Analisi macroeconomica e finanziaria del Brasile - Insegnamento di Economia e Finanza dei Mercati Globali (8CFU)
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Analisi macroeconomica e finanziaria del Brasile Corso di Laurea di Economia e Finanza Insegnamento di Economia e Finanza dei Mercati Globali (8CFU) Relazione di: Beretta Gabriele 710370 Ciraulo Roberto 709325 Mattiolo Gabriele 710144 Mauro Marzia 760810
Introduzione Brasile Il seguente lavoro da noi svolto, ha l’obbiettivo di analizzare e spiegare gli andamenti di breve e lungo periodo di alcune variabili macroeconomiche del Brasile. Per rendere più chiaro e completo tale lavoro, proponiamo una breve introduzione al fine di presentare il Paese da noi scelto. Fino a ieri il Brasile era associato, nel nostro immaginario, all'idea della povertà assoluta e della disuguaglianza sociale estrema: un paese di favelas abbarbicate attorno ai quartieri ricchi di San Paolo o ai grandi alberghi di Ipanema e Copacabana, un paese di fazende gigantesche e contadini. Negli ultimi anni, tutto a un tratto, si è sentito parlare della Fiat brasiliana come azienda produttiva, dell'Embraer come terzo competitore mondiale nella fabbricazione di aeroplani, di università brasiliane che studiano il genoma. Abbiamo visto emergere strutture di dimensioni gigantesche, come Jbs, che oggi possiede una sorta di monopolio mondiale della carne, assieme a Petrobras e Vale do Rio Doce, che svolgono attività di avanguardia nella ricerca petrolifera e nel settore siderurgico. Infine abbiamo sentito parlare di distretti brasiliani che crescono attorno a prodotti e servizi molto simili a quelli sui quali siamo forti noi; ci siamo inoltre sentiti orgogliosi di sapere che molte piccole imprese brasiliane di successo hanno un'origine italiana, soprattutto negli stati del sud. Oggi dobbiamo fare i conti con una realtà economica che corre: il Brasile, con quasi 200 milioni di abitanti e con dimensioni continentali (quinta posizione nel ranking mondiale in termini di popolazione e territorio), è un enorme mercato che offre incredibili opportunità di business grazie alla stabilità economica raggiunta negli ultimi anni, alle sue incredibili risorse naturali e al forte sviluppo degli interscambi commerciali e degli investimenti esteri. Il mondo guarda ormai al Brasile come una realtà con un promettente futuro e continui trend di crescita e di sviluppo, prossima a lasciare alle spalle la definizione di paese emergente per entrare a pieno diritto nel numero delle grandi potenze economiche. I numerosi punti di forza su cui può contare la crescita del paese sono diversi, tra questi ricordiamo: 1) Agricoltura: il Brasile è uno dei paesi con la maggiore produzione agricola ed un territorio immenso da sfruttare. In un periodo in cui i prezzi delle commodity del settore primario sono in rialzo, questo rappresenta un vantaggio non trascurabile. 2) Etanolo: il Brasile fronteggia gran parte del suo fabbisogno per autotrazione con l’etanolo derivante dalla canna da zucchero. 3) Boom immobiliare: mentre il settore Real Estate è in crisi un po’ ovunque, in Brasile il boom sembra non fermarsi. 4) Moneta forte. Il Real brasiliano è stato, negli ultimi anni, una delle valute mondiali più forti, competitivo persino con l’euro. 5) Nuovi giganti economici: Petrobras, il gigante petrolifero nazionale, ad esempio, è tra le maggiori società al mondo per capitalizzazione. 