Covid, cosa non ha funzionato nella sanità umbra

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Covid, cosa non ha funzionato nella sanità umbra
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Covid, cosa non ha funzionato nella sanità umbra

Come ha funzionato la sanità umbra alla prova del Covid? Che voto darle? La
nostra regione raggiunge a stento la sufficienza: un sei meno meno. Di seguito
pubblichiamo uno studio di Luca Ferrucci e Cecilia Chirieleison, docenti del
dipartimento di Economia e di Scienze politiche dell'Università di Perugia, che dà
le pagelle al funzionamento di tutte le sanità regionali. Le variabili prese in
considerazione sono: la capacità di fare tamponi, il numero delle rianimazioni per
100 abitanti, la percentuale di vaccini inoculati          rispetto a quelli ricevuti e gli
ultrasessantenni vaccinati. La sanità umbra. che un tempo era un fiore all'occhiello,
oggi è all'ottavo posto nella classifica, ma con una vistosa e importantissima caduta
nelle vaccinazioni degli ultrasessantenni dove risulta al quattordicesimo posto.
Negativo il piazzamento per quanto riguarda il numero delle rianimazioni. Buona
invece la percentuale di vaccini fatti rispetto a quelli consegnati e la capacità di fare
tamponi. Pubblichiamo di seguito lo studio.

di Luca Ferrucci e Cecilia Chirieleison.
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              Le Regione alla prova delle azioni sanitarie
                     per contrastare il Covid-19:
                  Quali hanno fatto molto e quali hanno fatto poco?

                                        Prof. Luca Ferrucci 1

                                 Prof.ssa Cecilia Chirieleison2

                                             7 giugno 2021

1 Dipartimento di Economia, Università di Perugia

2 Dipartimento di Scienze Politiche, Università di Perugia
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1. Obiettivi e metodologia
L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare le diverse politiche
sanitarie che le Regioni hanno perseguito al fine di contrastare e limitare il
contagio da Covid-19 nel nostro Paese.
Sicuramente non si può attribuire unicamente alle istituzioni regionali la
capacità di contenimento del contagio, visto che buona parte delle azioni
realizzate sono state la diretta conseguenza dell’intervento diretto delle
istituzioni statali, se non addirittura - come nel caso delle vaccinazioni - di
istituzioni europee.
È comunque innegabile che l’azione dei Governatori regionali si sia mostrata
differenziata nella capacità di porre in essere tempestivamente talune azioni
strategiche dipendenti dalla loro volontà politica. In particolare, i governi
regionali potevano perseguire tre differenti azioni strategiche nel campo della
sanità.
La prima azione strategica riguarda la politica dei tamponi, strumento
indispensabile per tracciare, identificare e circoscrivere, con tempestività, gli
eventuali “focolai” di contagio nei propri territori. Da questo punto di vista,
non tutte le Regioni si sono mosse rapidamente e in modo molto esteso per
perseguire una diffusa e capillare politica territoriale dei tamponi. Dal punto
di vista degli indicatori statistici, per misurare questa differenziazione tra
Regioni, si può analizzare il rapporto tra il numero cumulato dei tamponi
effettuati (indipendentemente dal tipo di tampone praticato) e la popolazione
residente nel territorio regionale nel periodo che va dal 9 marzo 2020 - ovvero
con il decreto che ha istituito il lockdown - fino al 3 giugno 2021.
La seconda azione strategica a disposizione delle Regioni, per ridurre il
contagio da Covid-19, è il potenziamento dei posti in terapia intensiva.
Quest’ultimi hanno costituito uno strumento per curare i pazienti con un
quadro clinico più grave. Il potenziamento di questa dotazione è stato
perseguito da tutte le Regioni, sebbene con intensità differenziata, a causa
plausibilmente di problematiche sanitarie di ordine finanziario o
organizzativo (per esempio, la capacità di reclutare personale qualificato
competente o di disporre di adeguati spazi attrezzati). A fronte di una
dotazione iniziale, alcune Regioni hanno avuto la capacità (e la volontà) di
investire per aumentare significativamente i posti in terapia intensiva, mentre
altre regioni sono apparse maggiormente refrattarie, rischiando di dover
affrontare situazioni particolarmente critiche all’aumentare dei ricoveri.
L’indicatore statistico utilizzato per misurare l’efficacia di questa azione
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strategica è dato dal numero dei posti in terapia intensiva in rapporto alla
popolazione residente prima dell’inizio della pandemia, a marzo 2020,
confrontato con lo stesso indicatore calcolato al 24 maggio 2021. In questo
intervallo di tempo, tutte le Regioni hanno elevato questo indicatore, ma
alcune sono rimaste sotto la media nazionale, mentre altre si sono collocate
nettamente al di sopra.
La terza azione strategica che è stata perseguita, a partire dall’inizio del 2021,
è consistita nella vaccinazione della popolazione residente nella regione. Per
valutare l’efficacia e l’efficienza di questa azione strategica è possibile
utilizzare due tipologie di indicatori statistici. Da un lato, le Regioni hanno
mostrato una differente capacità nell’utilizzare le dosi di vaccino ricevute dal
Governo nazionale. L’indicatore statistico è pertanto dato dal rapporto
(espresso in percentuale) tra i vaccini somministrati rispetto a quelli ricevuti
sino al 3 giugno 2021. È evidente che quanto più questo indicatore si avvicina
all’obiettivo ideale del 100%, tanto più la Regione ha mostrato elevata
efficacia nella capacità di utilizzazione dei vaccini ricevuto dallo Stato.
Dall’altro lato, le Regioni hanno mostrato una differenziazione nella capacità
di garantire la copertura vaccinale completa a fasce anagrafiche di
popolazione soggette a maggiore “rischio esistenziale” nel caso di contagio
da Covid-19. Si tratta in modo particolare della popolazione anziana.
Pertanto, l’indicatore statistico che è stato preso in considerazione attiene alla
percentuale di popolazione ultra-sessantenne che ha completato il ciclo di
vaccinazione alla data del 3 giugno 2021 rispetto al totale della popolazione
residente ultra-sessantenne.
Per poter poi esprimere un giudizio di sintesi sull’operato delle diverse
istituzioni regionali è stato “costruito” un ranking nazionale sulla base del
posizionamento delle singole Regioni in relazione ai quattro indicatori
statistici sopra illustrati (intensità dei tamponi; potenziamento dei posti in
terapia intensiva; vaccini utilizzati; copertura vaccinale della popolazione
anziana).

