Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI MIRANO "Alberto Azzolini" - APPUNTI e DISAPPUNTI del CAI MIRANO
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Distribuito gratuitamente ai Soci e alle sezioni CAI - Stampato in proprio - Spedizione in abb. post. - Tabella D - D.C.I. Filiale di Venezia SEZIONE DI MIRANO “Alberto Azzolini” Aperiodico del CLUB ALPINO ITALIANO Gennaio 2019 Anno 25 - n. 54 del CAI MIRANO APPUNTI e DISAPPUNTI
EL MASEGNO Appunti e disappunti del CAI di Mirano CHI SIAMO Il CAI-MIRANO è una delle 498 sezioni del Club Alpino Italiano. Ci siamo costituiti nel 1982 come gruppo, diventati sottosezione nel 1983 e sezione il 27 settembre 1986. Sono più di trenta anni che operiamo atti- vamente nel miranese. Siamo oltre mille soci e abbiamo un comune denominatore che ci unisce: amiamo la montagna e la natura. PERCHÉ SEZIONE “ALBERTO AZZOLINI” La sezione è stata dedicata al cittadino miranese Alberto Azzolini, appassionato naturalista-guardiaparco, peri- to nel 1981 nel Parco del Gran Paradiso, durante una fase di un’ispezione. Aveva 28 anni. È stato premiato con l’AIRONE D’ORO nel 1982 (alla memoria). La sua opera di divulgatore naturalistico ha influenzato e gui- dato un’intera generazione del miranese. PER CHI VUOLE DIVENTARE SOCIO C.A.I. Per entrare nel Club Alpino Italiano non sono necessarie particolari doti né una preparazione fisica da “super- man”, è sufficiente amare e rispettare la montagna e coltivare lo spirito associativo che è alla base dell’attivi- tà del nostro club. Il primo articolo dello statuto del C.A.I. dice: “Il Club Alpino Italiano è una libera associazione che ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane e la difesa del loro ambiente naturale”. CHE VANTAGGI HAI • Ricevere la stampa nazionale e sezionale. • 50% di sconto sull’alloggio nei rifugi C.A.I. “L’EQUILIBRIO DELLA NATURA È UN PATRIMONIO CHE CI APPARTIENE. • Ammissione ai corsi della Sezione. • Sconti sulle uscite organizzate dalla Sezione. DIFENDERLO È UNA QUESTIONE • Assicurazione infortuni in attività CAI, soccorso DI CIVILTÀ E SAGGEZZA”. in montagna attività sociali e personali. Alberto Azzolini • Utilizzo dell’attrezzatura sezionale. • Utilizzo delle pubblicazioni della biblioteca. COSA FACCIAMO • ALPINISMO GIOVANILE Attività di educazione ambientale Corso di avvicinamento alla montagna Gite per tutta la famiglia • SCUOLA DI ALPINISMO “A. LEONARDO” P Corso di Roccia Corso di Alpinismo Corso di Sci Alpinismo Corso Ghiaccio Corso di Arrampicata Libera • SCUOLA DI ESCURSIONISMO “I SCIOXI” Corsi di escursionismo estivo e invernale • Escursioni domenicali • Escursioni Seniores • CORSO DI GINNASTICA • CORSI DI INTERESSE COLLETTIVO • MANIFESTAZIONI CULTURALI • GESTIONE DEL MURO DI ARRAMPICATA • PUBBLICAZIONE DE “EL MASEGNO” NOSTRE PUBBLICAZIONI IMPORTANTE “Esplorante Canto Corale” libro di poesie “La leggenda di Alberto” romanzo breve LA SEDE È SEMPRE “L’uomo e la montagna” racconti di ragazzi APERTA “Oltre la vetta” testo teatrale IL GIOVEDÌ SERA VIENI A TROVARCI Ogni giovedì dalle 21.00 alle 22.30 la sede (via Belvedere, 6 - Mirano) è aperta ai soci e a chiunque abbia inte- resse a conoscere l’Associazione.
EL MASEGNO SOMMARIO 1 Appunti e disappunti del CAI MIRANO SOMMARIO - pag.1 STRUTTURA ORGANIZZATIVA – pag. 2 Aperiodico del Club Alpino Italiano EDITORIALE - pag. 3 Sez. “Alberto Azzolini” - Mirano L’OPINIONE APPOCALISSE SULLA MONTAGNA VENETA Anno 26 - numero 54 - Gennaio 2019 di Michele Zanetti – pagg. 4-7 IL PUNTO Riccardo CALZAVARA FREQUENTAZIONE E IPERFREQUENTAZIONE DELLA MONTAGNA Direttore responsabile di Ugo Scortegagna pagg 8-9 MONTAGNA DIMENTICATA Ugo SCORTEGAGNA RIFUGIO CAPANNA TITA BARBA Direttore redazionale di Ugo Scortegagna – pagg. 10-12 OLTRE IL BALLATOIO Comitato di redazione AL PERA DLA BORCIA Luca BARBAN, Matteo CAGNIN, di Achille Carbogno – pag. 13 Lorenza CAVINATO, Silvana D’ELIA, TESTIMONIANZE Ugo SCORTEGAGNA, Marco PADOAN, UN’ESPERIENZA DA RACCONTARE: RITORNO ALLA ORIGINI di Giuseppe Mezzadri – pagg. 14-15 Stefano MARCHIORI ORME DEI SOCI Hanno collaborato VIII CORSO EAI visto dal direttore pag 16 VIII CORSO EAI vista dagli allievi pag 17- Luca Barban, Achille Carbogno,Lorenza Cavinato, Monia 7° CORSO E2 di Francesco Sartor – pag. 18 -19 Simionato, Ugo Scortegagna, Michele Zanetti, Giovanni Bellato, IL MIO CORSO DI SCIALPINISNO di Alessandro Civiero pagg.20-21 Giuseppe Mezzadri, Alessandro Civiero, Dino Burloni, Matteo XXXIII CORSO AR1 2018 di Massimo Polato - pagg. 22-23 Danieli, Lorenzzo Borgato, Andrea Mason, Ornella Cicogna, STORIE D’ALTRI TEMPI di Dino Burloni pagg. 24-25 SALITA AL II COMPANILE DI POPERA di F. Busatto e M. Danieli - Silvana D’Elia, Massimo Polato, Barbara Mazzardis, Daniela pagg 26-27 Secco, Marco Padoan, Stefano Marchiori, Anna Bortoletto, XXXIII CORSO DI ALPINISMO a cura dei Corsisti – pagg. 28-31 Allievi corso AL1, E1, AR1, A1, E1, EAI. Scuola di Escursionismo, Alpinismo Giovanile e Alpinismo. ALPINISMO GIOVANILE ANNO TURBOLENTO IL 2018 per AG – pagg. 32-33 ATTIVITA di Marco Padoan pag. 34 Redazione VOCE DEI SOCI CAI MIRANO - via Belvedere, 6 A TUTTO BOULDER… di Marco Padoan pag. 35 30035 MIRANO - Casella Postale 56 LA MITICA COPPA POLPETTA de “LA STANGA” di Marco Padoan – pag. 36 Tel. Segreteria: 348 4138588 GRUPPO SPONTENEAO MTB pagg. 37-38 e-mail segreteria@caimirano.it GRUPPO DI SCIALPINISMO “ LE TARTARUGHE” INVERNO 2018-2019 pagg. 39-40 sito www.caimirano.it PAGINE CENTRALI CONVOCAZIONE ASSEMBLEA 2019 – Verbale 2018 e RELAZIONE MORALE Stampa: 2018 Tipografia Stampatori della Marca S.r.l. SCUOLA DI ALPINISMO “A. LEONARDO” Riese pio X (TV) CALENDARIO SCIALPINISMO 2018-2019 – pag. 41 PROGRAMMI CORSI 2019 – pag. 42 Autorizzazione Trib. di Venezia SCUOLA DI ESCURSIONISMO “I SCIOXI” n. 1159 del 10/08/94 PROGRAMMA ATTIVITA 2019 – pag. 44 Sped. In abb. Postale c. 20/c art. 2 L. 662/96 NUOVI TITOLATI pag. 45 Filiale di Venezia CORSO EAI 2019 pag. 46 PROGRAMMA SENIORES – pag. 47 CALENDARIO ESCURSIONI 2019 – pagg. 48 Libera utilizzazione citando la fonte CALENDARIO USCITE COMMISSIONE CULTURALE pag. 49 Foto di copertina CURIOSITÀ NATURALISTICHE POVERI ABETI ROSSI Abbraccio tra una margherita e un’orchidea nel pressi del LAGHI DI SBARRAMENTO bivacco Gervasutti (Dolomiti Friulane – (Ph Ugo Scortegagna) di Ugo Scortegagna – pagg. 50-51 COMMISSIONE CULTURALE - ESPERIENZE TESSERAMENTO 2019 AGGIORNAMENTO ONC 2018 Ogni giovedì dalle 21 alle 22.30 DIARIO DI BORDO CARNICO di Luca Barban pagg. 52-53 Presso sede del CAI Mirano LA SEZIONE PROPONE CORSO NATURALISTICO: LE ACQUE DI MONTAGNA– pagg. 54-55 Soci ordinari € 46,00 SERATE CULTURALI 2019 pagg. 56-57 AMMIRA LA MONTAGNA 2019 – pag. 58 Soci familiari e Juniores € 23,00 SCHERMAGLIE Soci giovani € 12,00 RESINA di Stefano Marchiori – pagg. 59 Costo iscrizione € 6,00 CHARTA CANTA Trasf. da altra sede € 3,00 LIBRI DI MONTAGNA-MONTAGNA DI LIBRI - pagg 60-61 Recupero bollino € (11,00 ord., 5,00 F. 1,00 G) CONCORSO FOTOGRAFICO MRS Abb. “Le Alpi Venete” € 5,00 “UOMINI BOSCHI E API – IL LAVORO DELL’UOMO IN MONTAGNA” pagg. 62-66 Duplicato tessera € 3,00 SEGNALAZIONI STORIE OROGRAFICHE - pagg 67-70
