Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo

Pagina creata da Michele Ferrari
 
CONTINUA A LEGGERE
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Astronomia Islamica

       L'Immagine è tratta dalla locandina della V
       Conferenza islamica di astronomia svoltasi
       ad Amman (Giordania) nel 2011
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Il contributo dell' Islam all' Astronomia è stato dominante e
fondamentale nel periodo compreso fra l' VIII e il XIV secolo

Mentre l'Europa si trovava ancora in enormi difficoltà (economiche,
sociali, religiose) con una conseguente decadenza del sapere scientifico
il mondo arabo aveva raccolto con curiosità e interesse il patrimonio di
tante culture diverse con particolare attenzione verso la scienza,
divenendo in questo modo una sorta di intermediario tra cultura antica e
moderna.
Il ruolo degli Arabi fu probabilmente favorito da:
- la conquista della Persia, che permise loro di venire a contatto con un
mondo che il regno “illuminato” dei Sassanidi aveva reso culturalmente
vivo fornendo ospitalità ai filosofi delle scuole pagane cacciati da
Giustiniano (*)
- il contatto con l'India e con il suo sapere antico;
- la conquista di Alessandria di Egitto, capitale del sapere scientifico
ellenistico, massima espressione della scienza greca.

(*) imperatore di Bisanzio dal 527 al 565, nel 529 mise sotto controllo dello stato
gli insegnamenti dell’Accademia di Atene, fondata da Platone nel 387 a.C e si
adoperò per la soppressione totale del paganesimo.
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
L'impero Sassanide (che dominò la Persia fra il 224 e il 651) ebbe diversi conflitti
con l'Impero romano d' Oriente.La carta riporta l'estensione dei 2 imperi nel 477,
(anno successivo a quello della “caduta” dell’impero romano d’Occidente).
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Nascita ed espansione dell' Islam (breve sommario)

Le popolazioni dell' Arabia non parevano costituire alcun pericolo per i
due imperi che si fronteggiavano in quella zona (romano e sassanide)

- nel 610 il profeta Maometto iniziò a predicare una nuova religione
monoteistica;

- alla sua morte (632) islamica era solo una parte della penisola arabica;

-fra il 633 e il 640 gli arabi conquistarono Siria e Palestina (che
appartenevano all'impero bizantino):

- fra il 639 e il 646 conquistarono l’ Egitto (che faceva parte dell'impero
bizantino);
- nel 645 conquistarono tutta la Persia;
- fra il 656 e il 661 la disputa fra sunniti e sciiti (due correnti distinte dell’
Islam) si fece particolarmente accesa. I sunniti ebbero la meglio e
spostarono la capitale da Medina a Damasco ove fondarono una corte
che si ispirava a Costantinopoli.
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Le conquiste non si arrestarono e in breve tempo tutto il Nord Africa
divenne islamico.
- Nel 711 gli arabi sbarcarono in Spagna e rapidamente raggiunsero e
occuparono la Catalogna.
- Fra il 720 e il 730 invasero la Francia giungendo fino alla valle della
Loira.
- La tradizione vuole che venissero sconfitti definitivamente e respinti oltre
 i Pirenei da Carlo Martello nella battaglia di Poitiers del 732, in realtà non
fu proprio così perché 10 anni dopo gli arabi conquisteranno Arles e
Avignone (in Provenza).

   661-750                           632-661
                                                             661-750

                                          622-632
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
L'astronomia islamica nasce in un periodo che si può collocare
indicativamente fra il 700 e l' 830 durante il quale molti testi indiani e
persiani vennero tradotti in arabo.
Fra tutti questi testi forse il più importante è il Zij-al-Sinhdind che si
può tradurre come Tavole astronomiche del Sindhind.
Sindhind deriva dal sanscrito siddhānta, (che significa sistema o
trattato). Zij invece deriva da zih (o zig) che nel persiano parlato nel
periodo sassanide significava corda (nel senso di filo da intrecciarsi
per costituire un tessuto e quindi a rappresentare la struttura
tabellare dei dati inseriti in righe e colonne).
Le tabelle di questa opera sono relative alle posizioni del Sole della
Luna e dei 5 pianeti noti all'epoca
Non c’è nulla di teorico (modelli) in queste tavole, solo dati.
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Qualche decennio più tardi, agli inizi del IX secolo, fu redatto il primo trattato di
  Astronomia araba da Ibn Mussa al Khwarizmi matematico, astronomo,
  astrologo e geografo persiano nato nell’antica regione Corasmia (Chorasmien
  nella carta) nel 780 e morto nell' 850.

Una curiosità: il termine algoritmo deriva dalla trascrizione latina (storpiata) di
Al Kwarizmi. Il testo Algoritmi de numero indorum che ci è pervenuto solo nella
traduzione latina originariamente avrebbe dovuto essere al-Khwārizmī sui
numeri indiani, mentre il titolo arabo era probabilmente Kitāb al-Jam wa al-tafrīq
bi-ḥisāb al-Hind ossia Libro sull'addizione e la sottrazione secondo il calcolo
degli Indiani.
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Al Khwarizmi visse alla corte del califfo al- Mamun di Baghdad che lo
nominò responsabile della sua biblioteca (la Bayat al-Hikma che significa Casa
della Sapienza)

Si trattava della più grande biblioteca del mondo arabo-islamico (mezzo
milione di testi) in un'epoca in cui le più importanti biblioteche cristiane
latine non raggiungevano il numero di 1000 volumi. Nella Bayat-al-Hikma
erano custodite opere in lingua greca, siriaca, ebraica, medio-persiana (la
lingua dei sassanidi) e sanscrita. Inoltre vi si tenevano corsi di istruzione
superiore (universitari) ed era dotata anche di un ospedale (bimaristan) in
cui avevano libero e gratuito accesso i malati di ogni sesso e razza

I medici del bimaristan avevano raccolto tutta la più avanzata conoscenza del
tempo (persiana, greca, indiana e siriaca).
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Al-Mamun (nato a Baghdad nel 786) fu il VII califfo della dinastia
abbaside (dal 813 alla sua morte nel 833).
 A lui si deve anche l’ istituzione dei primi due osservatori astronomici
(ne fece costruire uno a Baghdad, che era la capitale del califfato,e l’ altro
ad al-Raqqah in Siria).