2. Le Regioni e la politica dei tamponi
La tab. 1 riporta l’intensità dei tamponi effettuati nelle diverse circoscrizioni
regionali, sulla base del rapporto percentuale tra i tamponi effettuati e la
popolazione residente. E’ possibile che talune Regioni possano aver praticato
tamponi a persone presenti temporaneamente in tale territorio, sebbene
residenti altrove, come ad esempio pendolari inter-regionali per ragioni di
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lavoro o di studio. In ogni caso, a prescindere da ciò, sono piuttosto evidenti
le differenze inter-regionali in relazione a questa azione strategica.
La fascia territoriale del nord-est appare quella meglio impegnata in questo
tipo di azione sanitaria. Insieme a Bolzano, infatti, sono presenti regioni come
il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, nonché la provincia di Trento.
Di particolare rilievo appare il posizionamento dell’Umbria, prima regione
che precede non solo il nord-ovest ma anche tutte le altre regioni del centro e
del sud.
Al contrario, regioni come la Calabria, Puglia e Basilicata sono apparse molto
“distanti” dai valori conseguiti dalle regioni “migliori” sopra indicate.
Sicuramente, la minore intensità di contagio che alcune regioni del
Mezzogiorno hanno “registrato” appare più una conseguenza di fattori extra-
sanitari che non per l’utilizzo intenso delle politiche di prevenzione tramite
tamponi.

