Chernobyl e Fukushima - aprile 2021
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La centrale di Chernobyl Sede: Pripyat, Ucraina 4 reattori RBMK (Reaktor Bol'shoi Moshchnosty Kanal'nyi) da 1GWe (3,2 GWt) R1 1970-77, R2 1973-78, R3 1976- 81, R4 1979-83, R5 e R6 in costruzione fonte idrica: fiume Pripyat pozzo termico: fiume Pripyat Fukushima Daiichi Sede: Ōkuma 6 reattori BWR (boiling water reactor) R1 1967-70, 460 MWe R2 1969-73, R3 1970-74, R4 1973-78, R5 1972-78, 784MWe R6 1973-79, 1100 MWe Fonte idrica: oceano pozzo termico: oceano
ciclonuc schema del nucleo del reattore rosso: elementi combustibile verde: moderatore nero: barre controllo giallo: riflettore neutroni azzurro: refrigerante grigio: cemento
A catena Il moderatore rallenta i neutroni prodotti nella fissione dall’energia di 24 MeV all’energia termica di 0,1 eV I neutroni termici hanno una probabilità di produrre la fissione 50 volte maggiore di quelli veloci I reattori raggiungono la criticità anche con uranio leggermente arricchito in U-235 (2 - 4%)
una centrale elettronucleare da 1GWe “brucia” l’uranio lentamente: bastano circa 47 mg di uranio-235 al secondo, (~1,3 t all’anno) per produrre annualmente ~26 TWh nei reattori la reazione deve mantenersi in modo controllato, né spegnersi, né, soprattutto, divergere la condizione k = 1 è instabile e richiederebbe continui delicati aggiustamenti - rischioso e inaccettabile da ogni buon ingegnere - i reattori sono “salvati” dai neutroni ritardati lo 0,65% dei neutroni sono emessi dopo ~10 s - si può operare in condizione sottocritica lasciando ai neutroni ritardati il compito di mantenere la reazione a catena
fattore intriseco di sicurezza se la reazione inizia a divergere (k > 1) o viene meno il refrigerante - l’uranio-238 si riscalda e cresce l’agitazione termica delle molecole - l’assorbimento risonante di neutroni avviene non solo per energie “speciali” ma per ampi valori di energia (effetto Doppler) - la reazione a catena si spegne naturalmente * per un’esplosione nucleare occorre che l’uranio sia arricchito almeno al 60%
Sistemi di raffreddamento In condizioni operative normali operano due sistemi di raffreddamento: - il sistema primario introduce acqua a bassa temperatura nel nocciolo a mantenere costante il livello e compensare il vapore generato che viene estratto per far girare le turbine - il sistema secondario raffredda il vapore all’uscita dalle turbine condensandolo in acqua che viene ripompata nel nocciolo - il calore residuo del circuito secondario viene disperso nel pozzo termico
La refrigerazione del nocciolo deve continuare anche a reattore spento: la radioattività del combustibile, dei prodotti di fissione e del materiale attivato dai neutroni produce calore il reattore conserva una potenza residua, che allo spegnimento, raggiunge tipicamente il 6% della potenza d’esercizio, per ridursi nel giro di qualche giorno ai valori minimi della configurazione di “spegnimento freddo”, se la refrigerazione continua regolarmente * il 6% di 3,2 GW sono 192 MW (circa 64000 case)
rischi del riscaldamento del nocciolo - l’acqua evapora scoprendo le barre - lo zirconio reagisce col vapore producendo idrogeno - l’idrogeno in presenza di ossigeno libero può incendiarsi o esplodere - le barre possono perdere la protezione e liberare sostanze radioattive - le barre in parte o in toto possono fondere liberando radiazione e danneggiando gli schermi di contenimento
fusione del nocciolo in assenza di refrigerante la temperatura del combustibile cresce fra i 2500 e 2850 °C e le barre del combustibile fondono creando il “corium”, una miscela fusa di combustibile, zirconio e acciaio che cade sul fondo del vessel. In presenza d’acqua residua solidifica fratturandosi; poiché l’acciaio del vessel fonde a circa 1500 °C c’è la possibilità che il corium penetri nel vessel stesso o lo perfori fino a danneggiare il contenitore primario
rbmk2 RBMK
reattori RBMK dimensione: diametro 12m altezza 7m moderatore: grafite (2488 blocchi) temperatura della grafite: 600°C combustibile: uranio arricchito al 2% in 1661 canali entro i blocchi di grafite refrigerante: acqua, in canali indipendenti barre di controllo: 211 di carburo di cadmio, con punta di grafite e 1m d’acqua potenza: 3200 MWt
vantaggi dei reattori RBMK tecnologia consolidata possibilità di incrementare la potenza con semplice aggiunta di elementi modulari carico e scarico del combustibile con reattore in funzione e quindi migliore produttività - dovuto all’impiego per l’estrazione del plutonio di qualità militare
carenze dei reattori RBMK - mancanza di un tubo di calandra che separi il tubo col combustibile dalla grafite - eccessiva dipendenza della regolazione e controllo dell'impianto da interventi degli operatori - incompatibilità chimica dei materiali presenti nel nocciolo (grafite-acqua) con possibile produzione di idrogeno - reazione positiva fra reattività e vapore (instabilità intrinseca) - instabilità dinamica del nocciolo (vibra!) - limitata efficacia del sistema di protezione (insufficiente rapidità di inserzione delle barre di controllo) - inadeguatezza della refrigerazione di emergenza (sistema complesso, insufficiente ridondanza) - assenza di un sistema di contenimento (solo una parte dei circuiti primari è in compartimenti a tenuta)
