Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO

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Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO
Distribuito gratuitamente ai Soci e alle sezioni CAI - Stampato in proprio - Spedizione in abb. post. - Tabella D - D.C.I. Filiale di Venezia

SEZIONE DI MIRANO “Alberto Azzolini”
Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO
                                                                                                                                                                                       Gennaio 2019
                                                                                                                                                                                       Anno 25 - n. 54

                                                                                                                                                   del CAI MIRANO
                                                                                                                                             APPUNTI e DISAPPUNTI
Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO
EL MASEGNO                                                        Appunti e disappunti del CAI di Mirano

CHI SIAMO
Il CAI-MIRANO è una delle 498 sezioni del Club Alpino Italiano. Ci siamo costituiti nel 1982 come gruppo,
diventati sottosezione nel 1983 e sezione il 27 settembre 1986. Sono più di trenta anni che operiamo atti-
vamente nel miranese. Siamo oltre mille soci e abbiamo un comune denominatore che ci unisce: amiamo la
montagna e la natura.

PERCHÉ SEZIONE “ALBERTO AZZOLINI”
La sezione è stata dedicata al cittadino miranese Alberto Azzolini, appassionato naturalista-guardiaparco, peri-
to nel 1981 nel Parco del Gran Paradiso, durante una fase di un’ispezione. Aveva 28 anni. È stato premiato
con l’AIRONE D’ORO nel 1982 (alla memoria). La sua opera di divulgatore naturalistico ha influenzato e gui-
dato un’intera generazione del miranese.

PER CHI VUOLE DIVENTARE SOCIO C.A.I.
Per entrare nel Club Alpino Italiano non sono necessarie particolari doti né una preparazione fisica da “super-
man”, è sufficiente amare e rispettare la montagna e coltivare lo spirito associativo che è alla base dell’attivi-
tà del nostro club.
Il primo articolo dello statuto del C.A.I. dice: “Il Club Alpino Italiano è una libera associazione che ha per
scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di
quelle italiane e la difesa del loro ambiente naturale”.

CHE VANTAGGI HAI
• Ricevere la stampa nazionale e sezionale.
• 50% di sconto sull’alloggio nei rifugi C.A.I.
                                                             “L’EQUILIBRIO DELLA NATURA È
                                                             UN PATRIMONIO CHE CI APPARTIENE.
• Ammissione ai corsi della Sezione.
• Sconti sulle uscite organizzate dalla Sezione.             DIFENDERLO È UNA QUESTIONE
• Assicurazione infortuni in attività CAI, soccorso          DI CIVILTÀ E SAGGEZZA”.
  in montagna attività sociali e personali.                                                 Alberto Azzolini
• Utilizzo dell’attrezzatura sezionale.
• Utilizzo delle pubblicazioni della biblioteca.
COSA FACCIAMO
• ALPINISMO GIOVANILE
  Attività di educazione ambientale
  Corso di avvicinamento alla montagna
  Gite per tutta la famiglia
• SCUOLA DI ALPINISMO “A. LEONARDO”

