Buon Natale - Trote Astro
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ACQUACOLTURA, AMBIENTE, INGEGNO E PIACEVOLEZZE Poste Italiane S.p.a. - Sped. in A.P. – 70% NE/TN - Rivista trimestrale - dicembre 2020 La neve e le sue giocose alternative Carpire il carpione, per capire come tutelarlo Quando l’acqua si fa sinfonia Laghi e fiumi monitorati con tecnologie ultramoderne Buon Natale 2020 4
Tutti i giorni. Al tuo fianco con passione, competenza e innovazione. Il tuo successo è il nostro impegno. Co.Di.Pr.A. – Consorzio Difesa Produttori Agricoli - Via Kufstein, 2 - Loc. Spini di Gardolo, 38121 Trento Tel. 0461/915908 - Fax 0461/915893 – www.codipratn.it - info@codipratn.it - agriduemila@agriduemilasrl.it
SOMMARIO 05 Editoriale 06 La neve e le sue giocose alternative 08 Carpire il carpione, per capire come tutelarlo 04 | 2020 10 Un relitto glaciale nel lago di Molveno Reg. Trib. Trento nr. 545 del 13.06.1987 Direttore responsabile: 12 L’arte del paesaggio Diego Coller Consorzio di Tutela delle Trote del Trentino IGP 14 Il ritmo salutare camminando nel bosco Lavis - Via Galilei, 43 Tel. 0461/242525 Fax 0461/242535 16 Volare sull’acqua a bordo di una barca www.troteastro.it Seguici troteastro 18 Brividi caldi su pareti gelate Collaborazione tecnica Fondazione Edmund Mach 20 I canederli dei nostri antenati Unità Acquacoltura e Idrobiologia Centro Trasferimento Tecnologico Dipartimento Ambiente e Agricoltura di Montagna dr. Filippo Faccenda 22 Quando l’acqua si fa sinfonia Coordinamento editoriale: Massimo Manfrini 24 Laghi e fiumi monitorati con tecnologie ultramoderne Francesca Pedrini Leone Chistè dr. Fernando Lunelli 26 Trentodoc superstar Stampa: GRAFICHE DALPIAZ srl Ravina (Trento) 28 Guizzi di gusto Grafica, impaginazione e realizzazione: 30 Luca Beltrami l’architetto acquarellista L’ORIZZONTE Agenzia di pubblicità Aldeno (Trento) Tel. e Fax 0461/843167 info@lorizzonte.it Leggila anche online: www.troteastro.it/guizzotrentino
ASTRO. STELLE D'ACQUADOLCE. A NATALE PORTA IN TAVOLA LE STELLE. Af fu m ica tu ra n at u r a le se n za c on se rva n t i agg i u nt i . I d eal i co me p iat t o p ro n t o e ri cc hi d i om eg a 3 . Dai migliori filetti di trota e salmerino nascono i GOLOSI AFFUMICATI. Buoni, sani e trentini. www.troteastro.it
EDITORIALE di Diego Coller Per noi di ASTRO come per tutti i nostri troticoltori si chiude un 2020 che la pandemia ha messo a dura prova, costringendo an- che il comparto dell’acquacoltura a cimentarsi con impegnative forme di produzione, per garantire non solo il ‘pescato’, la salute dei nostri operatori, quella della vasta platea dei consumatori. Ancora una volta in primo piano rimane l’attenzione e il rispetto verso l’acqua, fonte prioritaria per garantire la qualità delle pro- duzioni ittiche, quelle dell’allevamento comprese. Acqua che stabilisce un legame decisivo tra Uomo e Natura. Liquido che misura quanto sia sano il nostro rapporto con la Terra, elemento cruciale del nostro ‘buon vivere’, acqua risorsa decisiva. L’emergenza Covid19 ha influito anche su modi e metodi del consumo alimentare. In casa stiamo molto più attenti a non sprecare cibo. Si cerca di buttare il meno possibile. Fantasiosi quanto blasonati chef consigliano il riuso di qualche avanzo, per non vanificare quanti faticano per produrre alimenti salubri. Indagini di mercato hanno evidenziato inoltre come larghe fasce di consumatori abbiano speso di più per i prodotti freschi che per congelati o in scatola. Una tendenza che registriamo con sincera soddisfazione. Da parte nostra prosegue l’impegno per offrire pesce d’acqua dolce garantito dal Marchio Trentino e da una certificazione sempre più mirata alla qualità. In questo numero di GUIZZO potrete trovare alcune curiosità – dalle sinfonie d’acqua ai suggerimenti per vivere la montagna innevata, tra ghiaccio, camminate salutari e senza ricorrere allo sci - qualche suggerimento per i Cenoni di Fine Anno, che la pandemia costringere ad elaborare ai fornelli di casa, brindando con i parenti più cari. A tutti Buon Natale e un felice 2021! GUIZZO TRENTINO 03|2020 5
LA NEVE E LE SUE GIOCOSE ALTERNATIVE La neve e lo sci, un rapporto che questa pandemia rischia di relegare nei ricordi. Troppi i rischi alla salute che potrebbero Il 2020 si chiude causare affollamenti in pista, tra cabinovie, skilift e ‘caroselli’ perfettamente dolomitici. La neve, però riesce (ancora) a mantenere il suo fa- scino. Basta ‘scoprirla’ nella sua naturalezza, indipendentemente imbiancato e la neve dallo sci più appariscente e altrettanto facile. Perché – magari inconsciamente – la maggior parte delle persone, specialmente torna ad essere una quelle che abitano nei centri urbani, non bramano lo sci, ma libera platea solamente la neve. La coltre bianca che cambia il paesaggio e rende tutto più soffice e bello. Neve da non confondere con lo sci. Confusione creata anche dal fatto che in stagioni di carenza nevosa sono entrati in funzione i cannoni da neve, per soddisfare la massiccia esigenza di ‘materia prima’ sulle piste competitive, per sciatori impegnati tra slalom e performance sempre più spettacolari. Relegando appunto solo nei ricordi la bellezza di stare liberamente sulla neve, in spazi altrettanto aperti, immacolati. Il Natale 2020 non perderà il suo fascino bianco se sarà solo e prevalentemente la neve a suggerire tempi e modi per ri-appro- priarsi di questa ‘coperta’. L’industria dello sci, purtroppo, sarà costretta a pagare un duro tributo ai problemi da Covid19, ma la neve continuerà a stimo- lare tante alternative: dallo sci alpinismo – per i più temerari e competenti, quelli che salgono in quota sempre sci ai piedi, per discese in piena libertà – allo sci nordico – il fondo, decisamente più sostenibile – senza dimenticare la possibilità di sfruttare ‘ciaspole’ per camminate o brevi escursioni tra i boschi. Esplo- rando quel mondo bianco che rimane splendido anche quando le funivie, gli skilift e i ‘gatti meccanici’ si fermano. 6 GUIZZO TRENTINO 03|2020