se la reazione inizia a divergere (k > 1) o viene meno il raffreddamento - l’acqua si riscalda ed evapora • nei reattori moderati e refrigerati ad acqua reazione negativa fra reattività e vapore - il vapore non è in grado di moderare i neutroni - la reazione a catena si spegne • nei reattori moderati a grafite reazione positiva fra reattività e vapore - il vapore non assorbe neutroni - aumenta il tasso di neutroni termici - la reazione a catena aumenta
moderatori
Sistemi di sicurezza dei RBMK: - gli ambienti contenenti la pompa di circolazione principale, il sistema refrigerante di emergenza, e i separatori di vapore, possono resistere ad alte sovrappressioni (fino a 4,5 atmosfere) - nel caso di rottura di un tubo a pressione, il vapore e l’idrogeno che si possono formare vengono raccolti in un sistema chiuso d’acciaio in grado di sopportare alte sovrappressioni - i sistemi di controllo che segnalano eventuali situazioni di rischio intervengono automaticamente a spegnere il reattore in caso di necessità
BWR
Reattori ad acqua bollente (BWR) - unico circuito di raffreddamento primario - l’acqua bollendo genera il vapore per le turbine - temperatura dell’acqua ~285 °C - pressione dell’acqua ~75 atmosfere - nocciolo alto ~20 m e diametro 6 m - 750 elementi di combustibile di 90-100 barre carico totale 165 t di combustibile - vapore nella parte superiore del reattore viene essicato prima di uscire dal “vessel”
autoregolazione dei BWR - la parte superiore degli elementi di combustibile è immersa in una miscela bifase acqua-vapore che riduce l’effetto di moderazione dei neutroni e la densità di potenza - autoregolazione: si può variare la potenza senza agire sulle barre di controllo aumentando o riducedo il flusso d’acqua in modo da variare il livello della parte in acqua del combustibile e quindi la frequenza delle reazioni
In ogni unità esiste una piscina di stoccaggio degli elementi esausti vicino alla testa del reattore per facilitare l’estrazione degli elementi mantenendoli in acqua. Le piscine sono profonde 12 m, garantendo una copertura di 7-8 m di acqua borata sopra il combustibile, e le barre vengono conservate in strutture rigide distanziate a impedire il raggiungimento di condizioni di criticità; la temperatura viene mantenuta a 30 °C mediante riciclo d’acqua con pompe elettriche (lo stoccaggio resta sicuro in piena copertura d’acqua fino a 85 °C).
Chernobyl l’esperimento verificare se in caso di perdita di potenza elettrica – e quindi del mancato funzionamento delle pompe di raffreddamento – le turbine in fase di rallentamento potevano far funzionare le pompe fino all’accensione dei generatori diesel d’emergenza (a Chernobyl impiegano 60-75 s) • esperimenti precedenti senza esito • si approfitta dello spegnimento programmato • diretto da ingegneri elettrotecnici senza competenza nucleare • il personale di sicurezza addestrato per l'esperimento non disponibile
Chernobyl cronologia venerdì 25 aprile 13:05 diminuzione della potenza, verso lo spegnimento dell’impianto 14:00 sconnessione del sistema di raffreddamento di emergenza: - il sistema di regolazione automatica viene spento - la potenza scende a 1600 MWt 23:10 si riprende a diminuire la potenza per raggiungere un valore fra 700 e 1000 MWt (700 MWt è il minimo permesso) sabato 26 aprile 0:00 si passa dal sistema di controllo automatico a quello manuale - la potenza crolla a 30 MWt - si forma xenon che “avvelena” il reattore - si estraggono barre di controllo fino al limite di sicurezza di 30 barre
1:00 si aumenta la potenza a 200 MWt rimuovendo ulteriori barre – ne rimangono solo 11 1:07 si aggiungono 2 pompe di riciclo portando il totale a 8 superando il flusso di sicurezza - si formano bolle nel circuito dell’acqua - si lasciano solo 6 barre di controllo - si bloccano i segnali di protezione di emergenza 1:19 aumenta la reattività oltre i limiti; il sistema di controllo richiede lo spegnimento immediato. L’allarme viene ignorato e si procede all’esperimento 1:22:30 si diminuisce enormemente il flusso d’acqua 1:23 la temperatura nel reattore comincia a salire le pompe funzionano al ritmo delle turbine diminuisce il flusso d’acqua nel reattore 1:23:04 si chiudono le valvole di immissione acqua nelle turbine - la potenza del reattore cresce - l’esperimento si conclude - l’operatore vede le barre muoversi
1:23:40 si aziona il sistema di spegnimento urgente AZ-5 con inserimento veloce delle barre; le barre efficaci si deformano per il calore e non riescono a entrare in operazione i frammenti di combustibile causano vuoto nei tubi l’acqua diventa vapore ad altissima pressione 1:23:43-45 la potenza aumenta rapidamente per l’effetto positivo del vuoto e per l’inserzione veloce delle barre (oltre 32000 MW) 1:23:48 il vapore acqueo causa una prima esplosione seguita da una seconda dopo qualche secondo la copertura biologica viene divelta l’edificio viene scoperchiato la grafite ad alta temperatura in contatto con l’aria prende fuoco
cause: il fattore umano - il personale che dirigeva l’impianto e condusse le operazioni non era informato dei problemi strutturali del reattore - i dirigenti non erano qualificati per gestire grandi reattori nucleari - scarso controllo da parte di enti preposti - regime di segreto sui problemi degli impianti nucleari anche per i responsabili - scarso addestramento del personale - gli operatori procedettero con scarsa cura e violarono le procedure - insufficiente comunicazione fra gli operatori e i responsabili della sicurezza - gli operatori spensero molti sistemi di sicurezza del reattore
