BLUEPRINT BLUEPRINT pratiche culturali trasformative e urgenti - cheFare
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Indice 1. La cultura sta cambiando - cheFare 6 8. Biblioteche/Archivi 48 • Ideastore 50 2. Come si legge Blueprint? - cheFare 8 Sergio Dogliani • National Emergency Library 52 3. Tecnologie alla prova delle pratiche - Simone Arcagni 10 Marco Mancuso • Tax Help 54 4. Sul bordo del cambiamento - Alessandro Bollo 18 Cecilia Cognini 5. Cultura in zona rossa - Bertram Niessen 26 9. Cultura digitale 56 • Barcelona desde casa 58 6. Arte/Cinema/Musica 34 Silvia Semenzin • Avantgardening 36 • Datami 60 Virginia W. Ricci Freddy Paul Grunert • Lockdown Cinema Club 38 • Disruptive Fridays 62 Maria Paola Zedda Tatiana Bazzichelli • The Films After Tomorrow 40 • Economia - The Limited Edition 64 Giulio Sangiorgio Lorenzo Gerbi • This Light Contagion 42 • NatGeo@Home 66 Claudia D’Alonzo Alice Avallone • Windmill Road Picture Show 44 • Ted Circles 68 Paolina Baruchello Enrico Gentina • Yerevan Biennial 2020-2021 46 Roberta Capozucca 2 3
10. Editoria 70 • Yerba Buena Cultural Center 98 • Bookshop.org 72 Silvia Bottiroli Giorgio Gianotto • Stay at Home Festival 74 13. Scuola 100 Antonio Prudenzano • Teach for Uganda 102 Lorenzo Benussi 11. Musei 76 • El Prado Contigo / Viewing room - Galleria D. Zwirner 78 14. Oltre il Coronavirus (Segnalazioni extra covid) 104 Valentino Catricalà • Musei - Lorenzo Balbi 106 • Festival Small Big Dreamers at Home 80 • Biblioteche/archivi - Bruno di Marino 108 Elisa Moretto • Lacma Video Conference Backgrouns 84 15. Focus - Contenuti speciali 110 Lara d’Argento • Tecnologia/dati - Tiziano Bonini 112 • Museum of London 86 • Cultura/Risorse digitali - Chayn Italia 116 Maria Elena Colombo • Spazio urbano - Simone D’Antonio 124 • Tate Turner Bursaries 88 • Media digitali - Maria Grazia Mattei 130 Valentina Tanni • Territori - J. Franchi/ F. Tantillo 134 • The Viewphone 90 Maria Chiara Ciaccheri 16. Chi c’è dietro Blueprint 140 • cheFare, agenzia per la trasformazione culturale 141 12. Performing/Teatro 92 • Polo del ‘900 142 • Rewriting the network 94 • Simone Arcagni 143 Giuliana Ciancio • Schaubuhne online 96 Annamaria Monteverdi 4 5
La cultura sta cambiando Blueprint La cultura sta cambiando La vivacità di una società la si vede anche dalle risposte Si tratta di una vera e propria opera collettiva che ha che intellettuali, artiste, ricercatori e operatrici culturali visto la partecipazione attiva di 35 intellettuali, artiste, provano a dare in una fase di crisi. Il dibattito che si è ricercatori e operatrici culturali per farci segnalare pra- animato nei mesi del Lockdown (e che sfortunatamente tiche virtuose adottate in tutto il mondo in cui abbiamo è continuato e ora si ripropone con altrettanta urgenza) chiesto di spiegarci perché, secondo loro, quel modo di intorno all’emergenza sui modi in cui la cultura si sta fare cultura può essere il punto di partenza per una nuo- trasformando — fatto di articoli, libri, video, messaggi, va visione dell’esperienza culturale post-pandemica. appelli e manifesti — non può che essere una testimo- nianza di vitalità e di resistenza. Noi vogliamo parteci- Abbiamo raccolto queste segnalazioni e le abbiamo ca- pare a questo dibattito, ma vogliamo anche proporre talogate, creando un compendio di pratiche culturali una strada diversa. trasformative e u rgenti — è a partire da qui che chie- diamo a tutte le lettrici e i lettori di Blueprint di adot- Molti chiedono nuovi paradigmi. Ma spesso le rispo- tare queste pratiche e scoprirne l’approccio all’origine ste teoriche alla trasformazione dei modi di fare e f ru- per farle proprie: nelle nostre istituzioni, organizzazioni ire cultura (sacrosante, intendiamoci!) non riescono a e pratiche quotidiane. trasformarsi in pratica con un concreto spostamento dell’asse di interesse su nuove forme di finanziamento; Grazie per essere qui, speriamo di poter contribuire a non riuscendo, quindi, a costruire le prospettive per un creare nuovi modi di fare cultura. sistema in fase di cambiamento accelerato. cheFare, Polo del ‘900 e Simone Arcagni Scoprire le pratiche di trasformazione Blueprint è un compendio che si prefigge l’obiettivo di partire dalle pratiche per promuovere nuove visioni e pa- radigmi, così da raccogliere e analizzare cosa è stato fatto per sviluppare nuove prospettive. Quelle che si invocano sono pratiche nuove e modelli scalabili per tutta l’attività culturale. Per questo motivo ci siamo chiesti: cosa fanno gli altri? Cosa fanno le istituzioni culturali degli altri paesi? 6 7
Come si legge Blueprint? Blueprint Come si legge Blueprint? Cerca: da desktop premi i tasti CTRL + F, da mobile cerca la funzione esplorando il menù in alto a destra - dopodiché di- La raccolta di segnalazioni di Blueprint è organizzata in sche- gita una parola chiave, un luogo, una tecnologia oppure un de suddivise per aree tematiche. Ogni scheda raccoglie una oggetto culturale di cui vorresti approfondire le sperimen- serie di informazioni essenziali sulla pratica segnalata: tazioni. • il Nome della Pratica; Non lo possiamo assicurare, ma siamo quasi certi che trove- • la Categoria a cui la Pratica appartiene, scelta tra Arte/Ci- rai qualcosa che fa per te. nema/Musica, Biblioteche & Archivi, Cultura digitale, Edi- toria, Musei, Performing & Teatro e Scuola; • il Tema di riferimento della Pratica; • un’indicazione su Dove è stata implementata la Pratica (o da dove ha origine); • una voce che descrive Di cosa tratta la Pratica; • una voce che descrive Perché la Pratica è interessante; • un Link di riferimento; • una Bio di colei o colui che ci ha segnalato la Pratica. Inoltre, Blueprint raccoglie anche 3 interventi introduttivi a firma di Simone Arcagni, Alessandro Bollo e Bertram Nies- sen oltre che una serie di segnalazioni Oltre il Coronavirus di Pratiche degne di nota slegate dal periodo di quarantena. Infine, abbiamo incluso anche alcuni Focus: contenuti edi- toriali tratti da cheFare che approfondiscono il rapporto tra la Cultura e la necessità di sviluppare nuovi modelli per sup- portarla e viverla. Un piccolo consiglio: secondo noi, il modo migliore per navi- gare dentro Blueprint è attraverso la cara vecchia Funzione 8 9
Digital Pandemic Tecnologie alla prova delle pratiche Simone Arcagni Professore all’Università di Palermo. Studioso, consulente, curatore e divulgatore di nuovi media e nuove tecnologie. 10 11
