COMPENDIO DI AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO

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                                                                       In questo numero:
NUMERO 147 – 1° AGOSTO 2021 | © FADOI - Riproduzione riservata

                                                                    • Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione
                                                                      precoce dell'infarto miocardico di tipo 2
                                                                    • Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti
                                                                      FP4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso
                                                                      cerebrale prima della pandemia
                                                                    • Diverticolite acuta non complicata. Quali antibiotici?
                                                                    • Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in
                                                                      politerapia?

                                                                      SPAZIO GIOVANI
                                                                      L’MPI (Multidimensional Prognostic Index) come
                                                                      predittore di fallimento della NIV nei pazienti anziani
                                                                      con insufficienza respiratoria acuta

                                                                      MEDICINA DI GENERE
                                                                      Differenze di genere nel ritmo circadiano in pazienti
                                                                      con sindrome metabolica

                                                                      L’ANGOLO ANIMO
                                                                      Sviluppo di un programma educativo alla dimissione
                                                                      attraverso l’utilizzo del teach back method nei
                                                                      pazienti con insufficienza cardiaca
COMPENDIO DI AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO
Indice dei contenuti

      Presentazione del Presidente Fondazione FADOI
  •   Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione precoce dell'infarto miocardico di tipo
      2
  •   Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con
      trombosi del seno venoso cerebrale prima della pandemia
  •   Un inibitore della transglutaminasi 2. Nuove speranze per i celiaci
  •   Diverticolite acuta non complicata. Quali antibiotici?
  •   Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in politerapia?
  •   Lipoprotein(a), LDL-c e ipertensione come predittori della necessità di sostituzione
      valvolare aortica nell’ipercolesterolemia familiare
  •   Denosumab o alendronato nella progressione della stenosi aortica calcifica

SPAZIO GIOVANI FADOI

  •   L’MPI (Multidimensional Prognostic Index) come predittore di fallimento della NIV nei
      pazienti anziani con insufficienza respiratoria acuta

MEDICINA DI GENERE

  •   Differenze di genere nel ritmo circadiano in pazienti con sindrome metabolica

L’ANGOLO ANIMO

  •   Sviluppo di un programma educativo alla dimissione attraverso l’utilizzo del teach back
      method nei pazienti con insufficienza cardiaca

L’ANGOLO DELLE LINEE GUIDA
  •   Cardiooncologia
  •   Linee guida ACG sulla prevenzione, diagnosi e trattamento delle infezioni da
      clostridium difficile
  •   Trattamento dell’ipertensione arteriosa nei pazienti con malattia renale cronica non in
      dialisi

      ARCHIVIO EDIZIONI Aggior@Fadoi e Linee Guida
COMPENDIO DI AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO
Care Amiche e cari Amici della FADOI e dell’ANÌMO,

eccoci al 1° agosto, la gran parte dell’Italia è in vacanza, così come spero lo possa essere la maggior parte
di noi. Certo in questo momento, la vacanza che maggiormente ci auguriamo è, appunto, la vacatio dalla
perdurante e incombente pandemia dal Coronavirus, nelle sue morfeiche variazioni. Ma le mutazioni del
virus non sono certo dei sogni, come accadeva al Dio Morfeo (come descritto da Ovidio nelle sue
Metamorfosi), ma piuttosto degli incubi, in cui il virus, pur divenendo forse meno aggressivo, aumenta la
sua velocità di contagio. La crescita dei contagi è assolutamente evidente, con l’unico dato positivo che
tale incremento, ad andamento settimanale duplicativo, non ha ancora esercitato una pressione critica
sugli ospedali. La guardia va tenuta assolutamente alta, perché nelle settimane a venire i livelli di
occupazione potrebbero diventare alti e mutare i colori dell’Italia. Infatti, i nuovi parametri per decidere
sui colori delle regioni si fonderanno appunto sui tassi di occupazione ospedaliera, basterà che questi
ultimi arrivino al 10% nelle terapie intensive e al 15% in area medica per far scattare la zona gialla in una
regione e, purtroppo, diverse regioni sono molto vicine a tali livelli. È di pochi giorni fa l’appello che il
nostro Presidente Dario Manfellotto ha divulgato attraverso i canali dell’AIFA, portando la voce della
Medicina Interna italiana che chiede più rigore. «Bene il certificato verde ma si deve osare di più. Una
sola dose non basta. Perché gli studi dimostrano che senza un ciclo vaccinale completo purtroppo la
variante Delta riesce a bucare in una misura importante i vaccini, anche se non con esiti gravi della
malattia. Quindi - è l'appello del presidente FADOI - si approvi al più presto la modifica anche con la
seconda dose e venga introdotto il green pass nei settori che sono stati al momento esentati, come i
trasporti, perché la tutela della salute, che poi coincide anche con la nostra economia, viene prima di
qualsiasi business».

Riportato un tale giusto ed accorato appello, passiamo alla presentazione.

Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione precoce dell'infarto miocardico di tipo 2.
Sappiamo che l’infarto del miocardio tipo 1 (T1MI, rottura della placca ed occlusione coronarica) e tipo 2
(T2MI, discrepanza tra domanda e offerta di ossigeno) hanno meccanismi fisiopatologici diversi ed è,
quindi, importante individuarli perché i trattamenti differiscono sostanzialmente e la sola troponina non
basta per questo discrimine. Questo studio pilota, pubblicato su JAMA Cardiology, che ci propone
Fulvio Cacciapuoti, ha testato l'ipotesi che nuovi biomarcatori cardiovascolari, quantificanti diversi
percorsi fisiopatologici coinvolti nel T2MI, possano aiutare i medici a distinguere rapidamente T2MI da
T1MI. Anche se con risultati forse inferiori alle attese.

Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con trombosi del
seno venoso cerebrale prima della pandemia. Questa era una sindrome quasi sconosciuta, anche se
temuta quando somministravamo l’eparina, ma ora, con la pandemia, è l’incubo di quelli che assumono
i vaccini a veicolo virale (Astra Zeneca e J&J). Questo studio retrospettivo che ci propone
Mariagiovanna Di Palo conferma quanto già sapevamo, però ci fornisce dei numeri, dei dati, che
possono esserci utili in un confronto tra le frequenze della trombocitopenia, trombocitopenia indotta da

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eparina e anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale
precedentemente alla pandemia di COVID-19 con la situazione post vaccinale.
Un inibitore della transglutaminasi 2. Nuove speranze per i celiaci. L'unico trattamento disponibile
per la celiachia è l'adesione per tutta la vita a una rigorosa dieta gluten free, una dieta difficile da
mantenere (senza considerare poi che solo il 50% dei pazienti ha un recupero della mucosa e spesso
a 1 anno o più dalla diagnosi gli anticorpi non si sono ancora negativizzati). Una speranza proviene da
questo inibitore della transglutaminasi 2, presentato in uno studio in fase 2, in cui a pazienti cui viene
somministrata una bassa quantità di glutine e questo inibitore in tre dosi diverse, a seconda dei gruppi,
viene eseguita la biopsia duodenale. I risultati sembrano incoraggianti.

Diverticolite acuta: quali antibiotici? Le diverticoliti acute non complicate sono sempre da trattare con
associazioni di antibiotici già alla a prima occasione? Sappiamo che quella più utilizzata,
metronidazolo/fluorochinolonici, è anche quella più sospetta di complicazioni, tanto che la FDA la
consiglia solo se non se ne può fare a meno. Ma anche l’altra più utilizzata, amoxicillina/acido clavulanico,
non è scevra di inconvenienti. Questo lavoro pubblicato sugli Annals, e che ci propone Angela Pepe,
apparentemente banale, ci dà, invece, molti suggerimenti pratici.

Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in politerapia? Periodicamente torna il dibattito
sulle statine: ha senso usarle dopo una certa età e in pazienti fragili, già politrattati? Sara Rotunno ci
propone questo ampio studio osservazionale italiano che ha diviso un folto gruppo di pazienti anziani
(quasi 30.000) fragili e politrattati in due bracci: uno che aveva sospeso le statine, l’altro che non le
aveva sospese, ed ha valutato outcome forti. Il risultato sembra assolutamente a favore della
prosecuzione con le statine.
Lipoprotein(a), LDL-c e ipertensione come predittori della necessità di sostituzione valvolare
aortica nell’ipercolesterolemia familiare. La stenosi degenerativa della valvola aortica è la forma più
diffusa di cardiopatia valvolare ed è la più comune indicazione per la sostituzione della valvola aortica
chirurgicamente o via transcatetere. La stenosi della valvola aortica è stata ben descritta in pazienti con
ipercolesterolemia familiare omozigote, ma il suo sviluppo e, in particolare, le sue sequele, sono meno
evidenti nella forma eterozigote. Di questo si occupa lo studio che vi citiamo, anche in relaziona ad
elementi predittivi di necessità di intervento quali ipertensione, LDLc e LP(a).

Denosumab o alendronato nella progressione della stenosi aortica calcifica. O nessuno dei due? La
stenosi aortica calcifica ha molti punti in comune con la formazione dell’osso scheletrico. Agire, quindi,
su quel sistema può impedire o almeno rallentare la progressione della malattia? Forse no, ma questo
articolo è molto utile per farci capire questi aspetti fisiopatologici.

SPAZIO GIOVANI FADOI
L’MPI (Multidimensional Prognostic Index) come predittore di fallimento della NIV nei pazienti
anziani con insufficienza respiratoria acuta. Marinella Tricarico ci propone un lavoro di ricercatori
italiani in cui si sostiene che l’esecuzione dell’MPI, un indice prognostico multidimensionale,
all’ingresso possa aiutare a identificare i pazienti anziani con insufficienza respiratoria acuta nei
quali l’impiego della NIV può essere efficace nel ridurre la mortalità intraospedaliera e i ricoveri in
terapia intensiva.

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COMPENDIO DI AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO
MEDICINA DI GENERE
Differenze di genere nel ritmo circadiano in pazienti con sindrome metabolica. Tiziana Ciarambino
si è cimentata nella recensione di un lavoro di cronobiologia, argomento molto importante ma
difficile da seguire per noi medici quando si introducono formule matematiche. Comunque, ancora
una volta si dimostra la differenza di genere, stavolta nelle manifestazioni della sindrome
metabolica.

L’ANGOLO ANIMO
Sviluppo di un programma educativo alla dimissione attraverso l’utilizzo del teach back method
nei pazienti con insufficienza cardiaca. Sappiamo tutti che è impellente la necessità di attuare
interventi educativi efficaci alla dimissione al fine di migliorare la capacità di autogestione nei pazienti
con scompenso cardiaco. Letizia Tesei e Ignazia Lo Burgio ci propongono questo studio, che ha proprio
lo scopo di sviluppare un programma educativo utilizzando il metodo TBM (teach back method) al
momento della dimissione per i pazienti con scompenso cardiaco.

L’ANGOLO DELLE LINEE GUIDA
1. Linee guida in Cardioncologia, dal Sistema Nazionale Linee guida Istituto Superiore di Sanità
2. Linee guida ACG sulla prevenzione, diagnosi e trattamento delle infezioni da clostridium
difficile
3. Trattamento dell’ipertensione arteriosa nei pazienti con malattia renale cronica non in
dialisi. KDIGO (Kidney Disease Improving Global Outcomes) 2021

Fatto, cari amici di lavoro e di ombrellone (spero per me e per tutti),
buona lettura e cari saluti.

Andrea Fontanella
Presidente Fondazione FADOI

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Giuliano Pinna
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Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione precoce dell'infarto
miocardico di tipo 2

Ancora una parziale delusione

 T1MI                Premessa
 type 1
 myocardial          L'infarto del miocardio (MI) è una delle cause di morte più
 infarction          comuni nel mondo. In rapporto ai meccanismi fisiopatologici
                     responsabili dell’ischemia miocardica acuta, si possono
 T2MI                distinguere due condizioni:
 type 2
 myocardial                     1. Type 1 Myocardial Infarction (T1MI): ischemia T1MI
 infarction                        coronarica indotta prevalentemente dall’erosione Rottura           della
                                   della placca o dalla sua rottura, con conseguente placca
 hs-cTnT                           occlusione coronarica.
 high-sensitivity
 cardiac                        2. Type 2 Myocardial Infarction (T2MI): squilibrio tra      T2MI
 troponin T                        richiesta di ossigeno e sua disponibilità a causa di     disallineamento
                                                                                            domanda
                                   un'emodinamica          compromessa          (dovuta
                                                                                            offerta
                                   prevalentemente      a:     anemia,     ipotensione,
 hs-cTnI                           ipertensione, tachicardia, bradicardie o ipossia);
 high-sensitivity
 cardiac          Poiché i trattamenti differiscono sostanzialmente, la
 troponin I       discriminazione precoce e accurata del T2MI è un'esigenza
                     clinica    importante        ma        largamente    insoddisfatta.
                     Sfortunatamente, i biomarcatori consolidati della lesione dei
                     cardiomiociti, inclusi i livelli di troponina cardiaca T e I ad alta
                     sensibilità (hs-cTn), raggiungono solo una modesta
                     discriminazione diagnostica. Gli AA hanno ipotizzato che nuovi
                     biomarcatori cardiovascolari che quantifichino diversi percorsi
                     fisiopatologici coinvolti in T2MI e/o T1MI, tra cui disfunzione
                     endoteliale,    disfunzione         microvascolare    e/o     stress
                     emodinamico, possano aiutare il clinico a discriminare
                     rapidamente T2MI da T1MI.

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COMPENDIO DI AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO
Il messaggio
    Una rapida e accurata discriminazione non invasiva del T2MI (espressione di
  condizioni diverse dalla rottura della placca coronarica) dal T1MI è essenziale,
  perché il trattamento differisce sostanzialmente. Sfortunatamente, questa
  esigenza clinica resta ancora insoddisfatta, in quanto anche la misurazione della
  troponina cardiaca ad alta sensibilità (hs-cTn), sebbene molto sensibile, resta
  poco specifica relativamente all’eziopatogenesi. In questa analisi, nuovi
  biomarcatori che quantifichino differenti percorsi fisiopatologici coinvolti nel T2MI
  e/o T1MI (quali la disfunzione endoteliale, la disfunzione microvascolare e/o lo
  stress emodinamico) hanno fornito una modesta discriminazione nella diagnosi
  precoce e non invasiva tra T2MI e T1MI. I parametri clinici rimangono l’unico
  mezzo affidabile per l’identificazione dei pazienti con T2MI.

