei comportamenti in relazione agli obiettivi gestionali; le seconde, sono, invece, volte al soddisfacimento delle attese conoscitivo/valutative delle diverse classi di stakeholder. In tutti i processi di comunicazione finalizzati al mantenimento dei presupposti di efficacia durevole, un ruolo di primario rilievo è detenuto dai messaggi a contenuto economico-finanziario, che dovrebbero rappresentare una sintesi delle modalità di creazione di ricchezza attesa ed effettiva. Con le misurazioni economiche un’impresa comunica il grado di efficacia e di efficienza atteso o realizzato nello svolgimento della gestione, mediante l’impiego di informazioni rilevanti, sintetiche e selettive, volte ad esprimere simbolicamente fenomeni complessi e sintomatici di un ampio numero di interrelazioni spazio- temporali. La comunicazione economico-finanziaria tende pertanto ad assumere primaria rilevanza nell’orientamento comportamentale interno ed anche nella gestione esterna del consenso per l’ottenimento delle risorse qualitativamente e quantitativamente idonee a soddisfare i fabbisogni gestionali. Nel tempo si è andata consolidando l’opinione che le relazioni interaziendali risultano significativamente condizionate dai flussi comunicazionali attivati dai diversi attori. Il fatto poi che un vasto numero di relazioni sia sostanzialmente riconducibile a fenomeni di condivisione di una parte di rischio economico, sottolinea il ruolo cruciale della comunicazione economico-finanziaria. Tale ruolo risulta peraltro amplificato dalla diffusione dei fenomeni di globalizzazione dei mercati e dell’informazione, dallo sviluppo della tecnologia informatica e della Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya telematica, nonché dalle esigenze di recupero di validità in relazione all’osservazione di comportamenti aziendali spesso dettati dal prevalere di interessi personali, o di specifici gruppi, rispetto a corretti principi di equità sociale 2. 2. Dalla cultura della reticenza alla cultura della trasparenza La comunicazione economico-finanziaria è da molti anni oggetto di approfondimento da parte degli studiosi di materie economico aziendali3. In particolare, sono state oggetto di specifiche trattazioni: le interdipendenze tra comunicazione e valorizzazione delle potenzialità aziendali; i principi-base di efficacia dei messaggi divulgati in relazione anche ai fattori di vincolo esistenti; i modelli comportamentali strettamente rispondenti a logiche di ottimizzazione dei rapporti costi/risultati. A fronte di un significativo approfondimento teorico, la comunicazione effettivamente attuata dalle imprese risulta tuttora carente, sia dal punto di vista contenutistico sia da quello divulgativo. Il fenomeno in oggetto ha assunto particolare evidenza all’inizio di questo secolo, allorché si sono manifestati taluni fenomeni di dissesto economico d’impresa in assenza di evidenti riscontri nelle informazioni quantitativo-monetarie precedentemente divulgate. I messaggi a contenuto economico-finanziario spesso devono essere predisposti in ottemperanza a vincoli ed a suggerimenti di carattere giuridico normativo4. Esistono, infatti, obblighi di contenuto e di pubblicazione incentrati su requisiti minimi, in genere variamente tassativi in relazione alla forma giuridica, alle modalità di negoziazione del capitale di rischio, al settore di appartenenza ed alle dimensioni d’impresa. Le prescrizioni normative lasciano peraltro un ampio margine di discrezionalità, per cui l’esaustività e la completezza delle informazioni contenute nei documenti pubblicati sono significativamente influenzate dagli obiettivi che ciascuna azienda si propone di raggiungere con tale forma di comunicazione. In tal senso, è possibile distinguere: - l’informativa obbligatoria (mandatory disclosure), derivante da fattori di vincolo di carattere normativo con lo scopo di tutela dei terzi e di garanzia informativa per gli stakeholders; - l’informativa volontaria (voluntary disclosure), proposta da ciascuna impresa a completamento ed integrazione dell’informativa obbligatoria. L’esistenza di fattori di vincolo non rappresenta comunque una garanzia di qualità della comunicazione; questa è significativamente influenzata dagli atteggiamenti privilegiati da ciascuna impresa in termini di gestione del consenso. In particolare, l’efficacia della comunicazione economico-finanziaria, sia obbligatoria che volontaria, tende a riflettere le caratteristiche