2 Struttura organizzativa Club Alpino Italiano Sezione di Mirano “A. Azzolini” CONSIGLIO DIRETTIVO RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI PRESIDENTE Stefano MARCHIORI Stefano MARCHIORI Daniela SECCO VICE PRESIDENTE SITO SEZIONALE Daniela SECCO Antonio CARLON SEGRETARIO Simone MARATEA Maurizio VENTURINI Stefano MARCHIORI (R.D.) TESORIERE DELEGATI SEZIONALI Idalberto BORAN Stefano MARCHIORI (Presidente) Marco PADOAN CONSIGLIERI Ugo SCORTEGAGNA Giovanni BELLATO Paolo DE TONI INCARICHI DI SOCI CAI MIRANO IN ALTRI Michele MIATO ORGANISMI DEL CLUB ALPINO ITALIANO Enrico VIAN SCUOLA CENTRALE DI ALPINISMO REVISORI DEI CONTI Dario DE ROSSI (INA) Luigi DOMINIONI Francesco LAMO (C.A.A.I.) Corinna NORDIO Denis SCATTOLIN Stefania TONELLO (INA-INSA) INCARICHI COMITATO DIRETTIVO REGIONALE SEGRETERIA E TESSERAMENTO Ugo SCORTEGAGNA Marco PADOAN Maurizio VENTURINI (R.D.) SCUOLA INTERREGIONALE DI ALPINISMO VFG Antonio CANTON COORDINATORE Dario DE ROSSI Stefano MARCHIORI Francesco LAMO (C.A.A.I) BIBLIOTECA Gino VISENTIN Giampaolo ZANIN - Irene DONADEL Stefano MARCHIORI (R.D.) SCUOLA ESCURSIONISMO VFG SCUOLA DI ALPINISMO E SCIALPINISMO Idalberto BORAN Antonio CANTON “Tonin” (direttore) COMMISSIONE MEDICA VFG Paolo DE TONI (R.D.) Valentina PESCATORE SCUOLA DI ESCURSIONISMO Fabio MARCOLEONI (direttore) CENTRO STUDI MATERIALI E TECNICHE VFG Idalberto BORAN (R.D.) Massimo POLATO Antonio CANTON ESCURSIONI - GITE Maurizio VENTURINI (R.D.) Simone MARATEA Michele VISENTIN ESCURSIONISMO SENIORES Giovanni BELLATO (R.D.) CENTRO STUDI MATERIALI E TECNICHE GRUPPO TARTARUGHE (centrale) Lucio FANTON Massimo POLATO Paolo DE TONI (R.D.) ALPINISMO GIOVANILE Numero Soci al 31 Dicembre 2018 Marco PADOAN RINNOVI NUOVI ISCRITTI TOT. Enrico VIAN (R.D.) ORDINARI 710 (761) 82 (105) 792 (776) MURO DI ARRAMPICATA GIOVANI 95 (89) 27 (22) 122 (111) Paolo CORRADI FAMILIARI 228 (220) 20 (19) 248 (239) Enrico VIAN(R.D.) TOTALE 1033 129 1162 (1.126) EL MASEGNO Ugo SCORTEGAGNA N.B. Fra parentesi dati anno 2018 Stefano MARCHIORI (R.D.) Avvisi: ATTIVITÀ SCIENTIFICHE - TAM a. Le nuove iscrizioni hanno inizio di norma nel mese di gennaio Ugo SCORTEGAGNA e terminano il 31 ottobre dello stesso anno. Stefano MARCHIORI (R.D.) b. I rinnovi devono essere fatti entro il primo trimestre di ogni anno; 1 gennaio/31 marzo. Dopo tale termine cessa la coper- MATERIALI ALPINISTICI E DIDATTICI tura assicurativa. Renato MARAZZATO c. L’interruzione anche di un solo anno del rinnovo, provoca Gabriele NALESSO automaticamente la decadenza di socio dal sodalizio, qualora Paolo DE TONI (R.D.) si volesse riprendere l’adesione si dovrà rifare la tessera o GINNASTICA pagare le quote regresse. Chiara SABBADIN GLI ARTICOLI E LE FOTO PER IL PROSSIMO NUMERO DE “EL MASE- Paolo DE TONI (R.D.) GNO” (numero 49) devono pervenire entro il 20 OTTOBRE 2019 ATTIVITÀ CULTURALI presso il nostro indirizzo: CAI-MIRANO, via Belvedere, 6 - (c.p. 56) Lorenza CAVINATO - 30035 MIRANO (VE); oppure potete inviare gli articoli via e-mail: Stefano MARCHIORI (R.D.) segreteria@caimirano.it R.D. = referenti direttivo
EDITORIALE 3 In questo numero 54 de El Masegno non pote- fragili, più soggetti alle turbolenze atmosferiche, vamo esimerci dal trattare le conseguenze tra i quali quello alpino ne rappresenta l’emble- ambientali che si sono abbattute sulle nostre ma. In montagna si possono immaginare acca- montagne, in occasione degli eventi atmosferici dimenti di importanti fenomeni connaturati alle avvenuti lo scorso mese di ottobre. Il quadro peculiarità alpine quali valanghe, frane, assesta- ambientale che emerge è davvero cupo. Un dis- menti del territorio, ma non saremmo mai arri- astro che fa male e che ha segnato in modo irre- vati a prevedere un uragano come quello abbat- versibile il territorio delle nostre Dolomiti. tutosi sulla montagna veneta e trentina alla fine L’ondata di maltempo ha distrutto oltre un del mese di ottobre. Molti studiosi ritengono che milione di metri cubi di foresta in poche ore sia già stata intrapresa la strada senza ritorno, e sulle Dolomiti tra Veneto, Trentino Alto Adige e valutano ormai inutile, vano e senza speranza Friuli. Una ferita profonda che impiegherà molti concepire e poi mettere in atto un’inversione di anni per rimarginarsi completamente. tendenza o reperire un rimedio concreto. L’idea L’Agordino, il Feltrino, il Comelico, l’Ampezzano scaturisce dalla ormai assoluta certezza che i sono le zone più colpite, come pure l’Altopiano comportamenti e gli usi che l’uomo si è dato di Asiago, il Cansiglio, e la Val Visdende. Un vero non possono arrestarsi, anzi richiederanno un e proprio disastro ambientale. Sono paesaggi progressivo e sempre più massiccio aumento irriconoscibili quelli delle Dolomiti oggi, paesag- dell’utilizzo delle risorse naturali e dell’energia gi che porteranno il segno di derivante dai combustibili quel terribile pomeriggio di fossili, dannosi per l’atmosfe- lunedì 29 ottobre 2018 quan- ra. Le necessità della razza do la furia della natura ha ini- umana aumenteranno sem- ziato a scagliarsi con terribile pre più nel corso dei prossimi violenza, soprattutto sulle anni, concentrando il consu- provincie di Belluno e Trento. mo delle risorse e la densità Quella data rimarrà incisa per abitativa in un sempre più sempre nel cuore e nella ristretto territorio, di fatto mente degli abitanti di questa velocizzandone la desertifi- meravigliosa terra. Qualche cazione. Noi che coltiviamo giorno fa un servizio giornalistico di una nota l’amore e la passione per la montagna abbiamo rivista nazionale, proponeva ai lettori di imma- l’obbligo morale di riportare in pianura ove ginare il Monte Bianco senza neve. Per quanto viviamo le lezioni che la natura alpina ci offre possa sembrare un’idea strana, è ciò che potrà nel corso di un’escursione, una passeggiata, accadere tra non molto tempo, a causa del cam- un’arrampicata. Noi siamo chiamati a svolgere biamento climatico in atto. Questi cambiamenti, un primario ruolo di sensibilizzazione, di avvici- causeranno la scomparsa di alcune specie che namento della società alla natura ed all’ambien- vivono in alta quota, i pendii saranno