CONSUMATORI A PROVA DI MERCATO - 2016 XVI RAPPORTO PIT SERVIZI - Cittadinanzattiva
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Indice Premessa ....................................................................................................... 3 1. La politica dei trasporti in Europa ........................................................... 5 1.1 Lo stato dell’arte del settore................................................................ 6 1.2 Le prospettive future: una strategia europea per la mobilità a basse emissioni ................................................................................................. 11 1.3 Economia collaborativa e settore dei trasporti .................................. 15 2. Mobilità e trasporti: il quadro italiano .................................................. 19 2.1 La strategia del Governo per rilanciare il settore dei trasporti: connettere l’Italia ................................................................................... 21 2.2 L’accessibilità dei territori: l’Alta Velocità ...................................... 26 2.2.1 Le insidie dell’AV ......................................................................... 29 2.2.2 Verso la definizione di un nuovo ambito di servizio pubblico? .... 33 2.4 Qualità della vita e competitività delle aree urbane: la sharing mobility ................................................................................................... 40 2.4.1 Come regolare le piattaforme per la mobilità?............................... 42 2.4.2 La proposta di legge sulla sharing economy .................................. 45 3. I trasporti alla prova del quotidiano: il punto di vista dei consumatori 48 3.1 I settori maggiormente segnalati ....................................................... 48 3.2 Il trasporto aereo ............................................................................... 49 3.3 Il trasporto pubblico locale ............................................................... 53 3.4 Il trasporto ferroviario ....................................................................... 56 3.5 Le nostre proposte ............................................................................ 60 Ringraziamenti ............................................................................................ 62 1
Premessa La Commissione europea ha pubblicato lo scorso settembre il quadro di valutazione 2016 dei mercati al consumo, che monitora le valutazioni dei consumatori europei sul funzionamento di 42 mercati di beni e servizi. I quadri di valutazione sono utilizzati dai responsabili politici nazionali e dai portatori di interessi per misurare l’impatto delle politiche nel tempo e per confrontare la situazione nei diversi Stati membri. La Commissione utilizza i risultati ottenuti per sviluppare le proprie politiche. Le prestazioni dei mercati sono migliori se aumenta la fiducia dei cittadini. I risultati dimostrano che le prestazioni sono migliorate dall’ultimo quadro di valutazione del 2014. La tendenza positiva osservata a partire dal 2010 è in fase di accelerazione, soprattutto nei servizi finanziari, dove si registrano i maggiori progressi. Il quadro di valutazione conferma i risultati del semestre europeo: settori come i servizi ferroviari e la fornitura di acqua e di energia elettrica richiedono riforme strutturali in alcuni paesi, perché i risultati della valutazione variano considerevolmente tra gli Stati membri. I miglioramenti sono maggiori per i mercati dei servizi rispetto ai mercati dei beni. I servizi finanziari mostrano i progressi più significativi. È aumentata la fiducia dei consumatori nelle banche, nei fondi pensione privati e nei fondi di investimento. Si può ritenere che le recenti iniziative legislative in settori quali i conti di pagamento e i mutui e l’impegno per garantire l'effettivo rispetto delle norme e a favore di una maggiore sensibilizzazione comincino a dare i loro frutti. Al tempo stesso, tuttavia, i servizi bancari restano il settore, fra i mercati dei servizi, in cui si riscontrano i risultati più negativi. Le prestazioni sono disomogenee tra Stati membri. Le maggiori differenze tra i paesi dell’UE nella valutazione delle prestazioni dei 3
mercati si registrano nei mercati dei servizi di fornitura di energia elettrica, della fornitura d'acqua, del trasporto ferroviario, dei mutui e dei servizi di telefonia mobile, che, rispetto ai mercati con risultati migliori, sono meno aperti alla concorrenza transfrontaliera. Le prestazioni sono disomogenee anche tra i mercati: finiscono in coda alla classifica quelli riguardanti i servizi immobiliari, i mutui, i prodotti d’investimento, le pensioni private e i titoli, i veicoli usati e i prodotti a base di carne. La valutazione dei consumatori del mercato dei servizi ferroviari è notevolmente migliorata dal 2013. Il funzionamento del mercato dell’energia elettrica non è pienamente soddisfacente. Molti problemi si riscontrano nei mercati delle telecomunicazioni. È in questi settori, tra tutti quelli analizzati, che i consumatori subiscono nel complesso i maggiori danni. È aumentato il numero di consumatori che hanno cambiato fornitore, un'operazione che in alcuni mercati resta però difficoltosa. Per la prima volta il quadro di valutazione prende in esame anche i motivi che hanno impedito ai consumatori di cambiare fornitore. I risultati indicano che, in molti casi, i consumatori sono ancora preoccupati dalle possibili difficoltà comportate dal cambiamento oppure hanno tentato di cambiare, incontrando ostacoli. Rispetto ai dati emersi, Věra Jourová, Commissaria per la Giustizia, i consumatori e la parità di genere, dichiara che: "Il quadro di valutazione di quest’anno conferma che norme favorevoli ai consumatori, riforme del mercato e un'efficace applicazione delle norme a tutela dei consumatori fanno crescere la fiducia dei consumatori. Dobbiamo mantenere questa tendenza incoraggiante, soprattutto nei mercati che presentano risultati al di sotto delle aspettative, quali i settori delle telecomunicazioni e dell’energia. È per questo motivo che i consumatori sono al centro dei progetti prioritari della Commissione, come il mercato unico digitale e l’Unione dell’energia." 4
