COMPENDIO DI AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO
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COMPENDIO DI AGGIORNAMENTO MEDICO-SCIENTIFICO In questo numero: NUMERO 147 – 1° AGOSTO 2021 | © FADOI - Riproduzione riservata • Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione precoce dell'infarto miocardico di tipo 2 • Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale prima della pandemia • Diverticolite acuta non complicata. Quali antibiotici? • Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in politerapia? SPAZIO GIOVANI L’MPI (Multidimensional Prognostic Index) come predittore di fallimento della NIV nei pazienti anziani con insufficienza respiratoria acuta MEDICINA DI GENERE Differenze di genere nel ritmo circadiano in pazienti con sindrome metabolica L’ANGOLO ANIMO Sviluppo di un programma educativo alla dimissione attraverso l’utilizzo del teach back method nei pazienti con insufficienza cardiaca
Indice dei contenuti Presentazione del Presidente Fondazione FADOI • Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione precoce dell'infarto miocardico di tipo 2 • Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale prima della pandemia • Un inibitore della transglutaminasi 2. Nuove speranze per i celiaci • Diverticolite acuta non complicata. Quali antibiotici? • Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in politerapia? • Lipoprotein(a), LDL-c e ipertensione come predittori della necessità di sostituzione valvolare aortica nell’ipercolesterolemia familiare • Denosumab o alendronato nella progressione della stenosi aortica calcifica SPAZIO GIOVANI FADOI • L’MPI (Multidimensional Prognostic Index) come predittore di fallimento della NIV nei pazienti anziani con insufficienza respiratoria acuta MEDICINA DI GENERE • Differenze di genere nel ritmo circadiano in pazienti con sindrome metabolica L’ANGOLO ANIMO • Sviluppo di un programma educativo alla dimissione attraverso l’utilizzo del teach back method nei pazienti con insufficienza cardiaca L’ANGOLO DELLE LINEE GUIDA • Cardiooncologia • Linee guida ACG sulla prevenzione, diagnosi e trattamento delle infezioni da clostridium difficile • Trattamento dell’ipertensione arteriosa nei pazienti con malattia renale cronica non in dialisi ARCHIVIO EDIZIONI Aggior@Fadoi e Linee Guida
Care Amiche e cari Amici della FADOI e dell’ANÌMO, eccoci al 1° agosto, la gran parte dell’Italia è in vacanza, così come spero lo possa essere la maggior parte di noi. Certo in questo momento, la vacanza che maggiormente ci auguriamo è, appunto, la vacatio dalla perdurante e incombente pandemia dal Coronavirus, nelle sue morfeiche variazioni. Ma le mutazioni del virus non sono certo dei sogni, come accadeva al Dio Morfeo (come descritto da Ovidio nelle sue Metamorfosi), ma piuttosto degli incubi, in cui il virus, pur divenendo forse meno aggressivo, aumenta la sua velocità di contagio. La crescita dei contagi è assolutamente evidente, con l’unico dato positivo che tale incremento, ad andamento settimanale duplicativo, non ha ancora esercitato una pressione critica sugli ospedali. La guardia va tenuta assolutamente alta, perché nelle settimane a venire i livelli di occupazione potrebbero diventare alti e mutare i colori dell’Italia. Infatti, i nuovi parametri per decidere sui colori delle regioni si fonderanno appunto sui tassi di occupazione ospedaliera, basterà che questi ultimi arrivino al 10% nelle terapie intensive e al 15% in area medica per far scattare la zona gialla in una regione e, purtroppo, diverse regioni sono molto vicine a tali livelli. È di pochi giorni fa l’appello che il nostro Presidente Dario Manfellotto ha divulgato attraverso i canali dell’AIFA, portando la voce della Medicina Interna italiana che chiede più rigore. «Bene il certificato verde ma si deve osare di più. Una sola dose non basta. Perché gli studi dimostrano che senza un ciclo vaccinale completo purtroppo la variante Delta riesce a bucare in una misura importante i vaccini, anche se non con esiti gravi della malattia. Quindi - è l'appello del presidente FADOI - si approvi al più presto la modifica anche con la seconda dose e venga introdotto il green pass nei settori che sono stati al momento esentati, come i trasporti, perché la tutela della salute, che poi coincide anche con la nostra economia, viene prima di qualsiasi business». Riportato un tale giusto ed accorato appello, passiamo alla presentazione. Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione precoce dell'infarto miocardico di tipo 2. Sappiamo che l’infarto del miocardio tipo 1 (T1MI, rottura della placca ed occlusione coronarica) e tipo 2 (T2MI, discrepanza tra domanda e offerta di ossigeno) hanno meccanismi fisiopatologici diversi ed è, quindi, importante individuarli perché i trattamenti differiscono sostanzialmente e la sola troponina non basta per questo discrimine. Questo studio pilota, pubblicato su JAMA Cardiology, che ci propone Fulvio Cacciapuoti, ha testato l'ipotesi che nuovi biomarcatori cardiovascolari, quantificanti diversi percorsi fisiopatologici coinvolti nel T2MI, possano aiutare i medici a distinguere rapidamente T2MI da T1MI. Anche se con risultati forse inferiori alle attese. Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale prima della pandemia. Questa era una sindrome quasi sconosciuta, anche se temuta quando somministravamo l’eparina, ma ora, con la pandemia, è l’incubo di quelli che assumono i vaccini a veicolo virale (Astra Zeneca e J&J). Questo studio retrospettivo che ci propone Mariagiovanna Di Palo conferma quanto già sapevamo, però ci fornisce dei numeri, dei dati, che possono esserci utili in un confronto tra le frequenze della trombocitopenia, trombocitopenia indotta da www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 1 a 42