più insta- te. Noi non altri. E’ per questo motivo che gli bili, visto che il permafrost, lo strato di ghiaccio amanti della montagna non possono ritenere permanente, cederà. Tra il 3 ed il 14 dicembre a l’ambiente alpino come un entità astratta, aset- Katowice, in Polonia, si è tenuta la Conferenza tica, immacolata ed inesauribile, in alcuni casi internazionale sui cambiamenti climatici, rite- subordinata soltanto alle passioni agonistiche e nuta strategica e fondamentale per evitare il non possono né debbono scindere la natura global warming, fenomeno considerato in alpina dall’habitat naturale in cui vivono. Il costante e progressivo aumento. Fenomeno che senso civico che necessariamente deve risiedere si accompagna in modo irreversibile all’incre- in noi, richiede in termini assoluti una predispo- mento della presenza di anidride carbonica nel- sizione interiore per il bene generale, per l’amo- l’atmosfera. La sfida per invertire la tendenza re per la natura e l’ambiente in senso ampio e dell’ aumento delle fonti di inquinamento è ini- noi in questo senso,senza alibi di sorta, siamo ziata almeno un ventennio fa, tuttora però priva chiamati a svolgere il ruolo di portatori di tali di reazioni concrete. In questo contesto a rimet- concetti e principi. terci sono gli ambienti meteorologicamente più Stefano Marchiori
4 L’OPINIONE di Michele Zanetti Apocalisse sulla montagna veneta Sono stati spesi oceani di parole sul drammatico re dei casi, al presente e al futuro imminente. evento che ha investito e devastato la montagna Andrebbe tutto bene, perché in Italia, in fondo, va veneta nel primi giorni di novembre. Parole spes- sempre tutto bene, ma viene subito in mente il so spese giustamente, ma altrettanto spesso in drammatico 1966: l’evento che alcuni tra gli modo approssimativo, sensazionalistico e in attuali governanti, per ragioni puramente anagra- assenza di qualsiasi forma di riflessione sulle ori- fiche, neppure sanno essersi verificato. gini di quanto accaduto e sulle conseguenze eco- Ebbene in quel caso, dopo lunghe e accese dis- logiche, idrogeologiche e geomorfologiche dell’e- cussioni sulla ripetibilità dell’evento, si parlò di vento. tempi di ritorno di 25 anni, poi di 50 e infine di Ebbene non abbiamo la presunzione di colmare, in un secolo, consentendo a tutti di dormire sonni questa sede, queste omissioni, ma desideriamo tranquilli. semplicemente tentare di andare oltre le prime, Le cose però non sono andate come ipotizzato e il epidermiche formulazioni delle notizie dovute agli famoso “tempo di ritorno” è stato di appena organi di informazione. Non senza ovviamente mezzo secolo, senza contare il fatto che, nel frat- stigmatizzare le infelici e improvvide espressioni tempo, gli eventi disastrosi in scala minore, se così del ministro dell’Interno, che con consumata abi- li si vuole definire, sono stati numerosi. E senza lità, dimenticando il suo ruolo prestigioso e contare neppure il fatto che, in questa circostan- sapendo di dover trovare innanzitutto qualche za, la catastrofe ha assunto caratteristiche diver- capro espiatorio che gli consenta di mantenere il se e per certi versi assai più devastanti rispetto al consenso, ha parlato di “ambientalisti da salotto”. 1966. A costoro, a questi non meglio identificati difen- Ora è noto che le catastrofi in montagna si verifi- sori degli “alberelli e dei ruscelli” ad ogni costo, il cano precisamente da quando le stesse montagne ministro sembra aver attribuito parte della esistono, per una ragione di costante riassetto responsabilità di quanto accaduto. Intendendo, degli equilibri idrogeologici dei versanti e dei probabilmente, che sono stati loro e dunque una costanti fenomeni di erosione, demolizione e tra- moltitudine, che mettendosi a soffiare all’unisono, sporto conseguenti ai fenomeni meteoclimatici e hanno provocato la tempesta di vento a centot- alla forza di gravità. In questo caso però c’è un tanta chilometri l’ora, responsabile dell’abbatti- altro e diverso fattore a interagire; o meglio una mento di intere foreste. Informazioni avute pro- condizione nuova, che potrebbe essere definita babilmente di prima mano dai suoi informatissimi con l’espressione “tropicalizzazione dei fenomeni sottosegretari. meteoclimatici”. Ecco fatto, ci siamo tolti un sassolino dalla scar- Forse non è ben chiara a tutti il significato del ter- pa: abbiamo stigmatizzato gli sproloqui della poli- mine “tropicalizzazione”, ma riteniamo che nessu- tica nazionale e ora stendiamo un velo pietoso no tra i soci e i simpatizzanti del nostro Sodalizio, sulla sua vergognosa e grassa ignoranza e venia- o tra i semplici frequentatori abituali delle nostre mo agli argomenti seri. montagne, abbia ignorato l’andamento delle tem- Ciò che si è verificato appena una decina di gior- perature che sono state riscontrate nelle stagioni ni addietro non ha precedenti storici recenti sulla di questo caldissimo 2018 e in quelle degli anni montagna veneta. Nel senso che, a memoria d’uo- precedenti. In altre parole tutti ci siamo accorti mo e di cronache locali, una catastrofe forestale e che il fenomeno conosciuto come “Riscaldamento idrogeologica di queste dimensioni non sembra globale” è giunto fino alle nostre montagne, ne ha essersi mai verificata; almeno non nell’ultimo risalito valli e versanti, ne ha sciolto o ne sta scio- secolo. gliendo i residui ghiacciai e ha sospinto il limite La tentazione, in questo caso, come in altri che delle nevi perenni a quote himalayane. hanno preceduto l’evento, è giusto quella di Ora, quali siano le conseguenze di queste, anoma- sostenere che tanto si tratta di “eventi naturali” i le condizioni climatiche, è relativamente facile cui tempi di ritorno sono assai lunghi e dunque comprendere. Possiamo citarne alcune a titolo tali da non preoccupare più di tanto una visione d’esempio, quali la modifica degli orizzonti fore- della gestione dei territori che si limita, nel miglio- stali, la modifica delle zoocenosi, la modifica (sen-
