CITTADINANZA E COSTITUZIONE

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Ministero dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca
              Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria
                           Direzione Generale

CITTADINANZA E COSTITUZIONE
Linee - guida per le Istituzioni Scolastiche della Calabria

 a cura del Gruppo di Lavoro Regionale “Cittadinanza e Costituzione”

                      a cura del Gruppo di Lavoro
              Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria
Indice

Premessa

I Parte : Il Contesto legislativo come risorsa

1 La legislazione italiana in materia di educazione alla convivenza civile e alla cittadinanza
1.1 DPR 13 giugno 1958, n. 585
1.2 DM 9 febbraio 1979
1.3 DPR 12 febbraio 1985 n. 104
1.4 Direttiva 8 febbraio 1996 n. 58
1.5 Legge delega 28 marzo 2003 - Decreto Legislativo 19 febbraio 2004 n. 59
1.6 Decreto Ministeriale 31 luglio 2007
1.7 DDL 1 agosto 2008 - DL 1 settembre 2008 n. 137 convertito in Legge 30 ottobre 2008 n. 169

II Parte : La Costituzione del Gruppo di Lavoro “Cittadinanza e Costituzione”
1 Il senso di un gruppo di lavoro regionale
1.1 Orientamenti Pedagogici
1.2 Cittadinanza e bisogni di formazione tra multiculturalismo ed intercultura
1.3 Formare alla Cittadinanza nella scuola della complessità

III Parte : La Dimensione inclusiva della scuola
1 L’azione della scuola
2 Gli assi portanti di un’educazione alla Cittadinanza
2.1 Il recupero del senso di partecipazione alla costruzione di una società ispirata ai valori della
convivenza democratica
2.2 Il confronto con i valori o, per meglio dire con quelle concezioni etico morali rispetto all’uomo
2.3 Educare ai valori come promozione e sviluppo dell’affettività
2.4 Promozione e coltivazione del principio della responsabilità
2.5 La riaffermazione del diritto alla conoscenza
2.6 La Cittadinanza come “apprendimento a vivere”.
3 Le scelte operative per il lavoro nelle scuole
3.1 Educazione alla legalità, alla convivenza civile e alla partecipazione democratica ed associativa.
3.2 Educazione ambientale
3.3 Educazione stradale
3.4 Conoscenza, valorizzazione, applicazione della Carta Costituzionale
4 Indicazioni generali sulle attività di “Cittadinanza e Costituzione”
5 Il /I Docente/ I referente/i
6 Suggerimenti Operativi
7 Conclusioni

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Premessa

“Cittadinanza e Costituzione”sono due sostantivi importanti adottati dalla recente normativa
scolastica italiana per ripensare e riproporre in termini aggiornati, una vasta area di significati,
condivisa anche a livello internazionale e che in Italia ha interessato la scuola da almeno un
cinquantennio.
Nell’intento di far acquisire quelle che, in autorevoli sedi europee, sono state definite competenze
chiave di cittadinanza, la legge 169/08 introduce la sperimentazione dell’insegnamento di
“Cittadinanza e Costituzione” ed annuncia l’attivazione di “azioni di sensibilizzazione e di
formazione del personale finalizzate all’acquisizione, nel primo e nel secondo ciclo dell’istruzione,
delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”, nell’ambito delle aree
storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse”.
Oltre a temi classici globalmente riconducibili ad una civic education, tale insegnamento
comprende anche l’educazione ambientale, l’educazione alla legalità, i principi di una corretta
competizione sportiva e i valori del volontariato, le basi dell’educazione stradale e dell’educazione
alla salute, il valore del rispetto delle regole.
La scuola è chiamata ad essere una palestra di democrazia, dove gli studenti possono esercitare
diritti inviolabili e rispettare i doveri inderogabili della società di cui fanno parte ad ogni livello, da
quello europeo a quello mondiale, nella vita quotidiana, nello studio e nel mondo del lavoro.
La conoscenza della Costituzione deve essere assunta come “una mappa di valori” utile per
esercitare la cittadinanza a tutti i livelli.
L’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione” diventa l’occasione dunque per costruire nelle
classi, dove sono presenti ragazze e ragazzi con provenienze, storie, tradizioni e culture diverse,
delle vere comunità di vita e di lavoro, che cerchino di dare significati nuovi alla convivenza ed
elaborino percorsi che costruiscano contemporaneamente identità personale e solidarietà collettiva,
competizione e collaborazione.

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I Parte : Il Contesto legislativo come risorsa

Nell’ultimo mezzo secolo il tentativo di dare dignità compiuta all’ insegnamento di educazione
civica è passata attraverso nomi e prospettive culturali parzialmente diverse, rivelando comunque
sostanziale assonanza di intenti.
Appare pertanto doveroso, oltre che strategicamente opportuno ripercorrere brevemente queste
vicende istituzionali.

       1. La legislazione italiana in materia di educazione alla convivenza civile e alla
          cittadinanza

         1.1 Il dpr 13.6.1958, n.585 (ministro Aldo Moro)
         Le origini istituzionali dell’educazione civica nella storia repubblicana si ritrovano nel dpr
13 giugno 1958, n. 585, dal titolo “Programmi per l’insegnamento dell’educazione civica negli
istituti e scuole di istruzione secondaria e artistica”, firmato dal ministro Aldo Moro e dal
presidente Giovanni Gronchi. Il termine “Educazione civica”, è quello che rimane più a lungo in
vigore sul piano istituzionale e che più largamente viene utilizzata dall’opinione pubblica, anche sul
piano internazionale.

       1.2 Il decreto ministeriale 9.2.1979 (ministro Mario Pedini)
       Nei programmi della scuola media del 1979 compaiono alcune novità interessanti.
L’educazione civica, “… ha come oggetto di apprendimento le regole fondamentali della
convivenza civile, come risultati di un processo storico…”.

