Ambasciatori dei mieli - l'apis online
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Ambasciatori dei mieli di Fabiola Fanti e Carla Gianoncelli Miele di Erica arborea della Valchiavenna, una bella scoperta L’analisi melissopalinologica, integrata dall’analisi organolettica e dalle analisi chimico fisiche, aiuta a conoscere l’origine botanica di un miele ma, attraverso le consociazioni polliniche, è fondamentale per la determinazione della provenienza geografica. Il dubbio che profumi e sapori così particolari del miele prodotto in Valchiavenna siano davvero una particolarità territoriale, ha dato vita ad una tesi che ha dimostrato come l’Erica arborea sia il nettare caratterizzante dei millefiori prodotti in questa zona, in alcuni casi prodotto anche come miele uniflorale. Dopo l’introduzione, presente sul numero di dicembre, ecco la tesi della Dr.ssa Fabiola Fanti. La Tesi Il contesto Il territorio della provincia di Sondrio ha un’estensione di poco più di 3200 km2 ed è situato nel Nord della Lom- bardia, nel settore Centro-meridionale delle Alpi; confina a Nord ed Ovest con la Svizzera, a Est con il Trentino- Alto Adige e a Sud con le province di Brescia, Bergamo, Como e Lecco. La sua struttura orografica si com- pone di due valli principali che si di- partono dall’apice del Lago di Como: quella dell’Adda (Valtellina) e quella dei torrenti Liro e Mera (Valchiaven- na). La Valchiavenna è una valle laterale della più ampia Valtellina; si trova in- castonata al centro della catena mon- tuosa alpina, tra le Alpi Lepontine e le Alpi Retiche occidentali. Ha un andamento verticale Nord-Sud, ortogonale rispetto alla direzione del crinale alpino ed è attraversata dai fiumi Liro e Mera; la sua forma è pa- ragonabile a una “Y”, in quanto è di- visibile in tre zone. La prima, che è la principale, si incon- tra imboccando la valle da Sud: va dal Trivio di Fuentes, sopra Colico, fino a terza zona, infine, è rappresentata dal sa dai 200 m s.l.m. del Piano di Chia- Chiavenna, comprendendo il Piano di ramo orientale o Val Bregaglia (cono- venna fino ai 2000 m s.l.m. del Passo Chiavenna e monti e valli adiacenti. sciuta anche come Valle della Mera), dello Spluga. La seconda è la sua diramazione occi- che da Chiavenna porta al confine Nel loro complesso, Valtellina e Val- dentale, ovvero la Valle Spluga (o Val svizzero, per poi concludersi con il chiavenna con le loro numerose valli San Giacomo), che parte da Chiaven- Passo del Maloja. laterali compongono un territorio pro- na e termina al Passo dello Spluga. La L’altitudine della valle è varia: si pas- vinciale prevalentemente montuoso: l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
ben il 70% dell’intera superficie pro- qualche caso degli inconsueti caratte- tratto in Valchiavenna, smorzandosi vinciale è situato al di sopra dei 1500 ri di mediterraneità, grazie alle azioni invece rapidamente in Valtellina, a m di quota. combinate dell’esposizione solare e causa dell’orientamento ortogonale La vegetazione presente è quella pro- della vicinanza al bacino del Lago di che questa assume rispetto al lago. pria delle vallate alpine, nelle quali si Como. Così sui versanti più assolati, nella passa gradualmente dalle zone colti- È quello che avviene in particolare prima parte della Valchiavenna e nel vate del fondovalle ai boschi di lati- nella prima parte della Valchiavenna e tratto di Valtellina che va da Colico ad foglie tipici della fascia montana, fino nella bassa Valtellina, che beneficiano Ardenno, si rinvengono Erica arborea ai boschi di conifere, che si fanno via di una azione mitigatrice sulle tempe- e Cistussalvifolius, specie tipicamen- via più radi per giungere infine alle rature legata alla vicinanza del lago. te mediterranee (Galimberti, Zuccoli, praterie alpine. Essa mostra tuttavia in Questo effetto si insinua per un lungo 1986). Erica arborea in località Muniga, Valchiavenna Osserviamo da vicino queste due specie Erica