culturali dominanti. Allo stato attuale, il prevalere di una cultura della reticenza, spesso accompagnata da politiche di elaborazione con un chiaro orientamento manipolatorio, determina generalizzati atteggiamenti di sfiducia e di scarso interesse per i messaggi quantitativo-monetari d’impresa. In altri termini, risulta frequente la formazione di circoli viziosi in cui: la scarsa volontà di comunicare i Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya principali fenomeni economici d’impresa limita la capacità di soddisfacimento delle attese conoscitive provenienti dall’ambiente; l’incapacità di dare risposte esaustive alle attese, a sua volta, genera sfiducia nella comunicazione riducendone ulteriormente i caratteri di efficacia. L’analisi delle informazioni economiche diffuse dalle imprese consente infatti di evincere come il contenuto dell’informativa societaria sia spesso orientato dalla volontà di non comunicare, ovvero manipolato in funzione della predominanza di obiettivi di relazione con definiti gruppi di utenti. In particolare, l’esame dei prospetti di sintesi economica più frequentemente veicolati dalle aziende tende alternativamente ad evidenziare: - politiche comunicazionali sostanzialmente rispondenti ad esigenze di fittizio sostenimento della crescita di valore dell’impresa emittente (ad esempio: con l’inserimento di ricavi inesistenti, o improbabili; oppure con l’adozione di operazioni di make-up finanziario finalizzate alla rappresentazione di situazioni di equilibrio migliori di quelle effettive; ecc.); - contenuti economico-finanziari decisamente orientati alla legittimazione di risultati idonei a garantire il minor drenaggio fiscale possibile (frequentemente con il rigonfiamento dei costi in conto esercizio o con il rinvio di ricavi anche al di là delle connotazioni di competenza, ecc.). I precedenti comportamenti determinano comunicazioni molto lontane dai requisiti minimi di trasparenza e di neutralità dell’informativa, cioè di chiara rispondenza tra accadimenti e messaggi trasmessi dalle imprese e di equo contemperamento di tutte le attese espresse dai destinatari. Anche in assenza di comportamenti manipolatori, nella migliore delle ipotesi, le comunicazioni economico-finanziarie esterne risultano condizionate da fenomeni di acritica riservatezza. In tali casi, l’eccessivo accorpamento di classi di valori e lo stretto rispetto dei vincoli minimali di legge tendono a limitare fortemente la trasparenza dei messaggi trasmessi; allo stesso modo, l’impiego di mezzi di veicolazione volti a mantenere modesti livelli di divulgazione delle informazioni riduce la numerosità dei destinatari dell’informativa. L’efficacia della comunicazione economico finanziaria, nel cui ambito ad evidenza il bilancio di esercizio rappresenta tuttora la forma più diffusa, risulta pertanto fortemente minata. Stenta ad affermarsi la consapevolezza che ogni informazione trasmessa all’esterno contribuisce a qualificare l’immagine d’impresa, a creare potenzialità di acquisizione o di perdita di consenso. Non esiste una cultura diffusa della trasparenza. E, come conseguenza della frequente limitata qualità della comunicazione, sussiste un diffuso atteggiamento critico da parte dei destinatari. L’esigenza di recupero dei presupposti di validità della comunicazione economico-finanziaria è dunque palese. Occorre modificare gli atteggiamenti prevalenti, rivalutando i principi generali universalmente condivisi (verità, chiarezza, precisione, neutralità, completezza informativa, prudenza, comparabilità, significatività, ecc.); principi spesso citati, ma altrettanto frequentemente disattesi proprio per la limitata diffusione dei valori di trasparenza. La ricerca di condotte diffuse di trasparenza e le esigenze di rivitalizzazione dei mercati dei capitali, negli ultimi anni, hanno peraltro modificato i riferimenti Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya quantitativi e temporali delle informazioni obbligatorie in specifiche condizioni operative. Così, ad esempio, gli organismi di garanzia dei terzi per le società quotate alle Borse valori hanno introdotto uno sviluppo quantitativo e la riduzione dei tempi di riferimento (semestrale, trimestrale) dell’informativa economico- finanziaria. L’incremento delle informazioni divulgate esternamente e la tempificazione più ravvicinata hanno così consentito il superamento dei limiti di storicità insiti nelle rendicontazioni annuali, ma al