                                                                    P
  Corso di Roccia
  Corso di Alpinismo
  Corso di Sci Alpinismo
  Corso Ghiaccio
  Corso di Arrampicata Libera
• SCUOLA DI ESCURSIONISMO “I SCIOXI”
  Corsi di escursionismo estivo e invernale
• Escursioni domenicali
• Escursioni Seniores
• CORSO DI GINNASTICA
• CORSI DI INTERESSE COLLETTIVO
• MANIFESTAZIONI CULTURALI
• GESTIONE DEL MURO DI ARRAMPICATA
• PUBBLICAZIONE DE “EL MASEGNO”
NOSTRE PUBBLICAZIONI                                                       IMPORTANTE
“Esplorante Canto Corale” libro di poesie
“La leggenda di Alberto” romanzo breve
                                                                  LA SEDE È SEMPRE
“L’uomo e la montagna” racconti di ragazzi                              APERTA
“Oltre la vetta” testo teatrale                                    IL GIOVEDÌ SERA
VIENI A TROVARCI
Ogni giovedì dalle 21.00 alle 22.30 la sede (via Belvedere, 6 - Mirano) è aperta ai soci e a chiunque abbia inte-
resse a conoscere l’Associazione.
Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO
EL MASEGNO                                                             SOMMARIO                                    1
          Appunti e disappunti del CAI MIRANO                                                 SOMMARIO - pag.1
                                                                                   STRUTTURA ORGANIZZATIVA – pag. 2
              Aperiodico del Club Alpino Italiano
                                                                                             EDITORIALE - pag. 3
               Sez. “Alberto Azzolini” - Mirano
                                                                                                  L’OPINIONE
                                                                                APPOCALISSE SULLA MONTAGNA VENETA
            Anno 26 - numero 54 - Gennaio 2019                                         di Michele Zanetti – pagg. 4-7
                                                                                                   IL PUNTO
                    Riccardo CALZAVARA                                FREQUENTAZIONE E IPERFREQUENTAZIONE DELLA MONTAGNA
                    Direttore responsabile                                              di Ugo Scortegagna pagg 8-9
                                                                                          MONTAGNA DIMENTICATA
                     Ugo SCORTEGAGNA                                                   RIFUGIO CAPANNA TITA BARBA
                     Direttore redazionale                                           di Ugo Scortegagna – pagg. 10-12
                                                                                             OLTRE IL BALLATOIO
                  Comitato di redazione                                                     AL PERA DLA BORCIA
              Luca BARBAN, Matteo CAGNIN,                                               di Achille Carbogno – pag. 13
             Lorenza CAVINATO, Silvana D’ELIA,                                                 TESTIMONIANZE
            Ugo SCORTEGAGNA, Marco PADOAN,                              UN’ESPERIENZA DA RACCONTARE: RITORNO ALLA ORIGINI
                                                                                    di Giuseppe Mezzadri – pagg. 14-15
                   Stefano MARCHIORI
                                                                                                ORME DEI SOCI
                        Hanno collaborato                                        VIII CORSO EAI visto dal direttore pag 16
                                                                                VIII CORSO EAI vista dagli allievi pag 17-
   Luca Barban, Achille Carbogno,Lorenza Cavinato, Monia                     7° CORSO E2 di Francesco Sartor – pag. 18 -19
Simionato, Ugo Scortegagna, Michele Zanetti, Giovanni Bellato,      IL MIO CORSO DI SCIALPINISNO di Alessandro Civiero pagg.20-21
 Giuseppe Mezzadri, Alessandro Civiero, Dino Burloni, Matteo            XXXIII CORSO AR1 2018 di Massimo Polato - pagg. 22-23
  Danieli, Lorenzzo Borgato, Andrea Mason, Ornella Cicogna,                 STORIE D’ALTRI TEMPI di Dino Burloni pagg. 24-25
                                                                     SALITA AL II COMPANILE DI POPERA di F. Busatto e M. Danieli -
  Silvana D’Elia, Massimo Polato, Barbara Mazzardis, Daniela                                      pagg 26-27
  Secco, Marco Padoan, Stefano Marchiori, Anna Bortoletto,            XXXIII CORSO DI ALPINISMO a cura dei Corsisti – pagg. 28-31
             Allievi corso AL1, E1, AR1, A1, E1, EAI.
  Scuola di Escursionismo, Alpinismo Giovanile e Alpinismo.                             ALPINISMO GIOVANILE
                                                                           ANNO TURBOLENTO IL 2018 per AG – pagg. 32-33
                                                                                  ATTIVITA di Marco Padoan pag. 34
                          Redazione
                                                                                            VOCE DEI SOCI
               CAI MIRANO - via Belvedere, 6                                 A TUTTO BOULDER… di Marco Padoan pag. 35
             30035 MIRANO - Casella Postale 56                   LA MITICA COPPA POLPETTA de “LA STANGA” di Marco Padoan – pag. 36
                Tel. Segreteria: 348 4138588                                   GRUPPO SPONTENEAO MTB pagg. 37-38
              e-mail segreteria@caimirano.it                       GRUPPO DI SCIALPINISMO “ LE TARTARUGHE” INVERNO 2018-2019
                                                                                             pagg. 39-40
                   sito www.caimirano.it
                                                                                          PAGINE CENTRALI
                                                                 CONVOCAZIONE ASSEMBLEA 2019 – Verbale 2018 e RELAZIONE MORALE
                           Stampa:                                                              2018
            Tipografia Stampatori della Marca S.r.l.
                                                                                SCUOLA DI ALPINISMO “A. LEONARDO”
                        Riese pio X (TV)                                   CALENDARIO SCIALPINISMO 2018-2019 – pag. 41
                                                                                 PROGRAMMI CORSI 2019 – pag. 42
                Autorizzazione Trib. di Venezia                                 SCUOLA DI ESCURSIONISMO “I SCIOXI”
                     n. 1159 del 10/08/94                                       PROGRAMMA ATTIVITA 2019 – pag. 44
         Sped. In abb. Postale c. 20/c art. 2 L. 662/96                                NUOVI TITOLATI pag. 45
                       Filiale di Venezia                                              CORSO EAI 2019 pag. 46
                                                                                  PROGRAMMA SENIORES – pag. 47
                                                                              CALENDARIO ESCURSIONI 2019 – pagg. 48
             Libera utilizzazione citando la fonte                      CALENDARIO USCITE COMMISSIONE CULTURALE pag. 49
                      Foto di copertina                                              CURIOSITÀ NATURALISTICHE
                                                                                         POVERI ABETI ROSSI
  Abbraccio tra una margherita e un’orchidea nel pressi del                           LAGHI DI SBARRAMENTO
bivacco Gervasutti (Dolomiti Friulane – (Ph Ugo Scortegagna)                      di Ugo Scortegagna – pagg. 50-51
                                                                               COMMISSIONE CULTURALE - ESPERIENZE
       TESSERAMENTO 2019                                                             AGGIORNAMENTO ONC 2018
               Ogni giovedì dalle 21 alle 22.30                        DIARIO DI BORDO CARNICO di Luca Barban pagg. 52-53
                 Presso sede del CAI Mirano                                             LA SEZIONE PROPONE
                                                                    CORSO NATURALISTICO: LE ACQUE DI MONTAGNA– pagg. 54-55
  Soci ordinari                                  € 46,00                         SERATE CULTURALI 2019 pagg. 56-57
                                                                                AMMIRA LA MONTAGNA 2019 – pag. 58
  Soci familiari e Juniores                      € 23,00
                                                                                            SCHERMAGLIE
  Soci giovani                                   € 12,00                        RESINA di Stefano Marchiori – pagg. 59
  Costo iscrizione                               € 6,00                                    CHARTA CANTA
  Trasf. da altra sede                           € 3,00                LIBRI DI MONTAGNA-MONTAGNA DI LIBRI - pagg 60-61
  Recupero bollino          € (11,00 ord., 5,00 F. 1,00 G)                          CONCORSO FOTOGRAFICO MRS
  Abb. “Le Alpi Venete”                          € 5,00             “UOMINI BOSCHI E API – IL LAVORO DELL’UOMO IN MONTAGNA”
                                                                                             pagg. 62-66
  Duplicato tessera                              € 3,00
                                                                                            SEGNALAZIONI
                                                                                 STORIE OROGRAFICHE - pagg 67-70
Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO
2   Struttura organizzativa Club Alpino Italiano Sezione di Mirano “A. Azzolini”
                    CONSIGLIO DIRETTIVO                          RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI
                          PRESIDENTE                                    Stefano MARCHIORI
                      Stefano MARCHIORI                                    Daniela SECCO
                       VICE PRESIDENTE                                   SITO SEZIONALE
                         Daniela SECCO                                    Antonio CARLON
                          SEGRETARIO                                     Simone MARATEA
                      Maurizio VENTURINI                             Stefano MARCHIORI (R.D.)
                           TESORIERE                                  DELEGATI SEZIONALI
                        Idalberto BORAN                          Stefano MARCHIORI (Presidente)
                                                                          Marco PADOAN
                          CONSIGLIERI                                   Ugo SCORTEGAGNA
                        Giovanni BELLATO
                          Paolo DE TONI                   INCARICHI DI SOCI CAI MIRANO IN ALTRI
                         Michele MIATO                     ORGANISMI DEL CLUB ALPINO ITALIANO
                           Enrico VIAN
                                                               SCUOLA CENTRALE DI ALPINISMO
                       REVISORI DEI CONTI                             Dario DE ROSSI (INA)
                        Luigi DOMINIONI                             Francesco LAMO (C.A.A.I.)
                        Corinna NORDIO
                        Denis SCATTOLIN                           Stefania TONELLO (INA-INSA)
                           INCARICHI                           COMITATO DIRETTIVO REGIONALE
              SEGRETERIA E TESSERAMENTO                              Ugo SCORTEGAGNA
                         Marco PADOAN
                   Maurizio VENTURINI (R.D.)           SCUOLA INTERREGIONALE DI ALPINISMO VFG
                                                                     Antonio CANTON
                        COORDINATORE                                  Dario DE ROSSI
                      Stefano MARCHIORI
                                                                 Francesco LAMO (C.A.A.I)
                           BIBLIOTECA                                 Gino VISENTIN
              Giampaolo ZANIN - Irene DONADEL
                   Stefano MARCHIORI (R.D.)                      SCUOLA ESCURSIONISMO VFG
           SCUOLA DI ALPINISMO E SCIALPINISMO                          Idalberto BORAN
              Antonio CANTON “Tonin” (direttore)                   COMMISSIONE MEDICA VFG
                      Paolo DE TONI (R.D.)                            Valentina PESCATORE
                SCUOLA DI ESCURSIONISMO
                 Fabio MARCOLEONI (direttore)            CENTRO STUDI MATERIALI E TECNICHE VFG
                     Idalberto BORAN (R.D.)                         Massimo POLATO
                                                                    Antonio CANTON
                      ESCURSIONI - GITE
                   Maurizio VENTURINI (R.D.)                        Simone MARATEA
                                                                    Michele VISENTIN
                ESCURSIONISMO SENIORES
                    Giovanni BELLATO (R.D.)                 CENTRO STUDI MATERIALI E TECNICHE
                    GRUPPO TARTARUGHE                                   (centrale)
                          Lucio FANTON                               Massimo POLATO
                       Paolo DE TONI (R.D.)
                   ALPINISMO GIOVANILE                   Numero Soci al 31 Dicembre 2018
                         Marco PADOAN                                   RINNOVI NUOVI ISCRITTI                  TOT.
                        Enrico VIAN (R.D.)
                                                    ORDINARI 710 (761) 82 (105) 792 (776)
                  MURO DI ARRAMPICATA               GIOVANI    95 (89) 27 (22) 122 (111)
                        Paolo CORRADI               FAMILIARI 228 (220) 20 (19) 248 (239)
                       Enrico VIAN(R.D.)
                                                    TOTALE 1033         129     1162 (1.126)
                        EL MASEGNO
                     Ugo SCORTEGAGNA               N.B. Fra parentesi dati anno 2018
                  Stefano MARCHIORI (R.D.)
                                                   Avvisi:
               ATTIVITÀ SCIENTIFICHE - TAM         a. Le nuove iscrizioni hanno inizio di norma nel mese di gennaio
                     Ugo SCORTEGAGNA                  e terminano il 31 ottobre dello stesso anno.
                  Stefano MARCHIORI (R.D.)         b. I rinnovi devono essere fatti entro il primo trimestre di ogni
                                                      anno; 1 gennaio/31 marzo. Dopo tale termine cessa la coper-
              MATERIALI ALPINISTICI E DIDATTICI       tura assicurativa.
                     Renato MARAZZATO              c. L’interruzione anche di un solo anno del rinnovo, provoca
                      Gabriele NALESSO                automaticamente la decadenza di socio dal sodalizio, qualora
                     Paolo DE TONI (R.D.)             si volesse riprendere l’adesione si dovrà rifare la tessera o
                         GINNASTICA                   pagare le quote regresse.
                      Chiara SABBADIN              GLI ARTICOLI E LE FOTO PER IL PROSSIMO NUMERO DE “EL MASE-
                     Paolo DE TONI (R.D.)          GNO” (numero 49) devono pervenire entro il 20 OTTOBRE 2019
                    ATTIVITÀ CULTURALI             presso il nostro indirizzo: CAI-MIRANO, via Belvedere, 6 - (c.p. 56)
                      Lorenza CAVINATO             - 30035 MIRANO (VE); oppure potete inviare gli articoli via e-mail:
                  Stefano MARCHIORI (R.D.)         segreteria@caimirano.it