1. La politica dei trasporti in Europa Oltre ad essere un settore chiave dell’economia, i trasporti contribuiscono in misura determinante allo sviluppo economico (4,8% - ovvero 548 miliardi di euro - in valore aggiunto lordo totale per i 28 paesi dell’UE) e rappresentano oltre 11 milioni di posti di lavoro in Europa. La Commissione europea intende sviluppare e promuovere politiche di trasporto efficienti, sicure e principalmente sostenibili. Nel 2013 la domanda complessiva di trasporto passeggeri nell’area UE-28 è stata di 6.465 miliardi di passeggeri/km, con una media di 12.700 km a persona; il 12,8% del bilancio familiare degli europei (in calo rispetto alle precedenti rilevazioni) è dedicato alle spese per i trasporti, di questa somma solo il 20% è destinata però ai “servizi di trasporto” (autobus, treni, ecc..) mentre la restante parte è destinata a ciò che concerne la mobilità individuale (acquisto di automobili e spese accessorie); l’automobile è il mezzo di gran lunga più utilizzato, con un quota modale del 72,3%, gli aerei sono al 9%, i treni al 6,6%, bus, tram e metro solo all’1,5%. Ben poco è cambiato, come dato complessivo, rispetto alle rilevazioni del precedente anno1. È evidente come la mobilità sia sempre più importante nella nostra società. La politica dell'UE cerca quindi di aiutare a risolvere i principali problemi del settore: congestione: incide sul traffico sia stradale che aereo. Costa all’Europa l’1% circa del PIL annuale e il trasporto merci e passeggeri è destinato a crescere; dipendenza dal petrolio: i trasporti sono diventati più efficienti in termini di consumi energetici, ma continuano a dipendere dal petrolio per il 96% del loro fabbisogno di 1 Fonte: Statistical pocketbook 2015, http://ec.europa.eu 5
energia. In futuro il petrolio è destinato a diminuire e a provenire sempre più da regioni instabili del pianeta. Entro il 2050 il prezzo di un barile di greggio dovrebbe più che raddoppiare rispetto al 2005; emissioni di gas serra: per contenere l’aumento globale della temperatura al di sotto di 2 gradi, entro il 2050 l’UE deve ridurre del 60% rispetto ai livelli del 1990 le emissioni prodotte dai trasporti; infrastrutture: non presentano uno sviluppo uniforme nell’UE; concorrenza: i trasporti europei si trovano ad affrontare una concorrenza sempre più forte sui mercati mondiali in rapido sviluppo. 1.1 Lo stato dell’arte del settore Al fine di favorire la creazione di uno spazio unico dei trasporti e di monitorarne l’andamento, la Commissione Europea ha elaborato un indice che, sulla base del punteggio ottenuto sulle diverse dimensioni prese in considerazione, potesse restituire una fotografia dello stato dell’arte del settore dei trasporti in Europa. Si tratta del Transport Scoreboard che nel novembre 2015 ha visto la sua seconda edizione. Prima di passare in rassegna quanto rilevato mediante l’applicazione di questo indice, si propone di seguito una breve panoramica sui “numeri” dei principali comparti del trasporto a livello europeo. Nell’ambito del trasporto aereo, secondo i dati diffusi da ACI Europe, il 2014 ha visto transitare in Europa più di 1,8 miliardi di passeggeri e 18,4 milioni di tonnellate di merci. Tale rete aeroportuale contribuisce all’occupazione di 12,3 milioni di persone e genera un valore aggiunto di 675 miliardi di euro l’anno, con un peso del 4,1% del PIL europeo. Sempre secondo stime ACI, nel 2015 il traffico passeggeri nei Paesi europei è in media aumentato del 5,2%. Le stime 2015 si aggirano attorno ai 1,95 miliardi di passeggeri, anche grazie alla continua crescita delle linee low-cost. 6
Nel sistema ferroviario europeo l’infrastruttura più estesa d’Europa è quella della Germania (38.836 km), seguita da quella della Francia con 30.905 km e da quella italiana con 19.918 km. In questo scenario in circa la metà dei Paesi la rete è posseduta da un unico gestore di infrastruttura (come, ad esempio, Francia e Spagna), mentre altri paesi hanno comunque una diversa ripartizione tra il gestore principale (incumbent) ed altri (in Italia l’84% è posseduto dall’incumbent - RFI, mentre il resto della rete è gestito da diverse imprese a carattere locale). Nel sistema ferroviario, un’importante distinzione è rappresentata dalle linee elettrificate e non. Le ferrovie elettrificate sono di norma più veloci ed affidabili ed hanno il vantaggio di proporre un minore impatto ambientale rispetto alle ferrovie non elettrificate. Pertanto, la percentuale della lunghezza del percorso che è elettrificata rappresenta un importante indicatore delle caratteristiche della rete in ogni paese. In media, il 54% della lunghezza della linea nei paesi monitorati è elettrificata. Tra i paesi con un’elevata estensione di rete, la Francia e la Germania hanno una divisione praticamente al 50% tra rete elettrificata e non; l’Italia ha una percentuale del 66% di linee elettrificate, mentre il Regno Unito solo il 33%. Nell’ambito del trasporto pubblico si assiste ad una costante crescita della domanda nelle principali città a livello europeo. Nel 2011 la domanda per abitante poteva essere stimata pari a 244 viaggi, nel 2013 a 262 viaggi e nel 2014 è pari a 276. Il mezzo di trasporto più usato è sempre l’autobus (120 viaggi nel 2013 e 124 viaggi per abitante nel 2014), seguito dalla metropolitana (83 nel 2013 e 95 viaggi per abitante nel 2014). Dal lato dell’offerta, per quanto riguarda la dotazione di mezzi, il numero medio di bus*km per abitante è 38, sette volte superiore al numero di tram*km per abitante (5,3). La metropolitana presenta una media di 10 veicoli*km per abitante, mentre quella dei treni pendolari è pari a 6,4 veicoli*km. I costi medi operativi del trasporto pubblico per abitante ammontano in media a 398 €/abitante. Tale valore è più elevato per Parigi, Londra e Stoccolma (superiore a 700 €/abitante)2. 2 Fonte: Terzo rapporto annuale al Parlamento, Autorità di regolazione dei trasporti, giugno 2016 7
Questa breve panoramica del settore, seppur complessiva, lascia intuire le ancora notevoli disparità a livello di singole nazioni. Ciò si evidenzia ancor di più prendendo in considerazione quanto emerge dal quadro di valutazione dei trasporti dell’UE, ideato dalla Commissione appunto per mettere a confronto i risultati degli Stati membri in 29 categorie di trasporto. L’obiettivo del quadro di valutazione è aiutare gli Stati membri a migliorare i loro sistemi di trasporto nazionali indicando i settori che richiedono investimenti e interventi in via prioritaria. Trasporti europei più sostenibili e più efficienti contribuiscono ad un miglior sviluppo del mercato interno e alla creazione di un’Unione dell’energia contraddistinta da una politica climatica lungimirante, due delle priorità della Commissione europea. Rispetto alla precedente edizione risultano dei passi in avanti, ad esempio per quanto riguarda la qualità delle infrastrutture e l’apertura dei mercati del trasporto ferroviario di merci, ma svariati sono gli interventi ancora necessari per creare posti di lavoro nel settore dei trasporti o per migliorare la sua sostenibilità. Il quadro di valutazione riunisce dati provenienti da diverse fonti pubbliche (come Eurostat, l’Agenzia europea dell'ambiente e il Forum economico mondiale). I filoni principali di valutazione del settore sono quattro: mercato interno (indicatori sull’apertura del mercato ferroviario, cause pendenti riguardanti violazioni del diritto dell’UE e tasso di recepimento delle direttive in materia di trasporti nella legislazione nazionale); investimenti e infrastrutture (qualità delle infrastrutture per i diversi modi di trasporto e tassi di completamento della rete trans europea); unione dell’energia e innovazione (quota di fonti di energia rinnovabile nel consumo di carburante per il trasporto, autovetture nuove che utilizzano carburanti alternativi e tempo impiegato dai conducenti negli ingorghi stradali); persone (sicurezza ferroviaria e stradale, donne impiegate nel settore dei trasporti e soddisfazione dei consumatori rispetto ai diversi modi di trasporto). 8