6) Isolamento geografico: il Brasile è lontano dalle aree del mondo dove ci sono maggiori tensioni e rischi geopolitici. Naturalmente, come tutti i paesi che sono sulla via dello sviluppo, anche il Brasile ha i suoi problemi. La corruzione è ancora forte, la burocrazia un ostacolo quasi e forse più che in Italia, nelle città la criminalità è elevatissima. Ma man mano che il paese progredirà economicamente, anche questi problemi verranno, auspicabilmente, superati. Il governo Lula è arrivato al potere come qualcosa di veramente nuovo nella storia politica del Brasile: finalmente un governo che non rappresenta il patto oligarchico e elitista dei gruppi egemonici che da 500 anni si mantengono al potere in Brasile. Il governo non ha scelto una politica di rottura aperta come per esempio quella di Chaves in Venezuela, ma di un cambiamento lento. Durante la doppia presidenza Lula, il Brasile ha vissuto un’incredibile
metamorfosi, unica nella storia del gigante sudamericano per profondità, gradualità e sostenibilità. Alla luce dei recentissimi avvenimenti che hanno interessato il Brasile, ci sembra opportuno mettere in evidenza come l'incauto aumento delle tariffe dei mezzi pubblici e il contemporaneo finanziamento di spese ritenute eccessive per organizzare i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, sono bastati ad interrompere “il miracolo carioca”. Le proteste sociali di massa contro gli aumenti tariffari si sono subito estese alle spese per i Mondiali di calcio dell'anno prossimo e per le Olimpiadi nel 2016, eventi che si terranno in Brasile. Il popolo chiede più finanziamenti alla sanità all’istruzione e alle infrastrutture pubbliche, le decisioni che prenderà il governo dovranno essere molto accorte poiché le questioni sono delicate. Tutto il mondo ha potuto vedere le manifestazioni avvenute durante la Confederations Cup dimostrando come neanche il calcio, da sempre la religione laica del popolo brasiliano, sia in grado di calmare una situazione in forte bilico. L’attuale governo Rousseff dovrà concentrarsi maggiormente ai problemi microeconomici rispetto a quelli macroeconomici. In ogni caso Rousseff sta assicurando quella continuità con la linea maestra tracciata da Lula che tutti si aspettavano. Nell’immediato futuro non sembrano però esserci segnali sostanziali di cambiamento e non è chiaro se il PT stia effettivamente entrando in una fase post-Lula. L’ex Presidente potrebbe infatti essere tentato da una nuova candidatura nel 2014 se il mandato di Rousseff non apparisse abbastanza incisivo.
Analisi di lungo periodo Iniziamo il nostro lavoro analizzando le variabili macroeconomiche e finanziarie di lungo termine facendo riferimento ai modelli che meglio spiegano il lungo periodo (Solow, Ramsey-Cass- Koopman) e verifichiamo le predizioni di quest’ultimi. Gdp 10,0 8,0 6,0 4,0 % di crescita 2,0 ... 2000 2001 1996 1997 1998 1999 1990 1991 1992 1993 1994 1995 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 -2,0 -4,0 -6,0 L’analisi di lungo periodo parte dal 1990. Per spiegare il livello del gdp negativo nel nostro primo anno è indispensabile accennare alle politiche economiche della fine degli anni 80: Piano Incrociato, 1986 Governo Sarney Piano Bresser, 1987 prende il nome dal ministro dell’economia Luis Carlos Bresser Pereira Piano Estate, 1989 ideato dal nuovo ministro dell’economia Maílson da Nóbrega Tutte queste manovre di politica economica erano incentrate al contenimento dell’inflazione, realizzate attraverso il congelamento dei prezzi e la creazione di nuova moneta (la nuova moneta andava a sostituire la vecchia moneta in un rapporto 1:1000). Nonostante gli sforzi, l’inflazione continuò a crescere e l’economia non riuscì a decollare