           Al-Ma'mun (a destra) manda un messo all'imperatore di Bisanzio
           Teofilo (a sinistra) il dipinto è tratto da un manoscritto del XIII secolo
           conservato alla Biblioteca Nazionale di Madrid.
Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
Il termine califfo deriva da khalifa che signfica reggente, successore.
Il califfo è pertanto il vicario o successore di Maometto e rappresenta e la
massima autorità religiosa per l'Islam.
E' una figura che non rientra nel Corano nè nella Sunna (*) di Maometto e fu
istituita dai compagni di Maometto immediatamente in seguito alla sua morte.
I primi 5 califfi regnarono a Medina poi ci fu una dinastia di califfi ommayyadi
(appartenenti ad una famiglia molto influente) che regnò a Damasco dal 661 al
750, poi una dinastia abbaside (che prende il nome e l'origine dallo zio paterno
del profeta Maometto) che regnò a Baghdad dal 750 al 1258 e che si spostò a
il Cairo quando i mongoli distrussero Baghdad uccidendo l'ultimo califfo....

 (*) Sunna è una parola araba che significa consuetudine, comportamento. Si tratta
 quindi di una serie di regole lasciate dal profeta e insieme al Corano costituisce la
 Shari'a un termine arabo dal senso generale di "legge" (letteralmente "strada
 battuta") il termine Sunnita deriva da (ahl al-sunna wa l-jamāca), che significa
 seguace della tradizione del Profeta e della comunità islamica
La diatriba fra sciti e sunniti affonda le sue radici nel 632 , l’anno della
morte di Maometto.
La maggioranza dei suoi seguaci, che sarebbero in seguito divenuti noti
come sunniti e che oggi rappresentano l’80%                 dei musulmani,
appoggiarono Abu Bakr, amico del profeta e padre della moglie Aisha.
Per gli altri invece il legittimo successore andava individuato tra i
consanguinei di Maometto. Sostenevano a tale proposito che il profeta
avesse designato a succedergli Alì, suo cugino e genero, e diventarono
noti come sciiti, una forma contratta dell’espressione “shiaat Ali”, i partigiani
di Alì.

I sostenitori di Abu Bakr ebbero la meglio, anche se Alì governò per un
breve periodo in veste di quarto califfo. La frattura in seno all’ Islam si fece
insanabile quando il figlio di Alì, Hussein, fu ucciso nel 680 a Kerbala
(una cittadina situata 100 km a sud est di Baghdad) dalle truppe del califfo
sunnita al potere.
L' Islam oggi (sunniti in verde, sciiti in arancione e ibaditi – una terza
corrente distaccatasi quasi subito dai sostenitori di Alì -in viola)
Ma per quale ragione al-Mamun fece costruire due osservatori astronomici ?

 Ed è Lui che consacrò le stelle a voi, affinché voi, in questo modo, poteste
 essere guidati nell'oscurita' della terra e del mare

 Così è scritto nel Corano ed è pertanto evidente che l' Astronomia
 nell'Islam abbia goduto di una posizione di tutto rispetto. Non stupisce
 quindi la decisione del califfo al-Mamun.

 Per gli islamici era inoltre particolarmente importante essere in grado di
 stabilire la direzione de La Mecca verso cui dovevano indirizzare le loro
 preghiere ad orari fissi durante il giorno. L’inizio di ogni mese veniva
 stabilito in coincidenza col novilunio. Per queste ragioni era necessario
 che si dotassero di strumenti adatti al calcolo e alle osservazioni.

Gli astronomi di al-Mamun iniziarono osservazioni metodiche del cielo
ad occhio nudo e con l’ausilio di attrezzature utili ai fini osservativi che si
diffusero in seguito in Europa. I due osservatori fatti edificare dal Califfo
furono destinati a programmi di osservazione che si protrassero per
alcune decine di anni e lo studio dei moti planetari rappresentò una pietra
miliare nell’astronomia dell’ Islam.
Gli astronomi di al-Mamum corressero il valore della precessione da 1°/100
anni a 1°/66 anni (successivamente, nel 970 ca., portarono il valore a 1°/70
anni, in buon accordo col valore attuale 1°/71.63 anni )

Oltre agli osservatori “di stato” ne esistevano e continueranno ad esistere tanti a
carattere privato.

 Gli astronomi islamici osservavano gli astri utilizzando dei tubi che non
 avevano nulla a che vedere coi cannocchiali ma servivano semplicemente per
 restringere il campo di vista limitando così il contributo delle altre luci.
 Si avvalevano anche di quadranti murali per misurare le altezze delle stelle
 sull'orizzonte, delll' alidada, piattaforma rotante fornita di goniometro e di indice
 fisso (lembo) per misurare l'angolo azimutale di un astro, e dell'astrolabio.
 Quest’ultimo strumento (abbastanza complesso) permetteva la determinazione
 delle coordinate celesti di un astro dalle coordinate locali (altezza e azimut) in
 un determinato istante dell’ anno.
Quadrante murale è un quarto di cerchio graduato che consente di misurare
l'altezza degli astri al loro passaggio in meridiano (a questo scopo deve
essere allineato nella direzione nord-sud).

                                             Quadrante murale di
                                             Jonhatan Sisson,
                                             Londra, 1739.
                                             Realizzato in ottone, ha
                                             raggio pari a 172 cm.
                                             Si trova al
                                             Museo della Specola,
                                             Sistema Museale
                                             d'Ateneo (SMA), Unibo.
L'astrolabio, dal greco astrolábion, derivante a sua volta dal termine αστήρ
(astèr ovvero stella) unito al verbo λαμβάνω (lambàno ovvero prendere
afferrare) non fu inventato dagli arabi ma molto probabilmente da Ipparco di
Nicea,
                                                 Claudio Tolomeo descrive uno
                                                 strumento molto simile
                                                 all'astrolabio e infine Teone (*)
                                                 matematico alessandrino del IV
                                                 secolo d.C. scrisse un trattato
                                                 su questo strumento.
                                                             L' astrolabio è costituito da
                                                             - base
                                                             - rete,
                                                             - alidada,
                                                             - alcune lastre corrispondenti a
                                                             diverse latitudini.
                                                             Misurando l'altezza di una stella
                                                             con l'astrolabio si può
                                                             determinare l'ora della notte se
                                                             è nota la latitudine del luogo.