Digital Pandemic - Simone Arcagni Blueprint Come ho già avuto modo più volte di propositivo. Poco pragmatico, non inviatici da una mente oscura. Mezzi renti livelli di aspettativa che si sono sostenere si può sicuramente consta- perché mi voglia schierare col partito diabolici, ovviamen- susseguiti con alterne vicissitudini cri- tare un evidente effetto del Corona- del “fare” a tutti i costi. Chi conosce il te, in mano a pochi tiche — penso a smart city, big data, virus, e in particolare del lockdown, mio pensiero sa che per me ogni agi- faccendieri orien- internet delle cose, intelligenza artifi- consista in una rivalutazione del ruolo re ha a che fare con un pensiero, una tati a costituire un ciale. Tra agenzia digitali, progetti di che la digitalizzazione può avere nel- teoria, processi di negoziazione, la ca- la nostra società. Dalla scuola all’uni- versità, passando attraverso le diverse pacità e l’elasticità di prevedere rilet- ture. No, quello che mi pare di notare, La cosiddetta rivoluzione digitale anime delle pubbliche amministrazio- ni, per arrivare ai musei e agli archivi, soprattutto in Italia, è un certo atten- dismo. ha innescato un dibattito i festival, le conferenze, gli spettacoli. semplicemente tecnologico, Ci si è accorti che usare il digitale non Mi spiego meglio: per anni il dibatti- implica sostituire ma affiancare, sup- to sul digitale si è concentrato, bene o nel suo senso più “basic(o)” portare in caso di emergenza, e ma- male, eccetto pochi casi virtuosi, sulle gari potenziare. In particolare i beni solite categorie e sulle fazioni estre- cosiddetto “ordine innovazione, supporto alle start-up, è culturali (usiamo questa dizione più me: gli apocalittici e gli integrati. Una nuovo”. Di contro mancato un quadro critico più ampio generale) possono avvantaggiarsi, sia radicalizzazione, tra l’altro, poco con- non risulta meno superficiale certo e complesso. In una parola: una visio- negli ambiti della comunicazione, che sona (e interessante), nel momento in pensiero iperottimista della Silicon ne. nella valorizzazione dei fondi e degli cui verte su un aspetto, a mio avviso Valley che poi ha nascosto (nemme- archivi, nell’internazionalizzazione, piuttosto secondario, e cioè l’uso del- no troppo velatamente) un approccio Da qui la prudenza e l’imbarazzo di nell’implementazione della didattica le tecnologie. Dopo questa prima fase anche piuttosto tradizionalmente ca- fronte alle nuove sfide proposte dal- e così via. che in pratica si è focalizzata sull’uti- pitalista, se non apertamente (e “pira- la tecnologia, anche da parte delle lizzo dei mezzi e non sul significato tescamente”) ultraliberista. istituzioni culturali. A parte un certo Si può allora partire da qui: da questo profondo degli stessi e sulla visione fermento intorno al tema delle co- nuovo interesse (finalmente più criti- del mondo che questi producono,, ci Insomma: la cosiddetta rivoluzione di- siddette digital humanities (ma nel- co) a proposito di piattaforme, strea- siamo avviati verso una seconda on- gitale, la “quarta rivoluzione” dell’info- la maggior parte dei casi rientriamo ming e archivi digitalizzati. Un percor- data di dibattito culturale tutta etica. sfera teorizzata da Luciano Floridi, ha pur sempre nel solo – seppur merito- so fondamentale, anzi sarebbe meglio innescato un dibattito semplicemen- rio – ambito della conservazione) si dire, inderogabile, che si innesta sul- Ma un’etica spesso un po’ infantile: di- te tecnologico, nel suo senso più “ba- registra poco. In parte a causa dello la questione della tecnologia nel suo gitale sì, digitale no. (Come se fosse sic(o)”. Con giornali e tv a sbandierare scarso supporto normativo, in parte rapporto con la cultura. un’opzione!) Tutto un “scervellarsi” tra le mirabilia del nuovo iPhone, iMac, per pigrizia, in parte per aperto pres- psicologi da studi televisivi e educa- smart watch, smart TV e quant’altro. sapochismo, abbiamo avuto anni in Storicamente la questione riguardan- tori da centri estivi che discettano su E parallelamente ha generato un mo- cui la “visione” si limitava all’acquisto te l’innovazione nei processi cultura- videogame e violenza, social network, ralismo serpeggiante di lega anche di hardware costosi e con un grado di li e negli stessi ambiti culturali (le ri- hikikomori, disagi e dipendenze va- piuttosto bassa. deperibilità tecnologica tale da non flessioni a proposito della tecnologia rie. Un dibattito tutto centrato su di giustificare l’investimento. “intelligente” per musei, fondi, archivi, un rutilante mondo patologico dove, D’altra parte si registra un sistema go- beni culturali di diversa natura) ha fat- ancora una volta, emerge una visione vernativo che si è impegnato ma che A quante presentazioni di sistemi to scaturire un dibattito vivace, spes- psicopatetica dei giovani. In defini- ha focalizzato tutto il suo agire sulla tecnologici raffinatissimi poi rimasti so arguto, se non apertamente intel- tiva: povere creature, in balia di que- burocrazia digitale. Tra agenda digi- dimenticati dopo appena pochi pas- ligente, ma devo evidenziare, poco sti strumenti arrivati dall’iperuranio e tale e diversi tavoli di lavoro con diffe- saggi ho assistito! Giusto il tempo di 12 13
chiamare qualche rappresentante portare acriticamente, ma perché allargato di partecipazione e condi- ano in grado di dialogare facilmente della stampa e giustificare una spe- facciano scuola, perché ispirino, dia- visione, oltre che di fruizione (e che con quelli istituzionali. Si lavori sugli sa da marcare nella voce innovazione. no segnali. Siamo in una grande re- tra l’altro ci libererebbe dalla tirannia upgrade. Si intensifichino le possibi- Ovviamente seguendo la moda del altà, connessa, dove ogni esperimen- poco salubre delle videochiamate). lità di condivisione. Si ripensi lo spa- momento: che fosse il tablet, il visore to può essere comunicato, condiviso, zio e il tempo proprio a partire dai siti VR, il sistema 3D, la realtà aumenta- replicato, magari sviluppato in colla- Certo! Poter contare al proprio inter- culturali… biblioteche, archivi, musei, ta… Spesso affidandosi a grandi azien- borazione. Può funzionare declinato no di un team che sappia di tecnolo- ma anche provincia e borghi. La rete de che, al posto di svolgere il proprio in maniera diversa. C’è finalmente la gie e che sia in grado di provvedere a ci permette di svincolarci dalle vec- ruolo — e cioè quello di fornitore e possibilità di una grande fucina colla- sviluppare progetti che abbiano a che chie diatribe tra metropoli e provincia, sviluppatore di tecnologie secondo borativa. Torniamo - questo sì che lo fare con la digitalizzazione o con la re- città e campagna, agricoltura e indu- un piano e un progetto preordinato — possiamo fare! - all’utopia di Internet. alizzazione di piattaforme (e – perché stria. Tutto un portato storico che non diventavano i veri e propri motori di E lo possiamo fare non perché i perico- no! - lanciarsi nel mondo della gami- rispecchia l’oggi e che, soprattutto in acritiche acquisizioni, mentre d’altra li su copyright, controllo e data siano fication, dei serious game, degli ava- un paese come l’Italia, potrebbe avere parte si sviluppavano