CONCRETE2021 - LIBRO DEGLI ATTI - CRITERI DI MANUTENZIONE DEGLI EDIFICI ESISTENTI - IRIS Politecnico di Milano
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ARCHITETTURA e TECNICA CONCRETE2021 CRITERI DI MANUTENZIONE DEGLI EDIFICI ESISTENTI E DI NUOVA PROGETTAZIONENEL XXI SECOLO LIBRO DEGLI ATTI a cura di EMANUELE LA MANTIA
Proprietà letteraria riservata ISBN 978-88-9639-436-6 ©2021 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL MOLISE Via De Sanctis 86100 Campobasso
PRESENTAZIONE La sesta edizione del congresso CONCRETE vede la sua attivazione con ben due anni di ritardo. Il motivo lo conosciamo bene e resterà nella storia dell’umanità come le grandi epidemie di peste dei secoli passati. La pandemia del ventunesimo secolo sta condizionando in modo determinante il modo di vivere della società e questo fenomeno coinvolge forzatamente l’architettura come dimostrato dalle sperimentazioni progettuali che si stanno verificando in varie regioni de mondo. Gli ospedali, ma non solo, vedono l’organizzazione degli spazi in funzione delle esigenze legate alla diffusione del COVID-19 con ambienti dedicati alle patologie da virus e l’isolamento dagli altri reparti specializzati per evitare il diffondersi del contagio. Allo stesso modo, già sono realizzati, e la Francia vede una posizione primaria in ciò, edifici per civili abitazioni cosiddetti “covid free” con organizzazione funzionale, e soprattutto impiantistica, fortemente caratterizzata dal vivere gli spazi in funzione delle regole di salvaguardia. Tutto riporta indietro nel tempo quando, ad esempio, gli spazi urbani di Napoli alla fine dell’Ottocento furono rivoluzionati con la demolizione di quartieri malsani per la realizzazione di strade aperte e areate a valle della grave epidemia di colera che fece molte vittime tra gli strati sociali più poveri che vivevano in condizioni di igiene precaria. Questa nuova configurazione che ancora ai nostri giorni caratterizza la città partenopea nella sua organizzazione intorno al perimetro del centro antico, e che ha visto una appendice razionalista di alto livello progettuale oltre che classicista nel periodo del ventennio fascista, è frutto di una situazione pandemica esattamente analoga a quella attuale a conferma di come eventi eccezionali possano produrre nuova architettura. Se queste considerazioni possono valere per le nuove progettazioni, resta la forte problematica della conservazione di un patrimonio costruito sia architettonico che edilizio in conglomerato cementizio armato che mostra tutti i difetti di una manutenzione inappropriata, per non dire mancata, che ha condotto ad una situazione di degrado non solo del materiale calcestruzzo ma degli edifici costruiti con la tecnologia intelaiata del ventesimo secolo che ha sostituito quella in muratura portante e impedito a quella in carpenteria metallica di continuare a diffondersi tranne che negli USA. La grande possibilità del materiale di adattarsi a forme disparate ha consentito di sviluppare effetti compositivi che hanno raggiunto livelli artistici di grande livello che hanno caratterizzato tutto il secolo scorso fino alla rovina degli anni della grande speculazione dopo il periodo d’oro della ricostruzione post bellica. Si può affermare come i grandi studi che hanno preceduto l’applicazione progettuale, di carattere fisico-matematico, a partire dal 1830, necessari per comprendere e sviluppare le caratteristiche di resistenza del calcestruzzo, abbiano consentito di produrre un’architettura che ha cambiato il volto di tutte le aree urbane senza dimenticare le grandi opere infrastrutturali e di ingegneria civile. Tale scarsa conoscenza iniziale dei mix degli impasti ha visto una qualità edilizia bassa legata anche all’uso poco consono delle casseforme producendo una durabilità molto limitata, come dimostrato dal tempo, con conseguenze letali sia per la sicurezza 5
statica che dinamica. È in particolare a tale patrimonio costruito che occorre rivolgere l’attenzione degli studiosi con tecniche di recupero caratterizzate da interventi in funzione di una manutenzione programmata in sinergia con l’adozione di diagnostica e sensoristica. Tale pensiero non va ristretto, comunque, al patrimonio costruito in conglomerato cementizio armato da recuperare ma deve necessariamente caratterizzare anche le nuove progettazioni con uso tecnologicamente appropriato del materiale e del relativo sistema costruttivo. Le patologie di cui può soffrire il calcestruzzo sono ormai note e questo consente di affrontare la problematica in modo preciso e produttivo senza ‘se’ e senza ‘ma’ evitando quelle condotte progettuali e di cantiere che hanno caratterizzato il più recente passato rendendo non sostenibile un intero momento storico con conseguente negativa ricaduta sulla società attuale. In ciò si è aiutati da un sistema produttivo qualificato che vede aziende di eccellenza impegnate non solo nella produzione ma anche nello studio dei prodotti in sinergia con centri universitari. È questo il motivo che ha indotto a proporre il “Progetto CONCRETE” che svilupperà temi comuni di ricerca che saranno presentati nella edizione successiva di CONCRETE. I concetti esposti, seppur necessariamente in maniera sintetica, sono quelli indagati nella sesta edizione di CONCRETE che si onora della partecipazione di studiosi di livello internazionale che si applicano alle tematiche congressuali e con orgoglio si evidenzia la partecipazione dei giovani ricercatori a cui è rivolto il premio che nelle edizioni precedenti ha visto l’emergere nel mondo accademico di giovani talenti che sono entrati nel corpo docente. E sempre con orgoglio si evidenzia la partecipazione all’evento di aziende di grande prestigio che si sono ampiamente distinte nei progetti di ricerca sia nazionali che internazionali. Alla MAPEI, alla BIEMME e a DOMODRY va tutto il ringraziamento degli organizzatori. Allo stesso modo il ringraziamento va alla rivista di classe A “Vitruvio”, che selezionerà i quattro best papers che saranno pubblicati nei numeri del 2022, e agli autori dei volumi che saranno presentati in una ‘special session’ dedicata. Termino con un doveroso pensiero alla memoria del Professore Aldo de Marco che partendo dalla natia Napoli si può dire abbia attraversato trasversalmente il mondo accademico nazionale con il suo insegnamento e la sua umanità che sarà celebrata con una sessione speciale e con il volume di scritti curati da Renato Iovino, suo allievo e mio Maestro, a cui si deve l’iniziativa. E non posso tralasciare i ringraziamenti al caro collega, ed ormai amico, Paolo Faccio della IUAV che con me ha ideato i contenuti scientifici di questa sesta edizione nel momento antecedente la pandemia e agli amici Francesca Cappelli e Devis Zanardo dello Studio CHIAVE DI VOLTA, che si occupano progettualmente dei temi del recupero e della manutenzione in sinergia con APAVE Italia, a cui si deve la bellissima proposta di tenere il congresso a Venezia Mestre presso la sede del Museo M9 straordinaria location di cui ho vivamente apprezzato la consulenza organizzativa della Dottoressa Silvia Carraro che ugualmente ringrazio. Napoli, 31 dicembre 2021 Agostino Catalano 6