(*) era il padre di Ipazia matematica, filosofa e astronoma vittima dell'integralismo religioso dei
cristiani.
Astrolabio arabo attribuito a Ibn
Baso (1280 ca)
Museo della Specola, SMA, Unibo

 Ibn Baso era uno degli
 addetti alla misura del
 tempo (raʾīs al‐muwaqqitīn)
 nella Grande Moschea di
 Granada.
 Era anche un matematico
 esperto, un inventore e un
 abile osservatore
 astronomico.
Numerosi sono gli astronomi islamici che hanno dato importanti contributi
     all’ astronomia. Impossibile menzionarli tutti. Se ne citano solo alcuni.
     Al- Farghani (nacque a Baghdad nell 800 e morì in Egitto nell 861) fu
     astronomo al servizio del califfo Al-Mamun di Baghdad (tra l'813 e l'833).
                              I suoi studi sulla cosmologia tolemaica sono esposti
                              nell'opera nota come “Compendio sulla scienza degli
                              astri” e tradotta in latino con il titolo di “Rudimenta
                              astronomica” da Gherardo da Cremona (*).
                              Quest'opera divenne molto famosa in Europa e molti
                              (fra cui probabilmente anche Dante Alighieri)
                              appresero il modello Tolemaico attraverso di essa.
                              Al-Farghani misurò anche la circonferenza della terra,
                              Cristoforo Colombo sottostimò le reali dimensioni del nostro
                              pianeta perchè convertì erroneamente il valore di al-
                              Farghani.

(*) Gherardo Cremoniensis (Cremona 1114, Toledo 1187) fu un famoso traduttore di
opere accademiche in latino. Sua è anche la prima traduzione dall’arabo dell’Almagesto
(1175). A lui dobbiamo il termine algebra che viene dall’arabo e significa ristabilire
l’equilibrio. Anche il seno (sinus) è frutto di una traduzione di Gherardo che si fonda su di
una traduzione araba dal sanscrito jīva, che significa corda in jība, (poiché l’arabo non ha
la v). Ma non segnalando l’arabo, come l’ebraico e in generale le lingue semitiche le vocali
brevi, jība ha la stessa struttura consonantica di jayb, che significa concavità, incurvatura,
golfo, baia e corrisponde a sinus in latino.
Thabit Ibn Kurrah (nato ad Harran nell'odierna Turchia nel 826 e morto a
Baghdad nel 901) si occupò meticolosamente dei moti della Luna e del
                       Sole, ritenendo che l'osservazione delle eclissi di Sole
                       e di Luna fosse l'unico modo per determinare la
                       posizione della Luna con esattezza e che dalla durata
                       del ciclo delle eclissi fosse possibile determinare la
                       periodicità dei moti del Sole e della Luna.

                                                                Digressione:
                                                                Interessanti queste
                                                                antiche costruzioni
                                                                che si trovano ad
                                                                Harran e che
                                                                mostrano una curiosa
                                                                analogia con i trulli.
                                                                Non ho trovato
                                                                informazioni a
                                                                riguardo (epoca,
                                                                popolazione che le
                                                                ha edificate ecc.ecc.)
Al Battani (nato nell’ 858 in Siria e morto nel 929 in Iraq) compì numerose
osservazioni ad Al Raqqah in Siria. Scrisse un trattato in 57 capitoli che fu
tradotto in latino col titolo di Opus Astronomicum. Nella prima parte del trattato
espose problemi di geometria sferica e di trigonometria (come la tecnica per
determinare gli elementi di un triangolo sferico noti due lati ed un angolo) e le
                                                      tecniche di osservazione e
                                                      di misurazione posizionale
                                                      utilizzate.
                                                      Grazie ad esse potè
                                                      misurare con precisione
                                                      l'obliquità dell'eclittica
                                                      rispetto all'asse polare del
                                                      cielo, l'epoca degli
                                                      equinozi con un' ottima
                                                      approssimazione (1 o 2
                                                      ore) e la durata dell'anno
                                                      solare.
Corresse inoltre il valore della precessione degli equinozi.
Contestò la validità del metodo di determinazione del diametro apparente
della Luna utilizzato da Tolomeo, affermando che la Luna può assumere un
diametro apparente minore di quello del Sole (come evidenziato dalle eclissi
anulari); affermò infine ancora in contrasto con Tolomeo che anche il diametro
apparente del Sole è soggetto a variazione.
Nasìr ad-Din al Tusi (nato a Tus in Persia nel 1201 e morto a Baghdad
nel 1274) mostrò come un’ opportuna combinazione di moti circolari
potesse dare origine ad un moto lineare. Questo risultato era
incompatibile con la rigida distinzione aristotelica tra il moto circolare
uniforme (proprio delle sfere celesti) e il moto rettilineo (proprio del
mondo sublunare).
Ibn al Shatir (nato e vissuto a Damasco fra il 1305 e il 1375), complicò
il modello tolemaico teorizzando la presenza di epicicli il cui centro
ruotasse lungo altri epicicli ( gli “epicicli di epicicli”)
Ma un posto speciale, a mio parere, merita Abd al-Rahmān al-Ṣūfi
  (spesso abbreviato in al-Sufi) nato e vissuto in Persia fra il 903 e il 986,
  autore di un trattato sulle stelle fisse e primo ad aver identificato ad
  occhio nudo la galassia di Andromeda e ad averla descitta come una
  piccola nube