        1.3 Il dpr 12.2.1985 n.104 (ministro Franca Falcucci)
        Nei programmi della scuola elementare del 1985 compariva, ai vertici degli obiettivi
educativi, l’Educazione alla convivenza democratica, indicata come uno dei “principi e fini della
scuola primaria”. Quanto allo spazio curricolare, questi programmi prevedevano, accanto alla storia
e alla geografia, la materia “studi sociali”.

         1.4 La direttiva 8.2.1996 n. 58 (ministro Giancarlo Lombardi)
         Negli anni 1995 e 1996 fu ripensata e rilanciata l’idea della strategicità dell’ educazione
civica. Di fronte ai grandi cambiamenti di tipo sociopolitico (dalla caduta del Muro di Berlino ai
trattati di Maastricht, alla globalizzazione) e di tipo esistenziale (il disagio giovanile, e la volontà di
protagonismo e di partecipazione giovanile), diversi ministeri furono tentati di affidare alla scuola
sulla base delle “emergenze” volta a volta percepite, ogni problema che presentasse risvolti di tipo
educativo; e che le stesse potessero trovare proprio nella Costituzione una mappa concettuale,
valoriale e giuridica essenziale e completa, utile a unificare la nuova problematica educativa e ad
affrontarla in termini integrativi.

        1.5 La legge 28. 3. 2003 e il d. l. 19. 2. 2004 n.59 (ministro Letizia Moratti)
        Sul piano normativo la legge 53/2003 del ministro Moratti, indica tra i fini della scuola
l’educazione ai principi fondamentali della convivenza civile. L’educazione alla convivenza civile è
stata, nei decreti applicativi, articolata in 6 educazioni, raggruppabili in due momenti significativi:
uno di tipo istituzionale (cittadinanza, sicurezza stradale, ambiente), uno di tipo esistenziale (salute,
alimentazione, affettività e sessualità).

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1.6 Il decreto ministeriale 31.7.2007 (ministro Giuseppe Fioroni)
        Il successivo ministro Fioroni lasciò cadere “le educazioni”, i cui concetti generali
(educazione alla convivenza civile e alla cittadinanza) sono però ampiamente citati nelle nuove
Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo: sia nella premessa
generale, “Cultura Scuola Persona”, che finalizza queste Indicazioni ad “una nuova cittadinanza”,
per un “nuovo umanesimo”, sia nella premessa alle singole discipline e alle aree disciplinari, in cui
si parla di cittadinanza attiva, di legalità, di etica della responsabilità e dei valori sanciti nella
Costituzione.

       1.7 Il d. l. 1. 9. 2008 n. 137, convertito nella L. 30.10.2008, n.169 (ministro M.S.Gelmini)
       Ha previsto l’istituzione per legge della “disciplina denominata Cittadinanza e Costituzione.
La decisione presa dal Governo, di intervenire nella scuola già dall’anno scolastico 2009 - 10, ha
comportato per l’immediato la scelta di concentrare l’attenzione da un lato sulla formazione dei
docenti, dall’altro sulla sperimentazione di un insegnamento che avesse per oggetto “le conoscenze
e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”, nell’ambito delle aree storico -
geografica e storico - sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse”.

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II Parte : La Costituzione del Gruppo di lavoro “Cittadinanza e Costituzione”

1. IL SENSO DI UN GRUPPO DI LAVORO REGIONALE

L’USR- D.G. per la Calabria- anche sulla scia dettata dal gradimento dell’iniziativa, si è subito
attivato per la costituzione, all’interno della struttura tendente all’innalzamento del livello
qualitativo del Sistema d’Istruzione Regionale, di uno specifico “gruppo di lavoro”
costituito da operatori della scuola.
Questo Gruppo intende porsi come interlocutore efficace delle Scuole del territorio per avviare con
esse processi di riflessione rispetto alle innovazioni in atto ed offrire supporti alla progettualità di
sistema.
        Nella fattispecie dell’area Cittadinanza e Costituzione, il Gruppo di Lavoro Regionale
intende configurarsi come lo spazio di approfondimento, attraverso iniziative di studio, confronti e
riflessioni, dei contenuti e dei profili più rilevanti, dei temi, dei valori e delle regole che
costituiscono il fondamento della convivenza civile per facilitare la sperimentazione nelle scuole e
svolgere opera di sensibilizzazione e di raccordo con le agenzie culturali operanti sul territorio.

1.1. ORIENTAMENTI PEDAGOGICI

Cittadinanza e Costituzione

        La cittadinanza oggi presenta una dimensione assolutamente problematica e difficilmente
rappresentabile secondo categorie interpretative classiche. Non si tratta solo di formare alla
cittadinanza nazionale ed europea, ma ad una cittadinanza che sappia confrontarsi con una
dimensione planetaria e con situazioni in cui non tutti godono del diritto di poter godere dei diritti di
cittadinanza o pur possedendoli di non poterli pienamente esercitare poiché privi di quei dispositivi
esistenziali che garantiscono una vita di qualità. Il modello di cittadinanza contrassegnato
dall’appartenenza alla Nazione, che ha rappresentato uno stato comune dalle società tribali fino alle
nazioni moderne, passando attraverso la polis greca, la res publica romana, la civitas cristiana, si
configura, nella società contemporanea, come una forma possibile di cittadinanza ma non come
quella dominante1, tanto da rendere la convivenza civile una questione sociale assai complessa in
cui la ricerca delle condizioni per vivere bene insieme deve coniugarsi con nuove modalità di
interpretare la democrazia.
        La vitalità della nuova democrazia reclama un alto livello di partecipazione e di
consapevolezza del ruolo sociale assunto da ogni singolo cittadino, cosicché la cittadinanza si fa
processo ermeneutico, attraverso il quale la collettività in un dialogo continuo con l’estraneità2
costruisce dimensioni di vita accettabili e dignitose, inclusive della diversità, ed elabora sistemi di
convivenza che garantiscano a ciascuno ambiti di realizzazione personale in un mondo in cui le
norme e i valori sono sempre caratterizzati dall’incertezza e dall’instabilità ed in cui la giustizia
sociale è sempre più minacciata da un sistema economico che si muove su binari regolati dal
successo, dall’efficienza e dalla scomparsa delle reti di protezione sociale poste a garanzia della
qualità di vita per tutti e per ciascuno.
        E’ evidente, pertanto, che un sistema educativo di istruzione e formazione finalizzato alla
costruzione di un profilo di cittadino consapevole delle sue responsabilità civili ed etiche, deve
integrare nel suo tessuto culturale le spinte del cambiamento ed offrire risposte sapienti ad una
domanda sempre più pressante di formazione alla cittadinanza come progetto esistenziale,
assumendo decisioni cruciali per il futuro del Paese.