PROGETTO CONCRETE REFERENTI UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL MOLISE Prof. Agostino Catalano UNIVERSITA’ IUAV DI VENEZIA PROF. Paolo Faccio UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA Prof. Enrico Dassori UNIVERSIDAD POLITÉCNICA DE MADRID Prof. Pepa Cassinello INSTITUTE OF ENGINEERING MECHANICS – CHINA EARTHQUAKE ADMINISTRATION Prof. Junwu Dai UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA BASILICATA Prof. Antonella Guida FEDERACIÓN INTERNACIONAL de CENTROS CICOP Prof. Nani Arias Incollà (UNIVERSITA’ DI BUENOS AIRES) UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO Prof. Enrico Sicignano UNIVERSIDAD NACIONAL DE COLOMBIA Prof. Andres Salas Montoya UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA CAMPANIA LUIGI VANVITELLI Prof. Luigi Mollo BENEMERITA UNIVERSIDAD AUTONOMA DE PUEBLA – MEXICO Prof. Patricia Maximo Romero ITESO (INSTITUTO TECNOLOGICO Y DE ESTUDIOS SUPERIORES DE OCCIDENTE) (MESSICO) Prof. Fabiola Colmenero Fonseca UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA Prof. Raffaella Lione UNIVERSITA’ DI ROMA TOR VERGATA Prof. Stefania Mornati ISTITUTO EDUARDO TORROJA DI MADRID Dott. Rafael Talero UNIVERSITAT POLITÈCNICA DE VALÈNCIA Prof. Luis Palmero Iglesias 7
COMITATI COMITATO SCIENTIFICO • RICCARDO AZZARA – INGV ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA • ADOLFO BARATTA – UNIVERSITA’ DI ROMA TRE • GRAZIELLA BERNARDO – UNIVERSITA’ DELLA BASILICATA • PEPA CASSINELLO – POLITECNICO DI MADRID • AGOSTINO CATALANO – UNIVERSITÀ DEL MOLISE • FABIOLA COLMENERO FONSECA – ITESO (INSTITUTO TECNOLOGICO Y DE ESTUDIOS SUPERIORES DE OCCIDENTE) (MESSICO) • JUNWU DAI – INSTITUTE OF ENGINEERING MECHANICS CHINA EARTHQUAKE ADMINISTRATION • BRUNO DANIOTTI – POLITECNICO DI MILANO • ENRICO DASSORI – UNIVERSITA’ DI GENOVA • CAROLINA DI BIASE – POLITECNICO DI MILANO • PAOLO FACCIO – UNIVERSITA’ IUAV DI VENEZIA • ANTONELLA GUIDA – UNIVERSITA’ DELLA BASILICATA • MARIA de las NIEVES ARIAS INCOLLA’ – UNIVERSIDAD DE BUENOS AIRES • RENATO IOVINO – UNIVERSITA’ TELEMATICA PEGASO • RAFFAELLA LIONE – UNIVERSITA’ DI MESSINA • MIGUEL ANGEL MATRAN – UNIVERSIDAD DE LA LAGUNA (SPAGNA) • LUIGI MOLLO – UNIVERSITÀ DELLA CAMPANIA LUIGI VANVITELLI • GIOVANNI MASSA – CONSIGLIO NAZIONALE INGEGNERI • GIOVANNI MINUTOLI – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE • STEFANIA MORNATI – UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA • MAURIZIO NICOLELLA – UNIVERSITÀ DI NAPOLI FEDERICO II • LUIS PALMERO IGLESIAS – UNIVERSITÀ POLITECNICA DI VALENCIA • ROBERTO PARISI – UNIVERSITA’ DEL MOLISE • MARCO PRETELLI – ALMA MATER UNIVERSITA’ DI BOLOGNA • FULVIO RE CECCONI – POLITECNICO DI MILANO • ALESSANDRO ROGORA – POLITECNICO DI MILANO • PATRICIA MAXIMO ROMERO – BENEMERITA UNIVERSIDAD AUTONOMA DE PUEBLA (MESSICO) • ANDRES SALAS MONTOYA – UNIVERSIDAD NACIONAL DE COLOMBIA • ENRICO SICIGNANO – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO • ENZO SIVIERO – UNIVERSITA’ TELEMATICA eCAMPUS • RAFAEL TALERO – ISTITUTO E. TORROJA DI MADRID • ROSA MARIA VITRANO – UNIVERSITA’ DI PALERMO 8
COMITATO ORGANIZZATORE • AGOSTINO CATALANO – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL MOLISE • CAMILLA SANSONE – UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL MOLISE • FRANCESCA CAPPELLI – STUDIO CHIAVE DI VOLTA VENEZIA • DEVIS ZANARDO – STUDIO CHIAVE DI VOLTA VENEZIA • EMANUELE LA MANTIA – UNIVERSITÀ TELEMATICA PEGASO LOCATION Il congresso si svolge presso l’Auditorium “Cesare De Michelis” del Museo M9 di Mestre M9 – Museo del ’900 è il primo museo dedicato alla storia materiale del Novecento in Italia ed è il cuore di un intervento di rigenerazione urbana realizzato dalla Fondazione di Venezia nel centro di Mestre. Inaugurato nel dicembre 2018, appartiene a una nuova generazione di musei: racconta in modo avvincente la storia di tutti attraverso le piccole e grandi trasformazioni del secolo (dalla vita quotidiana ai grandi cambiamenti sociali, economici, ambientali e culturali). La collezione permanente del Museo presenta il Novecento italiano attraverso i beni culturali che lo stesso secolo ha prodotto, con un largo utilizzo di immagini, installazioni audio, video, sfruttando le possibilità offerte dalle nuove tecnologie per la narrazione dei contenuti, l’interattività dell’utenza e l’immersività dell’esperienza di visita. Il Museo intende essere una casa aperta al territorio e alle sue comunità, un laboratorio permanente del contemporaneo, capace di promuovere riflessioni e azioni sul tempo presente e sul futuro, grazie al suo programma di mostre temporanee, attività didattiche e formative e a un ricco palinsesto di eventi 9
CONTENUTI ID PAPER ID001 Gambaro Matteo, Albani Francesca 23 INDUSTRIA TESSILE BOSSI A CAMERI, GREGOTTI- MENEGHETTI- STOPPINO, 1968. DIBATTITI E PROPOSTE PER LA CONSERVAZIONE E IL RIUSO ID002 Anania Francesca 33 COSTRUZIONI INCOMPIUTE TRA MANUTENZIONE E MANUTENIBILITÀ ID003 Baratta Adolfo F. L., Finucci Fabrizio, Magarò Antonio, Mariani 47 Massimo STRUTTURE PER L’IRREGGIMENTAZIONE DELLE ACQUE IN MURATURA ARMATA DI BLOCCHI DI CALCESTRUZZO NELL’AFRICA SUB-SAHARIANA ID004 Bruschi Greta 57 “MEZZI COSTRUTTIVI MODERNISSIMI” ALLA PROVA DEL TEMPO. FERDINANDO FORLATI E L’IMPIEGO DEL CALCESTRUZZO ARMATO NEI RESTAURI VENEZIANI. ID005 Calcagnini Laura, Trulli Luca 67 IL CALCESTRUZZO FOTOLUMINESCENTE. L’INNOVAZIONE MATERICA APPLICATA ALLE INFRASTRUTTURE VIARIE ID006 Cassinello Pepa 77 MUSEO EDUARDO TORROJA. EL HOMBRE Y SU LEGADO ID007 Castelluccio Roberto, Vitiello Veronica 89 CITTÀ DELLA SCIENZA: DALLA RICONVERSIONE DEL SITO INDUSTRIALE ALLA RICOSTRUZIONE DI UN’IDENTITÀ CULTURALE ID008 Ortega Bertha Violeta, Del Campo Martín Alatorre Rafael, 99 Colmenero Fonseca Fabiola, Aceves Ascencio Antonio, Palmero Iglesias Luis MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX ID009 Piccinato Andrea, Giorgio Croatto, Bertolazzi Angelo, 111 D’Agnolo Elisa, Fattori Giorgia, Turrini Umberto IL RIUSO DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO CON SISTEMI NESTED-BUILDING. IL CASO DELLA EX-MANIFATTURA TABACCHI DI VERONA (1930-65) ID010 GUAN Liqian WENG Xuran, DAI Junwu, XU Defeng, WENG 121 Xuran SEISMIC COLLAPSE MODE OF RC FRAME BUILDING STRUCTURE ID011 Blonda Mara, Dellavedova Patrizia 135 PONTI IN CLS ARMATO DEL XX SECOLO. I PONTI SUL FIUME OLONA A LEGNANO TRA STORIA E MANUTENZIONE 10