contempo hanno sovente indotto a privilegiare un orientamento al breve/brevissimo periodo in netto contrasto con le esigenze di durabilità e di sviluppo nel tempo dei sistemi aziendali. In sintesi, nei moderni sistemi di mercato il tema della comunicazione economico- finanziaria esterna d’impresa è ampiamente dibattuto; numerosi sono i cambiamenti in corso, ma si è ancora molto lontani dall’affermazione di modelli comportamentali efficaci ed ampiamente condivisibili. Per contro, assume crescente rilevanza la consapevolezza che occorre soddisfare le esigenze conoscitive di vaste classi di utenti e che la manipolazione delle informazioni si scontra con i più elementari principi di etica economica. Inoltre, tende ad aumentare la percezione che i vincoli giuridico normativi spesso determinano la diffusione di informazioni che - seppure non specificamente recepite nell’ambito di un progetto di comunicazione - contribuiscono a qualificare l’immagine aziendale. I tempi paiono dunque maturi per il graduale abbandono della cultura della reticenza in favore della cultura della trasparenza. Solo in questo modo risulta, infatti, possibile rendere effettivamente operativi i principi ispiratori dell’informativa obbligatoria e rispettare nell’informativa volontaria le condizioni basilari di convenienza economica. 3. I requisiti di efficacia della comunicazione economico-finanziaria I temi di governance, etica aziendale, relazioni con gli stakeholder, trasparenza ed efficacia comunicazionale sono attualmente oggetto di ampi ed articolati dibattiti tecnico-scientifici. Quasi tutti gli studi in materia tendono ad attribuire significativa rilevanza alla componente di comunicazione economico-finanziaria ed alle connesse relazioni con le potenzialità di successo e di creazione di ricchezza dell’unità emittente. Spesso però l’attenzione è focalizzata sui fattori di vincolo e sul contenuto del messaggio, con scarso interesse per il soddisfacimento delle attese e per l’osservazione dei presupposti di efficacia dei messaggi in relazione alle diverse classi di pubblico. A questo punto pare opportuno soffermare l’attenzione sui presupposti di efficacia della comunicazione economico-finanziaria, cioè sulle condizioni atte ad istituire positive relazioni tra emittente e destinatario del messaggio. Al riguardo, assume rilievo la contemporanea presenza di due componenti: - la consapevolezza del ruolo dell’informativa ed il relativo recepimento in una complessiva logica comunicazionale improntata alla trasparenza, da parte dell’emittente; - l’assunzione di un positivo atteggiamento ricettivo e di consenso da parte dei diversi gruppi di destinatari. Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya La consapevolezza del ruolo della comunicazione economica per la durevole realizzazione di rapporti fiduciari e di costruttiva interazione esterna, si collega in primo luogo ad una ponderata applicazione dei vincoli normativi in relazione agli obiettivi di trasferimento delle informazioni. Pertanto, occorre recepire l’informativa obbligatoria in un progetto di comunicazione integrata intrinsecamente valido, coerente con il posizionamento nell’ambiente e con gli indirizzi strategici di fondo, completo rispetto ai fenomeni rilevanti per l’apprezzamento dei valori d’impresa. Il corretto orientamento delle scelte di comunicazione presuppone l’affermazione di una cultura volta al costante miglioramento qualitativo dell’informativa, secondo percorsi incentrati su validi modelli di gestione del consenso, improntati alla trasparenza ed alla completezza delle comunicazioni. Le prescrizioni normative non devono rappresentare l’unico elemento di promozione di comunicazioni economiche esterne; queste ultime devono altresì essere definite da obiettivi di costante soddisfacimento delle attese conoscitivo- valutative, nel rispetto delle necessarie condizioni di equità e di convenienza. Specificamente, la selezione degli elementi qualificanti di carattere contenutistico, valutativo e divulgativo richiede l’opportuna combinazione dei fattori vincolistici e discrezionali in un progetto di comunicazione proteso alla rappresentazione sintetica degli elementi qualificanti la dinamica economica d’impresa. La diffusione di una cultura della trasparenza rappresenta, come si è osservato, un passaggio obbligato per il recupero dell’efficacia della comunicazione economico-finanziaria. Inoltre, i valori della trasparenza sono fondamentali per