1
  Cfr. F.Cambi, 1. Cfr. F. Cambi, Il tempo di una svolta. Dalla cittadinanza alla neocittadinanza, in “Studi sulla
formazione”, 1999, n.1, p. 11.
2
  Cfr. Z. Bauman, La solitudine del cittadino globale, Milano, Feltrinelli, 2001, pp.24, 25.

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Rilanciare la funzione della Costituzione come strumento fondamentale per interpretare e
vivere la cittadinanza orienta verso la promozione, lo sviluppo e la coltivazione del senso
dell’umano 3 che è nella conoscenza, nella cultura, nella storia di una Nazione ma che è comune nei
suoi tratti esistenziali a tutte le comunità mondiali e pone le basi generative per una cittadinanza
solidale e partecipativa alimentata dalla coscienza di un destino comune e di una visione condivisa
del valore della vita e della dignità umana.
        In ragione di ciò, secondo il punto di vista del Gruppo di Lavoro Regionale, la
contestualizzazione territoriale di proprie linee-guida consente di:
    a) rilanciare la dimensione della Mediterraneità come spazio di incontro contaminante di
        culture, etnie, lingue, religioni per facilitarne la scoperta come luogo storico in cui si
        radicano i processi di una cittadinanza globale;
    b) porre le basi per un’educazione alla sostenibilità morale ed etica in luoghi che
        storicamente, ma non irrimediabilmente, sono colpiti da processi di indebolimento dei
        valori civici e di convivenza democratica;
    c) portare a sistema tutta la micro-progettualità delle scuole per giungere ad un progetto
        condiviso di Scuola e favorire la divulgazione delle buone pratiche mediante una
        contaminazione positiva degli elementi portanti di una nuova didattica d’aula;
    d) promuovere una concezione rinnovata dei diritti umani un arricchimento delle categorie di
        identità e di appartenenza, ed avvii una riflessione colta su due dimensioni particolari:
            - un parametro ontologico universale : l’identità dell’essere umano, come membro
                 della “famiglia umana”, il cui status di originario titolare di diritti fondamentali ora
                 formalmente riconosciuto dal Diritto Internazionale dei diritti umani, che travalica
                 le singole giurisdizioni nazionali;
            - un riferimento spaziale e funzionale a raggio regionale:l’identità dell’essere
                 europeo che integra le preesistenti identità anagrafiche di appartenenza- quindi
                 l’appartenenza allo spazio europeo e, auspicabilmente, alla polis UE;
    e) riscoprire il valore della Carta Costituzionale come spazio in cui ritrovare i palinsesti di
senso entro cui collocare un’autentica convivenza civile e democratica. Ciò significa che la
Costituzione non può essere riduttivamente considerata un documento da “memorizzare”, ma un
corpus di orientamenti vitali da vivere ed interpretare nell’azione quotidiana attraverso la
testimonianza di vita.
In tale direzione, Storia e Cittadinanza non si configurano più come due dimensioni del curricolo
che si giustappongono ma come l’occasione per ridare struttura e corporeità a quella che Morin
definisce “ la dimensione estetica del sapere” 4ovvero la conoscenza di ciò che rappresenta il bello
ed il sublime di un processo storico che ha visto l’uomo passare dalla dimensione di suddito a
quella di cittadino ed assurgere alle dimensioni più alte della libertà e della democrazia.

1.2 Cittadinanza e bisogni di formazione tra multiculturalismo ed intercultura

       La globalizzazione, abbattendo i confini geografici che limitavano il contesto di relazioni
umane, ha ampliato gli universi relazionali ma ha anche determinato nuove tipologie di esclusione
non del tutto assimilabili a quelle di natura materiale ma sempre più configurabili come povertà di
tipo culturale. Lo sviluppo rapido della ricerca che associa inestricabilmente scienza e tecnica, ha
prodotto una conoscenza sempre più complessa che ha indubbiamente introdotto grandi vantaggi
nella divisione del lavoro e nel miglioramento della qualità di vita degli esseri umani, ma, nello
stesso tempo, ha reso i campi del sapere sempre meno controllabili estendendone le anomalie
derivanti dall’impossibilità di dominare una conoscenza contraddistinta dalla superspecializzazione,

3
    Cfr. M. Nubsbaum, Coltivare l’umanità, Roma, Carocci, 2000.
4
    Cfr. E. Morin, La testa ben fatta, Roma, Cortina Editore, 2000, p.