Per approfondire
 Questo studio diagnostico prospettico multicentrico internazionale è stato
 condotto in 12 dipartimenti di emergenza di 5 paesi (Svizzera, Spagna, Italia,
 Polonia e Repubblica Ceca) arruolando pazienti che accedevano ai Dipartimenti
 di Emergenza con dolore toracico acuto. Lo studio ha quantificato la
 discriminazione di hs-cTn T, hs-cTn I e 17 nuovi biomarcatori cardiovascolari
 misurati in sottogruppi di pazienti arruolati consecutivamente rispetto a uno
 standard di riferimento (diagnosi finale), giudicato centralmente da due cardiologi
 indipendenti secondo la quarta definizione universale di MI, utilizzando tutte le
 informazioni, comprese l'imaging cardiaca e le misurazioni seriali di hs-cTnT o
 hs-cTnI.

Risultati Tra 5.887 pazienti, 1.106 (18,8%) hanno avuto una diagnosi definitiva di infarto
miocardico. Di questi:

    •   860 pazienti (77,8%) avevano T1MI
    •   246 pazienti (22,2%) avevano T2MI.

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I pazienti con T2MI rispetto a quelli con T1MI avevano concentrazioni più basse di
    biomarcatori che quantificavano la lesione dei cardiomiociti [mediana (intervallo
    interquartile (IQR)].

                VALORI             IQR
                MEDIANI

hs-cTnT ng/L

      T2MI          30              17-55

      T1MI          58              28-150

hs -cTnI ng/L

        T2MI        23             10-83

        T1MI        115            28-576;           P < 0.001)

Proteina C legante la miosina cardiaca ng/L (alla presentazione):

    T2MI            76             38-189

    T1MI            257            75-876;            P < 0.001)

    ma concentrazioni più elevate di biomarcatori che quantificano la disfunzione
    endoteliale, la disfunzione microvascolare e/o lo stress emodinamico (valori mediani
    [IQR]:

Proendotelina C-terminale (pmol/L)

    T2MI            1, 97          75-134

    T1MI            68             55-91

proadrenomedullina midregionale, pmol/L

    T2MI            0,97           0,67-1,51

    T1MI            0,72           0,53-0,99

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VALORI              IQR
                    MEDIANI
Peptide natriuretico di tipo pro-A midregionale pmol/L

    T2MI               378                     207-491

    T1MI               152                     90- 247

Fattore di differenziazione della crescita 15, ng/L

    T2MI               2,26                    1,44-4,35

    T1MI               1,56                    1,02-2,19         tutti P < 0.001

La discriminazione per questi biomarcatori, quantificata dall'area sotto la curva delle
caratteristiche operative del ricevitore, è stata modesta

    hs-cTnT,           0,67                    95%CI da 0,64 a 0,71

    hs-cTn I           0,71                    95%CI da 0,67 a 0,74

    Proteina C legante la miosina cardiaca,

                       0,67                    95%CI da 0,61 a 0,73

    Proendotelina C-terminale 1,

                       0,73                    95%CI da 0,63 a 0,83

    Proadrenomedullina midregionale,

                       0,66                    95%CI da 0,60 a 0,73

    Peptide natriuretico pro-A di tipo midregionale,

                       0,77                    95%CI da 0,68 a 0,87

    Fattore di differenziazione della crescita 15,

                       0,68                    95%CI da 0,58 a 0,79.

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Conclusioni

 Questo studio pilota ha testato l'ipotesi che nuovi biomarcatori cardiovascolari
 che quantificano diversi percorsi fisiopatologici coinvolti nel T2MI possano
 aiutare i medici a discriminare rapidamente T2MI da T1MI.
 Sono stati ottenuti 4 risultati principali:
 1. La maggior parte dei biomarcatori cardiovascolari valutati aveva
 concentrazioni comparabili sia nelle forme T2MI che in quelle T1MI e quindi non
 sono stati utili nella loro discriminazione.
 2. Quattro nuovi biomarcatori cardiovascolari erano più alti in T2MI rispetto a
 T1MI e hanno mostrato una modesta promessa per la discriminazione precoce
 di T2MI:
     a. MR-proANP, considerato per quantificare lo stress emodinamico;            Fino a quando
                                                                                  questi strumenti
     b. CT-proET-1, considerato per quantificare la disfunzione endoteliale;      non saranno
                                                                                        derivati e
     c. proadrenomedullina midregionale, considerata per quantificare la                convalidati
        disfunzione microvascolare ed endoteliale;                                      esternamente,
     d. GDF 15, considerato per quantificare lo stress emodinamico,                     tuttavia, la
        l'infiammazione e l'invecchiamento vascolare.                                   maggior parte
                                                                                        dei pazienti
                                                                                        richiederà
 3. Le concentrazioni di cMyC, erano più basse nei T2MI vs T1MI con una                 ancora
 condizione di accuratezza diagnostica modesta, paragonabile a quella fornita da        l'angiografia
 hs-cTnT e hs-cTnI.                                                                     coronarica e/o
                                                                                        test funzionali o
                                                                                        anatomici non
 4. Mentre nessuno dei biomarcatori cardiovascolari testati presentava una              invasivi per
 discriminazione diagnostica significativamente più elevata, l'analisi di               ottenere un alto
 regressione multivariata ha suggerito un possibile valore additivo di MR-proANP        livello di
 alle variabili cliniche.                                                               discriminazione
                                                                                        diagnostica
 Questi risultati estendono e corroborano studi precedenti che valutavano
 principalmente hs-cTnT o hs-cTnI per questa indicazione, che hanno
 documentato concentrazioni di hs-cTnI inferiori in T2MI, ma con un'ampia
 sovrapposizione e una conseguente modesta AUC da 0,63 a 0,66. Dati i risultati
 suggestivi osservati per MR-proANP, studi futuri sono giustificati per sviluppare
 modelli diagnostici che combinano informazioni disponibili di routine come hs-
 cTnT o hs-cTnI, anamnesi ed ECG a 12 derivazioni con biomarcatori
 selezionati. Fino a quando questi strumenti non saranno derivati e convalidati
 esternamente, tuttavia, la maggior parte dei pazienti richiederà ancora
 l'angiografia coronarica e/o test funzionali o anatomici non invasivi per ottenere
 un alto livello di discriminazione diagnostica. È importante sottolineare che
 l'aggiudicazione di T2MI e T1MI può essere impegnativa e dovrebbe aderire
 rigorosamente all'attuale definizione universale di MI.

 La distinzione tra Infarto Miocardico tipo 1 e tipo 2 resta una sfida per il Clinico
 soprattutto in rapporto alle diverse strategie terapeutiche. Sebbene alcuni
 biomarcatori abbiano mostrato potenziali capacità predittive sull’eziopatogenesi
 della sofferenza miocardica, la diagnosi resta, ancora oggi, affidata al dato
 anamnestico, clinico ed elettrocardiografico.