cause tecniche - instabilità a bassa potenza* - sensibilità positiva al vuoto* - la particolare forma delle barre: appena inserite, a causa della punta di grafite e la parte cava, aumentano la reattività anziché diminuirla, anche perché espellono l’acqua* - inadeguati strumenti di misura della radioattività * contro l’intuizione e ignorata dal personale
Primi interventi La scala del disastro è stata esacerbata sia dall’impreparazione e incompetenza degli amministratori locali, e dal loro rifiuto dell'evidenza, sia dalla carenza di attrezzature adeguate. 14 pompieri iniziano a spegnere gli incendi all’1:28; altre squadre continuano ad arrivare fino alle 4 del mattino, senza sapere delle radiazioni e senza protezioni Alle 5 gli incendi sui tetti e nell’impianto sono spenti, ma i pompieri accumularono alte dosi di radiazione Si rafforza l’incendio della grafite, contro il quale mancano sia esperienza che materiali di spegnimento 26 aprile ore 3: Bryukhanov telefona a Mosca: situazione sotto controllo 26 aprile ore 6 il ministro per l’energia Anatoli Mayorets telefona al premier Nikolai I. Ryzhkov, che fa a Gorbaciov un rapporto che minimizza l’evento; Gorbaciov indice una riunione “d’urgenza” del Politburo per il 28 aprile
si muovono i militari 26 aprile ore 2:20 Il capo di stato maggiore, maresciallo Sergei F. Akhromeyev, viene informato della presenza di radiazioni; dal centro di comando ordina al capo della difesa civile di attivare d’urgenza il reggimento di difesa civile nei pressi di Chernobyl, e invia l’unità speciale mobile per combattere incidenti nucleari; ore 10 telefona a Gorbaciov: situazione grave
26 aprile si muovono i civili ore 9 giunge a Kiev un’unità operativa di esperti, guidata da Valery Legasov, direttore dell’Istituto Kurchatov ove era stato progettato il reattore. A Chernobyl si rendono conto che il reattore era distrutto e della gravità dell’emissione radioattiva A Mosca il premier Ryzhkov crea una commissione governativa diretta da Boris Y. Sherbina, vice presidente del Consiglio dei Ministri, con Yevgeny Velikhov, vice presidente dell’Accademia delle Scienze, come scienziato-capo. ore 21: la commissione governativa arriva a Chernobyl; scienziati e tecnici devono combattere per far accettare dai politici e burocrati la realtà della situazione e la necessità di misure urgenti per la protezione della popolazione.
Sherbina è contrario all’evacquazione di Pripyat: Nella notte, 24 ore dopo l’esplosione, Sherbina si convince della distruzione del reattore e della contaminazione radioattiva e ordina l’evacuazione di Pripyat; per ridurre i bagagli, alla popolazione si dice che l’evacuazione sarebbe durata 3 giorni. Ordina il bombardamento del reattore con sacchi di sabbia da elicotteri Dal 27 aprile si lanciano sulla grafite grandi quantità di materiali differenti: - composti di boro che assorbono neutroni per prevenire il ristabilirsi di una reazione a catena, - dolomia per controllare il fuoco, piombo per bloccare le radiazioni, - sabbia e argilla per impedire la dispersione di particolato. Durante la prima settimana vengono lanciate 5 000 tonnellate di materiali nel corso di 1 800 operazioni di elicotteri Il 2 maggio la commissione decide di evacuare tutti i residenti in un raggio di 30 km attorno all’impianto: 90 000 persone da 170 fra cittadine e villaggi.
Il 9 maggio l’incendio della grafite era spento e si iniziò la costruzione di una base di cemento armato con un sistema di raffreddamento sotto il reattore, sia per ridurre la temperatura del materiale fuso che per impedire al reattore di penetrare nel terreno e contaminare la falda acquifera. II lavoro venne completato in 15 giorni da 4000 operai. Circa 350 000 “liquidatori” militari e civili, provenienti da tutta l’Unione Sovietica, hanno lavorato a Chernobyl nel periodo 1986-87 a bonificare la zona bandita di 30 km di raggio; centinaia di enormi “cimiteri” di elicotteri e macchinari vari contaminati rimangono nelle vicinanze dell’impianto, definitivamente abbandonato nel 2000.
Some 350,000 people were evacuated as a result of the accident, but resettlement of areas from which people were relocated is ongoing. 784 320 ettari tolti all’agricoltura 694 200 ettari tolti alla silvicoltura • La zona bandita di 30 km di raggio è diventata un’oasi naturalistica
radiazione emessa a Chernobyl circa il 5% di quella presente nel reattore in tutto 14 × 1018 Bq 400 volte quella di Hiroshima 1000 volte meno dei test militari ▻ kripton e xenon emessi come gas 6,5 × 1018 Bq ▻ iodio come vapore e particelle solide 1,8 × 1018 Bq ▻ cesio e tellurio come aerosol 8,5 × 1016 Bq iodio-equivalente tempi di dimezzamento iodio-131 8 giorni stronzio-90 e cesio-137 circa 30 anni
La nuvola radioattiva si spostò guidata dai venti: inizialmente si diresse a nord-ovest interessando Scandinavia, Olanda, Belgio e Gran Bretagna; quindi deviò a sud interessando l’Europa centrale, il Nord Mediterraneo e i Balcani. La quantità di depositi radioattivi, essenzialmente isotopi di cesio, dipese soprattutto dalle precipitazioni piovose durante il passaggio della nube. Gli effetti maggiori si ebbero in Austria, Svizzera, Germania meridionale e Svezia, superando in alcune zone i 30 kBq per m2, mentre meno esposti furono la Francia e la penisola iberica.