Nell’edizione di fine 2015 i Paesi Bassi registrano i risultati migliori, con punteggi elevati in 16 categorie, seguiti da Svezia, Finlandia, Regno Unito e Danimarca. La tabella seguente riporta i risultati complessivi raggiunti sull’indice nel 2015 e nell’edizione precedente, così da rendere possibile un confronto. Il risultato complessivo è dato dalla differenza tra punteggi positivi e punteggi negativi collezionati dai singoli paesi sulle diverse dimensioni considerate. Classifica 2015 Classifica 2014 Stati membri Punteggio Stati membri Punteggio Paesi Bassi 15 Paesi Bassi 11 Svezia 10 Germania 10 Finlandia 9 Svezia 8 Regno Unito 8 Regno Unito 7 Danimarca 7 Danimarca 5 Germania 5 Finlandia 3 Estonia 4 Lussemburgo 3 Austria 4 Malta 2 Lettonia 3 Austria 1 Francia 3 Francia 1 Lussemburgo 3 Irlanda 0 Malta 3 Slovenia 0 Irlanda 2 Spagna 0 Spagna 1 Belgio 0 Slovenia 1 Estonia -1 Slovacchia 1 Slovacchia -1 Portogallo 0 Lettonia -1 Lituania -1 Repubblica ceca -1 Belgio -1 Ungheria -2 Ungheria -2 Italia -2 Repubblica Ceca -2 Croazia -3 Cipro -3 Cipro -3 Bulgaria -4 Portogallo -3 Croazia -5 Romania -3 Italia -6 Lituania -4 Grecia -8 Grecia -6 Polonia -11 Bulgaria -6 Romania -12 Polonia -6 Tabella 1: fonte http://ec.europa.eu/transport/facts-fundings/scoreboard/index_en.htm 9
Come si evince dalla tabella, l’Italia ha perso alcune posizioni in classifica rispetto alla posizione assunta sull’indice nella scorsa edizione. Ciò è dovuto principalmente al numero relativamente alto di cause pendenti riguardanti presunte violazioni del diritto dell’UE alla fine del mese di luglio 2015, la maggior parte delle quali riguardanti il settore marittimo, il ferroviario e l’aviazione. Altra criticità è stata riscontrata nei tempi medi di import/export via mare. Inoltre, in generale, l’infrastruttura di trasporto italiana riceve dei feedback inferiori rispetto alla media europea. Un aspetto positivo, che la vede ai primi posti, riguarda l’attenzione per le soluzioni meno inquinanti. Infatti l’Italia segnala la percentuale più alta di autovetture di nuova immatricolazione ad alimentazione alternativa, in particolare si tratta di veicoli alimentati da GPL e di veicoli a gas naturale. Riceve inoltre i punteggi più alti per l’elettrificazione della rete ferroviaria. Un grande aspetto negativo è però il livello di congestione delle strade con un monte ore speso nel traffico tra i più alti rispetto agli altri paesi europei. Ma la vera nota dolente per l’Italia è data dalla bassa soddisfazione dei consumatori nei confronti dei trasporti urbani, trasporti aerei e ferroviari, anche se nell’ambito ferroviario si è registrata un’inversione di tendenza. In linea generale la classifica riporta dei miglioramenti/stabilità per la maggior parte dei paesi. Quelli più critici, oltre l’Italia, come già visto, sono la Romania (perde 9 punti) e la Polonia (perde 5 punti). Da considerare anche la Germania che, pur conservando una posizione alta nella classifica generale, ha perso ben 5 punti rispetto alla precedente edizione dell’indice. Quali le maggiori criticità di questi paesi? Infrastrutture carenti, scarsi investimenti in ricerca e sviluppo nel settore, scarso uso e diffusione di carburanti alternativi per gli autoveicoli nonché pochissima rete ferroviaria elettrificata sono le cause principali che trattengono la Romania nella parte bassa della tabella. Incidenti stradali e ferroviari superiori rispetto alla media europea completano il quadro da ultimo in classifica. Per quanto riguarda la Polonia, si tratta di uno dei paesi con il più alto numero di cause pendenti in materia di una presunta 10
violazione del diritto comunitario per quanto riguarda tutti i modi di trasporto, alla fine del mese di luglio 2015. Risultano inoltre scarsi gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore e, altro aspetto determinante per il basso punteggio totalizzato, è il basso livello di soddisfazione dei cittadini per il trasporto ferroviario (addirittura raggiunge il livello più basso d’Europa). L’incremento del numero delle procedure di infrazione aperte nei confronti della Germania sono uno dei motivi alla base della sua retrocessione in classifica, così come si è ridotto il punteggio attribuito alle infrastrutture tedesche. Inoltre sta iniziando a registrarsi un trend negativo circa la soddisfazione dei tedeschi riguardo il trasporto urbano e quello aereo3. 1.2 Le prospettive future: una strategia europea per la mobilità a basse emissioni4 Il Libro bianco del 2011 “Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti – Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile” presenta una visione a lungo termine per un settore dei trasporti dell’UE che possa continuare a rispondere alle esigenze dell’economia e dei cittadini, pur essendo sostenibile. Vi sono identificati alcuni obiettivi specifici da conseguire entro il 2050: ridurre le emissioni di CO2 dovute ai trasporti di circa il 60% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990; ridurre drasticamente la dipendenza dal petrolio; limitare l’aumento del traffico; promuovere l’efficienza e la multimodalità e creare uno spazio europeo unico dei trasporti. Con 40 azioni specifiche – da attuare da qui al 2020 – la Commissione mira a creare un sistema di trasporto con meno barriere all’ingresso nel mercato, una migliore integrazione tra i modi di 3 Fonte: http://ec.europa.eu/transport/facts-fundings/scoreboard/index_en.htm 4 COM(2016) 501 final 11