    R.D. = referenti direttivo
Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO
EDITORIALE           3
In questo numero 54 de El Masegno non pote-            fragili, più soggetti alle turbolenze atmosferiche,
vamo esimerci dal trattare le conseguenze              tra i quali quello alpino ne rappresenta l’emble-
ambientali che si sono abbattute sulle nostre          ma. In montagna si possono immaginare acca-
montagne, in occasione degli eventi atmosferici        dimenti di importanti fenomeni connaturati alle
avvenuti lo scorso mese di ottobre. Il quadro          peculiarità alpine quali valanghe, frane, assesta-
ambientale che emerge è davvero cupo. Un dis-          menti del territorio, ma non saremmo mai arri-
astro che fa male e che ha segnato in modo irre-       vati a prevedere un uragano come quello abbat-
versibile il territorio delle nostre Dolomiti.         tutosi sulla montagna veneta e trentina alla fine
L’ondata di maltempo ha distrutto oltre un             del mese di ottobre. Molti studiosi ritengono che
milione di metri cubi di foresta in poche ore          sia già stata intrapresa la strada senza ritorno, e
sulle Dolomiti tra Veneto, Trentino Alto Adige e       valutano ormai inutile, vano e senza speranza
Friuli. Una ferita profonda che impiegherà molti       concepire e poi mettere in atto un’inversione di
anni per rimarginarsi completamente.                   tendenza o reperire un rimedio concreto. L’idea
L’Agordino, il Feltrino, il Comelico, l’Ampezzano      scaturisce dalla ormai assoluta certezza che i
sono le zone più colpite, come pure l’Altopiano        comportamenti e gli usi che l’uomo si è dato
di Asiago, il Cansiglio, e la Val Visdende. Un vero    non possono arrestarsi, anzi richiederanno un
e proprio disastro ambientale. Sono paesaggi           progressivo e sempre più massiccio aumento
irriconoscibili quelli delle Dolomiti oggi, paesag-    dell’utilizzo delle risorse naturali e dell’energia
gi che porteranno il segno di                                               derivante dai combustibili
quel terribile pomeriggio di                                                fossili, dannosi per l’atmosfe-
lunedì 29 ottobre 2018 quan-                                                ra. Le necessità della razza
do la furia della natura ha ini-                                            umana aumenteranno sem-
ziato a scagliarsi con terribile                                            pre più nel corso dei prossimi
violenza, soprattutto sulle                                                 anni, concentrando il consu-
provincie di Belluno e Trento.                                              mo delle risorse e la densità
Quella data rimarrà incisa per                                              abitativa in un sempre più
sempre nel cuore e nella                                                    ristretto territorio, di fatto
mente degli abitanti di questa                                              velocizzandone la desertifi-
meravigliosa terra. Qualche                                                 cazione. Noi che coltiviamo
giorno fa un servizio giornalistico di una nota        l’amore e la passione per la montagna abbiamo
rivista nazionale, proponeva ai lettori di imma-       l’obbligo morale di riportare in pianura ove
ginare il Monte Bianco senza neve. Per quanto          viviamo le lezioni che la natura alpina ci offre
possa sembrare un’idea strana, è ciò che potrà         nel corso di un’escursione, una passeggiata,
accadere tra non molto tempo, a causa del cam-         un’arrampicata. Noi siamo chiamati a svolgere
biamento climatico in atto. Questi cambiamenti,        un primario ruolo di sensibilizzazione, di avvici-
causeranno la scomparsa di alcune specie che           namento della società alla natura ed all’ambien-
vivono in alta quota, i pendii saranno più insta-      te. Noi non altri. E’ per questo motivo che gli
bili, visto che il permafrost, lo strato di ghiaccio   amanti della montagna non possono ritenere
permanente, cederà. Tra il 3 ed il 14 dicembre a       l’ambiente alpino come un entità astratta, aset-
Katowice, in Polonia, si è tenuta la Conferenza        tica, immacolata ed inesauribile, in alcuni casi
internazionale sui cambiamenti climatici, rite-        subordinata soltanto alle passioni agonistiche e
nuta strategica e fondamentale per evitare il          non possono né debbono scindere la natura
global warming, fenomeno considerato in                alpina dall’habitat naturale in cui vivono. Il
costante e progressivo aumento. Fenomeno che           senso civico che necessariamente deve risiedere
si accompagna in modo irreversibile all’incre-         in noi, richiede in termini assoluti una predispo-
mento della presenza di anidride carbonica nel-        sizione interiore per il bene generale, per l’amo-
l’atmosfera. La sfida per invertire la tendenza        re per la natura e l’ambiente in senso ampio e
dell’ aumento delle fonti di inquinamento è ini-       noi in questo senso,senza alibi di sorta, siamo
ziata almeno un ventennio fa, tuttora però priva       chiamati a svolgere il ruolo di portatori di tali
di reazioni concrete. In questo contesto a rimet-      concetti e principi.
terci sono gli ambienti meteorologicamente più                                          Stefano Marchiori
Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO
4   L’OPINIONE                                                                                 di Michele Zanetti

    Apocalisse sulla montagna veneta
    Sono stati spesi oceani di parole sul drammatico          re dei casi, al presente e al futuro imminente.
    evento che ha investito e devastato la montagna           Andrebbe tutto bene, perché in Italia, in fondo, va
    veneta nel primi giorni di novembre. Parole spes-         sempre tutto bene, ma viene subito in mente il
    so spese giustamente, ma altrettanto spesso in            drammatico 1966: l’evento che alcuni tra gli
    modo approssimativo, sensazionalistico e in               attuali governanti, per ragioni puramente anagra-
    assenza di qualsiasi forma di riflessione sulle ori-      fiche, neppure sanno essersi verificato.
    gini di quanto accaduto e sulle conseguenze eco-          Ebbene in quel caso, dopo lunghe e accese dis-
    logiche, idrogeologiche e geomorfologiche dell’e-         cussioni sulla ripetibilità dell’evento, si parlò di
    vento.                                                    tempi di ritorno di 25 anni, poi di 50 e infine di
    Ebbene non abbiamo la presunzione di colmare, in          un secolo, consentendo a tutti di dormire sonni
    questa sede, queste omissioni, ma desideriamo             tranquilli.
    semplicemente tentare di andare oltre le prime,           Le cose però non sono andate come ipotizzato e il
    epidermiche formulazioni delle notizie dovute agli        famoso “tempo di ritorno” è stato di appena
    organi di informazione. Non senza ovviamente              mezzo secolo, senza contare il fatto che, nel frat-
    stigmatizzare le infelici e improvvide espressioni        tempo, gli eventi disastrosi in scala minore, se così
    del ministro dell’Interno, che con consumata abi-         li si vuole definire, sono stati numerosi. E senza
    lità, dimenticando il suo ruolo prestigioso e             contare neppure il fatto che, in questa circostan-
    sapendo di dover trovare innanzitutto qualche             za, la catastrofe ha assunto caratteristiche diver-
    capro espiatorio che gli consenta di mantenere il         se e per certi versi assai più devastanti rispetto al
    consenso, ha parlato di “ambientalisti da salotto”.       1966.
    A costoro, a questi non meglio identificati difen-        Ora è noto che le catastrofi in montagna si verifi-
    sori degli “alberelli e dei ruscelli” ad ogni costo, il   cano precisamente da quando le stesse montagne
    ministro sembra aver attribuito parte della               esistono, per una ragione di costante riassetto
    responsabilità di quanto accaduto. Intendendo,            degli equilibri idrogeologici dei versanti e dei
    probabilmente, che sono stati loro e dunque una           costanti fenomeni di erosione, demolizione e tra-
    moltitudine, che mettendosi a soffiare all’unisono,       sporto conseguenti ai fenomeni meteoclimatici e
    hanno provocato la tempesta di vento a centot-            alla forza di gravità. In questo caso però c’è un
    tanta chilometri l’ora, responsabile dell’abbatti-        altro e diverso fattore a interagire; o meglio una
    mento di intere foreste. Informazioni avute pro-          condizione nuova, che potrebbe essere definita
    babilmente di prima mano dai suoi informatissimi          con l’espressione “tropicalizzazione dei fenomeni
    sottosegretari.                                           meteoclimatici”.
    Ecco fatto, ci siamo tolti un sassolino dalla scar-       Forse non è ben chiara a tutti il significato del ter-
    pa: abbiamo stigmatizzato gli sproloqui della poli-       mine “tropicalizzazione”, ma riteniamo che nessu-
    tica nazionale e ora stendiamo un velo pietoso            no tra i soci e i simpatizzanti del nostro Sodalizio,
    sulla sua vergognosa e grassa ignoranza e venia-          o tra i semplici frequentatori abituali delle nostre
    mo agli argomenti seri.                                   montagne, abbia ignorato l’andamento delle tem-
    Ciò che si è verificato appena una decina di gior-        perature che sono state riscontrate nelle stagioni
    ni addietro non ha precedenti storici recenti sulla       di questo caldissimo 2018 e in quelle degli anni
    montagna veneta. Nel senso che, a memoria d’uo-           precedenti. In altre parole tutti ci siamo accorti
    mo e di cronache locali, una catastrofe forestale e       che il fenomeno conosciuto come “Riscaldamento
    idrogeologica di queste dimensioni non sembra             globale” è giunto fino alle nostre montagne, ne ha
    essersi mai verificata; almeno non nell’ultimo            risalito valli e versanti, ne ha sciolto o ne sta scio-
    secolo.                                                   gliendo i residui ghiacciai e ha sospinto il limite
    La tentazione, in questo caso, come in altri che          delle nevi perenni a quote himalayane.
    hanno preceduto l’evento, è giusto quella di              Ora, quali siano le conseguenze di queste, anoma-
    sostenere che tanto si tratta di “eventi naturali” i      le condizioni climatiche, è relativamente facile
    cui tempi di ritorno sono assai lunghi e dunque           comprendere. Possiamo citarne alcune a titolo
    tali da non preoccupare più di tanto una visione          d’esempio, quali la modifica degli orizzonti fore-
    della gestione dei territori che si limita, nel miglio-   stali, la modifica delle zoocenosi, la modifica (sen-
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L’OPINIONE            5
                     sibile) del regime delle precipitazioni e il manife-     costruito dalla foresta in secoli di lavoro, al mani-
                     starsi relativamente frequente di eventi di portata      festarsi di fenomeni di valanga, allo smottamento
                     e di violenza appunto “tropicale”.                       e al verificarsi di eventi di frana e così via. E poi
                     Espressi in questi termini, peraltro, i fenomeni         intasamento dei torrenti di fondovalle e, a caduta,
                     conseguenti sembrerebbero affatto privi di conse-        conseguenze tali da riflettersi fino alla pianura.
                     guenze così gravi. In realtà essi significano estin-     Ma se tutto si fermasse qui saremmo ancora,
                     zione di specie, alterazione degli equilibri ecosi-      anche se in una diversa dimensione rispetto alla
                     stemici e, soprattutto, grave alterazione degli          “normalità”, nel quadro dei fenomeni naturali.
                     equilibri idrogeologici.                                 Esiste però l’eventualità che l’intervento improvvi-
                     Quando un versante intero viene letteralmente e          sato e improvvido, degli umani, per rimarginare il
                     traumaticamente spogliato della propria copertu-         danno, peggiori la situazione. Nei giorni scorsi,
                     ra forestale, il danno non è soltanto o soprattutto      infatti, già s’è sentito parlare di “messa a dimora
                     economico, ma è innanzitutto idrogeologico ed            di specie arboree dotate di apparati radicali più
                     appunto ecosistemico. Il microclima e la stabilità       estesi e tenaci” e la cosa fa venire i brividi al solo
                     stessa di quel versante ne verranno alterati, con        pensiero. Cosa avranno mai in mente gli improv-
                     conseguenze che si protrarranno per decenni, o           visati restauratori? Una modifica della composi-
                     per qualche secolo, sull’intero ecosistema foresta-      zione floristica del manto forestale? E quali sareb-
                     le locale. Ogni albero schiantato, infatti apre una      bero queste specie dalle radici tenaci che resisto-
                     ferita di entità più o meno rilevante sul suolo di       no a venti a 180 Km/h?
                     un versante in pendenza, con conseguenze che             C’è solo da sperare che gli eventuali interventi di
                     andranno dal dilavamento del suolo fertile,              restauro ambientale vengano condotti con criteri

