Ambasciatori dei mieli - l'apis online

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Ambasciatori dei mieli
                                                          di Fabiola Fanti e Carla Gianoncelli

Miele di Erica arborea della
Valchiavenna, una bella scoperta
       L’analisi melissopalinologica, integrata dall’analisi organolettica e dalle analisi chimico fisiche, aiuta
       a conoscere l’origine botanica di un miele ma, attraverso le consociazioni polliniche, è fondamentale
       per la determinazione della provenienza geografica. Il dubbio che profumi e sapori così particolari
       del miele prodotto in Valchiavenna siano davvero una particolarità territoriale, ha dato vita ad una
       tesi che ha dimostrato come l’Erica arborea sia il nettare caratterizzante dei millefiori prodotti in
       questa zona, in alcuni casi prodotto anche come miele uniflorale. Dopo l’introduzione, presente sul
       numero di dicembre, ecco la tesi della Dr.ssa Fabiola Fanti.

                                                         La Tesi

Il contesto

 Il territorio della provincia di Sondrio
ha un’estensione di poco più di 3200
km2 ed è situato nel Nord della Lom-
bardia, nel settore Centro-meridionale
delle Alpi; confina a Nord ed Ovest
con la Svizzera, a Est con il Trentino-
Alto Adige e a Sud con le province di
Brescia, Bergamo, Como e Lecco.
  La sua struttura orografica si com-
pone di due valli principali che si di-
partono dall’apice del Lago di Como:
quella dell’Adda (Valtellina) e quella
dei torrenti Liro e Mera (Valchiaven-
na).
La Valchiavenna è una valle laterale
della più ampia Valtellina; si trova in-
castonata al centro della catena mon-
tuosa alpina, tra le Alpi Lepontine e le
Alpi Retiche occidentali.
Ha un andamento verticale Nord-Sud,
ortogonale rispetto alla direzione del
crinale alpino ed è attraversata dai
fiumi Liro e Mera; la sua forma è pa-
ragonabile a una “Y”, in quanto è di-
visibile in tre zone.
La prima, che è la principale, si incon-
tra imboccando la valle da Sud: va dal
Trivio di Fuentes, sopra Colico, fino a     terza zona, infine, è rappresentata dal     sa dai 200 m s.l.m. del Piano di Chia-
Chiavenna, comprendendo il Piano di         ramo orientale o Val Bregaglia (cono-       venna fino ai 2000 m s.l.m. del Passo
Chiavenna e monti e valli adiacenti.        sciuta anche come Valle della Mera),        dello Spluga.
La seconda è la sua diramazione occi-       che da Chiavenna porta al confine           Nel loro complesso, Valtellina e Val-
dentale, ovvero la Valle Spluga (o Val      svizzero, per poi concludersi con il        chiavenna con le loro numerose valli
San Giacomo), che parte da Chiaven-         Passo del Maloja.                           laterali compongono un territorio pro-
na e termina al Passo dello Spluga. La      L’altitudine della valle è varia: si pas-   vinciale prevalentemente montuoso:

                                                                                             l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
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ben il 70% dell’intera superficie pro-      qualche caso degli inconsueti caratte-        tratto in Valchiavenna, smorzandosi
vinciale è situato al di sopra dei 1500     ri di mediterraneità, grazie alle azioni      invece rapidamente in Valtellina, a
m di quota.                                 combinate dell’esposizione solare e           causa dell’orientamento ortogonale
La vegetazione presente è quella pro-       della vicinanza al bacino del Lago di         che questa assume rispetto al lago.
pria delle vallate alpine, nelle quali si   Como.                                         Così sui versanti più assolati, nella
passa gradualmente dalle zone colti-        È quello che avviene in particolare           prima parte della Valchiavenna e nel
vate del fondovalle ai boschi di lati-      nella prima parte della Valchiavenna e        tratto di Valtellina che va da Colico ad
foglie tipici della fascia montana, fino    nella bassa Valtellina, che beneficiano       Ardenno, si rinvengono Erica arborea
ai boschi di conifere, che si fanno via     di una azione mitigatrice sulle tempe-        e Cistussalvifolius, specie tipicamen-
via più radi per giungere infine alle       rature legata alla vicinanza del lago.        te mediterranee (Galimberti, Zuccoli,
praterie alpine. Essa mostra tuttavia in    Questo effetto si insinua per un lungo        1986).