Dei 240 000 liquidatori impegnati nella fase più critica circa 20 000 hanno ricevuto dosi di 250 mSv alcuni più esposti hanno subito dosi fino a 500 mSv, per gli altri la dose media è stata di 165 mSv
Health effects (WHO / IAEA / UNDP report) • 50 emergency workers died of acute radiation syndrome • 5000 thyroid cancers (resulting in 15 fatalities), • "there is no evidence of a major public health impact attributable to radiation exposure 20 years after the accident.” • no evidence or likelihood of decreased fertility nor any evidence of increases in congenital malformations • an estimated total of 3940 deaths from radiation-induced cancer and leukemia among ~ the 200 000 emergency workers, ~ 116 000 evacuees and ~ 270 000 residents of the most contaminated areas • la contaminazione collettiva per tutte le persone esposte in tutto il mondo è di 600 000 Sv-uomo, che comporta in tutto 24 000 decessi per cancro
la (dis-)informazione sull'incidente • i dirigenti locali non informano correttamente Mosca • la commissione non informa correttamente gli abitanti di Pripyat • gli organi di stampa nazionali hanno limiti alle informazioni • la popolazione sovietica viene informata con grave ritardo • i governi stranieri sono informati con grave ritardo • grave disinformazione all'estero * Gorbaciov cerca di imporre la “glasnost”, ma vale ancora il sistema di censura Glavlit, creato nel 1922 per il controllo dei mezzi di comunicazione. I giornalisti quindi si trovavano in una situazione fluida, non essendo chiaro quale posizione avrebbe finito per prevalere nel partito. * un decreto (aprile 1985) del ministro per l’energia stabiliva che le informazioni su effetti negativi delle installazioni energetiche sul personale, la popolazione e l’ambiente non si potessero diffondere al pubblico mediante radio, stampa o televisione.
la (dis-)informazione interna • 28 aprile la maggioranza del Politburo vuole mantenere limitata l’informazione, ma Gorbaciov riesce a imporsi • 28 aprile 8 di sera a Radio Mosca un dispaccio della TASS secondo cui era successo un incidente alla centrale di Chernobyl • 29 sera TV Vremya: morte di 2 persone ed evacuazione di Pripyat • 1 maggio TV Vremya: 18 persone ricoverate in ospedale • 4 maggio sera TV Vremya: le prime immagini riprese da un elicottero • fino al 7 Maggio si insistette sull’affermazione che tutto era sotto controllo. • 6 maggio giornalisti (russi) ammessi a Chernobyl, ma fu loro proibito di comunicare alcun aspetto tecnico • 6 maggio sulla Pravda rapporto esteso sulla situazione • 8 e 12 maggio interviste a Velikhov • 14 maggio messaggio televisivo di Gorbaciov: precisa la gravità del disastro e le responsabilità, cerca di assicurare la popolazione che la dirigenza era in grado di controllare la situazione
(dis-)informazione all’estero - 27 aprile pomeriggio la nube radioattiva rivelata a Helsinki - 28 aprile mattina la nube radioattiva rivelata in Svezia, a Forsmark (a circa 1100 km da Chernobyl): indica un grave incidente in una regione occidentale dell’Unione Sovietica ▻ individuazione del sito da immagini raccolte dal satellite Landsat 5 passato su Chernobyl prima e immediatamente dopo il disastro ▻ informazioni precise dal satellite SPOT 4 a partire dal 29 aprile - il Capo del KGB Viktor M. Chebrikov ordina di controllare il comportamento dei diplomatici e corrispondenti stranieri - 28 mattina limitate informazioni al ministro degli Esteri Eduard A. Shevardnadze, posto sotto pressione da parte del corpo diplomatico a Mosca e dagli ambasciatori sovietici all’estero - 30 aprile incontro di Shevardnadze con gli ambasciatori stranieri per informarli sul disastro - 10 maggio conferenza stampa del Direttore della IAEA Hans Blix dopo il suo sopralluogo a Chernobyl
effetti in Unione Sovietica • gravissimi danni sanitari, sociali, economici e ambientali in Bielorissia, Russia e Ucraina • per molti cittadini sovietici, dalla leadership alle masse, Chernobyl divenne sintomo della disfunzione dell'intero sistema sovietico, dove l'iniziativa era punibile, la responsabilità elusa e la verità scomoda • Chernobyl contribuì ad abbattere il sistema sovietico
Effetti globali l’evento ha scosso profondamente l’opinione pubblica mondiale, introducendo un nuovo terrore nell’immaginario collettivo, e ha minato profondamente la fiducia nella scienza e nella tecnologia, con diffuso rifiuto dell’energia nucleare • revisione dei programmi energetici mondiali, con ritorno ai combustibili fossili, con gravi conseguenze ambientali ed economiche e tensioni internazionali • interventi sugli impianti esistenti per eliminare carenze tecniche e rafforzare le condizioni di sicurezza • revisione radicale delle problematiche della sicurezza degli impianti nucleari e i problemi della radioprotezione • accettazione che in ogni settore delle applicazioni tecnologiche possono avvenire gravi incidenti, con la necessità di pianificare in anticipo gli interventi • riconoscimento del carattere transnazionale dei grandi incidenti e della necessità di azioni comuni e di soccorsi a livello nazionale e internazionale • disposizioni caotiche di limitazioni dei generi alimentari in vari paesi europei • caos nelle informazioni dei mezzi di comunicazione
chiusura dell’impianto • Unità 4 – esplosione 1986 • Unità 2 – incendio 1991 • Unità 1 – chiusura 1997 • Unità 3 – chiusura 2000 Piano di messa in sicurezza finale • contenitore sicuro per Unità 4 – novembre 2017 • messa in sicurezza Unità 1–3 – 2028 • rimozione materiali – 2046 • distruzione – 2064
deconaminazione
il terremoto e lo tsunami alle 14.46 (ora locale) dell’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudine 9 MMS con epicentro in mare a 130 km dalla città di Sendai sulla costa orientale dell’isola di Honshu - energia liberata 1,9 ´ 1017 J (come 45.000 Hiroshima) - accelerazione 29,33 Gal - tsunami con onde alte fino a 29,6 m precursore il 9 marzo (magnitudo 7,2 MMS) seguito da oltre 850 scosse superiori a 4,5 MMS, ultima 26 ottobre 2013 (7,1 MMS)
Map trmt
In Giappone tutti i reattori sono progettati per resistere a sismi previsti su basi storiche esaminati dopo il terremoto Miyagi del 1978 (accelerazione 122 Gal per 30 s) non hanno patito danni nel 2008 la resistenza sismica è stata portata ad accelerazioni fra 441 e 489 Gal, a seconda delle unità la centrale di Fukushima è protetta dai tsunami da un muro verso il mare alto 5,7 m
Effetti immediati a Fukushima Dai-ichi le unità 1, 2 e 3 si spengono automaticamente all’arrivo dell’onda sismica, che raggiunge l’accelerazione di 507 Gal, mentre sono già spente le unità 4 (combustibile rimosso), 5 e 6 (in arresto freddo). Il terremoto danneggia la rete elettrica della zona, la centrale resta senza corrente e i generatori diesel d’emergenza provvedono alle pompe per il raffreddamento del nocciolo dei reattori. Dopo un’ora arriva un’onda tsunami di 15 m, superando la protezione prevista (fino a 5,7 m). Lo tsunami devasta il sito, danneggia o distrugge molti edifici, fra cui la centrale elettrica principale, sistemi di chiusura, cisterne, strade e collegamenti. La centrale viene allagata fino a 5 m di altezza e su tutto il sito si depositano sabbia, melma, detriti e rottami. Due persone rimangono uccise, che si aggiungono a una vittima causata dal terremoto.