                                                                                                       7
della separazione e della frantumazione e amplificando processi di estranizzazione dell’uomo dalla
realtà5.
         Il sapere è divenuto sempre più esoterico e anonimo, di dominio di entità sempre più
virtuali, che espropriano il cittadino della sua sovranità sostituendosi nella stessa gestione della vita
democratica6. In tali condizioni, il cittadino perde anche il diritto ad una conoscenza globale ed
unitaria: godendo solo di quello dell’acquisizione di un sapere specializzato, professionalizzante,
utilitaristicamente spendibile, ma allontanandosi gradualmente da una concezione della cultura
come formazione integrale della persona di cui dovrebbe godere della titolarità.
         Il problema emergente nelle società contemporanee, quindi, ai fini di una cittadinanza
qualitativa che valorizzi un reale democrazia e dia a ciascun soggetto la possibilità di essere
protagonista della propria storia e di contribuire alla costruzione di una umanità sempre più
orientata verso la realizzazione del benessere per tutti, è dato non solo dalla urgenza di costruire un
sistema di formazione che includa un numero sempre più elevato di soggetti, ma un sistema in
grado di garantire a ciascuno l’uguale possibilità di usufruire di esperienze formative autentiche per
tutta la vita e di poter accedere ad una navigazione consapevole tra gli alfabeti della cittadinanza.
         L’accesso alle conoscenze, infatti, si configura come la strategia vincente per l’inclusione in
un mondo sempre più dominato dalla crescita esponenziale dei saperi e dalla virtualizzazione del
reale in cui anche il lavoro – altra dimensione da cui dipende la crescita sociale degli individui ed il
passaggio da condizioni di sudditanza a situazioni di controllo della propria esistenza - ha perso i
propri tratti costitutivi tradizionali per assumere forme e dimensioni sempre meno gestibili
attraverso le normali procedure di conoscenza7.
         La cittadinanza,pertanto, come status riconosciuto a chi appartiene ad una comunità non
corrisponde semplicemente ad un corredo di attributi e di relativi diritti e doveri, essa è processo di
crescita, costruito attraverso la definizione di dimensioni culturali ed affettive e di consapevolezze
rispetto al ruolo che ciascuno svolge in una comunità. L’emancipazione di individui dispersi e
marginali verso il ruolo di cittadini è resa possibile solo dall’esercizio del diritto alla formazione
che rappresenta la condizione prioritaria per sostenere l’uscita dall’omologazione e dall’esclusione
dalle reti di relazioni societarie e sviluppare competenze partecipative e democratiche.
La questione sociale del nostro secolo è, dunque, rappresentato dalla formazione di un Soggetto
Sociale che metta al servizio della comunità le personali competenze e sappia interagire
positivamente con gli altri per la costruzione di una polis in cui il “saper vivere bene insieme”8
rappresenti la chiave interpretativa di quello che è definito “l’enigma multiculturale”9 di un mondo
in cui la soluzione all’affermazione delle identità, ai fondamentalismi delle religioni e alle diversità
linguistiche costituiscono i nodi di una nuova dimensione della convivenza civile.

1.3. Formare alla cittadinanza nella scuola della complessità

        Alla luce delle argomentazioni fin qui condotte, emerge chiaramente l’idea di una
cittadinanza che si intreccia con la formazione stessa del soggetto e con gli orientamenti di valore
che guidano e sostengono il suo divenire storico. E’ evidente, quindi, che educare alla cittadinanza
non significa operare per attuare un trasferimento di conoscenze e competenze, una trasmissione
asettica di contenuti e di valori, ma significa coltivazione di quella passione civile che pur
nutrendosi della conoscenza di norme e di regole le traduce in un sentimento etico e culturale

5
  Si vedano in proposito, Adorno,T.W., Horkheimer,M, Dialettica dell’Illuminismo.Frammenti
filosofici,Torino,Einaudi,1966;
6
  Cfr. Rodotà, S., Introduzione , in Lyon, D.,La società sorvegliata,Milano, Feltrinelli,2003, p.VII; si veda anche
Latouche,S.,La Megamacchina,Torino,Bollati Boringhieri,1995,p.35.
7
  Cfr.Ambrosiani,M.,Beccalli,B., Lavoro e nuova cittadinanza.. Cittadinanza e nuovi lavori,Milano,Franco
Angeli,2000,pp.50,57.
8
  Cfr. A. Touraine, Vivere bene insieme, Torino, Il Saggiatore, 2000, p.123.
9
  Cfr. G. Bauman, L’enigma multiculturale, Bologna, Il Mulino 1999.

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sensibile al dialogo con l’umanità ed alla costruzione di una coralità diffusa e riconoscibile in un
unico ed universale senso di appartenenza.
         Si tratta di passare, quindi, da una concezione statica della stessa idea di cittadinanza - come
complesso di intitolazioni assunte con il riconoscimento giuridico- specifica dell'educazione civica,
ad una visione di processualità che si intreccia con la formazione integrale della persona e con lo
sviluppo dell'attitudine a relazionarsi con gli altri esercitando la propria libertà e responsabilità in
uno spazio sociale abitato da altre identità.
         L'obiettivo fondante dell'educazione alla cittadinanza nella scuola è quello di aiutare e
accompagnare i giovani ad "apprendere a vivere", apprendere cioè ad assumere la condizione
umana, emancipandosi da situazioni di sudditanza a forme di pensiero omologante massificante,
per sviluppare la coscienza che l’autenticità dell’esistenza non risiede tanto nelle necessità
utilitaristiche, alle quali nessuno può sottrarsi, nell’ideologia del consumo che riduce tutto ad una
umanità da buttare via ma nella qualità poetica della vita che è apprezzamento per l'umanità in tutte
le sue espressioni, sensibilità verso la cura di tutto quanto appartiene alla comunità
terrestre,impegno nella costruzione del benessere comune e senso critico nei riguardi di azioni
politiche rivolte a soffocare l'essenza dell'uomo.
         Non si può parlare di Cittadinanza e Costituzione senza richiamare l’attenzione verso il
recupero di una nuova dimensione della responsabilità come agire etico che deve informare tutta
l’esistenza umana per preservare l’uomo e l’integrità del suo mondo dagli abusi del suo stesso
potere10 e da un nuovo totalitarismo della tecnologia che finisce per creare forme di dominio
preoccupanti verso cui solo un recupero del senso di responsabilità soggettiva e collettiva può
contrastare. Questo perché la neo-cittadinanza reclama la restituzione ai giovani della speranza per
il futuro e del piacere di ritrovare nell’immaginazione e nel sogno i motivi per trasformare il mondo
e costruire una realtà migliore e sostenibile per la salvezza dell’uomo.