mantenendosi a livelli bassi fino al 1992. In quest’ ultimo anno si assiste a una svolta, sotto il governo Franco fu creato il Piano Reale per combattere l’iperinflazione. Questo progetto inaugurò un periodo di stabilizzazione economica che nel 1994 sembrò avviare il Brasile a un periodo di maggiore solidità. Nei primi anni del Piano Reale vi è stata un’esplosione dei consumi finché il contagio delle crisi finanziarie asiatica e russa dimostrò l’illusione di sostenibilità del modello; nel susseguirsi infatti, di crisi dal ‘95 in avanti l’economia ha galleggiato nelle acque incerte della finanza internazionale. Il grafico infatti mostra dopo il picco del 1994 una involuzione fino al 1998, anno nel quale il governo Cardoso accettò un pacchetto anti-crisi pilotato dal Fmi per continuare a supportare il sopravvalutato Real. Nel gennaio del ’99 il governo Cardoso si accorse finalmente dell’insostenibilità delle sue politiche economiche e decise di abbandonare il cambio fisso. Grazie a questa decisone dall’anno 2000
l’economia brasiliana ritorna a crescere e si mantiene relativamente stabile per molto tempo. Vero protagonista di questa rinascita economica è stato sicuramente Lula, capace di generare le basi per far crescere il gdp reale a tassi del 2,7% annuo. È importante osservare come la grande crisi finanziaria del 2008-2009 non abbia risparmiato l’economia brasiliana: si assiste a un calo del gdp proprio in quegli anni dovuto a un rallentamento della domanda esterna e contemporaneamente a una situazione di sottoutilizzazione delle risorse produttive. In ogni caso la crisi non è riuscita a intaccare l’espansione economica del Brasile che, a differenza di molte altre economie, è riuscita in breve a riprendersi portandosi nel 2010 su livelli mai toccati prima. Alla fine del 2010 decadde il mandato del governo Lula, prese il suo posto la candidata proveniente dal suo stesso schieramento politico Dilma Rousseff. L’inflessione che si nota nel grafico dal momento del suo insediamento è dovuta a una politica fiscale restrittiva: niente spese se non sono sostenibili.
Stock prices 80000 70000 60000 50000 40000 30000 20000 10000 0 05/03/1993 05/03/1994 05/03/1995 05/03/1996 05/03/1997 05/03/1998 05/03/1999 05/03/2000 05/03/2001 05/03/2002 05/03/2003 05/03/2004 05/03/2005 05/03/2006 05/03/2007 05/03/2008 05/03/2009 05/03/2010 05/03/2011 05/03/2012 05/03/2013 L’evoluzione del mercato azionario brasiliano evolve innegabilmente con la crescita economica del paese. Risulta normale osservare un trend di crescita. La nostra analisi parte dal 1993, anno nel quale il mercato finanziario brasiliano si presentava poco sviluppato se confrontato con i mercati finanziari occidentali, pertanto non devono stupire i bassi valori dell’indice nei primi anni analizzati. Quello che deve interessare è l’evoluzione positiva dello stock price il quale raggiunge il suo massimo valore agli inizi del 2008 per poi subire una netta involuzione negli anni 2008-2009. Quest’ultima potrebbe far pensare allo scoppio di una bolla speculativa, ma in concordanza con il grafico del Gdp sappiamo che questo intervallo di tempo è stato profondamente segnato dalla crisi finanziaria mondiale indotta dalla crisi americana. Il livello raggiunto dall’indice nel 2010, posizionatosi sugli stessi livelli dell’inizio del 2008, dimostra come l’involuzione avutasi sia dovuta solamente alla crisi finanziari degli Stati Uniti e non a una bolla speculativa. Liberata dall’effetto negativo della crisi l’indice dal 2010 è tornato a crescere mantenendosi sui livelli pre-crisi.