arborea: caratteristiche morfologiche L’Erica arborea (o erica da scope per l’utilizzo dei suoi rami nel pas- sato) è un arbusto sempreverde, alto da 1 a 6 metri, dalla corteccia rossastra e a portamento eretto appartenente alla famiglia delle Eri- cacee. Ha numerosi rami, anch’essi a portamento quasi sempre eretto, i più giovani ricoperti da una lanugine biancastra. Le foglie, lunghe 3-5 mm, sono aghiformi, persistenti e coriacee, verde scuro, normalmen- te in verticilli di quattro, con margine dentellato. I fiori sono piccoli, penduli, molto numerosi, riuniti in ricche infiore- scenze terminali, dal colore bianco-crema e profumati. La specie fiorisce precocemente in primavera e fruttifica nel perio- do estivo, presentando piccole capsule ovoidali contenenti numerosi semi minuti. Il suo legno, di colore rosso, è usato per piccoli lavori di tornio e fab- bricazione delle pipe, mentre a livello erboristico, i suoi fiori vengono utilizzati in infusi diuretici, disinfettanti, sedativi e antireumatici. È un’ottima nettarifera; infatti dai suoi fiori le api ricavano un miele uniflorale dal colore ambrato, più o meno scuro, con riflessi arancio o rossi nel miele liquido; nel miele cristallizzato il colore risulta invece marrone con tonalità arancio. L’odore è di media intensità, fresco, caratteristico del fiore, con un sentore di caramello e zucchero cotto. Il sapore è normalmente dolce, con una leggera presenza di amato; il suo aroma è mediamente intenso, di caramella mou, di crème cara- mel; può risultare a volte stucchevole, di legno aromatico, vegetale, piuttosto persistente. Cristallizza rapidamente, formando una massa morbida di cristalli fini, facilmente solubile; allo stato liquido non è Granulo pollinico di Erica arborea mai limpido (Accorti, 2000). Le maggiori produzioni si ottengono in Toscana, Liguria, Umbria e Sardegna. È un miele caratterizzato da umidità, acidità e H.M.F. più elevati ri- spetto alla media ed è per questo di difficile conservazione. Dal punto di vista delle caratteristiche melissopalinologiche il gra- nulo pollinico di Erica arborea si può distinguere abbastanza facil- mente: è una tetrade di dimensioni intorno ai 25-30 micron, derivante da due precedenti divisioni mitotiche, le cui cellule risultanti non si dividono, come normalmente avviene, ma rimangono aggregate. l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
Cistussalvifolius L. Il cisto femmina (Cistussalvifolius L. 1753) è un arbusto appartenente alla famiglia delle Cistacee, la cui presenza è riscontrabile nel territorio della Valchiavenna (Credaro, 1975). Insieme all’Erica arborea, è una specie tipica della macchia mediter- ranea. Questa specie assume un portamento cespuglioso e raggiunge altezze di 50-60 cm. Le foglie, della lunghezza variabile dall’1 ai 3 cm, sono di colore verde chiaro, ovali o ellittiche, picciolate, tomentose, Fiori di Cistussalvifolius con margine intero. I fiori sono solitari e lungamente peduncolati, con diametro di 4-5 cm. La corolla è composta da 5 petali liberi, di colore bianco con sfumature gialle alla base. Al centro della corolla si notano numerosi stami dalle antere gialle ricche di polline; dall’ovario si svi- luppa il frutto, una capsula contenente più semi. Il Cistussalvifolius è una pianta rustica, resistente a prolungate condizioni di siccità, eliofila e poco esigente per quanto riguarda il pH del terreno. L’interesse apistico è legato alla raccolta del polline, essendo la specie di scarso interesse per la produzione di nettare e quindi di miele. Il suo pol- line si rinviene spesso nei sedimenti dei mieli prodotti in Valchiavenna, in quanto presente come scorta proteica in alveare, attestandone la pro- venienza geografica, pur non contribuendo alla costituzione del prodotto. Parte sperimentale Durante il primo anno, parallelamen- hanno evidenziato, come atteso, delle iti principalmente da castagno, tiglio, te al lavoro pratico di acquisizione di