A SCUOLA CON L'AFRICA - Vademecum per insegnanti e volontari - Medici con l'Africa Cuamm
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
A SCUOLA CON L’AFRICA Vademecum per insegnanti e volontari
INDICE* Il progetto 3 Finalità generali e obiettivi specifici 5 Strumenti 7 Progetto pilota di Padova e Rovigo 10 11 Note di metodo 17 Laboratori 20 Programmazione 24 Indicazioni bibliografiche * Questo vademecum per l’attività nelle scuole è realizzato in collaborazione con La Bottega dei ragazzi, cooperativa sociale di Padova. 2
IL PROGETTO Il mondo della scuola è un alleato cruciale per le campagne di informazione e sensibilizzazione di Medici con l’Africa Cuamm. La nostra intenzione è quella di costruire un rapporto di collaborazione che permetta a classi e istituti di approfondire tematiche specifiche legate allo sviluppo e segnatamente al diritto alla salute in Africa. Uno degli obiettivi strategici di Medici con l’Africa Cuamm è comunicare l’impegno a favore della salute delle popolazioni africane perché quanto facciamo si possa moltiplicare: solo attraverso azioni concrete, anche di sensibilizzazione, è possibile diffondere i valori per cui ci spendiamo da oltre cinquant’anni. L’Africa che raccontiamo non è quella mediata, indiretta, delle agenzie di stampa internazionali; non è neanche quella che si conosce in brevi viaggi turistici in luoghi magari esotici e affascinanti. È l’Africa di una presenza continua, ininterrotta per anni, a volte per decenni, spesa per portare cure, aiuto, salute e sviluppo. È un altro modo di conoscere, di stare, di raccontare. È questa l’Africa che i nostri volontari portano nelle classi delle scuole dei territori in cui siamo presenti. Nell’anno scolastico 2009/2010, Medici con l’Africa Cuamm ha lanciato un nuovo progetto per le scuole con l'intenzione di creare percorsi che permettano un’immersione nel continente Africa, nella sua quotidianità, nelle sue sofferenze ma anche nella gioia solare delle sue relazioni comunitarie. Dagli incontri in classe emerge spontaneo un confronto tra due mondi che induce la riflessione: gli alunni sono progressivamente portati all’ascolto, alla conoscenza e al confronto su ciò che è vicino e su ciò che è lontano, su ciò che è familiare e ciò che è sconosciuto in realtà e culture diverse. Il progetto si articola in due tracce di lavoro: 3
Abecedafrica (per le scuole primarie) e Una giornata con Mazengo (per le scuole secondarie di primo grado). Ogni percorso prevede 2 incontri da 2 ore ciascuno gestiti da 1-2 volontari di Medici con l’Africa Cuamm, per i quali vengono proposti diversi filoni tematici (famiglia-casa, cibo- natura, scuola-amicizia, gioco-danza, malattia-salute) che combinano, in un mix variabile anche a seconda delle età, il tema della scoperta dell’Africa e del diritto alla salute. Lo strumento formativo prescelto consiste nella lettura animata di un libretto, che getta luce su molti aspetti della vita di un coetaneo africano e sprona bambini e ragazzi a mettersi in gioco attivamente nei diversi laboratori. I materiali verranno distribuiti ai ragazzi dai volontari dell’organizzazione al momento dell’incontro con la classe. 4
FINALITÀ Sentiamo forte il dovere di offrire ai ragazzi l'opportunità di E OBIETTIVI pensare a un'Africa che ha tanto da raccontarci, contrariamente all'immagine più diffusa di una terra solamente da compiangere con i suoi tanti mali. Vogliamo così credere che, anche grazie a questi interventi nelle scuole, l'Africa possa occupare un posto nei pensieri degli adulti di domani. Volontarie del Gruppo scuole di Padova Finalità generali > Sostenere i valori della testimonianza e della denuncia presenti nella mission di Medici con l’Africa Cuamm con un progetto di comunicazione e sensibilizzazione organico. > Rafforzare negli studenti e negli insegnanti la capacità di attivarsi per amplificare l’azione di testimonianza sulla difesa del diritto alla salute in Africa. > Partendo dall’esperienza quotidiana di vita dei loro coetanei africani, costruire un percorso partecipato con i ragazzi che stimoli una riflessione più consapevole sulla loro vita. > Valorizzando gli eventuali bambini stranieri in classe, favorire la conoscenza reciproca per incoraggiare meccanismi di inclusione e far emergere eventuali stereotipi e pregiudizi legati alle diversità presenti all’interno del gruppo, incoraggiando la creazione di un clima di accoglienza e valorizzazione delle diversità. Obiettivi specifici > Lavorare sulle differenze reali e apparenti e la ricerca dei bisogni universali a cui culture diverse hanno dato risposte diverse > Avvicinarsi ad alcune culture africane in vari aspetti della quotidianità per far emergere somiglianze e differenze con il nostro mondo, facilitando la riflessione sulla 5
