APPROCCI E STRATEGIE DI NEI PROGRAMMI DI PREVENZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO COMPORTAMENTALI E DI PROMOZIONE DI STILI DI VITA E AMBIENTI FAVOREVOLI ...
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APPROCCI E STRATEGIE DI EDUCAZIONE TRA PARI (peer education) NEI PROGRAMMI DI PREVENZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO COMPORTAMENTALI E DI PROMOZIONE DI STILI DI VITA E AMBIENTI FAVOREVOLI ALLA SALUTE. Indirizzi metodologici Ottobre 2020
APPROCCI E STRATEGIE DI EDUCAZIONE TRA PARI (peer education) NEI PROGRAMMI DI PREVENZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO COMPORTAMENTALI E DI PROMOZIONE DI STILI DI VITA FAVOREVOLI ALLA SALUTE. INDIRIZZI METODOLOGICI Regione Lombardia DG Welfare - UO Prevenzione Struttura Stili di vita per la prevenzione - Promozione della salute - Screening Ottobre 2020 ________________________________________________________________________ Questo documento raccoglie la sintesi di ricerche e approfondimenti sollecitati dal lavoro di gruppo tra professionisti dei Servizi di Promozione della Salute delle ATS lombarde, realizzato nell’ambito del percorso regionale di Formazione sul Campo (Polis – AFSSL ID 19020 - 2019) “APPROCCI E STRATEGIE DI PEER EDUCATION IN LOMBARDIA” Si ringraziano i componenti del gruppo di lavoro: Giuseppina Barcellini; Manuela Barozzi; Barbara Bazzani; M. Stefania Bellesi; Irene Benaglio; Elena Bertolini; Elena Bianchera; Luca Biffi; Sandro Brasca; Enrica Breda; Marco Caprioglio; Corrado Celata; Laura Corsico; Simona Covizzi; Chiara Davini; Nicoletta Devecchi; Valter Drusetta; Paola Duregon; Lucia Emma Fontana; Marco Gandolfi; Paola Ghidini; Giusi Gelmi; Nicola Iannaccone; Guendalina Locatelli; Alessandra Maffioletti; Giuliana Amelia Mazzoleri; Gloria Molinari; Ornella Perego; Camilla Pirotta; Giuliana Rocca; Nina Saarinen; Fabio Santini; Angelo Valli; Lorella Vicari A cura di Corrado Celata, Liliana Coppola, Giuseppina Gelmi, Claudia Lobascio, Guendalina Locatelli, Simona Olivadoti, Lucia Pirrone ______________________________________________________________________________ Foto in copertina: “Healty Hugs 2018 La forza delle relazioni: tempo e cura 2.0” - Evento Educapari 2018 – ATS Milano Città Metropolitana 1
1. INTRODUZIONE La Peer Education, o Educazione tra Pari, è una metodologia educativa che si basa su un processo di trasmissione di conoscenze ed esperienze tra i membri di un gruppo di pari, all'interno di un piano che prevede finalità, tempi, modi, ruoli e strumenti ben definiti. L'idea alla base dell'Educazione tra Pari è che i “laici”, rispetto ai professionisti sanitari, siano nella posizione migliore per incoraggiare un comportamento sano l'uno con l'altro, tra persone “pari”, cioè che condividono background sociali o esperienze di vita simili. È infatti dimostrato che attraverso l’interazione tra pari è più facile modificare conoscenze, atteggiamenti, credenze12 e introdurre nuovi comportamenti in una direzione più sana3 . In tale processo il ruolo dei professionisti sanitari è quello di supportare i membri della comunità di riferimento nel promuovere il cambiamento a favore della salute tra i loro pari (e in loro stessi). L’Educazione tra Pari rappresenta anche un efficace strumento per orientare gli interventi di prevenzione in termini di equità. È infatti noto che molto spesso sono le persone con più risorse (economiche, relazionali, culturali ecc.) ad usufruire in misura maggiore dei programmi di prevenzione e promozione della salute, rispetto a gruppi di popolazione con bisogni di salute più consistenti (spesso si tratta di soggetti particolarmente fragili e vulnerabili) ma più difficilmente ingaggiabili/raggiungibili (bassa literacy, isolamento, tradizioni culturali, gruppi sociali, pregiudizi, ecc.). Quando questo succede l’”effetto netto” degli interventi, paradossalmente, è di aumentare le disuguaglianze in salute, anziché ridurle. Per questo è possibile e doveroso attivare, fin dalle fasi di programmazione, strategie (equity audit) per ovviare a questo rischio e per monitorare l’effetto e le ricadute dei programmi e degli interventi messi in campo4. In questo contesto l’Educazione tra Pari rappresenta quindi uno strumento ideale per diminuire gli effetti della vulnerabilità dovuta alle disuguaglianze in quanto interviene sull’incremento di competenze sulla salute. Infatti, l’attivazione del ruolo educativo “tra pari” in rappresentanti di gruppi sociali svantaggiati (che con loro condividono esperienze, valori e linguaggi, ...) può rappresentare un “ponte” efficace per portare 1 “The Precede-Proceed Model of Health Program Planning & Evaluation” http://www.lgreen.net/precede.htm 2 Alessandra Suglia, Dors, “Un modello di progettazione ever…Green” https://www.dors.it/page.php?idarticolo=2895 3 Lorthios-Guilledroit et al., 2018; Turner G, Shepherd J. A method in search of a theory: peer education and health promotion. Health Educ Res 1999; 14, 235–47. 4 Regione Lombardia, “Contrastare le diseguaglianze e promuovere equità nei programmi di prevenzione: strumenti, pratiche e alleanze dell’esperienza lombarda”, Guerini e Associati 2018 https://www.promozionesalute.regione.lombardia.it/wps/portal/site/promozione- salute/dettaglioredazionale/temi/equita/equita 2
all’interno di queste comunità messaggi di salute che diventano accettabili e credibili, migliorando le condizioni di salute dell’intero gruppo5. (Fonte: Progetto CCM ≪Equity Audit nei piani regionali di prevenzione in Italia ≫) È quindi evidente il valore di questa metodologia applicata ai processi di prevenzione e promozione della salute: favorisce engagement ed empowerment individuale e di comunità attraverso il pieno coinvolgimento dei destinatari, contestualmente incrementa l’acquisizione consapevole e competente di informazioni, valori e comportamenti sulla salute (health literacy) e può contribuire alla riduzione delle disuguaglianze di salute. Nell’ambito della programmazione regionale nell’area della prevenzione dei fattori di rischio comportamentali e della promozione di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute, l’Educazione tra Pari è quindi una metodologia raccomandata e adottata da tutte le ATS, attualmente in prevalenza nel setting scolastico, come emerge dai dati rilevati dalla Survey regionale “Stili di vita – 2019”, illustrati nella tabella seguente. Anno scolastico 2018-2019 ATS N. Peer formati N. studenti coinvolti Bergamo 53 1.125 Brescia 588 4.732 Brianza 100 9.500 Insubria 120 2.620 Milano 843 12.349 Montagna 61 1.037 Pavia 150 250 Val Padana 220 1.171 TOTALE 2.135 32.784 5Webel, A.R., Okonsky, J., Trompeta, J., and Holzemer, W.L. (2010) A Systematic Review of the Effectiveness of Peer-Based. Interventions on Health- Related Behaviors in Adults. American Journal of Public Health, 100, 2, pp 247-253. 3