Inflation rate 3000,00% 2500,00% 2000,00% 1500,00% 1000,00% 500,00% 0,00% Alla fine degli anni ’80 furono implementate diverse politiche economiche volte a contenere l’inflazione: la prima si è avuta sotto il governo Sarnay nel 1986, chiamata “Piano incrociato”. Le misure adottate furono il congelamento dei prezzi e la creazione di una nuova moneta, il cruzado (che valeva 1000 cruzeiros). Alla fine del 1986 però con il cosiddetto “Piano incrociato 2” i prezzi furono liberati. L'inflazione tornò a crescere e la crisi esplose e il 20 gennaio 1987, quando il smise di pagare il debito estero. Il 29 aprile del 1987, il governo sostituì Funaro con Luis Carlos Bresser Pereira, che con l'alta inflazione, lanciò il "Piano Bresser", con un nuovo congelamento dei prezzi e terminando la moratoria. L'inflazione tornò a salire il 6 gennaio 1988 e Bresser fu sostituito da Maílson da Nóbrega. Il 15 gennaio 1989 Maílson lanciò il "piano Estate", con l'introduzione di una nuova moneta, il cruzado novo (Ncz$) che valeva allora 1000 cruzados. Dal grafico si può notare come i due nuovi piani riuscirono a contenere i danni provocati dal secondo piano incrociato, anche se l’inflazione rimaneva su livelli spaventosi (500%). Anche queste politiche in ogni caso si dimostrarono inadeguate, infatti l’inflazione tornò ad esplodere alla fine del 1990 raggiungendo il picco massimo del 2500%. Urgeva quindi una soluzione concerta che non si limitasse a creare l’illusione del contenimento dell’inflazione, ma si sentiva la necessità di una politica duratura e stabile nel lungo periodo. A tale scopo nel 1992 sotto il governo di Itamar Franco fu creato il Piano Real, articolato dal suo ministro del Tesoro Fernando Henrique Cardoso. Successivamente quest’ultimo fu eletto nel 1994 e rieletto nel 1998. Il Piano Reale era il settimo progetto a partire dall’86 per combattere l’iperinflazione. Il piano è stato eseguito in tre parti: la creazione di un indice Urv (Unità reale di valore) che era aggiornato in sintonia con l’inflazione, di una moneta di transizione (il cruzeiro real), e finalmente l’implementazione del Real. Protetto da un capitale in dollari che ammontava all'8% del Pil (Prodotto interno lordo) e da una politica di cambio fisso. Il contenimento dell’inflazione era considerato d’importanza vitale dal governo Cardoso al punto che neanche durante la crisi del 1998 si decise di abolire il cambio fisso e svalutare la moneta. L’introduzione di questa politica economica, ripresa anche dai governi di Lula, e perpetuata dal
governo Rousseff, ha avuto gli effetti sperati, l’inflazione è tornata su livelli normali e si è mantenuta costante per tutto il periodo che va dal 1994 ad oggi. Unemployment rate 12,00% 10,00% 8,00% 6,00% 4,00% 2,00% 0,00% 01/12/2001 01/12/2006 01/12/2011 01/05/2002 01/10/2002 01/03/2003 01/08/2003 01/01/2004 01/06/2004 01/11/2004 01/04/2005 01/09/2005 01/02/2006 01/07/2006 01/05/2007 01/10/2007 01/03/2008 01/08/2008 01/01/2009 01/06/2009 01/11/2009 01/04/2010 01/09/2010 01/02/2011 01/07/2011 01/05/2012 01/10/2012 01/03/2013 Dal grafico risulta evidente come la forte crescita del paese abbia avuto un riflesso positivo anche sul mercato del lavoro. È possibile notare un andamento decrescente del tasso di disoccupazione, il quale negli anni si dimostra essere in continua diminuzione. Alla base di tale andamento possiamo menzionare: il governo Lula, il quale ha intensificato le generose politiche di sostegno ai “campioni industriali” nazionali già in piedi mediante prestiti a tassi d’interesse sovvenzionati e investimenti a forte partecipazione pubblica elargiti dalla potente banca di sviluppo brasiliana; Il ritrovamento nel 2008 di enormi giacimenti petroliferi off-shore e; maggior fiducia nel ruolo dello stato dell'economia con una politica industriale ambiziosa e non lesinando le risorse per banche e imprese pubbliche. Il dibattito interno può finalmente abbandonare gli aspetti “macro” e concentrarsi su quelle riforme “micro” che potrebbero consentire al Brasile di migliorare la competitività delle proprie imprese e accrescere ulteriormente il potenziale di crescita. Negli anni Novanta il governo brasiliano, dopo mezzo secolo di sostegno pubblico all’industria, aveva realizzato uno dei principali programmi di privatizzazione al mondo, tanto che il ministro delle Finanze Pedro Malan aveva affermato che “la miglior politica industriale è non avere politica industriale”. In una prima fase, il governo Lula ha attivato politiche di sostegno all’innovazione, mirate alla promozione di settori considerati dinamici. Nel 2008 è stata adottata la Política de Desenvolvimento Produtivo (Pdp), con obiettivi per il 2010 in termini di saggio d’investimento, spesa privata in ricerca e sviluppo, quota del Brasile nelle esportazioni mondiali e numero di piccole e medie imprese esportatrici. Gli strumenti principali per l’attuazione della Pdp prevedono una vasta gamma d’incentivi fiscali per le imprese e le istituzioni che sviluppano innovazioni tecnologiche.