lievi differenze nel complesso aroma- rovo, robinia, varie specie del genere manualità a fianco dei tecnici della tico tra i due gruppi di campioni: una Prunus, trifogli, salice, acero ecc. Fondazione nelle attività di laborato- particolare nota caramellata esclusi- Tuttavia, come ampiamente detto rio, si è deciso di focalizzare l’atten- vamente nei mieli provenienti dalla nella parte introduttiva pubblicata su zione sulle differenze emerse dalla bassa valle e dalla Valchiavenna; tale l’apis n. 9-2020, la melissopalino- pluriennale esperienza di lavoro ana- nota aromatica era invece totalmente logia per caratterizzare i mieli di un litico della Fondazione sui mieli di assente in campioni provenienti dalle particolare territorio si basa non tanto provenienza delle due valli e di ren- altre zone della provincia di Sondrio. sulla presenza delle specie principali, derle finalmente oggettive con oppor- I due gruppi di campioni tuttavia mo- quanto su quelle presenti in piccole tune analisi e concretizzarle appunto stravano dal punto di vista della com- percentuali, ma specifiche di quel de- in un lavoro di tesi. posizione del sedimento soltanto del- terminato luogo; più raramente avvie- Dal complesso dei campioni di miele le lievi differenze. Infatti dai risultati ne che si tratti di singole specie, più da sottoporre ad analisi provenienti delle analisi melissopalinologiche e spesso si fa riferimento ad associazio- da tutta la provincia sono stati quin- dalla successiva elaborazione statisti- ni tipiche di specie. di presi in considerazione 40 diversi ca dei profili pollinici è emerso che tra Se si considera infatti il grafico della campioni, di cui 20 provenienti esclu- le produzioni di provenienza valtelli- presenza/assenza, è facilmente osser- sivamente dalla media Valtellina e i nese e valchiavennasca vi è una larga vabile come alcune essenze botani- restanti 20 da varie località della Val- sovrapposizione, che indica un grado che minori siano presenti soltanto nei chiavenna. elevato di somiglianza. campioni provenienti dalla Valchia- La scelta delle località di provenien- Questo sembrerebbe confutare le loro venna e raramente in qualche campio- za dei prodotti ha avuto la finalità di differenze oggettive a livello orga- ne della bassa Valtellina: specie come rappresentare e mettere a confronto nolettico e indicare l’impossibilità di Erica arborea, Aesculus hippocasta- le due diverse zone della provincia. distinguere le produzioni provenienti num, Daphne alpina, Dryas octope- Ognuno di questi è stato registrato in dalle due aree geografiche. tala, Anthyllis vulneraria, Buxus sem- una scheda contenente le informazio- Che non si evidenzino grandi diffe- pervirens, Ilex aquifolium, presenti ni utili alla valutazione dei risultati: ti- renze tra mieli delle due zone è na- nei mieli riferibili alla Valchiavenna e pologia di miele, luogo di produzione, turale: si tratta pur sempre vallate totalmente o quasi assenti nei campio- altitudine, periodo di smielatura. alpine con la loro vegetazione tipica, ni provenienti dalla media Valtellina. I risultati del primo anno di lavoro perlopiù di prodotti millefiori costitu- l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
Nell’anno successivo... I risultati ottenuti nel primo anno (la luogo a partite di miele uniflorale in Volendo sfruttare la specie per la pro- generale somiglianza dei sedimenti modo particolare in ambienti mediter- duzione, occorre seguire una serie di per quanto riguarda le specie con per- ranei. operazioni e accorgimenti, in modo centuali maggiori, unite alle differen- Tuttavia, anche in alcune zone più a da preparare già a partire dal mese di ze piccole ma significative a carico Nord, favorite dall’esposizione e dalla febbraio delle famiglie forti. Ulteriori delle specie a livello di polline raro) presenza mitigatrice dei grandi laghi, ostacoli sono causati dal fatto che, in hanno permesso di perseguire l’obiet- la