                                                                                       Erica arborea in località Muniga, Valchiavenna

Osserviamo da vicino queste due specie

     Erica arborea: caratteristiche morfologiche

     L’Erica arborea (o erica da scope per l’utilizzo dei suoi rami nel pas-
     sato) è un arbusto sempreverde, alto da 1 a 6 metri, dalla corteccia
     rossastra e a portamento eretto appartenente alla famiglia delle Eri-
     cacee.
     Ha numerosi rami, anch’essi a portamento quasi sempre eretto, i più
     giovani ricoperti da una lanugine biancastra. Le foglie, lunghe 3-5
     mm, sono aghiformi, persistenti e coriacee, verde scuro, normalmen-
     te in verticilli di quattro, con margine dentellato.
     I fiori sono piccoli, penduli, molto numerosi, riuniti in ricche infiore-
     scenze terminali, dal colore bianco-crema e profumati.
     La specie fiorisce precocemente in primavera e fruttifica nel perio-
     do estivo, presentando piccole capsule ovoidali contenenti numerosi
     semi minuti.
     Il suo legno, di colore rosso, è usato per piccoli lavori di tornio e fab-
     bricazione delle pipe, mentre a livello erboristico, i suoi fiori vengono
     utilizzati in infusi diuretici, disinfettanti, sedativi e antireumatici.
     È un’ottima nettarifera; infatti dai suoi fiori le api ricavano un miele
     uniflorale dal colore ambrato, più o meno scuro, con riflessi arancio o
     rossi nel miele liquido; nel miele cristallizzato il colore risulta invece
     marrone con tonalità arancio. L’odore è di media intensità, fresco,
     caratteristico del fiore, con un sentore di caramello e zucchero cotto.
     Il sapore è normalmente dolce, con una leggera presenza di amato; il
     suo aroma è mediamente intenso, di caramella mou, di crème cara-
     mel; può risultare a volte stucchevole, di legno aromatico, vegetale,
     piuttosto persistente. Cristallizza rapidamente, formando una massa
     morbida di cristalli fini, facilmente solubile; allo stato liquido non è
                                                                                                   Granulo pollinico di Erica arborea

     mai limpido (Accorti, 2000). Le maggiori produzioni si ottengono in
     Toscana, Liguria, Umbria e Sardegna.
     È un miele caratterizzato da umidità, acidità e H.M.F. più elevati ri-
     spetto alla media ed è per questo di difficile conservazione.
      Dal punto di vista delle caratteristiche melissopalinologiche il gra-
     nulo pollinico di Erica arborea si può distinguere abbastanza facil-
     mente: è una tetrade di dimensioni intorno ai 25-30 micron, derivante
     da due precedenti divisioni mitotiche, le cui cellule risultanti non si
     dividono, come normalmente avviene, ma rimangono aggregate.

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Cistussalvifolius L.
    Il cisto femmina (Cistussalvifolius L. 1753) è un arbusto appartenente
    alla famiglia delle Cistacee, la cui presenza è riscontrabile nel territorio
    della Valchiavenna (Credaro, 1975).
    Insieme all’Erica arborea, è una specie tipica della macchia mediter-
    ranea. Questa specie assume un portamento cespuglioso e raggiunge
    altezze di 50-60 cm. Le foglie, della lunghezza variabile dall’1 ai 3 cm,
    sono di colore verde chiaro, ovali o ellittiche, picciolate, tomentose,
                                                                                                                  Fiori di Cistussalvifolius
    con margine intero. I fiori sono solitari e lungamente peduncolati, con
    diametro di 4-5 cm. La corolla è composta da 5 petali liberi, di colore
    bianco con sfumature gialle alla base. Al centro della corolla si notano
    numerosi stami dalle antere gialle ricche di polline; dall’ovario si svi-
    luppa il frutto, una capsula contenente più semi. Il Cistussalvifolius è
    una pianta rustica, resistente a prolungate condizioni di siccità, eliofila
    e poco esigente per quanto riguarda il pH del terreno.
    L’interesse apistico è legato alla raccolta del polline, essendo la specie di
    scarso interesse per la produzione di nettare e quindi di miele. Il suo pol-
    line si rinviene spesso nei sedimenti dei mieli prodotti in Valchiavenna,
    in quanto presente come scorta proteica in alveare, attestandone la pro-
    venienza geografica, pur non contribuendo alla costituzione del prodotto.