L’OPINIONE 5 sibile) del regime delle precipitazioni e il manife- costruito dalla foresta in secoli di lavoro, al mani- starsi relativamente frequente di eventi di portata festarsi di fenomeni di valanga, allo smottamento e di violenza appunto “tropicale”. e al verificarsi di eventi di frana e così via. E poi Espressi in questi termini, peraltro, i fenomeni intasamento dei torrenti di fondovalle e, a caduta, conseguenti sembrerebbero affatto privi di conse- conseguenze tali da riflettersi fino alla pianura. guenze così gravi. In realtà essi significano estin- Ma se tutto si fermasse qui saremmo ancora, zione di specie, alterazione degli equilibri ecosi- anche se in una diversa dimensione rispetto alla stemici e, soprattutto, grave alterazione degli “normalità”, nel quadro dei fenomeni naturali. equilibri idrogeologici. Esiste però l’eventualità che l’intervento improvvi- Quando un versante intero viene letteralmente e sato e improvvido, degli umani, per rimarginare il traumaticamente spogliato della propria copertu- danno, peggiori la situazione. Nei giorni scorsi, ra forestale, il danno non è soltanto o soprattutto infatti, già s’è sentito parlare di “messa a dimora economico, ma è innanzitutto idrogeologico ed di specie arboree dotate di apparati radicali più appunto ecosistemico. Il microclima e la stabilità estesi e tenaci” e la cosa fa venire i brividi al solo stessa di quel versante ne verranno alterati, con pensiero. Cosa avranno mai in mente gli improv- conseguenze che si protrarranno per decenni, o visati restauratori? Una modifica della composi- per qualche secolo, sull’intero ecosistema foresta- zione floristica del manto forestale? E quali sareb- le locale. Ogni albero schiantato, infatti apre una bero queste specie dalle radici tenaci che resisto- ferita di entità più o meno rilevante sul suolo di no a venti a 180 Km/h? un versante in pendenza, con conseguenze che C’è solo da sperare che gli eventuali interventi di andranno dal dilavamento del suolo fertile, restauro ambientale vengano condotti con criteri Laste di Rocca Pietore - Boschi prima del tornado di fine ottobre (Ph M.Z.)
6 L’OPINIONE di scientificità naturalistica e dunque affidati a tico, dei cultori della bellezza dolomitica e di tutto persone con adeguata preparazione tecnico- l’indotto economico che a questi soggetti e a scientifica. Evitando cioè di fare in modo che la queste attività, si affianca e si coniuga. saggia espressione dialettale veneta che recita “l’è pezo el tacòn ch’el sbrego” (è peggio la toppa del Detto questo, che poi è il minimo si potesse dire buco) possa in futuro definire la qualità tecnica e nelle circostanze eccezionali che si sono determi- le conseguenze ambientali di tali interventi. nate e che devono essere affrontate nell’imme- Tutto questo e dunque tutto ciò che consegue diato futuro, teniamo anche a precisare che tutto allo schianto di milioni di alberi, alle alluvioni di ciò che è accaduto non è imputabile ad alcuno. fondovalle e alle frane di versante, determina Semplicemente perché la responsabilità morale e peraltro conseguenze sulla stessa agibilità della culturale è di tutti, di tutti noi, del nostro sistema montagna. Va cioè ad incidere innanzitutto sulla economico sempre attento alla “crescita econo- percorribilità dei sentieri, compromettendo la già mica” e mai abbastanza alle sue conseguenze, alle fragile industria turistica dell’estate alpina, con sue ricadute sull’ambiente. Tanto meno a quelle decine di rifugi e centinaia di chilometri di sentie- differite nel tempo dei decenni o dei secoli a veni- ro e mulattiera resi impraticabili o addirittura re. Il riscaldamento globale si è manifestato e sta cancellati. Ora, va benissimo che il primo pensie- manifestando le sue conseguenze in drammatico ro dei nostri amministratori sia stato per le piste crescendo, perché ne sono stati ignorati i segnali da sky e per i cannoni da neve, ma riteniamo si premonitori e non sono stati adottati i necessari debba tener conto anche dell’altra realtà, che poi provvedimenti volti al suo efficace contenimento. sarebbe la nostra. Come a dire quella del turismo Il problema, a questo punto, è gravissimo, perché sostenibile, degli escursionisti, del turismo didat- non è soltanto veneto, italiano o europeo, ma Val Visdende - Com’era e come sarà in un lontano futuro (Ph M.Z.)
L’OPINIONE 7 globale. Tant’è vero che la pioggia, con centinaia di millimetri in poche ore, precipitata al suolo nei giorni scorsi, è acqua dell’Oceano Atlantico che si sta riscaldando. Ecco allora che noi non potremmo risolverlo, se non con il concorso (difficile ad ottenersi) di tutti i popoli e i paesi che praticano il nostro modello di economia. C’è però qualcosa che certamente possiamo fare: cominciare a fare sul serio nel nostro piccolo e dunque a livello veneto, italiano ed europeo. Ne va della nostra vita, della nostra economia, del nostro patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale e, soprattutto dell’eredi- Immagine da un drone alberi distrutti dal tà che lasceremo alle future generazioni. vento (fonte internet) Non possiamo più tollerare che gli alberi diventi- no “assassini”, perché il riscaldamento globale scatena fenomeni cui anche gli eroici giganti del Regno vegetale non possono resistere. Ecco forse gli “ambientalisti da salotto” in una cir- costanza come questa, qualche saggio consiglio possono ancora darlo. Dopo il tornado non solo gli alberi di legno ma anche quelli di metallo (fonte internet) Serrai di Sottoguda, prima del tornado(Ph M.Z.) Passaggio del tornado (fonte internet)
8 IL PUNTO di Ugo Scortegagna FREQUENTAZIONE E IPERFREQUENTAZIONE DELLA MONTAGNA Quando nel 1863 Quintino Sella gettò le basi per la nascita del Club Alpino, in seguito ad una salita sul Monviso, uno dei suoi passaggi più significativi di quello scritto fu: “Correte alle Alpi, alle montagne, o giovani animosi, e vi troverete forza, bellezza, sapere e virtù. Il corpo vi si fa robu- sto. Vi trova diletto nelle fatiche, vi si avvezza (ed è utile scuola) alle privazioni ed alle sofferenze. Tutto ciò è tanto più importante oggi, imperocchè si direbbe che ai maggiori sforzi intellettuali che per lo sviluppo della civiltà l’uomo debbe fare, sia da cercare il riposo in un corrispondente incremento di fisica attività. Nelle montagne troverete il coraggio per istillare i pericoli, ma vi imparerete puro la prudenza e la previdenza per superarli con incolumità. Uomini impavidi vi farete; lo che non vuol dire imprudenti ed imprevidenti. Ha gran valore un uomo che sa esporre la propria vita, e, pure esponendola, sa ricordarsi di tutte le ragionevoli cautele. Stupenda scuola di costanza sono poi le Alpi.