strategie social magicamente scomparsi, ma perché tar e della XR)… quella deve essere la uno sviluppo significativo. a dir poco “brancaleonesche”. li conosciamo, li possiamo affrontare, direzione. Ancora una volta: poco alla possiamo chiedere norme nazionali e volta, ma neanche troppo però — gli Il bene culturale come hub di dialo- Qualcosa però sem- internazionali efficaci. Abbiamo le co- esempi internazionali migliori ci dico- go e di internazionalizzazione, come bra cambiare. Final- noscenze, abbiamo le competenze. no proprio questo. centro di nuovi fulcri di connessione mente prende piede che rimettono in discussione (in ma- la logica della colla- Sappiamo cosa chiedere. Sappiamo, Banda allora, ma anche strumenti niera proficua) lavoro, istruzione, for- per tutti: non si possono più leggere mazione, ma anche il concetto stesso Sappiamo cosa chiedere. delle staffette delle famiglie per far di cittadinanza. circolare i computer o di ragazzi che Abbiamo bisogno di infrastrutture seguono le lezioni sullo schermo dello L’ottimismo acritico della prima onda- smartphone. E poi, ancora a proposi- ta di cultura digitale deve far posto a che permettano l’educazione to di infrastrutture, norme sicure sul un pensiero complesso: in fin dei con- copyright. E un piano serio sui data. ti un guru come Nicholas Negroponte, e la formazione ANCHE a distanza Lavorare sugli standard. Un proget- dopo il suo manifesto Essere digitali, è to infrastrutturale che renda ogni ar- ritornato sulle sue posizioni avverten- borazione tra grandi aziende ICT e non per esempio, di avere bisogno di infra- chivio, biblioteca, museo e galleria un do un certo sbandamento nel primo il vassallaggio. Finalmente si vedono strutture, e allora iniziamo da lì: banda hub di contenuti che ospita passag- ottimismo digitale. La sua più recen- agire società di comunicazione a cui larga, e su tutto il territorio, che per- gi e studi specifici, che comunica e te posizione è quella dei cosiddetti vengono fatti sviluppare progetti spe- metta agli studenti (e non solo) di ave- scambia. postdigitali che vogliono occuparsi cifici e di ampio respiro. Finalmente sire forme di educazione e formazione dell’analogico nella società digitale. incontrano professionisti che guarda- ANCHE a distanza. Si tratta di una op- Lanciare, insomma, un nuovo patto Attenzione allora a non rifare gli stessi no l’ente nel suo complesso. Poco alla portunità. Non parliamo di sostituire tra individui e istituzioni (culturali e errori: ritrovare l’analogico nell’età di- volta. la presenza, ma di ripensarla, declina- non) fatto di scambi proficui sotto di- gitale significa prendere atto del ca- ta in diversi luoghi. E uno di questi può versi punti di vista. rattere più specifico del nostro tem- Ecco allora l’importanza di guarda- anche essere quello virtuale. Magari po, ma non lasciarci ingannare dallo re gli altri. Le pratiche, non come una con spazi immersivi e interattivi facili Proviamo a non fare gli stessi errori: spauracchio dei mezzi per affrontare semplice collezione di esempi da ri- da usare e implementare. Uno spazio lavoriamo sui mezzi personali che si- quello che importa davvero, il reale, i Digital Pandemic - Simone Arcagni Blueprint 14 15
Digital Pandemic - Simone Arcagni Blueprint za della visione) un paese connesso in le e quello internazionale. rapporti, le persone, l’ambiente all’in- E così, nonostante pomposi discorsi su cui non mancano strumenti adeguati, terno di una società dominata dalla compenetrazione, ibridazione, ognu- con software di supporto in grado di Guardiamo le pratiche allora, e che “logica culturale” dei mezzi digitali. no poi se ne va a casa, nel chiuso del produrre standard per condivisione e siano in grado di fornirci narrazioni e suo comparto disciplinare, lasciando a utilizzo (e persino riutilizzo) dei data. visioni così che la tecnologia venga In una sorta di percorso inverso, infat- pochi uomini (sì, sì, - ahimè! - proprio sottratta dal dominio del “tecnico” ti, la sociologa Shirley Turkle, sempre nel senso di maschi) la regia di una se- Un sistema – come dicevo - che par- per ritornare a quello dell’ “umanisti- piuttosto pessimista sull’invadenza rie di mosaici mai del tutto realizzati. te dai luoghi come musei, biblioteche, co” dove scienza, tecnologia e cultura dei social nelle nostre vite, proprio du- archivi, mostre, per arrivare alle piaz- dialogano in maniera proficua. rante il periodo di lockdown ha rila- Complessità e narrazione. Abbiamo ze, ai parchi, ai borghi, alla provincia. sciato un’intervista in cui doveva am- bisogno di nuove narrazioni in grado Nuovi centri che si irradiano dai terri- mettere la fondamentale importanza di generare nuovi immaginari. E anco- tori. La provincia e il borgo (bene cul- di queste piattaforme connesse. Ma ra una volta le pratiche sono, in questo turale di per sé in molti casi) che si niente è davvero cambiato, ciò che senso, materiale dal valore inestimabi- connettono per lavorare e che in que- deve cambiare è l’atteggiamento, il le, acceleratori di visioni, non tanto per sta connessione riescono a rendere la punto di vista, l’approccio che deve l’utilizzo delle tecnologie, quanto per vita degli studenti, per esempio, ma essere più ampio e più complesso, fi- strategie in grado di comunicare, indi- anche la sanità più vicina, famigliare e losofico nell’ampiezza, scientifico nei viduare pubblici, soddisfare bisogni di amica. Che allo stesso tempo è in gra- modi. Facile a dirsi. diversa natura e carattere, lavorando do di dialogare con l’ambito naziona- sui fondi, sulle persone. Creare anche Ecco perché le pratiche assumono luoghi che possano essere attraversati un ruolo così fondamentale, perché per la formazione e la didattica, per la sono uno straordinario laboratorio per ricerca e lo sviluppo, generando nuo- un’osservazione ampia, per lo sguardo ve forme di cittadinanza digitale. critico e per la creazione di concetti e insieme per l’analisi dei risultati, per la Nuovi paradigmi possono stagliarsi messa alla prova delle tecnologie, per all’orizzonte di un rapporto proficuo la profilazione di processi. tra infrastrutture, aggiornamento tec- nologico e cultura. Nuove modalità di La parola chiave allora è complessi- intercettazione di creatività e idee nel “ Complessità e narrazione. Abbiamo bisogno di nuove narrazione tà, dove per complessità si intende sistema di nuova fragilità messo in innanzitutto un approccio nuovo alla luce dal Coronavirus. La fragilità sem- in grado di generare nuovi immaginari. tecnologia, un approccio culturale, bra essere, più che uno stato d’esse- etico, umanistico. Un approccio, non re, una risorsa emergente, un modo di tanto multidisciplinare, dove dietro al pensare che ha molto a che fare con termine multidisciplinarietà spesso si l’elasticità. cela una farraginosa pluripresenza ai tavoli di lavoro senza che questi siano Prendiamo il caso dello smartworking stati adeguatamente preparati all’in- che può innestare processi prolifici sia ferenza di discorsi diversi, a pratiche dal punto di vista economico che am- differenti, addirittura a logiche diver- bientale con ricadute positive sul ter- se. ritorio. Immaginarci (ecco l’importan- 16 17
