Astronomia Islamica - Conferenza islamica di astronomia svoltasi L'Immagine è tratta dalla locandina della V - Unibo
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Astronomia Islamica L'Immagine è tratta dalla locandina della V Conferenza islamica di astronomia svoltasi ad Amman (Giordania) nel 2011
Il contributo dell' Islam all' Astronomia è stato dominante e fondamentale nel periodo compreso fra l' VIII e il XIV secolo Mentre l'Europa si trovava ancora in enormi difficoltà (economiche, sociali, religiose) con una conseguente decadenza del sapere scientifico il mondo arabo aveva raccolto con curiosità e interesse il patrimonio di tante culture diverse con particolare attenzione verso la scienza, divenendo in questo modo una sorta di intermediario tra cultura antica e moderna. Il ruolo degli Arabi fu probabilmente favorito da: - la conquista della Persia, che permise loro di venire a contatto con un mondo che il regno “illuminato” dei Sassanidi aveva reso culturalmente vivo fornendo ospitalità ai filosofi delle scuole pagane cacciati da Giustiniano (*) - il contatto con l'India e con il suo sapere antico; - la conquista di Alessandria di Egitto, capitale del sapere scientifico ellenistico, massima espressione della scienza greca. (*) imperatore di Bisanzio dal 527 al 565, nel 529 mise sotto controllo dello stato gli insegnamenti dell’Accademia di Atene, fondata da Platone nel 387 a.C e si adoperò per la soppressione totale del paganesimo.
L'impero Sassanide (che dominò la Persia fra il 224 e il 651) ebbe diversi conflitti con l'Impero romano d' Oriente.La carta riporta l'estensione dei 2 imperi nel 477, (anno successivo a quello della “caduta” dell’impero romano d’Occidente).
Nascita ed espansione dell' Islam (breve sommario) Le popolazioni dell' Arabia non parevano costituire alcun pericolo per i due imperi che si fronteggiavano in quella zona (romano e sassanide) - nel 610 il profeta Maometto iniziò a predicare una nuova religione monoteistica; - alla sua morte (632) islamica era solo una parte della penisola arabica; -fra il 633 e il 640 gli arabi conquistarono Siria e Palestina (che appartenevano all'impero bizantino): - fra il 639 e il 646 conquistarono l’ Egitto (che faceva parte dell'impero bizantino); - nel 645 conquistarono tutta la Persia; - fra il 656 e il 661 la disputa fra sunniti e sciiti (due correnti distinte dell’ Islam) si fece particolarmente accesa. I sunniti ebbero la meglio e spostarono la capitale da Medina a Damasco ove fondarono una corte che si ispirava a Costantinopoli.
Le conquiste non si arrestarono e in breve tempo tutto il Nord Africa divenne islamico. - Nel 711 gli arabi sbarcarono in Spagna e rapidamente raggiunsero e occuparono la Catalogna. - Fra il 720 e il 730 invasero la Francia giungendo fino alla valle della Loira. - La tradizione vuole che venissero sconfitti definitivamente e respinti oltre i Pirenei da Carlo Martello nella battaglia di Poitiers del 732, in realtà non fu proprio così perché 10 anni dopo gli arabi conquisteranno Arles e Avignone (in Provenza). 661-750 632-661 661-750 622-632
L'astronomia islamica nasce in un periodo che si può collocare indicativamente fra il 700 e l' 830 durante il quale molti testi indiani e persiani vennero tradotti in arabo. Fra tutti questi testi forse il più importante è il Zij-al-Sinhdind che si può tradurre come Tavole astronomiche del Sindhind. Sindhind deriva dal sanscrito siddhānta, (che significa sistema o trattato). Zij invece deriva da zih (o zig) che nel persiano parlato nel periodo sassanide significava corda (nel senso di filo da intrecciarsi per costituire un tessuto e quindi a rappresentare la struttura tabellare dei dati inseriti in righe e colonne). Le tabelle di questa opera sono relative alle posizioni del Sole della Luna e dei 5 pianeti noti all'epoca Non c’è nulla di teorico (modelli) in queste tavole, solo dati.
Qualche decennio più tardi, agli inizi del IX secolo, fu redatto il primo trattato di Astronomia araba da Ibn Mussa al Khwarizmi matematico, astronomo, astrologo e geografo persiano nato nell’antica regione Corasmia (Chorasmien nella carta) nel 780 e morto nell' 850. Una curiosità: il termine algoritmo deriva dalla trascrizione latina (storpiata) di Al Kwarizmi. Il testo Algoritmi de numero indorum che ci è pervenuto solo nella traduzione latina originariamente avrebbe dovuto essere al-Khwārizmī sui numeri indiani, mentre il titolo arabo era probabilmente Kitāb al-Jam wa al-tafrīq bi-ḥisāb al-Hind ossia Libro sull'addizione e la sottrazione secondo il calcolo degli Indiani.
Al Khwarizmi visse alla corte del califfo al- Mamun di Baghdad che lo nominò responsabile della sua biblioteca (la Bayat al-Hikma che significa Casa della Sapienza) Si trattava della più grande biblioteca del mondo arabo-islamico (mezzo milione di testi) in un'epoca in cui le più importanti biblioteche cristiane latine non raggiungevano il numero di 1000 volumi. Nella Bayat-al-Hikma erano custodite opere in lingua greca, siriaca, ebraica, medio-persiana (la lingua dei sassanidi) e sanscrita. Inoltre vi si tenevano corsi di istruzione superiore (universitari) ed era dotata anche di un ospedale (bimaristan) in cui avevano libero e gratuito accesso i malati di ogni sesso e razza I medici del bimaristan avevano raccolto tutta la più avanzata conoscenza del tempo (persiana, greca, indiana e siriaca).