Ecco allora che la neve torna ad essere ancora più il negozio Test One in località Bertoldi a Lavarone vicina e contemporaneamente alla portata di tutti. (info: tel. 0464 780067), ma anche a Folgaria con Dei bambini, in primis. Perché calzare sci talvolta Bike Strider Scie di Passione (Info Alpe di Folgaria è operazione complicata. Scarponi stretti, piedi ge- Coe – +39 346 0033926 info@sciedipassione.com) lati, le tute termiche stile astronauta. Allora cosa con la possibilità di noleggiare le bici, prendere le- c’è di più semplice e allegro di stare in compagnia, zioni ed organizzare tanti eventi del mondo Strider. giocare e semplicemente tuffarsi nella neve fresca, Ma non solo, c’è anche la Strider Adventure Zone, quella che immediatamente elimina tensioni e met- una zona attrezzata con salti, giochi e ostacoli. te tutti d’accordo? Il divertimento è assicurato. Per i più piccoli e pure Impossibile sintetizzare la miriade d’iniziative che per gli accompagnatori. Soddisfatti di aver trascor- ogni stazione turistica delle Dolomiti ha allestito so piacevoli momenti nevosi, alternativi e decisa- come alternativa allo sci tradizionale. Inventando, mente più curiosi. mutuando, abbinando sport e occasioni diverse. Tracciati per ‘scivolare’ con slitte o mini bob. Poi imparare a muoversi con le racchette ai piedi, pure emulare il passo dei fondisti che da cinquant’an- ni animano la Marcialonga di Fiemme e Fassa e le classiche ‘gran fondo’ in stile nordico. Il tutto senza ricorrere a skipass o mettersi in coda alle stazioni a valle di skilift, seggiovie e cabinovie. Decisamente curiosa l’iniziativa messa in pista al Bike Park di Lavarone, dove anche i più piccini han- no la possibilità di provare le mitiche Strider, le mi- nuscole bici senza pedali e con piccoli sci montati sotto le ruote! Un tratto di pista del campo scuola sarà apposita- mente dedicato ai piccoli riders, che potranno sfrec- ciare sulla neve in tutta sicurezza. Il noleggio di queste bici, a formula oraria, sarà possibile presso GUIZZO TRENTINO 03|2020 7
CARPIRE IL CARPIONE, PER CAPIRE COME TUTELARLO Il Carpione è un pesce d’acqua dolce che non transige la banalità. Pesce d’acqua dolce Raro e dunque prezioso non solo per valore materiale, piuttosto per la sua valenza ittica, esempio di biodiversità e di resistenza che ha rischiato naturale. Pure per legami storici, per le vicende legate alla sua diffusione e da qualche anno pure per le sperimentali azioni di l’estinzione e ora ricerca scientifica mirate a rendere questo pesce alla portata dei torna sulle nostre consumatori più accorti. Un pesce d’acqua dolce che ha rischiato l’estinzione. L’hanno tavole grazie ad carpito nelle acque del Garda per capire come tutelarlo al me- glio, facendolo ‘rinascere’ in mirati impianti d’acquacoltura. ASTRO Senza nulla togliere alla sua incredibile singolarità lacustre. Una scommessa che ASTRO ha letteralmente ‘messo in vasca’ avvalendosi dei tecnici più preparati della Fondazione Mach. Il tutto negli impianti d’acquacoltura sistemati lungo il torrente Brenta in quel di Ospedaletto, nella Bassa Valsugana. Dove l’alle- vamento del Carpione viene svolto in una quarantina di apposite vasche, suddivise in tre settori, per una superficie totale di circa 5 mila metri quadrati. Impianto alimentato da acqua di sorgente, per garantire assoluta idoneità. L’allevamento è stato inizialmente sperimentale, anzitutto per valutare il comportamento di questo pesce custodito in acqua cristalline ma comunque in bacini artificiali, sicuramente diver- se da quelle gardesane dove il Carpione guizza da secoli. Una presenza per nulla scontata, anzi. Cambiamenti ambientali, fal- 8 GUIZZO TRENTINO 03|2020
Il suo habitat acquatico è sempre stata l’insenatura più va- sta a nord del Lago di Garda. Un pesce delicato, squisito che non ha mai sopportato lunghe ore tra la pesca e il consumo alimentare: doveva essere eviscerato immediatamente e av- viato alla cucina, per non sminuire la bontà delle sue carni. Talmente pregiato che al Carpione è legata l’omonima sin- golarissima tecnica di conservazione: la carpionatura. Su questo esistono le testimonianze storiche della ricet- ta del “Carpione incarpionato” nei libri dei grandi cuochi dell’epoca: nel Terzo Libro dell’Opera scritta dal cuoco di Papa Pio V, Bartolomeo Scappi (1570), nel Trattato della Natura dei cibi e del bere di Baldassarre Pisanelli (1586) e nel testo “L’arte di ben cucinare” (1685) di Bartolomeo Stefani cuoco dei Gonzaga. La ricetta: appena pescato il carpione deve essere eviscerato e con o senza scaglie messo nel sale per alcune ore, poi fritto nell’olio affinché venga a galla ancora bianco (non “arso” come dice Scappi) e lo si toglie dall’olio lasciandolo sgocciolare. Viene messo poi in un vaso nel quale si mette per 12 minuti dell’aceto bianco fatto bollire prima con un po’ di sale e aromi (lauro o alloro, mirto, cedro) e poi si toglie. Cucinato e marinato in questo modo lo si pone in un cestello di legno sopra a foglie di lauro. La cottura e conservazione fatta in questo modo permetteva di portarlo in luoghi lontani. La moderna ‘catena del freddo’ ora consente di ‘abbattere’ la temperatura secondo precise norme igieniche, per poter facilmente avere Carpione assolutamente fresco e garantito proprio da ASTRO. de inquinanti, mutazione della temperatura dell’ac- di peso variabile tra i 13 e 17 grammi, ideali per qua, pure scriteriate forme di pesca hanno – ma si svilupparsi lentamente ed essere pronti per le azio- potrebbe fortunatamente dire …avevano – minato ni commerciali più recenti. il giusto ittico. Ottimi risultati si sono avuti anche nel coinvolgi- Le migliorie alle condizioni ambientali e di riprodu- mento dei troticoltori che hanno voluto sperimen- zione del Carpione sono state ottenute proprio gra- tare l’allevamento di questa nuova specie. L’attività zie ai primi, incoraggianti riscontri della sperimen- svolta presso l’allevamento ha inoltre dimostrato tazione attuata da ASTRO e dai tecnici che operano come vi sono buone possibilità di migliorare la tec- in Valsugana ad Ospedaletto. nica allevativa oggetto di studi e legata ad un iter Costantemente ‘sotto osservazione’ i pesci sono sta- di brevetto. ti monitorati in ogni fase di sviluppo. Con riscontri Più che soddisfacenti i risultati dell’attività d’alle- e sorprese che hanno stupito gli stessi ricercatori. vo, con il mercato curioso di … carpire Carpione. Come l’inatteso e inaspettato deposito delle uova, nuovamente rilasciate nel mese di settembre da una parte delle femmine, quelle che nella vasca, già ri- prodotte in precedenza. Confermando così che il Carpione possiede effettivamente due periodi ripro- duttivi e che taluni esemplari partecipano attiva- mente a due eventi riproduttivi nello stesso anno. Un riscontro – tra i tanti – che ora sarà valutato dai vari team scientifici che partecipano al Progetto, mentre dalle vasche si pescano i primi quantitativi di Carpione destinato al mercato, merito degli oltre 110 mila Carpione giovani ottenuti già nel 2015 e GUIZZO TRENTINO 03|2020 9