Sul bordo del cambiamento Pratiche, transizioni e sf ide della cultura ai tempi della pandemia Alessandro Bollo Alessandro Bollo è il direttore del Polo del ‘900 di Torino. È stato fondatore e responsabile Ricerca e Consulenza della Fondazione Fitzcarraldo. Presidente di Kalatà. 18 19
Sul bordo del cambiamento - Alessandro Bollo Blueprint Gli effetti del Coronavirus sul sistema settore, inerzie e blocchi che potremo, nicamente preposti alle liturgie del to di tenuta e le potenzialità del setto- culturale, lungi dall’essere ancora tut- forse, provare a eliminare nel lungo e consumo e della pratica culturale ha, re culturale alla prova della crisi. ti emersi e dispiegati, saranno molte- intermittente processo di ripartenza inevitabilmente, attivato processi di plici, contradditori, opposti nel segno, che ci attende. surrogazione e di sostituzione che Problematizzare il rapporto tra siste- differenti nella durata e tali da rende- hanno visto nell’alternativa digitale e ma culturale e partecipazione nel re molto difficili valutazioni di natura La crisi ha obbligato, inoltre, a mette- in quella “ibrida” le risposte più natu- contesto attuale vuol dire riportare la complessiva. Per alcuni settori (penso re in discussione e ripensare il senso, rali e foriere di sviluppi su cui tornere- discussione sulle persone e anche sui al cinema, allo spettacolo dal vivo, ma il perimetro d’azione e le meccaniche mo in seguito. numeri, perché entrambi sono crucia- anche ai musei e all’imprenditoria che d’uso dei luoghi della cultura; quel- li. La sfida risiede e risiederà probabil- lavora a cavallo tra turismo e cultura) li “fisici” in primis, privati in tutto o in Ha, altresì, focalizzato l’attenzione mente nel progettare una diversa e gli impatti economici saranno dram- parte di pubblico e organizzati in pro- sulla necessità di preservare e curare migliore qualità nella partecipazione matici, così come per molti lavoratori poste esperienziali che hanno dovuto i rapporti con le persone e con le co- (testando modalità più consapevo- e professionisti, soprattutto quelli più essere riconsiderate alla luce di una munità di riferimento, di ascoltare, li di audience engagement che sap- fragili dal punto di vista contrattuale socialità depotenziata, irreggimenta- di suggerire risposte a bisogni emer- piano coniugare il coinvolgimento e (freelance, collaboratori esterni, pra- ta e asettica, quando non del tutto as- genti, di farsi trovare “vicini” anche nei l’attivazione con l’ampliamento della ticanti, contratti determinati, precari, sente. momenti di massima distanza: le pra- base sociale, anche individuando col- etc.). tiche raccolte in Blueprint da questo laborazioni e alleanze inter-settoriali Si pensi, ad esempio, ai concerti dal punto di vista sono emblematiche e ci funzionali a estendere la gamma dei Contestualmente la crisi ha prodotto vivo, al clubbing, alle biblioteche, ma dimostrano come, alle volte, possa es- potenziali destinatari), ma rimane il accelerazioni straordinarie in termini anche a quei tanti centri culturali che sere sufficiente ed efficace anche un problema di come contrastare e ripri- di crescita di consapevolezza in merito sono stati progettati per essere abita- numero di telefono e qualcuno dispo- stinare l’emorragia di pubblico che all’importanza strategica del digitale ti più che attraversati, aperti e pensati sto ad ascoltare e a rispondere dall’al- per decreto o per scelta entra con il – come giustamente per far convivere e intrecciare destina- tra parte del ricevitore. contagocce nei teatri, nei cinema, nei ci ricorda Simone tari e traiettorie d’uso differenti e pos- musei e nei festival del nostro paese. Arcagni – di attiva- sibilmente impreviste. Luoghi pensati Alcune parole, a cui ci siamo aggrap- zione di pratiche per riscaldare la temperatura media pati con forza in questo periodo, ri- Da questo punto di vista gli effetti chiedono di essere problematizzate negativi (quando non drammatici) e comprese nelle loro diverse sfaccet- della crisi risultano difficilmente miti- La crisi ha obbligato a mettere in tature se vogliamo che tornino utili gabili o risolvibili con proposte alter- nel comporre il lessico di base della native immediatamente in grado di discussione e ripensare il senso grammatica progettuale dei tempi in- sostituire e compensare l’offerta tra- e le meccaniche d’uso dei luoghi certi che ci attendono. Una di queste è sicuramente partecipazione. Croce dizionale in presenza, soprattutto se si manterranno nei prossimi mesi i vin- della cultura e delizia di questo periodo, la parte- cipazione (mancante o forzatamente coli di capienza molto stringenti per gli spazi culturali al chiuso. Una delle ridotta nelle esperienze dal vivo, sur- conseguenze, in termini puramente ibride più o meno della socialità, abbassare la soglia e rogata, indotta e conquistata attraver- gestionali, è che non solo la doman- incoraggianti e di aumentare la probabilità dell’incon- so nuove e vecchie pratiche in digitale da complessiva diminuisce, ma che un rinvigorito spirito di collaborazio- tro inaspettato (in termini sociali, cul- all’interno delle mura domestiche) è aumentano i costi unitari della sua ne e di solidarietà inter-settoriale, ma turali e relazionali). La temporanea stata la cartina al tornasole per misu- gestione perché si richiede (ed è fon- ha anche messo in luce gap e ritardi di indisponibilità dei luoghi fisici cano- rare la gravità della situazione, lo sta- damentale garantire) un surplus di at- 20 21