Al-Mamun (nato a Baghdad nel 786) fu il VII califfo della dinastia abbaside (dal 813 alla sua morte nel 833). A lui si deve anche l’ istituzione dei primi due osservatori astronomici (ne fece costruire uno a Baghdad, che era la capitale del califfato,e l’ altro ad al-Raqqah in Siria). Al-Ma'mun (a destra) manda un messo all'imperatore di Bisanzio Teofilo (a sinistra) il dipinto è tratto da un manoscritto del XIII secolo conservato alla Biblioteca Nazionale di Madrid.
Il termine califfo deriva da khalifa che signfica reggente, successore. Il califfo è pertanto il vicario o successore di Maometto e rappresenta e la massima autorità religiosa per l'Islam. E' una figura che non rientra nel Corano nè nella Sunna (*) di Maometto e fu istituita dai compagni di Maometto immediatamente in seguito alla sua morte. I primi 5 califfi regnarono a Medina poi ci fu una dinastia di califfi ommayyadi (appartenenti ad una famiglia molto influente) che regnò a Damasco dal 661 al 750, poi una dinastia abbaside (che prende il nome e l'origine dallo zio paterno del profeta Maometto) che regnò a Baghdad dal 750 al 1258 e che si spostò a il Cairo quando i mongoli distrussero Baghdad uccidendo l'ultimo califfo.... (*) Sunna è una parola araba che significa consuetudine, comportamento. Si tratta quindi di una serie di regole lasciate dal profeta e insieme al Corano costituisce la Shari'a un termine arabo dal senso generale di "legge" (letteralmente "strada battuta") il termine Sunnita deriva da (ahl al-sunna wa l-jamāca), che significa seguace della tradizione del Profeta e della comunità islamica
La diatriba fra sciti e sunniti affonda le sue radici nel 632 , l’anno della morte di Maometto. La maggioranza dei suoi seguaci, che sarebbero in seguito divenuti noti come sunniti e che oggi rappresentano l’80% dei musulmani, appoggiarono Abu Bakr, amico del profeta e padre della moglie Aisha. Per gli altri invece il legittimo successore andava individuato tra i consanguinei di Maometto. Sostenevano a tale proposito che il profeta avesse designato a succedergli Alì, suo cugino e genero, e diventarono noti come sciiti, una forma contratta dell’espressione “shiaat Ali”, i partigiani di Alì. I sostenitori di Abu Bakr ebbero la meglio, anche se Alì governò per un breve periodo in veste di quarto califfo. La frattura in seno all’ Islam si fece insanabile quando il figlio di Alì, Hussein, fu ucciso nel 680 a Kerbala (una cittadina situata 100 km a sud est di Baghdad) dalle truppe del califfo sunnita al potere.
L' Islam oggi (sunniti in verde, sciiti in arancione e ibaditi – una terza corrente distaccatasi quasi subito dai sostenitori di Alì -in viola)
Ma per quale ragione al-Mamun fece costruire due osservatori astronomici ? Ed è Lui che consacrò le stelle a voi, affinché voi, in questo modo, poteste essere guidati nell'oscurita' della terra e del mare Così è scritto nel Corano ed è pertanto evidente che l' Astronomia nell'Islam abbia goduto di una posizione di tutto rispetto. Non stupisce quindi la decisione del califfo al-Mamun. Per gli islamici era inoltre particolarmente importante essere in grado di stabilire la direzione de La Mecca verso cui dovevano indirizzare le loro preghiere ad orari fissi durante il giorno. L’inizio di ogni mese veniva stabilito in coincidenza col novilunio. Per queste ragioni era necessario che si dotassero di strumenti adatti al calcolo e alle osservazioni. Gli astronomi di al-Mamun iniziarono osservazioni metodiche del cielo ad occhio nudo e con l’ausilio di attrezzature utili ai fini osservativi che si diffusero in seguito in Europa. I due osservatori fatti edificare dal Califfo furono destinati a programmi di osservazione che si protrassero per alcune decine di anni e lo studio dei moti planetari rappresentò una pietra miliare nell’astronomia dell’ Islam.
Gli astronomi di al-Mamum corressero il valore della precessione da 1°/100 anni a 1°/66 anni (successivamente, nel 970 ca., portarono il valore a 1°/70 anni, in buon accordo col valore attuale 1°/71.63 anni ) Oltre agli osservatori “di stato” ne esistevano e continueranno ad esistere tanti a carattere privato. Gli astronomi islamici osservavano gli astri utilizzando dei tubi che non avevano nulla a che vedere coi cannocchiali ma servivano semplicemente per restringere il campo di vista limitando così il contributo delle altre luci. Si avvalevano anche di quadranti murali per misurare le altezze delle stelle sull'orizzonte, delll' alidada, piattaforma rotante fornita di goniometro e di indice fisso (lembo) per misurare l'angolo azimutale di un astro, e dell'astrolabio. Quest’ultimo strumento (abbastanza complesso) permetteva la determinazione delle coordinate celesti di un astro dalle coordinate locali (altezza e azimut) in un determinato istante dell’ anno.
Quadrante murale è un quarto di cerchio graduato che consente di misurare l'altezza degli astri al loro passaggio in meridiano (a questo scopo deve essere allineato nella direzione nord-sud). Quadrante murale di Jonhatan Sisson, Londra, 1739. Realizzato in ottone, ha raggio pari a 172 cm. Si trova al Museo della Specola, Sistema Museale d'Ateneo (SMA), Unibo.