Come emerge dai dati di letteratura presenti nei capitoli successivi, l’appropriatezza dell’impianto metodologico di un intervento di Peer Education è determinante nel garantirne l’efficacia, per questo, in coerenza con le azioni previste dal Piano regionale di Prevenzione 2015 – 2019 e sulla base del confronto tra ATS nell’ambito del percorso di percorso regionale di Formazione sul Campo “Approcci e strategie di peer education in Lombardia” (Polis – AFSSL ID 19020 – 2019), è maturata l’esigenza di rendere disponibile un documento di orientamento metodologico per i professionisti sanitari e sociosanitari chiamati alla programmazione partecipata con i diversi settori interni ed esterni al SSR (Scuola, Comunità locale, Servizi, ecc.). Gli indirizzi metodologici declinati nel presente documento rappresentano pertanto un importante strumento di lavoro per lo sviluppo di interventi di Educazione tra Pari efficaci e sostenibili nell’ambito della nuova programmazione regionale, prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione 2020 – 2025, con particolare riferimento ai seguenti Programmi Predefiniti: PP1. “Scuole che Promuovono Salute”, PP2. “Comunità Attive”, PP3. “Luoghi di Lavoro che Promuovono Salute” e PP4. “Dipendenze”. Peer Education ed emergenza COVID Per garantire la piena attuazione delle norme di comportamento richieste per prevenire la diffusione del virus, il contatto ravvicinato e lo scambio di studenti tra le classi a scuola, pilastri dell’approccio peer, non possono naturalmente essere attuati. Nonostante ciò i mesi di lockdown sono stati per le ATS una utile palestra per lavorare a distanza con gli Educatori tra Pari già formati e per sperimentare la diffusione di informazioni tra pari, attraverso i social, in merito ai comportamenti da adottare per proteggere se stessi e gli altri, riducendo il rischio di potenziali contagi. I ragazzi sono stati ingaggiati con successo e hanno risposto positivamente alle indicazioni proposte dalle ATS, mettendo a disposizione la loro naturale dimestichezza con i canali più innovativi di comunicazione e la loro rete di contatti per veicolare messaggi di salute. L’attuale vincolo può essere quindi considerato anche una opportunità sia per sperimentare, d’intesa con le Scuole, modalità di formazione “a distanza” degli Educatori, sia per implementare l’uso dei social media come mezzo per la trasmissione di messaggi di salute finalizzati a sostenere competenze e consapevolezze per l’adozione/cambiamento di comportamenti in modo stabile e duraturo. 4
2. DEFINIZIONI 2.1 Approccio peer Con l’espressione “approccio peer” si fa riferimento a un approccio partecipativo di insegnamento e apprendimento in cui alcune persone sensibilizzano altri simili a loro (per stato sociale o gruppo di appartenenza) rispetto a determinate tematiche6. Il concetto principale che sottende questo approccio è che la credibilità e la fiducia riposte in chi è simile può facilitare la trasmissione di un messaggio in grado di modificare conoscenze e comportamenti7 verso una direzione più sana. Si tratta di un’ampia gamma di attività che include ad es. peer counselling, peer-led interventions, peer health promotion ecc., all’interno della quale è possibile distinguere due categorie principali: - i programmi di peer leadership all’interno dei quali alcuni i pari acquisiscono un ruolo di leader, dopo la partecipazione a percorsi di formazione in cui sono condivise con loro le motivazioni e gli obiettivi del loro stesso coinvolgimento attivo, oltre naturalmente a competenze e nozioni che trasmetteranno ai loro pari destinatari. - i programmi di peer support, in cui i pari sono uguali e si supportano reciprocamente nel cambiare dei comportamenti (per esempio smettere di bere alcolici, accrescere la consapevolezza rispetto ai rischi del gioco d’azzardo) o nell’affrontare eventi traumatici o situazioni critiche (per esempio convivere con una malattia inabilitante, la gestione dei postumi psicologici per un’aggressione violenta, un lutto ecc.), Le diverse tipologie di attività “tra pari” possono essere categorizzate anche in funzione della relazione tra i “pari” stessi: un pari debitamente formato, infatti, può rivolgersi a un ampio gruppo di pari (l’esempio più classico è a scuola) oppure può interagire all’interno di un rapporto diadico (per esempio nel caso di un sostegno in seguito a malattie o eventi traumatici). Per chiarire ulteriormente i diversi ruoli ricoperti da chi è coinvolto attivamente in un intervento peer, è utile riprendere le principali definizioni presenti nella letteratura internazionale8: - Educatore tra pari: colui che, dopo aver partecipato a un training, si rivolge ai suoi pari attraverso incontri formativi su temi specifici, utilizzando un modello e una metodologia predefiniti. L’Educatore tra pari non intrattiene, con i suoi pari, alcun tipo di relazione terapeutica. Questa è la tipologia di intervento “tra pari” approfondita in questo documento. Le altre sono: - Peer counselor: chi attraverso competenze e strumenti concreti aiuta i propri pari a individuare e raggiungere obiettivi di salute e benessere - Peer supporter: chi offre un supporto informale e non strutturato ai propri pari. Esempi possono essere, incoraggiare, rinforzare, fare una sorta di “coaching informale” e condividere esperienze personali, - Peer facilitator: chi ha la responsabilità di facilitare le interazioni all’interno di un gruppo di pari (per esempio nei gruppi di discussione o nelle attività di team building) con lo scopo principale di creare o rafforzare relazioni tra gli individui e aiutarli a individuare e raggiungere risultati comuni - Peer case manager: chi aiuta i propri pari ad accedere ai Servizi di cui hanno bisogno e mantiene le relazioni e il coordinamento tra gli attori in gioco. 6 Parkin, S., McKeganey, N. (2000). The Rise and Rise of Peer Education Approaches. Drugs: Education, Prevention and Policy, 7:3, 293-310 7 Newland, J., Treloar, C. (2013). Peer education for people who inject drugs in New South Wales: Advantages, unanticipated benefits and challenges. Drugs: education, prevention and policy, 20(4): 304–311 8 Ramchand, R., Ahluwalia, SC., Xenakis, L., Apaydin, E., Raaen, L., Grimm, G. (2017). A systematic review of peer-supported interventions for health promotion and disease prevention. Preventive Medicine, 101, 156-170. 5