tenzione/cura/ingaggio ai “non molti” delle politiche dei diversi e intercon- re dare ancora maggiore centralità alle competenze “verticali” interne), e “fortunati” che accedono e usano i nessi sistemi culturali di cui stiamo al tema dell’educazione favorendo, nell’attivazione di partenariati e alle- suddetti spazi e servizi. parlando. Il perseguimento della so- come ho già avuto modo di scrivere anze con soggetti privati che si muo- stenibilità sociale di molte istituzioni in questi mesi, un’alleanza strutturale vono nell’ambito dell’Edutech, dell’e- Gli ambienti digitali stanno rappre- culturali richiederà, probabilmente, tra i settori della cultura e dell’istruzio- ditoria digitale specializzata, del sentando l’habitat alternativo natu- nei prossimi anni un ampliamento ne. Le pratiche segnalate in Blueprint gaming, dell’informatica, del design, rale in questo tempo di mezzo, a vol- degli obiettivi in cui, oltre ai necessari relative al mondo della scuola sem- dell’(Hi)storytelling solo per citare al- te con risultati molto significativi per aspetti di accessibilità, inclusione e di bra siano indicative di una tendenza cuni ambiti di cross-over progettuale. la quantità e la composizione delle attivazione, dovranno essere integra- più generale che ha visto le istituzio- persone coinvolte e conquistate alla te finalità specifiche volte a sviluppare ni culturali genuinamente impegna- Ambiti che possono realmente diven- causa, ma con difficoltà ancora mol- processi di riequilibrio a livello sociale, te nell’offrire contenuti e attenzione tare promettenti in termini di sosteni- to evidenti nell’individuare modelli generazionale, comunitario, economi- alle proprie comunità di docenti e bilità, replicabilità e scalabilità a patto di business (non dico sostitutivi, ma co e territoriale (in linea, peraltro, con studenti, ma che da un punto di vista che vengano contestualmente messi almeno integrativi) e quadri di poli- molti dei 17 SDGs dell’Agenda 2030 degli esiti rappresentino punte avan- in campo interventi di policy e pro- cy che siano in grado di agevolare la dell’ONU a cui molte realtà culturali zate di innovazione e sperimentazio- grammi in grado di favorire ambienti remunerazione dei diversi input pro- guardano con crescente attenzione ne nell’ambito di un paesaggio più di co-progettazione tra settore della duttivi messi in gioco. Su questa sfi- per orientare l’impostazione strategi- ampio connotato ancora da limiti di cultura, dell’istruzione e dell’innova- da si dovranno attivare e fare squadra ca nel decennio che si apre). natura progettuale e realizzativa, so- zione negli ambiti le migliori istituzioni, competenze e prattutto per quanto riguarda l’offerta prima indicati e si risorse private e pubbliche, anche in Questi mesi di lockdown ci hanno di- di prodotti e percorsi digitali nella di- favorisca lo sviluppo relazione alla capacità di orientare e mostrato come il combinato disposto massimizzare l’efficacia dei fondi stra- del digital divide unito al cultural di- ordinari che l’Europa vorrà dedicare vide rischi di creare fratture colletti- Occorre dare maggiore centralità direttamente e indirettamente allo ve sempre più profonde. Se vogliamo al tema dell’educazione sviluppo del comparto culturale e cre- ripensare a nuovi indicatori in grado ativo. Un aspetto importante da consi- di fornire elementi di comprensio- favorendo un’alleanza tra i derare è il contesto socio-economico ne tridimensionale alla partecipazio- in cui si colloca l’azione culturale e si ne (sull’inadeguatezza dei parametri settori della cultura e dell’istruzione va a ridefinire il ruolo e il portato della quantitativi si discute tanto animata- partecipazione. mente quanto improduttivamente da dattica a distanza e in presenza. di piattaforme (pub- almeno 15/20 anni) perché non inserire bliche? private?) in Un contesto caratterizzato da disu- nel discorso metriche che misurino il La domanda, da parte del settore grado di addensare guaglianze nuove e crescenti in termi- contributo effettivo dell’offerta cultu- scolastico, di contenuti, strumenti masse critiche di contenuti, servizi ni di accesso alle opportunità econo- rale nel rendere più equilibrate le con- e competenze a supporto di una di- e mercati potenziali che riescano ad miche, lavorative, educative, culturali, dizioni di accesso, di partecipazione, dattica sempre più “ibrida” rappre- andare oltre il raggio limitato delle relazionali, ricreative, etc. - come ha di crescita e di beneficio individuale e senta un’opportunità che molti attori singole pur lodevoli iniziative. Di piat- ben rimarcato Bertram Niessen nel collettivo a partire da una valutazione possono e devo raccogliere e che si taforme, in realtà, si è molto parlato suo intervento introduttivo – e che ri- iniziale del livello delle disuguaglianze può tradurre in nuove linee di offer- durante il lockdown, anche in relazio- schiano di diventare uno degli ambiti letto a scala territoriale. ta da parte delle istituzioni culturali, ne alla proposta del Ministro France- prioritari di intervento e di ri-orienta- in valorizzazione di asset tangibili e schini di dare corpo a una Netflix della mento delle risorse, delle pratiche e Dentro questa prospettiva occor- intangibili (dai patrimoni archivistici cultura italiana che fosse in grado di Sul bordo del cambiamento - Alessandro Bollo Blueprint 22 23
Sul bordo del cambiamento - Alessandro Bollo Blueprint aggregare e valorizzazione contenuti dissipazione di risorse ideative e pro- digitali di qualità prodotti ex novo op- gettuali. Ma, contestualmente, in al- pure frutto della digitalizzazione del cune o in diverse di queste esperien- nostro enorme patrimonio. ze si possono rinvenire gli embrioni di nuove narrazioni possibili, visioni La proposta, che ha solleticato un di- generative, l’avvio di percorsi forieri di battito molto polarizzato su chi doves- ulteriori nuovi percorsi e le risposte a se essere il soggetto aggregatore, sul- domande che saranno ancora perti- le finalità culturali e sull’entità degli nenti nel prossimo futuro e che richie- investimenti necessari ha avuto il me- deranno sforzi corali e soluzioni frutto rito di evidenziare il bisogno di supe- di una pluralità operosa, collaborativa rare la frammentazione e il nanismo e competente. dell’offerta attuale individuando spa- zi e modelli di aggregazione digitale La sfida risiederà nel riconoscere le in grado di proporre contenuti con traiettorie più promettenti (distin- quantità e qualità tali da avvicinare e guendo possibilmente tra valore del- coinvolgere pubblici potenzialmente la soluzione in termini di spendibilità ampi. Provando a sperimentare, lad- nell’immediato e nel contingente e dove possibile, modelli di business valore derivante dalla capacità di tra- che siano in grado di remunerare di- dursi in replicabilità di modello e ap- rettamente o indirettamente il valore proccio), nel coinvolgere i decisori e incorporato nei contenuti proposti e/o policy maker chiedendo loro di scom- nei servizi di mediazione, divulgazio- mettere sulle potenzialità di cambia- ne, organizzazione e arricchimento mento e di fertilizzazione di queste esperienziali derivanti dal know-how traiettorie, di disegnare politiche e che il settore culturale può fattiva- programmi che forniscano dei conte- mente mettere a disposizione, anche sti di azione abitati da comunità e at- rivendicando condizioni agevolate tori che abbiano voglia e coraggio di nell’intricata materia dei diritti d’au- attraversarle agendo il cambiamento tore. e non subendolo. Per concludere, possiamo ritornare alle pratiche, quelle che Blueprint ha voluto raccogliere e raccontare. Come spesso accade nei momenti di forte discontinuità e accelerazione biso- gna essere consapevoli dei rischi che questo tipo di operazione comporta: fuochi di paglia, risposte tattiche rita- gliate su problematiche contingenti e difficilmente replicabili, vicoli ciechi, 24 25