Equity premium rendimenti indice azionario vs rendimento tbill 3 mesi 25 20 15 10 5 0 % 01/11/07 01/07/12 01/03/03 01/07/03 01/11/03 01/03/04 01/07/04 01/11/04 01/03/05 01/07/05 01/11/05 01/03/06 01/07/06 01/11/06 01/03/07 01/07/07 01/03/08 01/07/08 01/11/08 01/03/09 01/07/09 01/11/09 01/03/10 01/07/10 01/11/10 01/03/11 01/07/11 01/11/11 01/03/12 01/11/12 01/03/13 01/07/13 -5 -10 -15 -20 -25 equity premium 25 20 15 10 5 0 01/06/04 01/11/04 01/04/05 01/09/05 01/02/06 01/07/06 01/03/03 01/08/03 01/01/04 01/12/06 01/05/07 01/10/07 01/03/08 01/08/08 01/01/09 01/06/09 01/11/09 01/04/10 01/09/10 01/02/11 01/07/11 01/12/11 01/05/12 01/10/12 01/03/13 -5 -10 -15 -20 -25 In questo grafico abbiamo voluto sovrapporre il rendimento dell’indice azionario al rendimento del T-bill americano a tre mesi in modo da ottenere il grafico dell’equity premium. Ricordiamo che abbiamo preferito includere il T-bill rispetto a un titolo statale brasiliano, in quanto quest’ultimo non si può veramente considerare un tasso privo di rischio potendo quindi inficiare la nostra analisi. Si può notare come l’andamento dell’indice azionario mostra un certo livello di stazionarietà. Si posiziona al di sotto e al di sopra dell’indice privo di rischio senza mostrare alcun trend: non rimane mai più di due anni nella parte alta o bassa del grafico ma oscilla costantemente intorno all’indice del T-bill americano. Secondo gli analisti tecnici una serie stazionaria è più facile da analizzare e consente di costruire delle previsioni maggiormente corrette. L’analisi che andiamo a fare non si può assolutamente considerarsi scientifica in quanto si basa solo sulla semplice
osservazione grafica; è indubbio però, che il grafico si posiziona a ogni primo trimestre di ogni anno sempre sotto al livello dell’indice privo di rischio per poi riprendersi nel secondo trimestre o al più nell’ultimo.
Analisi di breve periodo Come era presumibile è stato difficile riuscire a reperire i dati per una analisi completa di lungo periodo. L’analisi di breve periodo è risultata quindi più corposa. Quest’ultima però non poteva far riferimento agli stessi modelli presi in considerazione nell’analisi precedente e abbiamo quindi preferito considerare il modello Neo-Keynesiano più utile in uno studio di breve periodo, poiché maggiormente in grado di spiegare le interazioni tra le variabili nominali e quelle reali. Export rate 300 000 250 000 200 000 150 000 100 000 50 000 0 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Dall’ analisi condotta sui dati di breve periodo nel settore delle esportazioni, risulta evidente che il Brasile riesce a tenere livelli alti e crescenti di esportazione dei proprio prodotti nel mondo. Come in altri settori analizzati, anche qui ritroviamo un battuta d’ arresto negli anni caratterizzati dalla crisi finanziaria americana, infatti Circa 1/5 delle esportazioni è destinata agli stati uniti. Superata questa crisi, il Brasile torna a viaggiare su livelli crescenti di esportazioni data la forte presenza di materie prime quali caffè, cacao, soia, mais, canna da zucchero. È inoltre uno dei più importanti produttori di acciaio e petrolio. Con l’evolversi della situazione internazionale e della posizione del Brasile nell’economia mondiale, il raggiungimento della leadership regionale è via via divenuto un obiettivo strategico meno indispensabile. Durante gli otto anni di governo Lula, il Brasile ha cambiato radicalmente la portata e gli orientamenti della sua proiezione internazionale, trasformandosi in un global trader con interessi economici e finanziari che vanno ben oltre i confini del Sudamerica.