ID012 Di Resta Sara, Peron Verdiana 145 CONSERVATION ISSUES OF EXPOSED REINFORCED CONCRETE IN THE ITALIAN MOTORWAY BRIDGE- RESTAURANTS OF THE LATE 20TH CENTURY ID013 Lenticchia Erica, Faccio Paolo, Ceravolo Rosario 155 CONOSCENZA E ANALISI DELLE STRUTTURE DI PIER LUIGI NERVI: UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE ID014 Sicignano Claudia, Fiore Pierfrancesco 167 L’ARCHITETTURA DELLO SPAZIO SACRO DI RUDOLF SCHWARZ: LA CHIESA DI ST. ANNA A DÜREN IN GERMANIA ID015 Scaramuzza Paola, Gandini Bénédicte 177 IL CANTIERE DEL QUARTIERE FRUGÈS A PESSAC DI LE CORBUSIER PIERRE JEANNERET. ALLE ORIGINI DELLA STANDARDIZZAZIONE NELLE COSTRUZIONI IN CEMENTO ID016 Garda Emilia, Di Mari Giuliana 187 CALCESTRUZZO, PROGETTO, INDUSTRIA. L’OLIVETTI DI MARCO ZANUSO ID017 Germanà Maria Luisa 197 MANUTENZIONE DELL’AMBIENTE COSTRUITO: QUANTO RESTA DELLA NOTTE? ID018 Mornati Stefania, Giannetti Ilaria 213 “ELEMENTI CRITICI” DEI PONTI IN CEMENTO ARMATO: LE SELLE GERBER, STORIA E DEGRADO ID019 La Mantia Emanuele 223 CONSIDERAZIONI E CONFRONTI TRA GLI ANTICHI ED I MODERNI CALCESTRUZZI ID020 Iovino Renato, La Mantia Emanuele 233 MIX DESIGN DI UN CALCESTRUZZO DUREVOLE. LA SPERIMENTAZIONE ID021 Mosca Cristina, Jean Giacinta, Bologna Alberto, Caroselli 247 Marta KNOWLEDGE AND TECHNICAL CULTURE TO INFORM THE PRESERVATION OF REINFORCED CONCRETE. EXAMPLES FROM CANTON TICINO ID022 Máximo Romero Patricia, Aguilar Rogelio Ramos, Muñoz 259 Flores José Gilberto Otoniel TECHNIQUES FOR HISTORICAL BUILDINGS REHABILITATION USING CONCRETE AND OTHER MATERIALS ID023 Fascia Flavia, La Mantia Emanuele 269 DURABILITA’ DEL CEMENTO ARMATO E LE CLASSI DI ESPOSIZIONE AMBIENTALE ID024 Minutoli Fabio 283 PANNELLI SANDWICH IN CALCESTRUZZO: TRADIZIONE, INNOVAZIONE, SPERIMENTAZIONE ID025 Agliata Rosa, Bortone Antonio, Lione Raffaella, Mollo Luigi 295 BIM-BASED CULTURAL HERITAGE MAINTENANCE TOOLS: UNA PROSPETTIVA INNOVATIVA PER LA CONOSCENZA E LA 11
CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI IN CALCESTRUZZO ARMATO DEL XX SECOLO ID026 Nicolella Maurizio 305 NUOVE SFIDE PER IL RECUPERO DELLE OPERE IN CALCESTRUZZO DEL DOPOGUERRA ID027 Ormando C., Ianniruberto U., Giovinazzi S., Clemente P. 317 SEISMIC SAFETY IN THE 21ST CENTURY: SEISMIC ISOLATION IN NEW AND EXISTING R.C. BUILDINGS ID028 Iglesias Palmero, Manuel Luis, Bernardo Graziella 327 THE BRISE-SOLEIL AS A FORMAL AND FUNCTIONAL COMPONENT IN THE ARCHITECTURE OF THE MODERN MOVEMENT ID029 Parisi Roberto 337 GIOVANNONI E IL BETON ARMÈ NELL’ARCHITETTURA DELLA PERONI DI ROMA ID030 Pasqual Francesca 351 IL RUOLO DELLA RICERCA ARCHIVISTICA NELLA REDAZIONE DI UN PIANO DI CONSERVAZIONE: IL CASO DEI SALONI DI PIER LUIGI NERVI A TORINO ESPOSIZIONI ID031 Petriccione Livio 361 CALCESTRUZZI AL LIMITE. L’IMPIEGO DEL CONGLOMERATO NELLE OPERE DELLA FORTIFICAZIONE PERMANENTE DELLA FRONTIERA ORIENTALE ID032 Rogora Alessandro 371 PRIME ESPERIENZE SPERIMENTALI SU CONGLOMERATI IN CARTA E CEMENTO REALIZZATI AL POLITECNICO DI MILANO ID033 Montoya Andres Salas, Rada Beatriz E. Mira 381 EVALUATION OF KEY PARAMETERS ON THE PROPERTIES OF NATURAL AND RECYCLED AGGREGATE CONCRETES ID034 De Vivo Maria Antonietta, Signorelli Leila, Trovò Francesco 393 ANAMNESI DEGLI INTERVENTI PREGRESSI E MANUTENZIONE ODIERNA. IL CASO DELLA VASCA IN CALCESTRUZZO NELLA SCUOLA VECCHIA DELLA MISERICORDIA A VENEZIA ID035 Paolo Simeone 403 MESSA IN SICUREZZA DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI CON DISPOSITIVI ANTISISMICI ID036 Vitrano Rosa Maria 413 RIVOLUZIONE VERDE E PATRIMONIO COSTRUITO: CONCETTI E PROSPETTIVE DELLA RIGENERAZIONE AMBIENTALE ID037 Vitrano Rosa Maria 429 ARCHITETTURA VERNACOLARE NELL’ITALIA INSULARE UN PATRIMONIO DA CONSERVARE E VALORIZZARE ID038 Alceo Vado DIVERSITÀ E SINERGIE POSSIBILI TRA I CONGLOMERATI DI 445 TERRA E QUELLI DI CEMENTO ID039 Francesca Castanò, Anna Gallo LE FABBRICHE DI FIGINI E POLLINI: DA OLIVETTI ALLA 459 MANIFATTURA CERAMICA POZZI 12
ID040 Francesca Cappelli, Devis Zanardo 475 MANUTENZIONE CERTIFICATA COME EVOLUZIONE DEL RESTAURO ATTRAVERSO IL PROCESSO DI CONTROLLO E GESTIONE SOSTENIBILE DELL'EDIFICIO "RAZIONALISTA" PADIGLIONE PEDIATRICO A MOGLIANO VENETO – TREVISO ID041 Enrico Sicignano 485 LA PRATICA DEL BUON COSTRUIRE IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO. IL CASO DELLA SCUOLA SUPERIORE STETTBACH DI RUDOLF GUYER ED ESTHER ANDRES A ZURIGO SCHWANMENDINGEN 1961-67, SESSANTA ANNI DOPO 13
CONTENUTI . AUTORI PAPER Aceves Ascencio Antonio 99 MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX Agliata Rosa 295 BIM-BASED CULTURAL HERITAGE MAINTENANCE TOOLS: UNA PROSPETTIVA INNOVATIVA PER LA CONOSCENZA E LA CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI IN CALCESTRUZZO ARMATO Aguilar Rogelio Ramos 259 TECHNIQUES FOR HISTORICAL BUILDINGS REHABILITATION USING CONCRETE AND OTHER MATERIALS Alatorre Rafael 99 MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX Albani Francesca 23 INDUSTRIA TESSILE BOSSI A CAMERI, GREGOTTI- MENEGHETTI- STOPPINO, 1968. DIBATTITI E PROPOSTE PER LA CONSERVAZIONE E IL RIUSO Anania Francesca 33 COSTRUZIONI INCOMPIUTE TRA MANUTENZIONE E MANUTENIBILITÀ Baratta Adolfo F. L. 47 STRUTTURE PER L’IRREGGIMENTAZIONE DELLE ACQUE IN MURATURA ARMATA DI BLOCCHI DI CALCESTRUZZO NELL’AFRICA SUB-SAHARIANA Bernardo Graziella 327 THE BRISE-SOLEIL AS A FORMAL AND FUNCTIONAL COMPONENT IN THE ARCHITECTURE OF THE MODERN MOVEMENT Bertolazzi Angelo 111 IL RIUSO DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO CON SISTEMI NESTED-BUILDING. IL CASO DELLA EX-MANIFATTURA TABACCHI DI VERONA (1930-65) Blonda Mara 135 PONTI IN CLS ARMATO DEL XX SECOLO. I PONTI SUL FIUME OLONA A LEGNANO TRA STORIA E MANUTENZIONE Bologna Alberto 247 KNOWLEDGE AND TECHNICAL CULTURE TO INFORM THE PRESERVATION OF REINFORCED CONCRETE. EXAMPLES FROM CANTON TICINO 14
Bortone Antonio 295 BIM-BASED CULTURAL HERITAGE MAINTENANCE TOOLS: UNA PROSPETTIVA INNOVATIVA PER LA CONOSCENZA E LA CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI IN CALCESTRUZZO ARMATO Bruschi Greta 57 “MEZZI COSTRUTTIVI MODERNISSIMI” ALLA PROVA DEL TEMPO. FERDINANDO FORLATI E L’IMPIEGO DEL CALCESTRUZZO ARMATO NEI RESTAURI VENEZIANI. Calcagnini Laura 67 IL CALCESTRUZZO FOTOLUMINESCENTE. L’INNOVAZIONE MATERICA APPLICATA ALLE INFRASTRUTTURE VIARIE Cappelli Francesca 475 MANUTENZIONE CERTIFICATA COME EVOLUZIONE DEL RESTAURO ATTRAVERSO IL PROCESSO DI CONTROLLO E GESTIONE SOSTENIBILE DELL'EDIFICIO "RAZIONALISTA" PADIGLIONE PEDIATRICO A MOGLIANO VENETO – TREVISO Caroselli Marta 247 KNOWLEDGE AND TECHNICAL CULTURE TO INFORM THE PRESERVATION OF REINFORCED CONCRETE. EXAMPLES FROM CANTON TICINO Cassinello Pepa 77 MUSEO EDUARDO TORROJA. EL HOMBRE Y SU LEGADO Castanò Francesca 459 LE FABBRICHE DI FIGINI E POLLINI: DA OLIVETTI ALLA MANIFATTURA CERAMICA POZZI Castelluccio Roberto 89 CITTÀ DELLA SCIENZA: DALLA RICONVERSIONE DEL SITO INDUSTRIALE ALLA RICOSTRUZIONE DI UN’IDENTITÀ CULTURALE Ceravolo Rosario 155 CONOSCENZA E ANALISI DELLE STRUTTURE DI PIER LUIGI NERVI: UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE Clemente P. 317 SEISMIC SAFETY IN THE 21ST CENTURY: SEISMIC ISOLATION IN NEW AND EXISTING R.C. BUILDINGS Colmenero Fonseca Fabiola 99 MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX Croatto Giorgio 111 IL RIUSO DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO CON SISTEMI NESTED-BUILDING. IL CASO DELLA EX-MANIFATTURA TABACCHI DI VERONA (1930-65) D’Agnolo Elisa 111 IL RIUSO DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO CON SISTEMI NESTED-BUILDING. IL CASO DELLA EX-MANIFATTURA TABACCHI DI VERONA (1930-65) 15