I danni più gravi riguardano le funzioni di sicurezza: vengono distrutti gli impianti di presa dell’acqua marina per i sistemi di raffreddamento; sono interrotte le connessioni alla rete idrica esterna e al pozzo di calore (l’oceano), rendendo così impossibile lo scarico definitivo del calore prodotto; gli edifici delle turbine sono allagati mettendo fuori uso i 10 generatori ausiliari ivi installati, per cui rimane operativo un solo generatore presso l’unità 6; le batterie delle unità 1 e 2 finiscono sott’acqua e non possono venir impiegate; in assenza di potenza elettrica tutti gli edifici, e in particolare le sale controllo, rimangono all’oscuro, gran parte degli strumenti di misura diventano inutilizzabili; vengono meno anche la distribuzione di aria compressa e altri servizi; gran parte delle attrezzature, degli equipaggiamenti di sicurezza, dei dosimetri e dei pezzi di ricambio vanno persi o sono irraggiungibili; ulteriore problema la difficoltà di comunicazioni interne e con l’esterno.
La devastazione del terremoto e dello tsunami nell’area circostante rende impossibili aiuti immediati dall’esterno. Si devono affrontare, senza energia elettrica e acqua fresca, simultaneamente i problemi posti dallo tsunami, i danni all’impianto elettrico, e il controllo dei 6 reattori. La TEPCO (Tokyo Electric Power Company) segnala la situazione di emergenza alla NISA (Nuclear and Industrial Safety Agency). Il governo proclama lo stato d’emergenza nucleare e istituisce i centri d’emergenza locali; la prefettura di Fukushima ordina l’evacuazione della popolazione entro un raggio di 2 km dall’unità 1 della centrale, estesa poi in giornata a 3 km. Il giorno successivo il raggio della zona d’evacuazione fu portato a 10 km, e, dopo l’esplosione nell’edificio dell’unità 1, venne esteso a 20 km (170 mila persone). Il 15 marzo, dopo l’esplosione nell’unità 2, venne richiesto agli abitanti nella zona fra 20 e 30 km di rimanere chiusi in casa (disposizione ritirata il 22 aprile), suggerendo l’evacuazione volontaria.
Primo obiettivo è di riprendere il controllo degli impianti, portare tutti i reattori a uno spegnimento freddo e liberare le zone allagate; presto si rinuncia al salvataggio operativo dei reattori 1, 2 e 3 puntando ad impedire la fusione dei noccioli e al mantenimento delle strutture di contenimento primario della radiazione; sorgono problemi anche per le vasche di raffreddamento del combustibile esausto, alla terza settimana dall’incidente si cerca di limitare al minimo la contaminazione radioattiva dell’ambiente.
Sabato 12 marzo - le batterie di emergenza si esauriscono - il raffreddamento dei 3 reattori diminuisce e il materiale e vapore si surriscaldano; aumenta la pressione nel contenitore primario - la parte superiore degli elementi di combustibile viene esposta con produzione di idrogeno - si sfoga vapore (filtrato per bloccare la radioattività) dal reattore 1 per ridurre la pressione e raffreddare il nucleo - esplosione di idrogeno nell’edificio del reattore 1 con distruzione della copertura della parte superiore che ospita la vasca per il combustibile esausto; 4 operai rimangono feriti - arrivano da altre centrali batterie e generatori elettrici - si pompa acqua di mare nel reattore 1 - distribuzione profilattica di iodio alla popolazione per contrastare l’assorbimento di iodio radioattivo
Esplosione m12
Domenica 13 marzo - accumulo di idrogeno nel reattore 3 - si sfoga vapore dai reattori 1 e 3 - si pompa acqua di mare nel reattore 3 - un lavoratore rimane esposto a dosi superiori ai limiti Lunedì 14 marzo - esplosione di idrogeno nell’edificio del reattore 3 con danni alla copertura della parte superiore e ferimento di 11 lavoratori - si sospetta che il livello dell’acqua nei 3 reattori non copra completamente il combustibile, con possibili danni alle barre - le strutture di confinamento del reattore 3 rimangono intatte ma viene danneggiato il sistema di raffreddamento dell’unità 2 - si pompa acqua di mare anche nel reattore 2
Marz 14
Martedì 15 marzo - gravi difficoltà a raffreddare l’unità 2 - si inizia a sfogare vapore e idrogeno dal reattore 2 - esplosione di idrogeno nell’edificio del reattore 2 - si sospettano danni al serbatoio di sfioro nel contenitore primario - l’edificio del reattore 2 rimane intatto - incendio nel settore del combustibile spento del reattore 4, con emissione di radioattività nell’atmosfera - esplosione di idrogeno (generato nelle vasche del combustibile esausto) nell’edificio del reattore 4, con ulteriori danni - rischio che l’acqua della vasca per il combustibile esausto del reattore 4 inizi a bollire - il livello dell’acqua nel reattore 5 scende a 2 m sopra il combustibile attivo - i due generatori diesel d’emergenza del reattore 6 forniscono energia per i sistemi di raffreddamento dei reattori 5 e 6 - dosi di radioattività fino a 400 mSv/h misurate presso l’unità 3