Laste di Rocca Pietore - Boschi prima del tornado di fine ottobre (Ph M.Z.)
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6   L’OPINIONE
    di scientificità naturalistica e dunque affidati a                  tico, dei cultori della bellezza dolomitica e di tutto
    persone con adeguata preparazione tecnico-                          l’indotto economico che a questi soggetti e a
    scientifica. Evitando cioè di fare in modo che la                   queste attività, si affianca e si coniuga.
    saggia espressione dialettale veneta che recita “l’è
    pezo el tacòn ch’el sbrego” (è peggio la toppa del                  Detto questo, che poi è il minimo si potesse dire
    buco) possa in futuro definire la qualità tecnica e                 nelle circostanze eccezionali che si sono determi-
    le conseguenze ambientali di tali interventi.                       nate e che devono essere affrontate nell’imme-
    Tutto questo e dunque tutto ciò che consegue                        diato futuro, teniamo anche a precisare che tutto
    allo schianto di milioni di alberi, alle alluvioni di               ciò che è accaduto non è imputabile ad alcuno.
    fondovalle e alle frane di versante, determina                      Semplicemente perché la responsabilità morale e
    peraltro conseguenze sulla stessa agibilità della                   culturale è di tutti, di tutti noi, del nostro sistema
    montagna. Va cioè ad incidere innanzitutto sulla                    economico sempre attento alla “crescita econo-
    percorribilità dei sentieri, compromettendo la già                  mica” e mai abbastanza alle sue conseguenze, alle
    fragile industria turistica dell’estate alpina, con                 sue ricadute sull’ambiente. Tanto meno a quelle
    decine di rifugi e centinaia di chilometri di sentie-               differite nel tempo dei decenni o dei secoli a veni-
    ro e mulattiera resi impraticabili o addirittura                    re. Il riscaldamento globale si è manifestato e sta
    cancellati. Ora, va benissimo che il primo pensie-                  manifestando le sue conseguenze in drammatico
    ro dei nostri amministratori sia stato per le piste                 crescendo, perché ne sono stati ignorati i segnali
    da sky e per i cannoni da neve, ma riteniamo si                     premonitori e non sono stati adottati i necessari
    debba tener conto anche dell’altra realtà, che poi                  provvedimenti volti al suo efficace contenimento.
    sarebbe la nostra. Come a dire quella del turismo                   Il problema, a questo punto, è gravissimo, perché
    sostenibile, degli escursionisti, del turismo didat-                non è soltanto veneto, italiano o europeo, ma

    Val Visdende - Com’era e come sarà in un lontano futuro (Ph M.Z.)
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L’OPINIONE     7
globale. Tant’è vero che la pioggia, con centinaia
di millimetri in poche ore, precipitata al suolo nei
giorni scorsi, è acqua dell’Oceano Atlantico che si
sta riscaldando.
Ecco allora che noi non potremmo risolverlo, se
non con il concorso (difficile ad ottenersi) di tutti
i popoli e i paesi che praticano il nostro modello
di economia. C’è però qualcosa che certamente
possiamo fare: cominciare a fare sul serio nel
nostro piccolo e dunque a livello veneto, italiano
ed europeo. Ne va della nostra vita, della nostra
economia, del nostro patrimonio ambientale,
paesaggistico e culturale e, soprattutto dell’eredi-    Immagine da un drone alberi distrutti dal
tà che lasceremo alle future generazioni.               vento (fonte internet)
Non possiamo più tollerare che gli alberi diventi-
no “assassini”, perché il riscaldamento globale
scatena fenomeni cui anche gli eroici giganti del
Regno vegetale non possono resistere.
Ecco forse gli “ambientalisti da salotto” in una cir-
costanza come questa, qualche saggio consiglio
possono ancora darlo.

                                                        Dopo il tornado non solo gli alberi di legno ma anche
                                                        quelli di metallo (fonte internet)

Serrai di Sottoguda, prima del tornado(Ph M.Z.)         Passaggio del tornado (fonte internet)
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8   IL PUNTO                                                                                           di Ugo Scortegagna

     FREQUENTAZIONE E IPERFREQUENTAZIONE
              DELLA MONTAGNA
    Quando nel 1863 Quintino Sella gettò le basi per la nascita del Club Alpino, in seguito ad una salita sul Monviso,
    uno dei suoi passaggi più significativi di quello scritto fu:
    “Correte alle Alpi, alle montagne, o giovani animosi, e vi troverete forza, bellezza, sapere e virtù. Il corpo vi si fa robu-
    sto. Vi trova diletto nelle fatiche, vi si avvezza (ed è utile scuola) alle privazioni ed alle sofferenze.
    Tutto ciò è tanto più importante oggi, imperocchè si direbbe che ai maggiori sforzi intellettuali che per lo sviluppo
    della civiltà l’uomo debbe fare, sia da cercare il riposo in un corrispondente incremento di fisica attività.
    Nelle montagne troverete il coraggio per istillare i pericoli, ma vi imparerete puro la prudenza e la previdenza per
    superarli con incolumità. Uomini impavidi vi farete; lo che non vuol dire imprudenti ed imprevidenti. Ha gran valore
    un uomo che sa esporre la propria vita, e, pure esponendola, sa ricordarsi di tutte le ragionevoli cautele.
    Stupenda scuola di costanza sono poi le Alpi.“…