DAI Junwu 121 SEISMIC COLLAPSE MODE OF RC FRAME BUILDING STRUCTURE De Vivo Maria Antonietta 393 ANAMNESI DEGLI INTERVENTI PREGRESSI E MANUTENZIONE ODIERNA. IL CASO DELLA VASCA IN CALCESTRUZZO NELLA SCUOLA VECCHIA DELLA MISERICORDIA A VENEZIA Dellavedova Patrizia 135 PONTI IN CLS ARMATO DEL XX SECOLO. I PONTI SUL FIUME OLONA A LEGNANO TRA STORIA E MANUTENZIONE Di Mari Giuliana 187 CALCESTRUZZO, PROGETTO, INDUSTRIA. L’OLIVETTI DI MARCO ZANUSO Di Resta Sara 145 CONSERVATION ISSUES OF EXPOSED REINFORCED CONCRETE IN THE ITALIAN MOTORWAY BRIDGE- RESTAURANTS OF THE LATE 20TH CENTURY Faccio Paolo 155 CONOSCENZA E ANALISI DELLE STRUTTURE DI PIER LUIGI NERVI: UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE Fascia Flavia 269 DURABILITA’ DEL CEMENTO ARMATO E LE CLASSI DI ESPOSIZIONE AMBIENTALE Fattori Giorgia 111 IL RIUSO DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO CON SISTEMI NESTED-BUILDING. IL CASO DELLA EX-MANIFATTURA TABACCHI DI VERONA (1930-65) Finucci Fabrizio 47 STRUTTURE PER L’IRREGGIMENTAZIONE DELLE ACQUE IN MURATURA ARMATA DI BLOCCHI DI CALCESTRUZZO NELL’AFRICA SUB-SAHARIANA Fiore Pierfrancesco 167 L’ARCHITETTURA DELLO SPAZIO SACRO DI RUDOLF SCHWARZ: LA CHIESA DI ST. ANNA A DÜREN IN GERMANIA Gallo Anna 459 LE FABBRICHE DI FIGINI E POLLINI: DA OLIVETTI ALLA MANIFATTURA CERAMICA POZZI Gambaro Matteo 23 INDUSTRIA TESSILE BOSSI A CAMERI, GREGOTTI- MENEGHETTI- STOPPINO, 1968. DIBATTITI E PROPOSTE PER LA CONSERVAZIONE E IL RIUSO Gandini Bénédicte 177 IL CANTIERE DEL QUARTIERE FRUGÈS A PESSAC DI LE CORBUSIER PIERRE JEANNERET. ALLE ORIGINI DELLA STANDARDIZZAZIONE NELLE COSTRUZIONI IN CEMENTO Garda Emilia 187 CALCESTRUZZO, PROGETTO, INDUSTRIA. L’OLIVETTI DI MARCO ZANUSO 16
Germanà Maria Luisa 197 MANUTENZIONE DELL’AMBIENTE COSTRUITO: QUANTO RESTA DELLA NOTTE? Giannetti Ilaria 213 “ELEMENTI CRITICI” DEI PONTI IN CEMENTO ARMATO: LE SELLE GERBER, STORIA E DEGRADO Giovinazzi S. 317 SEISMIC SAFETY IN THE 21ST CENTURY: SEISMIC ISOLATION IN NEW AND EXISTING R.C. BUILDINGS GUAN Liqian 121 SEISMIC COLLAPSE MODE OF RC FRAME BUILDING STRUCTURE Ianniruberto U. 317 SEISMIC SAFETY IN THE 21ST CENTURY: SEISMIC ISOLATION IN NEW AND EXISTING R.C. BUILDINGS Iglesias Palmero 327 THE BRISE-SOLEIL AS A FORMAL AND FUNCTIONAL COMPONENT IN THE ARCHITECTURE OF THE MODERN MOVEMENT Iovino Renato 233 MIX DESIGN DI UN CALCESTRUZZO DUREVOLE. LA SPERIMENTAZIONE Jean Giacinta 247 KNOWLEDGE AND TECHNICAL CULTURE TO INFORM THE PRESERVATION OF REINFORCED CONCRETE. EXAMPLES FROM CANTON TICINO La Mantia Emanuele CONSIDERAZIONI E CONFRONTI TRA GLI ANTICHI ED I 223 MODERNI CALCESTRUZZI MIX DESIGN DI UN CALCESTRUZZO DUREVOLE. LA 233 SPERIMENTAZIONE DURABILITÀ DEL CEMENTO ARMATO E LE CLASSI DI 269 ESPOSIZIONE AMBIENTALE Lenticchia Erica 155 CONOSCENZA E ANALISI DELLE STRUTTURE DI PIER LUIGI NERVI: UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE Lione Raffaella 295 BIM-BASED CULTURAL HERITAGE MAINTENANCE TOOLS: UNA PROSPETTIVA INNOVATIVA PER LA CONOSCENZA E LA CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI IN CALCESTRUZZO ARMATO Magarò Antonio 47 STRUTTURE PER L’IRREGGIMENTAZIONE DELLE ACQUE IN MURATURA ARMATA DI BLOCCHI DI CALCESTRUZZO NELL’AFRICA SUB-SAHARIANA Manuel Luis 327 THE BRISE-SOLEIL AS A FORMAL AND FUNCTIONAL COMPONENT IN THE ARCHITECTURE OF THE MODERN MOVEMENT 17
Mariani Massimo 47 STRUTTURE PER L’IRREGGIMENTAZIONE DELLE ACQUE IN MURATURA ARMATA DI BLOCCHI DI CALCESTRUZZO NELL’AFRICA SUB-SAHARIANA Martín Del Campo Alatorre Rafael 99 MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX Máximo Romero Patricia 259 TECHNIQUES FOR HISTORICAL BUILDINGS REHABILITATION USING CONCRETE AND OTHER MATERIALS Minutoli Fabio 283 PANNELLI SANDWICH IN CALCESTRUZZO: TRADIZIONE, INNOVAZIONE, SPERIMENTAZIONE Mollo Luigi 295 BIM-BASED CULTURAL HERITAGE MAINTENANCE TOOLS: UNA PROSPETTIVA INNOVATIVA PER LA CONOSCENZA E LA CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI IN CALCESTRUZZO ARMATO Montoya Andres Salas 381 EVALUATION OF KEY PARAMETERS ON THE PROPERTIES OF NATURAL AND RECYCLED AGGREGATE CONCRETES Mornati Stefania 213 “ELEMENTI CRITICI” DEI PONTI IN CEMENTO ARMATO: LE SELLE GERBER, STORIA E DEGRADO Mosca Cristina 247 KNOWLEDGE AND TECHNICAL CULTURE TO INFORM THE PRESERVATION OF REINFORCED CONCRETE. EXAMPLES FROM CANTON TICINO Muñoz Flores José Gilberto Otoniel 259 TECHNIQUES FOR HISTORICAL BUILDINGS REHABILITATION USING CONCRETE AND OTHER MATERIALS Nicolella Maurizio 305 NUOVE SFIDE PER IL RECUPERO DELLE OPERE IN CALCESTRUZZO DEL DOPOGUERRA Ormando C. 317 SEISMIC SAFETY IN THE 21ST CENTURY: SEISMIC ISOLATION IN NEW AND EXISTING R.C. BUILDINGS Ortega Bertha Violeta 99 MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX Palmero Iglesias Luis 99 MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX Parisi Roberto 337 GIOVANNONI E IL BETON ARMÈ NELL’ARCHITETTURA DELLA PERONI DI ROMA 18
Pasqual Francesca 351 IL RUOLO DELLA RICERCA ARCHIVISTICA NELLA REDAZIONE DI UN PIANO DI CONSERVAZIONE: IL CASO DEI SALONI DI PIER LUIGI NERVI A TORINO ESPOSIZIONI Peron Verdiana 145 CONSERVATION ISSUES OF EXPOSED REINFORCED CONCRETE IN THE ITALIAN MOTORWAY BRIDGE- RESTAURANTS OF THE LATE 20TH CENTURY Petriccione Livio 361 CALCESTRUZZI AL LIMITE. L’IMPIEGO DEL CONGLOMERATO NELLE OPERE DELLA FORTIFICAZIONE PERMANENTE DELLA FRONTIERA ORIENTALE Piccinato Andrea 111 IL RIUSO DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO CON SISTEMI NESTED-BUILDING. IL CASO DELLA EX-MANIFATTURA TABACCHI DI VERONA (1930-65) Ponce Sánchez 99 MOLDEANDO EL CONCRETO EN EL SIGLO XX, CONSERVÁNDOLO EN EL XXI. REFLEXIONES DESDE GUADALAJARA, JALISCO, MX Rada Beatriz E. Mira 381 EVALUATION OF KEY PARAMETERS ON THE PROPERTIES OF NATURAL AND RECYCLED AGGREGATE CONCRETES Rogora Alessandro 371 PRIME ESPERIENZE SPERIMENTALI SU CONGLOMERATI IN CARTA E CEMENTO REALIZZATI AL POLITECNICO DI MILANO Scaramuzza Paola 177 IL CANTIERE DEL QUARTIERE FRUGÈS A PESSAC DI LE CORBUSIER PIERRE JEANNERET. ALLE ORIGINI DELLA STANDARDIZZAZIONE NELLE COSTRUZIONI IN CEMENTO Sicignano Claudia 167 L’ARCHITETTURA DELLO SPAZIO SACRO DI RUDOLF SCHWARZ: LA CHIESA DI ST. ANNA A DÜREN IN GERMANIA Sicignano Enrico 485 LA PRATICA DEL BUON COSTRUIRE IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO. IL CASO DELLA SCUOLA SUPERIORE STETTBACH DI RUDOLF GUYER ED ESTHER ANDRES A ZURIGO SCHWANMENDINGEN 1961-67, SESSANTA ANNI DOPO Signorelli Leila 393 ANAMNESI DEGLI INTERVENTI PREGRESSI E MANUTENZIONE ODIERNA. IL CASO DELLA VASCA IN CALCESTRUZZO NELLA SCUOLA VECCHIA DELLA MISERICORDIA A VENEZIA Simeone Paolo 403 MESSA IN SICUREZZA DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI CON DISPOSITIVI ANTISISMICI 19