Cultura in Zona Rossa Tra esperienze individuali e risposte collettive Bertram Niessen Bertram Niessen è tra i fondatori di cheFare, ne segue lo sviluppo dal 2012 e oggi è il presidente e direttore scientifico dell’as- sociazione. PhD in Urban European Stu- dies all’Università di Milano-Bicocca, come docente, autore e progettista si occupa di spazi urbani, economia della cultura, DIY 2.0 e manifattura distribuita, culture del- la rete e della collaborazione, innovazione dal basso, arte elettronica. 26 27
Cultura in zona rossa - Bertram Niessen Blueprint Il Coronavirus sta impattando in modo in contesti diversi, mutati costante- ci ore al giorno davanti al computer in neari e metri cubi, di gesti da reinven- radicale nella vita di tutte e tutti. Per il mente nel tempo: regioni del Nord, del una casa microscopica e non so come tare e intimità da riconquistare. E mai settore culturale, questo è vero su al- Centro e del Sud; zone con maggiore far stare tranquilli i miei figli”. come adesso, allo stesso tempo, non meno cinque livelli, distinti e comple- o minore presenza di focolai; periferie sappiamo come costruire l’esperienza mentari: i produttori e centri; città, paesi, aree rurali e mon- Al di là di tutte queste differenze, e di con gli spazi e i luoghi che abitiamo e di cultura (artisti, tane. Contesti nei quali i mondi della molte altre ancora, c’è qualcosa che attraversiamo. Quante persone posso- scrittori, musicisti, cultura hanno reagito alle restrizioni accomuna tutte e tutti. Sono le do- no stare in una sala da teatro e quan- ricercatori, tecnici, del distanziamento in una moltepli- mande e le incertezze. I nostri modi te ad un concerto? Quanti studenti in di percepirci e pensarci nello spazio un’aula e quanti tavolini di caffè su un Le disuguaglianze sono una e nel tempo non sono solo cambiati: marciapiede? sotto molti aspetti sono sospesi. delle condizioni più invocate Nella gestione dell’emergenza, giu- Mai, in tempi recenti, abbiamo vissuto stamente, abbiamo fatto di tutto e meno comprese nei mesi come società un tale livello di indeter- per cercare indicazioni nella scienza minatezza, nel tempo e nello spazio. e produrre linee guida, normative e successivi al lockdown Nel tempo, perché quello che ci sta di modi d’attuazione. Ma il vero punto fronte ha contorni talmente sfumati sta nelle forme della nostra esperien- etc.); le istituzio- cità di modi, condizionati da diverse da risultare illeggibile. Quando tor- za e in come negoziano con lo spazio e ni, grandi e piccole strutture socio-demografiche, diver- neremo “alla vita di prima”? Fra sei con gli altri corpi. E in come producia- (musei, biblioteche, si consumi culturali, diverse politiche mesi? Fra un anno? Fra due? E cosa mo simboli che attribuiscono senso a archivi, accademie, etc.); le imprese culturali territoriali e soprattutto di- rimarrà della vita di prima, per poterla questa esperienza, in quanto individui culturali (compagnie teatrali, agenzie verse geometrie delle disuguaglianze. ancora chiamare tale? Il tempo è mol- e in quanto collettività. di booking, librerie, etc); i policy maker te cose, tra le quali un orizzonte di pro- e gli erogatori (decisori nazionali, am- E sono proprio le disuguaglianze una iezione delle narrazioni e delle scelte. E allora la cultura - come campo di ministrazioni locali, fondazioni banca- delle condizioni più invocate e meno Tutti - persone, gruppi, organizzazioni esperienze e come spazio del simbo- rie, d’impresa e di famiglia, etc); i fru- comprese nei mesi successivi al lock- - stanno posticipando le proprie scel- lico - è la finestra della quale abbiamo itori delle opere, come gruppi e come down: età, genere, classe, ceto, abilità, te in un futuro incerto. Scelte piccole bisogno per disinnescare la rimozio- singoli (lettori, spettatori, ascoltatori, appartenenza territoriale, condizio- e grandi. Di spostamenti, di investi- ne del trauma collettivo che è stato, è pubblici, scene, communities, etc). ni della cittadinanza hanno influito e menti, di sentimenti. e sarà il Coronavirus. influiranno in modo drammatico sul Certo, si tratta di mondi e modi vici- senso individuale e sociale di questo E nello spazio. Perché mai come ades- Non solo “la cultura per qualcos’altro”. nissimi eppure lontani. Intanto per- gigantesco trauma collettivo. Che an- so non sappiamo interpretare la natu- Non solo la cultura come impresa e si- ché tagliati longitudinalmente in una cora adesso sta venendo raccontato ra della nostra esperienza individuale. stema economico. Non solo la cultura miriade di settori dotati di una inelu- posizionandosi in un continuum che Cosa rischia il mio corpo? Cosa rischia- come strumento di rigenerazione ur- dibile specificità, dal cinema d’anima- va da “il lockdown è stato una pausa no i corpi altrui? Quando e come met- bana. Non solo la cultura come abili- zione al teatro sociale passando per di riflessione” a “ho perso il lavoro a to a rischio me stesso e gli altri? Cosa tante di coesione sociale. Non solo la l’archeologia e la musica elettronica. marzo 2020 e non so più come anda- posso conservare delle mie abitudini cultura come enzima per la salute e il re avanti”. O, se vogliamo, da “il lavo- di interazione con il prossimo, fino a benessere. Non solo la cultura come Poi perché le conseguenze del Coro- ro a distanza mi permette di dedicare che punto posso osare e dove invece è riscoperta e dialogo con i pubblici. navirus sono state - e sono tuttora - più tempo a me stesso e ai miei cari” necessario cambiare? Viviamo un’in- Non solo la cultura come conservazio- vissute in modi radicalmente diversi a “sto impazzendo perché lavoro die- certezza fatta di distanze, di metri li- ne e valorizzazione del patrimonio del 28 29