2.2 Educazione tra pari Un programma di Educazione tra pari è un intervento che coinvolge alcune persone che, dopo uno specifico percorso formativo, svolgono un’attività educativa nei confronti di gruppi di persone simili a loro in termini di età, genere, esperienze ecc. Tale approccio nasce negli anni ’70, negli Stati Uniti e si diffonde in Europa negli anni ’90, valorizzando modalità di apprendimento partecipative, interattive e spontanee tra pari9. Di Cesare e Giammetta10 mettono in evidenza tre aspetti distintivi dell’Educazione tra pari: - l’esistenza di una qualche forma di parità tra chi educa e i destinatari a cui si rivolgono - la partecipazione degli Educatori tra pari a una formazione specifica - la ricaduta della formazione ricevuta dagli Educatori tra pari verso un gruppo di destinatari più ampio (a cura degli Educatori tra pari stessi). L’elemento fondamentale su cui si basa è l’idea che chi svolge il ruolo di Educatore tra pari sia in possesso dello stesso patrimonio linguistico, valoriale e rituale di colui/coloro a cui si rivolge. In questo modo sarà percepito come fonte più credibile dai destinatari a cui si rivolge. La comunicazione tra pari, infatti, risulta meno inibente o giudicante rispetto a quella con un esperto o con un adulto. Programmi di questo tipo acquistano ulteriore forza in quanto i temi trattati nelle sessioni formali possono essere ripresi in altri momenti informali, in cui i pari passano semplicemente del tempo insieme11. In ambito scolastico, ad esempio, gli Educatori tra pari possono affrontare con i loro amici gli stessi temi affrontati nelle sessioni dedicate, anche durante l’intervallo, mentre studiano insieme o nelle occasioni in cui condividono i cosiddetti “contesti sociali naturali”12.Altri elementi che caratterizzano questo approccio sono13 14 15 16: - è versatile e può adattarsi facilmente a contesti e tematiche differenti, - cerca di modificare il comportamento attraverso un processo educativo, - sfrutta le dinamiche sociali già in atto in una comunità, - può prevedere diverse metodologie di reclutamento degli Educatori tra pari, a seconda del setting - richiede un investimento sugli Educatori tra pari sia in termini di formazione tecnica (le tematiche di salute) sia di sviluppo personale (competenze sociali, autoefficacia, abilità di comunicazione ecc.), fornisce agli Educatori tra pari una costante attività di monitoraggio e supervisione 9 Leone, L. Celata, C. (2006). Per una prevenzione efficace. Il Sole24 Ore, Milano. 10 Di Cesare, G., e Giammetta, R. (2014). La peer education: questioni aperte. Psichiatria e Psicoterapia, 33, 2, 178-199. 11 Rickert, V.I., Jay, M.S., e Gottilieb, A. (1991). Effects of a peer-counseled AIDS education program on knowledge, attitude and satisfaction of adolescents. Journal of Adolescent Health, 12, 38-43. 12 Di Cesare, G., e Giammetta, (op. cit) 13 Shiner, M. (1999). Defining peer education. Journal of Adolescence, 22, 555-566 14 Carr, R. (1994). Peer helping in Canada, Peer Counseling Journal, 11, 6-9. 15 Cowie, H., Wallace, P. (2000). Peer Support in Action: from by standing to Standing by. Sage Publications Inc. 16 Royal Society for Public Health. (2018). Report on the use and effectiveness of health peer education for young people in European countries, European Youth Health Champions Project. (https://network.streetgames.org/sites/default/files/European%2520Youth%2520Health%2520Champions%2520Research%2520Report.pdf – ultima consultazione 06.07.2020) 6
2.3 Concetto di “somiglianza” Un aspetto cruciale dei programmi di Educazione tra pari è la somiglianza fra protagonisti e destinatari. È l’esistenza di qualche comunanza tra chi ricopre il ruolo di Educatore tra pari e i destinatari dell’intervento che rende i primi degli interlocutori credibili agli occhi di quest’ultimi17. Ma il tema rispetto a cosa determini la somiglianza tra i pari, tra chi trasmette un messaggio e chi lo riceve, è una questione ancora discussa. Essere coetanei non è sufficiente e la somiglianza, soprattutto nei contesti informali, con gli adulti e con soggetti a rischio va cercata altrove. Svenson18 ritiene che per rinforzare questa somiglianza gli Educatori tra pari vadano individuati all’interno dello stesso gruppo sociale dei destinatari a cui si rivolgono. Gli elementi che paiono giocare un ruolo fondamentale sono: l’etnia, il genere, la classe sociale, le esperienze di vita, l’orientamento sessuale, la fede religiosa ecc. Adottando questa prospettiva, l’individuazione degli Educatori tra pari è imprescindibilmente legata alle caratteristiche del contesto: la definizione di “parità” va cercata volta per volta, in base alle caratteristiche dei destinatari e agli obiettivi del programma19. Se l’appartenenza alla stessa fascia di età è il criterio principalmente utilizzato nel setting scolastico (considerando anche che ragazzi che frequentano lo stesso istituto condividono normalmente contesti socio-culturali abbastanza omogenei ), lo stesso criterio non è sufficiente nei programmi di Educazione tra pari nella comunità, rivolti ad adulti o a target a rischio, dove l’effettiva condivisione di un background e di storie personali simili, oltre a non essere scontate, rappresentano variabili assai significative20. 2.4 Caratteristiche degli Educatori tra pari e benefici conseguenti al ruolo Le caratteristiche possedute dagli Educatori tra pari sembrano essere elementi chiave per assicurare l’efficacia degli interventi. Tra queste si segnalano: le abilità di leadership21, quelle comunicative, l’empatia, l’atteggiamento non giudicante22, l’assertività, la fiducia in se stessi, la capacità di lavorare in gruppo23. Tali caratteristiche paiono particolarmente spiccate negli Educatori tra pari che si candidano volontariamente. In più, questi ultimi hanno generalmente una minore tendenza a mettere in atto comportamenti a rischio24. Gli Educatori tra Pari, per essere efficaci, devono essere accettati dal gruppo di riferimento, contraddistinti da personalità capaci di adattarsi al processo di formazione e motivati a ricoprire questo ruolo. Gli effetti dei programmi di Educazione tra Pari ricadono anche sugli Educatori tra pari stessi. Questi, infatti, beneficiano ampiamente della partecipazione ai training attraverso cui consolidano abilità già possedute come, ad esempio, la leadership e ne sviluppano di nuove come la capacità di lavorare in gruppo25 26 27. 17 Sloane, B.C., Zimmer, C.G. (1993). The power of peer health education. Journal of American College Health, 41, 6, 241-245. 18 Svenson, G.R. (1998). Linee guida europee per la Peer education fra giovani coetanei mirata alla prevenzione dell’AIDS. Commissione Europea. 19 Di Cesare, G., e Giammetta, R. (2014). La peer education: questioni aperte. Psichiatria e Psicoterapia, 33, 2, 178-199. 20 Rientrano in questa tipologia i programmi rivolti alla comunità omosessuale, a minoranze etniche, a giovani che vivono in quartieri svantaggiati ecc. 21 Shepherd, J., Kavanagh, J., Picot, J., Cooper, K., Harden, A., Barnett-Page, E., Jones, J., Clegg, A., Hartwell, D., Frampton, G.K., Price, A. (2010). The effectiveness and cost-effectiveness of behavioural interventions for the prevention of sexually transmitted infections in young people aged 13- 19: a systematic review and economic evaluation. Health Technology Assessment, 14, 7, 1-230. 22 Flanagan, D., Williams, C., Mahler, H. (1996). Peer education in Projects Supported by AIDSCAP: A study of twenty-one Projects in Africa, Asia and Latin America. AIDSCAP/Family Health International, Arlington, VA. 23 Pedata, L.T., Renzetti, C., Sbardellati. P., Sala, S. (2005). Resoconto e riflessioni degli operatori psicologi. In Petruccelli, I., Fabrizi, A. (a cura di). Orientarsi per non disperdersi. Una ricerca-intervento sull’educazione tra pari, pp. 56-81. Edizioni Franco Angeli, Milano. 24 Badura Brack, A., Millard, M., Shah, K. (2008). Are Peer Educators Really Peers? Journal of American College Health, 56, 5, 566-568. 25 Martin, S.L., Muhomah, T., Thuita, F., Bingham, A., & Mukuria, A. G. (2015). What motivates maternal and child nutrition peer educators? Experiences of fathers and grandmothers in western Kenya. Social Science & Medicine, 143, 45–53. 7