migliorare il coordinamento interno e per garantire la sintonia tra le diverse componenti dell’organizzazione. Dopo lunghi periodi dominati da una limitata volontà di trasferimento delle conoscenze necessarie per lo sviluppo di approfonditi e diffusi processi valutativi, occorre che gli assunti di base, i valori e gli schemi interpretativi condivisi dalla proprietà, dal management e da tutta l’organizzazione recuperino i presupposti di corrispondenza tra fatti, informazioni e messaggi trasmessi. I valori di trasparenza individuano un requisito essenziale per il continuo affinamento della convergenza tra gestione e contenuto dell’informazione e per la salvaguardia della chiarezza espositiva dei diversi documenti periodicamente trasmessi all’esterno. La trasparenza dovrebbe dunque agevolare la realizzazione di un insieme unitario di comportamenti e di messaggi tra loro coerenti, incentrato sulla costante rappresentazione dei fenomeni qualificanti la dinamica aziendale. I recenti disastri economici, connessi anche alla mendacità delle comunicazioni che –mediante la copertura di definiti fattori di criticità- hanno rinviato il manifestarsi di situazioni di diseconomicità al momento in cui erano ormai insanabili, dovrebbero indurre le imprese a rendersi conto dell’importanza della trasparenza per il miglioramento delle relazioni interaziendali5. La cultura della trasparenza rappresenta inoltre un principio etico di orientamento per tutti coloro che, a vario titolo (ad esempio, i revisori, gli organismi di governance, ecc.), sono chiamati a legittimare il contenuto della comunicazione economica. L’affermazione di una maggiore limpidezza comportamentale nello svolgimento delle funzioni di legittimazione dell’informativa economica dovrebbe Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya infatti avvalorare il ruolo di garanzia nei confronti dei terzi, se non addirittura giustificare l’esistenza di definiti istituti. La cultura della trasparenza tende quindi ad influenzare direttamente la selettività delle informazioni in relazione alla numerosità potenziale delle stesse, pur nel rispetto dei necessari principi di completezza e di neutralità. Del pari, agevola le relazioni interne, determinando: - coerenza con le altre forme di comunicazione con cui l’impresa interagisce con i propri pubblici principali; - chiarezza espositiva e convergenza rispetto alle attese dei destinatari effettivi e potenziali; - ampia capacità di adattamento alle istanze proprie dei diversi interlocutori ed alle situazioni contingenti che si manifestano dinamicamente; - completezza informativa generale e particolare in relazione a fenomeni di limitata rappresentatività dei vincoli giuridico-normativi, ovvero a fronte di informazioni rilevanti per l’instaurazione di costruttivi rapporti interattivi con l’ambiente; - opportuna pubblicizzazione dell’informazione, anche mediante l’impiego dei più moderni strumenti telematici. In particolare, l’impiego degli strumenti telematici per la diffusione del messaggio economico-finanziario appare tuttora molto limitato. Così, ad esempio, una recente indagine su 90 aziende italiane quotate nella borsa italiana al segmento ordinario ha evidenziato che6: solo 70 hanno un sito internet; di queste 70 solo l’84% riporta nel sito il bilancio di esercizio. Il 98% delle aziende con bilancio nel sito presenta prospetti completi e l’81% riporta anche la relazione della società di revisione. Delle 70 aziende il 70% riporta anche il bilancio consolidato, completo nel 100% dei casi, ed accompagnato dalla relazione di revisione nell’88% dei casi. La relazione semestrale viene presentata nel 65% dei casi, sempre completa e spesso accompagnata dalla relazione di revisione (63%). Nel 71% dei casi nel sito esiste un’intera sezione sull’investor relation, mentre percentuali minori offrono informazioni specifiche dirette alla comunità finanziaria; non sempre sono presenti informazioni sugli assetti proprietari (struttura del gruppo 60%, schede su controllate e collegate 27%, composizione della proprietà 39%, informazioni sul management 63%, schede su operazioni straordinarie 7%). Le informazioni sull’andamento del mercato sono presenti nel 24% dei casi, quelle sulle strategie corporate nel 46%, quelle sulla storia aziendale nell’81% e quelle sulla missione aziendale nell’86% dei casi. Solo il 29% delle aziende ha un link autonomo per la corporate governance, il 19% riporta il regolamento delle assemblee, il 37% lo statuto, il 3% presenta riferimenti al codice etico ed il 39% al codice di autodisciplina. Da ultimo, solo il 2% circa delle aziende con sito riporta in rete il bilancio sociale ed altrettanto per quanto riguarda il bilancio ambientale. Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya Oltre ad una positiva logica comunicazionale da parte dell’emittente, l’efficacia della comunicazione economica presuppone un atteggiamento ricettivo e di consenso da parte dei diversi gruppi di pubblico esterno. L’effettiva importanza comunicazionale dei documenti di sintesi economica rispetto ai diversi destinatari trova sostanziali vincoli in: - i fattori socio-culturali dominanti l’ambiente in cui operano i pubblici obiettivo e le valenze associate all’informativa; - la coerenza delle informazioni rispetto alle attese e la relativa attendibilità percepita; - i rapporti fiduciari preesistenti e formatisi per effetto dell’evoluzione delle modalità interattive e dei comportamenti percepibili all’esterno. L’atteggiamento assunto dai destinatari si collega quindi a condizioni di carattere generale (i fattori socio-culturali dominanti l’ambiente e le valenze associate all’informativa) e ad elementi attinenti le relazioni tra emittente e destinatario della comunicazione (l’attendibilità, la coerenza delle informazioni rispetto alle attese e i rapporti fiduciari preesistenti). Con riguardo alle condizioni generali, la ricerca di qualificate informazioni economiche è andata assumendo crescente rilevanza, data anche l’importanza delle esigenze conoscitive sull’economicità d’impresa di vaste tipologie di pubblico. Per contro, i comportamenti reticenti e manipolatori connotanti la comunicazione economico-finanziaria tendono ad evidenziare atteggiamenti di profonda sfiducia nei destinatari potenziali. Anche in questo caso sembra comunque assumere rilievo la diffusione della cultura della trasparenza e l’ampliamento della stessa a valore ambientale. La sensibilità all’informazione economica e la diffusione della relativa capacità interpretativa, non affermano pertanto l’esistenza di atteggiamenti positivi nei confronti della stessa; quest’ultimo fenomeno è influenzato altresì dal contenuto del messaggio, dalla coerenza della comunicazione alle attese e da precipui rapporti fiduciari. In termini di contenuto del messaggio, un ruolo di rilievo è indubbiamente assunto dai vincoli normativi che ne impongono i requisiti minimali. In questi ultimi anni si è ampiamente discusso circa la completezza delle indicazioni normative con riferimento alla tutela dei terzi interessati ai risultati aziendali, anche con riferimento all’esistenza di situazioni nazionali contraddistinte da fenomeni di “civil law”, ovvero di “common law”. Quasi tutte le analisi concordano però nell’affermare che è l’orientamento di applicazione delle prescrizioni normative operato dalle imprese a qualificare effettivamente la comunicazione economico-finanziaria. La coerenza delle informazioni rispetto alle attese e la relativa attendibilità percepita si ricollegano all’atteggiamento assunto da ciascun emittente nei riguardi della comunicazione esterna in generale e della comunicazione economica in particolare. La consonanza alle attese dipende, in primo luogo, dall’orientamento comunicazionale globale d’impresa, dal modello di gestione del consenso in tale ambito adottato e dalla capacità/volontà di sintetica rappresentatività dei principali Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya parametri di riferimento. Così, ad esempio, un’eccessiva aggregazione delle classi di valore può rendere difficile l’individuazione dell’andamento di definiti fattori critici di successo. L’attendibilità si connette invece alla possibilità di formulare giudizi di merito sulle dinamiche economiche rappresentate e – in prima approssimazione – è riconducibile in misura significativa alle modalità di determinazione dei valori accorpati nei diversi prospetti ed alle politiche sottostanti alla predisposizione dell’informativa. In altri termini, l’informativa può ritenersi attendibile solo se verificabile rispetto ai comportamenti gestionali ed ai criteri di valutazione adottati per quantità stimate e congetturate7. Infine, i rapporti fiduciari preesistenti e formatisi per effetto dell’evoluzione delle modalità interattive e dei comportamenti percepibili all’esterno, dipendono da tutte le forme di comunicazione implicita ed esplicita adottate nel tempo. In siffatto ambito, assumono particolare rilievo le componenti immateriali riconducibili ai rapporti relazionali ed ai flussi informativi desumibili dall’ambiente, tendenti a definire più o meno stabili situazioni di sintonia tra emittente e destinatario della comunicazione. In particolare, i comportamenti percepiti nell’ambito di specifiche relazioni interaziendali, l’immagine e le logiche di trasparenza generale e di coerenza gestionale tendono ad avvalorare, o a contrastare, la formazione di rapporti fiduciari. 