UN RELITTO GLACIALE NEL LAGO DI MOLVENO Lo hanno definito ‘relitto glaciale’ vale a dire il pesce alpino più rappresentativo dell’ultra millenaria evoluzione naturale. Il sal- Importanti interventi merino vanta una singolarità inconfondibile tra tutte le guizzanti di ripopolamento razze ittiche. E un legame altrettanto inscindibile con un lago trentino incastonato tra le Dolomiti di Brenta: quello di Molveno. per un pesce Specchio d’acqua dove il salmerino ha trovato il suo habitat ide- ale, lago che a suo tempo ha pure stimolato segaci troticoltori ad autenticamente allevare questo pregiato pesce anche in adeguati impianti. Solo montanaro quelli in quota, con acqua corrente e temperatura bassa – mai sopra i 9 gradi! – proprio come quella che registra il lago di Mol- protagonista veno. Acqua fredda, acqua per certi versi preziosa, specialmente per quanto riguarda l’uso come forza idroelettrica. Uno sfrutta- della cucina d’autore mento che ha rischiato di mettere a repentaglio la sopravvivenza del salmerino. Il pericolo d’estinzione più grave s’è verificato nel 1952, quan- do il bacino lacustre fu praticamente prosciugato, per scavare collegamenti idroelettrici, condotte che escono da Molveno, tun- nel nella roccia che scaricano nella Valle dei Laghi, tra Santa Massenza, Toblino, Cavedine e quindi verso il Garda. Una ma- stodontica idrovora portata da Genova aveva svolto il suo com- pito senza badare troppo ai pesci. Ancora oggi i vecchi pescatori ricordano la moria e la mobilitazione di tanti appassionati che ‘salvavano’ i salmerini, trasferendoli in vasche lontane. Tra que- sti un certo dottor Archetti, che viveva a Monte Isola, la perla del lago d’Iseo, dove riuscì a creare una micro struttura sperimen- tale per impedire l’estinzione del pesce di Molveno. Operazione lungimirante quanto fondamentale. Che ha subito stimolato la Sezione Idrobiologica della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige a cimentarsi con il ripopolamento. L’allora di- rigente della Sezione Ittica, l’indimenticabile Alvise Vittori, si recò ad Iseo assieme ad alcuni pescatori trentini e riuscì ad otte- 10 GUIZZO TRENTINO 03|2020
nere, gratuitamente, alcune migliaia di uova e degli pescatori, si stanno valutando varie ipotesi con Hy- avanotti subito liberati nell’acqua del lago. Ripopo- dro Dolomiti, Provincia e Comune di Molveno. At- lando Molveno. tualmente l’acqua viene pescata dal torrente Massò, La manutenzione degli impianti però costringe pe- ma la soluzione tecnica sarebbe di far confluire l’ac- riodici – seppur parziali – svuotamenti. Per tutelare qua di una vicina sorgente che sarebbe più mite e il salmerino opera da anni un Centro ittiogenico, ancora più pulita. struttura esemplare e recentemente potenziata per L’associazione di Molveno, nell’attività della pesca superare qualche problematica causata dai lavori dilettantistica, è annoverata tra quelle più operose nel bacino effettuati nel 2017 per lo scarico della in provincia: malgrado l’emergenza Covid che ha centrale idroelettrica di Nembia. tenuto lontano tanti pescatori nel corso dell’anno, Nel Centro ittiogenico si producono un milione di sono stati rilasciati ben 900 permessi giornalieri: uova ogni stagione e i salmerini di Molveno ser- «A luglio e agosto - precisa il presidente Donini - vono per il ripopolamento dei laghi in quota del abbiamo visto tantissimi turisti con la loro canna Trentino. da pesca; fuori stagione, invece, sono i pescatori di Recentemente la Stazione ittica è stata ristruttu- Trento, Rovereto e Bolzano che affollano le rive del rata e ampliata con il contributo di circa 80.000 nostro lago». euro della Hydro Dolomiti Energia. Somma elargita L’associazione ringrazia Hydro Dolomiti e il Ser- all’associazione dilettantistica dei pescatori, che ge- vizio faunistico della Provincia per gli aiuti finan- stisce il Centro ittiogenico, come risarcimento alla ziari e l’attenzione anche per il futuro rivolta al moria causata dalle operazioni idrogeologiche. Centro Ittiogenico, una preziosa risorsa faunistica All’esterno del Centro è raddoppiato il numero del- non solo per Molveno, ma per l’intero territorio le vasche, con le 8 appena costruite per gli avan- provinciale. Nel contempo suggerisce di affrontare notti che vanno ad aggiungersi alla decina già quanto prima la questione della bonifica del sug- esistenti. All’interno, invece, sono state installate gestivo laghetto Bior, il fiordo amato dai pescatori le mangiatoie automatiche per ognuna delle dieci che prolunga il lago i Molveno fino alla foce del rio vasche di allevamento dei salmerini, è stato pure Lambin: i pescatori lamentano che c’è troppo fan- installato un impianto di videosorveglianza, mentre go depositato sul fondo e che ha pertanto ridotto l’intero fabbricato è stato sistemato e tinteggiato. la profondità del bacino, che nella calda stagione, Ora mancherebbe soltanto una nuova presa d’acqua proprio per la scarsa profondità, l’acqua si scalda per l’approvvigionamento idrico del centro e, come troppo mettendo in sofferenza i pesci, salmerino spiega Stefano Donini, presidente dell’Associazione su tutti. GUIZZO TRENTINO 03|2020 11
L’ARTE DEL PAESAGGIO È sufficiente una sola parola, “brüskanna” (in cimbro indica il cadere Arte Sella della neve e il suo immediato dissolversi), per viaggio a ritroso nel tempo, un tempo che sembra lontanissimo (eppure si tratta solo di rilancia azioni alcuni decenni fa), quando la neve scendeva abbondante e il termo- metro in montagna registrava temperature rigidissime e quando si di tutela dell’habitat usavano quegli sci di legno da trattare con la cera che adesso sono oltre la Valsugana, esposti nei musei. Ricordi che si inanellano con la stessa leggerezza con cui cade la per una singolare neve quelli che Daniele Zovi ha fissato in “Autobiografia della neve” (UTET, pp. 254), il suo ultimo libro. L’autore ha presentato in prima ‘autobiografia nazionale all’interno della “Tree Room”, installazione di Stefano Boe- della neve’ ri ad Arte Sella, dialogando con Guido Beltramini, architetto e diretto- re del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio. L’incontro, per via delle misure anti-Covid, s’è svolto streaming sul canale Facebook di Arte Sella, organizzatore dell’evento insieme a Lisa Orlandi, titolare della Piccola libreria di Levico Terme. Daniele Zovi, nato a Roana, sull’Altopiano cimbro di Asiago, per qua- rant’anni ha prestato servizio nel Corpo Forestale dello Stato prima come ufficiale, poi come dirigente. Fra i massimi esperti in Italia di flora e fauna alpine, cui ha dedicato libri come “Alberi sapienti, antiche foreste” e “Italia selvatica” (editi anche questi da UTET), si rivolge ai lettori con la competenza e la passione di chi dal contatto diretto con la natura, quella alpina, rinnova ripetutamente “la propria emozione nel cuore”, accompagnando rigore scientifico a intonazioni poetiche. Ma per Daniele Zovi qual è la lezione che ci viene data dalla neve? Tut- te le componenti dell’ecosistema concorrono a mantenere un equilibro dinamico che però è sempre minacciato dall’uomo e da eventi climatici fuori dall’ordinario. La neve, con la sua presenza, funge da protezione per tutte quelle specie animali e vegetali che vivono al livello del suolo, riparandole sotto di sé. Se sulla superficie ha una temperatura simile a quella dell’aria di notte, quindi è molto fredda, al livello del suolo è sempre più calda (zero gradi), tanto che riescono a sopravvivere talpe, topi..., e gli stessi vegetali non si ghiacciano del tutto. La neve, inoltre, è un importantissimo serbatoio che fa da volano alle 12 GUIZZO TRENTINO 03|2020