L'astrolabio, dal greco astrolábion, derivante a sua volta dal termine αστήρ (astèr ovvero stella) unito al verbo λαμβάνω (lambàno ovvero prendere afferrare) non fu inventato dagli arabi ma molto probabilmente da Ipparco di Nicea, Claudio Tolomeo descrive uno strumento molto simile all'astrolabio e infine Teone (*) matematico alessandrino del IV secolo d.C. scrisse un trattato su questo strumento. L' astrolabio è costituito da - base - rete, - alidada, - alcune lastre corrispondenti a diverse latitudini. Misurando l'altezza di una stella con l'astrolabio si può determinare l'ora della notte se è nota la latitudine del luogo. (*) era il padre di Ipazia matematica, filosofa e astronoma vittima dell'integralismo religioso dei cristiani.
Astrolabio arabo attribuito a Ibn Baso (1280 ca) Museo della Specola, SMA, Unibo Ibn Baso era uno degli addetti alla misura del tempo (raʾīs al‐muwaqqitīn) nella Grande Moschea di Granada. Era anche un matematico esperto, un inventore e un abile osservatore astronomico.
Numerosi sono gli astronomi islamici che hanno dato importanti contributi all’ astronomia. Impossibile menzionarli tutti. Se ne citano solo alcuni. Al- Farghani (nacque a Baghdad nell 800 e morì in Egitto nell 861) fu astronomo al servizio del califfo Al-Mamun di Baghdad (tra l'813 e l'833). I suoi studi sulla cosmologia tolemaica sono esposti nell'opera nota come “Compendio sulla scienza degli astri” e tradotta in latino con il titolo di “Rudimenta astronomica” da Gherardo da Cremona (*). Quest'opera divenne molto famosa in Europa e molti (fra cui probabilmente anche Dante Alighieri) appresero il modello Tolemaico attraverso di essa. Al-Farghani misurò anche la circonferenza della terra, Cristoforo Colombo sottostimò le reali dimensioni del nostro pianeta perchè convertì erroneamente il valore di al- Farghani. (*) Gherardo Cremoniensis (Cremona 1114, Toledo 1187) fu un famoso traduttore di opere accademiche in latino. Sua è anche la prima traduzione dall’arabo dell’Almagesto (1175). A lui dobbiamo il termine algebra che viene dall’arabo e significa ristabilire l’equilibrio. Anche il seno (sinus) è frutto di una traduzione di Gherardo che si fonda su di una traduzione araba dal sanscrito jīva, che significa corda in jība, (poiché l’arabo non ha la v). Ma non segnalando l’arabo, come l’ebraico e in generale le lingue semitiche le vocali brevi, jība ha la stessa struttura consonantica di jayb, che significa concavità, incurvatura, golfo, baia e corrisponde a sinus in latino.
Thabit Ibn Kurrah (nato ad Harran nell'odierna Turchia nel 826 e morto a Baghdad nel 901) si occupò meticolosamente dei moti della Luna e del Sole, ritenendo che l'osservazione delle eclissi di Sole e di Luna fosse l'unico modo per determinare la posizione della Luna con esattezza e che dalla durata del ciclo delle eclissi fosse possibile determinare la periodicità dei moti del Sole e della Luna. Digressione: Interessanti queste antiche costruzioni che si trovano ad Harran e che mostrano una curiosa analogia con i trulli. Non ho trovato informazioni a riguardo (epoca, popolazione che le ha edificate ecc.ecc.)
Al Battani (nato nell’ 858 in Siria e morto nel 929 in Iraq) compì numerose osservazioni ad Al Raqqah in Siria. Scrisse un trattato in 57 capitoli che fu tradotto in latino col titolo di Opus Astronomicum. Nella prima parte del trattato espose problemi di geometria sferica e di trigonometria (come la tecnica per determinare gli elementi di un triangolo sferico noti due lati ed un angolo) e le tecniche di osservazione e di misurazione posizionale utilizzate. Grazie ad esse potè misurare con precisione l'obliquità dell'eclittica rispetto all'asse polare del cielo, l'epoca degli equinozi con un' ottima approssimazione (1 o 2 ore) e la durata dell'anno solare. Corresse inoltre il valore della precessione degli equinozi. Contestò la validità del metodo di determinazione del diametro apparente della Luna utilizzato da Tolomeo, affermando che la Luna può assumere un diametro apparente minore di quello del Sole (come evidenziato dalle eclissi anulari); affermò infine ancora in contrasto con Tolomeo che anche il diametro apparente del Sole è soggetto a variazione.
Nasìr ad-Din al Tusi (nato a Tus in Persia nel 1201 e morto a Baghdad nel 1274) mostrò come un’ opportuna combinazione di moti circolari potesse dare origine ad un moto lineare. Questo risultato era incompatibile con la rigida distinzione aristotelica tra il moto circolare uniforme (proprio delle sfere celesti) e il moto rettilineo (proprio del mondo sublunare).
Ibn al Shatir (nato e vissuto a Damasco fra il 1305 e il 1375), complicò il modello tolemaico teorizzando la presenza di epicicli il cui centro ruotasse lungo altri epicicli ( gli “epicicli di epicicli”)
Ma un posto speciale, a mio parere, merita Abd al-Rahmān al-Ṣūfi (spesso abbreviato in al-Sufi) nato e vissuto in Persia fra il 903 e il 986, autore di un trattato sulle stelle fisse e primo ad aver identificato ad occhio nudo la galassia di Andromeda e ad averla descitta come una piccola nube Nello stesso libro si trova la prima indicazione della presenza di Andromeda (la galassia nota anche come M31) rappresentata in forma di nebulosa (tanti puntini) e indicata con la lettera A. La giovane con la stella sulla fronte rappresenta la costellazione di Andromeda (da cui prende il nome la galassia) mentre il grande Il libro delle stelle fisse (scritto nel 965) in cui sono pesce è una costellazione araba a noi riportate le osservazioni e le descrizioni delle stelle sconosciuta. La nebulosa di Andromeda sarà (posizione,magnitudine e colore). Le stelle sono riscoperta poco più di 600 anni dopo (il 15 suddivise nelle costellazioni che vengono illustrate dicembre del. 1612) da Simon Marius (Simon con disegni fatti dallo stesso autore. Mayr) astronomo tedesco allievo di Tycho Brahe e di Keplero.