o Mercoledì 16 marzo - nuovo incendio nella zona del combustibile esausto del reattore 4 - emissione di vapore dalla zona del combustibile esausto del reattore 3: probabilmente l’acqua di copertura sta bollendo - controlli alle condizioni del combustibile esausto nelle 6 unità, i cui impianti di raffreddamento non sono operativi - il personale non direttamente impegnato nelle operazioni di recupero viene allontanato Giovedì 17 marzo - elicotteri versano acqua nella vasca del combustibile esausto dei reattori 3 e 4, riempiendole - iniziano i lavori per connettere le 6 unità alla rete esterna con nuove linee di alimentazione
U3m16
Venerdì 18 marzo - personale d’emergenza e 139 vigili del fuoco da Tokyo usano autopompe speciali, camion per iniezioni di cemento e cannoni d’acqua antisommossa per fornire acqua al reattore 3 - si continua a versare acqua nella vasca del combustibile esausto del reattore 3 - problemi nelle vasche del combustibile esausto dei 4 reattori - arriva acido borico dagli USA - l’Organizzazione per il CTBT raccoglie dati sulla radioattività nelle sue stazioni distribuite in tutto il mondo - le dosi di radiazione nella centrale sono 265 microSv/h - i limiti di radiazione in situazione di emergenza viene fissata dal Giappone a 250 mSv; il limite internazionale è di 500 mSv)
Venerdi 18 marzo
Sabato 19 marzo - 100 vigili del fuoco da Tokyo e 53 da Osaka sostituiscono la squadra precedente per pompare acqua nella vasca del combustibile esausto dell’unità 3 - i due generatori diesel d’emergenza del reattore 6 forniscono energia per i sistemi di raffreddamento dei reattori 5 e 6 - si inizia il raffreddamento delle vasche del combustibile esausto dei reattori 5 e 6 - latte, ortaggi e acqua potabile in prossimità alla centrale superano i livelli di radioattività previsti - tracce di iodio e cesio radioattivi nei sistemi idrici fino a Tokyo
Domenica 20 marzo - diminuisce la temperatura nelle vasche del combustibile esausto dei reattori 5 e 6 - i reattori 5 e 6 raggiungono la condizione di spegnimento “freddo” - si continua a versare acqua di mare nelle vasche del combustibile esausto dei reattori 2 e 3 e nei reattori 1, 2 e 3 - arriva corrente elettrica al sistema di emergenza del reattore 2 - si inizia a versare acqua nella vasca del combustibile esausto del reattore 4 - il presidente del Giappone dichiara che la centrale, una volta posta sotto controllo, non verrà riattivata. Lunedì 21 marzo - fumo grigio esce dall’edificio dell’unità 3, ma non ci sono segni di aumento di radioattività - arriva corrente elettrica ai reattori 2, 5 e 6 - si lavora per connettere alla rete le unità 3 e 4 - inizia il controllo delle strutture danneggiate delle unità 1 e 2
Martedì 22 marzo - esce vapore dalle unità 2 e 3, ma senza aumenti di radioattività - continua l’immissione di acqua di mare nelle unità 1, 2 e 3 - arriva corrente elettrica a tutta la centrale - giunge un pontone americano con acqua fresca per ridurre la corrosione - continuano i controlli dei componenti delle unità 1 e 2 prima di collegarle alla rete - continua il raffreddamento delle vasche del combustibile esausto dei reattori 5 e 6 - radioattività per iodio-131 e cesio-134 e 137 superiore ai limiti nei canali di scarico in mare dei reattori 1,2,3 e 4
U4m16
Mercoledì 23 marzo - fumo nero e grigio dall’unità 3 di origine non identificata e si sospende il lavoro - si continua a versare acqua di mare nelle vasche del combustibile esausto dei reattori 3 e 4 - riparato il sistema di iniezione d’acqua dell’unità 1 - continuano i controlli degli impianti elettrici delle 6 unità prima di collegarle alla rete - ritorna la luce nella sala controllo del reattore 3, ma non alla strumentazione e impianto - nei reattori 5 e 6 si usano generatori diesel per fornire energia elettrica - materiali protettivi e acido borico giungono dalla Francia
Giovedì 24 marzo - il reattore 1 raggiunge la temperatura di quasi 400 °C, mentre quella di progetto è 302 °C; si aumenta il raffreddamento del nocciolo - fumo nero esce dall’unità 3 e si sospende il lavoro - non si osservano aumenti di radioattività - esce vapore dalle unità 1, 2 3, e 4 (prima volta dalla 1) - tre lavoratori che stanno installando cavi elettrici alla turbina dell’unità 3 immersi in acqua sono esposti a alte dosi di radiazione, oltre 2000 mSv - due lavoratori ospedalizzati con sospetto di ustioni da intense radiazioni beta - tre lavoratori esposti a dosi di radiazione fra 170 mSv/h e 180 mSv/h - TEPCO informa che 17 lavoratori hanno ricevuto dosi di 1000 mSv - la temperatura superficiale della vasca del combustibile esausto dell’unità 3 raggiunge i 56 °C - la temperatura delle superfici esterne dei reattori 1, 2 e 3 diminuisce sotto i 20 °C
Marz 16