Import rate 20 000 18 000 16 000 14 000 12 000 10 000 8 000 6 000 4 000 2 000 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 L’andamento del grafico, nell’analisi di breve periodo, mostra un andamento tendenzialmente crescente per gli anni presi in considerazione. L’economia brasiliana, pur disponendo di molteplici materie prime e risorse, importa altrettante risorse, delle quali circa 1/5 . Questo dimostra che i confini regionali non soddisfano le richieste di un gigante come il Brasile, che deve di conseguenza rivolgersi ad contesto globale. L’ andamento estremamente positivo è concorde con la crescita del Paese e in linea con gli altri paesi emergenti. Tassi a breve a 3mesi Tassi Bond governativi a 3 mesi : Brasile vs USA 35 30 25 20 15 10 5 0 -5
Il riskless rate brasiliano non si può realmente considerare un tasso privo di rischio. Bisogna sottolineare come le agenzie di rating hanno sempre classificato le obbligazioni brasiliane come investimenti speculativi e solo recentemente il brasile ha ottenuto un rating di tripla B passando di fatto alla categoria di “investment grade”. Ci è sembrato quindi, più sensato porre a confronto il tasso a breve brasiliano con il tasso a breve americano (T-bill a tre mesi) che si può sicuramente definire tasso risk free. La prima cosa che si può notare è ovviamente il fatto che l’indice brasiliano si posiziona sempre al di sopra dell’indice americano, a confermare la maggior rischiosità dell’investimento in titoli statali brasiliani. Il grafico mostra un correlazione nulla sintomo che i due tassi si muovono in maniera indipendente. Con questo grafico possiamo constatare come gli enormi progressi dell’economia brasiliana siano riscontrabili nell’andamento del tasso a breve; difatti dai quasi 30 punti percentuali del 2003 in soli 10 anni è sceso di oltre un terzo, in ogni caso ancora molto più alto dell’indice americano. Tasso a lungo a 10 anni Tasso Bond governativi : Brasile vs USA 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 Serie1 Serie2 La prima cosa che balza all’occhio guardando il grafico è che il rendimento dei titoli a 10 anni è nettamente inferiore rispetto ai titoli a tre mesi. Rispetto al grafico precedente i due indici dal 2006 in poi sono molto vicini ma come nel caso precedente l’indice brasiliano si mantiene sempre al di sopra di quello americano arrivando però quasi a toccarsi nel terzo trimestre del 2010. Anche in questo caso il rendimento brasiliano mostra l’incredibile crescita economica del paese poiché si evidenzia un trend decrescente. Prima della fine del 2011 i due indici mostrano un andamento parzialmente indipendente, alla fine del 2008 e inizio del 2009 l’indice brasiliano ha avuto un andamento anomalo schizzando sorprendentemente verso l’alto per riportarsi nell’arco di un trimestre sui suoi livelli di trend. Dopo che i due indici sono arrivati quasi a toccarsi alla fine del 2010, si può evidenziare dal secondo trimestre del 2011 una certa correlazione positiva.
House price index 8,00% 7,00% 6,00% 5,00% 4,00% 3,00% 2,00% 1,00% 0,00% 01/07/2009 01/04/2012 01/04/2008 01/07/2008 01/10/2008 01/01/2009 01/04/2009 01/10/2009 01/01/2010 01/04/2010 01/07/2010 01/10/2010 01/01/2011 01/04/2011 01/07/2011 01/10/2011 01/01/2012 01/07/2012 01/10/2012 01/01/2013 01/04/2013 Il grafico mostra, tra il 2008 e il 2010, un andamento stazionario, si posiziona infatti su un valore medio del 4,5% circa. Nel secondo semestre del 2010 abbiamo un’evoluzione positiva che arriva a toccare e superare il 7%, molti erano convinti che il balzo dei costi era legato al boom di questi anni, e soprattutto all’espansione della classe media. Secondo molti analisti, tuttavia, il Paese vive una tipica febbre da bolla speculativa, il cui scoppio sarebbe imminente. Secondo questi i costi degli immobili sono irreali, incompatibili con le dinamiche di mercato e i dati sulla domanda e l’offerta, e di conseguenza insostenibili. Il grafico sentenzia lo scoppio della bolla nell’ultimo trimestre del 2011 con conseguente crollo dell’indice che nel secondo semestre del 2013 si attesta di poco al di sopra del 2%. Una parte della responsabilità ricade sul governo per aver surriscaldato ancor di più un mercato immobiliare già rovente attraverso decisioni che non hanno avuto riscontro con la domanda.