trasporto, una progettazione coerente delle infrastrutture e un ampio utilizzo delle nuove tecnologie. A quattro anni dall’edizione del Libro bianco, la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica delle parti interessate ai fini della sua revisione intermedia. Nella sua analisi delle risposte, la Commissione ha concluso che gli obiettivi stabiliti nel Libro bianco del 2011 sembrano ancora essere validi, ma che, secondo le parti interessate, ad essi non si accompagnano le iniziative ed i mezzi adeguati, ed i progressi verso il conseguimento degli obiettivi sembrano essere scarsi. Nel complesso, il livello di ambizione del Libro bianco è considerato molto alto, tanto che alcuni obiettivi appaiono irrealistici, mentre l’attuazione, specie a livello di Stati membri, rimane insoddisfacente. L’aspetto indicato quale più critico per una completa attuazione di quanto previsto ha riguardato la riduzione delle emissioni di gas serra5. Da questo processo di revisione intermedia emerge chiaramente, anche e specialmente a fronte della consultazione pubblica avviata dalla Commissione nel marzo 2015, che la mobilità a basse emissioni costituisce una componente essenziale per lo sviluppo di quell’economia circolare a basso uso di combustibili fossili di cui l’Europa ha bisogno per continuare ad essere competitiva e per soddisfare le esigenze di mobilità di persone e merci. Come noto, i trasporti sono responsabili di quasi un quarto delle emissioni di gas serra e sono la principale causa di inquinamento dell’aria nelle città. La risposta europea a questa sfida è un cambiamento drastico verso una mobilità a basse emissioni. L’ambizione è chiara: da metà del secolo, le emissioni di gas a effetto serra dovute ai trasporti dovranno essere inferiori di almeno il 60% rispetto al 1990 e proseguire poi verso la strada delle emissioni zero. Attraverso la comunicazione “una strategia europea per la mobilità a basse emissioni” la Commissione propone una strategia per promuovere e velocizzare il passaggio ad una mobilità a basse emissioni. 5 Per approfondimenti cfr. Rapporto PiT servizi 2015 – Focus mobilità e trasporti, Franco Angeli, 2015 12
Il piano d’azione punta su leve chiave quali: una maggiore efficienza del sistema di trasporto, basse emissioni ed energia alternativa e veicoli a emissioni zero. Le azioni annunciate in questa comunicazione si basano su un approccio olistico e prevedono il coinvolgimento e l’impegno in prima persona di tutti gli Stati membri. Elemento fondamentale al fine di migliorare l’efficienza del settore è l’utilizzo delle nuove tecnologie che consentono l’incontro tra domanda e offerta in maniera puntuale. La mobilità infatti risulta essere sempre più guidata dalla domanda e, in questo contesto, la disponibilità di dati, la chiarezza informativa sui prezzi e la loro definizione in maniera equa e trasparente, la disponibilità di soluzioni multimodali, svolgono un ruolo chiave nello sviluppo di una mobilità a basse emissioni. Non a caso, all’interno della comunicazione si fa esplicito riferimento all’applicazione dell’economia collaborativa nell’ambito dei trasporti come aspetto rilevante per incrementare l’efficienza del settore. Altro rilevante step consiste nell’incrementare l’uso di energie alternative. Il settore dei trasporti dipende dal petrolio per il 94% del suo fabbisogno energetico, molto più di qualsiasi altro settore. A parere della Commissione dunque è fondamentale accelerare nel prossimo decennio la ricerca e lo sviluppo di fonti energetiche alternative, come ad esempio i biocombustibili. In proposito, a parte quanto già definito per promuovere le energie rinnovabili, la Commissione sta valutando il sistema di incentivi più valido per promuovere una crescente de-carbonizzazione. A ciò si accompagna, ovviamente, la produzione di adeguate infrastrutture per la distribuzione di tali energie che non incorrano in problemi di incompatibilità tra paesi (es. i sistemi di ricarica elettrica). Dovrà inoltre subire un incrementare la diffusione di veicoli a basse/zero emissioni, con una maggiore attenzione, rispetto al passato, anche per camion, autobus e pullman. La Commissione sottolinea come iniziative e azioni trasversali a diversi settori potranno supportare questa transizione verso una mobilità a zero emissioni, generando nuove occasioni di sviluppo. Sarà prioritario, ad esempio: generare delle sinergie tra le politiche dei trasporti e quelle dell’energia: la promozione e lo sviluppo di una mobilità a 13
basse emissioni potrebbe influenzare l’approvvigionamento energetico, con la creazione di domanda aggiuntiva per alcune fonti di energia e ridurre la domanda per altre. I fornitori di combustibili fossili avranno bisogno di abbracciare nuove opportunità legate alle energie alternative per il trasporto. Potrebbe aumentare la domanda di elettricità e si potrebbe generare una ulteriore pressione sul settore energetico nell’ambito del sistema di scambio di emissioni dell’UE; incrementare gli sforzi in ricerca e innovazione in maniera integrata tra settori differenti. Entro la fine dell’anno la Commissione intende presentare una strategia integrata di ricerca, innovazione e competitività rivolta a tre filoni strettamente interconnessi tra di loro: energia, trasporti e industria. L’obiettivo sarà quello di garantire coerenza nell’ambito di una più ampia discussione sulle politiche di ricerca, innovazione e competitività; puntare sulle tecnologie digitali. Le tecnologie digitali offrono un enorme potenziale per l’ottimizzazione dei sistemi di trasporto e aprono nuove opportunità di produzione e servizi. Supportano inoltre anche l’integrazione con altri sistemi, come il sistema energetico, e rendono la mobilità un settore più efficiente. Per sfruttare appieno i vantaggi della digitalizzazione nel settore dei trasporti è necessario definire dei quadri normativi per incentivarne lo sviluppo, garantirne l’interoperabilità, anche a livello transfrontaliero, e consentire lo scambio di dati. Allo stesso tempo, bisognerà fare molto lavoro per garantire la protezione dei dati e la sicurezza informatica. Nella sua comunicazione “digitalizzazione dell’industria europea” 6 la Commissione ha già presentato misure a sostegno di nuovi modelli di business, tra cui quello dell’economia di collaborativa; l’azione delle città. Il trasporto urbano è responsabile del 23% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. È anche uno dei motivi per cui molte aree urbane violano frequentemente i limiti di inquinamento dell’aria. Da ciò consegue, 6 COM(2016)180 14