                                                 Parte sperimentale

Durante il primo anno, parallelamen-           hanno evidenziato, come atteso, delle        iti principalmente da castagno, tiglio,
te al lavoro pratico di acquisizione di        lievi differenze nel complesso aroma-        rovo, robinia, varie specie del genere
manualità a fianco dei tecnici della           tico tra i due gruppi di campioni: una       Prunus, trifogli, salice, acero ecc.
Fondazione nelle attività di laborato-         particolare nota caramellata esclusi-        Tuttavia, come ampiamente detto
rio, si è deciso di focalizzare l’atten-       vamente nei mieli provenienti dalla          nella parte introduttiva pubblicata su
zione sulle differenze emerse dalla            bassa valle e dalla Valchiavenna; tale       l’apis n. 9-2020, la melissopalino-
pluriennale esperienza di lavoro ana-          nota aromatica era invece totalmente         logia per caratterizzare i mieli di un
litico della Fondazione sui mieli di           assente in campioni provenienti dalle        particolare territorio si basa non tanto
provenienza delle due valli e di ren-          altre zone della provincia di Sondrio.       sulla presenza delle specie principali,
derle finalmente oggettive con oppor-          I due gruppi di campioni tuttavia mo-        quanto su quelle presenti in piccole
tune analisi e concretizzarle appunto          stravano dal punto di vista della com-       percentuali, ma specifiche di quel de-
in un lavoro di tesi.                          posizione del sedimento soltanto del-        terminato luogo; più raramente avvie-
Dal complesso dei campioni di miele            le lievi differenze. Infatti dai risultati   ne che si tratti di singole specie, più
da sottoporre ad analisi provenienti           delle analisi melissopalinologiche e         spesso si fa riferimento ad associazio-
da tutta la provincia sono stati quin-         dalla successiva elaborazione statisti-      ni tipiche di specie.
di presi in considerazione 40 diversi          ca dei profili pollinici è emerso che tra    Se si considera infatti il grafico della
campioni, di cui 20 provenienti esclu-         le produzioni di provenienza valtelli-       presenza/assenza, è facilmente osser-
sivamente dalla media Valtellina e i           nese e valchiavennasca vi è una larga        vabile come alcune essenze botani-
restanti 20 da varie località della Val-       sovrapposizione, che indica un grado         che minori siano presenti soltanto nei
chiavenna.                                     elevato di somiglianza.                      campioni provenienti dalla Valchia-
La scelta delle località di provenien-         Questo sembrerebbe confutare le loro         venna e raramente in qualche campio-
za dei prodotti ha avuto la finalità di        differenze oggettive a livello orga-         ne della bassa Valtellina: specie come
rappresentare e mettere a confronto            nolettico e indicare l’impossibilità di      Erica arborea, Aesculus hippocasta-
le due diverse zone della provincia.           distinguere le produzioni provenienti        num, Daphne alpina, Dryas octope-
Ognuno di questi è stato registrato in         dalle due aree geografiche.                  tala, Anthyllis vulneraria, Buxus sem-
una scheda contenente le informazio-           Che non si evidenzino grandi diffe-          pervirens, Ilex aquifolium, presenti
ni utili alla valutazione dei risultati: ti-   renze tra mieli delle due zone è na-         nei mieli riferibili alla Valchiavenna e
pologia di miele, luogo di produzione,         turale: si tratta pur sempre vallate         totalmente o quasi assenti nei campio-
altitudine, periodo di smielatura.             alpine con la loro vegetazione tipica,       ni provenienti dalla media Valtellina.
I risultati del primo anno di lavoro           perlopiù di prodotti millefiori costitu-