                                                            Nello stesso libro si trova la prima indicazione
                                                            della presenza di Andromeda (la galassia
                                                            nota anche come M31) rappresentata in forma
                                                            di nebulosa (tanti puntini) e indicata con la
                                                            lettera A. La giovane con la stella sulla fronte
                                                            rappresenta la costellazione di Andromeda (da
                                                            cui prende il nome la galassia) mentre il grande
Il libro delle stelle fisse (scritto nel 965) in cui sono   pesce è una costellazione araba a noi
riportate le osservazioni e le descrizioni delle stelle     sconosciuta. La nebulosa di Andromeda sarà
(posizione,magnitudine e colore). Le stelle sono            riscoperta poco più di 600 anni dopo (il 15
suddivise nelle costellazioni che vengono illustrate        dicembre del. 1612) da Simon Marius (Simon
con disegni fatti dallo stesso autore.                      Mayr) astronomo tedesco allievo di Tycho
                                                            Brahe e di Keplero.
L'influenza araba permane tuttora in tanti termini astronomici e nei
nomi di numerose stelle :

                                Azimut ovvero l'arco di orizzonte
                                compreso fra il punto cardinale
                                Nord e la verticale dell' astro sul
                                piano dell'orizzonte. Il termine
                                deriva da as-sûmut, (le vie diritte)
                                plurale di as-samt (la via dritta).

                             Zenit il punto immaginario che si trova
                             esattamente sopra la testa dell'osservatore. Il
                             termine deriva sa samt al-ra's (direzione
                             della testa) o dal suo plurale samt al-ru'ūs
                             (direzione delle teste),

                          Esattamente opposto alla testa si trova il Nadir
                          che deriva sa-nazir-al-samt che significa
                          corrispondente dello zenit.
Mizar e Alcor nomi che in persiano
                significano cavallo e cavaliere separate
                fra loro da una distanza di 11' 48", sono
                visibili ad occhio nudo come 2 stelle
                distinte solo da chi ha un'ottima vista . In
                effetti la capacità di vedere le 2 stelle era
                uno dei requisiti richiesti a chi voleva
                diventare guardia dell'imperatore.

                 Se la distanza fra queste stelle e il
                 sole è pari a 88 a.l. sapreste trovare
                 la distanza “vera” fra loro?

Immagine di Mizar e
Alcor ripresa col
telescopio. La                                     Mizar
difficoltà di                                      AeB
distinguerle ad occhio
nudo è legata alla
differenza di             Anche Mizar è una stella
luminosità che rende      doppia con una compagna
dominante Mizar           di magnitudine 2 situata ad
(Mizar ha magnitudine     una distanza angolare
4 e Alcor 2.4).           apparente di 14”.
Sempre in relazione al Grande Carro,
alpha Ursae Majoris ( α UMa ), si
chiama Dubhe, contrazione delle
paroleThahr al Dubb al Akbar che
significano dorso dell'orsa. β UMa si
chiama Merak che deriva da al Marakk,
che significa lombo dell'orsa. γ UMa si
chiama Phekda, che deriva da al
Fahdh, che significa la coscia. δ UMa si
chiama Megrez, che significa l'attacco
della coda. ϵ UMa è detta Alioth, forse
da Alyath, che significa grassa coda,
 ηUMa è chiamata Alkaid o talvolta
Benetnash, termini che derivano da al
Ka'id Banat al Na'ash che significa
governatore delle figlie della bara,
poichè il quadrilatero del Grande Carro
veniva assimilato dagli Arabi ad una
bara e le 3 stelle che si staccano da
esso in una specie di fila non allineata
alle figlie che seguivano la bara.
 ζ UMa è la già citata Mizar come si
vede dalla figuara qui accanto.
Alpha Eridani si chiama
       Achernar, nome che
       deriva da Akher Nahr, che
       significa foce del fiume.
       La stella non è visibile a
       latitudini superiori ai 30° e
       anticamente era ancora
       più bassa, a causa del
       fenomeno della
       precessione degli
       equinozi. 4000 anni fa
       Achenar era la stella
       Polare dell'emisfero
       australe

Eridanus è un fiume mitologico
dell'antica Grecia menzionato
nella Teogonia di Esiodo e
collocato nell' Europa del Nord. I
romani chiamarono Eridanus il
Po.
L’ astronomia nel Medioevo

                      È difficile stabilire i
                      confini temporali del
                      Medioevo.
                      Generalmente viene
                      suddiviso in Alto (V-X
                      secolo ca) e Basso
                      Medioevo (X-XIV secolo
                      ca).
Il primo personaggio degno di attenzione in questo periodo è Boezio (Ancius
Manlius Severinus Boethius) che nacque a Roma intorno al 475 (un anno prima
della caduta dell’Impero romano d’occidente) e morì a Pavia intorno al 525. Studiò
ad Atene (nell’Accademia fondata da Platone) quelle che erano considerate le 4
scienze fondamentali del tempo: aritmetica, geometria, astronomia e musica.
Forse ad Atene incontrò e conobbe Simplicio (*).
Scrisse 4 opere sulle origine delle 4 scienze di cui sopra (ne sopravvivono solo 2: il
De institutione arithmetica e il De institutione musica), ma il suo desiderio più forte
era quello di tradurre e commentare in latino tutte le opere del mondo classico che
fosse riuscito ad ottenere.
Tradusse e commentò le Categorie e il de Interpretatione di Aristotele, dello stesso
autore tradusse i Topica e commentò i Primi Analitici (traduzione e commento sono
andati perduti). Commentò anche i Topica di Cicerone e scrisse altre opere di vario
genere.

                                     (*) Filosofo e matematico bizantino nato in Cilicia (cfr
                                     la carta) e vissuto fra il 490 e il 560 ca. Noto per
                                     essere stato uno dei più famosi commentatori delle
                                     opere di Aristotele e per aver tentato di conciliare la
                                     filosofia di Platone con quella di Aristotele. Quando
                                     (nel 529) Giustiniano I (imperatore di Bisanzio) fece
                                     chiudere l’Accademia di Atene, si recò in Persia
                                     (presso i Sassanidi cfr. slide n. 3).
La vita di Boezio si incrociò drammaticamente con quella di Teodorico (re degli
Ostrogoti) che nel 493 aveva sconfitto Odoacre (re degli Eruli) ed era divenuto
re di Italia (in realtà la guerra fra Teodorico e Odoacre era iniziata nel 489 e nel
493 Teodorico aveva fatto uccidere Odoacre e la sua corte durante un banchetto
che avrebbe dovuto sancire la resa di Odoacre e il termine delle ostilità).
Odoacre era il generale (di origini non romane) che nel 476 aveva deposto Romolo
Augustolo, l’ultimo imperatore dell’ impero romano di occidente.