L'influenza araba permane tuttora in tanti termini astronomici e nei nomi di numerose stelle : Azimut ovvero l'arco di orizzonte compreso fra il punto cardinale Nord e la verticale dell' astro sul piano dell'orizzonte. Il termine deriva da as-sûmut, (le vie diritte) plurale di as-samt (la via dritta). Zenit il punto immaginario che si trova esattamente sopra la testa dell'osservatore. Il termine deriva sa samt al-ra's (direzione della testa) o dal suo plurale samt al-ru'ūs (direzione delle teste), Esattamente opposto alla testa si trova il Nadir che deriva sa-nazir-al-samt che significa corrispondente dello zenit.
Mizar e Alcor nomi che in persiano significano cavallo e cavaliere separate fra loro da una distanza di 11' 48", sono visibili ad occhio nudo come 2 stelle distinte solo da chi ha un'ottima vista . In effetti la capacità di vedere le 2 stelle era uno dei requisiti richiesti a chi voleva diventare guardia dell'imperatore. Se la distanza fra queste stelle e il sole è pari a 88 a.l. sapreste trovare la distanza “vera” fra loro? Immagine di Mizar e Alcor ripresa col telescopio. La Mizar difficoltà di AeB distinguerle ad occhio nudo è legata alla differenza di Anche Mizar è una stella luminosità che rende doppia con una compagna dominante Mizar di magnitudine 2 situata ad (Mizar ha magnitudine una distanza angolare 4 e Alcor 2.4). apparente di 14”.
Sempre in relazione al Grande Carro, alpha Ursae Majoris ( α UMa ), si chiama Dubhe, contrazione delle paroleThahr al Dubb al Akbar che significano dorso dell'orsa. β UMa si chiama Merak che deriva da al Marakk, che significa lombo dell'orsa. γ UMa si chiama Phekda, che deriva da al Fahdh, che significa la coscia. δ UMa si chiama Megrez, che significa l'attacco della coda. ϵ UMa è detta Alioth, forse da Alyath, che significa grassa coda, ηUMa è chiamata Alkaid o talvolta Benetnash, termini che derivano da al Ka'id Banat al Na'ash che significa governatore delle figlie della bara, poichè il quadrilatero del Grande Carro veniva assimilato dagli Arabi ad una bara e le 3 stelle che si staccano da esso in una specie di fila non allineata alle figlie che seguivano la bara. ζ UMa è la già citata Mizar come si vede dalla figuara qui accanto.
Alpha Eridani si chiama Achernar, nome che deriva da Akher Nahr, che significa foce del fiume. La stella non è visibile a latitudini superiori ai 30° e anticamente era ancora più bassa, a causa del fenomeno della precessione degli equinozi. 4000 anni fa Achenar era la stella Polare dell'emisfero australe Eridanus è un fiume mitologico dell'antica Grecia menzionato nella Teogonia di Esiodo e collocato nell' Europa del Nord. I romani chiamarono Eridanus il Po.
L’ astronomia nel Medioevo È difficile stabilire i confini temporali del Medioevo. Generalmente viene suddiviso in Alto (V-X secolo ca) e Basso Medioevo (X-XIV secolo ca).
Il primo personaggio degno di attenzione in questo periodo è Boezio (Ancius Manlius Severinus Boethius) che nacque a Roma intorno al 475 (un anno prima della caduta dell’Impero romano d’occidente) e morì a Pavia intorno al 525. Studiò ad Atene (nell’Accademia fondata da Platone) quelle che erano considerate le 4 scienze fondamentali del tempo: aritmetica, geometria, astronomia e musica. Forse ad Atene incontrò e conobbe Simplicio (*). Scrisse 4 opere sulle origine delle 4 scienze di cui sopra (ne sopravvivono solo 2: il De institutione arithmetica e il De institutione musica), ma il suo desiderio più forte era quello di tradurre e commentare in latino tutte le opere del mondo classico che fosse riuscito ad ottenere. Tradusse e commentò le Categorie e il de Interpretatione di Aristotele, dello stesso autore tradusse i Topica e commentò i Primi Analitici (traduzione e commento sono andati perduti). Commentò anche i Topica di Cicerone e scrisse altre opere di vario genere. (*) Filosofo e matematico bizantino nato in Cilicia (cfr la carta) e vissuto fra il 490 e il 560 ca. Noto per essere stato uno dei più famosi commentatori delle opere di Aristotele e per aver tentato di conciliare la filosofia di Platone con quella di Aristotele. Quando (nel 529) Giustiniano I (imperatore di Bisanzio) fece chiudere l’Accademia di Atene, si recò in Persia (presso i Sassanidi cfr. slide n. 3).