eparina e anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale precedentemente alla pandemia di COVID-19 con la situazione post vaccinale. Un inibitore della transglutaminasi 2. Nuove speranze per i celiaci. L'unico trattamento disponibile per la celiachia è l'adesione per tutta la vita a una rigorosa dieta gluten free, una dieta difficile da mantenere (senza considerare poi che solo il 50% dei pazienti ha un recupero della mucosa e spesso a 1 anno o più dalla diagnosi gli anticorpi non si sono ancora negativizzati). Una speranza proviene da questo inibitore della transglutaminasi 2, presentato in uno studio in fase 2, in cui a pazienti cui viene somministrata una bassa quantità di glutine e questo inibitore in tre dosi diverse, a seconda dei gruppi, viene eseguita la biopsia duodenale. I risultati sembrano incoraggianti. Diverticolite acuta: quali antibiotici? Le diverticoliti acute non complicate sono sempre da trattare con associazioni di antibiotici già alla a prima occasione? Sappiamo che quella più utilizzata, metronidazolo/fluorochinolonici, è anche quella più sospetta di complicazioni, tanto che la FDA la consiglia solo se non se ne può fare a meno. Ma anche l’altra più utilizzata, amoxicillina/acido clavulanico, non è scevra di inconvenienti. Questo lavoro pubblicato sugli Annals, e che ci propone Angela Pepe, apparentemente banale, ci dà, invece, molti suggerimenti pratici. Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in politerapia? Periodicamente torna il dibattito sulle statine: ha senso usarle dopo una certa età e in pazienti fragili, già politrattati? Sara Rotunno ci propone questo ampio studio osservazionale italiano che ha diviso un folto gruppo di pazienti anziani (quasi 30.000) fragili e politrattati in due bracci: uno che aveva sospeso le statine, l’altro che non le aveva sospese, ed ha valutato outcome forti. Il risultato sembra assolutamente a favore della prosecuzione con le statine. Lipoprotein(a), LDL-c e ipertensione come predittori della necessità di sostituzione valvolare aortica nell’ipercolesterolemia familiare. La stenosi degenerativa della valvola aortica è la forma più diffusa di cardiopatia valvolare ed è la più comune indicazione per la sostituzione della valvola aortica chirurgicamente o via transcatetere. La stenosi della valvola aortica è stata ben descritta in pazienti con ipercolesterolemia familiare omozigote, ma il suo sviluppo e, in particolare, le sue sequele, sono meno evidenti nella forma eterozigote. Di questo si occupa lo studio che vi citiamo, anche in relaziona ad elementi predittivi di necessità di intervento quali ipertensione, LDLc e LP(a). Denosumab o alendronato nella progressione della stenosi aortica calcifica. O nessuno dei due? La stenosi aortica calcifica ha molti punti in comune con la formazione dell’osso scheletrico. Agire, quindi, su quel sistema può impedire o almeno rallentare la progressione della malattia? Forse no, ma questo articolo è molto utile per farci capire questi aspetti fisiopatologici. SPAZIO GIOVANI FADOI L’MPI (Multidimensional Prognostic Index) come predittore di fallimento della NIV nei pazienti anziani con insufficienza respiratoria acuta. Marinella Tricarico ci propone un lavoro di ricercatori italiani in cui si sostiene che l’esecuzione dell’MPI, un indice prognostico multidimensionale, all’ingresso possa aiutare a identificare i pazienti anziani con insufficienza respiratoria acuta nei quali l’impiego della NIV può essere efficace nel ridurre la mortalità intraospedaliera e i ricoveri in terapia intensiva. www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 2 a 42
MEDICINA DI GENERE Differenze di genere nel ritmo circadiano in pazienti con sindrome metabolica. Tiziana Ciarambino si è cimentata nella recensione di un lavoro di cronobiologia, argomento molto importante ma difficile da seguire per noi medici quando si introducono formule matematiche. Comunque, ancora una volta si dimostra la differenza di genere, stavolta nelle manifestazioni della sindrome metabolica. L’ANGOLO ANIMO Sviluppo di un programma educativo alla dimissione attraverso l’utilizzo del teach back method nei pazienti con insufficienza cardiaca. Sappiamo tutti che è impellente la necessità di attuare interventi educativi efficaci alla dimissione al fine di migliorare la capacità di autogestione nei pazienti con scompenso cardiaco. Letizia Tesei e Ignazia Lo Burgio ci propongono questo studio, che ha proprio lo scopo di sviluppare un programma educativo utilizzando il metodo TBM (teach back method) al momento della dimissione per i pazienti con scompenso cardiaco. L’ANGOLO DELLE LINEE GUIDA 1. Linee guida in Cardioncologia, dal Sistema Nazionale Linee guida Istituto Superiore di Sanità 2. Linee guida ACG sulla prevenzione, diagnosi e trattamento delle infezioni da clostridium difficile 3. Trattamento dell’ipertensione arteriosa nei pazienti con malattia renale cronica non in dialisi. KDIGO (Kidney Disease Improving Global Outcomes) 2021 Fatto, cari amici di lavoro e di ombrellone (spero per me e per tutti), buona lettura e cari saluti. Andrea Fontanella Presidente Fondazione FADOI www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 3 a 42
Giuliano Pinna Fulvio Cacciapuoti Biomarcatori cardiovascolari nella discriminazione precoce dell'infarto miocardico di tipo 2 Ancora una parziale delusione T1MI Premessa type 1 myocardial L'infarto del miocardio (MI) è una delle cause di morte più infarction comuni nel mondo. In rapporto ai meccanismi fisiopatologici responsabili dell’ischemia miocardica acuta, si possono T2MI distinguere due condizioni: type 2 myocardial 1. Type 1 Myocardial Infarction (T1MI): ischemia T1MI infarction coronarica indotta prevalentemente dall’erosione Rottura della della placca o dalla sua rottura, con conseguente placca hs-cTnT occlusione coronarica. high-sensitivity cardiac 2. Type 2 Myocardial Infarction (T2MI): squilibrio tra T2MI troponin T richiesta di ossigeno e sua disponibilità a causa di disallineamento domanda un'emodinamica compromessa (dovuta offerta prevalentemente a: anemia, ipotensione, hs-cTnI ipertensione, tachicardia, bradicardie o ipossia); high-sensitivity cardiac Poiché i trattamenti differiscono sostanzialmente, la troponin I discriminazione precoce e accurata del T2MI è un'esigenza clinica importante ma largamente insoddisfatta. Sfortunatamente, i biomarcatori consolidati della lesione dei cardiomiociti, inclusi i livelli di troponina cardiaca T e I ad alta sensibilità (hs-cTn), raggiungono solo una modesta discriminazione diagnostica. Gli AA hanno ipotizzato che nuovi biomarcatori cardiovascolari che quantifichino diversi percorsi fisiopatologici coinvolti in T2MI e/o T1MI, tra cui disfunzione endoteliale, disfunzione microvascolare e/o stress emodinamico, possano aiutare il clinico a discriminare rapidamente T2MI da T1MI. www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 4 a 42