Trovò Francesco 393 ANAMNESI DEGLI INTERVENTI PREGRESSI E MANUTENZIONE ODIERNA. IL CASO DELLA VASCA IN CALCESTRUZZO NELLA SCUOLA VECCHIA DELLA MISERICORDIA A VENEZIA Trulli Luca 67 IL CALCESTRUZZO FOTOLUMINESCENTE. L’INNOVAZIONE MATERICA APPLICATA ALLE INFRASTRUTTURE VIARIE Turrini Umberto 111 IL RIUSO DEGLI EDIFICI INDUSTRIALI IN CALCESTRUZZO ARMATO CON SISTEMI NESTED-BUILDING. IL CASO DELLA EX-MANIFATTURA TABACCHI DI VERONA (1930-65) Vitiello Veronica 89 CITTÀ DELLA SCIENZA: DALLA RICONVERSIONE DEL SITO INDUSTRIALE ALLA RICOSTRUZIONE DI UN’IDENTITÀ CULTURALE Vitrano Rosa Maria RIVOLUZIONE VERDE E PATRIMONIO COSTRUITO: 413 CONCETTI E PROSPETTIVE DELLA RIGENERAZIONE AMBIENTALE ARCHITETTURA VERNACOLARE NELL’ITALIA INSULARE UN 429 PATRIMONIO DA CONSERVARE E VALORIZZARE Vado Alceo DIVERSITÀ E SINERGIE POSSIBILI TRA I CONGLOMERATI 445 DI TERRA E QUELLI DI CEMENTO Zanardo Devis 475 MANUTENZIONE CERTIFICATA COME EVOLUZIONE DEL RESTAURO ATTRAVERSO IL PROCESSO DI CONTROLLO E GESTIONE SOSTENIBILE DELL'EDIFICIO "RAZIONALISTA" PADIGLIONE PEDIATRICO A MOGLIANO VENETO – TREVISO WENG Xuran 121 SEISMIC COLLAPSE MODE OF RC FRAME BUILDING STRUCTURE XU Defeng 121 SEISMIC COLLAPSE MODE OF RC FRAME BUILDING STRUCTURE 20
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CONCRETE 2021 ID001 INDUSTRIA TESSILE BOSSI A CAMERI, GREGOTTI-MENEGHETTI- STOPPINO, 1968. DIBATTITI E PROPOSTE PER LA CONSERVAZIONE E IL RIUSO BOSSI TEXTILE INDUSTRY IN CAMERI, GREGOTTI-MENEGHETTI- STOPPINO, 1968. DEBATES AND PROPOSALS FOR CONSERVATION AND REUSE Francesca Albani, Matteo Gambaro Politecnico di Milano, Italia e-mail: francesca.albani@polimi.it – matteo.gambaro@polimi.it Keywords: architetture industriali, riuso, conservazione, Gregotti, Architetti Associati ABSTRACT The subject of how twentieth-century architecture ages is highly complex and detailed. But the problem is not only decay: it is also a question of the significance and values that the architectural work acquires (or loses) over time. The decision to demolish the buildings designed by important 20th century architects (residential estates, industrial complexes, single buildings, ...) is not only link to the poor conditions and the need to transformation of the city but is more complex. First, we should consider that no owner would give up a prized object with an economic value without a convincing reason. Here we are dealing with a process in which the architectural product progressively undergoes changes and loses its significance. It is evident, for example, that in the collective imagination there is nothing that so much suggests featureless and blighted suburbs as the concept of “concrete architecture” of second half of 20th century. Drabness, seriality, reinforced concrete produced cheaply, create a series of preconceptions which disturb, and sometimes distort, our reading and understanding of works that draw their strength from experimentation, variation in repetition, construction techniques and modular coordination. It is the case of Bossi Factory, a textile industry founded at the end of 19th century in Cameri near Novara in the north of Italy. A new building used for the spinning department was designed by Vittorio Gregotti, Lodovico Meneghetti, Giotto Stoppino in 1968. In 2013 the Bossi factory closed and began a progressive dismantling of equipment and a consequent decay of abandoned buildings. Some parts of the complex were sold, and a recent project transform the area for the construction of a new residential district that involves the demolition of the spinning factory designed by Gregotti. Many complaints by architects, cultural associations and local communities have led to a more in-depth reflections on the theme of the enhancement and reuse of the architecture of the late 20th century. The knowledge of architecture and specific strategy of reuse could contribute to a process aimed at the enhancement and conservation of these buildings, to ensure that they continue to represent a ”stage of thought”. 23
Francesca Albani, Matteo Gambaro 1 Introduzione «Sono nato a Cameri, in provincia di Novara, nel 1927, in mezzo alle risaie ma dentro la fabbrica tessile della mia famiglia. Mio padre era il direttore della fabbrica con la passione per il volo e mia madre era una novarese con grande passione musicale [...]. La fabbrica (o meglio, le fabbriche) erano di proprietà della famiglia industriale di mio padre (che possedeva anche le cartiere di Verona) dagli anni Settanta del XIX secolo. Con mio fratello Enrico, di due anni più giovane, avevamo vissuto i nostri primi dieci anni in fabbrica con tutte le curiosità e la fratellanza dei nostri operai giocando al calcio con loro […] ma anche facendo esperienze di lavoro in fabbrica ordinate da mio padre» [Gregotti, 2019]. La fabbrica fu un luogo privilegiato nella vita del giovane Vittorio alla cui memoria ha dedicato la pubblicazione Recinto di fabbrica, nella seconda metà degli anni ’90. Di questo luogo progettò interventi e ampliamenti in diverse fasi della sua attività, interpretando le nuove esigenze della produzione e della vita della fabbrica. Da giovane architetto con i soci Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino, realizzò alcuni progetti di ampliamento del complesso industriale: le residenze per i dipendenti dell’industria tessile Bossi nel 1954, manufatto di tre alloggi duplex che avrebbe dovuto essere il primo di un complesso di nove appartamenti, poi non realizzati; il secondo edificio residenziale a quattro piani per gli operai nel 1961 e il primo corpo di fabbrica per la filatura costruito nel 1968, ultimo progetto dello studio Architetti Associati prima dello scioglimento e del trasferimento a Milano. Successivamente la Gregotti Associati realizzarono numerose opere, tra cui nel 1980 il corpo di fabbrica per gli uffici. In particolare, il progetto del corpo di fabbrica per la filatura rappresenta un momento specifico all’interno della riflessione di Gregotti. Segna, infatti, un periodo di svolta nell’approccio culturale al progetto, processo già avviato con la costruzione tra il 1962 e 1964 dei complessi della Cooperativa d’abitazione in via Palmanova, in via Montegani e in via Da Settignano a Milano. Si tratta di un’evoluzione dell’approccio critico assunto fino ad allora dagli Architetti Associati nei confronti del moderno che allo stesso tempo non si presentava accondiscendente allo storicismo vernacolare, proponendo una linea culturale attenta alle preesistenze ambientali, fisiche e sociali [Morpurgo, 2008]. 