Le competenze che potenziano sono utili a breve termine per interagire efficacemente con i pari ma rappresentano anche un capitale da spendere, in futuro, in ambito professionale. Inoltre, è frequente che ricevano maggior rispetto e apprezzamenti da parte della famiglia e della comunità28. Questa esperienza li aiuta quindi a sviluppare fiducia in se stessi e ad aumentare il proprio senso di empowerment. Spesso, dopo la fase formativa che li coinvolge direttamente, gli Educatori tra parti stessi mettono in atto comportamenti più salutari rispetto al passato29. 26 Sriranganathan, G., Jaworsky, D., Larkin, J. (2010). Peer sexual health education: Interventions for effective programme evaluation. Health Education Journal, 71(1), 62-71. 27 Unver, V., & Akbayrak, N. (2013). Peer tutoring model in nursing education. Dokuz Eylül Üniversitesi Hemşirelik Fakültesi Elektronik Dergisi, 6(4), 214–217. 28 Martin, S.L., Muhomah, T., Thuita, F., Bingham, A., & Mukuria, A. G. (2015). What motivates maternal and child nutrition peer educators? Experiences of fathers and grandmothers in western Kenya. Social Science & Medicine, 143, 45–53. 29 Turner, G., Shepherd, J. (1999). A method in search of a theory: peer education and health promotion. Health Educ Res, 14(2):235-47. 8
3. EVIDENZE DI EFFICACIA 3.1 Modelli teorici: come e perché funziona l’Educazione tra pari Le variabili che influenzano la scelta di un comportamento spesso non sono né razionali né funzionali al mantenimento della salute. Per esempio, in adolescenza si fuma per essere parte di un gruppo pur sapendo che “fa male”30. È noto che le informazioni, da sole, non sono sufficienti a cambiare un comportamento e che è necessario agire su altre dimensioni legate, per esempio, all’influenza sociale e del contesto, alla capacità di valutare le conseguenze, alla percezione di essere in grado di agire in un modo diverso, al contesto di vita, ecc. Per questo è utile associare alla forza della somiglianza e della vicinanza tra attori e destinatari finali, alcune teorie del cambiamento che ne orientano le azioni. Tra le teorie a cui i programmi di Educazione tra pari fanno più spesso riferimento Di Cesare e Giammetta31 citano: - La teoria dell’apprendimento sociale di Bandura32: la probabilità di mettere in atto un comportamento dipende dal fatto che si creda di essere in grado di farlo con successo. Osservare persone simili a sé (gli Educatori tra pari) che adottano un certo comportamento, aiuta a sentirsi in grado di fare altrettanto33. Elementi fondamentali sono: la credibilità del modello, il rinforzo del comportamento appreso (che può avvenire più facilmente grazie a un contatto prolungato tra Educatori tra pari e destinatari finali), l’empowerment e l’auto-efficacia. Per questo non è sufficiente dare solo informazioni sui rischi ma serve fornire strumenti che aumentino la capacità dei destinatari a mettere in atto un certo comportamento, per esempio resistere alla pressione dei pari a fumare. È in questo senso che si parla di empowerment rispetto a tutti i partecipanti al programma34. - La teoria della diffusione delle innovazioni di Rogers35: spiega come avviene la diffusione di nuovi comportamenti in una comunità e quali fattori la influenzano. Il processo è sempre lo stesso: un gruppo di persone “gli innovatori” adottano immediatamente le nuove proposte. L’assunzione da parti degli altri avviene per fasi successive, finché la maggioranza della comunità le metterà in pratica. Secondo questa teoria, gli agenti di cambiamento (in questo caso gli operatori dei Servizi) influenzano gli opinion leader di una comunità, cioè gli innovatori che trasformano le nuove pratiche in norme sociali condivise36. Questi opinion leader sono, di fatto, gli Educatori tra pari. Benché simili ai loro pari, gli opinion leader hanno spesso più abilità e conoscenze dei destinatari a cui si rivolgono, caratteristiche riconosciute da chi si lascia influenzare da loro37. Un esempio calzante è quello avvenuto negli anni ‘80 nella comunità omossessuale38. Il programma di Educazione tra pari volto a prevenire la diffusione dell’HIV ha ingaggiato degli “innovatori” che hanno adottato pratiche sessuali sicure, non appena, nel 1984, le informazioni sono state rese disponibili. Essi hanno agito in termini di modelli (quindi di 30 Bonino S., Cattelino, E., Ciairano S. (2007). Adolescenti e rischio. Comportamenti, funzioni e fattori di protezione, Nuova edizione, Giunti, Firenze- Milano. 31 Di Cesare, G., e Giammetta, R. (2014). La peer education: questioni aperte. Psichiatria e Psicoterapia, 33, 2, 178-199. 32 Bandura, A. (1977). Social Learning Theory. Prentice Hall, Englewood Cliffs, NJ. 33 Di Cesare, G., e Giammetta, R. (2014) (op. cit.) 34 Turner, G., Shepherd, J., (1999). A method in search of a theory: peer education and health promotion. Health Educ Res, 14(2), 235–47. 35 Rogers, E.M. (2003). Diffusion of innovations (5th edition). Free Press, New York, NY. 36 Di Cesare, G., e Giammetta, R. (2014) (op. cit.) e Turner, G., Shepherd, J., (1999) (op. cit.). 37 Turner, G., Shepherd, J., (1999) (op. cit.). 38 King, E. (1993). Safety in Numbers. London, Casse. 9
Educatori tra pari) nei confronti di tutta la comunità. Entro la fine degli anni ‘80 la maggioranza dei soggetti di quella comunità aveva adottato le stesse pratiche sicure. - La teoria dell’azione ragionata di Fishbein e Aizen 39: questa teoria introduce due elementi nella scelta di adottare un comportamento: da un lato la valutazione individuale di un comportamento e dall’altra la pressione sociale percepita. Ne discende che la probabilità di adottare un certo comportamento è maggiore nel caso in cui il soggetto senta che tale comportamento sarà approvato dal gruppo di appartenenza. Gli Educatori tra pari agiscono, quindi, a livello delle norme soggettive. Spesso negli interventi di Educazione tra pari si ritrovano riferimenti a tutte e tre le teorie contemporaneamente40. Ciò evidenzia la complessità dal punto di vista metodologico e l’estrema delicatezza dal punto di vista del dispositivo di intervento, che richiede grande attenzione da parte dei promotori (in relazione ai risultati effettivamente perseguibili) oltre che dei conduttori. 