specie vegeta abbondantemente, e questo momento dell’anno, non sono tivo finale di caratterizzare i mieli val- può giungere a caratterizzare i mieli infrequenti lunghi periodi di pioggia chiavennaschi. ivi prodotti con la sua presenza. Così e freddo che, oltre a rovinare il fiore, Innanzi tutto le analisi melissopali- sui fianchi retici della bassa Valtellina impediscono alle bottinatrici di uscire nologiche per la descrizione dei mieli e della Valchiavenna, l’Erica arborea per raccogliere il nettare. valchiavennaschi hanno riguardato al- è spesso associata alla ginestra dei Appena estratto dal favo, il miele di tri 50 campioni, provenienti da diverse carbonai (Sarothamnus scoparius), erica è liquido e di aspetto torbido; zone e a diverse altitudini, in modo da specie frugale e acidofila; le due spe- tende a cristallizzare rapidamente e in rappresentare al meglio le produzioni cie condividono infatti zone di bosco modo fine, assumendo una consisten- della valle. aperto e degradato. za piacevolmente cremosa; l'umidità è Oltre a questo approfondimento sulla Si è trattato quindi di scegliere delle alta e questo è un ulteriore fattore cri- conoscenza delle produzioni valchia- stazioni contraddistinte dalla presenza tico: occorre invasettarlo solo se si è vennasche per così dire più generale, abbondante della specie per impostare sicuri della sua maturità, altrimenti il si è deciso di effettuare una prova di questa prova. rischio di fermentazione è molto alto. produzione di miele contraddistinto il Le difficoltà legate alle latitudini alpi- Quindi, grazie alla disponibilità di più possibile dalla presenza di Erica ne sono legate essenzialmente al pre- due apicoltori locali, è stato possibile arborea. coce periodo di fioritura (che avviene seguire nel tempo il susseguirsi delle A questo si è giunti dopo aver appura- a fine marzo/inizi di aprile), durante il operazioni che hanno portato al pro- to e confermato il legame tra peculia- quale le famiglie di api, appena uscite dotto finale, in due diverse zone della rità aromatica e presenza di polline di dall'inverno, non possiedono un nu- provincia: la prima in Valchiavenna, Erica arborea nei sedimenti dei mieli mero sufficiente di bottinatrici in gra- in località Prata Camportaccio; la valchiavennaschi analizzati nel pri- do di garantire una cospicua attività seconda, in bassa Valtellina, più pre- mo anno. La finalità è stata quella di di raccolta di nettare. Normalmente, cisamente in località Dazio. I mieli verificare la fattibilità di questa espe- quindi, il nettare bottinato su questa prodotti sono stati successivamente rienza alle latitudini dell’arco alpino, specie viene utilizzato per lo sviluppo sottoposti ad analisi di laboratorio per tenendo presente che l’Erica arborea, della covata, più che essere immagaz- la caratterizzazione del profilo pollini- pur essendo un’ottima nettarifera, dà zinato come miele. co ed organolettico. Postazione Prata Camportaccio, località Muniga (500 m s.l.m.) Apicoltore: Alessandro Gianoli Presso questa postazione è stato possibile ricavare, ad avvenuta smielatura, piccole quantità di miele (circa 6 kg da una famiglia), che sottoposto ad ana- lisi melissopalinologica qualitativa ha evidenziato una percentuale di Erica arborea del 71.8% tra i pollini dominanti; Salix spp. al 25,6 %, e ancora: Prunus, Pyrus/Malus, Acer, Liliaceae, Ranuncola- ceae, Aesculus, Taraxacum, Lamium, Buxus, Cycla- men f., Ilex aquifolium. Quercusrr., Corylus, Cistaceae, Graminaceaetra le specie non nettarifere. l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