Il messaggio Una rapida e accurata discriminazione non invasiva del T2MI (espressione di condizioni diverse dalla rottura della placca coronarica) dal T1MI è essenziale, perché il trattamento differisce sostanzialmente. Sfortunatamente, questa esigenza clinica resta ancora insoddisfatta, in quanto anche la misurazione della troponina cardiaca ad alta sensibilità (hs-cTn), sebbene molto sensibile, resta poco specifica relativamente all’eziopatogenesi. In questa analisi, nuovi biomarcatori che quantifichino differenti percorsi fisiopatologici coinvolti nel T2MI e/o T1MI (quali la disfunzione endoteliale, la disfunzione microvascolare e/o lo stress emodinamico) hanno fornito una modesta discriminazione nella diagnosi precoce e non invasiva tra T2MI e T1MI. I parametri clinici rimangono l’unico mezzo affidabile per l’identificazione dei pazienti con T2MI. Per approfondire Questo studio diagnostico prospettico multicentrico internazionale è stato condotto in 12 dipartimenti di emergenza di 5 paesi (Svizzera, Spagna, Italia, Polonia e Repubblica Ceca) arruolando pazienti che accedevano ai Dipartimenti di Emergenza con dolore toracico acuto. Lo studio ha quantificato la discriminazione di hs-cTn T, hs-cTn I e 17 nuovi biomarcatori cardiovascolari misurati in sottogruppi di pazienti arruolati consecutivamente rispetto a uno standard di riferimento (diagnosi finale), giudicato centralmente da due cardiologi indipendenti secondo la quarta definizione universale di MI, utilizzando tutte le informazioni, comprese l'imaging cardiaca e le misurazioni seriali di hs-cTnT o hs-cTnI. Risultati Tra 5.887 pazienti, 1.106 (18,8%) hanno avuto una diagnosi definitiva di infarto miocardico. Di questi: • 860 pazienti (77,8%) avevano T1MI • 246 pazienti (22,2%) avevano T2MI. www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 5 a 42
I pazienti con T2MI rispetto a quelli con T1MI avevano concentrazioni più basse di biomarcatori che quantificavano la lesione dei cardiomiociti [mediana (intervallo interquartile (IQR)]. VALORI IQR MEDIANI hs-cTnT ng/L T2MI 30 17-55 T1MI 58 28-150 hs -cTnI ng/L T2MI 23 10-83 T1MI 115 28-576; P < 0.001) Proteina C legante la miosina cardiaca ng/L (alla presentazione): T2MI 76 38-189 T1MI 257 75-876; P < 0.001) ma concentrazioni più elevate di biomarcatori che quantificano la disfunzione endoteliale, la disfunzione microvascolare e/o lo stress emodinamico (valori mediani [IQR]: Proendotelina C-terminale (pmol/L) T2MI 1, 97 75-134 T1MI 68 55-91 proadrenomedullina midregionale, pmol/L T2MI 0,97 0,67-1,51 T1MI 0,72 0,53-0,99 www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 6 a 42
VALORI IQR MEDIANI Peptide natriuretico di tipo pro-A midregionale pmol/L T2MI 378 207-491 T1MI 152 90- 247 Fattore di differenziazione della crescita 15, ng/L T2MI 2,26 1,44-4,35 T1MI 1,56 1,02-2,19 tutti P < 0.001 La discriminazione per questi biomarcatori, quantificata dall'area sotto la curva delle caratteristiche operative del ricevitore, è stata modesta hs-cTnT, 0,67 95%CI da 0,64 a 0,71 hs-cTn I 0,71 95%CI da 0,67 a 0,74 Proteina C legante la miosina cardiaca, 0,67 95%CI da 0,61 a 0,73 Proendotelina C-terminale 1, 0,73 95%CI da 0,63 a 0,83 Proadrenomedullina midregionale, 0,66 95%CI da 0,60 a 0,73 Peptide natriuretico pro-A di tipo midregionale, 0,77 95%CI da 0,68 a 0,87 Fattore di differenziazione della crescita 15, 0,68 95%CI da 0,58 a 0,79. www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 7 a 42
Conclusioni Questo studio pilota ha testato l'ipotesi che nuovi biomarcatori cardiovascolari che quantificano diversi percorsi fisiopatologici coinvolti nel T2MI possano aiutare i medici a discriminare rapidamente T2MI da T1MI. Sono stati ottenuti 4 risultati principali: 1. La maggior parte dei biomarcatori cardiovascolari valutati aveva concentrazioni comparabili sia nelle forme T2MI che in quelle T1MI e quindi non sono stati utili nella loro discriminazione. 2. Quattro nuovi biomarcatori cardiovascolari erano più alti in T2MI rispetto a T1MI e hanno mostrato una modesta promessa per la discriminazione precoce di T2MI: a. MR-proANP, considerato per quantificare lo stress emodinamico; Fino a quando questi strumenti b. CT-proET-1, considerato per quantificare la disfunzione endoteliale; non saranno derivati e c. proadrenomedullina midregionale, considerata per quantificare la convalidati disfunzione microvascolare ed endoteliale; esternamente, d. GDF 15, considerato per quantificare lo stress emodinamico, tuttavia, la l'infiammazione e l'invecchiamento vascolare. maggior parte dei pazienti richiederà 3. Le concentrazioni di cMyC, erano più basse nei T2MI vs T1MI con una ancora condizione di accuratezza diagnostica modesta, paragonabile a quella fornita da l'angiografia hs-cTnT e hs-cTnI. coronarica e/o test funzionali o anatomici non 4. Mentre nessuno dei biomarcatori cardiovascolari testati presentava una invasivi per discriminazione diagnostica significativamente più elevata, l'analisi di ottenere un alto regressione multivariata ha suggerito un possibile valore additivo di MR-proANP livello di alle variabili cliniche. discriminazione diagnostica Questi risultati estendono e corroborano studi precedenti che valutavano principalmente hs-cTnT o hs-cTnI per questa indicazione, che hanno documentato concentrazioni di hs-cTnI inferiori in T2MI, ma con un'ampia sovrapposizione e una conseguente modesta AUC da 0,63 a 0,66. Dati i risultati suggestivi osservati per MR-proANP, studi futuri sono giustificati per sviluppare modelli diagnostici che combinano informazioni disponibili di routine come hs- cTnT o hs-cTnI, anamnesi ed ECG a 12 derivazioni con biomarcatori selezionati. Fino a quando questi strumenti non saranno derivati e convalidati esternamente, tuttavia, la maggior parte dei pazienti richiederà ancora l'angiografia coronarica e/o test funzionali o anatomici non invasivi per ottenere un alto livello di discriminazione diagnostica. È importante sottolineare che l'aggiudicazione di T2MI e T1MI può essere impegnativa e dovrebbe aderire rigorosamente all'attuale definizione universale di MI. La distinzione tra Infarto Miocardico tipo 1 e tipo 2 resta una sfida per il Clinico soprattutto in rapporto alle diverse strategie terapeutiche. Sebbene alcuni biomarcatori abbiano mostrato potenziali capacità predittive sull’eziopatogenesi della sofferenza miocardica, la diagnosi resta, ancora oggi, affidata al dato anamnestico, clinico ed elettrocardiografico. Cardiovascular Biomarkers in the Early Discrimination of Type 2 Myocardial Infarction Nestelberger e coll. per gli investigatori APACE JAMA Cardiol. 2021;6(7):771-780 www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 8 a 42