evidentemente, che l’implementazione di questa strategia dipenderà molto dalle città e dalle autorità locali. Le città svolgono un ruolo chiave, ad esempio definendo piani urbani di mobilità sostenibile che incoraggino la multimodalità, il trasporto pubblico, le forme di mobilità in condivisione (car sharing, car pooling, bike sharing, ecc.), ecc. 1.3 Economia collaborativa e settore dei trasporti Un aspetto innovativo del settore dei trasporti che sta prendendo sempre più piede a livello europeo è lo sviluppo di nuove forme di mobilità, sullo sfondo di quella che viene definita economia collaborativa (sharing economy). Questo nuovo approccio ai servizi di mobilità è stato valutato dalla stessa Commissione come un’occasione per rendere più efficiente il sistema dei trasporti, individuando tali servizi addirittura tra i punti della strategia per una mobilità a basse emissioni. Oltre a creare nuovi mercati e contribuire all’espansione di quelli esistenti, le imprese dell’economia collaborativa si inseriscono in mercati finora serviti da prestatori di servizi tradizionali. Una questione fondamentale per le autorità e gli operatori di mercato è se, e in caso affermativo in quale misura, a norma del diritto vigente dell’UE, le piattaforme di collaborazione e i prestatori di servizi possono essere soggetti a requisiti di accesso al mercato. Questi ultimi possono comprendere autorizzazioni per l’esercizio di impresa, obblighi di licenza o requisiti minimi di qualità (ad esempio il tipo di autovettura, gli obblighi di assicurazione o di deposito ecc.). Gli approcci normativi nazionali sono diversi nei vari settori, in quanto alcuni sono più restrittivi rispetto ad altri. La Commissione europea ritiene, con la sua “agenda europea per l’economia collaborativa7” che, tali requisiti di accesso al mercato debbano essere giustificati e proporzionati per soddisfare legittimi obiettivi di interesse generale. Nel contesto dell’economia collaborativa, un elemento importante per valutare se un requisito di accesso al mercato è necessario, giustificato e proporzionato, non 7 COM(2016) 356 15
discriminatorio, necessario per conseguire un obiettivo di interesse generale e proporzionato a tale obiettivo chiaramente definito (cioè che non si tratti di requisiti ulteriori se non strettamente necessari) può essere quello di stabilire se i servizi sono offerti da professionisti o da privati a titolo occasionale. Ad esempio, nel settore dei trasporti, alcuni Stati membri si stanno preparando ad esentare i servizi di trasporto passeggeri su piccola scala — al di sotto di una determinata soglia di fatturato annuo — dall’obbligo di licenza. La questione risulta essere alquanto spinosa, basti pensare al caso Uber. Con questa comunicazione la Commissione mette in guardia contro ostacoli e barriere a un settore in forte crescita, rappresentato da società come ad esempio Uber o BlaBlaCar, e che nel 2015 avrebbe generato nell’Unione reddito lordo per 28 miliardi di euro. La messa al bando di una attività (come accaduto ad esempio in Italia con UberPop), dovrebbe essere una misura di ultima istanza. Le piattaforme non dovrebbero quindi essere obbligate a chiedere autorizzazioni o licenze quando si limitano a essere intermediari tra il consumatore e chi offre il servizio. Questa presa di posizione giunge mentre nuove società stanno avendo grande difficoltà nel mettere radici: in Francia i tassisti hanno scioperato più volte per protestare contro Uber, che offre attraverso il lavoro di privati cittadini il trasporto di persone; in Svezia la stessa azienda ha deciso di sospendere il servizio a metà maggio in attesa di regole più chiare e trasparenti; ostacoli sono emersi anche in Germania, Spagna e Italia (dove è in discussione una proposta legislativa sull’economia partecipativa, di cui si dirà in seguito). Di recente, la Corte Europea di Giustizia è stata adita da un giudice spagnolo per chiarire se Uber sia una società attiva nei trasporti o nel digitale. Dalla scelta potrebbero dipendere le regole da applicare: quelle più restrittive del settore della mobilità o quelle più liberali dell’economia elettronica. Le società dell’informazione sono esonerate, infatti, da una serie di responsabilità: a norma del diritto dell’UE, le piattaforme online in qualità di intermediari di servizi della società dell’informazione sono, a determinate condizioni, esonerate dalla responsabilità per le informazioni memorizzate. Per questo diventa fondamentale fare chiarezza sul tipo di attività svolta dalle piattaforme di 16
collaborazione: hosting oppure servizi di altro tipo, specifici di un settore, come ad esempio quello dei trasporti? La deroga alla responsabilità si applica a condizione che la piattaforma di collaborazione non svolga un ruolo attivo che le conferirebbe la conoscenza, il controllo o la consapevolezza delle informazioni illecite. Se le piattaforme di collaborazione beneficino o no di tale deroga alla responsabilità dovrà essere stabilito caso per caso, a seconda del livello di conoscenza e di controllo della piattaforma online sulle informazioni in essa contenute. È importante sottolineare che, a norma del diritto dell’UE, gli Stati membri non possono imporre alle piattaforme di collaborazione, nella misura in cui forniscono servizi di hosting, un obbligo generale di sorveglianza, né di ricercare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attività illecite. 17
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2. Mobilità e trasporti: il quadro italiano Il settore dei trasporti ricopre più di altri un ruolo strategico consentendo l’accessibilità ai territori, condizione prodromica per lo sviluppo economico e sociale di una zona. Il settore dei trasporti ha prodotto nel 2014 in Italia un valore aggiunto di 45.014 milioni di Euro, con un peso del 3% del PIL, segnando una debolissima ripresa rispetto al 2013, senza recuperare la contrazione degli anni precedenti. Questa stabilità rispetto al passato racchiude due andamenti contrapposti: da un lato la crescita del comparto passeggeri (+2,1%), dall’altro la contrazione del settore merci (-2,6%). In particolare, il settore passeggeri registra un dato in crescita per il secondo anno consecutivo, dopo la forte contrazione del 2012 e in controtendenza rispetto all’andamento del PIL e dell’analogo indicatore relativo al trasporto merci. Per contro, l’andamento del comparto merci non mostra ancora segni di ripresa8. Uno spaccato interessante ci viene dal 12° Rapporto sulla mobilità in Italia dell’Isfort, che evidenzia come, nell’anno del consolidamento della ripresa della domanda di mobilità, il fronte delle scelte modali degli italiani ha registrato una spinta verso le soluzioni di trasporto più ecologiche e sostenibili. In un quadro generale di incremento degli spostamenti per tutti i modi di trasporto, le percorrenze a piedi e in bicicletta in particolare sono aumentate di oltre un quarto in un solo anno, invertendo un trend negativo che si prolungava dal 2008. Anche i vettori della mobilità collettiva nel loro insieme segnano per il 2014 una crescita positiva di oltre il 10%, quasi doppia rispetto al +6,4% dell’auto. Sul fronte dell’intermodalità, in ambito urbano, la combinazione di più mezzi di trasporto per gli spostamenti è salita dal 3,8% del 2013 al 4,3% del 2014. L’utilizzo dell’intermodalità è ancora più 8 Fonte: Terzo rapporto annuale al Parlamento, Autorità di regolazione dei trasporti, giugno 2016 19