3.2 Modelli di coinvolgimento degli Educatori tra Pari Il grado di coinvolgimento degli Educatori tra pari può essere più o meno orientato dai soggetti esperti/adulti che promuovono il programma, è quindi fondamentale essere consapevoli dell’impatto di tale fase sul processo di empowerment degli Educatori tra Pari. In tal senso in letteratura41 sono descritti i tre principali modelli di coinvolgimento in base al ruolo di adulti/esperti: - Modello puro: pur riconoscendo un ruolo attivo agli Educatori tra pari nella realizzazione degli interventi, ha un carattere prevalentemente addestrativo. Gli Educatori tra pari sono individuati secondo criteri scelti dagli adulti/esperti che guidano il progetto. Le metodologie di apprendimento sono per lo più trasmissive. La formazione è fortemente concentrata (anche temporalmente) e i contenuti sono determinati a priori. Al termine della formazione agli Educatori tra pari è richiesto di riversare le informazioni e i modelli comportamentali acquisiti all’interno del contesto dei pari di riferimento. - Modello Empowered: richiede un lavoro condiviso e dinamico tra i soggetti coinvolti. I saperi si incontrano e si confrontano in un rapporto di reciproco scambio tra adulti/esperti e Educatori tra pari. L’adulto/esperto accompagna gli Educatori tra pari nell’individuazione e nello sviluppo di strumenti per promuovere benessere all’interno dei gruppi di appartenenza. Gli Educatori tra pari sono attivi in ogni fase del percorso, dalla progettazione alla valutazione: l’oggetto di lavoro è scelto autonomamente dagli Educatori tra pari che si configurano non più come trasmettitori di contenuti, ma facilitatori di processi. Sono soggetti con capacità di osservazione, elaborazione e rielaborazione. Si tratta di un lento processo di empowerment attraverso cui il setting dell’intervento (es. scuola) si riscopre come soggetto autonomo e competente nello sviluppo del proprio benessere - Modello misto: il livello di partecipazione e autonomia è intermedio tra i due precedenti. In genere gli obiettivi sono determinati dai professionisti ma la progettazione e la realizzazione sono concordate con gli Educatori tra pari. I criteri di individuazione degli Educatori tra pari possono variare, dal volontarismo ad una selezione aprioristica. 39 Fishbein, M., Aizen, I. (1979). Belief, attitude, intention and behavior: an introduction to theory and research. Addison Wesley, Reading, MA. 40 Di Cesare, G., e Giammetta, R. (2014) (op. cit.) 41 Pellai, A., Rinaldin V., e Tamborini, B. (2002). L’empowered peer education come modello di educazione tra pari. Animazione sociale, 12, 79-91. 10
3.3 Le tematiche di salute L’Educazione tra Pari è un una metodologia che può essere applicata, nell’ambito di programmi strutturati di prevenzione di fattori di rischio comportamentali e di promozione di stili di vita e ambienti favorevoli alla salute, ad ogni target di popolazione e attraverso un approccio multifattoriale e per setting42 In merito alle singole tematiche di salute vi sono in letteratura numerosi esempi di programmi di Educazione tra Pari che hanno dato evidenze di efficacia, nella tabella seguente sono riportati, a solo titolo esemplificativo, alcuni programmi e/o revisioni sistematiche in relazione a specifiche tematiche. TEMA DI SALUTE PROGRAMMA/REWIEW Aumentare consumo - L’Educazione tra pari è un approccio con delle potenzialità, utile ad aumentare di frutta e verdura le conoscenze, l’auto-efficacia e gli atteggiamenti nei confronti di un’alimentazione salutare (Yip et al., 2016) Aumentare l’attività - Il coinvolgimento di Educatori tra pari può rinforzare l’efficacia dei programmi volti a aumentare l’attività fisica nei bambini e nei giovani (Christensen, 2020; fisica Cui, Z., Shah, S., Yan L., Pan, Y., Gao, A., Shi, X., Wu, X., Dibley, M.J., 2012; Boyle, J., Mattern, C.O., Lassiter, J.W., & Ritzler, J.A., 2011) Ridurre l’obesità - Implementare un programma a lungo termine è efficace nel cambiare le loro abitudini alimentari e nel favorire la pratica dell’attività fisica dei grandi obesi (Goldfinger, J.Z., Arniella, G., Wylie-Rosett, J., & Horowitz, C. R, 2008) Promuovere - Il peer support e le esperienze in cui questo sostegno tra pari è abbinato a una vera e propria educazione tra madri, durante i corsi preparto, dimostrano l’allattamento al efficacia (Rempel, L.A., Moore, K.C. 2012). seno Prevenire uso di - L’approccio è promettente per prevenire l’uso di tabacco, alcol e cannabis negli adolescenti tra gli 11 e i 18 anni (MacArthur, G.J., Harrison, S., Caldwell, D.M., tabacco, alcol, Hickman, M., & Campbell, R. 2015). droghe - I programmi di educazione tra pari hanno dimostrato efficacia nella prevenzione del fumo di tabacco nel setting scolastico (Santinello e Barbato 2011; Lotrean et al., 2010; Koumi et al. 2001; Stigler et al., 2007; Cristini et al., 2005). - Gli effetti sono maggiori e più duratori quando gli interventi di prevenzione sono gestiti da pari piuttosto che da adulti (Cuijpers, P. (2002). Effetti iatrogeni si rilevano quando per Educatori tra pari sono scelti soggetti caratterizzati da alti consumi di tabacco o cannabis oppure quando i programmi sono realizzati in contesti a rischio, dove la norma condivisa è favorevole all’uso di sostanze (Valente, T.W., Ritt-Olson, A., Stacy, A., Unger, J.B., Okamoto, J., Sussman, S. 2007). - In una prospettiva di equità, il coinvolgimento di Educatori tra pari dimostra l’utilità di questo approccio per raggiungere gli “irraggiungibili” (Valente, T.W., Ritt-Olson, A., Stacy, A., Unger, J.B., Okamoto, J., Sussman, S. (2007). - I programmi tra pari sono efficaci per contenere i consumi di tutte le sostanze d’abuso (UNODC, 2018), anche se raccomanda cautela nell’utilizzo di tale approccio nei contesti a rischio, caratterizzati da alti consumi, in quanto potenzialmente potrebbe provocare effetti iatrogeni, come l’ulteriore aumento dell’uso di sostanze. 42 Ministero della Salute - Piano Nazionale di Prevenzione 2020 – 2025 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_5029_0_file.pdf 11
- I programmi che prevedono l’interazione tra gli studenti sono più efficaci di quelli che si basano su un approccio didattico gestito direttamente dagli insegnanti nel ridurre, ritardare e prevenire il consumo di sostanze. (Tobler, N., et al. 2000) Prevenire incidenti - Efficacia di programmi di Educazione tra pari tra ultrasessantacinquenni per la prevenzione delle cadute accidentali nelle residenze per anziani (Lorthios- domestici Guilledroit, A., Filiatrault, J., Richard, L. 2019) Prevenire incidenti - Influenze positive dell’azione di educatori tra pari sui comportamenti dei neopatentati 18-25 enni (Christoph, M. E., Heckmann, W., 2007) stradali Prevenire Bullismo e - Gli interventi di Educazione tra pari contribuiscono a modificare le norme della classe, sollecitando i compagni a non tollerare eventuali episodi a cui assistono Cyberbullismo e a sostenere la vittima (Salmivalli, C. (2001). - I programmi rinforzano le abilità di ascolto e comunicazione e hanno dimostrato esiti positivi nell’evitare la crescita degli episodi di bullismo e nel ridurre la porzione di “maggioranza