10
     Cfr. H.Jonas, Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica,Torino, Einaudi, 1990, p.XXIX.

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III Parte : La dimensione inclusiva della scuola

1. L’azione della scuola

        In forza di queste ragioni, si tratta di adottare la “strategia del re-incantamento”, che è
rilancio della motivazione e della piacevolezza dell’apprendere e della seduttività della scuola, per
una formazione orientata all'acquisizione di un agire responsabile, allo sviluppo della capacità di
scelta e di attenzione verso l'altro, nel rispetto di un'autenticità che ognuno sa di portare dentro di sé.
        E’ evidente, però, che non si può parlare di Cittadinanza e Costituzione se prima non si
fanno i conti con una concezione dell’unità scolastica come comunità di apprendimento, dove i
membri sono legati insieme da un senso profondamente sentito di interdipendenza e di obbligazione
reciproca, dove le differenze sono accolte e considerate in un tutto reciprocamente rispettoso, dove i
membri esprimono un coinvolgimento reciproco. Non si può educare alla cittadinanza in ambienti
in cui regnino il cinismo e la delega o dove prevalgono moralismi e formalismi o che siano chiusi
in ideologismi e fanatismi, ma neppure in quelli nei quali gli scambi rimangono superficiali e
improntati a forme di gretto utilitarismo. Occorre che tutta l’esperienza scolastica sia coerentemente
diretta a preparare il soggetto a vivere pienamente e responsabilmente in una società pluralistica e
complessa. La cittadinanza va sperimentata; la Costituzione va conosciuta, apprezzata, applicata!
        L’educazione alla cittadinanza va educata a scuola mobilitando ed integrando la dimensione
cognitiva, affettiva ed esperenziale, creando cioè l’interesse a partecipare attraverso le dimensioni
affettive della cittadinanza e fornendo i mezzi per gestire la cultura democratica. Essa, infatti, non
presenta solo aspetti normativi da applicare ed eseguire in spazi pubblici, ma trova le sue strutture
di significato nell’essenza della formazione umana, in quelle dimensioni che costituiscono l’identità
soggettiva e danno vita alle relazioni interpersonali.

2. Gli assi portanti di un’educazione alla cittadinanza

        In tale direzione, gli assi portanti di un’educazione alla cittadinanza finalizzata a dotare i
giovani di forza di indipendenza aprendo loro vie nuove all’agire e al pensare, possono essere
ricondotti ad alcuni punti importanti che nella scuola possono diventare altrettanti laboratori per
costruire pratiche significative.
2.1. Il recupero del senso di partecipazione alla costruzione di una società ispirata ai valori
della convivenza democratica, attraverso la rivalutazione del rapporto autentico tra educazione e
politica come strategia per riguadagnare il gusto per la democrazia e di riaffermare con decisione
quanto già sostenuto da Dewey sulla storicità dei fini ed il valore ontologico dei mezzi . Un reale
esercizio del diritto di partecipazione, che è l’asse portante della cittadinanza nel mondo
contemporaneo, richiede l’avvicinamento delle giovani generazioni ad una concezione positiva
della politica come ricerca cooperativa di ciò che può essere considerato il bene comune .
L’educazione alla cittadinanza si intreccia con l’educazione ad un pensare e ad un agire politico
che, a sua volta, si fonda sulla costruzione di consapevolezze civiche e democratiche e di prassi
partecipative e si fa mezzo di contrasto del predominio del pensiero unico ed omologante che
disturba e soffoca le differenze culturali. Così come occorre formare i giovani a vivere la
globalizzazione con razionalismo critico e a saperla gestire utilizzando gli alfabeti della
cittadinanza, a partire dalla legalità. Incoraggiare la crescita di una identità e di una cittadinanza
europea significa superare gli schemi angusti della nazionalità e costruire forme di partecipazione
democratica che siano proiettate verso la promozione dell’interdipendenza e della solidarietà
mondiale nella convinzione che si possa essere cittadini dell’Europa e del mondo “membri di una
comune partecipe umanità”.
2.2. Il confronto con i valori o, per meglio dire, con quelle concezioni etico-morali rispetto
all’uomo, alla sua esistenza soggettiva e al suo contesto di relazioni sociali, elaborate da una
determinata comunità, per rispondere a determinate situazioni storiche, che diventa uno spazio