                                                                     che lascio alla vostra immaginazione.
                                                                     Allora ci si chiede: è giusto che la montagna abbia
                                                                     anche questo? Lo sappiamo, ce l’hanno sempre
                                                                     detto, la montagna è il regno della libertà, è di
                                                                     tutti ecc. ecc. Lungi da me smontare questi assio-
                                                                     mi, ma si deve ricordare che la montagna è un
                                                                     ambiente fragile che bisogna conoscere e rispet-
                                                                     tare e che la libertà di ognuno non deve limitare
                                                                     quella degli altri.
                                                                     Non voglio arrivare alla proposta che i francesi
                                                                     hanno fatto per il Monte Bianco, che subisce la
                                                                     iperfrequentazione degli alpinisti/escursionisti dal
                                                                     proprio versante; ma bisogna creare una educa-
                                                                     zione responsabile e corretta. Questo è stato uno
    Unica caccia consentita (Ph U.S.)                                dei motivi che ha spinto il CAI, nell’organo tecni-
                                                                     co Comitato Scientifico VFG, ad organizzare un
    Come vedete un invito rivolto soprattutto ai gio-                importante convegno a Longarone svoltosi il 24
    vani di frequentare la montagna. Oggi i giovani                  novembre 2018.
    frequentano la montagna, utilizzando le informa-                 Molti gli argomenti trattati e le riflessioni. Di
    zioni via social network dando origine a fenome-                 seguito voglio riportare un contributo molto iro-
    ni come quello del laghetto del Sorapis, che d’e-                nico sul ruolo dell’uomo come modificatore del-
    state viene invaso da migliaia e migliaia di escur-              l’ambiente montano.
    sionisti, che lanciandosi i messaggi via social, si
    ritrovano in uno dei posti più incantevoli delle                 L’uomo fattore esogeno di modificazione
    nostre Dolomiti, perché bello, suggestivo e rag-                 ambientale: il caso dell’ homo alpinisticus
    giungibile in poco tempo (meno di due ore di                     In questa delicata complessità di ambiente l’uo-
    comodo cammino). Non preoccupa l’invasione                       mo non riesce a passare senza lasciare traccia: è
    degli escursionisti (Quintino Sella sarebbe molto                dunque anch’egli “fattore esogeno di modifica-
    contento che il suo invito sia stato accolto!) ma la             zione ambientale”. Tale fattore è di diversi tipi:
    maniera e il comportamento che questi frequen-                   - homo gitans sottospecie domenicalis: il più dif-
    tatori assumono nella loro escursione. Vediamo                   ficile da estirpare, molto diffusi e facilmente rico-
    allora il laghetto preso d’assalto con materassini               noscibili; molto prolifici, si spostano spesso in
    da spiaggia che navigano sulle acque turchesi,                   grossi branchi con molti piccoli; tendenza a pre-
    radio a pieno volume ai bordi dello specchio d’ac-               sentare anche in ambiente diverso i segni dello
    qua, asciugamani di ogni tipo e colore. Tutto nor-               stress settimanale (fretta, ansia, nervosismo, alto
    male, può dire qualcuno, ma si deve sapere che                   tono di voce)
    alla sera, quando se ne vanno, lasciano tracce e                 - homo gastronomicus: disposto anche a degli
    segni di cattivo gusto: immondizie e altre cose                  spostamenti a piedi per procurarsi il cibo, in
IL PUNTO           9
genere necessita di un rifugio ed è particolar-           meno accentuato il rischio di provocare valanghe
mente ghiotto di piatti tipici                            (!), mente i tetraonidi, in particolare le pernici
  - homo canens: non pericoloso né particolar-            bianche, usano passare l’inverno in buche scava-
mente dannoso; ha la caratteristica di non riusci-        te sotto la neve, per ripararsi dal freddo, perciò il
re a camminare e spesso -nei casi più gravi-              passaggio di uno sci alpinista, che ovviamente
neanche a stazionare, senza cantare, ovviamente           non li vede, li spaventa, facendoli scappare e
canzoni di montagna. In alcuni casi limite alcuni         rischiando persino di provocare loro la sterilità.
individui arrivano a portarsi appresso tamburi o          Anche per le piante la fine dell’inverno e l’inizio
chitarre. Per queste caratteristiche la sua diffusio-     della primavera sono un periodo delicato, con i
ne altitudinale è limitata alle quote inferiori.          nuovi rami e le gemme magari ancora nascosti
- homo fotograficus: si sposta in genere in indivi-       sotto la neve ma assai delicati e sensibili ai danni
dui isolati, ma con una cospicua attrezzatura             delle lamine degli sci.
fotografica; è in grado anche, in alcuni casi limi-       Infine un altro periodo critico è rappresentato
te, di passare la notte all’aperto.                       dalla stagione degli amori, quando è necessario
- homo florofilus e homo funghifilus: entrambe le         non disturbare gli animali; esso si colloca in
specie frequentano l’ambiente montano alla ricer-         autunno per alcuni mammiferi, come gli ungula-
ca chi di fiori, chi di funghi, che in ogni caso rac-     ti o in primavera, per l’avifauna, in ogni caso nei
colgono senza pietà e con scarso discernimento.           tempi corretti affinché la prole nasca e si sviluppi
- homo alpinisticus la specie più evoluta, in gene-       con la bella stagione: quanto è attenta la natura
re con una buona forma di adattamento all’am-             con i suoi piccoli!
biente (attrezzatura), si sposta in piccoli gruppi,
ma si incontrano non di rado anche individui iso-         Le due regole d’oro dell’andare in montagna
lati o gruppi più consistenti. Alcuni di essi si riten-   La prima, cui abbiamo già più volte accennato è di
gono o sono ritenuti i veri sovrani dell’ambiente         NON LASCIARE TRACCIA DEL PROPRIO PASSAG-
alpino. Per la sua capacità di adattamento si ritro-      GIO
va in tutti gli ambienti e a qualsiasi altitudine, per    La seconda regola d’oro, che può rientrare nella
questo può diventare uno dei più pericolosi fatto-        prima è di NON TOCCARE (ed asportare) MAI
ri di danno alla flora e alla fauna e di modifica-        NULLA. Importantissimo soprattutto non toccare
zione ambientale.                                         cuccioli di animali, perché sarebbero sicuramente
Sono due le situazioni di maggiore danno e dis-           abbandonati dai genitori, ricordando tra l’altro
turbo che l’uomo può arrecare all’ambiente:               che in alcune specie, come il capriolo, i piccoli
1- l’uscire dai sentieri tracciati, anche solo per        restano immobili accucciati nell’erba in caso di
percorrere delle scorciatoie. Questo vale per i           pericolo, (e l’uomo lo è per loro), senza scappare.
ghiaioni, come per il bosco, dove si danneggia il         … e la terza non si dice: si tralascia infatti voluta-
sottobosco e si disturbano gli animali; ma anche          mente qualsiasi riferimento ai rifiuti e alla raccol-
per l’alpinismo, per la “mania” di tracciare nuove        ta di piante e animali, per non offendere la vostra
vie, con il rischio di disturbare dei rapaci che nidi-    intelligenza.
ficano su certe pareti, di distruggere le condizio-
ni che hanno permesso lo sviluppo di certi fiori in
una determinata posizione, ma anche l’aspetto
meno considerato, di essere portatori di pollini di
altri ambienti, che rischiano di alterare l’equilibrio
originario di un ambiente, creando nuove asso-
ciazioni vegetali.
2- le pratiche dello sci alpinismo e dell’escursio-
nismo invernale, sia per quanto detto riguardo
all’escursionismo o all’alpinismo fuori dai traccia-
ti, sia perché viene praticato in genere in una sta-
gione particolarmente delicata per gli animali,
soprattutto per ungulati e tetraonidi. Entrambi
infatti sono debilitati dalla stagione invernale e
dalla carenza di cibo ed uno spavento o una fuga
precipitosa possono essere loro fatali. Gli ungula-
ti in genere verso la primavera scendono alle
quote più basse alla ricerca della prime erbe,
mentre in inverno si spostano in zone particolari
isolate, tranquille, di solito su ripiani e dove è
                                                          Laghetto del Sorapis (Ph L.B.)
10   MONTAGNA DIMENTICATA                                                                     di Ugo Scortegagna

