Armadillo bar | wine - food and music

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armadillo bar | wine - food and music: Cantina Emidio Pepe : 50 anni raccontati in orizzontale e verticale   05/01/15 08:30

  armadillo bar | wine - food and music
  alla ricerca delle emozioni lungo le strade asfaltate e non: del vino, del cibo e della musica

  sabato 13 dicembre 2014
  Cantina Emidio Pepe : 50 anni raccontati in orizzontale e
  verticale

                                                                    -by Sophie R.-

  Qualche mese dopo l’eccezionale verticale che si è svolta nell’ambito di Vinitaly e
  che ha visto come protagoniste sette annate di Montepulciano d’Abruzzo comprese
  tra il 1967 e il 2007, l’Azienda Emidio Pepe,per festeggiare i 50 anni della
  cantina, replica l’evento, su una scala emotiva ancora più vasta, là dove tutto
  ebbe inizio, nella splendida cornice della Val Vibrata, a Torano Nuovo.

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  La verticale, a numero chiuso e riservata a un cinquantina di fortunati tra
  distributore, importatori e giornalisti, si articola su 10 annate che spaziano dal
  2010 al 1964 ed è proprio l’annata più vecchia ad aprire le danze. Una scelta
  che potrebbe risultare inusuale visto che le verticali canoniche si svolgono
  abitualmente a ritroso nel tempo, ma che in realtà è dettata dal buon senso: il
  Montepulciano tende a spogliarsi con il passare degli anni e potrebbe risultare
  penalizzato dall’irruenza giovanile delle annate più recenti.

  1964, un’annata emblematica per l’Azienda Pepe. Se è vero che l’azienda
  nasce alla fine dell’Ottocento, è solo nel 1964 e per volontà di Emidio, terza
  generazione nell’albero eno-genealogico della famiglia Pepe, che il vino sfuso
  viene imbottigliato per la prima volta.

  Emidio Pepe è un uomo di poche parole ma di grande concretezza e

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  lungimiranza. I suoi vini con la loro capacità intrinseca di attraversare il tempo
  ne sono la testimonianza.

  La degustazione si svolge di primissimo pomeriggio, dopo la presentazione del
  libro ‘Manteniamoci giovani’, biografia di Emidio Pepe, a cura di Sandro
  Sangiorgi, che conosce la famiglia Pepe da tanti anni.

  Una verticale che rimarrà negli annali anche perché, per la prima volta,
  assecondando la richiesta di Sandro Sangiorgi, i vini vengono serviti senza
  essere decantati. Una delle particolarità della cantina Pepe è proprio quella,
  prima della messa in commercio dei loro vini, di stappare le bottiglie prese
  dalle cataste, di decantare il vino e travasarlo in bottiglie vergine che vengono
  successivamente colmate, ritappate ed etichettate.

  1964          Se è vero che stenta un po’ ad esprimersi del tutto al livello olfattivo,
             a distanza di 50 anni e a conferma dell’intuizione di Emidio,la bocca
             stupisce per la sua integrità.

  1975          Il primo impatto con il vino rivela profumi deviati. Non c’è nulla di cui
             stupirsi data la scelta di non decantare nessuno dei vini, neanche quelli
             più attempati. Con la giusta aerazione, il vino si libera dei sentori
             sgradevoli sprigionando note di frutta matura. Figlio di un’annata più

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             fresca, la bocca è marcata da una bella acidità.

  1979              Il vino si presenta di un colore granato ancora più scuro del
             precedente. Intensi e caldi aromi di tabacco e scorze di arancia si
             sviluppano nel bicchiere mentre la bocca è al contempo carnosa e fresca.

  1983           Un’annata, questa, che ha dato del filo da torcere ad Emidio. Ci sono
             voluti ben dieci anni di bottiglia per domare questa annata recalcitrante.
             Caratterizzata da un’alcolicità maggiore, questa annata richiama note di
             tabacco e di reganisso.

  1985           Il colore è scarico anche se ci troviamo in presenza di un’annata
             abbastanza calda. Il vino si contraddistingue per il suo equilibrio: la
             materia, avvolgente, è contro bilanciata da una bella vena acida.

  1990          Sensazioni olfattive di grande impatto,riconducibili al sotto bosco, con
             note terrose, di humus e di fungo. La bocca dalla tessitura vellutata svela
             anche una bella trama tannica.

  1993          La maturità del frutto, a discapito del colore piuttosto spoglio del vino,
             è sostenuta da rinfrescanti note mentolate. La bocca invece è dominata
             da alcol e tannini ma anche potenza ad eleganza.

  1998      Naso complesso ed intenso che preannuncia un vino dalla bocca ricca
  e dal finale lungo.

  2001             Finezza nei profumi e sottile connubio tra eleganza e ardore giovanile.

  2010     Il bicchiere sprigiona tutta l’estroversione propria ai vini giovani. La
  fragranza del frutto è arricchita da note di torrefazione e caffè. Tanta è la
  materia in bocca. Una gemma che deve ancora sbocciare.

  A metà percorso, la degustazione viene momentaneamente interrotta da una
  discussione animata ma dai toni amichevoli tra Sandro Sangiorgi e la padrona
  di casa, Sofia Pepe, che ostentano una posizione a dire poco divergente su
  un’annata fuori programma, la 1995. Gli animi si scaldano anche in platea, il
  pubblico pretende di dire la sua, e l’annata in questione viene servita ai
  presenti. La sentenza popolare è resa inappellabile dalla bontà e l’autenticità
  presente nel calice.

  La verticale si conclude con un’altra bella sorpresa. Anche se il cavallo di
  battaglia dell’Azienda Pepe è il Montepulciano d’Abruzzo, Fabio Luglio tiene a
  sottolineare che il Trebbiano d’Abruzzo dell’Azienda non è da meno e propone
  di farcene degustare un’annata alla cieca, la 1995. Colpisce nel segno. Il vino

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  che viene servito, ricordiamolo, dopo una batteria di 11 annate di
  Montepulciano da paura, dimostra di non temere il confronto con il fiore
  all’occhiello dell’azienda, assume con brio il ruolo di protagonista del gran
  finale.

  Una giornata dunque all’insegna delle emozioni, non solo quelle scaturite dai
  bicchieri, che a turno svelano l’anima propria ad ogni annata, ma anche e
  soprattutto le commoventi testimonianze delle figlie Daniela e Sofia, della
  nipote Chiara entrata da poco in azienda, che insieme agli amici evocano con
  umorismo, tenerezza e grande orgoglio gli esordi di Emidio, le sue peripezie in
  giro per il mondo e in particolare il richiamo di quella terra lontana che gli è
  sempre stata a cuore e ha il sapore della conquista, l’America.
  Foto: http://www.luigifedeli.it/

  Il Guardiano del Faro a 09:00

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