pronunciato nelle città con popolazione superiore ai centomila abitanti, dove la percentuale sale nel 2014 a 7,9%, anche in questo caso con una ripresa rispetto al 2013. Sul totale degli spostamenti intermodali, nel 2014 si conferma la dominanza della combinazione “mezzo pubblico con mezzo pubblico”, con circa il 60% di tutte le scelte integrate di viaggio. Tuttavia questa percentuale si è nuovamente ridotta di quasi dieci punti rispetto al 2013, e di diciotto rispetto al 2012. La contrazione della combinazione di mezzi pubblici è stata compensata dalla forte crescita della combinazione di mezzi privati, che nel 2014 presenta un peso del 7,9% (essendo quasi assente nel 2013). Anche la componente mista “pubblico-privato” appare in crescita, pur se in misura minore, e presenta nel 2014 un peso del 31,5%. Nel 2014 la quota complessiva di viaggi intermodali extra-urbani è aumentata al 7,7% sul totale di tutti gli spostamenti: un valore che ritorna a essere allineato ai livelli del 2010-2011, dopo la caduta nel biennio 2012-2013. Il dato positivo del 2014 potrebbe tuttavia essere collegato al taglio dei servizi di collegamento diretto con le aree urbane, che di fatto rende obbligatorio il ricorso all’intermodalità per gli utenti del trasporto collettivo. Sul totale degli spostamenti extraurbani effettuati con l’uso di più mezzi, a differenza di quanto si registra in ambito urbano, prevale l’integrazione pubblico-privato (49% degli spostamenti intermodali), mentre le combinazioni pubblico-pubblico si attestano al 44,5%, e quelle tra soli mezzi privati al 6,4%. Tuttavia, rispetto al 2013 si è notevolmente ridotta la distanza tra combinazioni di mezzi pubblici e combinazioni di mezzi privati9. Per quanto riguarda la mobilità individuale, dopo due anni di contrazione il parco auto italiano riprende a crescere nel 2014, sia in termini assoluti (si ritorna sopra quota 37 milioni di autovetture), sia in termini di tasso di motorizzazione (61 auto per 100 abitanti contro i 60,8 del 2013). 9 Fonte: Isfort 2015, 12° Rapporto sulla Mobilità in Italia 20
2.1 La strategia del Governo per rilanciare il settore dei trasporti: connettere l’Italia Il sistema italiano dei trasporti presenta notevoli criticità di diversa natura: innanzitutto, gli investimenti pubblici nel settore risultano spesso non sinergici, in assenza di una visione unitaria della politica dei trasporti e del conseguente coordinamento strategico nella programmazione. Inoltre, il patrimonio infrastrutturale esistente, per quanto potenzialmente adeguato alle esigenze del Paese dal punto di vista della capacità, risulta spesso nei fatti insufficiente a causa delle scarse risorse investite in manutenzione. L’assenza di coordinamento strategico si riflette anche nella scarsa specializzazione, ad esempio, degli scali portuali, cosa che induce una competizione distruttiva tra scali concorrenti, a detrimento delle performance economiche del sistema portuale nel suo complesso. Un’ulteriore criticità del sistema infrastrutturale nazionale è la disomogenea distribuzione di infrastrutture e servizi sul territorio nazionale, per cui risultano svantaggiate, in termini di accessibilità, alcune aree del Mezzogiorno e le aree periferiche del paese, dotate spesso di reti ferroviarie inadeguate. Al contempo, i grandi centri urbani e metropolitani subiscono gravi fenomeni di congestione, con conseguente impatto negativo sulla qualità della vita. Anche i nodi infrastrutturali della rete, ed in particolare gli scali portuali e aeroportuali, risultano poco accessibili in termini di collegamenti di ultimo miglio. Tale carenza si riflette in un persistente squilibrio modale a favore della modalità stradale. Queste le criticità che il Governo dichiara di voler affrontare definendo degli obiettivi specifici, corredati di relativa strategia, come esposto nell’allegato infrastrutture al Documento di Economia e Finanza, approvato ad aprile 2016. L’obiettivo generale è quello di creare un sistema moderno, che sia di supporto all’economia e alla crescita, alla qualità della vita nelle città e che permetta l’accessibilità ai territori. Gli obiettivi principali definiti all’interno del documento sono: accessibilità ai territori, all’Europa, al Mediterraneo. La competitività dell’Italia è fortemente legata alla capacità di 21
stabilire connessioni e servizi di trasporto e logistica adeguati con l’Europa ed il Mediterraneo, per favorire la piena mobilità di persone e merci per raggiungere luoghi, mercati e opportunità di lavoro. Le infrastrutture di trasporto e logistica devono rappresentare innanzitutto lo strumento attraverso il quale è garantita l’accessibilità ai principali nodi del sistema-Paese: in primo luogo, le principali aree urbane e metropolitane, nelle quali si concentra la maggioranza della popolazione; quindi, i poli manifatturieri ed i centri turistici e culturali. Le città e le aree metropolitane si candidano ad essere il principale driver delle economie nazionali. La politica infrastrutturale deve puntare sulle aree urbane al fine di migliorare l’accessibilità e la mobilità interna, garantendo contestualmente adeguati collegamenti alle periferie ed alle aree marginali. Al contempo, è cruciale assicurare il collegamento del sistema infrastrutturale nazionale con l’Europa e con il Mediterraneo. A tal fine l’Italia dovrà impegnarsi per il completamento della rete Core (TEN-T), previsto per il 2030. Per quanto riguarda invece l’accessibilità al Mediterraneo, area ricca di opportunità economiche soprattutto in termini di interscambio commerciale, è cruciale il rafforzamento ed il miglioramento dei collegamenti marittimi e aerei verso i paesi dell’area mediterranea. I target specifici di questo obiettivo sono: il 30% in più di popolazione servita dall’alta velocità entro il 2030; tempo massimo di 2 ore per accedere a porti e aeroporti della rete core; entro il 2021, incrementare del 50% il trasporto merci su ferro. Mobilità sostenibile e sicura. L’emergenza ambientale da un lato e le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie dall’altro impongono alle politiche infrastrutturali per i trasporti e la logistica una particolare attenzione alla sostenibilità. In tema di mobilità, la sostenibilità deve intendersi nella sua accezione più ampia: dal punto di vista ambientale e territoriale, è necessario mirare al raggiungimento degli obiettivi di compatibilità ambientale definiti recentemente con le conclusioni della Conferenza di Parigi, in linea con 22