silente” (Santinello, M., Barbato, M.C. (2011). Promuovere la Programmi condotti dai pari sono più efficaci di quelli condotti dai docenti salute sessuale - nell’aumentare le conoscenze (Sun, W.H., Miu, H.Y.H., Wond, C.K.H., Tucker, J.D., & Wong, W.C.W., 2016; Kim, C. R., & Free, C.,2008, Borgia, P., Marinacci, C., Schifano, P., Perucci, C.A. 2005, Harden, A., Oakley, A., & Oliver, S., 2001) - per le ragazze, anche nel ridurre il numero dei rapporti sessuali a rischio (Stephenson, J.M., Strange, V., Forrest, S., Oakley, A., Copas, A., Allen, E., Babiker, A., Black, S., Ali, M., Monteiro, H., Johnson, A.M., the RIPPLE Study team. 2004). Prevenire Infezioni - Gli interventi di educazione tra pari sono promettenti soprattutto rispetto sessualmente all’aumento delle conoscenze, degli atteggiamenti e dei livelli di autoefficacia in trasmesse (IST), e relazione ai comportamenti sessuali (Tolli, M. 2012; Maticka-Tyndale, E., & HIV e AIDS Barnett, J.P. 2010; Medley, A., Kennedy, C., O’ Reilly, K., & Sweat, M. ,2009) - L’Educazione tra pari è efficace nella prevenzione dell’HIV nella popolazione omosessuale (Kelly, J.A., Murphy, D.A., Sikkema, K.J., McAuliffea, T.L., Roffmanc, R.A., Solomond, L.J., Winnette, R.A., Kalichmana, S.C., 1997) e nella popolazione carceraria (South, J., Bagnall, A., Woodall, J., 2017.) Prevenzione SARS- - La sensibilità all’influenza dei pari può facilitare la diffusione di norme sociali e CoV-2 aspettative coerenti con gli obiettivi di salute pubblica (Andrews, Foulkes & Blakemore, 2020). - L’azione dei pari per promuovere il rispetto del distanziamento interpersonale tra gli adolescenti è associata in larga misura all’avere motivazioni prosociali, legate al desiderio di non far ammalare gli altri e a un senso di responsabilità sociale. I programmi tra pari che puntano a rafforzare proprio queste competenze possono rappresentare quindi un’arma potentissima nella lotta al Covid (Oosterhoff et al., 2020) 12
4. I SETTING DEI PROGRAMMI DI EDUCAZIONE TRA PARI 4.1 Setting scolastico Il setting in cui tradizionalmente sono realizzati i programmi di Educazione tra pari è quello scolastico e il target rappresentato prevalentemente dagli studenti preadolescenti e adolescenti. Una delle principali ragioni è legata all’importanza ricoperta da amici e coetanei in questa fase della vita, che rappresentano un punto di riferimento fondamentale per orientare comportamenti e scelte di salute e non43. La scuola costituisce, inoltre44, la fonte di amicizie più citata fra i giovani e i legami instaurati tra i banchi si mantengono a lungo, anche al di là dell’esperienza scolastica stessa45. L’intervento a scuola aiuta a superare i ruoli tradizionali e l’asimmetria tra chi insegna e chi impara, offrendo a entrambi l’occasione di riconoscere il potere che gli studenti hanno nel determinare la propria salute46. L’Educazione tra Pari è una delle tipologie di intervento raccomandate nell’ambito del “Modello di Scuola che Promuove Salute”47, e nelle relative ricadute operative (Programmi di prevenzione48e Reti di Scuole49) in relazione allo sviluppo delle “competenze individuali” (vedi Figura) “L’Educazione tra Pari nel modello di Scuola che Promuove Salute” (Fonte: Rete Scuole che Promuovono Salute – SPS Lombardia) 43 Palmonari A, Crocetti E. (2011). Identità e concetto di sé. In Palmonari, A. (a cura di), Psicologia dell’adolescenza (Terza edizione), pp. 67-90. Il Mulino, Bologna. 44 Istituto IARD. (2007). Rapporto giovani: sesta indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia. Il Mulino, Bologna. 45 Ottolini, G. (2011). La strategia dell’ipotenusa, in Ottolini G. (a cura di). Verso una Peer education 2.0? Animazione Sociale, supplemento 251. 46 Ottolini, G. (2011) (op. cit) 47 “Indirizzi di policy integrate per la Scuola che Promuove Salute”, ’Intesa Stato Regioni del 17.01.2019 48 Piano Nazionale di Prevenzione 2020 – 2025 (PP1) http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_notizie_5029_0_file.pdf 49 Rete Scuole che Promuovono Salute – SPS Lombardia: www.promozionesalute.regione.lombardia.it; www.scuolapromuovesalute.it; 13
4.a Gli attori dell’Educazione tra pari a scuola I programmi di Educazione tra pari a scuola coinvolgono molti attori, giovani e adulti: gli Educatori tra pari, gli altri studenti della scuola (i destinatari finali), gli insegnanti, i Dirigenti scolastici e gli operatori sociosanitari50. Educatori tra pari: rappresentano l’anello di congiunzione tra chi si pone l’obiettivo di favorire l’adozione di comportamenti sani e i destinatari finali (i “pari”) con cui condividono universo valoriale, linguaggi, tempi e spazi. Per diventare Educatori tra pari, gli studenti devono essere selezionati in base ad alcuni criteri e frequentare un corso di formazione. Sono anche i primi beneficiari dei programmi di Educazione tra pari in termini di adozione di comportamenti salutari e acquisizione di abilità trasversali51 52 53. Destinatari finali: sono i compagni di classe e tutti gli studenti della scuola in cui si realizza il programma che, grazie alla vicinanza e alla somiglianza con gli Educatori tra pari, possono trarre vantaggio dall’incontro (formale e non) con loro. In classe l’Educazione tra pari può rappresentare uno strumento per promuovere relazioni positive54 favorendo un clima più favorevole all’apprendimento. La ricaduta dei programmi di Educazioni tra pari a scuola travalica le aule didattiche in quanto gli Educatori tra pari possono trasmettere i messaggi appresi anche con gli amici, compagni di squadra, di oratorio, scout ecc. Tra gli attori vanno annoverati anche gli adulti. Questo approccio richiede un equilibrio tra il mondo dei giovani e quello adulto riconoscendo le potenzialità presenti tanto nella relazione orizzontale quanto in quella verticale, favorendo l’acquisizione di potere di gruppo e imparando a riconoscere reciprocamente i limiti e gli ambiti di azione55. Parlare di adulti significa anche porre attenzione alla rete tra Istituzioni che supportano organizzativamente e tecnicamente i programmi56. Insegnanti: il loro sostegno è fondamentale per la buona riuscita dei programmi di Educazione tra pari. È importante che diano valore al coinvolgimento degli studenti senza assumere posizioni autoritarie o svalutanti. Per questo andrebbero aiutati a sviluppare atteggiamenti relazionali verso i propri studenti che li facciano sentire riconosciuti come persone responsabili del proprio benessere57 58 59. Dirigenti scolastici e organizzazione scolastica: l’Educazione tra pari prevede un insieme di attività la cui efficacia è influenzata dall’organizzazione scolastica. Migliore è la capacità organizzativa della scuola, maggiore è l’impatto che si può raggiungere. Gli aspetti risultati fondamentali per la buona riuscita del programma sono la messa a disposizione di tempo, strutture e risorse per le attività gestite dagli studenti e l’integrazione dell’Educazione tra pari nel curriculum scolastico stesso60. 