Giuliano Pinna Mariagiovanna Di Palo Frequenza della trombocitopenia e degli anticorpi anti FP4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale prima della pandemia AZ Casi di trombosi in siti insoliti con associata trombo- COVID- citopenia sono stati recentemente segnalati entro 4-28 19ChAdOx1nCov-19 giorni dalla vaccinazione con i vaccini COVID- AstraZeneca/Oxford 19ChAdOx1nCov-19 (Astra Zeneca/Oxford) e Ad26.COV2. S (Janssen/Johnson&Johnson) J&J Ad26.COV2. S Molti pazienti avevano trombosi del seno venoso cerebrale Janssen/Johnson&J (CVST). ohnson Dopo sospensione temporanea della vaccinazione con AZ in diversi paesi europei è stata ripresa la vaccinazione ma CVST limitata ai gruppi di età più avanzata nella maggior parte di Cerebral Venous questi paesi, a seguito di una valutazione dei benefici e dei Sinus Thrombosis rischi da parte dell’EMA. La vaccinazione con J&J è stata ripresa dopo una sospensione temporanea negli Stati Uniti FP4 in seguito a raccomandazioni della FDA e dei Centri per il Fattore piastricon 4 controllo e la prevenzione delle malattie. *20 x103/μL, In uno studio che ha coinvolto 10 pazienti che hanno intervallo HIT sviluppato trombosi e trombocitopenia (nadir della conta interquartile Heparin Induced [IQR], 12-64 Thrombocytopenia piastrinica mediana: 20.000) * da 5 a 16 giorni dopo la x103/μL vaccinazione con AZ, tutti i pazienti testati avevano sviluppato anticorpi contro il fattore piastrinico 4 (PF4), fortemente attivanti le piastrine nonostante l'assenza di un precedente trattamento con eparina. Per descrivere questa risposta specifica, gli autori hanno coniato il termine Trombocitopenia trombotica immunitaria vaccino indotta. La risposta suggerisce un meccanismo di malattia simile alla trombocitopenia spontanea indotta dall'eparina (HIT), una forma di HIT autoimmune, che è stata precedentemente segnalata come causa di CVST, così come altre forme di trombosi. Tra i pazienti con diagnosi di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare prima della pandemia di COVID-19, la proporzione stimata di trombocitopenia era del 14%, ma la frequenza di trombocitopenia, HIT e anticorpi PF4/eparinanella CVST prima della pandemia di COVID-19 sono rimaste sconosciute. Siccome queste informazioni possono guidare le indagini sulla possibile associazione tra i vaccini AZ, J&J e CVST con la trombocitopenia, lo studio ha cercato di rispondere a queste domande utilizzando i dati della pre- pandemia COVID-19 dall'International Cerebral Venous Sinus Thrombosis Consortium. www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 9 a 42
I seni venosi della dura madre o seni cranici o seni durali sono una rete complessa di canali venosi contenuti nello spessore di due pliche della dura madre encefalica (lamine periostale e meninge) e drenano il sangue refluo dall'encefalo e dal cranio per confluire nella vena giugulare interna. Talvolta, nei pazienti trattati con eparina, il farmaco si combina con una proteina prodotta dalle piastrine, chiamata fattore piastrinico 4 (FP4), formando un complesso. In alcuni pazienti, il sistema immunitario riconosce questo complesso eparina-PF4 come "estraneo" e, di conseguenza, produce un anticorpo diretto contro di esso (anticorpo anti-eparina/FP4). Il legame dell’anticorpo anti-eparina/PF4 al complesso eparina-PF4 attiva le piastrine, portando alla loro aggregazione e alla diminuzione del loro numero (trombocitopenia). Questa sintomatologia clinica è nota con il nome di Trombocitopenia indotta da eparina (HIT). In corso di HIT è possibile anche sviluppare nuovi eventi trombotici o assistere ad un peggioramento della trombosi in atto, una complicanza potenzialmente letale dell'assunzione di eparina. Il messaggio Quali erano le frequenze della trombocitopenia, trombocitopenia indotta da eparina e anticorpi anti FP4 4/eparina in pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale precedentemente alla pandemia di COVID-19? In un’analisi descrittiva di un campione retrospettivo consecutivo di 865 pazienti con trombosi del seno venoso cerebrale dal 1987 al 2018, • la trombocitopenia al basale è stata osservata nell’8,4% di pazienti • la trombocitopenia indotta da eparina è stata diagnosticata nello 0,1%. • In un sottogruppo di campioni di convenienza di 93 pazienti con plasma disponibile per ulteriori analisi di laboratorio (inclusi 8 che avevano trombocitopenia), nessuno presentava anticorpi anti FP4/eparina. In conclusione, questi risultati possono informare le indagini della possibile associazione tra vaccini AZ e J&J e trombosi del seno venoso cerebrale con trombocitopenia. Per approfondire L’obiettivo dello studio era di determinare le frequenze di trombocitopenia al ricovero, trombocitopenia indotta da eparina e presenza di anticorpi anti- FP4/eparina nei pazienti con diagnosi di trombosi del seno venoso cerebrale prima della pandemia di COVID-19. Si tratta di un’analisi descrittiva di un campione retrospettivo di pazienti consecutivi con diagnosi di trombosi del seno venoso cerebrale eseguita tra gennaio 1987 e marzo 2018 da 7 ospedali partecipanti all'International Cerebral Venous Sinus Thrombosis Consortium di Finlandia, Paesi Bassi, Svizzera, Svezia, Messico, Iran e Costarica. Di 952 pazienti, sono stati inclusi 865 con conta piastrinica disponibile al basale. In un sottogruppo di 93 pazienti, campioni di plasma congelato raccolti durante uno studio precedente tra settembre 2009 e febbraio 2016 sono stati analizzati per la presenza di anticorpi FP4/eparina. Outcome • Frequenze di trombocitopenia al ricovero (conta piastrinica 0,4, in un sottogruppo di pazienti con campioni di plasma precedentemente raccolti). www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 10 a 42
RISULTATI Di 865 pazienti (età media, 40 anni [range interquartile, 29-53 anni], 70% donne), • 73 avevano trombocitopenia, che era 8,4%; 95%CI da 6,8% a 10,5% o lieve (100-149 x 103/μL) in 52 (6,0%), o moderata (50-99 x 103/μL) in 17 (2,0%) o grave (
Giuliano Pinna Un inibitore della transglutaminasi 2. Nuove speranze per i celiaci Premessa La malattia celiaca è caratterizzata da infiammazione dell'intestino tenue, è frequentemente associata ad autoimmunità e colpisce dallo 0,2 al 2,0% della popolazione nella maggior parte dei paesi. L'identificazione dei casi è La risposta immune aumentata negli ultimi decenni grazie al miglioramento della diagnosi contro il glutine non sierologica, ma è anche aumentata la reale prevalenza della malattia. è sufficiente ad indurre il danno È risaputo che è provocata dall’ingestione di glutine nel frumento, e cereali della mucosa, ma correlati, in persone geneticamente predisposte che hanno genotipi HLA-DQ2 …. il numero di e HLA-DQ8, necessari ma non sufficienti per la manifestazione della celiachia. cellule T glutine- La malattia celiaca richiede la presenza di autoanticorpi diretti contro l’enzima specifiche deve tissutale endogeno transglutaminasi 2 e si verifica selettivamente in persone raggiungere una certa soglia per nelle quali sono espresse le molecole HLA-DQ2 o HLA-DQ8. Questo requisito promuovere la è enigmatico, considerato che il glutine è un antigene esogeno ha molto poche distruzione