                                                  L’impero romano era stato diviso in
                                                  due parti dai figli di Teodosio I (che
                                                  aveva proibito ogni genere di culto
                                                  pagano decretando di fatto la religione
                                                  cristiana, religione di stato, anzi
                                                  d'impero), Onorio ed Arcadio nel 395
                                                  alla morte del padre.

La battaglia fra Teodorico e Odoacre in un
particolare del Codice Palatino del XII secolo
conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana
Gli Eruli erano barbari originari della Danimarca
o del sud della Svezia che avevano compiuto
numerose scorrerie nell’ Europa meridionale ed
orientali combattendo contro altri barbari e/o
alleandosi con loro (per esempio con gli Unni).
Romolo Augustolo si trovava a Ravenna che
dal 402 era divenuta la capitale dell’ mpero
romano d’occidente (dal 296 al 402 la capitale
era stata Milano ).
Gli Ostrogoti erano il ramo più orientale dei
Goti (un insieme di tribù barbariche che molto
probabilmente provenivano dall’ isola di Gotland
e dalla regione del Götaland in Svezia) e che si
erano spinti a sud in ondate successive a partire
dal 200. I Visigoti erano Goti che si erano
insediati nelle regioni più occidentali dell'Europa.
Ma torniamo a Boezio: la sua fama di studioso insigne giunse fino a
Teodorico che lo chiamò a corte e gli diede il titolo di magister
officiorum (una carica istituita intorno al 300 e mantenuta sia in oriente
che in occidente In seguito alla divisione dell'impero).
Era una posizione importante molto vicina a quella dell’imperatore.
Proprio in questo ruolo Boezio si trovò a dover difendere Albino (console
romano) accusato (forse ingiustamente) di aver complottato contro
Teodorico (*).
Boezio fu incarcerato a Pavia nel 524 con l’accusa di praticare arti
magiche e condannato a morte l’anno successivo. Fu Teodorico a
ratificare la condanna.
In carcere Boezio scrisse la sua opera più famosa De consolatione
philosophiae. Si tratta di un dialogo con la Filosofia, andata a trovare in
cacere l'autore per consolarlo della sua condizione: l'opera ebbe grande
diffusione, soprattutto per le citazioni di Aristotele i cui testi non erano
direttamente noti.

(*) Sotto questa storia si cela una vicenda ancor più complicata, Teodorico era di
fede ariana e tollerante verso I cattolici, l'imperatore di Bisanzio Giustino I nel 523
aveva emesso un editto contro gli ariani d'oriente obbligandoli all'abiura. Albino
era accusato di aver tramato contro Teodorico inviando delle lettere a Giustino I.
Nel 526 Teodorico invierà addirittura il papa (Giovanni I) ad incontrare Giustino
I. Deluso per il risultato di questa spedizione rinchiuderà il papa in carcere che
morirà qualche mese dopo.
Il Battistero degli Ariani
fatto edificare da
Teodorico a Ravenna
Il Mausoleo di
Teodorico a
Ravenna.
I resti mortali di
Teodorico furono
dispersi dai bizantini
quando presero
possesso di Ravenna.
Nel 561 Giustiniano
con un editto fece
trasformare il
mausoleo in una
chiesa.

Quella che fu
presumibilmente la
tomba di Teodorico
Anche Teodorico, morì nel 526 ma per qualche strano motivo la sua morte fu
 considerata misteriosa e oggetto di numerose leggende.
 La Thidrekssaga (*) racconta che, visto un bellissimo cervo nelle vicinanze
 della reggia, il re ordinò di condurgli cavallo e cani. Ma ecco che scorse a poca
 distanza un cavallo nero mai vista prima, già sellato. Teodorico gli saltò in
 groppa e iniziò a cavalcare freneticamente verso l’ignoto, tentando invano di
 smontare. Il cavallo era il diavolo in persona, che lo aveva rapito.
 Nei suoi Dialoghi papa Gregorio Magno (540-604 ca.) riferisce che Teodorico
 precipitò nel cratere delI’Etna, spinto dalle sue vittime Boezio, Simmaco (il
 suocero di Boezio che Teodorico aveva messo a morte) e papa Giovanni I.

A queste due leggende si è ispirato Carducci con la sua poesia La leggenda di
Teodorico (Libro VI Rime Nuove 1906)

(*) è una saga cavalleresca che tratta delle vicende di Teodorico ed è stata scritta in Norvegia nel XIII
secolo
Dante colloca Boezio nel IV cielo del Paradiso (a partire dalla Terra),
governato dal Sole fra gli spiriti sapienti ossia coloro che in vita subirono
l'influsso del Sole che già nel mito classico era interpretato come simbolo di
sapienza e saggezza, mentre nella tradizione cristiana si aggiungeva
l'accostamento con Cristo o con Dio.
Questi beati sono 12 e sono descritti nel Canto X (fra loro Tommaso d'
Aquino che li introduce, il suo maestro Alberto Magno, re Salomone, Isidoro
di Siviglia Beda il venerabile).

(in grassetto i nomi di coloro che verranno brevemente illustrati in seguito seguendo un
ordine cronologico che comprenderà anche alcuni altri personaggi).
Isidoro di Siviglia (Cartagine 560, Siviglia 636 ca) vescovo a Siviglia, teologo
e scrittore. Nella sua opera Etimologiae (un trattato enciclopedico) afferma che
la Terra è rotonda

                                   Copia      in    arabo        (IX    secolo)    della
Statua di San Isidoro              rappresentazione grafica del mondo conosciuto
(di Siviglia) a Madrid             tratta dall’Etimologiae di Isidoro (nota come
                                   diagramma T-O). Sopra la T si trova l'Asia a
                                   sinistra della linea verticale della T l' Europa
                                   japetica (da Jafet figlio di Noe) a destra della
                                   verticale della T l' Africa camitica (da Cam figlio di
                                   Noe).
La prima versione a stampa (1472) dell'Etimologiae

                                       Le carte    T-O sono generalmente
                                       orientate con l'est in alto e centrate
                                       in Gerusalemme. Il Paradiso si trova
                                       in alto sopra Gerusalemme e le
                                       colonne d'Ercole si trovano a Ovest
                                       opposte al Paradiso.