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axiologico ed ontologico che si contestualizza rivitalizzandosi in rapporto alle crescenti esigenze
storico-sociali e si genera nella negoziazione e condivisione collettiva. E’ necessario,
pertanto,recuperare proposte culturali significative rivolte a promuovere una pedagogia dei valori
come antidoto contro la società dell’apparire promuovendo la cultura della legalità come stile di vita
che si alimenta nella coscienza civica .
2.3. Educazione ai valori in una direzione che recuperi una dimensione umana e sostenibile
dell’esistenza e guardi all’uomo nella sua complessità, la cui identità non è definita solo dalla
ragione ma anche da quelle forze emozionali che consentono ai soggetti di costruirsi come identità
narrativa e gestire armonicamente il personale progetto esistenziale.
2.4. Promozione e coltivazione del principio della responsabilità.
La promozione e la coltivazione del principio della responsabilità si configurano come il
presupposto cardine per una cittadinanza consapevole che sa compartecipare alla costruzione del
benessere comune. Non può esistere esercizio di cittadinanza senza una coscienza eco-sistemica che
sappia investire saggiamente le risorse guardando al futuro in maniera responsabile. L’educazione
alla cittadinanza, dunque, come trasformazione delle conoscenze e dei saperi in sapienza di vita
deve essere sostenuta dall’etica della responsabilità, come competenza sociale in grado di saper
contrastare le derive tecnologiche che minacciano l’umanità11.
2.5. La riaffermazione del diritto alla conoscenza quale strumento che “disvela” al soggetto il
senso dell’umano che attraversa tutto il sapere costruito dall’uomo nel tempo. La cultura fornisce le
conoscenze, i valori, i simboli che orientano e guidano l’esistenza delle comunità e delle singolarità.
Lo sviluppo dell’attitudine alla partecipazione ed alla democrazia si genera all’interno di un sistema
di relazioni fondato sul senso dell’etica dell’agire e sulla ricerca di condivisione mediante il dialogo
ed il rispetto della libertà. E’ chiaro, quindi, che la scuola, in quanto spazio istituzionalmente
organizzato per la formazione e il servizio educativo alla persona, ha un compito fondamentale ed
urgente che è quello di sviluppare nei giovani la coscienza di un destino comune, una visione
condivisa del valore della vita e della dignità umana, e di costruire forme di cittadinanza fondate sul
rispetto dello sviluppo umano, della libertà e dell’uguaglianza. Di conseguenza, svolgendo
un’azione importante nella formazione di soggetti in grado di esercitare una partecipazione
responsabile ai processi di democrazia e un controllo consapevole dei cambiamenti in atto, la scuola
deve operare una trasformazione del suo essere e porsi come luogo di promozione della cittadinanza
colmando la discrepanza esistente tra curricolo formale e curricolo informale, aprendosi al territorio
ed ai problemi sociali della realtà contemporanea, ridando valore e senso alla relazione educativa e
coltivando la formazione dei docenti come risorsa fondamentale su cui fare leva per avviare reali
processi di cambiamento .
2.6. La cittadinanza come “apprendimento a vivere”. L’esercizio della cittadinanza pretende
l’affermazione dell’attitudine alla difesa e tutela dell’esistenza in tutte le sue rappresentazioni. La
deriva del nostro tempo che vede la spettacolarizzazione del privato, il vuoto dei valori,
l’esaltazione di forme di pericoloso edonismo, lo sfruttamento fino all’estreme conseguenze del
divertimento fine a se stesso, la sottovalutazione del valore della vita, sono tutti elementi che
devono essere contrastati da una nuova cultura della vita guidando le giovani generazioni a
costruirsi un personale progetto esistenziale che dia senso e significato a quella volontà creatrice di
cui parlava Goethe (Federico il Grande, Byron) e canalizzarla verso la conquista di orizzonti
possibili e nuovi. Ciò significa aiutarli a ritrovare il futuro attraverso esperienze di vita
autenticamente vitali che orientino verso un approccio positivo alla esistenza fornendo loro un
progetto che abbia senso e che dia un significato alla gamma di funzioni, delle abilità, delle
competenze, nel quale l’educazione si ponga come mediazione di senso della socializzazione e
dell’istruzione12.

11
  Cfr. H. Jonas, Il principio responsabilità, op.cit., pp.45,56.
12
  Cfr. G.Acone,Le carte in mano all’educazione, in AA.VV.,Analisi pedagogica della condizione giovanile,Roma,
Armando,1983,p.114.

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3. LE SCELTE OPERATIVE PER IL LAVORO NELLE SCUOLE

       Dalla riflessioni fin qui condotte, emerge chiaramente il punto di vista del Gruppo di Lavoro
riguardo ad una tematica così complessa che ha alimentato una dialettica estremamente controversa.
       Muovendo dal principio che non è possibile pensare alla disciplina in termini di
epistemologia applicativa, ma come costruzione di saperi storicamente contestualizzabili, si
snodano i percorsi che d’ora in avanti chiameremo moduli e che si configurano come laboratori di
lavoro e di riflessione in cui possono trovare collocazione i progetti in atto nella scuole:

3.1 Ed. alla legalità, alla convivenza civile e alla partecipazione democratica e associativa.
La cittadinanza come elemento indispensabile alla costruzione del benessere comune. In questo
spazio si collocano tutte le iniziative finalizzate a promuovere:
        1. Atteggiamenti quotidianamente ispirati al principio o meglio al valore della legalità;
        2. la convivenza civile e la partecipazione democratica, come rilancio della politica intesa,
secondo il dettato “Aristotelico”, come determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i
cittadini partecipano;
        3. l’associazionismo, come promozione della cultura dell’aiuto e del terzo settore

3.2 Educazione ambientale
 Risorsa su cui investire per difendere il futuro dell’umanità, attraverso una nuova concezione della
responsabilità singola intesa come etica. In questo ambito confluiscono tutte le azioni progettuali
finalizzate ad implementare una cultura dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile anche alla luce
del “Decennio per l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile 2005-2014″ proclamato dall’ONU e
dell’intesa sottoscritta dai Ministri Prestigiacomo e Gelmini suggellata dall’articolo 13 del Decreto
per l’Emergenza Rifiuti in Campania del giugno 2008

3.3 Educazione stradale.
In questo modulo trovano spazio tutte le iniziative orientate ad aiutare i giovani a costruirsi un
progetto esistenziale, che esalti il valore della vita, che elimini le stragi quotidiane e quelle del fine
settimana, che aiuti i giovani ad una comprensione autentica dell’esistenza. Quindi anche la
conoscenza dei segnali ed il corso per l’ottenimento del certificazione abilitante alla guida dei
ciclomotori; ma non solo questo.