                                                                                                 l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
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Nell’anno successivo...
I risultati ottenuti nel primo anno (la      luogo a partite di miele uniflorale in       Volendo sfruttare la specie per la pro-
generale somiglianza dei sedimenti           modo particolare in ambienti mediter-        duzione, occorre seguire una serie di
per quanto riguarda le specie con per-       ranei.                                       operazioni e accorgimenti, in modo
centuali maggiori, unite alle differen-      Tuttavia, anche in alcune zone più a         da preparare già a partire dal mese di
ze piccole ma significative a carico         Nord, favorite dall’esposizione e dalla      febbraio delle famiglie forti. Ulteriori
delle specie a livello di polline raro)      presenza mitigatrice dei grandi laghi,       ostacoli sono causati dal fatto che, in
hanno permesso di perseguire l’obiet-        la specie vegeta abbondantemente, e          questo momento dell’anno, non sono
tivo finale di caratterizzare i mieli val-   può giungere a caratterizzare i mieli        infrequenti lunghi periodi di pioggia
chiavennaschi.                               ivi prodotti con la sua presenza. Così       e freddo che, oltre a rovinare il fiore,
Innanzi tutto le analisi melissopali-        sui fianchi retici della bassa Valtellina    impediscono alle bottinatrici di uscire
nologiche per la descrizione dei mieli       e della Valchiavenna, l’Erica arborea        per raccogliere il nettare.
valchiavennaschi hanno riguardato al-        è spesso associata alla ginestra dei         Appena estratto dal favo, il miele di
tri 50 campioni, provenienti da diverse      carbonai (Sarothamnus scoparius),            erica è liquido e di aspetto torbido;
zone e a diverse altitudini, in modo da      specie frugale e acidofila; le due spe-      tende a cristallizzare rapidamente e in
rappresentare al meglio le produzioni        cie condividono infatti zone di bosco        modo fine, assumendo una consisten-
della valle.                                 aperto e degradato.                          za piacevolmente cremosa; l'umidità è
Oltre a questo approfondimento sulla         Si è trattato quindi di scegliere delle      alta e questo è un ulteriore fattore cri-
conoscenza delle produzioni valchia-         stazioni contraddistinte dalla presenza      tico: occorre invasettarlo solo se si è
vennasche per così dire più generale,        abbondante della specie per impostare        sicuri della sua maturità, altrimenti il
si è deciso di effettuare una prova di       questa prova.                                rischio di fermentazione è molto alto.
produzione di miele contraddistinto il       Le difficoltà legate alle latitudini alpi-   Quindi, grazie alla disponibilità di
più possibile dalla presenza di Erica        ne sono legate essenzialmente al pre-        due apicoltori locali, è stato possibile
arborea.                                     coce periodo di fioritura (che avviene       seguire nel tempo il susseguirsi delle
A questo si è giunti dopo aver appura-       a fine marzo/inizi di aprile), durante il    operazioni che hanno portato al pro-
to e confermato il legame tra peculia-       quale le famiglie di api, appena uscite      dotto finale, in due diverse zone della
rità aromatica e presenza di polline di      dall'inverno, non possiedono un nu-          provincia: la prima in Valchiavenna,
Erica arborea nei sedimenti dei mieli        mero sufficiente di bottinatrici in gra-     in località Prata Camportaccio; la
valchiavennaschi analizzati nel pri-         do di garantire una cospicua attività        seconda, in bassa Valtellina, più pre-
mo anno. La finalità è stata quella di       di raccolta di nettare. Normalmente,         cisamente in località Dazio. I mieli
verificare la fattibilità di questa espe-    quindi, il nettare bottinato su questa       prodotti sono stati successivamente
rienza alle latitudini dell’arco alpino,     specie viene utilizzato per lo sviluppo      sottoposti ad analisi di laboratorio per
tenendo presente che l’Erica arborea,        della covata, più che essere immagaz-        la caratterizzazione del profilo pollini-
pur essendo un’ottima nettarifera, dà        zinato come miele.                           co ed organolettico.

    Postazione Prata Camportaccio,
    località Muniga (500 m s.l.m.)
    Apicoltore: Alessandro Gianoli
    Presso questa postazione è stato possibile ricavare,
    ad avvenuta smielatura, piccole quantità di miele
    (circa 6 kg da una famiglia), che sottoposto ad ana-
    lisi melissopalinologica qualitativa ha evidenziato
    una percentuale di Erica arborea del 71.8% tra i
    pollini dominanti; Salix spp. al 25,6 %, e ancora:
    Prunus, Pyrus/Malus, Acer, Liliaceae, Ranuncola-
    ceae, Aesculus, Taraxacum, Lamium, Buxus, Cycla-
    men f., Ilex aquifolium.
    Quercusrr., Corylus, Cistaceae, Graminaceaetra le
    specie non nettarifere.