“… che lascio alla vostra immaginazione. Allora ci si chiede: è giusto che la montagna abbia anche questo? Lo sappiamo, ce l’hanno sempre detto, la montagna è il regno della libertà, è di tutti ecc. ecc. Lungi da me smontare questi assio- mi, ma si deve ricordare che la montagna è un ambiente fragile che bisogna conoscere e rispet- tare e che la libertà di ognuno non deve limitare quella degli altri. Non voglio arrivare alla proposta che i francesi hanno fatto per il Monte Bianco, che subisce la iperfrequentazione degli alpinisti/escursionisti dal proprio versante; ma bisogna creare una educa- zione responsabile e corretta. Questo è stato uno Unica caccia consentita (Ph U.S.) dei motivi che ha spinto il CAI, nell’organo tecni- co Comitato Scientifico VFG, ad organizzare un Come vedete un invito rivolto soprattutto ai gio- importante convegno a Longarone svoltosi il 24 vani di frequentare la montagna. Oggi i giovani novembre 2018. frequentano la montagna, utilizzando le informa- Molti gli argomenti trattati e le riflessioni. Di zioni via social network dando origine a fenome- seguito voglio riportare un contributo molto iro- ni come quello del laghetto del Sorapis, che d’e- nico sul ruolo dell’uomo come modificatore del- state viene invaso da migliaia e migliaia di escur- l’ambiente montano. sionisti, che lanciandosi i messaggi via social, si ritrovano in uno dei posti più incantevoli delle L’uomo fattore esogeno di modificazione nostre Dolomiti, perché bello, suggestivo e rag- ambientale: il caso dell’ homo alpinisticus giungibile in poco tempo (meno di due ore di In questa delicata complessità di ambiente l’uo- comodo cammino). Non preoccupa l’invasione mo non riesce a passare senza lasciare traccia: è degli escursionisti (Quintino Sella sarebbe molto dunque anch’egli “fattore esogeno di modifica- contento che il suo invito sia stato accolto!) ma la zione ambientale”. Tale fattore è di diversi tipi: maniera e il comportamento che questi frequen- - homo gitans sottospecie domenicalis: il più dif- tatori assumono nella loro escursione. Vediamo ficile da estirpare, molto diffusi e facilmente rico- allora il laghetto preso d’assalto con materassini noscibili; molto prolifici, si spostano spesso in da spiaggia che navigano sulle acque turchesi, grossi branchi con molti piccoli; tendenza a pre- radio a pieno volume ai bordi dello specchio d’ac- sentare anche in ambiente diverso i segni dello qua, asciugamani di ogni tipo e colore. Tutto nor- stress settimanale (fretta, ansia, nervosismo, alto male, può dire qualcuno, ma si deve sapere che tono di voce) alla sera, quando se ne vanno, lasciano tracce e - homo gastronomicus: disposto anche a degli segni di cattivo gusto: immondizie e altre cose spostamenti a piedi per procurarsi il cibo, in
IL PUNTO 9 genere necessita di un rifugio ed è particolar- meno accentuato il rischio di provocare valanghe mente ghiotto di piatti tipici (!), mente i tetraonidi, in particolare le pernici - homo canens: non pericoloso né particolar- bianche, usano passare l’inverno in buche scava- mente dannoso; ha la caratteristica di non riusci- te sotto la neve, per ripararsi dal freddo, perciò il re a camminare e spesso -nei casi più gravi- passaggio di uno sci alpinista, che ovviamente neanche a stazionare, senza cantare, ovviamente non li vede, li spaventa, facendoli scappare e canzoni di montagna. In alcuni casi limite alcuni rischiando persino di provocare loro la sterilità. individui arrivano a portarsi appresso tamburi o Anche per le piante la fine dell’inverno e l’inizio chitarre. Per queste caratteristiche la sua diffusio- della primavera sono un periodo delicato, con i ne altitudinale è limitata alle quote inferiori. nuovi rami e le gemme magari ancora nascosti - homo fotograficus: si sposta in genere in indivi- sotto la neve ma assai delicati e sensibili ai danni dui isolati, ma con una cospicua attrezzatura delle lamine degli sci. fotografica; è in grado anche, in alcuni casi limi- Infine un altro periodo critico è rappresentato te, di passare la notte all’aperto. dalla stagione degli amori, quando è necessario - homo florofilus e homo funghifilus: entrambe le non disturbare gli animali; esso si colloca in specie frequentano l’ambiente montano alla ricer- autunno per alcuni mammiferi, come gli ungula- ca chi di fiori, chi di funghi, che in ogni caso rac- ti o in primavera, per l’avifauna, in ogni caso nei colgono senza pietà e con scarso discernimento. tempi corretti affinché la prole nasca e si sviluppi - homo alpinisticus la specie più evoluta, in gene- con la bella stagione: quanto è attenta la natura re con una buona forma di adattamento all’am- con i suoi piccoli! biente (attrezzatura), si sposta in piccoli gruppi, ma si incontrano non di rado anche individui iso- Le due regole d’oro dell’andare in montagna lati o gruppi più consistenti. Alcuni di essi si riten- La prima, cui abbiamo già più volte accennato è di gono o sono ritenuti i veri sovrani dell’ambiente NON LASCIARE TRACCIA DEL PROPRIO PASSAG- alpino. Per la sua capacità di adattamento si ritro- GIO va in tutti gli ambienti e a qualsiasi altitudine, per La seconda regola d’oro, che può rientrare nella questo può diventare uno dei più pericolosi fatto- prima è di NON TOCCARE (ed asportare) MAI ri di danno alla flora e alla fauna e di modifica- NULLA. Importantissimo soprattutto non toccare zione ambientale. cuccioli di animali, perché sarebbero sicuramente Sono due le situazioni di maggiore danno e dis- abbandonati dai genitori, ricordando tra l’altro turbo che l’uomo può arrecare all’ambiente: che in alcune specie, come il capriolo, i piccoli 1- l’uscire dai sentieri tracciati, anche solo per restano immobili accucciati nell’erba in caso di percorrere delle scorciatoie. Questo vale per i pericolo, (e l’uomo lo è per loro), senza scappare. ghiaioni, come per il bosco, dove si danneggia il … e la terza non si dice: si tralascia infatti voluta- sottobosco e si disturbano gli animali; ma anche mente qualsiasi riferimento ai rifiuti e alla raccol- per l’alpinismo, per la “mania” di tracciare nuove ta di piante e animali, per non offendere la vostra vie, con il rischio di disturbare dei rapaci che nidi- intelligenza. ficano su certe pareti, di distruggere le condizio- ni che hanno permesso lo sviluppo di certi fiori in una determinata posizione, ma anche l’aspetto meno considerato, di essere portatori di pollini di altri ambienti, che rischiano di alterare l’equilibrio originario di un ambiente, creando nuove asso- ciazioni vegetali. 2- le pratiche dello sci alpinismo e dell’escursio- nismo invernale, sia per quanto detto riguardo all’escursionismo o all’alpinismo fuori dai traccia- ti, sia perché viene praticato in genere in una sta- gione particolarmente delicata per gli animali, soprattutto per ungulati e tetraonidi. Entrambi infatti sono debilitati dalla stagione invernale e dalla carenza di cibo ed uno spavento o una fuga precipitosa possono essere loro fatali. Gli ungula- ti in genere verso la primavera scendono alle quote più basse alla ricerca della prime erbe, mentre in inverno si spostano in zone particolari isolate, tranquille, di solito su ripiani e dove è Laghetto del Sorapis (Ph L.B.)