Cardiovascular Biomarkers in the Early Discrimination of Type 2 Myocardial Infarction
Nestelberger e coll. per gli investigatori APACE
JAMA Cardiol. 2021;6(7):771-780

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Giuliano Pinna
                                                                                 Mariagiovanna Di Palo

Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti FP4/eparina in
pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale prima della pandemia

 AZ                     Casi di trombosi in siti insoliti con associata trombo-
 COVID-                 citopenia sono stati recentemente segnalati entro 4-28
 19ChAdOx1nCov-19       giorni dalla vaccinazione con i vaccini COVID-
 AstraZeneca/Oxford     19ChAdOx1nCov-19 (Astra Zeneca/Oxford) e
                        Ad26.COV2. S (Janssen/Johnson&Johnson)
 J&J
 Ad26.COV2. S
                        Molti pazienti avevano trombosi del seno venoso cerebrale
 Janssen/Johnson&J      (CVST).
 ohnson                 Dopo sospensione temporanea della vaccinazione con AZ
                        in diversi paesi europei è stata ripresa la vaccinazione ma
 CVST                   limitata ai gruppi di età più avanzata nella maggior parte di
 Cerebral Venous        questi paesi, a seguito di una valutazione dei benefici e dei
 Sinus Thrombosis       rischi da parte dell’EMA. La vaccinazione con J&J è stata
                        ripresa dopo una sospensione temporanea negli Stati Uniti
 FP4                    in seguito a raccomandazioni della FDA e dei Centri per il
 Fattore piastricon 4   controllo e la prevenzione delle malattie.                      *20 x103/μL,
                         In uno studio che ha coinvolto 10 pazienti che hanno           intervallo
 HIT
                        sviluppato trombosi e trombocitopenia (nadir della conta        interquartile
 Heparin Induced                                                                        [IQR], 12-64
 Thrombocytopenia       piastrinica mediana: 20.000) * da 5 a 16 giorni dopo la
                                                                                        x103/μL
                        vaccinazione con AZ, tutti i pazienti testati avevano
                        sviluppato anticorpi contro il fattore piastrinico 4 (PF4),
                        fortemente attivanti le piastrine nonostante l'assenza di un
                        precedente trattamento con eparina.
                         Per descrivere questa risposta specifica, gli autori hanno

  coniato il termine Trombocitopenia trombotica immunitaria vaccino indotta. La
 risposta suggerisce un meccanismo di malattia simile alla trombocitopenia
 spontanea indotta dall'eparina (HIT), una forma di HIT autoimmune, che è stata
 precedentemente segnalata come causa di CVST, così come altre forme di
 trombosi. Tra i pazienti con diagnosi di trombosi venosa profonda ed embolia
 polmonare prima della pandemia di COVID-19, la proporzione stimata di
 trombocitopenia era del 14%, ma la frequenza di trombocitopenia, HIT e
 anticorpi PF4/eparinanella CVST prima della pandemia di COVID-19 sono
 rimaste sconosciute. Siccome queste informazioni possono guidare le indagini
 sulla possibile associazione tra i vaccini AZ, J&J e CVST con la trombocitopenia,
 lo studio ha cercato di rispondere a queste domande utilizzando i dati della pre-
 pandemia COVID-19 dall'International Cerebral Venous Sinus Thrombosis
 Consortium.

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I seni venosi della dura madre o seni cranici o seni durali sono una rete complessa di canali venosi contenuti nello
spessore di due pliche della dura madre encefalica (lamine periostale e meninge) e drenano il sangue refluo
dall'encefalo e dal cranio per confluire nella vena giugulare interna.

Talvolta, nei pazienti trattati con eparina, il farmaco si combina con una proteina prodotta dalle piastrine, chiamata fattore piastrinico 4
(FP4), formando un complesso. In alcuni pazienti, il sistema immunitario riconosce questo complesso eparina-PF4 come "estraneo" e, di
conseguenza, produce un anticorpo diretto contro di esso (anticorpo anti-eparina/FP4). Il legame dell’anticorpo anti-eparina/PF4 al
complesso eparina-PF4 attiva le piastrine, portando alla loro aggregazione e alla diminuzione del loro numero (trombocitopenia). Questa
sintomatologia clinica è nota con il nome di Trombocitopenia indotta da eparina (HIT). In corso di HIT è possibile anche sviluppare nuovi
eventi trombotici o assistere ad un peggioramento della trombosi in atto, una complicanza potenzialmente letale dell'assunzione di
eparina.

Il messaggio

 Quali erano le frequenze della trombocitopenia, trombocitopenia indotta da
 eparina e anticorpi anti FP4 4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso
 cerebrale precedentemente alla pandemia di COVID-19?
 In un’analisi descrittiva di un campione retrospettivo consecutivo di 865 pazienti
 con trombosi del seno venoso cerebrale dal 1987 al 2018,
      • la trombocitopenia al basale è stata osservata nell’8,4% di pazienti
      • la trombocitopenia indotta da eparina è stata diagnosticata nello 0,1%.
      • In un sottogruppo di campioni di convenienza di 93 pazienti con plasma
         disponibile per ulteriori analisi di laboratorio (inclusi 8 che avevano
         trombocitopenia), nessuno presentava anticorpi anti FP4/eparina.
 In conclusione, questi risultati possono informare le indagini della possibile
 associazione tra vaccini AZ e J&J e trombosi del seno venoso cerebrale con
 trombocitopenia.

Per approfondire

 L’obiettivo dello studio era di determinare le frequenze di trombocitopenia al
 ricovero, trombocitopenia indotta da eparina e presenza di anticorpi anti-
 FP4/eparina nei pazienti con diagnosi di trombosi del seno venoso cerebrale
 prima della pandemia di COVID-19.
 Si tratta di un’analisi descrittiva di un campione retrospettivo di pazienti
 consecutivi con diagnosi di trombosi del seno venoso cerebrale eseguita tra
 gennaio 1987 e marzo 2018 da 7 ospedali partecipanti all'International Cerebral
 Venous Sinus Thrombosis Consortium di Finlandia, Paesi Bassi, Svizzera,
 Svezia, Messico, Iran e Costarica. Di 952 pazienti, sono stati inclusi 865 con
 conta piastrinica disponibile al basale. In un sottogruppo di 93 pazienti,
 campioni di plasma congelato raccolti durante uno studio precedente tra
 settembre 2009 e febbraio 2016 sono stati analizzati per la presenza di anticorpi
 FP4/eparina.

 Outcome
     • Frequenze di trombocitopenia al ricovero (conta piastrinica 0,4, in un sottogruppo di
             pazienti con campioni di plasma precedentemente raccolti).

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RISULTATI
 Di 865 pazienti (età media, 40 anni [range interquartile, 29-53 anni], 70%
 donne),
            • 73 avevano trombocitopenia, che era                                8,4%;
                                                                                 95%CI da 6,8% a 10,5%
                    o   lieve (100-149 x 103/μL) in 52 (6,0%),
                    o   moderata (50-99 x 103/μL) in 17 (2,0%)