                                        La mappa potrebbe lasciare qualche
                                        dubbio sul fatto che           Isidoro
                                        considerasse la terra una sfera
                                        (rotondo può essere anche un disco)
                                        se non fosse che in un altra sua opera
                                        il De natura rerum egli afferma
                                        chiaramente che la Terra è sferica.
Beda (*) il Venerabile monaco benedettino inglese ( 672-735 c.a.) noto per aver
diviso gli anni in due evi (prima e dopo Cristo).
Nel suo trattato, De temporum ratione, scrisse che la Terra era rotonda e del
resto non senza ragione era chiamata 'il globo del mondo' nelle pagine della
Sacra Scrittura e della letteratura ordinaria.
La Terra era dunque una sfera collocata al centro di tutto l'universo.
Il De temporum ratione venne copiato diffusamente e pertanto la maggior parte
dei sacerdoti era istruita alla “rotondità della Terra”
Beda scrisse "Chiamiamo la terra un globo, non come se la forma di una sfera
possa esprimere diversità da pianure e montagne, ma perché se tutte le cose
sono racchiuse in un contorno, allora la circonferenza della terra raffigurerà un
globo perfetto... In verità si tratta di una sfera posta al centro dell'universo; nella
sua ampiezza è come un cerchio, e non circolare come uno scudo, ma piuttosto
come una palla, e si estende dal suo centro con perfetta rotondità su tutti i lati "

(*) in sassone significa uomo che prega.
Gerberto di Aurillac che diverrà papa Silvestro II (il primo papa francese
della storia) nacque ad Aurillac fra il 940 e il 950 e morì a Roma nel 1003.
Monaco benedettino fu mandato a studiare a Barcellona ove entrò in contatto
con la cultura islamica e ne acquisì le vaste conoscenze matematiche e
astronomiche.

Come si vede dalla carta (a destra) il termine Andalusia era utilizzato per
indicare la totalità dei territori della penisola iberica sotto il dominio arabo. (Ora
Andalusia è la regione più meridionale della Spagna ). Il termine deriverebbe
dall'arabo al-Andalus con cui gli arabi indicavano i loro territori in Sagna.
Gerberto costruì anche una serie di strumenti ingegnosi fra cui una sirena
funzionante a vapore d'acqua e diversi strumenti musicali e astronomici
che utilizzò a scopo didattico quando insegnava nella scuola cattedrale di
Reims (ove peraltro impartiva anche lezioni aventi come oggetto autori che di
solito erano ignorati Virgilio, Orazio, Giovenale... )
Costruì anche un complesso sistema di sfere celesti che utilizzava per far
calcolare ai suoi allievi le distanze fra I pianeti.
Molte sue lettere inviate ai monasteri benedettini d'Europa manifestano il suo
interesse per le opere arabe di Astronomia (di cui chiedeva la traduzione)
Sempre a Reims fece costruire un organo idraulico (in questa tecnica
eccellevano gli arabi che avevano ereditato questo tipo di conoscenza dai
greci).

Gerberto contribuì agli studi sull astrolabio e reintrodusse in Europa l'abaco
che aveva imparato ad usare dagi arabi. Su questo strumento scrisse 2
opere: Regula de abaco computi e liber abaci.
L’abaco (o abbaco) è un antico strumento utilizzato per fare delle operazioni.
Fu usato in Cina, Mesopotamia, Egitto e successivamente dai Greci e dai
Romani. La parola deriva dal latino, che deriva dal greco che deriva
dall’ebraico con un termine che significa “polvere”.
Gli abachi più antichi erano costituiti da una tavoletta d’argilla su cui veniva
stesa della polvere che serviva per tracciare forme (geometria) o simboli
(operazioni matematiche)

                                        Gli abachi più evoluti erano costituiti da
                                        colonne o fessure in cui i numeri
                                        erano rappresentati sotto forma di
                                        palline, sassolini, bottoni ecc e
                                        collocati in posizioni che consentisserlo
                                        di rappresentarli in forma corretta
                                        (posizionale) e di fare delle operazioni.
                                        Nella   figura,    ad    esempio,          è
                                        rappresentato il numero 456789.
                                        Se le palline sono 10 per colonna
                                        l’abaco rappresenta la numerazione
                                        araba/indiana     (lo zero si può
                                        rappresentare come assenza di palline).
Santa Ildegarda di Bindgen benedettina tedesca (1098 - 1172)
                                Nel liber divinorum operum descrive la
                                Terra come una sfera e l'uomo come
                                parte di un microcosmo associato al
                                macrocosmo di Dio (come si vede
                                dall'illustrazione    riportata   accanto
                                appartenente ad una copia dell'opera del
                                XIII secolo conservata nella biblioteca
                                statale di Lucca). Ma Ildegarda si spinge
                                oltre: nella sua visione della creazione
                                l'uomo rappresenta idealmente Dio e la
                                donna quella di Gesù condividendo con
                                egli le caratteristiche di (misericordia,
                                carità ecc).
Giovanni Sacrobosco (detto anche Joannes de Sacrobosco o John of
Holywood) matematico, astronomo e astrologo nato nel 1195 (in Inghilterra
probabilmente) e morto a Parigi, dove insegnava all’ Università, nel 1256.
Dalla prima traduzione dell’Almagesto dall’arabo al latino effettuata da
Gherardo da Cremona cfr slide n.18) trasse il Liber de sphaera