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Postazione Dazio - Morbegno
   Apicoltore: Nillo Donini

   Presso questa postazione è stato possibile ricavare,
   ad avvenuta smielatura, quantità di miele variabili,
   con una media di 10 kg per famiglia.
   Il miele sottoposto ad analisi melissopalinologica
   qualitativa ha evidenziato una percentuale di Eri-
   ca arborea del 73.9% tra i pollini dominanti; Salix
   (10,2 %), Prunus (8,4 %), Acer, Clematis, Cyclamen
   f., Taraxacum, Pyrus/Malus, Liliaceae, Myosotis,
   Ranuncolaceae, Buxus, Hedera.
   Fraxinus, Helianthemum, Corylus, Chamaerops,
   Plantago, Graminaceae, Pinaceae tra le specie non
   nettarifere.
   Saltano all’occhio alcune differenze: tra le specie
   non nettarifere non vi è il cisto (rilevato solo, tra tut-
   ti i campioni analizzati, in quelli valchiavennaschi).
   Inoltre sono assenti l’ippocastano e l’agrifoglio,
   specie che si sono dimostrate più frequenti nei cam-
   pioni della Valchiavenna.

Risultati
Dall’elaborazione dei dati ottenuti dal      Saxifraga stolonifera etc.                  ciata a quantità più o meno variabili
campionamento di 50 mieli prove-             Infine, tra le non nettarifere, troviamo    di Prunus (ciliegio selvatico ed altre
nienti esclusivamente dalla Valchia-         perlopiù specie come Cistus salvifo-        specie del genere, come il Prunus spi-
venna, sui quali si è puntata l’atten-       lius, Fraxinus, Helianthemum, Quer-         nosa ed altre), di elementi del gruppo
zione nel secondo anno di lavoro, è          cus robur, Chamaerops, Graminaceae          Pyrus/Malus (ad es. fruttiferi coltivati
emerso come nel loro profilo pollinico       varie, Plantago.                            a fioritura primaverile), salice, tarassa-
siano annoverate, tra le specie princi-      Dal complesso dei dati ottenuti dalle       co e diverse altre essenze botaniche in
pali, Castanea sativa, Robinia pseu-         analisi effettuate e in base alla diffe-    percentuali più basse.
doacacia, Tilia spp., varie specie del       rente epoca di raccolta è possibile in      A queste produzioni più precoci se-
genere Rubus, Erica arborea (nel caso        sintesi definire dei raggruppamenti         guono produzioni multiflorali nei
degli uniflorali).                           che descrivono le produzioni valchia-       quali si evidenzia la presenza di Ro-
Questo primo gruppo è accompagnato           vennasche.                                  binia pseudoacacia: spesso si tratta di
da altre specie che apportano quantità       In sintesi possiamo distinguere alcune      campioni che tendono alla bifloralità,
di nettari inferiori, ma ugualmente im-      tipologie di miele:                         all’interno dei quali erica e robinia
portanti per la definizione del profilo                                                  quasi si equivalgono, determinando
aromatico, quali specie appartenenti al      •    mieli raccolti prima della fioritura   un miele caratteristico dall’aroma
genere Prunus, Parthenocissus quin-               del castagno,                          vanigliato, confettato, ma anche cara-
quefolia, Salix spp, Centaurea jacea,        •    mieli raccolti dopo la fioritura del   mellato. Quando invece la percentuale
Gleditsia triacanthos, Pyrus spp, Rho-            castagno,                              di robinia diventa prevalente è possi-
dodendron ferrugineum (nel caso di           •    mieli di alta montagna.                bile classificare i prodotti come uniflo-
mieli d’alta montagna).                                                                  rali di acacia, riscontrando spesso nel
Numerose sono le specie rare, come           - I mieli raccolti prima della fioritura    loro sedimento in piccola percentuale
Dryas octopetala, Aesculus hippoca-          del castagno sono prodotti dal colore       pollini di Erica arborea e Cistus salvi-
stanum, Valeriana officinalis, Anthyl-       chiaro, all’interno dei quali è possibile   folius (quest’ultimo tra le specie non
lis vulneraria, Sanguisorba minor,           riscontrare maggiormente la presenza        nettarifere) che fanno da traccianti di
Centaurea montana, Buxus semper-             di Erica arborea: si discostano perciò      produzione valchiavennasca.
virens, Cyclamen L., Ilex aquifolium,        maggiormente dalle produzioni valtel-
Anemone L., Pyracantha coccinea,             linesi.                                     - I mieli raccolti dopo la fioritura del
Oxalis acetosella, Daphne L., Impa-          Nel caso dei campioni uniflorali di         castagno sono caratterizzati da un co-
tiens noli-tangere, Trifolium pratense,      Erica arborea, la specie si trova asso-     lore più scuro e un sapore amarognolo/