50 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010). Quando la Peer education esce dalla scuola. Salute e Prevenzione, n. 55, 31-52. 51 Martin et al. (2015) (op cit.) 52 Sriranganathan et al. (op cit.) 53 Unver & Akbayrak (2013) (op cit.) 54 Di Cesare & Giammetta (2014) (op cit.) 55 Santinello, M., Barbato, M.C. (2011). La valutazione della peer education, in Croce, Lavanco, Vassura, (a cura di), Prevenzione tra pari. Modelli, pratiche e processi di valutazione. Franco Angeli, Milano. 56 Ottolini, G. (2011). La strategia dell’ipotenusa, in Ottolini G. (a cura di). Verso una Peer education 2.0? Animazione Sociale, supplemento 251. 57 Croce, M., e Gnemmi, A. (2003). Peer education. Adolescenti protagonisti nella prevenzione. Franco Angeli, Milano. 58 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010). Quando la Peer education esce dalla scuola. Salute e Prevenzione, n. 55, 31-52. 59 Di Cesare, G., e Giammetta, R. (2014). La peer education: questioni aperte. Psichiatria e Psicoterapia, 33, 2, 178-199. 60 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010). Quando la Peer education esce dalla scuola. Salute e Prevenzione, n. 55, 31-52. 14
Servizi e Professionisti del sistema sanitario: a loro è affidato il duplice compito di nutrire di metodologia e contenuti il programma e di tessere le relazioni formali tra le Istituzioni61 facilitando il raccordo di questi programmi con le altre iniziative di prevenzione e di promozione della salute. Nell’azione “sul campo” ricoprono un un ruolo ponte tra gli attori adulti della scuola e gli studenti, con l’obiettivo di creare le condizioni ideali per la migliore realizzazione dell’intervento. 4.b Vantaggi e limiti dell’Educazione tra pari a scuola Nel contesto italiano la maggioranza dei ragazzi frequenta la scuola e realizzare programmi di prevenzione orientata alla promozione della salute tra i banchi permette di raggiungere ampi segmenti della popolazione giovanile, in una fase della vita in cui non sono ancora consolidate abitudini dannose. La scuola rappresenta un contenitore stabile, in grado di garantire continuità, con regole e ruoli chiari, spazi disponibili e tempi definiti. Questa organizzazione facilita il coinvolgimento dei ragazzi, la realizzazione dei percorsi formativi e delimita il confine dei destinatari a cui rivolgere l’intero programma. Nonostante ciò non è sempre facile ottenere l’appoggio di tutto il corpo insegnanti e dell’organizzazione scolastica generale. La mancanza di sostegno in termini di tempo, risorse, valorizzazione del ruolo degli Educatori tra pari può minare il loro entusiasmo e l’efficacia dell’intervento. È quindi fondamentale aver cura di condividere fin dall’inizio il programma con tutti gli attori scolastici, senza imporlo dall’alto62 63. In questa direzione va il “Modello di Scuola che Promuove Salute” e la relativa azione di Rete64, che afferma la titolarità della “Scuola”, nelle sue diverse componenti, nelle scelte educative, all’interno di un dialogo con i professionisti dei Servizi di Prevenzione chiamati a fornire orientamenti fondati su evidenze di efficacia teorica e pratica. Un’altra questione delicata è quella dei cosiddetti leader negativi, soprattutto nelle scuole ad alto rischio. Ci sono evidenze65 66 secondo cui riunire giovani con comportamenti devianti con altri giovani a rischio può produrre un aumento della prevalenza dei problemi comportamentali. Se la norma del contesto è favorevole al consumo di sostanze, il messaggio informale che passa va in quella direzione, provocando un generale aumento dei consumi. Non va dimenticato che i ragazzi più a rischio spesso hanno un rapporto conflittuale con la scuola e rifiutano tutto ciò che viene proposto in quel contesto, compresi programmi gestiti da coetanei67. Killeya e colleghi68 segnalano, però, la potenza dei leader devianti che, quando ben ingaggiati, sono molto efficaci e credibili nel trasmettere messaggi di salute tra i soggetti ad alto rischio. 61 Ottolini, G. (2011). La strategia dell’ipotenusa, in Ottolini G. (a cura di). Verso una Peer education 2.0? Animazione Sociale, supplemento 251. 62 Pellai, A., Rocca G., e Signorelli, D. (2008). La corsa a ostacoli della peer education. Considerazioni su alcuni percorsi nelle scuole di Bergamo, in AA.VV., L’educazione nel gruppo dei pari. Fare i conti con il rischio in adolescenza. Edizioni Gruppo Abele, Torino. 63 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010). Quando la Peer education esce dalla scuola. Salute e Prevenzione, n. 55, 31-52. 64 Rete Scuole che Promuovono Salute – SPS Lombardia: https://www.promozionesalute.regione.lombardia.it; https://www.scuolapromuovesalute.it; 65 Dishion, T.J., McCord, J., Poulin, F. (1999). When Interventions Harm. Peer Groups and Problem Behavior. American Psychologist, 54, 9, 755-764. 66 Valente, T.W., Ritt-Olson, A., Stacy, A., Unger, J.B., Okamoto, J., Sussman, S. (2007) (op.cit.). 67 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010) (op. cit.). 68 Killeya-Jones, L.A., Nakajima, R., Costanzo, P.R. (2007). Peer Standing and Substance Use in Early-Adolescent Grade Level Networks: a short-term Longitudinal Study. Prevention Science, 8(1), 11-23. 15
4.2 Altri setting Benché la scuola sia il contesto più classicamente interessato (e documentato) dai programmi di Educazione tra pari, in letteratura sono numerose le esperienze realizzate fuori dall’aula. Citando un importante autore69 quando afferma che “Il setting più appropriato per svolgere un’iniziativa di Educazione tra pari è determinato dalle necessità e dalle caratteristiche del gruppo target”, è utile quindi ricordare che questo approccio può e deve essere considerato una opportunità anche nei contesti extrascolastici. Focalizzando l’attenzione sulla fascia adolescenziale, il tempo libero rappresenta un momento importante nella vita dei ragazzi e può rappresentare un ambito ottimale in cui realizzare interventi di prevenzione e di promozione del benessere, soprattutto per i ragazzi più a rischio che svalutano le proposte scolastiche, che sono spesso assenti e abbandonano precocemente la scuola70. La letteratura è ricca di programmi di Educazione tra pari realizzati nelle associazioni sportive, negli istituti penitenziari, nei centri giovanili o di aggregazione, oppure in contesti informali come semplici gruppi giovanili, che non fanno parte di uno specifico contesto associativo71. Il programma europeo PEER Drive Clean!72, ad esempio, ha usato l’approccio dell’Educazione tra pari per la prevenzione degli incidenti stradali, coinvolgendo i giovani all’interno dei corsi di scuola guida. L’Educazione tra pari è un approccio che funziona a tutte le età e sarebbe un errore ritenerlo esclusivo della fascia giovanile. Numerose sono le esperienze riportate in letteratura che si rivolgono ad adulti e anziani; dal punto di vista delle evidenze, l’esempio più conosciuto è un intervento (randomizzato, controllato) di comunità, basato su dialoghi