                                                                Edizione a
                                                                stampa (1550)
                                                                del Liber de
                                                                sphaera
Il Liber de sphaera era Il manuale di astronomia più diffuso nelle università
medievali.
In esso Sacrobosco, rifacendosi a Tolomeo e a al-Farghani, introdusse a teoria
degli epicicli e dei deferenti per giustificare i moti planetari ed impartì gli
insegnamenti di base di geometria ed astronomia.
Illustrò anche diverse prove a sostegno della sfericità della Terra e degli altri
corpi celesti. Oltre all'ombra sempre tonda proiettata dai corpi celesti (come si
può facilmente osservare nelle eclissi di Luna o di Sole), è la forma curva della
superficie dei mari e delle terre emerse a fornire una prova convincente e
verificabile.
A tale proposito Sacrobosco riprese una dimostrazione conosciuta fin dai tempi
di Plinio il Vecchio, in cui si mostrava come un osservatore in piedi sul ponte di
una nave perda di vista la terraferma prima di un altro osservatore posto in cima
all'albero maestro e come viceversa, una nave che si allontana dalla riva sia persa
di vista prima da un osservatore sulla spiaggia che non da uno in cima alla torre di
un castello.

                                                          Un' illustrazione del Liber
                                                          de Sphaera che mostra
                                                          una delle prove della
                                                          sfericità della Terra.
Tommaso d' Aquino nacque a Roccasecca (Frosinone) nel 1225 e morì
 nell'abbazia di Fossanova nel comune di Priverno (in provincia di Latina) nel
 1274.

                                             Ultino figlio di una famiglia nobile (i
                                             conti d' Aquino) Tommaso era
                                             destinato alla vita ecclesiale. Per
                                             questo motivo fu inviato a soli 5
                                             anni alll' abbazia di Montecassino
                                             di cui era abate lo zio.

Il castello dei conti d’ Aquino a
Roccasecca dove potrebbe essere
nato Tommaso (edificato nel 994
dall’ abate Mansone a difesa di
Montecassino distante una ventina di
chilometri).
Nel 1239 da Montecassino venne inviato a Napoli ove studiò nell'Università che
  era stata fondata pochi anni prima (1224) da Federico II.
  Fu in questa città che venne in contatto con un convento di domenicani appena
  fondato (1231) e decise di entrare in quell'ordine.

                                                     Questo era in netto contrasto
                                                     con l'obiettivo della sua famiglia
                                                     che voleva che divenisse l' abate
                                                     di Montecassino per cui Tommaso
                                                     fu rapito dai suoi fratelli e tenuto in
                                                     ostaggio in un castello di famiglia
                                                     (*) per circa 2 anni. La famiglia
                                                     però non riuscì a fargli cambiare
                                                     idea e nel 1245 lo restituì al
                                                     convento domenicano.

                                                       I domenicani pensarono che non
La porta della stanza del Castello entro cui
                                                       fosse sicuro tenere Tommaso a
alloggiò forzatamente Tommaso
                                                       Napoli e lo mandarono a Parigi.

  (*) il Castello di Monte San Giovanni campano (in provincia di Frosinone)
A Parigi Tommaso compì ulteriori studi fra il 1246 e i primi mesi del 1248.
  Nel 1248 fu inviato a Colonia ove i domenicani avevano deciso di fondare uno
  Studium diretto da Alberto Magno (*) e divenne secondo professore e Magister
  Studentium
  Nel 1252 Tommaso fu mandato a Parigi come insegnante. All'epoca era ancora
  vietato commentare le opere di Aristotele, che erano conosciute soltanto
  attraverso la traduzione e interpretazione di 'Averroè (**)

(*) Alberto Magno nacque a Launingen (in Germania) nel 1206 e morì a Colonia nel 1280.
Grande studioso ha consentito all' Occidente la conoscenza dei testi di Aristotele.
(**) nome latinizzato dall' originale Abū al-Walīd Muḥammad ibn Aḥmad Ibn Rušd. Averroè
(nato a Cordova nella Spagna islamica nel 1126 e morto a Marakesh nel 1198) fu filosofo
medico e matematico. Egli ed Avicenna (nome latinizzato dall' originale persiano Ibn Sina,
nato ad Afshona nell'odierno Uzbekistan nel 980, e morito ad Hamadan in Iran nel 1037)
sono considerati i più grandi pensatori arabi detti anche i “filosofi della ragione”, poichè
cercarono di giungere alla verità rivelata dal Corano mediante la ragione.
L'ondata di fanatismo religioso che si diffuse nella Spagna del XII secolo costrinse
Averroè a rifugiarsi a Marrakesh ove divenne uomo di corte del califfo (Abu Yusuf Ya
qub Al Mansur) e lavoròcome medico all'ospedale.
I commenti di Averroè alle opere di Aristotele furono importantissimi per il recupero della
tradizione aristotelica in Europa che era andata quasi completamente perduta (prima del
1150 le opere di Aristotele nell' Europa latina erano pochisisme).
Tommaso non conosceva il greco e
                                               chiese ad un confratello (Guglielmo di
                                               Moerbeke) di tradurre tutte le opere di
                                               Aristotele dal greco al latino.
                                               In 4 anni tutto il lavoro venne svolto e
                                               Tommaso poté commentare le opere
                                               evidenziando ogni singolo punto in cui
                                               la traduzione araba si distanziava
                                               dall'originale.

Fra il 1259 e il 1268 Tommaso visse in Italia (prima ad Orvieto e poi a Roma)
successivamente tornò a Parigi ove rimase fino al 1272.
Rientrato in Italia si stabilì a Napoli.
Nel 1274 mentre si stava recando a Lione per partecipare a un Concilio indetto da
papa Gregorio X si sentì male a Maenza ove aveva deciso di sostare per far visita
alla nipote.
Intuito di essere in fin di vita si fece portare alla vicina abbazia di Fossanova per
poter trascorrere in preghiera i suoi ultimi giorni.
L’abbazia benedettina di Fossanova (XII secolo). All’interno si trova la
semplice tomba vuota di San Tommaso (le cui spoglie furono trasferite dai
domenicani a Tolosa alla fine del XIV secolo)
Per San Tommaso l'Universo aveva una struttura gerarchica di cui Dio
era il principio primo e motore, gli angeli erano le intelligenze motrici
dei diversi cieli e l'uomo era l' unica creatura dotata di una parte spirituale
e una parte materiale.