10 MONTAGNA DIMENTICATA di Ugo Scortegagna IL RIFUGIO “CAPANNA TITA BARBA” dove ci saremo fermati per la notte, dopo tre ore di cammino e 800 metri di dislivello, siamo stati accolti dai gestori Anita e Daniele, all’entrata del rifugio stesso, con cortesia e disponibilità che ci ha proiettati ad altri tempi. Ecco allora l’occasione per parlare di uno dei rifu- gi di montagna non super frequentati ma che lasciano un segno, un buon ricordo, a coloro avranno il piacere di raggiungerlo. E’ un rifugio che ci richiama ad altri tempi, all’essenza che abbiamo sempre pensato e cercato. Non è un rifugio CAI anche se il trattamento è simile a tutti i rifugi del sodalizio. Già il nome suscita una grande curiosità: Rifugio Nel nostro peregrinare per i monti spesso ci Capanna Tita Barba. Infatti sembra una grande imbattiamo su dei rifugi di montagna, che sono capanna costruita in legno, con la tecnica dell’in- meta di numerosi viandanti al punto che ci castro alla “blochbau” e al suffisso Tita Barba che lamentiamo, perché questo eccesso fa perdere di richiama il nome di Giovanni e “barba” per la folta fatto la tranquillità- che in montagna andiamo a peluria color candido che caratterizzava la sua cercare. Salvaguardando il principio che la mon- faccia ed è colui che realizzò questa costruzione. tagna è il luogo principe della libertà, non sta a Ma andiamo con ordine. noi vincolare le persone alla frequentazione della L’edificazione della baita risale come indica la montagna stessa. C’è stato un convegno mirato maniglia sulla porta del rifugio: al 1848. su questo, svoltasi il 24 novembre u.s. dal titolo Il rifugio è collocato ai margini di un altipiano “Frequentazione responsabile della montagna chiamato “Vedorcia”, dove è collocata una delle nell’era dei social networK”. malghe/casera ancora utilizzata a quota 1800 m Personalmente non voglio entrare in questo argo- circa e circondata da alcune baite riattate dai val- mento, l’ho fatto con un altro contributo, ma ligiani che frequentano e abitano nei periodi esti- colgo l’occasione per parlare di uno dei luoghi più vi e durante le festività. L’area è frequentata quasi naturali e poco frequentati che abbiamo avuto il tutto l’anno dai proprietari che ne curano sentie- piacere di andare a luglio del ri e boschi, mentre il rifugio è 2018. operativo da giugno a set- Trattasi del Rifugio Capanna tembre. Tita Barba sulle Dolomiti di Il rifugio fu aperto al pubblico Sinistra Piave. Si è trattato di nel 1933, quando il titolare una uscita escursionistica “Giovanni Battista Ciotti detto sezionale al termine di una Tita Barba” decise di trasfor- settimana caratterizzata da mare la propria baita in luogo condizioni metereologiche di accoglienza e ristoro che proibitive. In quel fine settima ancora oggi porta il suo nome era prevista una finestra di “Rifugio Capanna Tita Barba” tempo discreto al punto che o più semplicemente “Rifugio una decina di persone hanno Tita Barba”. avuto il coraggio di affronta- Vi fu un periodo di chiusura a re l’uscita. causa del periodo bellico, Non siamo rimasti indifferen- momento in cui il Cadore ti, quando arrivati al rifugio, Tita Barba ed alcuni escursionisti pagò a caro prezzo l’invasione
MONTAGNA DIMENTICATA 11 dell’ex Jugoslavia e la Campagna di Russia. In molti non tornarono a casa. Dopo l’8 settembre con il proclama di Badoglio, i soldati italiani si trovarono in una confusione totale, al punto che il Reich decise l’annessione forzata a Belluno, Trento e Bolzano. A questo punto i cadorini per evitare la leva nell’esercito tedesco, si rifugiarono in montagna dando origine a formazioni partigia- ne operative dal 1943 al 1945. Una delle basi scel- te da un manipolo di partigiani fu appunto il “Tita Barba”. Seguì il periodo dell’immigrazione verso Svizzera e Germania, lo sviluppo dell’industria dell’occhia- Angolo del Rifugio (Ph U:s:) le, l’abbandono dell’agricoltura e lo sviluppo del turismo (anche se molto lentamente). Nel 1968, dopo un lungo periodo di chiusura, Lorenza Ciotti riapre i battenti portando avanti l’attività del rifugio fino al 1997, anno in cui il figlio con la moglie Anita prendono le redini della gestione. Ancora oggi sono i due coniugi ad intrattenere i viandanti con simpatia e ottima Per raggiungerlo si attraversa la diga edificata cucina. negli anni 50 allo scopo di creare un bacino idroe- Il Tita Barba fa parte dell’anello dell’alta via n. 6 lettrico alimentato dal fiume Piave, proseguendo (Alta via dei Silenzi), situato a quota 1824 m, sul quindi lungo la sponda del lago. La strada asfal- colle Vedorcia; domina il Lago del centro Cadore, tata porta fino ad un piccolo parcheggio in loca- Pieve di Cadore (paese che ha dato i natali al pit- lità Faghera, ai più pigri e dotati di un buon fuo- tore Tiziano Vecellio) ed ovviamente tutta la valle. ristrada potrebbero proseguire lungo lo sterrato Rifugio Capanna Tita Barba oggi (Ph U.S.)
12 MONTAGNA DIMENTICATA di Ugo Scortegagna carrozzabile che porta a Tamari, ma non ne vale la giando tra le mucche al pascolo e l’apertura pena, non siate pigri. Proseguendo verso la cima panoramica che si apriva di fronte a noi abbiamo si incontrano alcune baite riattate a seconde case continuato la salita fino al Rifugio. o casa di vacanza. Una volta arrivati al rifugio si possono ammirare A luglio siamo partiti dal Rifugio Padova e siamo due versati con panorami rivolti verso gli Spati di scesi fino ad Antarigole , risalito la Val Talagona Toro e Monfalconi da un lato (già apprezzati arri- fino al bivio, dopo una salita poco impegnativa vando a Vedorcia) e Civetta, Pelmo, Antelao e abbiamo raggiunto l’altopiano di Vedorcia. Siamo Marmarole dall’altro. passati accanto alla malga omonina, e passeg- Il Tita Barba è una costruzione in legno non ser- vita da energia elettrica e acque- dotto: pannelli fotovoltaici e un gruppo elettrogeno forniscono l’e- lettricità minima necessaria, una vena d’acqua potabile per uso ali- mentare viene pompata al rifugio (nel mese di agosto spesso si esau- risce e Daniele con rassegnazione procura il necessario dalle fonti più a valle); per gli altri scopi due cisterne raccolgono l’acqua piova- na. E’ bene non sprecarla e bere una birretta non vi farà male…. e integra i sali minerali. La cuoca Anita con l’ausilio di una cucina a legna prepara saporiti piatti tipici di ottima qualità. Quassù tutto ciò che il “cliente” chiede è frutto di fatica e capar- bietà, con un clik non si accende la luce né il fornello a gas, la legna non si trova già secca e tagliata nel Bivacco Giusto Gerrvasutti bosco, tutto ciò di cui godete dopo un vostra escursione è manual- mente preparato d Daniele e Anita. Un’escursione che farà vivere una montagna spartana che deve rice- vere il rispetto che merita rivolto alla natura e all’umanità che la vive. Dopo aver trascorso la notte, abbiamo proseguito, attorniati da una cornice di panorami di grande suggestione alla F.lla Spe e quindi al Bivacco Giusto Gervasutti collo- cato in un piccolo pianoro ameno dove ho fotografato l’abbraccio fra due fiore che ho voluto mettere nella copertina di questo numero del nostro giornale di bordo. Ugo Scortegagna Vista Forcella Spe (Ph U.S.)