Venerdì 25 marzo - ritorna potenza elettrica nella sala controllo principale dell’unità 2 e strumentazione inizia a funzionale nelle unità 1, 2 e 4 - nel reattore 1 la temperatura scende a 204,5 °C - TEPCO sospetta che il combustibile attivo nel reattore o quello esausto nelle vasche si sia danneggiato e che l’acqua contaminata da alta radioattività sia sparsa negli ambienti di lavoro. - le temperature superficiali esterne delle unità 1,2,3 e 4 sono inferiori a 20 °C - la temperatura superficiale della vasca del combustibile esausto dell’ unità 3 scende a 31 °C - si misura alta contaminazione di iodio-131 in mare (1250 volte il livello normale)
Marzo 25
Sabato 26 marzo - giungono nuovi pontoni americani con acqua fresca (2280 metri cubi) per ridurre la corrosione - si passa dall’iniezione di acqua marina ad acqua fresca con acido borico nel recipiente a pressione delle unità 2 e 3 usando pompe elettriche al posto delle autopompe - ritorna potenza elettrica nelle sale controllo 1, 2 e 3 - la dose di radioattività attorno alla centrale scende a 170 microSv/h - si teme che il contenitore primario del reattore 3 sia danneggiato
Marz 17
Domenica 27 marzo - vapore viene emesso dalle unità 2, 3 e 4 - si pompa acqua fresca nei reattori 1, 2 e 3 - si continua a versare acqua nella vasca del combustibile esausto del reattore 4 - si inizia a rimuovere acqua dal locale turbine dell’unità 1 al condensatore principale, per poter connettere gli impianti alla rete - la radioattività dell’acqua nei locali turbine è molto alta (60 mSv/h nell’unità1, 750mSv/h nell’unità 3 e 1000mSv/h nell’unità 2) - TEPCO riduce la quantità d’acqua versata nel reattore 2 per evitare fuoriuscite nell’edificio delle turbine
Lunedì 28 marzo - viene rivelato plutonio nel sito della centrale a livelli che non pongono problemi di salute, ma è isotopicamente diverso da quello disperso dalle esplosioni nucleari sperimentali - alti livelli di radioattività vengono misurati in una canaletta fuori dell’edificio delle turbine dell’unità 2 - si presume che nel reattore 2 parte delle barre si siano rotte liberando materiali radioattivi che giungono per vie non identificate nel locale turbine - continua il monitoraggio della radioattività in mare e in tutto il Giappone
Martedì 29 marzo - si passa dall’iniezione di acqua marina ad acqua fresca con acido borico nel recipienti a pressione delle unità 1, 2 e 3 usando pompe elettriche al posto delle autopompe - si trovano alti livelli di radioattività nell’acqua attorno ai reattori e nelle canalette di scarico, e ciò ritarda il progresso dei lavori Mercoledì 30 marzo - continua l’iniezione di acqua fresca con acido borico nel recipienti a pressione delle unità 1, 2 e 3 - non si riesce a ricostruire il percorso dell’acqua radioattiva presente nella centrale - dispersione di aria radioattiva dal reattore 2, ma non da aperture significative del contenitore primario
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radiazione emessa a Fukushima la radiazione emessa in iodio-131 e cesio-137 risulta circa lo 0,16% del totale presente nei reattori allo spegnimento (circa 81 ´ 1018 Bq di iodio-131); l’unità 1 ha emesso il doppio di iodio-131 rispetto all’unità 3 e l’unità 2 il decuplo dell’unità 1. I livelli di radiazione nell’atmosfera presentano 3 picchi dal 12 marzo, con una notevole emissione il giorno 15, • sono stabilizzati dal 16 marzo a livelli notevolmente superiori al normale, ma tali da permettere le operazioni del personale; • da aprile le dosi sono andate diminuendo fino a scendere a metà luglio a circa 1,7 mSv/y ai bordi della centrale; • l’emissione totale il 5 aprile era stimata in 154 ´ 1012 Bq/d, per scendere a 24 ´ 1012 Bq/d il 26 aprile e di un ulteriore fattore mille (a 4 ´ 109 Bq/d) a metà luglio
dosi
concentrazioni (in Bq/m3 ) di radionuclidi in campioni presi il 26 marzo presso le 4 unità di Fukushima Nuclidi Unità 1 Unità 2 Unità 3 Unità 4 Iodio• 131 1,5 ´ 105 1,3 ´ 107 3,2 ´ 105 3,6 ´ 102 Cesio• 134 1,2 ´ 105 2,3 ´ 105 5,5 ´ 104 3,1 ´ 101 Cesio• 136 1,1 ´ 104 2,5 ´ 105 6,5 ´ 103 3,7 ´ 100 Cesio• 137 1,3 ´ 105 2,3 ´ 106 5,6 ´ 104 3,2 ´ 101
A large amount of contaminated water has accumulated on site and has been treated to remove all but traces of tritium, which limits the potential to release treated water to the sea. Some radioactivity has been released to the sea, but this has mostly been low-level and it has not had any significant impact beyond the immediate plant structures. Concentrations outside these structures have been below regulatory levels since April 2011.
Fukushima Daiichi Accident (WNA Updated March 2021) • Apart from cooling, the basic ongoing task was to prevent release of radioactive materials, particularly in contaminated water leaked from the three units. This task became newsworthy in August 2013. • There have been no deaths or cases of radiation sickness from the nuclear accident, but over 100,000 people were evacuated from their homes as a preventative measure. Government nervousness has delayed the return of many. • Official figures show that there have been 2313 disaster- related deaths among evacuees from Fukushima prefecture. Disaster-related deaths are in addition to the about 19,500 that were killed by the earthquake or tsunami.