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aromatico/fruttato, poiché vedono la        percentuali del 51,6 %. Questi mille-       zie all’attività di nomadismo; in essi
classica mescolanza di castagno, rovo/      fiori tendono a discostarsi dai prodotti    sono riscontrabili Ericacee come il ro-
lampone e tiglio. L’aroma è determi-        valtellinesi, in quanto è riscontrabile     dodendro, lampone, svariate Legumi-
nato dalla percentuale di castagno pre-     la presenza, oltre che di Erica arbo-       nose, Composite, Poligonacee e anche
sente in essi, che nei casi limite giunge   rea in basse percentuali, di Aesculus       tracce di Myosotis; presentano tra le
a determinarne l’unifloralità. È tutta-     hippocastanum, a volte di Ilex aquifo-      specie meno frequenti la lupinella, che
via ancora evidenziabile la presenza di     lium, Buxus sempervirens, e di specie       vegeta su substrati calcarei. Tra le non
Erica arborea, seppur in percentuali        non nettarifere come la Chamaerops.         nettarifere troviamo spesso le Cista-
più basse rispetto ai mieli ottenuti da                                                 cee, tra le quali spicca soprattutto l’e-
fioriture primaverili precoci; a volte      - I mieli classificati di alta montagna     liantemo e più sporadicamente il cisto.
la specie prevalente è il tiglio, che nel   derivano da un’apicoltura operata a
caso di campioni uniflorali raggiunge       quote superiori ai 1000 m s.l.m., gra-

Considerazioni conclusive

                                            Caratterizzazione che assume una par-       avvertire leggermente a livello orga-
Il complesso delle informazioni             ticolare valenza in quanto legata a spe-    nolettico, come pure, quando la sua
raccolte in questo lavoro di tesi ha        cie insolite per una vegetazione pro-       presenza risulta del tutto trascurabile,
permesso di rispondere in modo af-          pria di una latitudine alpina e, proprio    non la si percepisce all’assaggio, ma
fermativo al quesito iniziale circa         perché insolita, meritevole di essere       resta comunque riscontrabile all’anali-
la possibilità di differenziare i mieli     opportunamente messa in luce. Tanto         si melissopalinologica (entrando a far
della Valchiavenna da quelli del resto      più che questa differenza di composi-       parte dei pollini rari) come importante
della provincia.                            zione spesso si traduce in un particola-    elemento di origine territoriale.
Una prima diversificazione tra le pro-      re profilo aromatico.                       A partire dai risultati ottenuti da que-
duzioni delle due zone geografiche era      È stato inoltre possibile verificare con    sto lavoro di tesi, si offre per l’apicol-
già emersa dall’insieme degli innume-       esiti positivi, l’oggettiva possibilità     tura della Valchiavenna l’opportunità
revoli dati storici (fisico-chimici, or-    di produrre miele uniflorale di Erica       di differenziare i propri prodotti da
ganolettici e palinologici) raccolti dal-   arborea, seguendo opportune tecniche        altri simili dell’arco alpino, grazie a
la Fondazione Fojanini nel corso degli      di conduzione dell’alveare.                 questo tratto di mediterraneità che può
anni, che evidenziavano come l’Erica        La presenza di questa specie, anche         giocare, agli occhi del consumatore,
arborea fosse l’elemento di spicco nel      quando non raggiunge nei prodotti           un ruolo molto attrattivo, se fatto op-
determinare questa diversità.               percentuali sufficienti per l’uniflorali-   portunamente conoscere grazie ad una
Lo studio portato avanti lungo l’attivi-    tà, marca distintamente le produzioni       mirata azione di promozione.
tà di tirocinio e ricerca ha confermato     primaverili. In aggiunta, trovandosi        Inoltre, intraprendere questa strada
l’effettiva differenza compositiva dei      essa come scorta nel nido, la si può        di valorizzazione è fondamentale nel
due gruppi di mieli, riscontrabile per-     ritrovare anche in parte nei millefiori     caso di territori di bottinatura di fon-
lopiù in termini di presenza/assenza        prodotti successivamente, per riela-        dovalle alpino, nei quali le produzioni
di alcune specie, raramente presenti        borazione e traslocazione di miele          in termini quantitativi non sono para-
nei sedimenti a livello di polline do-      dal nido al melario operata dalle api       gonabili a quelle di collina o di pia-
minante, ma ugualmente importanti           in alveare. In questi casi, a seconda       nura.
per la caratterizzazione del territorio.    della percentuale di presenza, la si può

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