di Achille Carbogno OLTRE IL BALLATOIO 13 LA PÈRÄ DLA BÓRCIÄ (il sasso della Bórcia) La Bórciä (dal nome ladino di un’antica andrebbero meglio individuati, comunque questa biforcazione viaria) è una località discosta quat- è finora l’unica ipotesi realistica e possibile. trocento metri circa a sud della cava di Padola. Un sentiero (indicato con cartello segnavia CAI 125) NB - pèra (pietra) vuole l’accento grave, altrimen- passa accanto alla località cercata: il masso si ti i turisti leggerebbero péra, o - peggio - pére trova infatti qualche decina di metri discosto con qualche sorprendente incomprensione. sulla destra, dopo aver percorso quattrocento Alcuni lettori più anziani ricorderanno il bel gial- passi circa dal segnavia. Andiamo a scoprirlo allo- lo “La donna della domenica” degli anni ’70, dove ra! il proverbio piemontese “la cattiva lavandera non Il sasso in questione è un monolito di dolo- trova mai la buona pera” induceva il poliziotto ad mia; le sue misure esatte sono queste: cm 225 di analogo errore, fuorviando le indagini. Esatta è lunghezza - cm75 di altezza e cm75 di larghezza. invece l’indicazione del toponimo riportata sulla Il volume quindi equivale a mc 1,265 ed il peso ad cartina del Gruppo Ricerche Culturali di Comelico una trentina di quintali. Si potrebbe notare un’in- Superiore: perä dla borciä, appunto! teressante armonia di rapporti: la lunghezza è Achille Carbogno (CAI Comelico) infatti il triplo esatto delle altre dimensioni! Sulla sua superficie si notano cinque cop- pelle, scavate con regolari distacchi; il fondo di queste coppelle è svasato, ed è generalmente ripieno d’acqua piovana con qualche vecchia foglia fradicia o imputridita sul fondo. Interessanti anche i seguenti dati: le cop- pelle hanno un diametro di cm 25 e sono eccen- triche nel senso che il bordo esterno dista cm 15 dallo spigolo del masso da una parte e cm 35 dall’altro. In totale appunto cm 75. Un riscontro abbastanza singolare! A voler meditare su questi numeri ci sarebbe da pensare veramente a una qualche originale ed “aurea” impostazione: 15- 25-35-75-225. Comunque non casuale! Si sono fatte varie fantasiose congetture sul significato di questo macigno, partendo da una suggestiva ipotesi protostorica rituale/magi- ca ad una più concreta di indicatore stradale. In realtà (considerata anche l’esistenza di analogo manufatto nel museo di Padola ed in quello pre- stigioso di S.Michele all’Adige) si può ritenere debba trattarsi di una struttura di base per la pila- tura dell’orzo (le coppelle corrispondono in fondo a cinque mortai per accogliere il movimento dei cinque pistoni pressanti in successione). L’originale svasatura delle coppelle testimonie- rebbe inoltre l’azione meccanica con maggior pressione laterale sul fondo e conseguente ampliamento. Apprestamento e struttura relativa Pera Borcia (Ph A.C.)
14 TESTIMONIANZE di Giuseppe Mezzadri UN’ESPERIENZA DA RACCONTARE: ritorno alle origini Il sentiero ormai spianava. Gli abeti rossi e i larici Ma anche dalla voglia di parlare. Non ci lasciano il divenivano sempre più radi. L’umidità del bosco tempo di rispondere. autunnale lasciava il posto al tepore della spiana- “Entrate. Non siamo i gestori. Non veniamo da ta. Un passo dopo l’altro lo sguardo coglieva sem- nessuna parte e non andiamo da nessuna parte. pre più le forme dei monti. Dal bordo superiore Siamo in viaggio da anni”. della dolina iniziava a scorgersi la bandiera della Restiamo senza parole. casera. Il fumo del camino rimaneva basso per l’u- “Abbiamo una storia da raccontare”. midità. Quattro escursionisti, qualcuno bancario, qualcu- Sulla porta della casera un uomo e una donna; no ingegnere, si siedono e iniziano ad ascoltare. pantaloni e maglietta grigioverdi lui, un pile rosa Per le loro professioni non certo sognatori. consunto e pantaloni grigi lei. I gestori, sicura- “Siamo partiti dalle nostre case di pianura in Friuli. mente. Lui di bell’aspetto, secco, sulla cinquanti- Abbiamo lasciato tutto. Con noi solo quei due na. Lei graziosa, il viso un po’ stanco e tirato, deci- zaini. Cinquanta chili il mio, quaranta il suo. samente più giovane. L’invito ad entrare, a consu- Abbiamo deciso di riprenderci il nostro tempo, mare qualcosa, o solo semplicemente a scaldarci riprenderci la vita. Restando per lo più alti, di al calore della stufa. In un angolo proviamo a spo- passo in passo, di valle in valle, quando andava stare due zaini pesantissimi. bene un ricovero nelle casere, altrimenti un riparo “Entrate. Da dove venite ? dove andate ? volete un ai bordi della strada, sotto ai ponti, una tendina in caffè, un bicchiere di tè ?”. mezzo ad un campo. Dal Friuli, al Veneto, al Restiamo colpiti dalla cortesia e dalle premure. Trentino. Quell’inverno in quella malga sotto Dolomiti Friulane (Ph G.M.)
TESTIMONIANZE 15 Bivacco Pramaggiore (Dolomiti Friulane) - (Ph G.M.) passo Cinque Croci nei Lagorai, chiusi dentro per ci ha fatto capire che ciascuno di noi dà un’im- giorni. Fuori la bufera di neve. Le provviste a fini- portanza e un significato diverso alle cose. re. Indeboliti dalla fame, scendo verso valle per Chiedendoli ospitalità per una notte, ci invita a cercare del cibo, mentre la mia compagna resta ad dormire nella stalla delle bufale. Ma il fetore dei aspettarmi in baita. Torno su il giorno stesso, lo loro escrementi è insopportabile. Ringraziamo, ma zaino pesante, pieno di alimenti. La neve è alta, decliniamo l’invito, dicendo che non vogliamo dis- non si vede niente. Le tracce dell’andata cancella- turbarle. Allora ci propone un casotto adibito a te nel bianco. Pensava lei, lui non torna oggi, cuccia per i cani. Anche in questo caso rifiutiamo. aspetterà che la tormenta finisca. Io a muovermi Da ultimo ci dice che è pur sempre disponibile la con fatica, i passi sempre più stanchi. Sprofondo sua casa!”. fino alla coscia. Poi per un attimo appare il valico Il tempo è finito. Dobbiamo rientrare a valle. con le cinque croci, capisco che riuscirò a riab- Chiediamo se possiamo lasciare loro un aiuto. bracciarla. Spalanco la porta. Siamo salvi”. “Non vogliamo soldi. Accettiamo solo cibo, gra- Continuava a parlare come un fiume in piena. zie.” “Ma quanta fame abbiamo sofferto, voi non sape- Svuotiamo gli zaini, qualcosa si divide, molto te che cos’è la fame, noi l’abbiamo provato sulla viene lasciato per intero. nostra pelle. Quando la mente si confonde, le Ci salutiamo calorosamente. Augurando loro forze ti lasciano e sai che devi comunque uscire buona fortuna e buon viaggio, usciamo. dal tuo rifugio per cercare qualcosa da mettere Passiamo il resto della giornata a commentare. sotto ai denti. Che te lo offra la natura o che sia il Ricordiamo la gentilezza, i modi affabili. Chi trova gesto caritatevole di qualcuno. Questo è il prezzo estremo il loro comportamento, chi ricorda la dif- della nostra scelta!”. ficoltà di vivere in questo modo, ma tutti trovia- “Dal Trentino ci siamo spostati in Lombardia, poi mo coerente la loro scelta, visto il modo di inten- in Emilia, poi nei boschi dell’appennino toscano. dere la vita. Qui ci siamo fermati per mesi. Solo lontano dalle città abbiamo conosciuto persone interessate alla Il sabato successivo ci troviamo per una nuova nostra storia, che in qualche modo sono entrate in escursione. sintonia con i nostri racconti, solo tra i monti, lon- Uno dei quattro dice agli altri prima di entrare in tani dalla gente, abbiamo trovato l’umanità degli auto “Sapete i due ragazzi in viaggio della scorsa uomini”. settimana ? Qualche anno fa hanno avuto una “Poi siamo scesi ancora. Dalla Toscana, al Lazio, figlia nei boschi”. alla Campania. Veniamo da una città di mare, così quell’estate ci siamo detti perché non fare un Ripensando all’esperienza della settimana prima, bagno? Superata Napoli, siamo tornati nell’inter- durante il viaggio in auto stiamo in silenzio. no, dove i pastori pascolano le bufale. Un pastore Ancora più confusi.