San Tommaso è uno dei pensatori piu importanti della filosofia
scolastica, attraverso cui si tentava di conciliare la fede cristiana con un
sistema di pensiero razionale (*)

L’origine della scolastica è identificata (pre-scolastica) nell’ istituzione
delle scholae, operata da Carlo Magno, ossia di un sistema scolastico-
educativo diffuso in tutta Europa che garantiva una sostanziale
uniformità di insegnamento.

Fu il primo e forse unico sistema scolastico organizzato su vasta scala
della storia dell’Occidente. A tal fine Carlo Magno si era servito dei
monaci benedettini che avevano salvaguardato la cultura dei classici
tramite la ricopiatura dei testi antichi, non solo quelli religiosi ma anche
quelli scientifici e letterari.

(*) in particolare con quello dei filosofi greci e ancora più in particolare con quello
di Aristotele le cui opere erano riuscite a sopravvivere attraverso i secoli.
Le abbazie benedettine erano divenute pertanto i centri del nuovo sapere
Medievale.

Gli insegnamenti erano divisi in due rami:

- il trivio (che comprendeva grammatica, retorica e logica )
- il quadrivio (che comprendeva aritmetica, armonia, geometria, astronomia )

Il trivio era considerato propedeutico al quadrivio e entrambi erano considerati
propedeutici alla teologia e alla filosofia.

Chi doveva insegnare queste 7 discipline che appartenevano alle arti liberali era
lo Scholasticus, mentre l'insegnamento della teologia era affidato al Magister
Artium (un titolo di grado superiore a quello dello Scholasticus).

Le lezioni si svolsero inizialmente nei monasteri, poi progressivamente furono
tenute nelle scuole annesse alle cattedrali (Scuole Cattedrali) e infine trovarono la
loro sede naturale nelle Università.
L' Università di Parigi si affermò ben presto come centro di eccellenza.

Gli studenti dopo aver appreso le 7 arti liberali (*) potevano accedere agli
studi
superiori: medicina, diritto e teologia.

A Parigi insegnò anche Sacrobosco.

(*) è interessante notare che la suddivisione nelle 7 arti liberali risale a diversi secoli
addietro. Fu Marziano Cappella scrittore latino nato a Cartagine nel IV secolo a
istituirla all'interno dalla sua opera più famosa de nuptiis Philologiae et Mercurii (Le
nozze di Filologia con Mercurio) un trattato didattico in cui Filologia accompagnata
dalle 7 arti liberali sale al cielo per sposare Mercurio (simbolo dell Eloquenza). Il de
nuptiis Philologiae et Mercurii subì una serie di aggiunte e modifiche nei secoli e
costituì una sorta di enciclopedia sull’erudizione classica che ebbe ampia diffusione nel
Medioevo.
Ci sono stati ovviamente tanti altri studiosi molto meno noti di Sant' Alberto
Magno e di San Tommaso che si sono adoperati per far conoscere il pensiero
degli autori classici.
Fra questi Giacomo da Venezia, talmente meno noto che non si sa né dove né
quando sia nato. Potrebbe essere nato a Venezia e aver studiato a Costantinopoli
oppure essere originario di Costantinopoli ed aver studiato a Padova.
Il latino in cui ha tradotto direttamente dal greco le opere di Aristotele ha forti
influenze greche e il nome con cui firmava le sue traduzioni (Iacobus Veneticus
Graecus) non aiuta a risolvere il mistero delle sue origini. Il periodo in cui ha
vissuto è il XII secolo, pertanto dalla traduzioni di Boezio alle sue sono trascorsi 7
secoli.
Si sa infine che era un uomo di Chiesa (chierico) ma che non raggiunse mai
posizioni di rilievo e forse non fu mai nemmeno ordinato sacerdote.

                                            La maggior parte delle traduzioni di
                                            Giacomo di Venezia erano conservate
                                            nella collezione dei manoscritti della
                                            biblioteca dell' abbazia benedettina di
                                            Mont Saint Michel e si trovano
                                            attualmente nella bibliothèque du Fonds
                                            Ancien di Avranches (dotata di circa
                                            14.000 libri antichi e di 200 manoscritti
                                            provenienti dall’ abbazia di Mont Saint
                                            Michel).
Non possiamo lasciarci alle spalle il Medioevo senza citare gli orologi
astronomici di Richard di Wallingford e Giovanni de Dondi

Richard di Wallingford fu abate di St Albans dal 1327 alla sua morte
1336.

Progettò e iniziò a costruire un orologio astronomico che descrisse nel
Tractatus Horologii Astronomici (1327) e che fu completato 20 anni dopo la
sua morte.
L'orologio che era una meraviglia tecnologica (eguagliato solo da quello
realizzato da De Dondi fisico e astronomo a Padova fra il 1354 e il 1362) fu
distrutto molto probabilmente in seguito alla dissoluzione dei monasteri (fra
cui quello di St. Albans) avvenuta in seguito della riforma voluta da Enrico VIII
nel 1539.

L'orologio di Richard di Wallingford mostrava il Sole, la Luna (nella giusta
Fase), i pianeti, alcune stelle e aveva anche un'indicazione sul livello di marea
atteso al ponte di Londra.

Giovanni de Dondi aveva studiato medicina, astronomia, filosofia e logica
all’Università di Padova e dopo aver insegnato nella locale Università si era
trasferito a Pavia dove, nel 1379, era divenuto medico e astrologo di corte dei
Visconti.

Anche Il suo orologio astronomico è andato distrutto ma ne rimane l’ accurata
descrizione che egli stesso diede nell’opera manoscritta Astrarium. L’orologio
che è stato ricostruito nel 1963 ed è visibile al Museo nazionale della
scienza e tecnologia Leonardo da Vinci di Milano aveva 7 facce, 107 parti in
movimento e riproduceva i moti del Sole, della Luna e dei cinque pianeti.
Indicava inoltre la durata delle ore di luce alla latitudine di Padova e il nome dei
Santi di ogni giorno e la data delle feste della Chiesa.
Puoi anche leggere