Confronto tra spesa delle famiglie e spesa pubblica 10 8 6 4 2 0 01/11/2005 01/11/2008 01/03/2003 01/07/2003 01/11/2003 01/03/2004 01/07/2004 01/11/2004 01/03/2005 01/07/2005 01/03/2006 01/07/2006 01/11/2006 01/03/2007 01/07/2007 01/11/2007 01/03/2008 01/07/2008 01/03/2009 01/07/2009 01/11/2009 01/03/2010 01/07/2010 01/11/2010 01/03/2011 01/07/2011 01/11/2011 01/03/2012 01/07/2012 01/11/2012 01/03/2013 -2 -4 Attraverso la comparazione tra il consumo familiare e governativo, possiamo desumere interessanti effetti che l’aumento/diminuzione dell’uno produce sull’altro. Il trend di base che osserviamo ci spiega come la spesa pubblica influenzi notevolmente l’andamento dell’altro indicatore, anticipandone il movimento; difatti a un aumento dell’intervento statale nell’economia segue nel periodo successivo un incremento dell’attitudine delle famiglie a spendere; viceversa una contrazione della spesa pubblica produrrà una diminuzione della propensione al consumo familiare. Notiamo che durante il governo Lula si sono verificati numerosi picchi di spesa pubblica. La Bolsa Familia, con cui si è esteso il diritto al sussidio a tutti coloro che dichiarano un reddito sotto la soglia di estrema povertà, indipendentemente da altre caratteristiche personali o familiari, è stata indubbiamente una delle introduzioni più importanti del suo governo e ha dato risultati eccellenti in termini distributivi. In presenza di bambini in età scolare, c’è una componente di reddito aggiuntiva e il sussidio diventa condizionato alla frequenza scolastica. Inoltre il suo Governo ha dimostrato maggior fiducia nel ruolo dello stato dell'economia con una politica industriale ambiziosa e non lesinando le risorse per banche e imprese pubbliche; ha concesso agevolazioni fiscali per l’acquisto di beni di consumo durevole, sostenuto attivamente alcuni settori dell’economia (edilizia, agricoltura), promosso l’espansione del credito del sistema bancario pubblico e perseguito un’attiva politica dei redditi continuando ad aumentare il salario minimo.