4. La validità della comunicazione economico-finanziaria La validità della comunicazione economico-finanziaria si connette direttamente alla capacità di prefigurare risposte concrete, comprensibili, veritiere ed esaustive alle istanze conoscitivo-valutative esprimibili dai differenti attori sociali ed alla disponibilità di questi ultimi al positivo recepimento dei messaggi ottenibili nell’ambiente. I caratteri dell’informativa economico-finanziaria enfatizzano l’utilità della stessa per tutte le tipologie di pubblico interessate ad approfondire, nei diversi profili, l’evoluzione delle condizioni di equilibrio reddituale, patrimoniale e finanziario d’impresa. In tale ambito, è possibile distinguere: - attese essenziali, sostanzialmente comuni a tutti i soggetti interessati alla dinamica economica; - attese particolari, espresse da specifiche tipologie di pubblico in relazione a definiti rapporti interattivi. Le attese essenziali sono riconducibili all’apprezzamento delle modalità di creazione di valore. Il relativo soddisfacimento è condizionato dall’atteggiamento comunicazionale assunto da ciascuna impresa e determina le potenzialità di positiva qualificazione dell’immagine e di aggregazione di consensi. Le attese particolari, invece, si collegano a specifiche relazioni azienda-ambiente di significativa importanza per lo sviluppo aziendale. Si tratta di attese che integrano i fabbisogni conoscitivi diffusi e richiedono informazioni aggiuntive spesso di approfondimento di determinati fenomeni. Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya Le logiche di trasparenza comunicazionale sono strumentali per il soddisfacimento delle attese essenziali ed agevolano il raggiungimento di quelle particolari. Nel contesto descritto, assumono rilievo: l’unità emittente; le caratteristiche del messaggio; i diversi profili di capacità interpretativa dei soggetti riceventi; l’azione di ritorno; l’esistenza di eventuali fenomeni di disturbo, di amplificazione, o barriere, riconducibili a fattori che, interferendo sul processo di comunicazione, ne possono limitare o modificare l’efficacia. Nelle attuali condizioni di iper-esposizione alle diverse fonti informative e di reciproca influenza dei media, le interferenze sui processi di comunicazione aziendale diventano sempre più frequenti, con effetti spesso devastanti in assenza della possibilità di contrastare gli stessi con fatti incontrovertibili. Così, ad esempio, la notorietà attribuita recentemente a fenomeni quali i falsi in bilancio, la malafede di alcuni manager, l’infedeltà degli auditor nella funzione di garanzia per gli investitori, i broker che hanno privilegiato interessi personali anziché logiche di indipendenza e di oggettività, i comportamenti poco chiari dei consigli di amministrazione, le banche che hanno preso parte a discutibili schemi finanziari, hanno minato non poco la validità della comunicazione economica. Una ridotta cultura della trasparenza indebolisce il ruolo della comunicazione economico-finanziaria ed inoltre tende ad impedire l’affermazione delle scelte gestionali, limitando l’autonomia e la durabilità aziendale a fronte del manifestarsi di particolari percezioni o fatti negativi. In effetti, la comunicazione economica può configurare un patrimonio immateriale di primario rilievo per lo sviluppo delle imprese. Il raggiungimento di tale obiettivo richiede, però, la revisione delle regole e dei comportamenti per ottenere messaggi effettivamente rispondenti ai corretti principi economico aziendali di veridicità, di chiarezza e, soprattutto, di trasparenza. Nell’attuale situazione di manifesta inefficacia dei messaggi, gli operatori economici ed i media sottolineano spesso la necessità di cambiamenti normativi. Non ci si può comunque illudere che la revisione dell’informativa obbligatoria e dei relativi effetti sia necessariamente foriera di un sostanziale miglioramento nelle comunicazioni.. La