                    o   grave (
Giuliano Pinna

Un inibitore della transglutaminasi 2. Nuove speranze per i celiaci

 Premessa
 La malattia celiaca è caratterizzata da infiammazione dell'intestino tenue, è
 frequentemente associata ad autoimmunità e colpisce dallo 0,2 al 2,0% della
 popolazione nella maggior parte dei paesi. L'identificazione dei casi è               La risposta immune
 aumentata negli ultimi decenni grazie al miglioramento della diagnosi                 contro il glutine non
 sierologica, ma è anche aumentata la reale prevalenza della malattia.                 è sufficiente ad
                                                                                       indurre il danno
 È risaputo che è provocata dall’ingestione di glutine nel frumento, e cereali         della mucosa, ma
 correlati, in persone geneticamente predisposte che hanno genotipi HLA-DQ2            …. il numero di
 e HLA-DQ8, necessari ma non sufficienti per la manifestazione della celiachia.        cellule T glutine-
 La malattia celiaca richiede la presenza di autoanticorpi diretti contro l’enzima     specifiche deve
 tissutale endogeno transglutaminasi 2 e si verifica selettivamente in persone         raggiungere una
                                                                                       certa soglia per
 nelle quali sono espresse le molecole HLA-DQ2 o HLA-DQ8. Questo requisito             promuovere la
 è enigmatico, considerato che il glutine è un antigene esogeno ha molto poche         distruzione dei
 cariche negative. Si pensa perciò che gli autoanticorpi siano diretti contro la       tessuti, e questa
 transglutaminasi 2, che forma un complesso col glutine aumentando così la             soglia può essere
                                                                                       raggiunta solo
 sua affinità per HLA-DQ2 e HLA-DQ8, introducendo cariche                   negative
                                                                                       attraverso un
 attraverso la deamidadazione.                                                         processo di
 Tuttavia, il glutine ha anche la capacità di legare un grande numero di molecole      amplificazione che
 e indurre risposte immuni nella sua forma nativa. Di conseguenza, i T linfociti       richiede modifiche
 anti-glutine nel sangue periferico sono largamente HLA-DR ristretti e diretti         HLA-DQ2 o HLA-
                                                                                       DQ8 e modifiche
 contro peptidi glutinici nativi.             In pratica, la risposta immune contro    transglutaminasi 2-
 il glutine non è sufficiente ad indurre il danno della mucosa, ma studi sull'uomo     mediate.
 e sui topi convergono verso un modello in cui il numero di cellule T glutine-
 specifiche deve raggiungere una certa soglia per promuovere la distruzione
 dei tessuti, e questa soglia può essere raggiunta solo attraverso un processo
 di amplificazione che richiede modifiche HLA-DQ2 o HLA-DQ8 e modificazioni
 transglutaminasi 2-mediate.
 I classici sintomi della celiachia sono diarrea, perdita di peso e malnutrizione,
 ma la celiachia si manifesta frequentemente con sintomi aspecifici o atipici,
 tra cui affaticamento, alterazioni delle abitudini intestinali, anemia, osteoporosi
 o malattie autoimmuni come tiroidite autoimmune e diabete di tipo 1.
 La celiachia attiva viene diagnosticata sulla base di elevati livelli di
 autoanticorpi sierici per la transglutaminasi 2 ed è confermata dall'esame
 istologico dell’atrofia dei villi e iperplasia delle cripte nell’intestino tenue
 prossimale, accompagnata da infiltrazione linfocitaria intraepiteliale della
 mucosa duodenale. L'unico trattamento disponibile per la celiachia è
 l'adesione per tutta la vita a una rigorosa dieta gluten free, una dieta difficile
 da mantenere e on ogni modo solo il 50% dei pazienti ha un recupero della
 mucosa e spesso a 1 anno o più dalla diagnosi gli anticorpi non si sono ancora
 negativizzati.
 Inoltre, molti pazienti con malattia celiaca riferiscono di avere sintomi
 persistenti nonostante l'aderenza alla dieta priva di glutine. Quindi, c'è un
 bisogno medico insoddisfatto per un trattamento efficace in aggiunta a una

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dieta rigorosamente priva di glutine. Attualmente nessuna terapia
 farmacologica previene in modo affidabile gli effetti del glutine alimentare o è
 stata approvata dalle autorità di regolamentazione per il trattamento della
 malattia celiachia.

 La transglutaminasi 2, l'autoantigene celiaco, si esprime nella mucosa intestinale, dove modifica i peptidi immunogenici
 del glutine mediante deamidazione di una certa glutammina a carica neutra, producendo residui acidi glutammici
 caricati negativamente Questa modifica favorisce la presentazione del glutine-peptidea molecole i HLA-DQ2 o HLA-
 DQ8 sulla mucosa presentante l'antigene e consente l'attivazione e espansione del CD4+ specifico per il peptide del
 glutine (T helper) e la secrezione di citochine proinfiammatorie.
 Questo processo porta all’atrofia dei villi atrofia e all’iperplasia delle cripte e alla differenziazione delle cellule B e la
 produzione di transglutaminasi 2 IgA.

 In questo numero del Journal, Schuppan e collaboratori presentano i risultati di
 un trial in fase 2, in doppio cieco, controllato con placebo dell'inibitore orale
 selettivo della transglutaminasi 2 ZED1227, che è stato somministrato
 giornalmente per 6 settimane in un trial che includeva una sfida giornaliera di 3 g
 di glutine.
 Endpoint primario: attenuazione del danno della mucosa indotta dal glutine, dato
 dal rapporto altezza dei villi/ profondità della cripta.

ZED1227 inibisce la transglutaminasi 2 con alta specificità e previene la formazione di glutine deamidato e,
presumibilmente, l'iniziale fase di attivazione delle cellule T indotte dal glutine. ZED1227 è formulato come
una capsula orale per il targeting duodenale ed è stato testato per la sicurezza clinica in studi precedenti.

Il messaggio

 Nella malattia celiaca, la transglutaminasi 2 dell'intestino tenue provoca la                               Un             effetto
 deamidazione dei residui della glutammina dei peptidi del glutine, fatto che                                significativo con
                                                                                                             ZED1227,
 aumenta la stimolazione delle cellule T e porta a lesioni della mucosa. L'inibizione                        rispetto            al
 della transglutaminasi 2 è un potenziale trattamento per la celiachia.                                      placebo, è stato
 In questo numero del Journal, Schuppan e collaboratori presentano i risultati di                            osservato          per
 uno studio in fase 2, in doppio cieco, controllato con placebo sull’inibitore                               quanto riguarda
                                                                                                             l’endpoint
 selettivo orale della transglutaminasi 2, ZED1227, che è stato somministrato                                primario a tutti e
 giornalmente per 6 settimane. Il trial includeva una sfida giornaliera di 3 g di                            tre i livelli di dose
 glutine.                                                                                                    testati (10 mg,
 L’endpoint primario della sperimentazione era l'attenuazione del danno della                                50 mg e 100
 mucosa indotto dal glutine, come misurato dal rapporto altezza dei villi/                                   mg).
 profondità della cripta.
 Un effetto significativo di ZED1227, rispetto al placebo, è stato osservato per
 quanto riguarda l’endpoint primario a tutti e tre i livelli di dose testati (10 mg, 50
 mg e 100 mg). Questo risultato è particolarmente importante perché è stato
 raggiunto in assunzione di glutine, anche se in quantità relativamente moderata,
 (una dieta regolare contiene 12 g di glutine al giorno, considerando che la sfida
 coinvolto 3 g al giorno) e per un breve periodo di tempo.

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Per approfondire
In un trial proof-of-concept è stata valutata l'efficacia e la sicurezza di un trattamento di 6 settimane
con ZED1227, un inibitore selettivo orale della transglutaminasi 2, a tre dosi
Diverse, rispetto al placebo, in adulti con malattia celiaca ben controllata che assumevano 3 g di
glutine al giorno.
L'endpoint primario era l'attenuazione del danno della mucosa indotto dal glutine, misurato dal
rapporto tra l'altezza dei villi e la profondità della cripta.
 Gli endpoint secondari includevano la densità dei linfociti intraepiteliali, il Celiac Symptom Index
score, e il Celiac Disease Questionnaire score (per la valutazione della qualità della vita correlata
alla salute).
RISULTATI
Dei pazienti assegnati al gruppo ZED1227
    • 41 sono stati assegnati al gruppo 10 mg,
    • 41 sono stati assegnati al gruppo 50 mg,
    • 41 sono stati assegnati al gruppo da 100 mg
    • 40 sono stati assegnati al gruppo placebo,
         Rispettivamente 35, 39, 38 e 30 pazienti hanno avuto un'adeguata biopsia duodenale per
         la valutazione dell'endpoint primario.