informali presso luoghi di ritrovo, per la prevenzione dell'HIV tra uomini omosessuali in alcune città degli Stati Uniti 73. Un altro esempio è quello dello Young Working Women ’s Peer Education Project74, rivolto a giovani donne coinvolte nella prostituzione, nel quale gli Educatori tra Pari erano a loro volte donne che in passato erano state coinvolte in attività di prostituzione o lo erano ancora75. In carcere i programmi mirano prevalentemente a prevenire l’HIV cercando di modificare abitudini sessuali e comportamenti a rischio, ma ci sono anche programmi per lo sviluppo personale dei detenuti come migliorare l’alfabetizzazione76 o rinforzare le capacità genitoriali77. Il vantaggio dell’intervento realizzato nei contesti di vita dei destinatari è quello di promuovere dei cambiamenti esattamente “nel luogo e nel momento” in cui si presentano atteggiamenti e comportamenti disfunzionali78 79. Chiaramente questi programmi sono più complessi da avviare e mantenere, in assenza di regole, spazi e tempi definiti come quelli della scuola, è quindi necessario un più lungo processo di promozione della partecipazione volontaria e di mantenimento della motivazione di tutti i partecipanti. 69 Bleeker, A. (2001). Drug use and young people – rationale for the DSP. Presented at the International Conference on Drugs and Young People: Exploring the Bigger Picture, Melbourne. 70 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010) (op. cit.). 71 Svenson, G.R. (1998). Linee guida europee per la Peer education fra giovani coetanei mirata alla prevenzione dell’AIDS. Commissione Europea. 72 https://www.emcdda.europa.eu/html.cfm/index52035EN.html?project_id=2009DE&tab=overview 73 Kelly, J.A., Murphy, D.A., Sikkema, K.J., McAuliffea, T.L., Roffmanc, R.A., Solomond, L.J., Winnette, R.A., Kalichmana, S.C. (1997). Randomized, controlled, community-level HIV-prevention intervention for sexual-risk behavior among homosexual men in US cities. Lancet, 350, 1500-1504. 74 https://www.youngwomensproject.org/peer-educators 75 Shiner, M. (1999). Defining peer education. Journal of Adolescence, 22, 555-566 76 Shannon Trust. (2012). Every prisoner a reader https://www.shannontrust.org.uk/ (ultima consultazione 06.07.2020) 77 Penn State Erie. (2001). Final report of the process evaluation of the long distance dads program. Erie, PA: Author. 78 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010) (op. cit.). 79 Ghiottoni, E. (2002). Dall’informazione verticale alla peer education. Animazione Sociale, 5, 78-87. 16
Ma è da evidenziare che impegno e complessità legati all’ingaggio ed alla tenuta degli stakeholder e dei partecipanti rappresentano un investimento per il successo a lungo termine dell’iniziativa80 , anche in termini di sostenibilità, di capacity building e di empowerment delle persone e delle comunità coinvolte. 4.3 Educazione tra pari e social media I social media hanno cambiato le interazioni sociali e il modo di comunicare: permettono di raggiungere molte più persone, di condividere informazioni in modo più veloce e diretto, di avere un feedback immediato. Sfruttando la loro popolarità e l’ampio numero di persone che li utilizzano, possono diventare uno strumento potente per supportare e integrare le strategie di prevenzione e promozione della salute, superando le barriere fisiche e creando contenuti multimediali più adatti ai giovani, aumentando il loro coinvolgimento81. Infatti, per gli adolescenti (ma non solo) i device e le piattaforme come Facebook, Messenger, Instagram ecc. rappresentano vere e proprie “protesi di competenza sociale” che prolungano il tempo da trascorrere con gli amici e costituiscono uno spazio di investimento affettivo, relazionale e di costruzione identitaria82. I social media possono diventare luogo di diffusione partecipata di informazioni corrette, di incontro e di aggancio di soggetti provenienti da diversi background etnici e socioeconomici altrimenti difficilmente raggiungibili83, costituendo una formidabile occasione per intercettare i destinatari e coinvolgerli attivamente nel ruolo di “amplificatori” di messaggi di salute84. Per questo i social possono rappresentare un valore aggiunto nei programmi di Educazione tra pari che si basano sul coinvolgimento attivo delle parti in gioco e che si avvalgono dei contesti (anche virtuali) in cui le persone si incontrano e dei canali di comunicazione orizzontale che usano abitualmente. Gli Educatori tra pari possono così rafforzare il proprio protagonismo, veicolando messaggi di salute brevi, incisivi e indirizzati a target specifici attraverso i propri profili (Instagram, WhatsApp, Facebook, ecc.). Inoltre, non è da sottovalutare che l’uso dei social media per l’Educazione tra pari può consentire un dispiego inferiore di risorse economiche e temporali85. Capitalizzare le potenzialità dei social media per diffondere messaggi di salute richiede che l’intervento sia accuratamente progettato. Non si tratta semplicemente di aggiungere contenuti digitali a quanto tradizionalmente messo in campo, ma di progettare ex novo i programmi di Educazione tra pari, in uno scenario in cui i social media sono contemporaneamente strumento, contenuto e messaggio. Progettare questo tipo di interventi richiede importanti competenze sia sul piano del marketing sociale che sulle caratteristiche degli strumenti social e delle relative dinamiche di gestione e sui relativi linguaggi, infatti è bene tener presente anche che molti dei comportamenti a rischio che tradizionalmente sono oggetto degli interventi possono essere agiti proprio attraverso questi media (condivisione di autoscatti a sfondo sessuale, challenge inneggianti allo sballo ecc.). È inoltre importante che i formati mediali non vengano ridotti a semplici attrezzi da utilizzare per semplificare, rendere più accattivanti o più efficaci i percorsi tradizionali di Educazione tra pari, disperdendo così la potenzialità di facilitatori della rielaborazione partecipata dei contenuti. 80 Cristini, F., Poser, F., Scacchi, L., Perri, A. (2010) (op. cit.). 81 Sun, W. H., Wong, C., & Wong, W. (2017). A Peer-Led, Social Media-Delivered, Safer Sex Intervention for Chinese College Students: Randomized Controlled Trial. Journal of medical Internet research, 19(8), e284. https://doi.org/10.2196/jmir.7403 82 Brancati, D., Ajello, A. e Rivoltella, P.C. (2009). Guinzaglio elettronico. Donzelli, Roma. 83 Young, S. D., Harrell, L., Jaganath, D., Cohen, A. C., & Shoptaw, S. (2012). Feasibility of recruiting peer educators for an online social networking- based health intervention. Health education journal, 72(3), 276–282. https://doi.org/10.1177/0017896912440768 84 Croce, M., Vassura, M. (2011). Il puer digitalis e il senex educandi, in Ottolini G. (a cura di). Verso una Peer education 2.0? Animazione Sociale, supplemento 251. 85 Young, S. D., Harrell, L., Jaganath, D., Cohen, A. C., & Shoptaw, S. (2012) (op.cit.). 17
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