precipitazioni invernali, restituendo molto lentamente del sistema-natura. L’uomo si dimentica spesso di far l’acqua alle falde. La presenza della neve ha anche fun- parte della natura: non si accorge nemmeno degli albe- zione psicologica per l’uomo. Nessuno le è indifferente: ri che sono nel parco vicino casa! Però, appena mette suscita emozioni e crea tranquillità perché attutisce i piede in un sistema ricco di naturalità si rende conto di suoni. Gli ambienti che ricopre sono essenziali, privi di farne parte, cambia la propria percezione e questa espe- elementi che distraggono. Anche l’occhio dell’osserva- rienza di contatto e osservazione diventa sempre fonte tore si riposa. La neve, però, ha anche qualcosa da dire di felicità, come lo è anche camminare o giocare nella con la sua assenza: la sua scarsità negli ultimi inverni, neve o vedere nevicare, attività o fenomeni che, ripetuti così come il costante ritiro dei ghiacciai in tutto il mon- nei millenni, creano ancora stupore, meraviglia, sogno. do, ci stanno dicendo che ci siamo incamminanti lungo Cosa non si sa della neve? Un paesaggio innevato non è un sentiero pericoloso. Il riscaldamento climatico non solo uno strato di neve amorfo che copre tutto e “pen- è più solo un’ipotesi scientifica, ma una realtà concreta sa” solo a sciogliersi. Si evolve ed è il suo dinamismo che crea problemi alla vita dell’uomo. Quale la lezione al suo interno che va studiato per prevenire valanghe di piante e animali? Innanzitutto, è l’ennesima prova poiché sono continue le modifiche al suo interno dovu- che gli animali e le piante non sono poi così diversi. A te all’alternarsi del caldo e del freddo. In determinate lungo si è ritenuto che fossero mondi separati, con l’uo- circostanze, certi strati di cristalli si trasformano in cri- mo unico detentore di intelligenza. Dall’osservazione stalli a calice, causa delle valanghe. di come tutti ci comportiamo nei confronti del grande Durante la video conferenza promossa da Arte Sella freddo, si registrano, invece, comportamenti simili. Van- sono state affrontate diverse questioni. Per dare rispo- no in letargo molti animali, così come per certi aspetti sta a domande sul tipo di legame che hanno i popoli che anche le piante. Le conifere rallentano il loro metabo- vivono a contatto con la neve. La percezione – come lismo, chiudono gli stomi e ricoprono le foglie di una si lege anche in alcuni articoli comparsi sul quotidiano cuticola che le protegge; sotto la corteccia, dentro i vasi L’Adige - è abbastanza simile fra tutti i popoli che vivo- che portano la linfa che permette di far germogliare le no dove la neve dura a lungo e dove ci sono ghiacciai; foglie, le piante si organizzano aumentando la densità diverso è invece il modo di chiamare neve e ghiaccio dei liquidi, evitando così che si gelino. Gli animali af- sotto tutte le forme in cui si presentano. Sull’Altopia- frontano l’inverno in vari modi: gli uccelli aumentano la no di Asiago, dove si parlava il cimbro, nel mio lessico loro temperatura esterna e accrescono la parte di piume familiare – ribadisce Daniele Zovi - si usavano molte sotto le penne che, ricca di aria, crea una specie di mi- parole per definire la neve. Per esempio, “haarnost”, cro-coperta; hanno, inoltre, un originale meccanismo di “corazza”, è la neve dura delle prime ore del giorno di circolazione sanguigna che consente alle zampe di non primavera su cui è possibile camminare senza scivolare. ghiacciarsi. Sono ricche le risposte che la natura ha rie- Ebbene, manca un’analoga parola in italiano a riprova laborato nel corso di milioni di anni. che la gente di montagna riserva alla neve un’attenzio- E l’uomo? Sembra più spettatore che parte anche lui ne speciale. GUIZZO TRENTINO 03|2020 13
IL RITMO SALUTARE CAMMINANDO NEL BOSCO Si pronuncia ‘nordic walking’ per indicare una salutare pratica Semplice pratica sportiva basata sulla camminata naturale a ritmo alternato im- pugnando funzionali bastoncini, per avanzare e bilanciare il pas- sportiva aerobica in so, in una sorta di ‘danza corporale’. Una semplice pratica spor- tiva aerobica che sta spopolando e che in Trentino dispone di una vasta rete una vasta rete di percorsi facilmente e gratuitamente accessibili di percorsi, facili e tutto l’anno, inverno compreso. Itinerari aperti, liberi, lontani da aree ski pass tecnologiche. Solo voglia di spostarsi, camminando gratuiti, percorrendo su sentieri parzialmente innevati. Del resto in nordic walking – chiamato anche pole walking – nasce come tecnica d’allena- sentieri parzialmente mento estivo per quanti praticano lo sci di fondo, sfruttando i innevati mesi caldi, senza neve e dunque durante i quali è impossibile calzare sci. Camminare impugnando bastoncini ha però numerosi altri be- nefici. Rafforza la frequenza cardiaca e la circolazione sangui- nea, aiuta a mantenere una postura corretta grazie all’uso dei bastoncini e a non affaticare le articolazioni, favorisce la perdita di peso e l’allenamento anche degli addominali, oltre alle spalle e ai muscoli dorsali. E’ uno sport completo e adatto a tutti, che impegna quasi il 90% dei muscoli. Un valido aiuto per tonifi- care e tenersi in forma all’aria aperta. Non ultimo: stimola a ci- mentarsi con facili esplorazioni boschive, su sentieri o percorsi alpini. Indicati in base alle difficoltà da superare, segnalati con colori diversi, quelli azzurri (facili), rossi (media difficoltà) e quelli neri (i più difficili). Da individuare e frequentare a seconda delle proprie esigenze. Anche nei mesi invernali. Itinerari da ri-scoprire, per trascorrere qualche ora di benessere per corpo e mente, da frequentare in quanto percorsi che esula- 14 GUIZZO TRENTINO 03|2020