situazione di insoddisfazione che si è creata a livello mondiale, ha comunque sortito l’effetto di aggregare consensi, almeno a livello dichiarato, sull’esigenza di recuperare il valore della trasparenza per ridare alla comunicazione economica i necessari requisiti di efficacia. Il principale problema rimane comunque come riuscire a trasfondere nelle organizzazioni aziendali la nuova cultura, consentendo altresì l’opportuna valorizzazione di quelle realtà che l’hanno fatta propria 8. Il percorso da attivare non è semplice, posto che: - in alcune realtà - per lo più grandi aziende quotate alle borse valori - occorre superare le recenti tendenze all’aumento quantitativo delle comunicazioni economiche trasmesse all’esterno, in favore di un miglioramento innanzi tutto qualitativo; Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya - in altre imprese - per lo più unità medie e piccole - è invece necessario l’abbandono della cultura della acritica riservatezza, o della reticenza, in favore di una rappresentazione più significativa dell’effettiva dinamica economica. Lo sforzo richiesto alle diverse realtà è comunque ampiamente giustificato dai vantaggi ottenibili, sia in termini di maggiore governabilità delle relazioni interaziendali e di recupero della funzione di qualificazione dell’immagine, sia in relazione al miglioramento del rapporto costi/benefici della comunicazione. Note 1 “Volendo esplicitare una definizione generale di efficacia è possibile affermare che con siffatto termine si intende rappresentare la capacità di ottenere gli effetti desiderati. Ne deriva la possibilità di evidenziazione di due componenti fondamentali: - da una parte, l’esistenza di specifiche attese con riguardo a definiti fenomeni e/o comportamenti; - dall’altra parte, l’attitudine ad orientare i fenomeni ed i comportamenti in modo tale da ottimizzare le modalità di raggiungimento degli effetti sperati. Quanto sopra esposto, sottolinea l’importanza dell’efficacia quale presupposto essenziale di indirizzo dell’attività d’impresa, dato il convergere nella stessa di molteplici interessi, nonché considerata la stretta interdipendenza tra soddisfacimento delle attese interne ed esterne e comportamenti gestionali.”, D. M. Salvioni, Il sistema di controllo della gestione, G. Giappichelli, Torino, 1997, pp. 1-2. 2 Al riguardo è sufficiente pensare ai recenti fatti americani (Enron, WorldCom, Merck, ecc.) e in parte europei (Vivendi, ecc.), ma soprattutto al rapporto di profonda sfiducia nelle informazioni aziendali che si è generato a fronte del prevalere di interessi personali, o di specifici gruppi, rispetto a corretti principi di trasparenza e di equità sociale. 3 A questo proposito si rinvia, tra gli altri, a: D. M. Salvioni, Le politiche di comunicazione delle aziende di credito e le informazioni economiche, in AA.VV. La comunicazione nelle banche, Edizioni del Sole 24 Ore, Milano, 1987; V. Coda, La comunicazione economica nella strategia aziendale, in AA.VV., Atti del Convegno Cesad, Egea, Milano, 1988; A. Dontoh, Voluntary Disclosure, in Journal of Accounting, Auditing and Finance, n. 4, 1989; D. M. Salvioni, Economic information in global corporate communication process, in Economia Aziendale, Vol. IX, n. 2 August 1990; G. Di Stefano, Il sistema delle comunicazioni economico- finanziarie nella realtà aziendale moderna, Giuffré, Milano, 1990; D. M. Salvioni, Il Bilancio d’esercizio nella comunicazione integrata d’impresa, Giappichelli, Torino, 1992; D. M. Salvioni, Comunicazione, cultura e governo economico d’impresa, in Sinergie, n. 43-44, maggio 1997; AA.VV., Atti del Convegno “Il valore: creazione, misura e comunicazione, Università Commerciale L. Bocconi, Milano, 1998; D. M. Salvioni (a cura di), L’efficacia della comunicazione economico finanziaria e l’analisi della concorrenza, Giappichelli, Torino, 2002; Aiaf, Creazione di valore e informazione societaria, Quaderno n. 108, Milano, aprile 2002. 4 La diffusione di società di grandi dimensioni (“public companies” nel Regno Unito e grandi “corporation” negli Stati Uniti) con titoli quotati alle borse valori stimola alla regolamentazione dell’informativa economica periodica. Una prima regolamentazione compiuta si ha comunque solo nel 1933/34 con la redazione delle note leggi federali statunitensi sui Securities e con la creazione della Securities Exchange Commission (SEC). Successivamente, i paesi anglosassoni promuovono iniziative specificamente dirette a conseguire: la redazione di un bilancio improntato a logiche informative e di trasparenza (disclosure); la predisposizione di forme di controllo e di pubblicità delle informazioni economiche, strettamente connesse ad operazioni di ampliamento della base azionaria e di offerta pubblica dei titoli; l’introduzione di prospetti di completamento dell’informazione; Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