La vita di Boezio si incrociò drammaticamente con quella di Teodorico (re degli Ostrogoti) che nel 493 aveva sconfitto Odoacre (re degli Eruli) ed era divenuto re di Italia (in realtà la guerra fra Teodorico e Odoacre era iniziata nel 489 e nel 493 Teodorico aveva fatto uccidere Odoacre e la sua corte durante un banchetto che avrebbe dovuto sancire la resa di Odoacre e il termine delle ostilità). Odoacre era il generale (di origini non romane) che nel 476 aveva deposto Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore dell’ impero romano di occidente. L’impero romano era stato diviso in due parti dai figli di Teodosio I (che aveva proibito ogni genere di culto pagano decretando di fatto la religione cristiana, religione di stato, anzi d'impero), Onorio ed Arcadio nel 395 alla morte del padre. La battaglia fra Teodorico e Odoacre in un particolare del Codice Palatino del XII secolo conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana
Gli Eruli erano barbari originari della Danimarca o del sud della Svezia che avevano compiuto numerose scorrerie nell’ Europa meridionale ed orientali combattendo contro altri barbari e/o alleandosi con loro (per esempio con gli Unni). Romolo Augustolo si trovava a Ravenna che dal 402 era divenuta la capitale dell’ mpero romano d’occidente (dal 296 al 402 la capitale era stata Milano ). Gli Ostrogoti erano il ramo più orientale dei Goti (un insieme di tribù barbariche che molto probabilmente provenivano dall’ isola di Gotland e dalla regione del Götaland in Svezia) e che si erano spinti a sud in ondate successive a partire dal 200. I Visigoti erano Goti che si erano insediati nelle regioni più occidentali dell'Europa.
Ma torniamo a Boezio: la sua fama di studioso insigne giunse fino a Teodorico che lo chiamò a corte e gli diede il titolo di magister officiorum (una carica istituita intorno al 300 e mantenuta sia in oriente che in occidente In seguito alla divisione dell'impero). Era una posizione importante molto vicina a quella dell’imperatore. Proprio in questo ruolo Boezio si trovò a dover difendere Albino (console romano) accusato (forse ingiustamente) di aver complottato contro Teodorico (*). Boezio fu incarcerato a Pavia nel 524 con l’accusa di praticare arti magiche e condannato a morte l’anno successivo. Fu Teodorico a ratificare la condanna. In carcere Boezio scrisse la sua opera più famosa De consolatione philosophiae. Si tratta di un dialogo con la Filosofia, andata a trovare in cacere l'autore per consolarlo della sua condizione: l'opera ebbe grande diffusione, soprattutto per le citazioni di Aristotele i cui testi non erano direttamente noti. (*) Sotto questa storia si cela una vicenda ancor più complicata, Teodorico era di fede ariana e tollerante verso I cattolici, l'imperatore di Bisanzio Giustino I nel 523 aveva emesso un editto contro gli ariani d'oriente obbligandoli all'abiura. Albino era accusato di aver tramato contro Teodorico inviando delle lettere a Giustino I. Nel 526 Teodorico invierà addirittura il papa (Giovanni I) ad incontrare Giustino I. Deluso per il risultato di questa spedizione rinchiuderà il papa in carcere che morirà qualche mese dopo.
Il Battistero degli Ariani fatto edificare da Teodorico a Ravenna
Il Mausoleo di Teodorico a Ravenna. I resti mortali di Teodorico furono dispersi dai bizantini quando presero possesso di Ravenna. Nel 561 Giustiniano con un editto fece trasformare il mausoleo in una chiesa. Quella che fu presumibilmente la tomba di Teodorico
Anche Teodorico, morì nel 526 ma per qualche strano motivo la sua morte fu considerata misteriosa e oggetto di numerose leggende. La Thidrekssaga (*) racconta che, visto un bellissimo cervo nelle vicinanze della reggia, il re ordinò di condurgli cavallo e cani. Ma ecco che scorse a poca distanza un cavallo nero mai vista prima, già sellato. Teodorico gli saltò in groppa e iniziò a cavalcare freneticamente verso l’ignoto, tentando invano di smontare. Il cavallo era il diavolo in persona, che lo aveva rapito. Nei suoi Dialoghi papa Gregorio Magno (540-604 ca.) riferisce che Teodorico precipitò nel cratere delI’Etna, spinto dalle sue vittime Boezio, Simmaco (il suocero di Boezio che Teodorico aveva messo a morte) e papa Giovanni I. A queste due leggende si è ispirato Carducci con la sua poesia La leggenda di Teodorico (Libro VI Rime Nuove 1906) (*) è una saga cavalleresca che tratta delle vicende di Teodorico ed è stata scritta in Norvegia nel XIII secolo
Dante colloca Boezio nel IV cielo del Paradiso (a partire dalla Terra), governato dal Sole fra gli spiriti sapienti ossia coloro che in vita subirono l'influsso del Sole che già nel mito classico era interpretato come simbolo di sapienza e saggezza, mentre nella tradizione cristiana si aggiungeva l'accostamento con Cristo o con Dio. Questi beati sono 12 e sono descritti nel Canto X (fra loro Tommaso d' Aquino che li introduce, il suo maestro Alberto Magno, re Salomone, Isidoro di Siviglia Beda il venerabile). (in grassetto i nomi di coloro che verranno brevemente illustrati in seguito seguendo un ordine cronologico che comprenderà anche alcuni altri personaggi).
Isidoro di Siviglia (Cartagine 560, Siviglia 636 ca) vescovo a Siviglia, teologo e scrittore. Nella sua opera Etimologiae (un trattato enciclopedico) afferma che la Terra è rotonda Copia in arabo (IX secolo) della Statua di San Isidoro rappresentazione grafica del mondo conosciuto (di Siviglia) a Madrid tratta dall’Etimologiae di Isidoro (nota come diagramma T-O). Sopra la T si trova l'Asia a sinistra della linea verticale della T l' Europa japetica (da Jafet figlio di Noe) a destra della verticale della T l' Africa camitica (da Cam figlio di Noe).