altri impegni assunti dall’Italia a livello internazionale in tema di riduzione dell’inquinamento, di tutela della biodiversità e del paesaggio; dal punto di vista energetico, l’obiettivo della sostenibilità dovrà orientare le scelte verso le modalità di trasporto e le iniziative progettuali che prediligano il ricorso a fonti energetiche rinnovabili e poco inquinanti; sotto il profilo della sostenibilità economica, infine, le politiche infrastrutturali perseguiranno il soddisfacimento equilibrato dei fabbisogni espressi dai territori, attraverso interventi durevoli ed efficienti dal punto di vista del consumo di risorse, economiche e non. I target di mobilità sostenibile sono una ripartizione modale della mobilità urbana che preveda il 40% del trasporto pubblico e il 10% di mobilità ciclo-pedonale. Qualità della vita e competitività delle aree urbane. La competitività di un paese è proporzionale alla competitività delle proprie aree urbane e metropolitane. È proprio nelle grandi aree metropolitane che si assiste ad una concentrazione di servizi e del valore aggiunto derivante dall’industria e dalla manifattura. Rispetto alle principali città europee, le nostre aree urbane registrano un gap in termini di qualità dell’aria, congestione, qualità della mobilità e di fruibilità dei trasporti. L’obiettivo della politica nazionale su questo fronte è quello di fare sinergia tra i diversi sistemi locali di trasporto, facendo perno, in particolare, sui sistemi di trasporto rapido di massa (metropolitane e tram) e sui servizi di mobilità condivisa (car-sharing e bikesharing), in ottica multimodale. Tale visione intende valorizzare lo sviluppo urbanistico- territoriale, favorendo modalità di trasporto sostenibili ed incoraggiando la mobilità ciclo-pedonale, e sfruttando le potenzialità che vengono dall’ICT attraverso la promozione di sistemi di trasporto intelligente (ITS) in particolare per migliorare la qualità dei servizi pubblici attraverso sistemi d’informazione in tempo reale all’utenza e servizi on- demand, in particolare per le aree a bassa domanda. Come target specifico, ci si prefigge di avere, entro il 2030, +20% km di tram/metro per abitante, nelle aree urbane. 23
Sostegno alle politiche industriali di filiera. Le politiche infrastrutturali sono strategiche anche per le politiche industriali di un paese. Esse infatti non solo migliorano le condizioni di accessibilità al mercato per le imprese e per i poli industriali, ma forniscono anche stimoli specifici all’innovazione tecnologica ed alla competitività interna delle filiere produttive connesse al settore dei trasporti. In particolare, le politiche infrastrutturali dovranno essere orientate alla creazione di sinergie con una strategia industriale del Paese al fine di favorire investimenti orientati all’innovazione nella produzione di mezzi di trasporto pubblico, infrastrutture e sistemi tecnologici (infrastrutture “smart”, sistemi intelligenti di trasporto ITS) e nella fornitura di servizi innovativi e in linea con le esigenze del mercato. Tra le diverse strategie individuate per perseguire gli obiettivi elencati, di particolare interesse è quella legata ad uno sviluppo urbano sostenibile 10 . In proposito, gli obiettivi individuati saranno perseguiti attraverso l’implementazione di progetti integrati di mobilità urbana sostenibile che, ad iniziare dalle città metropolitane, prevedranno interventi in continuità con i grandi investimenti avviati negli ultimi anni su infrastrutture e sistemi di trasporto rapido di massa. Si promuoverà una visione unitaria e sistemica dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, anche in coerenza con gli indirizzi europei, orientata alla promozione dell’intermodalità, allo sviluppo di sistemi di controllo e informazione, all’incoraggiamento della mobilità ciclo-pedonale e della sharing mobility, alla riduzione della domanda d’uso dell’auto individuale. Tra le azioni che si prevede di mettere in campo, si riportano le più salienti ai fini della trattazione e che ben ripercorrono le proposte avanzate da Cittadinanzattiva negli ultimi anni in tema di mobilità: interventi per il miglioramento del trasporto rapido di massa nelle aree urbane e metropolitane; 10 Le maggiori responsabilità ambientali (emissioni ed inquinamento in generale) sono riconducibili al settore della mobilità urbana. 24
integrazione tra reti ferroviarie, metropolitane, autostazioni, terminal bus e parcheggi di interscambio; miglioramento dell’accessibilità alle grandi aree urbane e metropolitane, incentivando l’utilizzo di modalità di trasporto sostenibili; miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi di Trasporto Pubblico Locale, attraverso la pianificazione di bacini, lo sviluppo delle gare per lotti, la definizione di costi standard e la promozione di sistemi intelligenti interoperabili; promozione del rinnovo del parco mezzi per il trasporto pubblico locale con modalità innovative di acquisto centralizzato attraverso società specializzate; incentivi all’uso del TPL anche attraverso agevolazioni Fiscali; incentivi alla mobilità ciclopedonale nelle aree urbane ed extraurbane; promozione di misure per la sostenibilità ambientale e la qualità dell’aria; promozione di iniziative di mobilità condivisa (car sharing, bike sharing, …); implementazione di sistemi di informazioni all’utenza. Come si evince da una attenta lettura del documento Strategie per le infrastrutture di trasporto e logistica allegato al DEF 2016, sono diverse le leve che saranno messe in campo da qui ai prossimi anni per implementare una politica dei trasporti che sia di supporto e di stimolo allo sviluppo economico dell’Italia, portandola a recuperare il gap maturato nel corso degli anni rispetto ad altri paesi europei (e considerando il risultato 2015 sul Transport Scoreboard, ulteriormente aumentato). Obiettivi e linee guide sono di particolare interesse ma non sono e non saranno immuni da notevoli criticità di cui non si può non tener conto specialmente nell’ottica dello sviluppo di un sistema dei trasporti integrato a livello nazionale, che garantisca l’accessibilità ai territori (ai centri nevralgici come le città metropolitane e i centri urbani, senza dimenticare le periferie), che faccia della sostenibilità la sua base fondante, incentivando la quota modale del tpl e la 25