© SYMPHONYA Emerging Issue in Management www.unimib.it/symphonya l’elaborazione del bilancio consolidato di gruppo; il ricorso a relazioni di certificazione predisposte da revisori esterni indipendenti. La modificazione della concezione dell’informazione economica esterna d’impresa intervenuta nei paesi anglosassoni, contribuisce significativamente alla diffusione di logiche di regolamentazione nei diversi paesi industrializzati. In particolare, nei paesi europei si elaborano norme di regolamentazione del bilancio, prima a livello di singolo paese e successivamente, con le direttive comunitarie, coordinate nell’ambito dell’Unione Europea. 5 “…un’immagine mendace, idealizzata o non perfettamente coerente con l’evoluzione imprenditoriale, se foriera di atteggiamenti positivi nel breve periodo presenta difficoltà a riflettere durevoli requisiti di convergenza, per il potenziale progressivo dilatarsi delle difformità tra percezioni e comportamenti, ovvero tra attese e risultati, o ancora tra messaggi trasmessi a pubblici differenti. Occorre inoltre non dimenticare che la comunicazione istituzionale annovera tra i principali interlocutori i conferenti di capitale di rischio, cioè una significativa componente del soggetto economico per il cui soddisfacimento l’impresa stessa è costituita e nei cui confronti la trasparenza gestionale tende a rappresentare un imperativo etico.”, D. M. Salvioni, Il Bilancio d’esercizio nella comunicazione integrata d’impresa, Giappichelli, Torino, 1992, p. 50/51. 6 Si tratta di una parte dei risultati emersi da una ricerca di interesse nazionale su la comunicazione economico-finanziaria e lo sviluppo della tecnologia informatica, coordinata da chi scrive e sviluppata da un gruppo di studiosi di economia aziendale dell’Università degli Studi di Brescia. La ricerca considera, in effetti, una comparazione internazionale sull’efficacia della comunicazione economica via Internet, mediante il confronto di società quotate italiane (279), francesi (80), tedesche (80), inglesi (80) e statunitensi (80). 7 In effetti, le quantità economiche rappresentano valori tendenzialmente non suscettibili di manipolazioni (a meno di pratiche amministrative scorrette); per contro, i valori stimati e congetturati sono – per loro natura – costruiti e calcolati in base ad ipotesi variamente soggettive e non sempre verificabili. Anche le prescrizioni normative lasciano un margine sufficientemente ampio di discrezionalità con riferimento alle determinazioni stimate e congetturate che, se correttamente interpretato, serve proprio a differenziare le determinazioni di imprese operanti in contesti interni ed esterni relativamente difformi. La valutazione del grado di soggettività delle informazioni necessità di successive verifiche mediante l’analisi, anche comparata nel tempo e nello spazio, delle modalità di calcolo adottate per i valori non oggettivabili e la relativa interpretazione in funzione dei fattori tipologici specifici dell’azienda presa in considerazione. Ad evidenza, esistono imprese la cui attività caratteristica implica di fatto un’incidenza elevata dei valori stimati e congetturati (esempio, imprese che lavorano grandi commesse industriali); tale condizione, naturalmente, non determina un generalizzato peggioramento della funzione informativo comunicazionale del relativo bilancio, se non in presenza dell’impossibilità di conoscere il percorso determinativo adottato, ovvero a fronte di criteri valutativi fortemente approssimativi e limitatamente coerenti con la rappresentazione dell’effettiva dinamica economica. 8 Un ruolo primario per l’affermazione diffusa di una cultura della trasparenza può naturalmente essere svolto dai “media”, che attraverso l’enfatizzazione dei comportamenti positivi possono costituire un elemento di stimolo al cambiamento comportamentale ed all’affermazione di rapporti fiduciari. Edited by: ISTEI - Istituto di Economia d'Impresa Università degli Studi di Milano - Bicocca
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