          IL RIFUGIO
     “CAPANNA TITA BARBA”
                                                                dove ci saremo fermati per la notte, dopo tre ore
                                                                di cammino e 800 metri di dislivello, siamo stati
                                                                accolti dai gestori Anita e Daniele, all’entrata del
                                                                rifugio stesso, con cortesia e disponibilità che ci
                                                                ha proiettati ad altri tempi.
                                                                Ecco allora l’occasione per parlare di uno dei rifu-
                                                                gi di montagna non super frequentati ma che
                                                                lasciano un segno, un buon ricordo, a coloro
                                                                avranno il piacere di raggiungerlo. E’ un rifugio
                                                                che ci richiama ad altri tempi, all’essenza che
                                                                abbiamo sempre pensato e cercato. Non è un
                                                                rifugio CAI anche se il trattamento è simile a tutti
                                                                i rifugi del sodalizio.
                                                                Già il nome suscita una grande curiosità: Rifugio
     Nel nostro peregrinare per i monti spesso ci               Capanna Tita Barba. Infatti sembra una grande
     imbattiamo su dei rifugi di montagna, che sono             capanna costruita in legno, con la tecnica dell’in-
     meta di numerosi viandanti al punto che ci                 castro alla “blochbau” e al suffisso Tita Barba che
     lamentiamo, perché questo eccesso fa perdere di            richiama il nome di Giovanni e “barba” per la folta
     fatto la tranquillità- che in montagna andiamo a           peluria color candido che caratterizzava la sua
     cercare. Salvaguardando il principio che la mon-           faccia ed è colui che realizzò questa costruzione.
     tagna è il luogo principe della libertà, non sta a         Ma andiamo con ordine.
     noi vincolare le persone alla frequentazione della         L’edificazione della baita risale come indica la
     montagna stessa. C’è stato un convegno mirato              maniglia sulla porta del rifugio: al 1848.
     su questo, svoltasi il 24 novembre u.s. dal titolo         Il rifugio è collocato ai margini di un altipiano
     “Frequentazione responsabile della montagna                chiamato “Vedorcia”, dove è collocata una delle
     nell’era dei social networK”.                              malghe/casera ancora utilizzata a quota 1800 m
     Personalmente non voglio entrare in questo argo-           circa e circondata da alcune baite riattate dai val-
     mento, l’ho fatto con un altro contributo, ma              ligiani che frequentano e abitano nei periodi esti-
     colgo l’occasione per parlare di uno dei luoghi più        vi e durante le festività. L’area è frequentata quasi
     naturali e poco frequentati che abbiamo avuto il           tutto l’anno dai proprietari che ne curano sentie-
     piacere di andare a luglio del                                                   ri e boschi, mentre il rifugio è
     2018.                                                                            operativo da giugno a set-
     Trattasi del Rifugio Capanna                                                     tembre.
     Tita Barba sulle Dolomiti di                                                     Il rifugio fu aperto al pubblico
     Sinistra Piave. Si è trattato di                                                 nel 1933, quando il titolare
     una uscita escursionistica                                                       “Giovanni Battista Ciotti detto
     sezionale al termine di una                                                      Tita Barba” decise di trasfor-
     settimana caratterizzata da                                                      mare la propria baita in luogo
     condizioni metereologiche                                                        di accoglienza e ristoro che
     proibitive. In quel fine settima                                                 ancora oggi porta il suo nome
     era prevista una finestra di                                                     “Rifugio Capanna Tita Barba”
     tempo discreto al punto che                                                      o più semplicemente “Rifugio
     una decina di persone hanno                                                      Tita Barba”.
     avuto il coraggio di affronta-                                                   Vi fu un periodo di chiusura a
     re l’uscita.                                                                     causa del periodo bellico,
     Non siamo rimasti indifferen-                                                    momento in cui il Cadore
     ti, quando arrivati al rifugio, Tita Barba ed alcuni escursionisti               pagò a caro prezzo l’invasione
MONTAGNA DIMENTICATA                                                              11
dell’ex Jugoslavia e la Campagna di Russia. In
molti non tornarono a casa. Dopo l’8 settembre
con il proclama di Badoglio, i soldati italiani si
trovarono in una confusione totale, al punto che
il Reich decise l’annessione forzata a Belluno,
Trento e Bolzano. A questo punto i cadorini per
evitare la leva nell’esercito tedesco, si rifugiarono
in montagna dando origine a formazioni partigia-
ne operative dal 1943 al 1945. Una delle basi scel-
te da un manipolo di partigiani fu appunto il “Tita
Barba”.
Seguì il periodo dell’immigrazione verso Svizzera
e Germania, lo sviluppo dell’industria dell’occhia-

                                                                                                                     Angolo del Rifugio (Ph U:s:)
le, l’abbandono dell’agricoltura e lo sviluppo del
turismo (anche se molto lentamente).
Nel 1968, dopo un lungo periodo di chiusura,
Lorenza Ciotti riapre i battenti portando avanti
l’attività del rifugio fino al 1997, anno in cui il
figlio con la moglie Anita prendono le redini della
gestione. Ancora oggi sono i due coniugi ad
intrattenere i viandanti con simpatia e ottima          Per raggiungerlo si attraversa la diga edificata
cucina.                                                 negli anni 50 allo scopo di creare un bacino idroe-
Il Tita Barba fa parte dell’anello dell’alta via n. 6   lettrico alimentato dal fiume Piave, proseguendo
(Alta via dei Silenzi), situato a quota 1824 m, sul     quindi lungo la sponda del lago. La strada asfal-
colle Vedorcia; domina il Lago del centro Cadore,       tata porta fino ad un piccolo parcheggio in loca-
Pieve di Cadore (paese che ha dato i natali al pit-     lità Faghera, ai più pigri e dotati di un buon fuo-
tore Tiziano Vecellio) ed ovviamente tutta la valle.    ristrada potrebbero proseguire lungo lo sterrato

                                                                         Rifugio Capanna Tita Barba oggi (Ph U.S.)
12   MONTAGNA DIMENTICATA                                                                di Ugo Scortegagna

     carrozzabile che porta a Tamari, ma non ne vale la    giando tra le mucche al pascolo e l’apertura
     pena, non siate pigri. Proseguendo verso la cima      panoramica che si apriva di fronte a noi abbiamo
     si incontrano alcune baite riattate a seconde case    continuato la salita fino al Rifugio.
     o casa di vacanza.                                    Una volta arrivati al rifugio si possono ammirare
     A luglio siamo partiti dal Rifugio Padova e siamo     due versati con panorami rivolti verso gli Spati di
     scesi fino ad Antarigole , risalito la Val Talagona   Toro e Monfalconi da un lato (già apprezzati arri-
     fino al bivio, dopo una salita poco impegnativa       vando a Vedorcia) e Civetta, Pelmo, Antelao e
     abbiamo raggiunto l’altopiano di Vedorcia. Siamo      Marmarole dall’altro.
     passati accanto alla malga omonina, e passeg-         Il Tita Barba è una costruzione in legno non ser-
                                                                           vita da energia elettrica e acque-
                                                                           dotto: pannelli fotovoltaici e un
                                                                           gruppo elettrogeno forniscono l’e-
                                                                           lettricità minima necessaria, una
                                                                           vena d’acqua potabile per uso ali-
                                                                           mentare viene pompata al rifugio
                                                                           (nel mese di agosto spesso si esau-
                                                                           risce e Daniele con rassegnazione
                                                                           procura il necessario dalle fonti
                                                                           più a valle); per gli altri scopi due
                                                                           cisterne raccolgono l’acqua piova-
                                                                           na. E’ bene non sprecarla e bere
                                                                           una birretta non vi farà male…. e
                                                                           integra i sali minerali.
                                                                           La cuoca Anita con l’ausilio di una
                                                                           cucina a legna prepara saporiti
                                                                           piatti tipici di ottima qualità.
                                                                           Quassù tutto ciò che il “cliente”
                                                                           chiede è frutto di fatica e capar-
                                                                           bietà, con un clik non si accende la
                                                                           luce né il fornello a gas, la legna
                                                                           non si trova già secca e tagliata nel
     Bivacco Giusto Gerrvasutti
                                                                           bosco, tutto ciò di cui godete dopo
                                                                           un vostra escursione è manual-
                                                                           mente preparato d Daniele e Anita.
                                                                           Un’escursione che farà vivere una
                                                                           montagna spartana che deve rice-
                                                                           vere il rispetto che merita rivolto
                                                                           alla natura e all’umanità che la
                                                                           vive.

                                                                          Dopo aver trascorso la notte,
                                                                          abbiamo proseguito, attorniati da
                                                                          una cornice di panorami di grande
                                                                          suggestione alla F.lla Spe e quindi
                                                                          al Bivacco Giusto Gervasutti collo-
                                                                          cato in un piccolo pianoro ameno
                                                                          dove ho fotografato l’abbraccio fra
                                                                          due fiore che ho voluto mettere
                                                                          nella copertina di questo numero
                                                                          del nostro giornale di bordo.