sharing mobility, e aspetto principale, non trascuri la qualità dei servizi offerti e la tutela dei diritti dei cittadini. Proprio di questi aspetti e delle criticità ed essi legati si parlerà nel seguito della trattazione. 2.2 L’accessibilità dei territori: l’Alta Velocità Dalla sua introduzione l’Alta Velocità (AV) ha contribuito notevolmente alla crescita del Paese, facilitando la circolazione delle persone e, aspetto principale, aiutando la conciliazione della vita lavorativa con quella familiare. Ogni giorno numerosi lavoratori si spostano da una città all’altra, contribuendo alla creazione di una unica comunità territoriale lavorativa, con enormi benefici per l’economia del Paese. Da tempo ormai si registra un trend positivo nella predilezione dell’utilizzo del treno rispetto al mezzo privato, come emerge anche dall’analisi di mercato fornita dall’Autorità, nei percorsi quotidiani per i quali, grazie alla linea dell’Alta Velocità, è stata creata un’alternativa praticabile. Lo sviluppo dei servizi di AV ha avuto infatti importanti ricadute sul fronte della ripartizione modale: sulla tratta Roma-Milano, si stima tra il 2008 e il 2014 un incremento della quota ferroviaria dal 6% al 65% a fronte di una decrescita di quella aerea (dal 50% al 24%) e su strada (dal 14% all’11%). Si sottolinea come ciò sia importante e in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni che l’Italia e l’Europa hanno nel percorso “verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050” – COM(2011)112 (-60% rispetto il 1990 entro il 2050). L’Alta Velocità ferroviaria ha visto nel 2010 il completamento della rete infrastrutturale lungo la dorsale da Salerno a Milano (passando per Napoli, Roma, Firenze e Bologna) e in proseguimento poi verso Torino. L’ingresso del nuovo operatore NTV ha portato ad un incremento dell’offerta di servizi AV verso Venezia e Padova e anche in nuove stazioni, a Roma (Tiburtina e Ostiense) e a Milano (Rogoredo e Porta Garibaldi). L’ingresso di un operatore privato in competizione con l’incumbent (Trenitalia) ha innescato una competizione virtuosa nella complessiva riorganizzazione della 26
struttura tariffaria, con conseguente riduzione dei prezzi medi del viaggio, e un generale miglioramento della qualità dei servizi per i viaggiatori, sia a bordo che in stazione. Ciò ha fatto sì che tra il 2009 e il 2013, l’offerta di servizi AV in Italia abbia registrato un incremento di oltre il 120% di treni-Km in quattro anni. A fronte dell’incremento di offerta di servizi AV, i risultati in termini di passeggeri trasportati sono stati molto significativi, ancora di più se contestualizzati in un mercato complessivo che si è contratto per effetto della crisi. Alcuni studi dimostrano che dai circa 17 milioni di viaggiatori all’anno, nel 2009, i passeggeri sull’AV sono cresciuti costantemente fino a 30,8 milioni nel 2013 con un aumento dell’81%. Complessivamente il segmento dell’AV, nel 2013, ha movimentato oltre 12 miliardi di passeggeri–km. La crescita complessiva è dovuto in parte all’erosione di passeggeri ad altre modalità di trasporto (aereo, auto e altri servizi ferroviari), ma anche in misura significativa (40%) alla notevole quantità di nuovi viaggiatori e nuovi viaggi generati dalle riduzioni di tempi e costi del viaggio (domanda indotta). Si stima che il numero di spostamenti indotti sia pari a 5,5 milioni di passeggeri all’anno. Un ulteriore incremento dell’Alta Velocità di certo può rappresentare lo strumento principe per garantire una maggiore accessibilità ai territori, primo tra gli obiettivi elencati nell’allegato infrastrutture al Def 2016. Infatti, uno dei target specifici individuati è incrementare del 30% la popolazione servita dall’AV entro il 2030. Ciò perché è riconosciuto come fondamentale rendere accessibili i principali nodi del nostro paese, in primis le città metropolitane e i centri urbani dove non solo si concentra la maggior parte della popolazione ma anche servizi e attività produttive (città e aree metropolitane si candidano ad essere il principale driver delle economie nazionali). 27
Il Frecciarossa alle porte di Lucania e Calabria: il progetto di Cittadinanzattiva11 L’allegato al Def 2016 individua come nodi principali del nostro Paese, oltre le città metropolitane e i centri urbani, anche i poli turistici, al fine di valorizzare l’immenso patrimonio naturale e culturale di cui è dotato il nostro Paese. In proposito, Cittadinanzattiva (Assemblea di Sapri) ha promosso l’ estensione della rete dell’AV fino a Sapri, con in progetto “Il Frecciarossa alle porte di Lucania e Calabria”. Sapri, cittadina capofila del Golfo di Policastro con circa 10mila abitanti, dista 110 km da Salerno,160 da Napoli, 370 da Roma, 548 da Firenze, 655 da Venezia e 919 da Milano. Scalo ferroviario dotato di tutti gli impianti, svolge da sempre un ruolo fondamentale nell’organizzazione ferroviaria nazionale, anche per la sua felice posizione geografica. Crocevia di tre regioni (Campania, Basilicata e Calabria), è baricentro di un comprensorio più ampio che va dalla Valle del Mingardo alla Piana del Bussento, dal Bulgheria al Cervati, dal Sirino alla Valle del Noce. Più di 50 comuni, con una popolazione che raggiunge i 200mila abitanti e che nel periodo estivo supera il milione di presenze. Lo scalo di Sapri potrebbe svolgere il ruolo centrale per una metropolitana leggera sulla costa del Golfo di Policastro e verso i Parchi Nazionale del Cilento, del Pollino e della Valle dell’Agri: da Agropoli (Campania) a Maratea (Basilicata) e fino a Scalea in Calabria; un servizio da effettuare con l’integrazione di minibus nelle varie località ferroviarie di riferimento. Sarebbe un modo per riaprire le vecchie stazioni della linea cilentana (anche per effettuare dei punti di accoglienza) che si presentano con le sale d’attesa e i bagni sbarrati e senza alcuna possibilità per il viaggiatore di ricevere la qualsivoglia assistenza. Cartoline indegne di luoghi meravigliosi! Sicuramente un buon affare anche per il recupero del patrimonio immobiliare ferroviario (che in alcuni casi versa in stato di abbandono) e per la valorizzazione definitiva del progetto “Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano”. Grande impulso al turismo meridionale potrebbe giungere dal collegamento via mare che si vorrebbe istituire dal porto di Sapri alle Isole Eolie: con la possibilità di captare buona parte dei vacanzieri che dall’Europa e dal nord Italia fanno tappa nelle isole siciliane. I maggiori vantaggi andrebbero all’azienda turistica che, oltre a dimezzare le distanze con i grandi centri del Nord Italia, aprirebbe le porte a una nuova e diversa clientela: - in particolare, proveniente dalla Germania, Francia Svizzera - al cosiddetto turismo di ritorno (emigranti anni 50/70 e loro figli) 11 Il progetto, di cui si è proposto un estratto, è stato redatto a cura di Mario Fortunato, coordinatore dell’assemblea di Cittadinanzattiva Sapri. 28
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