2 Una fabbrica del dopoguerra Il progetto di ampliamento della fabbrica Bossi, che dal 1907 ha sede a Cameri, matura nel contesto milanese del dopoguerra in cui ‒ come ci ricorda Umberto Eco nella prefazione all’edizione francese di Territoire de l’architecture del 1982 ‒ molti architetti, tra cui Vittorio Gregotti e il suo maestro Ernesto Nathan Rogers, diventano gli interpreti delle istanze della borghesia industriale del nord Italia. Si tratta di una caratteristica diffusa nel periodo del boom economico [Crippa, 2007] dove si registra la volontà di coniugare “problemi di scienza, della tecnica, della programmazione industriale” attuando una ricerca formale e compositiva in stretto rapporto con gli artisti, gli scrittori, i filosofi” [Umberto Eco, 1982, p. VI]. Il corpo di fabbrica della filatura per come si presenta oggi è il frutto di numerosi interventi successivi, che iniziarono con un primo progetto degli Architetti Associati 24
CONCRETE 2021 nel 1968 (1) e che proseguirono per circa un ventennio ad opera dello studio Gregotti Associati. Il primo ampliamento fu realizzato a Ovest nel 1971 e consiste in un corpo di fabbrica di 14 x 31 metri adibito allo sballamento del cotone (2). Nel 1983 la filatura venne ampliata a Est con la realizzazione del magazzino e poi nel 1988 a Nord di via Michelona. A metà degli anni Novanta l’ultimo intervento riguardò la realizzazione di una pensilina adiacente ai magazzini. Tutti gli interventi si posero in continuità e coerenza costruttiva con l’idea iniziale degli Architetti Associati e ne rappresentarono in diversi modi una sorta di sviluppo nel tempo. In particolare, dimostra questa continuità l’intervento del 1983 su progetto dello studio Gregotti Associati (3). Il nuovo corpo di fabbrica si collega al corpo realizzato alla fine degli anni Sessanta, adottandone il medesimo linguaggio formale e costruttivo al punto che ad una lettura veloce potrebbe sembrare che l’intero edificio sia stato realizzato in un unico momento. 2.1 Il primo corpo di fabbrica della filatura della fabbrica Bossi Il primo corpo di fabbrica fu progettato alla fine degli anni Sessanta per accogliere il reparto filatura della Società Bossi fondata nel 1827 da Luigi Molina a Mortara come stabilimento di tessitura per la produzione di cotoni per l’abbigliamento. Al momento del suo trasferimento a Cameri per volere del Cav. Quinto Bossi l’azienda vantava ben 160 telai meccanici e progressivamente la produzione si arricchì dei processi necessari ad ottenere una struttura integrata, dal filato al tessuto, dalla tintoria al finissaggio. L’ampliamento della fabbrica della fine degli anni Sessanta fu progettato per ospitare il reparto filatura che rappresenta il momento fondamentale per raggiungere il ciclo completo necessario per garantire un prodotto di elevata qualità con costi compatibili con la realtà di mercato. L’edificio fu progettato oltre il recinto della fabbrica esistente, in un’area a Est già di proprietà della famiglia. «Esisteva già, a prova di questa possibilità, una corta galleria che passava sotto la strada dall’aeroporto e portava in aperta campagna, costruita proprio in previsione di ampliamenti futuri» [Gregotti, 1996]. Il nuovo edificio ha forma rettangolare e dimensione 90 x 30 metri con struttura portante verticale costituita da pilastri in acciaio con interasse 10 metri collegati con travi metalliche su cui poggiano ogni 5 metri capriate metalliche da 30 m di luce. La copertura è realizzata con pannelli sandwich in lamiera zincata e preverniciata, mentre il tamponamento perimetrale è costituito da pannelli a tutt’altezza in calcestruzzo con “Leca espansa”, che conferisce loro un colore rosso mattone. Il coronamento, che funge anche da asola tecnica per gli impianti, è rivestito con lamiera ondulata dipinta in colore bianco appoggiata su una sottile fascia di serramenti che figurativamente rappresentano l’architrave del volume tecnico. Alla razionalità del manufatto destinato alla filatura fanno da contrappunto i volumi in calcestruzzo armato prefabbricato destinati ad ospitare le prese d’aria dell’impianto di areazione; forme asimmetriche iconiche sormontate da enormi cilindri che rappresentano i portali d’ingresso. L’approccio è razionale e rigoroso e la regola geometrica-costruttiva costituisce il filo conduttore del progetto. Il linguaggio è completamente diverso dalle realizzazioni precedenti e palesa 25
Francesca Albani, Matteo Gambaro l’indipendenza dai riferimenti storici, sia costruttivi che figurativi. Unica eccezione l’espressività funzionale delle grandi prese d’aria cilindriche e semicilindriche. L’edificio fu realizzato in una prima fase dall’impresa Costruzioni Ing. Andreotti S.p.A e dall’ing. Giulio Ceruti, a cui nel 1969 subentra la Gherzi Organisation Zurich. In questo progetto è evidente come sia determinante una “connessione dipendente e immediata con l’idea di produzione e di prodotto industriale” che definisce una connessione intima tra progetto e le regole del fare architettonico ai metodi della produzione industriale” [Gregotti 1986]. I dettagli costruttivi, infatti, sono un approfondimento ineludibile nel metodo di lavoro di Vittorio Gregotti, e testimoniano l’attenzione verso la costruzione e il controllo assoluto del progetto attraverso il disegno. La costruzione dell’architettura, infatti, avviene a seguito di un progressivo processo di conoscenza e di puntuale definizione tecnica e figurativa, come testimoniano i numerosissimi disegni esecutivi prodotti per ogni progetto, che a volte arrivano persino alla scala 1:1. Il dettaglio diventa lo strumento per il controllo dell’esito anche formale del progetto. Come scrive Gregotti nel volume del 1966, parlando del ruolo del progetto esecutivo; “Il progetto come viene prodotto nella sua forma finale è essenzialmente rivolto ad un altro scopo: quello della comunicazione di un insieme di dati per la corretta esecuzione dell’opera […] il cui sistema di decodificazione sia il più sicuro possibile, assicuri il massimo di univocità al messaggio che si comunica” [Gregotti 1966, p. 27]. Figura 1: Planimetria del primo lotto (Archivio CASVA, Archivio professionale Vittorio Gregotti: Architetti Associati - Gregotti Meneghetti, Stoppino, 1953 - 1969, planimetria). 26
CONCRETE 2021 Figura 2: Vista prospettica, 2° progetto, maggio 1968 (Archivio CASVA, Archivio professionale Vittorio Gregotti: Architetti Associati-Gregotti Meneghetti, Stoppino, 1953 - 1969, tav. 3987, prospettiva del 2° progetto). Figura 3: Vista prospettica della fabbrica Bossi a Cameri (Archivio CASVA, Archivio professionale Vittorio Gregotti: Architetti Associati - Gregotti Meneghetti, Stoppino, 1953 - 1969, tav. 7, prospettiva). Figura 4: Vista di scorcio del fronte sud (in Morpurgo G., Gregotti Associati 1953- 2003, Rizzoli/Skira, Milano 2004, p. 48). 27