no dai divieti imposti dalle re- Con altri due si può raggiunge- nità alpina ne segnale di precisi, centi misura anti affollamento re il Vallesinella, mentre il Boch praticamente in tutte le zone causa Covid19. e altri sentieri sono molto più turistiche delle Dolomiti. Noi Tra le aree più dinamiche per ‘complicati’ durante l’inverno; abbiamo segnalato solo i più... questa disciplina, ecco alcuni meglio frequentarli nelle stagio- ’ricercati’. Non solo. percorsi segnalati in Val di Non. ni miti. A Natale il nordic walking è di Facile, decisamente per tutti, il Prima di suggerire mète amene casa anche nell’amena Valle dei Canto del Linor, neppure 4 km e di fondovalle rimaniamo ad laghi. Dove la neve si nota solo lungo l’omonimo Rio, una ses- una certa altitudine, segnalando da lontano, sulle vette del Bren- santina di metri di dislivello, tracce nel Parco Nazionale dello ta o la cima Cornetto del Bon- partenza da Cavareno. Stelvio o – meglio – nella limi- done. Simile nella stessa zona anche il trofa suggestiva Valle di Rabbi Tra Castel Toblino e Calavino tracciato del Brocon, sul Monte e verso Pejo. s’imbocca una strettoia che af- Roen, mentre diventa legger- Ben 130 chilometri i tracciati fianca splendide cascate d’ac- mente più impegnativo quello con alcune chicche. Queste. qua. Poi tra Lasino – partendo sulla Via dell’Imperatore: quasi Verso Malga Stablasolo (sempre dalla chiesetta di San Siro – si 8 chilometri, 250 metri di disli- aperta, rinomata per la sua pro- cammina ottimamente sulla co- vello, lungo i sentieri che por- duzione casearia) e le Cascate di siddetta ‘strada romana’, quel- tano ai laghetti di Ruffrè e una Saent – beve permettendo – fino la che porta prima a Stravino vista sul Brenta spettacolare. a quota attorno ai 1800 metri. e poi a Cavedine. Tra reperti Tra le zone più indicate per In direzione Pejo, percorso az- archeologici, un fonte d’epoca questa ‘camminata invernale’ zurro, dell’Ermellino, 4 km sot- romana e grotte scavate nella – neve copiosa permettendo - to il Vioz. Anello piuttosto im- roccia, davanti a falesie per fre- anche Madonna di Campiglio, pegnativo, ideale d’estate, dopo eclimbers. con una trentina di chilometri aver raggiunto la zona anche Camminare in pieno relax, per segnalati e dislivello compreso con la moderna funivia. vivere questo insolito inverno, tra i 1500 e i 2000 metri. Faci- Ovviamente è impossibile sinte- sperando in tempi migliori. le quello che riguarda il Giro di tizzare in poche righe la variabi- Campiglio, di circa 6 chilometri. lità degli itinerari. Ogni comu- GUIZZO TRENTINO 03|2020 15
VOLARE SULL’ACQUA A BORDO DI UNA BARCA Volare sull’acqua del Garda e farlo con una barca decisamente Regate veliche innovativa. E’ la sfida (coinvolgente) di alcuni sportivi che ani- mano due Circoli velici gardesani, vale a dire la Fraglia Vela spettacolari sul Garda Malcesine in sinergia con Circolo Vela Arco. Due sodalizi di- versi seppur schiettamente altogardesani. Territorialmente uno con prototipi di barche veneto, l’altro arcense, che dopo anni di collaborazione stanno decisamente guizzanti incrementando lo sviluppo di questa insolite imbarcazioni. Scafi dotati di una particolare pinna che consente una naviga- zione velocissima, altamente competitiva e ben calibrata: tanto che la barca catamarano riesce ad alzarsi quasi di un metro dall’acqua! Dei veri bolidi, super tecnologici in tutto. Ancora nessuna omologazione ufficiale, ma tanta curiosità e altrettante attenzioni. I due Circoli velici hanno sfruttato certe soste forzate - causa pandemia – per sperimentare ulteriori migliorie costruttive le- gate alla tipologia di catamarani Phantom e i Moth. Prototipi, affascinanti quanto coinvolgenti, pure belli da vedere. Ma come nasce questo futuribile ‘progetto volante’? Da una intuizione, da una scommessa tra Ferruccio De Asmundis e suo figlio Manuel, entrambi amanti della vela. Ferruccio è ormai impegnato fuori dall’acqua con la sua attività professionale di artigiano per lavorazione di carbonio e vetroresina, mentre il figlio Manuel di 13 anni è in piena attività agonistica a bordo del suo optimist per la Fraglia Vela Riva, nel 2018 vincitore della medaglia d’argento al Meeting del Garda famoso in tutto il mondo. Quest’anno, complice la situazione mondiale che ha rallentato 16 GUIZZO TRENTINO 03|2020
i ritmi della quotidianità, sotto la spinta del figlio zione con 6-7 nodi di vento, anche perché con lo che voleva veleggiare una barca plasmata dalle scafo ancora in acqua la velocità raggiunta supera esperte mani del padre è nato un progetto innovati- quella di un Laser”. vo che ha portato alla luce un’imbarcazione davve- Il battesimo, il varo è avvenuto lo scorso autun- ro unica: un optimist volante. Un guizzo d’ingegno. no, nei ritagli delle disposizioni per la navigazione Cavalcando la febbre del foil - un appendice che si gardesana imposte dall’emergenza Covid, nell’am- trova sotto lo scafo e tiene la barca sollevata dal bito della Foiling week di Malcesine, dove è stato pelo d’acqua - e che ormai contagia in un modo possibile anche provarlo in acqua, nel pieno spiri- o nell’altro quasi tutte le specialità di surf e vela. to dell’evento di rendere accessibile l’esperienza Così - partendo da un vecchio scafo optimist - Fer- foil a quante più persone possibili nell’ottica di ruccio, con l’aiuto di altri tre esperti velisti, è ri- sostenibilità e sicurezza. Inutile dire che la presen- uscito a creare un ibrido di optimist-moth dotato tazione ha suscitato grande fascino e ammirazione di foil: optimist per mantenere invariati i punti di per l’autore sia dell’idea che del lavoro di questo riferimento della barca usata dal figlio Manuel, “UFO” della vela. aggiungendo la novità del foil (speciale deriva in Tutto realizzato sul lago di Garda, con le prove in carbonio con maggiore portanza, che elimina in acqua e le lavorazioni in laboratorio. “La sfida più parte la resistenza dell’acqua) e con vela e “ali” grande era non alterare la percezione velica di Ma- regolamentari di un moth per riuscire a sollevarsi nuel, nonostante sia dovuto salire io col mio peso dallo specchio lacustre. in barca durante le lavorazioni per capire su cosa Tradizione e innovazione si fondono in un unico lavorare. È tutto un gioco di spostamenti di peso natante dall’esperienza sportiva e tecnica di un in barca a vela.” artigiano locale. “È un prototipo unico al mondo Il video del primo volo caricato su YouTube e e non ha nessuna pretesa di diventare una barca condiviso da Sail World è stato visto da più di sei competitiva, è stata una sfida e ci siamo divertiti mila persone. Creatività, professionalità, ricerca e molto nel realizzarla con successo e vedere con i sviluppo di un’idea provocatoria che hanno lette- nostri occhi un optimist alzarsi dall’acqua” raccon- ralmente già sbancato nel mondo della vela gar- ta padre Ferruccio. “L’impresa ci ha dato soddisfa- desana. GUIZZO TRENTINO 03|2020 17