                                                                                             Ugo Scortegagna
     Vista Forcella Spe (Ph U.S.)
di Achille Carbogno                                                           OLTRE IL BALLATOIO                  13

  LA PÈRÄ DLA BÓRCIÄ
                     (il sasso della Bórcia)
          La Bórciä (dal nome ladino di un’antica          andrebbero meglio individuati, comunque questa
biforcazione viaria) è una località discosta quat-         è finora l’unica ipotesi realistica e possibile.
trocento metri circa a sud della cava di Padola. Un
sentiero (indicato con cartello segnavia CAI 125)          NB - pèra (pietra) vuole l’accento grave, altrimen-
passa accanto alla località cercata: il masso si           ti i turisti leggerebbero péra, o - peggio - pére
trova infatti qualche decina di metri discosto             con qualche sorprendente incomprensione.
sulla destra, dopo aver percorso quattrocento              Alcuni lettori più anziani ricorderanno il bel gial-
passi circa dal segnavia. Andiamo a scoprirlo allo-        lo “La donna della domenica” degli anni ’70, dove
ra!                                                        il proverbio piemontese “la cattiva lavandera non
       Il sasso in questione è un monolito di dolo-        trova mai la buona pera” induceva il poliziotto ad
mia; le sue misure esatte sono queste: cm 225 di           analogo errore, fuorviando le indagini. Esatta è
lunghezza - cm75 di altezza e cm75 di larghezza.           invece l’indicazione del toponimo riportata sulla
Il volume quindi equivale a mc 1,265 ed il peso ad         cartina del Gruppo Ricerche Culturali di Comelico
una trentina di quintali. Si potrebbe notare un’in-        Superiore: perä dla borciä, appunto!
teressante armonia di rapporti: la lunghezza è                               Achille Carbogno (CAI Comelico)
infatti il triplo esatto delle altre dimensioni!
       Sulla sua superficie si notano cinque cop-
pelle, scavate con regolari distacchi; il fondo di
queste coppelle è svasato, ed è generalmente
ripieno d’acqua piovana con qualche vecchia
foglia fradicia o imputridita sul fondo.
         Interessanti anche i seguenti dati: le cop-
pelle hanno un diametro di cm 25 e sono eccen-
triche nel senso che il bordo esterno dista cm 15
dallo spigolo del masso da una parte e cm 35
dall’altro. In totale appunto cm 75. Un riscontro
abbastanza singolare! A voler meditare su questi
numeri ci sarebbe da pensare veramente a una
qualche originale ed “aurea” impostazione: 15-
25-35-75-225. Comunque non casuale!
          Si sono fatte varie fantasiose congetture
sul significato di questo macigno, partendo da
una suggestiva ipotesi protostorica rituale/magi-
ca ad una più concreta di indicatore stradale. In
realtà (considerata anche l’esistenza di analogo
manufatto nel museo di Padola ed in quello pre-
stigioso di S.Michele all’Adige) si può ritenere
debba trattarsi di una struttura di base per la pila-
tura dell’orzo (le coppelle corrispondono in fondo
a cinque mortai per accogliere il movimento dei
cinque pistoni pressanti in successione).
L’originale svasatura delle coppelle testimonie-
rebbe inoltre l’azione meccanica con maggior
pressione laterale sul fondo e conseguente
ampliamento. Apprestamento e struttura relativa

                                   Pera Borcia (Ph A.C.)
14   TESTIMONIANZE                                                                         di Giuseppe Mezzadri

      UN’ESPERIENZA DA RACCONTARE:
            ritorno alle origini
     Il sentiero ormai spianava. Gli abeti rossi e i larici    Ma anche dalla voglia di parlare. Non ci lasciano il
     divenivano sempre più radi. L’umidità del bosco           tempo di rispondere.
     autunnale lasciava il posto al tepore della spiana-       “Entrate. Non siamo i gestori. Non veniamo da
     ta. Un passo dopo l’altro lo sguardo coglieva sem-        nessuna parte e non andiamo da nessuna parte.
     pre più le forme dei monti. Dal bordo superiore           Siamo in viaggio da anni”.
     della dolina iniziava a scorgersi la bandiera della       Restiamo senza parole.
     casera. Il fumo del camino rimaneva basso per l’u-        “Abbiamo una storia da raccontare”.
     midità.                                                   Quattro escursionisti, qualcuno bancario, qualcu-
     Sulla porta della casera un uomo e una donna;             no ingegnere, si siedono e iniziano ad ascoltare.
     pantaloni e maglietta grigioverdi lui, un pile rosa       Per le loro professioni non certo sognatori.
     consunto e pantaloni grigi lei. I gestori, sicura-        “Siamo partiti dalle nostre case di pianura in Friuli.
     mente. Lui di bell’aspetto, secco, sulla cinquanti-       Abbiamo lasciato tutto. Con noi solo quei due
     na. Lei graziosa, il viso un po’ stanco e tirato, deci-   zaini. Cinquanta chili il mio, quaranta il suo.
     samente più giovane. L’invito ad entrare, a consu-        Abbiamo deciso di riprenderci il nostro tempo,
     mare qualcosa, o solo semplicemente a scaldarci           riprenderci la vita. Restando per lo più alti, di
     al calore della stufa. In un angolo proviamo a spo-       passo in passo, di valle in valle, quando andava
     stare due zaini pesantissimi.                             bene un ricovero nelle casere, altrimenti un riparo
     “Entrate. Da dove venite ? dove andate ? volete un        ai bordi della strada, sotto ai ponti, una tendina in
     caffè, un bicchiere di tè ?”.                             mezzo ad un campo. Dal Friuli, al Veneto, al
     Restiamo colpiti dalla cortesia e dalle premure.          Trentino. Quell’inverno in quella malga sotto

     Dolomiti Friulane (Ph G.M.)
TESTIMONIANZE                15

Bivacco Pramaggiore (Dolomiti Friulane) - (Ph G.M.)

passo Cinque Croci nei Lagorai, chiusi dentro per        ci ha fatto capire che ciascuno di noi dà un’im-
giorni. Fuori la bufera di neve. Le provviste a fini-    portanza e un significato diverso alle cose.
re. Indeboliti dalla fame, scendo verso valle per        Chiedendoli ospitalità per una notte, ci invita a
cercare del cibo, mentre la mia compagna resta ad        dormire nella stalla delle bufale. Ma il fetore dei
aspettarmi in baita. Torno su il giorno stesso, lo       loro escrementi è insopportabile. Ringraziamo, ma
zaino pesante, pieno di alimenti. La neve è alta,        decliniamo l’invito, dicendo che non vogliamo dis-
non si vede niente. Le tracce dell’andata cancella-      turbarle. Allora ci propone un casotto adibito a
te nel bianco. Pensava lei, lui non torna oggi,          cuccia per i cani. Anche in questo caso rifiutiamo.
aspetterà che la tormenta finisca. Io a muovermi         Da ultimo ci dice che è pur sempre disponibile la
con fatica, i passi sempre più stanchi. Sprofondo        sua casa!”.
fino alla coscia. Poi per un attimo appare il valico     Il tempo è finito. Dobbiamo rientrare a valle.
con le cinque croci, capisco che riuscirò a riab-        Chiediamo se possiamo lasciare loro un aiuto.
bracciarla. Spalanco la porta. Siamo salvi”.             “Non vogliamo soldi. Accettiamo solo cibo, gra-
Continuava a parlare come un fiume in piena.             zie.”
“Ma quanta fame abbiamo sofferto, voi non sape-          Svuotiamo gli zaini, qualcosa si divide, molto
te che cos’è la fame, noi l’abbiamo provato sulla        viene lasciato per intero.
nostra pelle. Quando la mente si confonde, le            Ci salutiamo calorosamente. Augurando loro
forze ti lasciano e sai che devi comunque uscire         buona fortuna e buon viaggio, usciamo.
dal tuo rifugio per cercare qualcosa da mettere          Passiamo il resto della giornata a commentare.
sotto ai denti. Che te lo offra la natura o che sia il   Ricordiamo la gentilezza, i modi affabili. Chi trova
gesto caritatevole di qualcuno. Questo è il prezzo       estremo il loro comportamento, chi ricorda la dif-
della nostra scelta!”.                                   ficoltà di vivere in questo modo, ma tutti trovia-
“Dal Trentino ci siamo spostati in Lombardia, poi        mo coerente la loro scelta, visto il modo di inten-
in Emilia, poi nei boschi dell’appennino toscano.        dere la vita.
Qui ci siamo fermati per mesi. Solo lontano dalle
città abbiamo conosciuto persone interessate alla        Il sabato successivo ci troviamo per una nuova
nostra storia, che in qualche modo sono entrate in       escursione.
sintonia con i nostri racconti, solo tra i monti, lon-   Uno dei quattro dice agli altri prima di entrare in
tani dalla gente, abbiamo trovato l’umanità degli        auto “Sapete i due ragazzi in viaggio della scorsa
uomini”.                                                 settimana ? Qualche anno fa hanno avuto una
“Poi siamo scesi ancora. Dalla Toscana, al Lazio,        figlia nei boschi”.
alla Campania. Veniamo da una città di mare, così
quell’estate ci siamo detti perché non fare un           Ripensando all’esperienza della settimana prima,
bagno? Superata Napoli, siamo tornati nell’inter-        durante il viaggio in auto stiamo in silenzio.
no, dove i pastori pascolano le bufale. Un pastore       Ancora più confusi.
16   ORME DEI SOCI                                                                                 di Andrea Mason

     Ottavo corso di Escursionismo
       in ambiente innevato EAI1
                                                    (visto dal direttore - ndr)
                                                   Gennaio- Marzo 2018