Il trattamento con ZED1227 a tutti e tre i livelli di dose ha attenuato il danno della mucosa
duodenale indotto dal glutine.
 La differenza stimata rispetto al placebo nella variazione del rapporto
 medio l’altezza dei villi/ profondità della cripta dalla linea di base alla
 settimana sei è stata di
      • 0,44 nel gruppo da 10 mg (P = 0,001),                                       95%CI da 0,15 a 0,73

      •   0,49 nel gruppo da 50 mg (P
Giuliano Pinna
                                                                                               Angela Pepe

Diverticolite acuta: quali antibiotici?

Premessa

 La diverticolite acuta è una comune condizione infiammatoria del colon (209 casi             Le diverticoliti
 ogni 100.000 anni-persona) e ogni anno è responsabile di 5,5 miliardi di dollari di          acute non
                                                                                              complicate sono
 spesa nell'assistenza sanitaria US. È una malattia dolorosa e imprevedibile che              sempre da
 si ripresenta spesso e influisce sulla la qualità della vita. La più comune                  trattare con
 manifestazione della diverticolite è caratterizzata dall’ infiammazione del                  associazioni di
 diverticolo senza ascesso o perforazione (diverticolite acuta non complicata) e              antibiotici già
                                                                                              alla a prima
 viene gestita in regime ambulatoriale. Per accelerare il recupero dall'episodio              occasione? E
 acuto e ridurre il rischio di complicazioni si fa ricorso spesso alla terapia                quale
 antibiotica.         I due regimi antibiotici più comunemente prescritti per la              associazione è
 diverticolite in ambito ambulatoriale sono una combinazione di                               preferibile? E
 metronidazolo/fluorochinolone o di amoxicillina/acido clavulanico, ma                        qual è il
                                                                                              rapporto con
 nonostante siano così comunemente prescritti, nello specifico l’efficacia e la               l’infezione da
 sicurezza di queste due associazioni rimangono poco chiare: è un problema                    clostridium
 critico soprattutto per i fluorochinoloni, tanto che la FDA ha raccomandato che              difficile?
 essi vengano riservati a condizioni in cui non sia possibile un trattamento
 alternativo, a causa del rischio correlato di potenziali effetti avversi, permanente
 e invalidanti.1                                                                              Ricordiamo le
 È quindi opportuno trattare i pazienti con diverticolite acuta non complicata                perplessità suile
 subito, alla prima occorrenza, con queste associazioni di antibiotici (e quale delle         complicazioni
 due associazioni?) per prevenire un ricovero ospedaliero correlato alla                      da chinolonici
 diverticolite, la chirurgia in urgenza, la chirurgia elettiva e ulteriori visite al pronto
 soccorso? Inoltre, gli AA hanno cercato di valutare il rischio comparativo della
 Infezione da Clostridioides difficile (CDI) associata ai due trattamenti. Per
 rispondere a queste domande, sono stati utilizzati i dati administrative health care
 claims di due popolazioni degli Stati Uniti che sono stati implementati da un
 disegno con nuovi utenti con comparatore attivo.

1. La FDA avverte che i potenziali rischi associati all'uso di fluorochinoloni includono ipoglicemia; effetti
negativi sulla salute mentale; neuropatia periferica; dissezione aortica; aneurisma; ed effetti negativi su
tendini, muscoli, articolazioni e nervi.

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Il messaggio

 In 2 grandi coorti nazionali di adulti immunocompetenti con diverticolite                     Non si sono
 ambulatoriale trattatati con le due associazioni di antibiotici, il rischio a 1 anno di       viste differenze
                                                                                               tra i due tipi di
 ricovero ospedaliero o di intervento chirurgico urgente era basso, e non c'era                antibiotici,
 differenza tra i gruppi di antibiotici. Non c'era inoltre alcuna differenza nel rischio       nenche nel
 a lungo termine per la chirurgia elettiva per diverticolite.                                  rischio di
 Nella coorte dei beneficiari di Medicare, il trattamento con metroni-                         infezione da CD
 dazolo/fluorochinolone versus amoxicillina/clavulanato era associato ad un
 aumento simile del rischio di infezione da clostridium difficile negli
 ultrasessantenni.
 Sorprendentemente, la terapia con metronidazolo/fluorochinolone era da 7 a 8
 volte più comune dell'amoxicillina- acido clavulanico per il trattamento
 ambulatoriale della diverticolite.

Per approfondire

 L’obiettivo dello studio era di determinare l'efficacia e i danni di metro-
 nidazolo/fluorochinolone versus amoxicillina-clavulanato per la diverticolite
 ambulatoriale.
 Si tratta di uno studio con comparatore attivo, nuovo utente, e di una coorte
 retrospettiva.
 Ambito: dati sui sinistri sulla popolazione a livello nazionale negli Stati Uniti residenti
 dai 18 ai 64 anni assicurati (dal 2000 al 2018) o di 65 anni o più anziani con Medicare
 (dal 2006 al 2015).
 I partecipanti erano adulti immunocompetenti con diverticolite in un contesto
 ambulatoriale.
 Outcome:
 rischi a 1 anno di
     • ricovero ospedaliero
     • chirurgia in urgenza
     • infezione da Clostridioides difficile (CDI)

  rischio a tre anni di chirurgia elettiva.

                                         Risultati
                                                                                               MarketScan
 Nel MarketScan (IBM Watson Health), sono stati identificati                                   (IBM Watson
     • 106.361 nuovi utenti in metronidazolo/fluorochinolone                                   Health
     • 13.160 nuovi utenti in amoxicillina/lavulanato.                                         No, differenze
                                                                                               nel rischio di
                                                                                               CDI,

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*differenza di rischio: 0,1 punti percentuali
 Tra i gruppi non ci sono state differenze
                                                                     95%CI da -0,3 a 0,6
     • nel rischio di ricovero a 1 anno *
                                                                     ^ differenza di rischo: 0,0 punti percentuali
     •   rischio di chirurgia d’urgenza a 1 anno^                    95%CI da -0,1 a 0,1

                                                                     § differenza di rischio, 0,2 punti percentuali
     •   rischio di chirurgia elettiva a 3 anni§                     95%CI da 0,3 a 0,7

     •    rischio CDI a 1 anno #                                     # differenza di rischio, 0,0 punti percentuali
                                                                     95%CI da -0,1 a 0,1

 In Medicare, sono stati identificati                                Medicare
     • 17.639 nuovi utilizzatori di metronidazolo/fluoro-            Il rischio di CDI era più alto con
                                                                     Metrodinazolo fluorochinolone
        chinolone
     • 2.709 nuovi utilizzatori di amoxicillina/clavula-
        nato.

 Non ci sono state differenze tra i gruppi nel rischio di
   • ricovero a 1 anno*
   • chirurgia urgente a i anno^
                                                                     *differenza di rischio, 0,1 punti percentuali
   • chirurgia elettiva a 3 anni§.                                   95%CI da -0,7 a 0,9

                                                                     ^differenza di rischio, 0,2 punti percentuali
                                                                     95%CI da -0,6 a 0,1

                                                                     § differenza di rischio, 0,3 punti percentuali
                                                                     95%CI da -1,1 a 0.4

 Il rischio di CDI a 1 anno era più alto per metroni-                *differenza di rischio, 0,6 punti percentuali
 dazolo/fluorochinolone che per amoxicillina/acido                   95%CI da 0,2 a 1.0.
 clavulanico *

 Conclusione:                                                                                        Anche
 il trattamento della diverticolite in ambito ambulatoriale con amoxicillina-                        l’amoxicillina/
                                                                                                     clavulonato ha
 clavulanato può ridurre il rischio di danni correlati ai fluorochinolonici senza influire           il rischio di
 negativamente sui risultati specifici della diverticolite.                                          clostridium
 Si fa notare che secondo la FDA i chinolonici aumentano anche il rischio di CDI, ma                 difficile negli
 questo studio ha riscontrato che anche l’amoxicillina/ clavulonato ha tale complicanza              anziani,
 negli anziani, per cui si raccomanda di valutare bene sia l'indicazione (diverticolite)
 sia le possibili complicanze di un trattamento antibiotico potenzialmente evitabile
 (soprattutto negli anziani, nei quali la CDI è più comune).