piano interventi a Fukushima priorità • rimozione delle sorgenti di contaminazione • prevenzione della perdita di acqua contaminata • isolamento della falda dalle sorgenti contaminanti rimozione del combustibile trattato entro il 2024 rimozione del combustibile dei reattori entro 25 anni demolizione reattori 1–4 nel giro di 30–40 anni reattori 5 e 6 disattivati nel 2014
Fukushima 2018
Lezioni da Chernobyl e Fukushima la sicurezza nucleare implica “il raggiungimento di adeguate condizioni operative, la prevenzione di incidenti o la mitigazione delle conseguenze di un incidente, tali da fornire la protezione da rischi radiologici al personale sul sito, al pubblico e all’ambiente” IAEA, Nuclear Safety Standards
Debolezze cruciali dell’industria energetica nucleare emerse da Chernobyl: - inadeguatezza degli strumenti legali internazionali per garantire la sicurezza - debolezza delle procedure di informazione sia interna che internazionale in caso di emergenza - carenza di adeguati provvedimenti scientifici, tecnici, amministrativi e legali per la sicurezza nucleare, delle installazioni nucleari e della gestione delle scorie radioattive - inesistenza di precise forme organizzative per la cooperazione internazionale in caso di emergenze radiologiche - mancanza un sistema internazionale efficace per l’attribuzione di responsabilità e la definizione di compensazioni per danni nucleari
Convenzioni di notifica e sicurezza - 26 settembre 1986: adozione della Convenzione sulla tempestiva notifica di un incidente nucleare - 26 settembre 1986: adozione della Convenzione sull’assistenza in caso di incidente nucleare o di emergenza radiologica -21 settembre 1988 adozione del Protocollo congiunto riguardante l'applicazione della convenzione di Vienna sulla responsabilità civile per il danno nucleare e della convenzione di Parigi sulla responsabilità di parti terze nell’ambito dell’energia nucleare - 17 giugno 1994: adozione della Convenzione sulla sicurezza nucleare - 5 settembre 1997: adozione della Convenzione congiunta in materia di sicurezza della gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi - 2005 emendamento della convenzione sulla protezione fisica dei materiali fissili
Convenzioni legali - 12 settembre 1997: adozione del Protocollo di emendamento della Convenzione di Vienna sulla responsabilità civile per il danno nucleare - 12 settembre 1997: adozione della Convenzione sulla compensazione supplementare per danni nucleari - 12 febbraio 2004: adozione del Protocollo di emendamento della Convenzione sulla responsabilità di parti terze nell’ambito dell’energia nucleare - 12 febbraio 2004: adozione del Protocollo di emendamento della Convenzione sulla responsabilità civile per il danno nucleare
La convenzione sulla sicurezza impone delle condizioni molto strette - a livello tecnico, per la struttura degli edifici, per tutti gli impianti, per la strumentazione e i sistemi di controllo, per migliorare gli aspetti umani dell’interfaccia macchina/operatore, incluse informazioni più chiare, e metodologie di analisi probabilistiche del rischio, - a livello normativo per la legislazione nazionale, per il quadro della regolamentazione e delle procedure di controllo e di verifica. L’obiettivo finale è quello di creare un corretto bilancio fra i rischi e i benefici, in modo tale che in caso di conflitto fra questi due aspetti debba prevalere la protezione dai rischi per gli individui, le proprietà e l’ambiente
prime lezioni da Fukushima - il ricorso all’energia elettronucleare richiede livelli straordinari e profondi di conoscenze teoriche e pratiche, risorse, infrastrutture, ed esperienza di pianificazione e gestione - queste capacità vanno rigorosamente accertate prima del lancio di nuovi programmi, con verifiche anche a livello internazionale - gli impianti con reattori costruiti prima delle ultime norme di sicurezza vanno chiusi o dotati delle attuali strutture - vanno riesaminati i rischi sismici delle varie zone, alla luce di recenti sismi con potenza superiore a quella storica nota, e di conseguenza la risposta degli impianti - i piani energetici devono prevedere una varietà di sorgenti rispondenti a differenti fattori di rischio - vanno previsti e provati piani per affrontare anche evenienze ambientali e logistiche di dimensioni inaspettate e creare una mentalità diffusa cosciente e profonda di sicurezza nei dirigenti, gli operatori, le autorità locali e la popolazione
i programmi nucleari sono in ripresa - in funzione 444 reattori per 394 GW in 32 paesi - in costruzione 54 reattori per 58 GW in 19 paesi 37 in Asia, 11 in Europa orientale il problema non è se un qualche incidente può succedere, ma, quando succederà, quanto si è preparati a minimizzare i danni e a rispondere presto e in modo efficace
Il concetto di difesa in profondità sta imponendosi come strategia fondamentale e coinvolge tutte le fasi della produzione energetica, dalla scelta del sito e progettazione degli impianti, alla formazione del personale e alla operazione delle centrali. Richiede la creazione di barriere fisiche successive che garantiscano il contenimento del materiale radioattivo in ogni condizione. Impone la creazione di una forte cultura di sicurezza in tutti coloro che ad ogni titolo sono coinvolti nelle attività nucleari e un sistema efficace e continuo di verifiche. Un incidente nucleare in un posto qualunque è un incidente ovunque.
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È importante che il pubblico abbia una chiara comprensione dei rischi e dei benefici rappresentati dall’energia nucleare. Occorre un maggior coinvolgimento del pubblico anche nel processo di sviluppo della legislazione internazionale sulla sicurezza dell’energia nucleare: solo così si può eliminare, o almeno ridurre l’attuale diffidenza generalizzata e spesso aprioristica per questo tipo di energia.
Tre criteri • gli impatti degli incidenti nucleari non vanni misurati solo quantitativamente. Le misure quantitative come il numero di vittime non sono solo inappropriate, ma incomplete e non etiche. La persistente sofferenza umana derivante dalla dislocazione forzata e dal reinsediamento a causa della distruzione degli habitat e degli ecosistemi umani va pienamente apprezzata e tenuta in considerazione. • ci sono molti aspetti immateriali e non quantificabili della sicurezza nucleare. Questi includono una buona cultura organizzativa, leadership, memoria e immaginazione. Dobbiamo guardare oltre l'hardware quando pensiamo alla sicurezza. Dobbiamo considerare non solo i fallimenti tecnologici, ma anche i fallimenti organizzativi, istituzionali e umani ed esaminare come ciascuno di essi potrebbe interagire tra loro. • è di vitale importanza trovare un equilibrio tra la condivisione delle informazioni e l'armonizzazione di pratiche e approcci, sviluppando e preservando allo stesso tempo modi di pensare specifici per paese in materia di sicurezza e protezione. Tuttavia, questi meccanismi di responsabilità condivisa non dovrebbero indebolire la responsabilità nazionale, organizzativa e individuale
a pascolini@pd.infn.it http://perlascienza.eu @apascolini
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