La prima versione a stampa (1472) dell'Etimologiae Le carte T-O sono generalmente orientate con l'est in alto e centrate in Gerusalemme. Il Paradiso si trova in alto sopra Gerusalemme e le colonne d'Ercole si trovano a Ovest opposte al Paradiso. La mappa potrebbe lasciare qualche dubbio sul fatto che Isidoro considerasse la terra una sfera (rotondo può essere anche un disco) se non fosse che in un altra sua opera il De natura rerum egli afferma chiaramente che la Terra è sferica.
Beda (*) il Venerabile monaco benedettino inglese ( 672-735 c.a.) noto per aver diviso gli anni in due evi (prima e dopo Cristo). Nel suo trattato, De temporum ratione, scrisse che la Terra era rotonda e del resto non senza ragione era chiamata 'il globo del mondo' nelle pagine della Sacra Scrittura e della letteratura ordinaria. La Terra era dunque una sfera collocata al centro di tutto l'universo. Il De temporum ratione venne copiato diffusamente e pertanto la maggior parte dei sacerdoti era istruita alla “rotondità della Terra” Beda scrisse "Chiamiamo la terra un globo, non come se la forma di una sfera possa esprimere diversità da pianure e montagne, ma perché se tutte le cose sono racchiuse in un contorno, allora la circonferenza della terra raffigurerà un globo perfetto... In verità si tratta di una sfera posta al centro dell'universo; nella sua ampiezza è come un cerchio, e non circolare come uno scudo, ma piuttosto come una palla, e si estende dal suo centro con perfetta rotondità su tutti i lati " (*) in sassone significa uomo che prega.
Gerberto di Aurillac che diverrà papa Silvestro II (il primo papa francese della storia) nacque ad Aurillac fra il 940 e il 950 e morì a Roma nel 1003. Monaco benedettino fu mandato a studiare a Barcellona ove entrò in contatto con la cultura islamica e ne acquisì le vaste conoscenze matematiche e astronomiche. Come si vede dalla carta (a destra) il termine Andalusia era utilizzato per indicare la totalità dei territori della penisola iberica sotto il dominio arabo. (Ora Andalusia è la regione più meridionale della Spagna ). Il termine deriverebbe dall'arabo al-Andalus con cui gli arabi indicavano i loro territori in Sagna.
Gerberto costruì anche una serie di strumenti ingegnosi fra cui una sirena funzionante a vapore d'acqua e diversi strumenti musicali e astronomici che utilizzò a scopo didattico quando insegnava nella scuola cattedrale di Reims (ove peraltro impartiva anche lezioni aventi come oggetto autori che di solito erano ignorati Virgilio, Orazio, Giovenale... ) Costruì anche un complesso sistema di sfere celesti che utilizzava per far calcolare ai suoi allievi le distanze fra I pianeti. Molte sue lettere inviate ai monasteri benedettini d'Europa manifestano il suo interesse per le opere arabe di Astronomia (di cui chiedeva la traduzione) Sempre a Reims fece costruire un organo idraulico (in questa tecnica eccellevano gli arabi che avevano ereditato questo tipo di conoscenza dai greci). Gerberto contribuì agli studi sull astrolabio e reintrodusse in Europa l'abaco che aveva imparato ad usare dagi arabi. Su questo strumento scrisse 2 opere: Regula de abaco computi e liber abaci.
L’abaco (o abbaco) è un antico strumento utilizzato per fare delle operazioni. Fu usato in Cina, Mesopotamia, Egitto e successivamente dai Greci e dai Romani. La parola deriva dal latino, che deriva dal greco che deriva dall’ebraico con un termine che significa “polvere”. Gli abachi più antichi erano costituiti da una tavoletta d’argilla su cui veniva stesa della polvere che serviva per tracciare forme (geometria) o simboli (operazioni matematiche) Gli abachi più evoluti erano costituiti da colonne o fessure in cui i numeri erano rappresentati sotto forma di palline, sassolini, bottoni ecc e collocati in posizioni che consentisserlo di rappresentarli in forma corretta (posizionale) e di fare delle operazioni. Nella figura, ad esempio, è rappresentato il numero 456789. Se le palline sono 10 per colonna l’abaco rappresenta la numerazione araba/indiana (lo zero si può rappresentare come assenza di palline).
Santa Ildegarda di Bindgen benedettina tedesca (1098 - 1172) Nel liber divinorum operum descrive la Terra come una sfera e l'uomo come parte di un microcosmo associato al macrocosmo di Dio (come si vede dall'illustrazione riportata accanto appartenente ad una copia dell'opera del XIII secolo conservata nella biblioteca statale di Lucca). Ma Ildegarda si spinge oltre: nella sua visione della creazione l'uomo rappresenta idealmente Dio e la donna quella di Gesù condividendo con egli le caratteristiche di (misericordia, carità ecc).