 Limitazione: la confusione residua è possibile, e non tutti i danni associati a questi
 antibiotici, in particolare il danno epatico, potrebbero essere stati valutati.

Comparative Effectiveness and Harms of Antibiotics for Outpatient
Diverticulitis Two Nationwide Cohort Studies
Charles E. Gabe e coll.
Ann Intern Med. 2021; 174:737–746. doi:10.7326/M20-6315

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Giuliano Pinna
                                                                                                     Sara Rotunno

Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in politerapia?

 L'aumento dell'aspettativa di vita è senza dubbio uno dei più alti traguardi del 21°              Gli studi clinici
 secolo. Allo stesso tempo, l'invecchiamento della popolazione ha portato a un numero              randomizzati di
 crescente di individui affetti da comorbilità. Quest'ultima, cioè la coesistenza di più           solito escludono i
 problemi di salute, è praticamente la regola tra gli anziani ed è associato a una qualità         pazienti fragili, il
 di vita inferiore. Quasi inevitabilmente, le comorbilità implicano la necessità di                che significa che
                                                                                                   non è ancora
 politerapie. Tuttavia, l'esposizione a più malattie croniche e la politerapia possono avere
                                                                                                   chiaro se e in che
 conseguenze cliniche negative, con ulteriori condizioni patologiche come il                       misura la
 deterioramento cognitivo e le reazioni avverse dovute alle interazioni tra i farmaci.             somministrazione
 In tale contesto è stata posta una crescente attenzione alla de-prescrizione, cioè alla           di statine svolga
 riduzione o interruzione graduale dei farmaci, per ridurre al minimo le politerapie e             un'azione
 cercare di migliorare il benessere dei pazienti. Tuttavia, secondo diversi studi clinici          preventiva sulle
 randomizzati, la soluzione non è così semplice: de-prescrizione può anche significare             malattie CV in
 esporre il paziente a un possibile peggioramento degli outcome clinici, come i ricoveri           questi pazienti
 ospedalieri e la stessa sopravvivenza.                                                            politrattati.
 Le statine sono il farmaco più prescritto nel mondo occidentale, essendo un elemento
 fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari
 (CV). Tuttavia, per una serie di motivi, gli studi clinici randomizzati di solito escludono i
 pazienti fragili, il che significa che non è ancora chiaro se e in che misura la
 somministrazione di statine svolga un'azione preventiva sulle malattie CV in questi
 pazienti politrattati. Come prevedere le implicazioni della de-prescrizione delle statine
 nei pazienti che ricevono una politerapia?
 Il presente studio ha esaminato un'ampia coorte di pazienti di età pari o superiore a 65
 anni esposti a politerapia. L'obiettivo principale dello studio è stato quello di valutare le
 implicazioni cliniche dell’interruzione delle statine mantenendo l'uso di altri farmaci. Il
 controllo delle fonti di incertezza sistematica è stato di particolare interesse in questo
 studio.

Il messaggio

 In questo studio di    coorte basato sulla popolazione di 29.047 pazienti si dimostra che
 l'interruzione della   terapia con le statine si associa nel lungo termine ad un rischio
 significativamente     aumentato di ospedalizzazione per scompenso cardiaco e di
 qualsiasi outcome       cardiovascolare, mortalità totale e ricovero d'urgenza per ogni
 causa.

Per approfondire

 Questo studio di coorte retrospettivo, basato sulla popolazione comprendeva 29.047
 residenti in Lombardia di età pari o superiore a 65 anni che ricevevano un trattamento
 ininterrotto con statine, antipertensivi, antidiabetici e agenti antipiastrinici dal 1° ottobre
 2013, fino al 31 gennaio 2015, con follow-up fino al 30 giugno 2018. I dati sono stati
 raccolti utilizzando il database sull'utilizzo dell'assistenza sanitaria della regione
 Lombardia in Italia. L'analisi dei dati è stata condotta da marzo a novembre 2020.
 I membri della coorte sono stati seguiti per identificare coloro che hanno interrotto le
 statine. In questo gruppo, coloro che hanno mantenuto altre terapie durante i primi 6 mesi

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dopo l’interruzione della statina è stata di 1:1 punteggio di propensione abbinato con i
 pazienti che non hanno interrotto né le statine né altri farmaci.

 Le coppie di pazienti che interrompevano e mantenevano le statine erano seguite
 dall'interruzione iniziale fino al 30 giugno 2018, per stimare gli hazard ratio (HR) e 95% CI
 per esiti fatali e non fatali associati alla sospensione delle statine.

 RISULTATI
 L'intera coorte comprendeva 29 047 pazienti esposti alla politerapia (età media, 76,5 (DS:
 6,5) anni
 18. 257 uomini
 Di questi,
      • 5.819 (20,0%) hanno interrotto le statine pur mantenendo altri farmaci
     •   4.010 (68,9%) sono stati confrontati con un comparatore.

 Nel gruppo sospensione, l’età media era di 76,5 (DS: 6,4) anni,
     • 2.405 (60,0%) erano uomini

     •   506 (12,6%) avevano punteggi di comorbilità multifonte di 4 o 5.

 Nel gruppo di mantenimento, l'età media era 76,1 (DS: 6,3) anni,
     • 2474 (61,7%) erano uomini

     •    482 (2,0%) avevano punteggi di comorbilità multifonte di 4 o 5.

 Rispetto al gruppo di mantenimento, i pazienti nel gruppo di sospensione avevano un
 rischio maggiore di ricoveri ospedalieri per:

     •   scompenso cardiaco                                           HR, 1,24
                                                                      95%CI da 1,07a 1,43
     •   qualsiasi esito cardiovascolare                              HR, 1,14
                                                                      95%CI da 1,03 a 1,26),
     •   decessi per qualsiasi causa)                                 HR, 1,15
                                                                      95%CI da 1,02 a 1,30
     •   ricoveri d’urgenza per qualsiasi causa.                      HR, 1,12
                                                                      95%CI da 1,05 a 1,19

COMMENTO

 In questa ampia indagine osservazionale basata sulla popolazione si è visto che tra i
 pazienti in politerapia, coloro che hanno interrotto le statine mantenendo altre terapie
 farmacologiche erano a rischio più elevato, nel lungo termine, di ricovero ospedaliero per
 malattie CV, ricovero di emergenza per tutte le cause e mortalità totale rispetto a coloro
 che avevano mantenuto tutte le terapie farmacologiche, incluse le statine.
 L'aumentato rischio non era banale perché, rispetto al mantenimento di tutti i farmaci,
 l'interruzione delle sole statine è stato associata con eccessi di rischio che vanno dal
 12% (ricovero della politerapia in questi pazienti non ha generato una significativa
 riduzione degli accessi al pronto soccorso per cause neurologiche, considerato un proxy
 per l'insorgenza di episodi di delirio. Infine, probabilmente a causa del potere limitato,
 risultati più incerti sono stati ottenuti quando l'associazione è stata indagata tra i pazienti
 più anziani e quelli con un profilo clinico peggiore.
Cardiovascular Outcomes and Mortality Associated with Discontinuing Statins
in Older Patients Receiving Polypharmacy
Rea e coll.
JAMA Network Open. 2021;4(6): e2113186. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2021.13186

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Giuliano Pinna

Lipoprotein(a), LDL-c e ipertensione come predittori della necessità di
sostituzione valvolare aortica nell’ipercolesterolemia familiare.