Tab. 1 L’intensità dei tamponi effettuati
                                 Popolazione residente (1 gennaio 2021) Tamponi cumulati al 24 maggio 2021 Tamponi su popolazione (per 100)
    Provincia Autonoma Bolzano                                   533715                            1512835                             283,5
    Friuli-Venezia Giulia                                       1198753                            1986180                             165,7
    Veneto                                                      4852453                            7814228                             161,0
    Umbria                                                       865013                            1305112                             150,9
    Provincia Autonoma Trento                                    544745                              809433                            148,6
    Emilia-Romagna                                              4445549                            6072313                             136,6
    Toscana                                                     3668333                            4605433                             125,5
    Abruzzo                                                     1285256                            1547612                             120,4
    Lazio                                                       5720796                            6809179                             119,0
    Lombardia                                                   9966992                           10428882                             104,6
    Liguria                                                     1509805                            1578717                             104,6
    Piemonte                                                    4273210                            4406904                             103,1
    Valle d'Aosta                                                123895                              126900                            102,4
    Sicilia                                                     4840876                            4394953                              90,8
    Campania                                                    5679759                            4807482                              84,6
    Marche                                                      1501406                            1215413                              81,0
    Sardegna                                                    1598225                            1273431                              79,7
    Molise                                                       296547                              226631                             76,4
    Basilicata                                                   547579                              366432                             66,9
    Puglia                                                      3926931                            2442965                              62,2
    Calabria                                                    1877728                              848599                             45,2
Italia                                                         59257566                           64579634                             109,0

Nostre elaborazioni su dati Ministero della Salute e Istat – Periodo 9 marzo
2020 - 3 giugno 2021

3. Le Regioni e il potenziamento dei posti in terapia intensiva
La tab. 2 riporta l’intensità dei posti in terapia intensiva nelle diverse regioni
italiane ad inizio pandemia e al 3 giugno 2021. In circa 15 mesi, l’incremento è
particolarmente visibile in tutte le regioni, addirittura a livello nazionale si
passa da 8,5 (ogni 100mila abitanti) a 15. Si tratta cioè di quasi un raddoppio
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della presenza regionale di questi posti in terapia intensiva. Ma come si sono
comportate le singole regioni? E anche con questo indicatore si possono
evidenziare numerose differenziazioni. Vi sono regioni come la Valle d’Aosta
che, partendo a sotto la media nazionale, hanno conseguito il primo posto nel
ranking, posizionandosi addirittura con 24 posti ogni 100mila abitanti. Molto
buono appare anche il posizionamento del Veneto, seguito da Bolzano, e da
una prima regione del Sud, ovvero la Sicilia.
Invece, questa dotazione resta relativamente “marginale” – anche rispetto alla
media nazionale – in talune regioni del Mezzogiorno, come la Calabria, la
Campania e il Molise, nonché una prima regione del Centro, ovvero
l’Umbria.

Tab. 2 – I posti in terapia intensiva nelle varie regioni
Regioni             Posti al 9 marzo Posti al 3 giugno
                    2020 per 100mila 2021 per 100mila
                    abitanti         abitanti
Valle d’Aosta       8,0                   24,0
Veneto              10,1                  20,5
P.A. Bolzano        6,9                   18,7
Sicilia             8,6                   17,1
Emilia Romagna      10,1                  17,1
P.A. Trento         5,9                   16,5
Lazio               9,8                   16,4
Basilicata          8,9                   15,9
Liguria             9,8                   14,8
Puglia              7,7                   14,8
Toscana             9,3                   14,7
Piemonte            7,6                   14,6
Friuli V.G.         9,9                   14,5
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Abruzzo              9,5                   14,3
Lombardia            8,6                   14,1
Marche               7,6                   13,9
Sardegna             8,1                   13,4
Umbria               7,9                   13,3
Molise               10,0                  13,0
Campania             5,9                   10,9
Calabria             5,6                   8,0
Italia               8,5                   15,0
Fonte: Nostre elaborazioni su dati Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari
Regionali, e Istat, dati al 3 giugno 2021