dei cariche negative. Si pensa perciò che gli autoanticorpi siano diretti contro la tessuti, e questa transglutaminasi 2, che forma un complesso col glutine aumentando così la soglia può essere raggiunta solo sua affinità per HLA-DQ2 e HLA-DQ8, introducendo cariche negative attraverso un attraverso la deamidadazione. processo di Tuttavia, il glutine ha anche la capacità di legare un grande numero di molecole amplificazione che e indurre risposte immuni nella sua forma nativa. Di conseguenza, i T linfociti richiede modifiche anti-glutine nel sangue periferico sono largamente HLA-DR ristretti e diretti HLA-DQ2 o HLA- DQ8 e modifiche contro peptidi glutinici nativi. In pratica, la risposta immune contro transglutaminasi 2- il glutine non è sufficiente ad indurre il danno della mucosa, ma studi sull'uomo mediate. e sui topi convergono verso un modello in cui il numero di cellule T glutine- specifiche deve raggiungere una certa soglia per promuovere la distruzione dei tessuti, e questa soglia può essere raggiunta solo attraverso un processo di amplificazione che richiede modifiche HLA-DQ2 o HLA-DQ8 e modificazioni transglutaminasi 2-mediate. I classici sintomi della celiachia sono diarrea, perdita di peso e malnutrizione, ma la celiachia si manifesta frequentemente con sintomi aspecifici o atipici, tra cui affaticamento, alterazioni delle abitudini intestinali, anemia, osteoporosi o malattie autoimmuni come tiroidite autoimmune e diabete di tipo 1. La celiachia attiva viene diagnosticata sulla base di elevati livelli di autoanticorpi sierici per la transglutaminasi 2 ed è confermata dall'esame istologico dell’atrofia dei villi e iperplasia delle cripte nell’intestino tenue prossimale, accompagnata da infiltrazione linfocitaria intraepiteliale della mucosa duodenale. L'unico trattamento disponibile per la celiachia è l'adesione per tutta la vita a una rigorosa dieta gluten free, una dieta difficile da mantenere e on ogni modo solo il 50% dei pazienti ha un recupero della mucosa e spesso a 1 anno o più dalla diagnosi gli anticorpi non si sono ancora negativizzati. Inoltre, molti pazienti con malattia celiaca riferiscono di avere sintomi persistenti nonostante l'aderenza alla dieta priva di glutine. Quindi, c'è un bisogno medico insoddisfatto per un trattamento efficace in aggiunta a una www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 12 a 42
dieta rigorosamente priva di glutine. Attualmente nessuna terapia farmacologica previene in modo affidabile gli effetti del glutine alimentare o è stata approvata dalle autorità di regolamentazione per il trattamento della malattia celiachia. La transglutaminasi 2, l'autoantigene celiaco, si esprime nella mucosa intestinale, dove modifica i peptidi immunogenici del glutine mediante deamidazione di una certa glutammina a carica neutra, producendo residui acidi glutammici caricati negativamente Questa modifica favorisce la presentazione del glutine-peptidea molecole i HLA-DQ2 o HLA- DQ8 sulla mucosa presentante l'antigene e consente l'attivazione e espansione del CD4+ specifico per il peptide del glutine (T helper) e la secrezione di citochine proinfiammatorie. Questo processo porta all’atrofia dei villi atrofia e all’iperplasia delle cripte e alla differenziazione delle cellule B e la produzione di transglutaminasi 2 IgA. In questo numero del Journal, Schuppan e collaboratori presentano i risultati di un trial in fase 2, in doppio cieco, controllato con placebo dell'inibitore orale selettivo della transglutaminasi 2 ZED1227, che è stato somministrato giornalmente per 6 settimane in un trial che includeva una sfida giornaliera di 3 g di glutine. Endpoint primario: attenuazione del danno della mucosa indotta dal glutine, dato dal rapporto altezza dei villi/ profondità della cripta. ZED1227 inibisce la transglutaminasi 2 con alta specificità e previene la formazione di glutine deamidato e, presumibilmente, l'iniziale fase di attivazione delle cellule T indotte dal glutine. ZED1227 è formulato come una capsula orale per il targeting duodenale ed è stato testato per la sicurezza clinica in studi precedenti. Il messaggio Nella malattia celiaca, la transglutaminasi 2 dell'intestino tenue provoca la Un effetto deamidazione dei residui della glutammina dei peptidi del glutine, fatto che significativo con ZED1227, aumenta la stimolazione delle cellule T e porta a lesioni della mucosa. L'inibizione rispetto al della transglutaminasi 2 è un potenziale trattamento per la celiachia. placebo, è stato In questo numero del Journal, Schuppan e collaboratori presentano i risultati di osservato per uno studio in fase 2, in doppio cieco, controllato con placebo sull’inibitore quanto riguarda l’endpoint selettivo orale della transglutaminasi 2, ZED1227, che è stato somministrato primario a tutti e giornalmente per 6 settimane. Il trial includeva una sfida giornaliera di 3 g di tre i livelli di dose glutine. testati (10 mg, L’endpoint primario della sperimentazione era l'attenuazione del danno della 50 mg e 100 mucosa indotto dal glutine, come misurato dal rapporto altezza dei villi/ mg). profondità della cripta. Un effetto significativo di ZED1227, rispetto al placebo, è stato osservato per quanto riguarda l’endpoint primario a tutti e tre i livelli di dose testati (10 mg, 50 mg e 100 mg). Questo risultato è particolarmente importante perché è stato raggiunto in assunzione di glutine, anche se in quantità relativamente moderata, (una dieta regolare contiene 12 g di glutine al giorno, considerando che la sfida coinvolto 3 g al giorno) e per un breve periodo di tempo. www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 13 a 42
Per approfondire In un trial proof-of-concept è stata valutata l'efficacia e la sicurezza di un trattamento di 6 settimane con ZED1227, un inibitore selettivo orale della transglutaminasi 2, a tre dosi Diverse, rispetto al placebo, in adulti con malattia celiaca ben controllata che assumevano 3 g di glutine al giorno. L'endpoint primario era l'attenuazione del danno della mucosa indotto dal glutine, misurato dal rapporto tra l'altezza dei villi e la profondità della cripta. Gli endpoint secondari includevano la densità dei linfociti intraepiteliali, il Celiac Symptom Index score, e il Celiac Disease Questionnaire score (per la valutazione della qualità della vita correlata alla salute). RISULTATI Dei pazienti assegnati al gruppo ZED1227 • 41 sono stati assegnati al gruppo 10 mg, • 41 sono stati assegnati al gruppo 50 mg, • 41 sono stati assegnati al gruppo da 100 mg • 40 sono stati assegnati al gruppo placebo, Rispettivamente 35, 39, 38 e 30 pazienti hanno avuto un'adeguata biopsia duodenale per la valutazione dell'endpoint primario. Il trattamento con ZED1227 a tutti e tre i livelli di dose ha attenuato il danno della mucosa duodenale indotto dal glutine. La differenza stimata rispetto al placebo nella variazione del rapporto medio l’altezza dei villi/ profondità della cripta dalla linea di base alla settimana sei è stata di • 0,44 nel gruppo da 10 mg (P = 0,001), 95%CI da 0,15 a 0,73 • 0,49 nel gruppo da 50 mg (P