passato. In quali casi invece è la causa della tante favorire la costituzione di centri to spaziale - e in parte sociale - che moltiplicazione delle disuguaglianze di competenza (comitati di indirizzo, stiamo vivendo. La nebbia del rischio, Ma anche e soprattutto la cultura esistenti, o l’occasione per vederne comitati etici, ma anche reti tra pari) l’impossibilità di determinare con cer- come sguardo critico, come lettura nascere di nuove? Il sovraccarico infor- su forme specifiche di passaggio al di- tezza cosa fa bene e male a noi e agli individuale e collettiva del mondo, mativo al quale siamo stati sottoposti, gitale, vincolandoli per quanto possi- altri aprono una lunga serie di interro- come confliggere cacofonico di ar- con continue richieste di partecipazio- bile alla produzione di materiali divul- gativi sulla relazione tra pratiche cul- monie e ritmi diversi che abitano gli ne, coinvolgimento ed engagement gativi, linee guida, toolkit, testi critici, turali, spazi e corpi. stessi tempi e gli stessi luoghi. Come da parte di organizzazioni note o workshop, seminari, camp che pos- esperienza che si apre alle domande meno, ha realmente segnato - come sano essere utili a chi si troverà ad af- Quali modi individuali e collettivi di - nuove e senza tempo - che quest’e- sostengono alcuni - la fine dell’au- frontare questioni simili. abitare gli spazi stiamo perdendo? E poca ci impone. dience engagement? La corsa quan- quali opportunità di sperimentazione titativa alla conquista dell’attenzione Perché poi guardare solo alla “digita- si aprono, invece? E’ chiaro che stiamo Questo volume raccoglie esperienze del pubblico, vidimata da metriche e lizzazione”, alla mera trasposizione di attraversando un momento di messa basate su pratiche, linguaggi e conce- indicatori, ha ancora senso? pratiche concepite per il mondo ma- in discussione del rapporto tra spa- zioni della cultura diversissime. Guar- teriale e portate poi nel digitale? Inter- zi pubblici e privati, ma in quali dire- dandole tutte assieme, però, possia- Quali sono i rischi concreti per la pri- net è con noi da quasi trent’anni, un zioni? Chi può o deve prendersi la re- mo iniziare a formulare le domande vacy e i dati sensibili? periodo lunghissimo. E nonostante i sponsabilità di quello che avviene nei da portare con noi nell’incertezza. mondi della cultura tradizionale italia- diversi contesti? Come cambieranno i Per rispondere, è indispensabile che na abbiano fatto di tutto per saperne il luoghi della cultura che già conoscia- Un primo gruppo di domande riguar- tutti i soggetti coinvolti nella gover- meno possibile, qui come nel resto del mo? Quali nuovi luoghi nasceranno? da, inevitabilmente, il rapporto tra nance culturale elaborino strumenti mondo sono proliferate pratiche arti- cultura e digitale. La quantità di tem- per la formazione di nuove competen- stiche e curatoriali native dei mondi Sicuramente non sappiamo abba- po che passiamo di fronte agli scher- ze e l’adeguamento di quelle esisten- digitali. O, più precisamente, pratiche stanza su come i luoghi si stanno ri- mi è aumentata esponenzialmente; la ti, attingendo non solo dalle discipline nate e cresciute negli ambigui spazi di configurando. Indagini, ricerche e didattica, il lavoro, le esperienze cultu- più ovvie come informatica, design o mezzo tra il digitale e il materiale che mappature su quel- rali, le relazioni sociali sono state tra- scienze della comunicazione ma an- tutti - con i nostri smartphone, GPS, lo che avviene all’in- sposte giocoforza dal mondo materia- che (e forse soprattutto) dalla filoso- account social, conti online - abitiamo terno e all’esterno, le a quello online senza che nessuno fia, dalla sociologia e dalla semiotica. da tempo e che il Coronavirus ha reso negli spazi ufficiali fosse, realmente, preparato. Quelle digital humanities, insomma, improvvisamente visibili. e in quelli informa- delle quali si è molto parlato e poco Per digitalizzare un oggetto o un pro- praticato negli ultimi anni. cesso culturale, basta trasferirli su una Non solo la cultura come impresa piattaforma di streaming? Cosa per- Data la grande disomogeneità nel ca- diamo e cosa guadagniamo facendo- pitale culturale specifico di organizza- e sistema economico, ma anche lo? Quali esperienze, quali forme di at- zioni diverse, è importante favorire la la cultura come lettura individuale tenzione, quali potenzialità attiviamo? costruzione e lo scambio orizzontale e Quali forme di intimità perdiamo? In verticale di competenze individuali e e collettiva del mondo quali casi questa crisi è un’opportu- collettive attraverso pratiche collabo- nità di alfabetizzazione digitale? Per rative. li sono necessarie e chi, e a quali condizioni? Altre domande sono connesse alla non rimandabili. In un momento come questo è impor- straordinaria esperienza di isolamen- Cultura in zona rossa - Bertram Niessen Blueprint 30 31
Cultura in zona rossa - Bertram Niessen Blueprint È indispensabile, inoltre, costruire del- un lato, è necessario pensare a come particolare? Quali invece quelli nuovi schilismo e il paternalismo. le piattaforme locali di matching tra le disseminare il più possibile pratiche ed emergenti da questo contesto par- necessità di spazi per le pratiche cul- culturali di prossimità in ogni territo- ticolare? Cosa possono fare pratiche e Sono solo alcune linee possibili di turali e i moltissimi luoghi abbando- rio, nelle metropoli come nelle aree processi di accesso, interazione, par- indagine, ma è questo circolo che nati o con attività temporaneamente interne (cosa, questa, che dovrà dare tecipazione e collaborazione per con- dobbiamo provare a rendere virtuo- sospese. In quest’ottica, è fondamen- un gradissimo peso alla costruzione trastare queste tendenze? so. Partire dalla cultura per costruire tale agevolare usi temporanei, age- e manutenzione di reti, alle forme di domande. Aprire prospettive inedite, volazioni, affitti calmierati, coworking collaborazione e allo sviluppo di nuo- C’è bisogno di stabilire in modo chia- fuori dai terreni battuti. Cercare col- non convenzionali che possano anche vi equilibri tra produzione e circuita- ro la natura della cultura come bene lettivamente le risposte. E collettiva- solo in piccola parte arginare lo stilli- zione). Dall’altro, sarà indispensabile comune, lavorando sulla consapevo- mente costruire le soluzioni. cidio della chiusura delle attività cul- progettare la produzione e la fruizio- lezza della necessità dell’accesso e turali. ne culturale in un’ottica di democra- della democrazia culturale come di- zia culturale spaziale radicale, che ritti umani di base, non subordinabili In questi mesi si ricorrono proposte non assegni la cultura di serie B alle - al pari della salute, dell’abitazione e che hanno a che fare con quella che zone marginali ma che, al contrario, dell’istruzione - a sole logiche di mer- possiamo chiamare, generalizzando, diffonda cultura di qualità proprio in cato. città di prossimità: una rapida riorga- quelle aree che sono più a rischio nel- nizzazione in chiave pandemica del- la permutazione delle disuguaglianze. Questo riguarda sia i fruitori di cultu- le funzioni sociali della città che ren- ra che chi opera nel settore, storica- da servizi di vari genere raggiungibili Ed alle disuguaglianze bisogna guar- mente uno di quelli nei quali il lavoro senza l’utilizzo dei mezzi pubblici e del dare per comprendere verso quale precario è più invisibilizzato tramite traffico motorizzato provato, e senza mondo stiamo andando. Generici ap- il ricorso a collaborazioni parasubor- creare assembramenti. pelli alla solidarietà non bastano più, e dinate e a collaborazioni permanen- la