Il ghiaccio è solitamente inteso come barriera, da respingere sia per la sua temperatura che per il suo aspetto. Del resto il termine glacia- le certo non evoca simpatia o familiarità. Ma il ghiaccio può essere anche l’occasione per cimentarsi con i propri limiti fisici e riuscire sa superare paure e ostacoli apparentemente impossibili. Proprio come scalare una cascata d’acqua gelata. Basta non improvvisare, senza tra- lasciare alcun accorgimento, aiutati da professionisti e un appropria- to abbigliamento. Senza se e senza ma. Insomma: scalare il ghiaccio si può! La conferma giunge dalla crescente domanda di poter compiere escursioni su pareti ghiacciate. Che i neofiti inizialmente affrontano in massima sicurezza, ‘aggredendo’ è il caso di dire, cascate artificiali, appositamente rese solide su strutture alte al massimo 6 metri. BRIVIDI CALDI SU PARETI GELATE Il ghiaccio che non Palestre di ghiaccio, installazioni didattiche, per provare l’emozione di scalare pareti gelide con tanto di piccozze, casco e legati alla corda t’aspetti, da scoprire con giusta quanto sicura imbragatura, colate di ghiaccio altrimenti ina piena sicurezza belle solo alla vista. Ghiaccio, verticalità suggestiva che la moderna tecnica alpinistica rie- per superare anche sce a superare senza pericoli. Basta stare attenti e concentrati. I principianti sono ovviamente obbligati a seguire una specifica pre- barriere mentali parazione. Allenandosi su pareti di neve bombardata con getti d’ac- qua he il gelo invernare rende solida come fosse roccia dolomitica. In Paganella, in località Dosson da anni si promuove questa impegna- tiva escursione alpinistica. Riservata a tutti i curiosi dotati di un certo spirito temerario, ragazzi compresi. Per iniziare basta rivolgersi alle Guide alpine addette a questo tipo d’esperienza, istruttori espertissimi, che forniscono adeguata assisten- za oltre che specifica attrezzatura. Coloro che caparbiamente riescono a cimentarsi sulle facili vie di neve ghiacciata, possono chiedere di partecipare ad una due giorni su vere cascate di ghiaccio. Dopo aver imparato corrette tecniche di pro- gressione, su come si fanno i nodi di base, assicurazione al compagno di cordata, uso giusto di piccozze e ramponi. Ma scalare il ghiaccio è più pericoloso di affrontare una parete di roccia? La domanda trova immediata risposta da parte delle Guide al- pine. Nessuno nega che nell’arrampicata su ghiaccio non siano insiti un sacco di pericoli. Ma col buon senso e l’utilizzo di tutte le misure di sicurezza a disposizione, sicuramente si possono contenere i peri- coli, minori su ghiaccio rispetto alle improvvise frane delle rocce o da speroni che non rispettano la verticalità. La scalata, dunque non sarà più un privilegio per pochi. Basta accettare la sfida, anzitutto con se stessi. E ancora. Sul ghiaccio non si soffre il freddo. Scalando ci si riscalda e non poco. Infine si onora il valore dell’acqua, la sua forma, la sua variabile strutturale. Ghiaccio per arditi, d’accordo, ma ghiaccio che nella sida diventa bollente. 18 GUIZZO TRENTINO 03|2020
ELEGANZA AUTENTICA. Dai vigneti di montagna del Trentino nasce lo spumante metodo classico Altemasi Trentodoc. Le caratteristiche del clima e del territorio gli donano freschezza e personalità. Con Altemasi l’eleganza ha unoGUIZZO TRENTINO 03|2020 19 stile unico.
I CANEDERLI DEI NOSTRI ANTENATI Abitare tra le Alpi vivendo sull’acqua, riuscendo per secoli a Restaurare i resti superare difficoltà inimmaginabili e nel contempo scandire l’e- voluzione delle ataviche comunità del Trentino. La Valle di delle antiche Ledro può vantare un primato unico e inconfutabile: le pala- fitte del suo lago hanno ospitato la popolazione lacustre già palafitte trentine nel Terzo millennio avanti Cristo. Lo confermano minuziose per conservare stili ispezioni nella torbiera ledrense, iniziati nella metà dell’Ot- tocento, ripresi sul finire degli Anni ’60 e proseguiti per un e modi di cultura ventennio ad opera dei Beni Archeologici di Trento. Scavi che hanno portato alla luce rarissimi reperti, indispensabili per sta- materiale. bilire l’evoluzione della vita umana. Reperti archeologici che Pure del cibo hanno altresì stabilito come le palafitte siano state frequentate fino la seconda metà del millennio prima di Cristo. Gli scavi hanno recuperato rudimentali utensili in legno, fibre tessili e qualche manufatto in terracotta, nonché qualche at- trezzo metallico. Materiale prezioso ora in bella mostra nell’apposito Museo del- le palafitte, struttura frequentata da turisti e studiosi di mezzo mondo. Archeologia e gusto. In quanto alcuni archeologi han- no avanzato l’ipotesi su come e dove sia comparsa una prima forma di pietanza gastronomica: quella dei canederli. Proprio così, semplici ‘palle’ di cereali – spelta, sorgo, forse anche fru- mento – impastati con avanzi di carne e messi a cuocere un teglie con acqua bollente. Canederli preistorici, insomma, che poco o nulla hanno che vedere con certi manicaretti moderni, ma ipotesi culinarie che 20 GUIZZO TRENTINO 03|2020
stimolano non solo l’appetito, non solo l’aspetto, ma la loro gresso della struttura – che ver- ma pure la fantasia, sul filo dei testimonianza storica. rà inaugurata nei primi mesi ricordi e dell’evoluzione del Il restauro a Fiavè è stato ne- del prossimo anno – uno splen- gusto. cessario dopo una trentina dido esemplare di orso bruno, Torniamo alle palafitte, non d’anni dai primi scassi nel ter- indelebile testimonianza dell’e- solo quelle di Ledro - forse reno paludoso, per rimuovere voluzione selvatica. più appariscenti - ma anche incrostazioni e muffe che ri- Intanto i legni, pazientemente l’altrettanto importanti emer- schiavano di compromettere la e da oltre 4mila anni custodi- se dalla torbiera di Fiavè, altro tenuta dei vetusti legni. scono preziosi indizi scientifi- sito di somma pertinenza. Bisogna inoltre sottolineare ci, per risalire al cambiamento Un villaggio dell’Età del Bron- come Ledro e Fiavè rappresen- climatico, per stabilire tempi e zo (2200-1200 a.C.), sospeso tino dei complessi palafitticoli modi del progresso umano. In- tra terra e acqua, capanne ru- più importanti e singolari d’Eu- dipendentemente se i canederli dimentali di legno e paglia, le ropa, inseriti da vent’anni nella siano stati impastati in primis pareti assemblate con rami di lista di tutela dell’Unesco, as- tra le palafitte trentine… nocciolo impastati con sterco sieme ad altri 109 insediamen- animale e la calce cotta in mi- ti disseminati tra Austria, Sviz- nuscole fornaci. zera, Germania e altre regioni Il tutto sorretto da pali in le- dell’est europeo. gno, conficcati sulla sponda Infine Fiavè è in via d’ultima- dell’allora specchio lacustre. zione la sistemazione di alcu- Pali che anche a Fiavè sono ri- ni percorsi archeologici e una usciti a resistere all’intemperie singolare mostra sulle palafitte per secoli e che recentemen- con particolare attenzione alla te sono stati minuziosamente fauna dell’Età del Bronzo. Per bonificati, per salvaguardarne questo è stato sistemato all’in- GUIZZO TRENTINO 03|2020 21