Giuliano Pinna Angela Pepe Diverticolite acuta: quali antibiotici? Premessa La diverticolite acuta è una comune condizione infiammatoria del colon (209 casi Le diverticoliti ogni 100.000 anni-persona) e ogni anno è responsabile di 5,5 miliardi di dollari di acute non complicate sono spesa nell'assistenza sanitaria US. È una malattia dolorosa e imprevedibile che sempre da si ripresenta spesso e influisce sulla la qualità della vita. La più comune trattare con manifestazione della diverticolite è caratterizzata dall’ infiammazione del associazioni di diverticolo senza ascesso o perforazione (diverticolite acuta non complicata) e antibiotici già alla a prima viene gestita in regime ambulatoriale. Per accelerare il recupero dall'episodio occasione? E acuto e ridurre il rischio di complicazioni si fa ricorso spesso alla terapia quale antibiotica. I due regimi antibiotici più comunemente prescritti per la associazione è diverticolite in ambito ambulatoriale sono una combinazione di preferibile? E metronidazolo/fluorochinolone o di amoxicillina/acido clavulanico, ma qual è il rapporto con nonostante siano così comunemente prescritti, nello specifico l’efficacia e la l’infezione da sicurezza di queste due associazioni rimangono poco chiare: è un problema clostridium critico soprattutto per i fluorochinoloni, tanto che la FDA ha raccomandato che difficile? essi vengano riservati a condizioni in cui non sia possibile un trattamento alternativo, a causa del rischio correlato di potenziali effetti avversi, permanente e invalidanti.1 Ricordiamo le È quindi opportuno trattare i pazienti con diverticolite acuta non complicata perplessità suile subito, alla prima occorrenza, con queste associazioni di antibiotici (e quale delle complicazioni due associazioni?) per prevenire un ricovero ospedaliero correlato alla da chinolonici diverticolite, la chirurgia in urgenza, la chirurgia elettiva e ulteriori visite al pronto soccorso? Inoltre, gli AA hanno cercato di valutare il rischio comparativo della Infezione da Clostridioides difficile (CDI) associata ai due trattamenti. Per rispondere a queste domande, sono stati utilizzati i dati administrative health care claims di due popolazioni degli Stati Uniti che sono stati implementati da un disegno con nuovi utenti con comparatore attivo. 1. La FDA avverte che i potenziali rischi associati all'uso di fluorochinoloni includono ipoglicemia; effetti negativi sulla salute mentale; neuropatia periferica; dissezione aortica; aneurisma; ed effetti negativi su tendini, muscoli, articolazioni e nervi. www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 15 a 42
Il messaggio In 2 grandi coorti nazionali di adulti immunocompetenti con diverticolite Non si sono ambulatoriale trattatati con le due associazioni di antibiotici, il rischio a 1 anno di viste differenze tra i due tipi di ricovero ospedaliero o di intervento chirurgico urgente era basso, e non c'era antibiotici, differenza tra i gruppi di antibiotici. Non c'era inoltre alcuna differenza nel rischio nenche nel a lungo termine per la chirurgia elettiva per diverticolite. rischio di Nella coorte dei beneficiari di Medicare, il trattamento con metroni- infezione da CD dazolo/fluorochinolone versus amoxicillina/clavulanato era associato ad un aumento simile del rischio di infezione da clostridium difficile negli ultrasessantenni. Sorprendentemente, la terapia con metronidazolo/fluorochinolone era da 7 a 8 volte più comune dell'amoxicillina- acido clavulanico per il trattamento ambulatoriale della diverticolite. Per approfondire L’obiettivo dello studio era di determinare l'efficacia e i danni di metro- nidazolo/fluorochinolone versus amoxicillina-clavulanato per la diverticolite ambulatoriale. Si tratta di uno studio con comparatore attivo, nuovo utente, e di una coorte retrospettiva. Ambito: dati sui sinistri sulla popolazione a livello nazionale negli Stati Uniti residenti dai 18 ai 64 anni assicurati (dal 2000 al 2018) o di 65 anni o più anziani con Medicare (dal 2006 al 2015). I partecipanti erano adulti immunocompetenti con diverticolite in un contesto ambulatoriale. Outcome: rischi a 1 anno di • ricovero ospedaliero • chirurgia in urgenza • infezione da Clostridioides difficile (CDI) rischio a tre anni di chirurgia elettiva. Risultati MarketScan Nel MarketScan (IBM Watson Health), sono stati identificati (IBM Watson • 106.361 nuovi utenti in metronidazolo/fluorochinolone Health • 13.160 nuovi utenti in amoxicillina/lavulanato. No, differenze nel rischio di CDI, www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 16 a 42
*differenza di rischio: 0,1 punti percentuali Tra i gruppi non ci sono state differenze 95%CI da -0,3 a 0,6 • nel rischio di ricovero a 1 anno * ^ differenza di rischo: 0,0 punti percentuali • rischio di chirurgia d’urgenza a 1 anno^ 95%CI da -0,1 a 0,1 § differenza di rischio, 0,2 punti percentuali • rischio di chirurgia elettiva a 3 anni§ 95%CI da 0,3 a 0,7 • rischio CDI a 1 anno # # differenza di rischio, 0,0 punti percentuali 95%CI da -0,1 a 0,1 In Medicare, sono stati identificati Medicare • 17.639 nuovi utilizzatori di metronidazolo/fluoro- Il rischio di CDI era più alto con Metrodinazolo fluorochinolone chinolone • 2.709 nuovi utilizzatori di amoxicillina/clavula- nato. Non ci sono state differenze tra i gruppi nel rischio di • ricovero a 1 anno* • chirurgia urgente a i anno^ *differenza di rischio, 0,1 punti percentuali • chirurgia elettiva a 3 anni§. 95%CI da -0,7 a 0,9 ^differenza di rischio, 0,2 punti percentuali 95%CI da -0,6 a 0,1 § differenza di rischio, 0,3 punti percentuali 95%CI da -1,1 a 0.4 Il rischio di CDI a 1 anno era più alto per metroni- *differenza di rischio, 0,6 punti percentuali dazolo/fluorochinolone che per amoxicillina/acido 95%CI da 0,2 a 1.0. clavulanico * Conclusione: Anche il trattamento della diverticolite in ambito ambulatoriale con amoxicillina- l’amoxicillina/ clavulonato ha clavulanato può ridurre il rischio di danni correlati ai fluorochinolonici senza influire il rischio di negativamente sui risultati specifici della diverticolite. clostridium Si fa notare che secondo la FDA i chinolonici aumentano anche il rischio di CDI, ma difficile negli questo studio ha riscontrato che anche l’amoxicillina/ clavulonato ha tale complicanza anziani, negli anziani, per cui si raccomanda di valutare bene sia l'indicazione (diverticolite) sia le possibili complicanze di un trattamento antibiotico potenzialmente evitabile (soprattutto negli anziani, nei quali la CDI è più comune). Limitazione: la confusione residua è possibile, e non tutti i danni associati a questi antibiotici, in particolare il danno epatico, potrebbero essere stati valutati. Comparative Effectiveness and Harms of Antibiotics for Outpatient Diverticulitis Two Nationwide Cohort Studies Charles E. Gabe e coll. Ann Intern Med. 2021; 174:737–746. doi:10.7326/M20-6315 www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 17 a 42