4. Le Regioni e l’efficacia dei piani di vaccinazione
Dall’inizio del 2021, la vera ed efficace novità per contrastare il Covid-19 è
consistita nell’attivazione delle politiche di vaccinazione. E’ indubbio che
problemi organizzativi e logistici di carattere europeo e nazionale hanno
impattato sulla possibilità concreta di gestire, con efficienza ed efficacia, da
parte dei singoli Governi regionali, questi piani di vaccinazione. Ma è altresì
evidente che non tutti i Governi regionali hanno mostrato una capacità
organizzativa di gestire la somministrazione, con rapidità, a favore delle
persone aventi condizioni di salute particolarmente critiche. E’ stato, ad
esempio, dimostrato ampiamente il rischio esistenziale di persone aventi
particolari patologie oppure aventi età anagrafiche particolarmente rilevanti.
Per questa ragione, in questo lavoro si è deciso di selezionare due soli
indicatori per un confronto inter-regionale, ossia l’entità (in percentuale) dei
vaccini somministrati rispetto a quelli ricevuti (tab. 3) e la copertura vaccinale
completa delle persone ultra-sessantenni (tab. 4).
La tab. 3 mostra il posizionamento di leader nazionale da parte della
Lombardia, seguita però da due regioni del centro (Umbria e Marche) e da
una del Sud (Abruzzo). Al contrario, territori come la Sardegna, la Valle
d’Aosta e Trento sono nella parte conclusiva del ranking nazionale.
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In altri termini, “tradizionali” schemi possibili di interpretazione e
valutazione delle realtà regionali – ad esempio, fondate sulla tripartizione
Nord-Centro-Sud, oppure sulla dicotomia Regioni speciali versus quelle
ordinarie o, infine, regioni grandi versus quelle piccole – appaiono non
particolarmente utili. La capacità di somministrare alte percentuali di vaccini

consegnati mostra una differenziazione molto forte, andando dal 93.3% della
Lombardia sino all’84.8% della Sardegna.

Tab. 3 – Vaccini somministrati rispetto a quelle consegnate
                           % di vaccini somministrati
Regioni                    rispetto a quelli consegnati
Lombardia                                               93,3
Umbria                                                  93,3
Marche                                                  93,2
Abruzzo                                                 92,9
Molise                                                  92,7
Puglia                                                  92,5
Basilicata                                              92,1
Friuli-Venezia Giulia                                   92,0
Emilia-Romagna                                          91,8
Liguria                                                 91,4
Campania                                                91,3
P.A. Bolzano                                            91,3
Veneto                                                  90,8
Toscana                                                 90,5
Piemonte                                                89,7
Sicilia                                                 89,7
Calabria                                                88,8
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Lazio                                                    88,7
Valle d'Aosta                                            88,4
P.A. Trento                                              88,2
Sardegna                                                 84,8

La tab. 4 riporta la “copertura” vaccinale completa per gli ultra-sessantenni.
E’ evidente che questa condizione anagrafica è molto ampia, comprendendo
fasce di età molto diverse sul piano delle condizioni medie di salute e di
cronicità. Inoltre, avremmo potuto considerare anche altri indicatori relativi a
fasce di popolazione “fragili” come i disabili e le persone non autosufficienti.
Ci siamo però limitati a considerare unicamente gli ultra-sessantenni, quale
target anagraficamente molto rilevante ai fini del contenimento, grazie alla
vaccinazione completa (e non alla somministrazione unicamente della prima
dose per taluni vaccini), del rischio di contagio e conseguente possibile
decesso.
In base a questo indicatore statistico, le regioni migliori sono tutte del nord, a
partire dalla Lombardia, Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Veneto e Liguria.
Questo ranking nazionale termina con il posizionamento di regioni come la
Sardegna, Trento, il Friuli Venezia Giulia e la Campania. Sempre nelle retrovie
troviamo anche Bolzano, l’Umbria e la Sicilia.

Tab. 4 – La “copertura” vaccinale completa per gli ultra-sessantenni

                             totale
                            vaccinati       popolazione         %vaccinat
          Regione             60+            totale 60+           i 60+
 Lombardia                  1453840      2937016                49,5%
 Emilia-Romagna             679652       1377770                49,3%
 Valle d'Aosta              19042        38725                  49,2%
 Veneto                     705347       1473034                47,9%
 Liguria                    254988       543197                 46,9%
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 Marche                    226112       485587           46,6%
 Abruzzo                   187728       406111           46,2%
 Piemonte                  643927       1408067          45,7%
 Basilicata                77993        170505           45,7%
 Puglia                    513029       1164206          44,1%
 Lazio                     731191       1674196          43,7%
 Calabria                  242505       554721           43,7%
 Toscana                   523855       1201964          43,6%
 Molise                    41194        97751            42,1%
 Sicilia                   585036       1391275          42,1%
 Umbria                    119846       285678           42,0%
 Provincia Bolzano         58171        139364           41,7%
 Campania                  594456       1484353          40,0%
 Friuli-Venezia Giulia     157562       403102           39,1%
 Provincia Trento          61292        159858           38,3%
 Sardegna                  177626       518251           34,3%
Fonte: Nostre elaborazioni su dati Ministero della Salute al 3 giugno 2021