3.4 Conoscenza, valorizzazione, applicazione della Carta Costituzionale
Nella Costituzione è stabilito ciò che è comune, al di là delle differenze, ai vari gruppi sociali, ed è
riconosciuto come 'utile' per tutti e per ciascuno. Un patto che, nato da un vitale e saggio
compromesso tra diverse ispirazioni ideali e culturali, contiene tuttavia un'impronta universale e, in
un certo senso, transtemporale, tale da farne la Costituzione 'di tutti', e valida nel tempo. Un patto
che contiene anche un progetto di futuro della nostra comunità nazionale: nella Costituzione, infatti,
sono consacrati 'verità', simboli e principi regolativi della vita comunitaria altamente impegnativi
per i cittadini, per la collettività, per le formazioni sociali, per le Istituzioni. La scuola, dunque, ne è
direttamente coinvolta, a ogni suo livello. Oggi che l'art. 1 della legge 169/2008 introduce
"Cittadinanza e Costituzione", è importante misurarsi con un approccio che veda coinvolti i docenti
in un percorso di lavoro pensato in funzione di specifici articoli della Costituzione. Così come è
auspicabile che in ogni ambito disciplinare si realizzi un insegnamento improntato ai principi di
libertà, eguaglianza, solidarietà, laicità, posti a fondamento della Costituzione, dando così seguito al
mandato contenuto nell'art. 3. Per tutto questo è necessario intensificare la riflessione curricolare al
fine di sperimentare in ogni ambito disciplinare percorsi didattici caratterizzati da cooperazione,
comunicazione, relazione educativa.

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E’ facile notare che, stavolta sì, l’ologramma è l’elemento che meglio rappresenta la scansione
modulare delle implicazioni di Cittadinanza e Costituzione. Ciascun modulo infatti,
richiama e comprende l’altro. Forse è questo l’elemento didatticamente strategico della nuovo
insegnamento.

4. Indicazioni generali sulle attività di “Cittadinanza e Costituzione”

        Il parziale superamento dei limiti istituzionali che hanno ostacolato il cammino del pur
validissimo decreto Moro, rende possibile un diverso modo di conoscere e di utilizzare la
Costituzione, per dare unità e senso agli apprendimenti scolastici e per concorrere a “rifondare” la
Repubblica nella coscienza e nell’esperienza delle nuove generazioni.
        A partire da questo insegnamento, in sinergia con tutti gli altri insegnamenti, si può
meglio affrontare la sfida di riscoprire i principi e di cercare le idee utili per discutere con gli
studenti, in rapporto alle diverse età, sugli aspetti più inquietanti e più promettenti del nostro tempo,
sulla loro genesi e sulle motivazioni storico – geografiche – politiche del loro dispiegamento.
        Nella fase sperimentale si suggerisce alle istituzioni scolastiche, di attivare strategie
metodologico didattiche e forme organizzative in grado di esaltare soprattutto atteggiamenti,
comportamenti e pratiche quotidiane degli allievi ma anche dei docenti e dei dirigenti che siano
coerenti con i valori della nostra Magna Charta, che svolgerà in proposito il ruolo di scenario ideale
delle attività.
        Nel riconoscere al nuovo insegnamento una valenza formativa trasversale alle competenze e
conoscenze da acquisire e cogliendolo come un’opportunità formativa che potrebbe rafforzare la
capacità delle Istituzioni Scolastiche di interpretare la sempre più complessa quotidianità, si ritiene
opportuno suggerire di attenzionare, valorizzandola, la dimensione formativa dell’interazione fra
apprendimento formale, informale e non formale. Quest’ultima, inquadrata come risultato di
esperienze e conoscenze acquisite anche al di fuori dell’ambiente scolastico, va gradatamente, ma
costantemente, costruita attraverso la partecipazione attiva di studenti, famiglie, territorio.
        In tal senso, le istituzioni scolastiche, nell’ambito della propria autonomia, favoriranno il
confronto aperto e pluralistico, l’esercizio dei diritti e doveri di cittadinanza : onde definire meglio
cosa si può intendere per educazione alla cittadinanza, soffermandosi sulla sua possibile doppia
interpretazione: da un lato assunta come civic - ness (cultura civica, educazione civica), dall’altro
lato come citizen - ship (cittadinanza come appartenenza civica), riportandole necessariamente ad
un unicum
        In pratica attualizzare all’interno dell’idea di Cittadinanza e Costituzione, sia la conoscenza
e la pratica dell’insieme di convenzioni, leggi, regole che caratterizzano una determinata comunità
civile, sia il riconoscersi in qualche modo parte del sistema di cultura, valori, tradizioni prodotto
storicamente dalla comunità stessa di appartenenza.
Si suggerisce altresì l’utilizzo di strutturazioni didattiche che offrano agli allievi:
     1. la possibilità di riflettere, individualmente e collettivamente, sulle proposte formative
         interfacciandole con casi concreti e sperimentandoli in prima persona (saper essere);
     2. un continuo e costante ponte di collegamento tra quanto discusso in classe e quanto vissuto
         quotidianamente nella propria esperienza di vita (saper fare).