Francesca Albani, Matteo Gambaro Figura 5: Copertura. Piante, sezioni e dettagli, 1968 (Archivio CASVA, Archivio professionale Vittorio Gregotti: Architetti Associati-Gregotti Meneghetti, Stoppino, 1953 - 1969, tav. 6, facciate-sezione-pianta-copertura-particolari). 3 Processi di abbandono 3.1 La chiusura della fabbrica Bossi Varie e di diversa natura sono le ragioni della dismissione e dell’abbandono di architetture industriali e difficilmente possono essere trattate in modo omogeneo, in quanto ogni luogo è interessato da specifiche vicende. Tra queste molteplicità di cause, possiamo però individuarne alcune di carattere generale che risultano essere comuni a molte delle aree italiane, dove il fenomeno della dismissione industriale non ha comunque mai assunto le grandi dimensioni di altri contesti europei. Le cause principali possono essere imputate a questioni economico- settoriali, tecnologiche, ambientale e urbanistiche. Tra queste quella che ha giocato un ruolo determinante nel caso della Bossi è stata la prima ed in particolare la crisi “del prodotto” con il relativo esaurimento da parte del mercato della domanda del bene e la conseguente incapacità dell’impianto di rispondere in tempi brevi ad una nuova domanda. Nel 2013 la storica azienda tessile Bossi di Cameri con 37 dipendenti chiude dopo aver presentato il 22 marzo al Tribunale di Novara la richiesta di concordato preventivo. Sulle pagine de’ La Stampa, i titolari 28
CONCRETE 2021 dell’azienda Gian Luigi e Luca Gregotti, illustrano le motivazioni che li hanno portati al blocco totale dell’attività. La crisi del mercato, iniziata nel 2001, è stata successivamente aggravata dalla situazione economica degli ultimi anni di attività che ha paralizzato gli acquisti, a fronte di un aumento dei costi determinando uno squilibrio che ha portato la società alla richiesta di concordato. Da tale data si assiste ad un progressivo smantellamento delle attrezzature e ad un conseguente degrado dei manufatti abbandonati a sé stessi. Alcuni edifici e alloggi del complesso vengono alienati e in anni recenti viene predisposto un primo progetto di trasformazione dell’area compresa tra via Galilei e via Michelona che prevede il cambio di destinazione d’uso della filatura e il frazionamento del lotto, oggi completamente piantumato con la logica del preverdissement, per la realizzazione di un nuovo quartiere residenziale. 3.2 Previsione di demolizione Con la cessione anche di questa porzione della proprietà viene redatto nel 2020 un Programma Integrato di Riqualificazione Urbanistica PIRU che prevede la completa trasformazione dell’area con l’obiettivo di realizzare un nuovo quartiere residenziale e un’area commerciale e artigianale. Il programma prevede la divisione del lotto in due ambiti: uno a destinazione commerciale e artigianale, che implica la demolizione del corpo di fabbrica del 1968 che ospitava la filatura e la conservazione solo dei corpi di fabbrica in calcestruzzo realizzati anni più tardi nella zona Est del lotto; e l’altro a destinazione residenziale con tipologie a villa e a schiera. Una nuova strada di attraversamento Est-Ovest separa i due ambiti. La configurazione proposta viene accolta favorevolmente da parte dell’Amministrazione comunale, suscitando però le proteste dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori delle Provincie di Novara e del Verbano Cusio Ossola e di Italia Nostra, che sollecitano ad una riflessione più approfondita sul tema della valorizzazione e del riuso dell’architettura “d’autore” del secondo Novecento. Stimoli ripresi ed amplificati anche da altre organizzazioni culturali e riviste [Borghi, 2020, p. 12], culminati successivamente nella petizione sulla piattaforma change.org. Anche la Soprintendenza, seppur tardivamente, ha avviato l’iter finalizzato alla tutela della Filatura Bossi oggi inserita nell’elenco delle Architettura di eccellenza del secondo Novecento (4) del Ministero della Cultura [Zanzottera, 2019]. Da qualche mese è stata avviata una interlocuzione tra il Segretariato Generale per il Piemonte del Ministero, l’Amministrazione comunale, i proprietari e il progettista del PIRU “al fine di verificare se e quali margini vi siano per rivedere il progetto urbanistico prevedendo anziché la demolizione, la rifunzionalizzazione compatibile dell’esistente”. 4 Possibili futuri 4.1 Dismissione e riuso Il fenomeno della dismissione delle aree industriali è un fenomeno diffuso e articolato, sia nel contesto italiano che in quello europeo. Costituisce quel processo di disattivazione, anche parziale, di aree urbane o extraurbane, di agglomerati o 29
Francesca Albani, Matteo Gambaro di semplici fabbricati, variegati per dimensioni e caratteristiche, per i quali il recupero o la conversione ad una nuova funzione presentano problemi di varia natura [Dansero, Spaziante, 2016]. Il problema della dismissione, quindi, riguarda tutti quei fabbricati o quelle aree che hanno perduto la loro funzione per la quale erano stati realizzati, come nel caso della fabbrica Bossi [Parisi, Chimisso 2021]. Queste aree abbandonate non costituiscono più dei luoghi “vivi”, ma hanno perso la loro identità e il loro legame con il contesto urbano, sociale ed economico nel quale sono inserite, assumendo così, un ruolo di totale indifferenza nei confronti della città stessa [Ronchetta, Trisciuglio, 2008]. In particolare, le aree industriali dismesse sono percepite come contenitori svuotati delle funzioni immanenti che ne hanno motivato la costruzione, destinati inevitabilmente alla dismissione e alla progressiva obsolescenza non solo funzionale ma anche fisica e materica [Pedretti, 2011]. Tale processo, al contrario, potrebbe essere arrestato sul nascere se questi manufatti, spesso di notevole interesse per la storia dell’industria e della tecnologia, venissero interpretati come testimonianza materiale di memorie individuali e collettive, di cultura del lavoro, di valori simbolici e di storia locale. 