QUANDO L’ACQUA SI FA SINFONIA E’ una sinfonia unica e decisamente esclusiva in un percorso di creatività fluida quella che ha imbastito la Val di Sole per tute- Voci, suoni, fonetiche lare l’acqua e promuovere uno sviluppo ecosostenibile. Impegno e determinazione ambientale in un mix di performance artistica, raccolte tra ruscelli, anzitutto musicale. Ponendo l’acqua al centro di tutto. Perché torrenti e il Noce. – come hanno sottolineato numerosi artisti – ‘quando si guarda l’acqua si vede l’umanità intera. E quando l’acqua si muove, la Sonorità delle varie partecipazione è cosmica. Un progetto che ha come sigla “#OP2020 Uno di un Milione”, forme d’acqua formula originale, unica al mondo nel suo genere. presenti in Val di Sole Voci, suoni, fonetiche raccolte tra ruscelli, torrenti e il Noce. Sonorità delle varie forme d’acqua presenti in questa valle alpi- na. Suoni raccolti, registrati con cura, elaborati con le residenze artistiche che hanno coinvolto i ragazzi delle scuole musicali e poi, con la partecipazione dell’Accademia della Scala, sono di- ventati una sinfonia che accompagnerà turisti e residenti nel ter- ritorio in una maniera simbolica e innovativa per sensibilizzare sull’importanza della tutela delle risorse idriche e della lotta ai cambiamenti climatici. Il percorso artistico parte dalle composizioni create con i bam- bini delle scuole solandre e si sviluppa su 5 tappe. Le armonie, rielaborate, saranno portate al pubblico attraverso il QRCode impresso su una particolare borraccia, oggetto simbolico che quindi si trasformerà in uno strumento per conoscere e localiz- zare le fonti idriche della valle. A idearlo sono gli artisti del Collettivo OP, in collaborazione con la Comunità della Val di Sole, Popack.art, Tsm-Trentino School 22 GUIZZO TRENTINO 03|2020
of Management con l’Azienda per il Turismo della “Acqua e sviluppo sostenibile - ribadiscono Luciano Val di Sole, Comune e Funivie di Peio, grazie anche Rizzi, presidente Apt solandra, e Guido Redolfi del- al supporto logistico ed organizzativo del Parco na- la Comunità di valle - sono temi cruciali e urgenti zionale dello Stelvio e al patrocinio della Provincia per il futuro del territorio e del pianeta, dal loca- autonoma di Trento. le al globale. La Valle sta affrontando sfide, quali La presenza della Provincia non è causale, bensì è il la minaccia del global warming per i ghiacciai e il riconoscimento della bontà dell’iniziativa e l’atten- mantenimento dei laghi e dei bacini di montagna”. zione che l’ente provinciale riserva a progetti forte- “Il progetto #OP2020 - ricorda Fabio Sacco, diret- mente rivolti alla tutela ambientale, per un turismo tore dell’Apt - è un modo originale per ricordare il moderno, intelligente e sostenibile. ruolo centrale che l’acqua ricopre per le comunità “L’acqua è un bene primario e come tale va tutela- montane come la nostra. Sostenendolo, abbiamo to. La val di Sole e, più generale, il Trentino sono voluto coinvolgere non solo i residenti ma anche i territori con importanti riserve idriche. Le fonti tanti turisti che affollano i nostri borghi e le nostre d’acqua hanno cambiato, oltre che il paesaggio, montagne. Tutti infatti dobbiamo sentirci protago- anche l’economia di questa valle, perché hanno nisti di una valorizzazione virtuosa delle risorse na- permesso di investire nel termalismo e nelle acque turali e della riduzione dell’impatto umano sull’eco- oligominerali. In val di Sole, acqua significa anche sistema montano”. rafting, pesca, agricoltura ed allevamento, e centra- L’iniziativa rientra nel progetto di collaborazione line idroelettriche. La Provincia autonoma di Tren- tra Apt Val di Sole e Parco nazionale dello Stelvio, to - ha ribadito anche l’assessore provinciale Tonina perché, come ha sottolineato il dirigente del Ser- - ha fatto della responsabilità e della sostenibilità in vizio sviluppo sostenibile e aree protette Romano campo ambientale una delle proprie mission, per- Stanchina, “il sistema delle Aree protette del Trenti- ché convinta della necessità di tutelare il proprio no crede che l’equilibrio tra istanze di conservazio- patrimonio ambientale e i propri giacimenti idrici. ne e valorizzazione turistica delle risorse naturali si I principi fondanti dell’Agenda 2030 per lo sviluppo possa raggiungere solo costruendo insieme, con gli sostenibile sono i punti cardinali della nostra azio- attori economici, la proposta turistica”. ne di governo”. GUIZZO TRENTINO 03|2020 23
Ci sono anche i laghi di Garda, Caldonazzo, Ledro e Serraia, ma anche il fiume Adige tra i protagonisti del workshop digitale che si è svolto di recente, nell’ambito del progetto triennale Eco- AlpsWater coordinato dalla Fondazione Edmund Mach. L’incontro è stato l’occasione per confrontare i risultati consegui- ti dai vari partner nei tre anni di attività di EcoAlpsWater, du- rante i quali sono stati studiati 37 laghi e 23 fiumi, realizzando un vero e proprio censimento della biodiversità lacustre e fluvia- le della regione alpina, inclusi i corpi d’acqua trentini monitorati con la collaborazione dell’APPA di Trento. Il progetto, co-finanziato dall’European Regional Development Fund attraverso il programma Interreg Spazio Alpino e avviato nel 2018, coinvolge 12 partner appartenenti ad Austria, Francia, LAGHI E FIUMI MONITORATI CON TECNOLOGIE ULTRAMODERNE Silvia Ceschini Germania, Italia, Slovenia e Svizzera. Oltre alla FEM, per l’Italia resp. Ufficio comunicazione sono presenti ISPRA di Roma e ARPA Veneto. e relazioni esterne FEM L’obiettivo delle ricerche è di monitorare la qualità delle acque lacustri e fluviali della regione alpina con nuovi sistemi di ana- lisi all’avanguardia, basati sull’utilizzo di tecniche di metageno- mica ambientale. In particolare, i relatori del meeting hanno discusso delle tecni- che di Next Generation Sequencing (NGS) impiegate per analiz- zare il DNA ambientale estratto dai campioni di acqua raccolti in laghi e fiumi. Nel complesso, le analisi condotte sugli oltre 500 campioni di acqua raccolti nel reticolo idrografico alpino hanno prodotto oltre 100 milioni di sequenze di DNA, gran parte delle quali sono state ottenute nei laboratori della FEM. “L’analisi preliminare dei dati -spiega Nico Salmaso, responsabi- le dell’Unità idrobiologia del Centro Ricerca e Innovazione FEM e coordinatore del progetto - sta contribuendo a svelare a livelli di dettaglio mai raggiunti prima d’ora la distribuzione di orga- nismi chiave rappresentati dalla microflora algale (microalghe bentoniche e fitoplancton) e dalla fauna ittica. Nello specifico, è stata tra l’altro chiarita la distribuzione di specie cianobatteriche tossigeniche che prima, sulla base dei campionamenti tradizio- nali, si riteneva fossero localizzate esclusivamente nell’areale a sud delle Alpi”. Le conoscenze acquisite contribuiranno alla definizione dei cri- teri di monitoraggio della qualità delle acque di nuova genera- zione (Next Generation Monitoring). Inoltre, i contributi presen- tati durante le due giornate di workshop daranno impulso alla definizione di modalità di comunicazione e trasferimento delle conoscenze acquisite. 24 GUIZZO TRENTINO 03|2020
AVANZATI MANGIMI PER L’AVANNOTTERIA MANGIMI DI ALTA QUALITÀ NUOVI ALIMENTI POTENZIATI PER GLI AVANNOTTI PER UNA PARTENZA OTTIMALE ! Condizioni ambientali perfette e mangimi ottimali sono fondamentali per un passaggio naturale dal sacco vitellino all’alimentazione artificiale. Un accrescimento veloce, una bassa mortalità, l’assenza di deformità e lotti di pesce uniformi sono il risultato di un’alimentazione ottimale, rispondente al fabbisogno nutrizionale del pesce nelle sue prime fasi di crescita: • Accrescimento rapido • Basso indice di mortalità e lotti di pesce uniformi • Qualità ottimale dell’acqua WWW.ALLER-AQUA.IT