Giuliano Pinna Sara Rotunno Conviene interrompere le statine negli anziani fragili in politerapia? L'aumento dell'aspettativa di vita è senza dubbio uno dei più alti traguardi del 21° Gli studi clinici secolo. Allo stesso tempo, l'invecchiamento della popolazione ha portato a un numero randomizzati di crescente di individui affetti da comorbilità. Quest'ultima, cioè la coesistenza di più solito escludono i problemi di salute, è praticamente la regola tra gli anziani ed è associato a una qualità pazienti fragili, il di vita inferiore. Quasi inevitabilmente, le comorbilità implicano la necessità di che significa che non è ancora politerapie. Tuttavia, l'esposizione a più malattie croniche e la politerapia possono avere chiaro se e in che conseguenze cliniche negative, con ulteriori condizioni patologiche come il misura la deterioramento cognitivo e le reazioni avverse dovute alle interazioni tra i farmaci. somministrazione In tale contesto è stata posta una crescente attenzione alla de-prescrizione, cioè alla di statine svolga riduzione o interruzione graduale dei farmaci, per ridurre al minimo le politerapie e un'azione cercare di migliorare il benessere dei pazienti. Tuttavia, secondo diversi studi clinici preventiva sulle randomizzati, la soluzione non è così semplice: de-prescrizione può anche significare malattie CV in esporre il paziente a un possibile peggioramento degli outcome clinici, come i ricoveri questi pazienti ospedalieri e la stessa sopravvivenza. politrattati. Le statine sono il farmaco più prescritto nel mondo occidentale, essendo un elemento fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari (CV). Tuttavia, per una serie di motivi, gli studi clinici randomizzati di solito escludono i pazienti fragili, il che significa che non è ancora chiaro se e in che misura la somministrazione di statine svolga un'azione preventiva sulle malattie CV in questi pazienti politrattati. Come prevedere le implicazioni della de-prescrizione delle statine nei pazienti che ricevono una politerapia? Il presente studio ha esaminato un'ampia coorte di pazienti di età pari o superiore a 65 anni esposti a politerapia. L'obiettivo principale dello studio è stato quello di valutare le implicazioni cliniche dell’interruzione delle statine mantenendo l'uso di altri farmaci. Il controllo delle fonti di incertezza sistematica è stato di particolare interesse in questo studio. Il messaggio In questo studio di coorte basato sulla popolazione di 29.047 pazienti si dimostra che l'interruzione della terapia con le statine si associa nel lungo termine ad un rischio significativamente aumentato di ospedalizzazione per scompenso cardiaco e di qualsiasi outcome cardiovascolare, mortalità totale e ricovero d'urgenza per ogni causa. Per approfondire Questo studio di coorte retrospettivo, basato sulla popolazione comprendeva 29.047 residenti in Lombardia di età pari o superiore a 65 anni che ricevevano un trattamento ininterrotto con statine, antipertensivi, antidiabetici e agenti antipiastrinici dal 1° ottobre 2013, fino al 31 gennaio 2015, con follow-up fino al 30 giugno 2018. I dati sono stati raccolti utilizzando il database sull'utilizzo dell'assistenza sanitaria della regione Lombardia in Italia. L'analisi dei dati è stata condotta da marzo a novembre 2020. I membri della coorte sono stati seguiti per identificare coloro che hanno interrotto le statine. In questo gruppo, coloro che hanno mantenuto altre terapie durante i primi 6 mesi www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 18 a 42
dopo l’interruzione della statina è stata di 1:1 punteggio di propensione abbinato con i pazienti che non hanno interrotto né le statine né altri farmaci. Le coppie di pazienti che interrompevano e mantenevano le statine erano seguite dall'interruzione iniziale fino al 30 giugno 2018, per stimare gli hazard ratio (HR) e 95% CI per esiti fatali e non fatali associati alla sospensione delle statine. RISULTATI L'intera coorte comprendeva 29 047 pazienti esposti alla politerapia (età media, 76,5 (DS: 6,5) anni 18. 257 uomini Di questi, • 5.819 (20,0%) hanno interrotto le statine pur mantenendo altri farmaci • 4.010 (68,9%) sono stati confrontati con un comparatore. Nel gruppo sospensione, l’età media era di 76,5 (DS: 6,4) anni, • 2.405 (60,0%) erano uomini • 506 (12,6%) avevano punteggi di comorbilità multifonte di 4 o 5. Nel gruppo di mantenimento, l'età media era 76,1 (DS: 6,3) anni, • 2474 (61,7%) erano uomini • 482 (2,0%) avevano punteggi di comorbilità multifonte di 4 o 5. Rispetto al gruppo di mantenimento, i pazienti nel gruppo di sospensione avevano un rischio maggiore di ricoveri ospedalieri per: • scompenso cardiaco HR, 1,24 95%CI da 1,07a 1,43 • qualsiasi esito cardiovascolare HR, 1,14 95%CI da 1,03 a 1,26), • decessi per qualsiasi causa) HR, 1,15 95%CI da 1,02 a 1,30 • ricoveri d’urgenza per qualsiasi causa. HR, 1,12 95%CI da 1,05 a 1,19 COMMENTO In questa ampia indagine osservazionale basata sulla popolazione si è visto che tra i pazienti in politerapia, coloro che hanno interrotto le statine mantenendo altre terapie farmacologiche erano a rischio più elevato, nel lungo termine, di ricovero ospedaliero per malattie CV, ricovero di emergenza per tutte le cause e mortalità totale rispetto a coloro che avevano mantenuto tutte le terapie farmacologiche, incluse le statine. L'aumentato rischio non era banale perché, rispetto al mantenimento di tutti i farmaci, l'interruzione delle sole statine è stato associata con eccessi di rischio che vanno dal 12% (ricovero della politerapia in questi pazienti non ha generato una significativa riduzione degli accessi al pronto soccorso per cause neurologiche, considerato un proxy per l'insorgenza di episodi di delirio. Infine, probabilmente a causa del potere limitato, risultati più incerti sono stati ottenuti quando l'associazione è stata indagata tra i pazienti più anziani e quelli con un profilo clinico peggiore. Cardiovascular Outcomes and Mortality Associated with Discontinuing Statins in Older Patients Receiving Polypharmacy Rea e coll. JAMA Network Open. 2021;4(6): e2113186. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2021.13186 www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 19 a 42