 ASCVD                  L'ipercolesterolemia familiare eterozigote (FH) è un                             Lo sviluppo di
 Atherosclerotic        disturbo co-dominante con una prevalenza stimata nella                           AVS è
 Cardiovascular                                                                                          strettamente
                        popolazione di 1 su 250 e la causa ereditaria più comune                         correlato
 Disease                di malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD). La                          all'aterosclerosi,
                        stenosi degenerativa della valvola aortica (AVS) è la                            con fattori
 AVR                                                                                                     predisponenti
                        forma più diffusa di cardiopatia valvolare e la più
 Aortic Valve                                                                                            comuni, tra cui
 Replacement            comune indicazione per la sostituzione della valvola
                                                                                                         ipertensione,
                        aortica chirurgicamente o via transcatetere (TAVR).                              diabete, abitudine
 AVS                    L'AVS è stata ben descritta in pazienti con FH                                   al fumo e
 Aortic Valve Stenosis  omozigote, ma il suo sviluppo e, in particolare, le sue                          ipercolesterolemia
                        sequele, sono meno evidenti nell'FH eterozigote.
 FH                     Lo sviluppo di AVS è strettamente correlato
 Familial               all'aterosclerosi, con fattori predisponenti comuni, tra
 Hypercholesterolaemia cui ipertensione, diabete, abitudine al fumo e
                        ipercolesterolemia. I dati della ran-domizzazione
 LDL-C
                        mendeliana testimoniano i ruoli causali di livelli elevati di
 Low-Density
 Lipoprotein
                        lipoproteine a bassa densità (LDL-C) e lipoproteina (a)
 Cholesterol            [Lp(a)] nello sviluppo dell’AVS. Di conseguenza, queste
                        lipoproteine possono contribuire congiuntamente alle
 NAR                    fasi di iniziazione e propagazione dell'AVS che
 Non-Affected Relatives coinvolgono l’infiltrazione lipidica, l’infiammazione, la
                        fibrosi e la calcificazione; ciò è particolarmente rilevante
 SAFEHEART              per i pazienti con FH. È stato riportato anche un ruolo
 Spanish Familial       importante della Lp(a) e dei fosfolipidi ossidati sulla
 Hypercholesterolemia   progressione dell’AVS verso la necessità di sostituzione
 Cohort Study
                        della valvola aortica (AVR).
 TAVR
                        I dati di registro offrono la migliore opportunità di
 Transcatheter Aortic   esplorazione della frequenza di AVS e la necessità di
 Valve Replacement      sostituzione valvolare nei pazienti con FH, e in effetti gli
                        AA avevano già utilizzato il SAFEHEART (Spanish
                        Familial Hypercholesterolemia Cohort Study) per
                        dimostrare che una Lp(a) elevata è un predittore
                        indipendente di eventi avversi cardiaci maggiori in
                        pazienti con mutazioni patogene che interessano la via
                        del recettore LDL e che Lp(a) e FH sono ereditati
                        indipendentemente all'interno delle famiglie.
                        Nel presente studio sono stati studiati la frequenza e i
                        predittori della necessità di AVR per una AVS grave in
                        pazienti geneticamente definiti come FH eterozigoti nella
                        coorte SAFEHEART.
NOTA
L'aggiustamento di LDL-C in base al contenuto di colesterolo di Lp(a) [LDL-CLp(a)] è stato realizzato utilizzando una versione
modificata della formula di Friedewald [LDL-CLp(a) = TC - HDL-C - TG/5 - (Lp(a) 0,45)] che assumeva che il 45% di Lp(a) in
mg/dl era colesterolo.
Gli score LDL-C-anno e LDL-CLp(a)-anno sono stati divisi per 100 unità per rendere i risultati più facilmente interpretabili

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Il messaggio

 Sulla base dei dati di una coorte di follow-up a lungo termine, si è visto che l’FH
 eterozigote era associata ad un marcato aumento della necessità di AVR per AVS
 grave. Nello specifico, è stato notato un aumento di 5,71 volte nella necessità di
 AVR nei pazienti con FH rispetto ai parenti non affetti (NAR).
  Età anziana, precedente ASCVD, ipertensione, elevato LDL-CLp(a)-
 anno(mg/anno/dL) e le concentrazioni plasmatiche elevate di Lp(a) erano
 indipendenti predittori della necessità di AVR.

Per approfondire

 SAFEHEART è uno studio di coorte prospettico a lungo termine su una
 popolazione con FH e parenti non affetti. (NAR)
 Sono state analizzate la frequenza e i predittori della necessità di AVR
 a causa di AVS in questa coorte.

 Sono stati arruolati 5.022 soggetti
                            3.712 con FH
                            1.310 NAR
 Dopo un follow-up medio di 7,48 (3,75) anni, hanno richiesto la
 sostituzione valvolare aortica
    • 50 pazienti con FH (1,48%)

     •   3 NAR (0,27%)                                                          Odds ratio 5,71
                                                                                95%CI da 1,78 a 18,4
                                                                                P = 0,003
 L'incidenza di AVR era significativamente più alta nei pazienti con FH         log-rank 5,93
                                                                                P = 0,015
 L’analisi di regressione di Cox ha dimostrato un'associazione tra FH e         HR: 3,89
 AVR con                                                                         95%CI da 1,20 a 12,63
                                                                                P = 0,024
     •   età avanzata

     •   precedente ASCVD

     •   ipertensione,

     •   aumentato LDL-CLp(a)-anno score, essendo l’Lp(a) elevato
         predittivo di un evento

 Conclusioni
 La necessità di AVR per AVS è significativamente aumentata nei pazienti FH, in          La riduzione di
 particolare in quelli più anziani e con precedente ASCVD, ipertensione, aumento         LDL-C e Lp(a)
 di LDL-CLp(a)-anno e aumento di Lp(a). La riduzione di LDL-C e Lp(a) insieme            insieme al
                                                                                         controllo
 al controllo dell'ipertensione potrebbe ritardare la progressione dell'AVS in FH,       dell'ipertensione
 ma questo richiede prove da test clinici.                                               potrebbe
                                                                                         ritardare la

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L'articolo è accompagnato da un Editoriale di Kronenberg dell'Università di progressione
 Medicina di Innsbruck in Austria. L'autore conclude che avremo bisogno di dell'AVS in FH,
 ulteriori le prove per giungere ad una conclusione definitiva considerando che

 l'incidenza di stenosi della valvola aortica aumenterà notevolmente nel prossimo
 decennio a causa dell'aumento dell'aspettativa di vita.

Lipoprotein(a), LDL-cholesterol, and hypertension: predictors of the need for aortic valve
replacement in familial hypercholesterolaemia
Leopoldo Perez de Isla e coll.
European Heart Journal (2021) 42, 2201–2211 doi:10.1093/eurheartj/ehaa1066

Dyslipidaemias in stroke, chronic kidney disease, and aortic stenosis: the new frontiers for cholesterol
lowering
Filippo Crea
European Heart Journal (2021) 42, 2137–2140
doi: 10.1093/eurheartj/ehab295

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