Giovanni Sacrobosco (detto anche Joannes de Sacrobosco o John of Holywood) matematico, astronomo e astrologo nato nel 1195 (in Inghilterra probabilmente) e morto a Parigi, dove insegnava all’ Università, nel 1256. Dalla prima traduzione dell’Almagesto dall’arabo al latino effettuata da Gherardo da Cremona cfr slide n.18) trasse il Liber de sphaera Edizione a stampa (1550) del Liber de sphaera
Il Liber de sphaera era Il manuale di astronomia più diffuso nelle università medievali. In esso Sacrobosco, rifacendosi a Tolomeo e a al-Farghani, introdusse a teoria degli epicicli e dei deferenti per giustificare i moti planetari ed impartì gli insegnamenti di base di geometria ed astronomia. Illustrò anche diverse prove a sostegno della sfericità della Terra e degli altri corpi celesti. Oltre all'ombra sempre tonda proiettata dai corpi celesti (come si può facilmente osservare nelle eclissi di Luna o di Sole), è la forma curva della superficie dei mari e delle terre emerse a fornire una prova convincente e verificabile. A tale proposito Sacrobosco riprese una dimostrazione conosciuta fin dai tempi di Plinio il Vecchio, in cui si mostrava come un osservatore in piedi sul ponte di una nave perda di vista la terraferma prima di un altro osservatore posto in cima all'albero maestro e come viceversa, una nave che si allontana dalla riva sia persa di vista prima da un osservatore sulla spiaggia che non da uno in cima alla torre di un castello. Un' illustrazione del Liber de Sphaera che mostra una delle prove della sfericità della Terra.
Tommaso d' Aquino nacque a Roccasecca (Frosinone) nel 1225 e morì nell'abbazia di Fossanova nel comune di Priverno (in provincia di Latina) nel 1274. Ultino figlio di una famiglia nobile (i conti d' Aquino) Tommaso era destinato alla vita ecclesiale. Per questo motivo fu inviato a soli 5 anni alll' abbazia di Montecassino di cui era abate lo zio. Il castello dei conti d’ Aquino a Roccasecca dove potrebbe essere nato Tommaso (edificato nel 994 dall’ abate Mansone a difesa di Montecassino distante una ventina di chilometri).
Nel 1239 da Montecassino venne inviato a Napoli ove studiò nell'Università che era stata fondata pochi anni prima (1224) da Federico II. Fu in questa città che venne in contatto con un convento di domenicani appena fondato (1231) e decise di entrare in quell'ordine. Questo era in netto contrasto con l'obiettivo della sua famiglia che voleva che divenisse l' abate di Montecassino per cui Tommaso fu rapito dai suoi fratelli e tenuto in ostaggio in un castello di famiglia (*) per circa 2 anni. La famiglia però non riuscì a fargli cambiare idea e nel 1245 lo restituì al convento domenicano. I domenicani pensarono che non La porta della stanza del Castello entro cui fosse sicuro tenere Tommaso a alloggiò forzatamente Tommaso Napoli e lo mandarono a Parigi. (*) il Castello di Monte San Giovanni campano (in provincia di Frosinone)
A Parigi Tommaso compì ulteriori studi fra il 1246 e i primi mesi del 1248. Nel 1248 fu inviato a Colonia ove i domenicani avevano deciso di fondare uno Studium diretto da Alberto Magno (*) e divenne secondo professore e Magister Studentium Nel 1252 Tommaso fu mandato a Parigi come insegnante. All'epoca era ancora vietato commentare le opere di Aristotele, che erano conosciute soltanto attraverso la traduzione e interpretazione di 'Averroè (**) (*) Alberto Magno nacque a Launingen (in Germania) nel 1206 e morì a Colonia nel 1280. Grande studioso ha consentito all' Occidente la conoscenza dei testi di Aristotele. (**) nome latinizzato dall' originale Abū al-Walīd Muḥammad ibn Aḥmad Ibn Rušd. Averroè (nato a Cordova nella Spagna islamica nel 1126 e morto a Marakesh nel 1198) fu filosofo medico e matematico. Egli ed Avicenna (nome latinizzato dall' originale persiano Ibn Sina, nato ad Afshona nell'odierno Uzbekistan nel 980, e morito ad Hamadan in Iran nel 1037) sono considerati i più grandi pensatori arabi detti anche i “filosofi della ragione”, poichè cercarono di giungere alla verità rivelata dal Corano mediante la ragione. L'ondata di fanatismo religioso che si diffuse nella Spagna del XII secolo costrinse Averroè a rifugiarsi a Marrakesh ove divenne uomo di corte del califfo (Abu Yusuf Ya qub Al Mansur) e lavoròcome medico all'ospedale. I commenti di Averroè alle opere di Aristotele furono importantissimi per il recupero della tradizione aristotelica in Europa che era andata quasi completamente perduta (prima del 1150 le opere di Aristotele nell' Europa latina erano pochisisme).
Tommaso non conosceva il greco e chiese ad un confratello (Guglielmo di Moerbeke) di tradurre tutte le opere di Aristotele dal greco al latino. In 4 anni tutto il lavoro venne svolto e Tommaso poté commentare le opere evidenziando ogni singolo punto in cui la traduzione araba si distanziava dall'originale. Fra il 1259 e il 1268 Tommaso visse in Italia (prima ad Orvieto e poi a Roma) successivamente tornò a Parigi ove rimase fino al 1272. Rientrato in Italia si stabilì a Napoli. Nel 1274 mentre si stava recando a Lione per partecipare a un Concilio indetto da papa Gregorio X si sentì male a Maenza ove aveva deciso di sostare per far visita alla nipote. Intuito di essere in fin di vita si fece portare alla vicina abbazia di Fossanova per poter trascorrere in preghiera i suoi ultimi giorni.