Crescita Consumo vs Azioni Crescita Consumo vs Azioni 50 40 30 20 10 0 01/03/2007 01/11/2011 01/03/2003 01/07/2003 01/11/2003 01/03/2004 01/07/2004 01/11/2004 01/03/2005 01/07/2005 01/11/2005 01/03/2006 01/07/2006 01/11/2006 01/07/2007 01/11/2007 01/03/2008 01/07/2008 01/11/2008 01/03/2009 01/07/2009 01/11/2009 01/03/2010 01/07/2010 01/11/2010 01/03/2011 01/07/2011 01/03/2012 01/07/2012 01/11/2012 01/03/2013 -10 -20 -30 Come possiamo vedere dal grafico l’andamento delle azioni (serie rossa) è fortemente oscillante, denotando un instabile andamento del mercato azionario. Al contrario la crescita del consumo rimane stabile per tutto il periodo analizzato. Le scelte del governo Lula hanno un merito nell’andamento dell’indice del consumo. Lula è riuscito a includere nella travolgente ascesa del Brasile tutto il popolo brasiliano permettendo anche agli ultimi di poter accedere a servizi che prima sarebbero stati fuori dalla loro portata. Le scelte istituzionali e amministrative che hanno contribuito al raggiungimento di questi risultati meritano particolare attenzione. Per esempio: alla base della riforma Bolsa Familia c’è la volontà di garantire un trattamento minimo uniforme a livello nazionale, standardizzando procedure, livelli di sussidio e accesso a servizi considerati un diritto di cittadinanza. Gli studi sull’impatto della Bolsa Familia su distribuzione del reddito e diversi indicatori di benessere tendono a concordare su un giudizio positivo della riforma. La Bolsa Familia ha contribuito a ridurre il poverty gap del 12 per cento. Tutto questo non può che avere influito positivamente sulla crescita del consumo rendendola più stabile e omogenea. L’instabilità del mercato azionario si può spiegare ricordando che il brasile rimane ancora oggi un paese emergente e per quanto si stia affermando come una delle prime economie a livello mondiale, non ha ancora raggiunto la piena maturità. Quello che deve interessare guardando il grafico è l’indipendenza tra i due indici, picchi sia postivi che negativi non influenzano minimamente il consumo, dimostrazione forse che il mercato brasiliano è invaso più dai capitali esteri che da quelli interni.
Equity premium Se considerassimo solo l’ultimo periodo che va dal 2011 ad oggi e analizzassimo esclusivamente questo fotografia temporale potremmo cogliere alcune analogie. 15 10 5 0 01/01/12 01/07/13 01/01/11 01/03/11 01/05/11 01/07/11 01/09/11 01/11/11 01/03/12 01/05/12 01/07/12 01/09/12 01/11/12 01/01/13 01/03/13 01/05/13 -5 -10 -15 Si nota molto bene l’andamento stazionario dell’indice che oscilla intorno allo zero. All’inizio di ogni anno l’equity premium è negativo per poi riprendersi nei mesi centrali ritornando sopra lo zero. L’indice si riprende nuovamente e poi ridiscende verso la fine dell’anno-inizio del nuovo e ricominciare il ciclo. Possiamo notare anche, che i picchi positivi e negativi sono molto simili; se effettuassimo un test ljung & Box per analizzare l’indipendenza lineare della serie, molto probabilmente troveremmo una autocorrelazione tutt’altro che nulla. L’equity premium nel 2013 dopo aver toccato nuovamente il suo picco negativo inverte la tendenza e riprende a salire. Non avendo nessun fondamento matematico ma basandosi solo sull’osservazione grafica non possiamo ritenere attendibile nessuna previsione, ma l’indice azionario molto probabilmente continuerà a salire fin sopra lo zero.
Conclusioni L’economia del Brasile, con un prodotto interno lordo di 2.080 trilione $, è la sesta economia più potente al mondo, capace di generare tassi di crescita altissimi. L’evoluzione che ha portato il gigante sudamericano ha ritagliarsi un posto di primaria importanza nelle relazioni internazionali, abbiamo visto che è stata molto più graduale di quello che ci si aspetterebbe. Indubbiamente il governo di Lula è stata la forza propulsiva di questo paese, in ogni caso il brasile oggi, è ancora considerato un paese emergente poiché non ha ancora raggiunto quella stabilità e quella maturità tipica delle economie occidentali, ma è sicuramente sulla strada giusta. Il Brasile ha impiegato vent’anni per raggiungere questi risultati e superare le crisi economiche ricorrenti. Malgrado le difficoltà il Paese è riuscito ad affermarsi come global trader al pari delle più importanti economie del mondo non è un caso che anche sul livello politico stia ampliando la sua influenza. Di recente il ruolo assunto dal G20, di cui il Brasile è membro, come foro privilegiato per le discussioni economiche internazionali ha aumentato la capacità di influenza del paese. Inoltre, nel 2011, il Brasile avrà un potere di voto maggiore negli organi di controllo del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Infine l’istituzione di forum multilaterali globali come l’IBSA (India-Brasile-Sud Africa) e il BRIC (Brasile-Russia-India-Cina) sono un ulteriore strumento utile alla creazione di una politica estera più proattiva.
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