4.2 Riflessioni conclusive La lettura degli approcci al riuso dell’architettura industriale permette di delineare il quadro delle vicende in cui si sono sviluppati interventi significativi per la fruizione delle aree dismesse, verifiche nodali per la conservazione dei valori culturali del patrimonio costruito, sulle quali sono parallelamente maturate consapevolezze per l’aggiornamento delle strategie di progetto di riuso secondo sensibilità alternative a quelle meramente trasformative. Per rendere oggi sostenibile, nella sua accezione più ampia, la conservazione e il riuso di manufatti industriali del secondo Novecento è indispensabile considerare il progetto come un processo di stratificazione di valori materiali e significati intrinsechi. Momento di sintesi dei valori connaturati al manufatto stesso, alla sua storia d’uso e alle possibilità di rivivere con nuove funzioni [Douet 2012]. La fabbrica Bossi rappresenta un patrimonio rilevante per il territorio, in particolare per Cameri, sia di tipo economico sia culturale in quanto capace di testimoniare “storie” diverse: da quelle relative alla comunità locale a quelle legate al dibattito architettonico. Il manufatto con le sue grandi spazialità offre significative e diversificate possibilità di riuso, attuabili però, oltreché con opere di messa in sicurezza alla luce delle vigenti normative [Sposito, 2012] solo a condizione di una presa di coscienza del valore aggiunto determinato dalla qualità dell’edificio nel processo di riappropriazione. Consapevolezza che travalica la semplice sostenibilità economica a fronte di un approccio basato sui valori culturali come occasione, che rappresenta un importante tassello della storia dell’architettura del Secondo Novecento. La fabbrica Bossi costituisce infatti una delle prime sperimentazioni da parte di Vittorio Gregotti di temi più complessi determinati dalla modernizzazione in corso della società e contemporaneamente un cambio di scala rispetto agli interventi puntuali e perimetrati del contesto novarese. Anche dal punto di vista costruttivo si passa dall’utilizzo di soluzioni tradizionali come il calcestruzzo armato e il laterizio alla sperimentazione delle strutture in acciaio e all’uso esteso della prefabbricazione. La fabbrica è quindi una testimonianza di un 30
CONCRETE 2021 Figura 6: Vista del prospetto Sud, 2021 (foto Albani, 2021). momento di cruciale rilevanza all’interno dell’attività di Gregotti in quanto il rapporto tra progetto e costruzione ed il suo significato, tema che successivamente diventerà centrale all’interno della sua riflessione architettonica, appare affrontato in piena consapevolezza. Inizia inoltre ad essere esplicito l’approccio nei confronti del progetto in cui si presenta inscindibile il rapporto tra l’edificio, il paesaggio, il tessuto urbano e, più in generale, la dimensione territoriale: “Ed è a partire da ciò che, man a mano che cresceva la scala dei progetti, prese forma la concezione di edificio come risposta al paesaggio, come ri-strutturazione ed elaborazione di un segno archetipico sulla natura, una traccia geografica” (Rykwert, 1990). E’ di pochi giorni fa la notizia dell’approvazione del PIRU a seguito dell’accordo tra proprietà, Soprintendenza e Comune, che prevede la conservazione del primo manufatto entrato in funzione nel 1971 che sarà, per la porzione compresa nel PIRU, destinato a funzione pubblica probabilmente come sala per convegni e manifestazioni per circa 250 posti; e per la parte esclusa dal perimetro del piano conservata, almeno per ora, la destinazione artigianale/produttiva. Bibliografia [1] Parisi R., Chimisso M. (2021), La Carta di Nizhny Tagil e la tutela del patrimonio industriale in Italia, Rubbettino, Soveria Mannelli. [2] Borghi R. (2020), “In difesa della filatura Bossi di Cameri”, in “ANANKH” n. 90, maggio, p. 12. [3] Gregotti V., (2019), Autobiografia tendenziosa in Gambaro M. (a cura di), Il mestiere di architetto, Interlinea, Novara. [4] Zanzottera F. (2019), Archeologia e architettura industriale: una relazione lunga quasi cinquant’anni, in “Territorio”, n. 89, p. 44-46. [5] Dansero E., Spaziante A., (2016) Scoprire i vuoti industriali: analisi e riflessioni a partire da censimenti e mappature di aree industriali dismesse a Torino, Ires Piemonte, Torino 31
Francesca Albani, Matteo Gambaro [6] Douet J. (ed) (2012), Industrial heritage re-tooled. The ticcih guide to industrial heritage conservation, Carnegie Publishing Ltd, Lancaster. [7] Sposito C. (2012), Sul recupero delle aree industriali dismesse. Tecnologie, materiali, impianti ecosostenibili e innovativi, Maggioli, Milano [8] Pedretti B., (2011), La funzione in un mondo di finzione. Riuso del patrimonio storico e principio di disgiunzione tra forma e contenuto, in Reichlin B., Pedretti B. (a cura di), Riuso del patrimonio architettonico, Mendrisio Academy Press, Silvana Editoriale, Milano, p. 65-78. [9] Morpurgo G., (2008), Gregotti e Associati. L’architettura del disegno urbano, Rizzoli, Milano. [10] Ronchetta C., Trisciuglio M. (a cura di) (2008) Progettare per il patrimonio industriale, Celid, Torino. [11] Crippa M.A. (2007), Modernità e Benessere nella Milano negli anni ’50/’70, in A. Piva, V. Prina (a cura di), Marco Zanuso: Architettura, Design, e la costruzione del benessere, Gangemi, Roma, p. 11-19 [12] Rykwert J (1990), Je dors très vite, in Cagnardi A., Cerri P., Gregotti V., Gregotti Associati 1973-1988, Electa, Milano. [13] Rykwert J (1995), Gregotti Associati, Rizzoli, Milano. [14] Gregotti V., (1996), Recinto di fabbrica, Bollati Boringhieri, Torino. [15] Gregotti V. (1986), “Costruire l’architettura”, in “Casabella” n. 520-521, gennaio-febbraio. [16] Eco U. (1982), Preface, in Le Territoire de l’architecture, L’Equerre, Paris, p.8. [17] Gregotti V. (1966), Il territorio dell’architettura, Feltrinelli, Milano. Note (1) Il Centro di Alti Studi per le Arti Visive CASVA conserva sia l’archivio: Architetti Associati-Gregotti Meneghetti, Stoppino (1953 – 1969) che l’archivio: Gregotti Associati (1974- 2016). Allo stato attuale è inventariato in modo completo solo l’archivio Gregotti Associati; è ancora in fase di elaborazione l’archivio Architetti Associati. Gli elaborati grafici citati e riportati nel presente articolo sono esiti di attività progettuali svolte a partire dal 1968 prima dallo studio Architetti Associati, poi dal solo Vittorio Gregotti, nel periodo compreso tra lo scioglimento del sodalizio con Meneghetti e Stoppino nel 1969 e la costituzione nel 1974 della Gregotti Associati. Ulteriori opere sono state progettate ed eseguite a partire dal 1980 dalla Gregotti Associati. (2) Comune di Cameri Licenza di Costruzione n° 434, 22/4/1971, Collaudo Statico delle Opere Strutturali ing. Ugo Neri, 1/10/1971, permesso di agibilità n° 5666, 12/10/1971. (3) Comune di Cameri Concessione Edilizia n° 4286, 8/6/1982, Genio Civile di Novara n° 9556/607, autorizzazione di agibilità 23/1/1984 n°565. (4) “Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento". Avviato nei primi anni del 2000 dall’ex DARC Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee e proseguito con l’attuale DGCC Direzione Generale Creatività Urbana del Ministero della Cultura definisce l’edificio come un’opera di particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano e/o ambientale in cui è stato realizzato. 32
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