L’abbazia benedettina di Fossanova (XII secolo). All’interno si trova la semplice tomba vuota di San Tommaso (le cui spoglie furono trasferite dai domenicani a Tolosa alla fine del XIV secolo)
Per San Tommaso l'Universo aveva una struttura gerarchica di cui Dio era il principio primo e motore, gli angeli erano le intelligenze motrici dei diversi cieli e l'uomo era l' unica creatura dotata di una parte spirituale e una parte materiale. San Tommaso è uno dei pensatori piu importanti della filosofia scolastica, attraverso cui si tentava di conciliare la fede cristiana con un sistema di pensiero razionale (*) L’origine della scolastica è identificata (pre-scolastica) nell’ istituzione delle scholae, operata da Carlo Magno, ossia di un sistema scolastico- educativo diffuso in tutta Europa che garantiva una sostanziale uniformità di insegnamento. Fu il primo e forse unico sistema scolastico organizzato su vasta scala della storia dell’Occidente. A tal fine Carlo Magno si era servito dei monaci benedettini che avevano salvaguardato la cultura dei classici tramite la ricopiatura dei testi antichi, non solo quelli religiosi ma anche quelli scientifici e letterari. (*) in particolare con quello dei filosofi greci e ancora più in particolare con quello di Aristotele le cui opere erano riuscite a sopravvivere attraverso i secoli.
Le abbazie benedettine erano divenute pertanto i centri del nuovo sapere Medievale. Gli insegnamenti erano divisi in due rami: - il trivio (che comprendeva grammatica, retorica e logica ) - il quadrivio (che comprendeva aritmetica, armonia, geometria, astronomia ) Il trivio era considerato propedeutico al quadrivio e entrambi erano considerati propedeutici alla teologia e alla filosofia. Chi doveva insegnare queste 7 discipline che appartenevano alle arti liberali era lo Scholasticus, mentre l'insegnamento della teologia era affidato al Magister Artium (un titolo di grado superiore a quello dello Scholasticus). Le lezioni si svolsero inizialmente nei monasteri, poi progressivamente furono tenute nelle scuole annesse alle cattedrali (Scuole Cattedrali) e infine trovarono la loro sede naturale nelle Università.
L' Università di Parigi si affermò ben presto come centro di eccellenza. Gli studenti dopo aver appreso le 7 arti liberali (*) potevano accedere agli studi superiori: medicina, diritto e teologia. A Parigi insegnò anche Sacrobosco. (*) è interessante notare che la suddivisione nelle 7 arti liberali risale a diversi secoli addietro. Fu Marziano Cappella scrittore latino nato a Cartagine nel IV secolo a istituirla all'interno dalla sua opera più famosa de nuptiis Philologiae et Mercurii (Le nozze di Filologia con Mercurio) un trattato didattico in cui Filologia accompagnata dalle 7 arti liberali sale al cielo per sposare Mercurio (simbolo dell Eloquenza). Il de nuptiis Philologiae et Mercurii subì una serie di aggiunte e modifiche nei secoli e costituì una sorta di enciclopedia sull’erudizione classica che ebbe ampia diffusione nel Medioevo.
Ci sono stati ovviamente tanti altri studiosi molto meno noti di Sant' Alberto Magno e di San Tommaso che si sono adoperati per far conoscere il pensiero degli autori classici. Fra questi Giacomo da Venezia, talmente meno noto che non si sa né dove né quando sia nato. Potrebbe essere nato a Venezia e aver studiato a Costantinopoli oppure essere originario di Costantinopoli ed aver studiato a Padova. Il latino in cui ha tradotto direttamente dal greco le opere di Aristotele ha forti influenze greche e il nome con cui firmava le sue traduzioni (Iacobus Veneticus Graecus) non aiuta a risolvere il mistero delle sue origini. Il periodo in cui ha vissuto è il XII secolo, pertanto dalla traduzioni di Boezio alle sue sono trascorsi 7 secoli. Si sa infine che era un uomo di Chiesa (chierico) ma che non raggiunse mai posizioni di rilievo e forse non fu mai nemmeno ordinato sacerdote. La maggior parte delle traduzioni di Giacomo di Venezia erano conservate nella collezione dei manoscritti della biblioteca dell' abbazia benedettina di Mont Saint Michel e si trovano attualmente nella bibliothèque du Fonds Ancien di Avranches (dotata di circa 14.000 libri antichi e di 200 manoscritti provenienti dall’ abbazia di Mont Saint Michel).
Non possiamo lasciarci alle spalle il Medioevo senza citare gli orologi astronomici di Richard di Wallingford e Giovanni de Dondi Richard di Wallingford fu abate di St Albans dal 1327 alla sua morte 1336. Progettò e iniziò a costruire un orologio astronomico che descrisse nel Tractatus Horologii Astronomici (1327) e che fu completato 20 anni dopo la sua morte.
L'orologio che era una meraviglia tecnologica (eguagliato solo da quello realizzato da De Dondi fisico e astronomo a Padova fra il 1354 e il 1362) fu distrutto molto probabilmente in seguito alla dissoluzione dei monasteri (fra cui quello di St. Albans) avvenuta in seguito della riforma voluta da Enrico VIII nel 1539. L'orologio di Richard di Wallingford mostrava il Sole, la Luna (nella giusta Fase), i pianeti, alcune stelle e aveva anche un'indicazione sul livello di marea atteso al ponte di Londra. Giovanni de Dondi aveva studiato medicina, astronomia, filosofia e logica all’Università di Padova e dopo aver insegnato nella locale Università si era trasferito a Pavia dove, nel 1379, era divenuto medico e astrologo di corte dei Visconti. Anche Il suo orologio astronomico è andato distrutto ma ne rimane l’ accurata descrizione che egli stesso diede nell’opera manoscritta Astrarium. L’orologio che è stato ricostruito nel 1963 ed è visibile al Museo nazionale della scienza e tecnologia Leonardo da Vinci di Milano aveva 7 facce, 107 parti in movimento e riproduceva i moti del Sole, della Luna e dei cinque pianeti. Indicava inoltre la durata delle ore di luce alla latitudine di Padova e il nome dei Santi di ogni giorno e la data delle feste della Chiesa.
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