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5. Il / I Docente / i referente / i

        Il ruolo ed il compito ricoperto dal docente referente per tutte le attività riconducibili al
“nuovo insegnamento”, costituisce momento pedagogico di strategica importanza.
        Tenuto conto della vastità della tematiche e della loro naturale trasversalità, è più corretto - e
sicuramente meglio attuabile - declinare al plurale tale ruolo (docenti referenti).
        Essi, più che come esperti delle tematiche contenute all’interno di Cittadinanza e
Costituzione, si connotano come facilitatori ed apri pista di questo processo di avvio di attività
legate alla nuova disciplina: non esperti in materia ma agenti di innovazione, stimolo al lavoro in
rete fra le scuole, in possesso di adeguate conoscenze e competenze acquisite anche con l’ausilio del
Piano di Formazione messo in atto dall’USR - Direzione Generale per la Calabria.
        I percorsi di formazione previsti, che saranno avviati nel corrente anno scolastico e si
dispiegheranno nell’arco di un biennio, saranno inizialmente contestualizzati nella specificità delle
singole aree provinciali di appartenenza attraverso le “scuole polo”.
        Di seguito, con un effetto a cascata, saranno ampiamente socializzate - anche attraverso il
ruolo dei docenti referenti delle citate scuola polo - per un significativo radicamento territoriale.
        Si ritiene di poter creare così una sorta di rete regionale che, sul piano istituzionale,
valorizzerà il ruolo delle singole Istituzioni Scolastiche – tutte le Istituzioni Scolastiche!
        Essa – la rete regionale – potrà contribuire a strutturare l’offerta formativa di un servizio
pubblico sul territorio, creando le prerogative di un Piano dell’Offerta Formativa Territoriale, di cui
da tanto si parla e per il quale poco si è fatto.
        La piattaforma didattico - formativa stratificata (ma non appiattita), fornirà le basi per una
documentazione rigorosamente scientifica, una socializzazione della sperimentazione sempre tesa al
radicamento di valori comuni e condivisi per e nella formazione delle nuove generazioni.

6. Suggerimenti Operativi

         Fra le attività che potrebbero essere intraprese, salvaguardando l’autonomia delle II.SS,
potrebbero essere comprese:
   individuazione del/dei docenti referenti, anche alla luce del progetto di formazione di ampio
     respiro messo in atto dall’USR D.G. per la Calabria, nell’ottica dell’innalzamento del livello
     qualitativo del Sistema d’Istruzione Regionale;
• proposte o adesioni a campagne sociali territoriali e su scala più ampia
• rinnovate forme di democrazia scolastica, con partecipazione attiva degli allievi
• progetti integrati con organismi e associazioni - non solo istituzionali – su tematiche trasversali
(legalità, intercultura, processi migratori, cooperazione allo sviluppo, volontariato, bullismo, disagio
giovanile, violenza sulle donne, salvaguardia dell’ambiente);
• elaborazione e/o revisione dei regolamenti scolastici in attuazione dello statuto delle studentesse e
degli studenti e delle successive integrazioni e modificazioni normative (socializzazione del
regolamento d’Istituto - patto di corresponsabilità – organo di garanzia);
• partecipazione a programmi europei ( LLP: visite di studio, Parteniariato Comenius, Formazione
in servizio Grundtvig-Comenius, Erasmus, E- twinning)
• visite didattiche a sedi istituzionali e partecipazione alle loro sedute pubbliche;
• valorizzazione di testimoni del nostro tempo (forze dell’ordine, collaboratori di giustizia,
magistrati) nell’ambito di percorsi più ampi di educazione alla legalità.
• lettura critica dei quotidiani;
• uso costruttivo delle enormi opportunità offerte dal mondo multimediale (You Tube, Google
video, blog, Facebook…..)

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L’autonomia delle Istituzioni Scolastiche e, soprattutto, la libertà di insegnamento e quindi
di messa in campo delle potenzialità insite nella professione docente, ha giustamente condotto il
Ministro a non declinare rigidamente un impianto metodologico-didattico che pur avrebbe potuto
caratterizzare l’insegnamento di Costituzione e cittadinanza.
        Sarebbe stato oltretutto poco consono ad una sperimentazione quale quella in atto. Proprio
per questo motivo, la presente proposta di linee guida regionali che, ovviamente non si discostano
da quelle nazionali, va considerata come tale; appunto un suggerimento, un supporto strutturato
dall’U.S.R. Direzione Generale per la Calabria.
        Da un lato - parafrasando il documento d’indirizzo Ministeriale - è compito delle scuole e
dei docenti individuare e collocare nell’arco dei diversi anni di corso i contenuti di eventuali nuclei
tematici attraverso i quali gli studenti sono chiamati a maturare competenze da certificare alla
conclusione di ogni grado di scuola. Dall’altro lato, anche nella prospettiva di approntare la
versione definitiva delle Indicazioni Nazionali per i piani di studio, è espressamente richiesta
all’autonomia delle scuole ed alla professionalità dei docenti una valutazione sulla fruibilità
didattica della sperimentazione in atto.

7. Conclusioni
         In conclusione un’ultima annotazione. Anche la Costituzione più perfetta, affidata per essere
applicata a uomini che, in quanto tali, perfetti non sono, non potrà mai tutelare completamente il
cittadino e lo studente in particolare. La garanzia assoluta non è la Costituzione in se stessa: la
garanzia è l'onestà e l'integerrimità dei cittadini che la applicano, dopo averla conosciuta ed
apprezzata e che devono vigilare prestando attenzione alla tutela delle libertà di tutti prima ancora
che del proprio interesse particolare. Agli attenti docenti referenti vorremmo, dunque, consigliare
di far avvicinare sempre più al testo costituzionale i loro allievi utilizzando, se li riterranno utili, i
suggerimenti elencati nelle linee guida fin qui esposte, ma soprattutto la loro enorme
professionalità: ma di farlo con l'intento giusto, non per "farli appropriare" dei loro sacrosanti
diritti, ma per raggiungere la consapevolezza che la libertà di ognuno si basa sul rispetto della
libertà degli altri e quindi di approfondire la conoscenza dei propri doveri in un’ottica sistemica di
cittadinanza globale ed attiva! Bisogna rendersi schiavi delle leggi, diceva Cicerone, per essere
autenticamente liberi
Solo in questo modo potremo costruire, insieme ai nostri allievi, una nuova società autenticamente
fondata sui valori.

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