5. Le Regioni “virtuose” e quelle che avrebbero dovuto fare meglio
A questo punto, possiamo tentare di “dare le pagelle” alle singole Regioni,
secondo un’analisi comparativa sulla base dei quattro indicatori statistici. Si
tratta cioè di ottenere un “voto medio” per singola Regione, senza avere la
pretesa di considerarlo oggettivo e insindacabile. Ad esempio, sul piano
metodologico, avremmo potuto utilizzare un maggior numero di indicatori
statistici (per esempio, la copertura vaccinale della popolazione non
autosufficiente) oppure ponderarli secondo “pesi relativi differenziati”, sino
ad arrivare a considerare, in modo opportuno, il range di variabilità di
ciascun indicatore per poterlo “normalizzare”. Tutte scelte metodologiche
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corrette che avrebbero potuto addirittura arrivare a un diverso ranking inter-
regionale.
In questa sede, in realtà, abbiamo preferito uno schema metodologico
semplice, riproducibile e di facile lettura e interpretazione, sulla base di un
punteggio assegnato ad ogni regione compreso tra 21 e 1 (ossia le ventuno
realtà territoriali considerate) a seconda del posizionamento migliore o
peggiore ottenuto nei singoli indicatori statistici elaborati.

Il cumulato dei singoli punteggi ottenuti da ciascuna regione andrà a
generare il posizionamento della medesima su scala nazionale. E’ evidente
che il punteggio teorico massimo è pari a 84 (qualora una regione sia prima in
tutti e quattro gli indicatori) e quello minimo pari a 4. Per dare una scala di
lettura e interpretazione più agevole abbiamo normalizzato una scala
numerica in centesimi.
Sulla base di queste precisazioni metodologiche, la tab. 5 riporta questa
interpretazione conclusiva. Considerando il punteggio massimo teorico pari a
100, le migliori Regioni sono risultate l’Emilia Romagna e il Veneto, seguite
dalla Lombardia. Buono appare il posizionamento dell’Abruzzo, prima
regione del Sud, mentre il ranking nazionale viene “chiuso” da quattro
regioni del Sud, rispettivamente il Molise, la Campania, la Calabria e la
Sardegna.
L’Umbria è all’ottavo posto, lievemente superiore alle Marche e meglio della
Toscana e del Lazio, regioni con le quali sovente avviene un confronto in
termini di indicatori socio-economici. In linea di massima, la nostra regione
appare “virtuosa” per la capacità dimostrata di perseguire una politica dei
tamponi e sui vaccini somministrati rispetto a quelli consegnati. Invece, sul
piano dei posti in terapia intensiva e della vaccinazione agli ultra-sessantenni,
il suo posizionamento è insoddisfacente. Come dire, una regione con chiaro-
scuri molto accentuati, mentre altre regioni hanno saputo fare meglio (anche
se non eccezionali) su tutti e quattro i quattro indicatori. E anche questo è un
aspetto metodologico che avrebbe potuto essere approfondito: come dire,
meglio vivere in una regione con grandi differenze di performance
(eccezionali versus insoddisfacenti) per i quattro indicatori oppure in una
regione con posizionamenti medie soddisfacenti (ma non eccezionali) per
essi? Agli elettori e ai cittadini interessati l’ardua risposta!
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Tab. 5 – Il ranking delle Regioni in base ai quattro indicatori statistici

                         Punteggio finale (voto
Regioni                  massimo 100)
Emilia-Romagna                                    78,57
Veneto                                            78,57
Lombardia                                         72,62
Abruzzo                                           65,48
P.A. Bolzano                                      65,48
Liguria                                           63,10
Valle d'Aosta                                     61,90
Umbria                                            57,14
Marche                                            55,95
Friuli-Venezia Giulia                             54,76
Basilicata                                        53,57
Toscana                                           51,19
Lazio                                             51,19
Puglia                                            50,00
Piemonte                                          48,81
Sicilia                                           46,43
P.A. Trento                                       44,05
Molise                                            38,10
Campania                                          28,57
Calabria                                          20,24
Sardegna                                          14,29
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