     Siamo alle solite, che facciamo, organizziamo il              no, la nevicata del giorno prima, ci cimentiamo
     corso invernale? La neve, la materia prima, que-              con bussole, cartine topografiche e tutto ciò fa
     st’anno si farà vedere o preferisce negarci la sua            al caso, tra abeti ricoperti di soffice neve fresca.
     presenza? Questo è il dubbio amletico che,                    In un ambiente decisamente invernale, percor-
     all’interno della scuola di escursionismo, ser-               riamo le dorsali della zona cercando di raggiun-
     peggiava durante le riunioni organizzative.                   gere i punti quotati indicati sulla carta predi-
     Decisi a sfidare nonno inverno, mettemmo in                   sposta, tra azimut, tracce e micro tracce. La
     programma il corso, io, fresco di specializzazio-             giornata volge al termine con profitto, tra cal-
     ne, ebbi l’onore e l’onere della direzione del                coli, gradi e tracce di rotta.
     corso, con Luca, anch’esso fresco di specializza-             La terza uscita come previsto da programma ci
     zione, come vicedirettore.                                    vide salire alla Forca Rossa, grande ambiente
     Nella programmazione delle uscite eravamo                     aperto con spazi liberi e orizzonti infiniti. Qui i
     pronti a sostanziosi cambiamenti nella scelta                 nostri ragazzi si cimentarono con le decisioni
     delle località dove recarci, in caso di mancanza              che ognuno di noi deve prendere durante le
     del prezioso fiocco bianco. La fortuna, chiamia-              escursioni, da che parte si va? e questo il bivio
     mola così, ci venne incontro e nonno inverno                  sulla carta? a che quota siamo? Il sentiero è pro-
     decise di regalarci qualche nevicata benaugu-                 prio questo? quel pendio è sicuro? Carta topo-
     rante.                                                        grafica e altimetro alla mano, i dubbi si dilegua-
     Il corso iniziò con un buon numero di parteci-                no. Nonostante l’ambiente invernale metta a
     panti, alcuni già noti, altri nuovi, riempirono               dura prova l’orientamento, raggiungemmo la
     l’aula della nostra sezione e si partì per questa             meta.
     nuova avventura nella montagna invernale.                     Malga Fossetta vede come scenario le esercita-
     Durante le serate in aula, sono stati trattati tutti          zioni di autosoccorso in valanga e l’osservazio-
     gli argomenti previsti dal corso (alcuni un po’               ne del manto nevoso, capire che la neve può
     pesantini vista l’ora). L’attenzione dei ragazzi              nascondere insidie non facilmente individuabili
     non è venuta mai meno o almeno non si è sen-                  è importante. Cercare un compagno sepolto da
     tito ronfare.                                                 una valanga durante l’esercitazione può risulta-
     La prima uscita a Malga Bocche con splendido                  re cosa facile ma, in caso di effettivo incidente
     panorama sul gruppo delle Pale e sulla catena                 le cose possono complicarsi non poco.
     dei Lagorai. Visti e rivisti mille volte, anche se            Quinta e ultima uscita alla Forcella Lerosa, dedi-
     scarsi di neve, ti sorprendono sempre. Primi                  cata all’ambiente montano e alla sua osserva-
     rudimenti su come procedere con le ciaspe, uti-               zione. Una gradita sorpresa! Avvistiamo uno
     lizzo dei bastoncini, corretto vestiario, ma                  scoiattolo, che spaventato dalla nostra presen-
     soprattutto voglia di montagna, voglia di aria                za, se la dà a zampe levate, saltando di albero in
     frizzante, voglia di riempire i nostri sensi di               albero. Ci rifocilliamo sotto dei pini cembri,
     quella meraviglia che la montagna ci sa regala-               molto presenti e bellissimi in queste zone.
     re e nulla chiede in cambio (magari un po’ di                 Durante la discesa, la neve ci accompagna
     fatica, ma quella è inevitabile).                             abbondante, quasi a volerci salutare e ad invi-
     Campomulo fa da sfondo all’uscita dedicata                    tarci a tornare a frequentare la montagna inver-
     all’orientamento. Visto il regalo di nonno inver-             nale, severa ma con un fascino particolare.
                                                                   Siamo ai titoli di coda, abbiamo imparato molte
                                                                   cose in aula e in ambiente, la sicurezza prima di
                                                                   tutto. Non dobbiamo mai affrontare itinerari,
                                                                   facili o difficili che siano, senza di essa.
                                                                   Ringrazio tutti i partecipanti, dai ragazzi del
                                                                   corso ai componenti della scuola, per i momen-
                                                                   ti di allegria, serenità e divertimento.
                                                                   Senza mai tralasciare la serietà che in certi
                                                                   momenti è doverosa.
                                                                                           Andrea, direttore del corso

     A-foto di gruppo con le Pale di S Martino - corso EAI (2)
ORME DEI SOCI                17
VIII° CORSO DI ESCURSIONISMO
     IN AMBIENTE INNEVATO
               AAA. Cercasi venditore di scatole di plastica (visto dagli allievi - ndr)
                    (o corso per imparare ad usare le ciaspole)

B-facciamo il punto - corso EAI           B-una sosta per rifiatare - corso EAI

L’atmosfera delle ormai già passate feste aveva             ambiente montano innevato, accompagnate dalle
fatto spazio ad un’altra originale occasione: l’ini-        varie uscite:
zio del corso di escursionismo in ambiente inne-            Altopiano dei Sette Comuni - Campomulo (La
vato, che avvenne il 16 gennaio 2018.                       tradizionale uscita di “orientamento” temuta per
Il pensiero di mettere i piedi, o meglio le ciaspole,       il famoso “azimut”)
su quella superficie soffice che era la neve ci             Per questa uscita compilammo a casa la consue-
faceva elettrizzare.                                        ta “scheda degli esercizi” (da punto A calcolare
Come da norma le prime lezioni teoriche riguar-             l’azimut fino al punto B e così via).
davano l’equipaggiamento e i materiali che                  Armati di bussola e cartina cominciammo, divisi
sarebbero stati usati durante il corso, la prepara-         in gruppi, a procedere verso i vari punti stabiliti
zione fisica e le tecniche di progressione.                 sulla scheda, riportando sulla bussola i gradi cal-
Insomma:                                                    colati a casa. Chiaramente ognuno di noi aveva
- Vestitevi a cipolla (altrimenti vi verrà la calura        stimato gradi differenti, ma seguimmo comunque
mentre sarete in movimento e vi ritroverete sur-            a turno il nostro compagno che ci guidava con la
gelati quando resterete fermi).                             sua bussola (fortunatamente assistiti dagli
- Ricordatevi i guanti (altrimenti vi verranno i            accompagnatori, altrimenti ci saremmo trovati
geloni o dovrete camminare con le mani sotto le             dispersi) aiutati anche dalle orme lasciate prece-
ascelle di qualcuno per scaldarvele - cosa impra-           dentemente dagli altri gruppi (ma fingiamo che
ticabile a meno che non facciate il trenino).               avevamo dimestichezza nell’usare la bussola). Alla
- Portate con voi una bevanda calda (possibil-              fine dei conti comunque l’azimut risulta sempre
mente non vin brulè).                                       comprensibile, una volta praticato.
- Camminate con le gambe leggermente diva-                  *attenzione: in questa uscita potrai cimentar-
ricate (altrimenti vi calpesterete in continuazione         ti a mutare in un blocco di ghiaccio.
le ciaspole e finireste con il volto sulla neve - ma        Passo di San Pellegrino - Forca Rossa
questo purtroppo non succede visto che i baston-            Ma quanto rigido è l’alzatacco? Con i guanti fai
cini vi terranno in piedi, ma sarebbe comico).              fatica, senza ti congeli all’instante, se alzi un
- Per finire… RICORDATEVI LE CIASPOLE! (vedi                piede perdi l’equilibrio, se ti accucci devi piegare il
titolo).                                                    piede, tenere saldo la ciaspola con una mano e
La prima uscita fu a Paneveggio - Malga                     con l’altra tirare su l’alzatacco, ma tutto questo in
Bocche dove, attraverso un semplice percorso                equilibrio precario. Ho trovato! “Scusami (compa-
con una vista meravigliosa delle Pale di San                gno dietro di me), puoi tirarmi su l’alzatacco?”.
Martino, “collaudammo” le ciaspole sulla neve.              La sintesi di questa escursione è:
Seguirono le lezioni teoriche di orientamento,              - Sulle salite ripide metti l’alzatacco, in discesa
elementi di primo soccorso, nivologia e valanghe,           togli l’alzatacco. *ripetere la sessione di eserci-
artva, pala e sonda, autosoccorso in valanga e              zi per tutta la durata della giornata.
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