Postazione Dazio - Morbegno Apicoltore: Nillo Donini Presso questa postazione è stato possibile ricavare, ad avvenuta smielatura, quantità di miele variabili, con una media di 10 kg per famiglia. Il miele sottoposto ad analisi melissopalinologica qualitativa ha evidenziato una percentuale di Eri- ca arborea del 73.9% tra i pollini dominanti; Salix (10,2 %), Prunus (8,4 %), Acer, Clematis, Cyclamen f., Taraxacum, Pyrus/Malus, Liliaceae, Myosotis, Ranuncolaceae, Buxus, Hedera. Fraxinus, Helianthemum, Corylus, Chamaerops, Plantago, Graminaceae, Pinaceae tra le specie non nettarifere. Saltano all’occhio alcune differenze: tra le specie non nettarifere non vi è il cisto (rilevato solo, tra tut- ti i campioni analizzati, in quelli valchiavennaschi). Inoltre sono assenti l’ippocastano e l’agrifoglio, specie che si sono dimostrate più frequenti nei cam- pioni della Valchiavenna. Risultati Dall’elaborazione dei dati ottenuti dal Saxifraga stolonifera etc. ciata a quantità più o meno variabili campionamento di 50 mieli prove- Infine, tra le non nettarifere, troviamo di Prunus (ciliegio selvatico ed altre nienti esclusivamente dalla Valchia- perlopiù specie come Cistus salvifo- specie del genere, come il Prunus spi- venna, sui quali si è puntata l’atten- lius, Fraxinus, Helianthemum, Quer- nosa ed altre), di elementi del gruppo zione nel secondo anno di lavoro, è cus robur, Chamaerops, Graminaceae Pyrus/Malus (ad es. fruttiferi coltivati emerso come nel loro profilo pollinico varie, Plantago. a fioritura primaverile), salice, tarassa- siano annoverate, tra le specie princi- Dal complesso dei dati ottenuti dalle co e diverse altre essenze botaniche in pali, Castanea sativa, Robinia pseu- analisi effettuate e in base alla diffe- percentuali più basse. doacacia, Tilia spp., varie specie del rente epoca di raccolta è possibile in A queste produzioni più precoci se- genere Rubus, Erica arborea (nel caso sintesi definire dei raggruppamenti guono produzioni multiflorali nei degli uniflorali). che descrivono le produzioni valchia- quali si evidenzia la presenza di Ro- Questo primo gruppo è accompagnato vennasche. binia pseudoacacia: spesso si tratta di da altre specie che apportano quantità In sintesi possiamo distinguere alcune campioni che tendono alla bifloralità, di nettari inferiori, ma ugualmente im- tipologie di miele: all’interno dei quali erica e robinia portanti per la definizione del profilo quasi si equivalgono, determinando aromatico, quali specie appartenenti al • mieli raccolti prima della fioritura un miele caratteristico dall’aroma genere Prunus, Parthenocissus quin- del castagno, vanigliato, confettato, ma anche cara- quefolia, Salix spp, Centaurea jacea, • mieli raccolti dopo la fioritura del mellato. Quando invece la percentuale Gleditsia triacanthos, Pyrus spp, Rho- castagno, di robinia diventa prevalente è possi- dodendron ferrugineum (nel caso di • mieli di alta montagna. bile classificare i prodotti come uniflo- mieli d’alta montagna). rali di acacia, riscontrando spesso nel Numerose sono le specie rare, come - I mieli raccolti prima della fioritura loro sedimento in piccola percentuale Dryas octopetala, Aesculus hippoca- del castagno sono prodotti dal colore pollini di Erica arborea e Cistus salvi- stanum, Valeriana officinalis, Anthyl- chiaro, all’interno dei quali è possibile folius (quest’ultimo tra le specie non lis vulneraria, Sanguisorba minor, riscontrare maggiormente la presenza nettarifere) che fanno da traccianti di Centaurea montana, Buxus semper- di Erica arborea: si discostano perciò produzione valchiavennasca. virens, Cyclamen L., Ilex aquifolium, maggiormente dalle produzioni valtel- Anemone L., Pyracantha coccinea, linesi. - I mieli raccolti dopo la fioritura del Oxalis acetosella, Daphne L., Impa- Nel caso dei campioni uniflorali di castagno sono caratterizzati da un co- tiens noli-tangere, Trifolium pratense, Erica arborea, la specie si trova asso- lore più scuro e un sapore amarognolo/ l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