Giuliano Pinna Lipoprotein(a), LDL-c e ipertensione come predittori della necessità di sostituzione valvolare aortica nell’ipercolesterolemia familiare. ASCVD L'ipercolesterolemia familiare eterozigote (FH) è un Lo sviluppo di Atherosclerotic disturbo co-dominante con una prevalenza stimata nella AVS è Cardiovascular strettamente popolazione di 1 su 250 e la causa ereditaria più comune correlato Disease di malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD). La all'aterosclerosi, stenosi degenerativa della valvola aortica (AVS) è la con fattori AVR predisponenti forma più diffusa di cardiopatia valvolare e la più Aortic Valve comuni, tra cui Replacement comune indicazione per la sostituzione della valvola ipertensione, aortica chirurgicamente o via transcatetere (TAVR). diabete, abitudine AVS L'AVS è stata ben descritta in pazienti con FH al fumo e Aortic Valve Stenosis omozigote, ma il suo sviluppo e, in particolare, le sue ipercolesterolemia sequele, sono meno evidenti nell'FH eterozigote. FH Lo sviluppo di AVS è strettamente correlato Familial all'aterosclerosi, con fattori predisponenti comuni, tra Hypercholesterolaemia cui ipertensione, diabete, abitudine al fumo e ipercolesterolemia. I dati della ran-domizzazione LDL-C mendeliana testimoniano i ruoli causali di livelli elevati di Low-Density Lipoprotein lipoproteine a bassa densità (LDL-C) e lipoproteina (a) Cholesterol [Lp(a)] nello sviluppo dell’AVS. Di conseguenza, queste lipoproteine possono contribuire congiuntamente alle NAR fasi di iniziazione e propagazione dell'AVS che Non-Affected Relatives coinvolgono l’infiltrazione lipidica, l’infiammazione, la fibrosi e la calcificazione; ciò è particolarmente rilevante SAFEHEART per i pazienti con FH. È stato riportato anche un ruolo Spanish Familial importante della Lp(a) e dei fosfolipidi ossidati sulla Hypercholesterolemia progressione dell’AVS verso la necessità di sostituzione Cohort Study della valvola aortica (AVR). TAVR I dati di registro offrono la migliore opportunità di Transcatheter Aortic esplorazione della frequenza di AVS e la necessità di Valve Replacement sostituzione valvolare nei pazienti con FH, e in effetti gli AA avevano già utilizzato il SAFEHEART (Spanish Familial Hypercholesterolemia Cohort Study) per dimostrare che una Lp(a) elevata è un predittore indipendente di eventi avversi cardiaci maggiori in pazienti con mutazioni patogene che interessano la via del recettore LDL e che Lp(a) e FH sono ereditati indipendentemente all'interno delle famiglie. Nel presente studio sono stati studiati la frequenza e i predittori della necessità di AVR per una AVS grave in pazienti geneticamente definiti come FH eterozigoti nella coorte SAFEHEART. NOTA L'aggiustamento di LDL-C in base al contenuto di colesterolo di Lp(a) [LDL-CLp(a)] è stato realizzato utilizzando una versione modificata della formula di Friedewald [LDL-CLp(a) = TC - HDL-C - TG/5 - (Lp(a) 0,45)] che assumeva che il 45% di Lp(a) in mg/dl era colesterolo. Gli score LDL-C-anno e LDL-CLp(a)-anno sono stati divisi per 100 unità per rendere i risultati più facilmente interpretabili www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 20 a 42
Il messaggio Sulla base dei dati di una coorte di follow-up a lungo termine, si è visto che l’FH eterozigote era associata ad un marcato aumento della necessità di AVR per AVS grave. Nello specifico, è stato notato un aumento di 5,71 volte nella necessità di AVR nei pazienti con FH rispetto ai parenti non affetti (NAR). Età anziana, precedente ASCVD, ipertensione, elevato LDL-CLp(a)- anno(mg/anno/dL) e le concentrazioni plasmatiche elevate di Lp(a) erano indipendenti predittori della necessità di AVR. Per approfondire SAFEHEART è uno studio di coorte prospettico a lungo termine su una popolazione con FH e parenti non affetti. (NAR) Sono state analizzate la frequenza e i predittori della necessità di AVR a causa di AVS in questa coorte. Sono stati arruolati 5.022 soggetti 3.712 con FH 1.310 NAR Dopo un follow-up medio di 7,48 (3,75) anni, hanno richiesto la sostituzione valvolare aortica • 50 pazienti con FH (1,48%) • 3 NAR (0,27%) Odds ratio 5,71 95%CI da 1,78 a 18,4 P = 0,003 L'incidenza di AVR era significativamente più alta nei pazienti con FH log-rank 5,93 P = 0,015 L’analisi di regressione di Cox ha dimostrato un'associazione tra FH e HR: 3,89 AVR con 95%CI da 1,20 a 12,63 P = 0,024 • età avanzata • precedente ASCVD • ipertensione, • aumentato LDL-CLp(a)-anno score, essendo l’Lp(a) elevato predittivo di un evento Conclusioni La necessità di AVR per AVS è significativamente aumentata nei pazienti FH, in La riduzione di particolare in quelli più anziani e con precedente ASCVD, ipertensione, aumento LDL-C e Lp(a) di LDL-CLp(a)-anno e aumento di Lp(a). La riduzione di LDL-C e Lp(a) insieme insieme al controllo al controllo dell'ipertensione potrebbe ritardare la progressione dell'AVS in FH, dell'ipertensione ma questo richiede prove da test clinici. potrebbe ritardare la www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 21 a 42
L'articolo è accompagnato da un Editoriale di Kronenberg dell'Università di progressione Medicina di Innsbruck in Austria. L'autore conclude che avremo bisogno di dell'AVS in FH, ulteriori le prove per giungere ad una conclusione definitiva considerando che l'incidenza di stenosi della valvola aortica aumenterà notevolmente nel prossimo decennio a causa dell'aumento dell'aspettativa di vita. Lipoprotein(a), LDL-cholesterol, and hypertension: predictors of the need for aortic valve replacement in familial hypercholesterolaemia Leopoldo Perez de Isla e coll. European Heart Journal (2021) 42, 2201–2211 doi:10.1093/eurheartj/ehaa1066 Dyslipidaemias in stroke, chronic kidney disease, and aortic stenosis: the new frontiers for cholesterol lowering Filippo Crea European Heart Journal (2021) 42, 2137–2140 doi: 10.1093/eurheartj/ehab295 Articoli correlati Stenosi aortica moderata. Che fare? 01.08.2017 Stenosi aortica e sindrome di Heyde 15.07.2015 Stenosi aortica update 01.11.2017 Stenosi aortica bicuspide-TAVI 01.08.201 Stenosi aortica da operare e rapporto con ipertensione LDL e LP(a) 01.08.2021 TAVI e infarti cerebrali silenti post-intervento 01.05.2021 www.fadoi.org FADOI – Società Scientifica di Medicina Interna Pag. 22 a 42
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