crisi economica e sociale che si sta ti con committenti unici. Da questo È fondamentale sovrapponendo a quella sanitaria ri- punto di vista, è importante incenti- prendere di petto schia di lasciare ferite che non sapran- vare la scrittura, la sottoscrizione ed il rispetto di carte etiche sul tratta- mento dei lavoratori. Ed è necessario Quali modi individuali e collettivi chiedere alle istituzioni della cultura della formazione, pubbliche e private, di abitare gli spazi stiamo un’immediata responsabilizzazione perdendo? E quali opportunità verso i lavoratori precari. di sperimentazione si aprono? Allo stesso modo, è necessario incen- tivare progetti e organizzazioni che abbiano specifiche politiche di inte- la questione della no più rimarginarsi. grazione di categorie svantaggiate (a città di prossimi- partire da donne e giovani, ma senza tà anche dal punto Quali sono i fattori consolidati di di- limitarsi a queste) anche e soprattut- di vista culturale, considerando due suguaglianza nell’accesso alla cultura to in ruoli di potere e di responsabilità, aspetti opposti e complementari. Da che incidono e incideranno in modo per contrastare la senescenza, il ma- 32 33
Arte/Cinema/Musica Biblioteche/Archivi Cultura digitale Editoria Musei Permorming/Teatro Scuola 34 35
anche un’occasione per contribuire attivamente a comunicare Avantgardening e raccontare l’esperienza delle Brigate di Solidarietà di Milano, per le quali abbiamo prodotto una televendita insieme al collet- tivo NOTEXT e abbiamo attivato un sistema di donazioni che ha permesso di raccogliere, in tre giorni, più di 1500 euro. Il festival desiderava allontanarsi dalla semplice traduzione di modelli che erano familiari prima dell’avvento del Covid-19 e CATEGORIA che una crisi così profonda, destinata a produrre mutamenti Arte/Cinema/Musica sostanziali nella società in cui viviamo, avesse bisogno di una narrazione inedita che tenesse conto sia delle riflessioni e delle TEMA emozioni generate dalla pandemia sia delle possibilità (ma an- Condivisione, digital art, festival, musica, che dei limiti) delle piattaforme a nostra disposizione solidarietà PERCHÈ È FICO Per far fronte a una crisi così devastante è necessario dotarsi di Online alcuni strumenti condivisi, che nascano dalla matrice profonda- mente umana dell’empatia. L’essere umano è in grado di adat- tarsi al cambiamento grazie alla collaborazione e allo scambio, per cui il dialogo, la solidarietà e il senso di appartenenza a una comunità sono pratiche salvifiche, soprattutto in momenti di profondo smarrimento, e la cultura è il collante che permette di DI COSA SI TRATTA nutrire il nostro tessuto sociale e connetterci su piani che trava- Avantgardening è un progetto di festival multimediale nato lichino relazioni lavorative e strutture socioeconomiche. dalla volontà di costruire una piattaforma in cui artisti, attiviste, scrittrici, pensatori e performer potessero esprimersi e dialoga- CHI L’HA FATTO re tra loro su tematiche legate all’isolamento e alla crisi profon- Avantgardening è un progetto di festival multimediale nato da che stiamo attraversando globalmente in un momento in a marzo del 2020 durante il lockdown dalla collaborazione cui il social distancing e l’obbligo di rimanere tra le mura di casa a distanza tra Vittoria De Franchis, Virginia W. Ricci, Elena non ci permettevano di farlo se non all’interno di un contesto Viale e Eleonora Strozzi digitale. Questa necessità di cementare una community già esistente e LINK coinvolgere nuove soggettività nella costruzione di un conte- sto condiviso si è sviluppata parallelamente alla nostra esigen- CHI LO CONSIGLIA za di renderci utili, attivando il nostro network, alle pratiche di Virginia Ricci è stata editor in chief di Noisey, ha collaborato solidarietà dal basso che avevano iniziato ad attivarsi nella fase con Rolling Stone e altre testate, è autrice, promoter e DJ. uno del lockdown. Quello che chiamiamo festival, che in realtà Ha co-fondato le clubnight Spiritual Sauna e Just Cavalle la è più simile a un palinsesto multimediale di tre giornate, è stata piattaforma online Avantgardening. 36 Arte/Cinema/Musica Blueprint 37
Lockdown Cinema Club PERCHÈ È FICO Lockdown Cinema Club ha raggiunto un altissimo numero di utenti (1548 beneficiari) che ha donato una cifra complessiva di 4,694,124.56 di pesos (83.741,60 €) a fronte di un obiettivo ini- ziale di 2 milioni, anche grazie all’adesione di realtà, festival e istituzioni che si sono affiancati all’iniziativa in termini organiz- CATEGORIA zativi, mediatici, economici. Arte/Cinema/Musica Il progetto ha rappresentato una risposta dal basso al tema del- la vulnerabilità degli invisibili del cinema, è stata una pratica di cura, comunità, prossimità e relazione che ha posto il tema del TEMA Online ( da Mani- welfare in primo piano, affiancando la solidarietà all’altissima la, Filippine) Cinema, cinema indipendente, solidarietà, qualità dei lavori mostrati. welfare cinematografico CHI L’HA FATTO Online (da Manila, Filippine) Un collettivo di filmmaker filippini LINK CHI LO CONSIGLIA Maria Paola Zedda curatrice ed esperta di performance art, DI COSA SI TRATTA danza e arti visive, rivolge la sua ricerca ai linguaggi di con- Lockdown Cinema Club è un progetto nato a Manila da un grup- fine tra arte contemporanea, danza, performance e cinema. po di registi indipendenti filippini, unito per supportare le fasce Ha lavorato come assistente e organizzatrice per oltre un più fragili del comparto (elettricisti, addetti alle riprese, carpen- decennio nelle produzioni della Compagnia Enzo Cosimi tieri, assistenti di produzione etc.), colpite dall’interruzione im- (con cui ora collabora come dramaturg) e come performer provvisa delle attività produttive dovuta alla pandemia Covid19. indipendente ha ottenuto importanti riconoscimenti quali Il progetto ha coinvolto alcuni tra i più interessanti registi indi- la Menzione Speciale del Premio Equilibrio 2009. Direttrice pendenti della scena filippina e del Sud Est Asiatico (il Leone artistica di Cagliari Capitale Italiana della Cultura nel 2015, d’Oro Lav Diaz, Shireen Seno, Khavn de La Cruz, John Torres, per cura festival e manifestazioni legate ai linguaggi del con- citare i più noti) invitati a condividere una o più opere renden- temporaneo e co-dirige dal 2013 Across Asia Film Festival. dole accessibili in streaming per una settimana. E’ nato così un Scrive su Artribune, Alfabeta2 e Antinomie. programma organizzato in cataloghi di titoli e link aggregati e condivisi su google drive che, con il motto Watch all you want, and give what you can, è stato promosso attraverso una pagina facebook, insieme a maratone cinematografiche di 24 ore, in- contri, screening. 38 Arte/Cinema/Musica Blueprint 39
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