TRENTODOC SUPERSTAR Capodanno2021 si avvicina e per il count down le bollicine di alta quota del Trentodoc, il metodo classico italiano nato sulle Dolomiti, sono la valida alternativa alle blasonate bollicine francesi. Il prestigio di questi ‘nostri’ spumanti è emerso nei giorni scorsi con l’Italia che batte la Francia in tema di bollicine, grazie a dei Trento- doc superstar. Lo ha decretato “The Champagne & Sparkling Wine World Cham- pionships 2020”, il più autorevole concorso al mondo sugli spuman- Le bollicine classiche ti, creato dall’ autorevole enocritico Tom Stevenson. Il medagliere vede, per la prima volta, un pareggio sugli ori, 47 a ‘Made in Trentino’ 47 (su un totale di 128), ma con il Belpaese che surclassa i francesi sul fronte degli argenti, 111 a 42 (su 237 nel complesso). Con il conquistano i migliori contributo fondamentale delle “bollicine di montagna” trentine, che giudizi dei critici portano alla causa italiana ben 52 medaglie, di cui 20 d’oro. Un lavoro di squadra dove brilla la stella di Ferrari, leader della spu- enologici mondiali, mantistica trentina, che porta a casa 9 medaglie d’oro e 5 d’argento, per una briosità e seconda assoluta a livello mondiale, dietro la francese Louis Roede- rer, che ha raccolto 11 ori. d’assoluto valore “Il concorso Champagne & Sparkling Wine World Championship e Tom Stevenson sono un punto di riferimento per la spumanti- stica mondiale e un riconoscimento di questo tipo rappresenta per tutto il nostro comparto motivo di grande soddisfazione e or- goglio ed un ulteriore stimolo per i nostri associati alla ricerca del continuo miglioramento qualitativo. La crescente reputazio- ne di Trentodoc nel panorama italiano e internazionale della spu- mantistica è un importante valore per tutto il territorio tren- tino” commenta Enrico Zanoni, presidente Istituto Trentodoc. “Il Trentodoc non delude mai. È senza dubbio tra le tre migliori re- gioni al mondo nella produzione di spumante”, dichiara Tom Ste- venson, secondo il quale l’altitudine e la montagna rappresentano per Trentodoc una grande risorsa in cui il 70% del territorio trentino è posto sopra i 1.000 metri sul livello del mare, il 20% sopra i 2.000 e sono 94 le vette che superano i 3.000 metri. I territori dedicati alla vigna, che, in alcuni casi sorgono a 900 metri di quota, sono fazzolet- 26 GUIZZO TRENTINO 03|2020
ti di terra rubati alla montagna, dove la proprietà me- seconda al mondo dopo lo Champagne. dia è molto frammentata e il costo del lavoro è elevato. Oggi la produzione di Trentodoc è affidata al disci- Un successo costruito con tanta determinazione. plinare che fissa canoni e controlli lungo la filiera a Con poco più di un secolo di storia e quasi 30 anni cominciare dai territori dedicati che comprendono la dal riconoscimento della Denominazione di Origine Valle dell’Adige, la Valle di Cembra, la Vallagarina, Controllata, il Trentodoc - non a caso - è una delle più la Valle del Sarca, la Valsugana e le Valli Giudicarie, apprezzate alternative italiane allo Champagne. Produ- incidendo praticamente sul territorio della provincia. zione di nicchia, viticoltura eroica e una forte identità Quanto alle uve dalle quali si ottiene il Trentodoc sono sono le carte vincenti di queste bollicine di montagna lo Chardonnay che dona longevità, eleganza e carica capaci di attrarre sempre di più i wine lovers di tutto aromatica; il Pinot nero a cui si deve il bouquet frut- il mondo. tato; il Pinot bianco e il più raro e il Pinot meunier, in Il Trentodoc ha saputo esaltare fin da subito la forte grado di adattarsi a qualsiasi terreno. La vendemmia è identità territoriale che contraddistingue queste bolli- svolta manualmente ed è in genere anticipata rispetto cine di montagna unendo la sessantina di cantine (e a quella di uve legate alla produzione di vini fermi per 200 etichette) alleate nel Consorzio Trentodoc. Il risul- assicurare il giusto equilibrio tra acidità e zuccheri. tato è un prodotto riconoscibile grazie alle sue caratte- Secondo quanto previsto dal disciplinare, il “vino ristiche distintive determinate dalle diverse altitudini base”, dopo l’introduzione di lieviti e zuccheri selezio- (l’altitudine media dei vigneti si trova intorno ai 450 nati, è affidato a una lenta maturazione in bottiglia, metri), dal microclima fresco e temperato che influisce che varia da un minimo di 15 mesi a un minimo di 36 sull’acidità dell’uva e dall’effetto termoregolatore dell’ per la riserva ma arriva fino a 10 anni sui lieviti per i “Ora del Garda” (il vento con effetto termoregolatore, Trentodoc più raffinati ed evoluti. Rispetto al sentire fondamentale per la viticoltura, che soffia dall’omoni- comunque che vuole le bollicine un prodotto da godere mo lago), dalle forti escursioni termiche tra giorno e giovane, sono numerose le cantine che stanno speri- notte e, infine, dal terreno caratterizzato a una forte mentando affinamenti sui lieviti sempre più prolungati componente calcarea e pietrosa. per esaltare la ricchezza e la lunga vita del prodotto. I La produzione di Trentodoc inizia nel 1902 con la ca- nuovi trend intrapresi negli ultimi anni dal Trentodoc pacità visionaria di Giulio Ferrari, studente all’Imperial sono infatti legati a tempi e forme di affinamento. Regia Scuola Agraria di San Michele, di identificare le Tra i trend in crescita nel mercato delle bollicine di mon- analogie rispetto al territorio dello champagne e repli- tagna, aumentano poi le richieste di dosaggio zero (pas care in quota il metodo di produzione delle bollicine dosé o, per chi preferisce, nature), ovvero lo spuman- francesi. Le Cantine Ferrari, sono poi passate negli te a cui alla fine dell’affinamento in bottiglia, dopo la Anni ’50 alla famiglia Lunelli, mentre le orme di Ferra- fase della sboccatura, non viene aggiunto nient’altro (in ri sono state seguite da numerosi altri viticoltori tanto caso contrario la bottiglia viene rabboccata con il “liquer che, nel 1984, è stato fondato l’Istituto Trento Doc per d’expedition” che costituisce una ricetta segreta per ogni la promozione delle bollicine di montagna, nel 1993, cantina e può evidentemente intervenire sul vino). si è arrivati al riconoscimento della Denominazione di Bottiglie pronte dunque, per brindare più al 2021 che Origine Controllata Doc “Trento”, la prima Doc rico- all’anno ora in via di chiusura. Con le ‘bollicine di mon- nosciuta in Italia riservata a un metodo classico e la tagna’ sempre più accattivanti. Auguri! GUIZZO TRENTINO 03|2020 27
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