16 ORME DEI SOCI di Andrea Mason Ottavo corso di Escursionismo in ambiente innevato EAI1 (visto dal direttore - ndr) Gennaio- Marzo 2018 Siamo alle solite, che facciamo, organizziamo il no, la nevicata del giorno prima, ci cimentiamo corso invernale? La neve, la materia prima, que- con bussole, cartine topografiche e tutto ciò fa st’anno si farà vedere o preferisce negarci la sua al caso, tra abeti ricoperti di soffice neve fresca. presenza? Questo è il dubbio amletico che, In un ambiente decisamente invernale, percor- all’interno della scuola di escursionismo, ser- riamo le dorsali della zona cercando di raggiun- peggiava durante le riunioni organizzative. gere i punti quotati indicati sulla carta predi- Decisi a sfidare nonno inverno, mettemmo in sposta, tra azimut, tracce e micro tracce. La programma il corso, io, fresco di specializzazio- giornata volge al termine con profitto, tra cal- ne, ebbi l’onore e l’onere della direzione del coli, gradi e tracce di rotta. corso, con Luca, anch’esso fresco di specializza- La terza uscita come previsto da programma ci zione, come vicedirettore. vide salire alla Forca Rossa, grande ambiente Nella programmazione delle uscite eravamo aperto con spazi liberi e orizzonti infiniti. Qui i pronti a sostanziosi cambiamenti nella scelta nostri ragazzi si cimentarono con le decisioni delle località dove recarci, in caso di mancanza che ognuno di noi deve prendere durante le del prezioso fiocco bianco. La fortuna, chiamia- escursioni, da che parte si va? e questo il bivio mola così, ci venne incontro e nonno inverno sulla carta? a che quota siamo? Il sentiero è pro- decise di regalarci qualche nevicata benaugu- prio questo? quel pendio è sicuro? Carta topo- rante. grafica e altimetro alla mano, i dubbi si dilegua- Il corso iniziò con un buon numero di parteci- no. Nonostante l’ambiente invernale metta a panti, alcuni già noti, altri nuovi, riempirono dura prova l’orientamento, raggiungemmo la l’aula della nostra sezione e si partì per questa meta. nuova avventura nella montagna invernale. Malga Fossetta vede come scenario le esercita- Durante le serate in aula, sono stati trattati tutti zioni di autosoccorso in valanga e l’osservazio- gli argomenti previsti dal corso (alcuni un po’ ne del manto nevoso, capire che la neve può pesantini vista l’ora). L’attenzione dei ragazzi nascondere insidie non facilmente individuabili non è venuta mai meno o almeno non si è sen- è importante. Cercare un compagno sepolto da tito ronfare. una valanga durante l’esercitazione può risulta- La prima uscita a Malga Bocche con splendido re cosa facile ma, in caso di effettivo incidente panorama sul gruppo delle Pale e sulla catena le cose possono complicarsi non poco. dei Lagorai. Visti e rivisti mille volte, anche se Quinta e ultima uscita alla Forcella Lerosa, dedi- scarsi di neve, ti sorprendono sempre. Primi cata all’ambiente montano e alla sua osserva- rudimenti su come procedere con le ciaspe, uti- zione. Una gradita sorpresa! Avvistiamo uno lizzo dei bastoncini, corretto vestiario, ma scoiattolo, che spaventato dalla nostra presen- soprattutto voglia di montagna, voglia di aria za, se la dà a zampe levate, saltando di albero in frizzante, voglia di riempire i nostri sensi di albero. Ci rifocilliamo sotto dei pini cembri, quella meraviglia che la montagna ci sa regala- molto presenti e bellissimi in queste zone. re e nulla chiede in cambio (magari un po’ di Durante la discesa, la neve ci accompagna fatica, ma quella è inevitabile). abbondante, quasi a volerci salutare e ad invi- Campomulo fa da sfondo all’uscita dedicata tarci a tornare a frequentare la montagna inver- all’orientamento. Visto il regalo di nonno inver- nale, severa ma con un fascino particolare. Siamo ai titoli di coda, abbiamo imparato molte cose in aula e in ambiente, la sicurezza prima di tutto. Non dobbiamo mai affrontare itinerari, facili o difficili che siano, senza di essa. Ringrazio tutti i partecipanti, dai ragazzi del corso ai componenti della scuola, per i momen- ti di allegria, serenità e divertimento. Senza mai tralasciare la serietà che in certi momenti è doverosa. Andrea, direttore del corso A-foto di gruppo con le Pale di S Martino - corso EAI (2)
ORME DEI SOCI 17 VIII° CORSO DI ESCURSIONISMO IN AMBIENTE INNEVATO AAA. Cercasi venditore di scatole di plastica (visto dagli allievi - ndr) (o corso per imparare ad usare le ciaspole) B-facciamo il punto - corso EAI B-una sosta per rifiatare - corso EAI L’atmosfera delle ormai già passate feste aveva ambiente montano innevato, accompagnate dalle fatto spazio ad un’altra originale occasione: l’ini- varie uscite: zio del corso di escursionismo in ambiente inne- Altopiano dei Sette Comuni - Campomulo (La vato, che avvenne il 16 gennaio 2018. tradizionale uscita di “orientamento” temuta per Il pensiero di mettere i piedi, o meglio le ciaspole, il famoso “azimut”) su quella superficie soffice che era la neve ci Per questa uscita compilammo a casa la consue- faceva elettrizzare. ta “scheda degli esercizi” (da punto A calcolare Come da norma le prime lezioni teoriche riguar- l’azimut fino al punto B e così via). davano l’equipaggiamento e i materiali che Armati di bussola e cartina cominciammo, divisi sarebbero stati usati durante il corso, la prepara- in gruppi, a procedere verso i vari punti stabiliti zione fisica e le tecniche di progressione. sulla scheda, riportando sulla bussola i gradi cal- Insomma: colati a casa. Chiaramente ognuno di noi aveva - Vestitevi a cipolla (altrimenti vi verrà la calura stimato gradi differenti, ma seguimmo comunque mentre sarete in movimento e vi ritroverete sur- a turno il nostro compagno che ci guidava con la gelati quando resterete fermi). sua bussola (fortunatamente assistiti dagli - Ricordatevi i guanti (altrimenti vi verranno i accompagnatori, altrimenti ci saremmo trovati geloni o dovrete camminare con le mani sotto le dispersi) aiutati anche dalle orme lasciate prece- ascelle di qualcuno per scaldarvele - cosa impra- dentemente dagli altri gruppi (ma fingiamo che ticabile a meno che non facciate il trenino). avevamo dimestichezza nell’usare la bussola). Alla - Portate con voi una bevanda calda (possibil- fine dei conti comunque l’azimut risulta sempre mente non vin brulè). comprensibile, una volta praticato. - Camminate con le gambe leggermente diva- *attenzione: in questa uscita potrai cimentar- ricate (altrimenti vi calpesterete in continuazione ti a mutare in un blocco di ghiaccio. le ciaspole e finireste con il volto sulla neve - ma Passo di San Pellegrino - Forca Rossa questo purtroppo non succede visto che i baston- Ma quanto rigido è l’alzatacco? Con i guanti fai cini vi terranno in piedi, ma sarebbe comico). fatica, senza ti congeli all’instante, se alzi un - Per finire… RICORDATEVI LE CIASPOLE! (vedi piede perdi l’equilibrio, se ti accucci devi piegare il titolo). piede, tenere saldo la ciaspola con una mano e La prima uscita fu a Paneveggio - Malga con l’altra tirare su l’alzatacco, ma tutto questo in Bocche dove, attraverso un semplice percorso equilibrio precario. Ho trovato! “Scusami (compa- con una vista meravigliosa delle Pale di San gno dietro di me), puoi tirarmi su l’alzatacco?”. Martino, “collaudammo” le ciaspole sulla neve. La sintesi di questa escursione è: Seguirono le lezioni teoriche di orientamento, - Sulle salite ripide metti l’alzatacco, in discesa elementi di primo soccorso, nivologia e valanghe, togli l’alzatacco. *ripetere la sessione di eserci- artva, pala e sonda, autosoccorso in valanga e zi per tutta la durata della giornata.
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