aromatico/fruttato, poiché vedono la percentuali del 51,6 %. Questi mille- zie all’attività di nomadismo; in essi classica mescolanza di castagno, rovo/ fiori tendono a discostarsi dai prodotti sono riscontrabili Ericacee come il ro- lampone e tiglio. L’aroma è determi- valtellinesi, in quanto è riscontrabile dodendro, lampone, svariate Legumi- nato dalla percentuale di castagno pre- la presenza, oltre che di Erica arbo- nose, Composite, Poligonacee e anche sente in essi, che nei casi limite giunge rea in basse percentuali, di Aesculus tracce di Myosotis; presentano tra le a determinarne l’unifloralità. È tutta- hippocastanum, a volte di Ilex aquifo- specie meno frequenti la lupinella, che via ancora evidenziabile la presenza di lium, Buxus sempervirens, e di specie vegeta su substrati calcarei. Tra le non Erica arborea, seppur in percentuali non nettarifere come la Chamaerops. nettarifere troviamo spesso le Cista- più basse rispetto ai mieli ottenuti da cee, tra le quali spicca soprattutto l’e- fioriture primaverili precoci; a volte - I mieli classificati di alta montagna liantemo e più sporadicamente il cisto. la specie prevalente è il tiglio, che nel derivano da un’apicoltura operata a caso di campioni uniflorali raggiunge quote superiori ai 1000 m s.l.m., gra- Considerazioni conclusive Caratterizzazione che assume una par- avvertire leggermente a livello orga- Il complesso delle informazioni ticolare valenza in quanto legata a spe- nolettico, come pure, quando la sua raccolte in questo lavoro di tesi ha cie insolite per una vegetazione pro- presenza risulta del tutto trascurabile, permesso di rispondere in modo af- pria di una latitudine alpina e, proprio non la si percepisce all’assaggio, ma fermativo al quesito iniziale circa perché insolita, meritevole di essere resta comunque riscontrabile all’anali- la possibilità di differenziare i mieli opportunamente messa in luce. Tanto si melissopalinologica (entrando a far della Valchiavenna da quelli del resto più che questa differenza di composi- parte dei pollini rari) come importante della provincia. zione spesso si traduce in un particola- elemento di origine territoriale. Una prima diversificazione tra le pro- re profilo aromatico. A partire dai risultati ottenuti da que- duzioni delle due zone geografiche era È stato inoltre possibile verificare con sto lavoro di tesi, si offre per l’apicol- già emersa dall’insieme degli innume- esiti positivi, l’oggettiva possibilità tura della Valchiavenna l’opportunità revoli dati storici (fisico-chimici, or- di produrre miele uniflorale di Erica di differenziare i propri prodotti da ganolettici e palinologici) raccolti dal- arborea, seguendo opportune tecniche altri simili dell’arco alpino, grazie a la Fondazione Fojanini nel corso degli di conduzione dell’alveare. questo tratto di mediterraneità che può anni, che evidenziavano come l’Erica La presenza di questa specie, anche giocare, agli occhi del consumatore, arborea fosse l’elemento di spicco nel quando non raggiunge nei prodotti un ruolo molto attrattivo, se fatto op- determinare questa diversità. percentuali sufficienti per l’uniflorali- portunamente conoscere grazie ad una Lo studio portato avanti lungo l’attivi- tà, marca distintamente le produzioni mirata azione di promozione. tà di tirocinio e ricerca ha confermato primaverili. In aggiunta, trovandosi Inoltre, intraprendere questa strada l’effettiva differenza compositiva dei essa come scorta nel nido, la si può di valorizzazione è fondamentale nel due gruppi di mieli, riscontrabile per- ritrovare anche in parte nei millefiori caso di territori di bottinatura di fon- lopiù in termini di presenza/assenza prodotti successivamente, per riela- dovalle alpino, nei quali le produzioni di alcune specie, raramente presenti borazione e traslocazione di miele in termini quantitativi non sono para- nei sedimenti a livello di polline do- dal nido al melario operata dalle api gonabili a quelle di collina o di pia- minante, ma ugualmente importanti in alveare. In questi casi, a seconda nura. per la caratterizzazione del territorio. della percentuale di presenza, la si può l’apis | D I C E M B R E | 9 | 2 0 2 0
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