diversità dei punti di vista e sulla formazione degli stereotipi. > Leggere la complessità culturale dell’Africa nera evitando riduzioni esotizzanti e valorizzando punti di vista diversi, attraverso la narrazione di un'Africa che ha molte cose da dirci, sia negli aspetti positivi che in quelli problematici, quella di cui i medici e i volontari di Medici con l’Africa Cuamm hanno memoria e conoscenza. > Far comprendere il concetto di salute (inteso come stato di benessere fisico ma anche psichico e sociale e non la semplice assenza di malattia), il diritto alla salute e alle cure, i confronti anche tra sanità in Italia e sanità in Africa. > Creare luoghi e tempi per ascoltare e scambiare le storie personali di ciascuno a partire dalle sollecitazioni dei racconti. > Acquisire consapevolezza “di sé” e “dell’altro” nella relazione interpersonale. > Favorire il processo che possa portare i ragazzi a considerare la diversità come una risorsa e alla formazione di una mentalità capace di aprirsi al mondo. I ragazzi vengono accompagnati nella conoscenza di un'Africa bella e problematica attraverso una presentazione che mira a sollecitare interrogativi e domande. Tutte le informazioni e testimonianze portate in classe dai volontari di Medici con l’Africa Cuamm vanno intese come provocazioni per sviluppare la sensibilità e intelligenza dei ragazzi allo scopo di renderli più responsabili verso altre persone, in diverse parti del mondo e verso se stessi. 6
STRUMENTI Attraverso un ricco apparato di segni e simboli, e grazie a 26 tavole illustrate, questo Abecedafrica abecedario si propone di aprire una finestra sull’Africa e di trovare un po’ di tempo per ascoltare la voce dei suoi bambini. Nascere, crescere, trovare casa, lavorare, giocare, camminare, danzare, ammalarsi e guarire, sono alcuni fra i più svariati appelli a una conoscenza curiosa e divertita dell’Africa. Le tante dimensioni della nostra vita quotidiana si aprono a un’altra visione su un continente ancora inesplorato. Dalla A alla Z, ogni lettera si lascia andare a un gioco di ricordi, di suggestioni e di libere associazioni, invitandoci a cercare significati nascosti ma familiari. Se poi ci porta alla percezione di una differenza e insieme di una vicinanza, significa forse che noi e l’Africa non siamo gli opposti che si può credere, ma due momenti di una stessa profonda identità. Abecedafrica è composto da due libretti: un abecedario illustrato e un abecedario da illustrare. Nel quaderno illustrato, ciascun lemma è corredato da un testo evocativo e da un’immagine che illustra i contenuti del testo, espandendoli e calandoli in forma fantasiosa nella realtà africana. Nelle ultime pagine, un Nota bene riporta degli approfondimenti per ciascuno dei lemmi incontrati insieme all’invito a un’attivazione (rivolta in particolare ai più piccoli). Il quaderno da illustrare verrà invece compilato da ogni bambino che darà in questo modo una personale versione dell’Abecedafrica/Abeceditalia, in base al proprio vissuto e alle proprie percezioni. L’apparato dei testi serve a innescare il percorso ma da solo non può ritenersi esauriente rispetto agli obiettivi degli interventi in classe: per questo, ai fini della preparazione degli incontri, diventa utile procedere ad una selezione di lemmi secondo un itinerario tematico in base ad alcuni filoni 7
già individuati (famiglia-casa, cibo-natura, scuola-amicizia, gioco-danza, malattia- salute) o altri che possano eventualmente emergere. Destinatari: alunni delle scuole primarie (i quali maggiormente gradiscono e colgono gli spunti fantastici come input di apprendimento) Una giornata con Mazengo Una giornata con Mazengo è un percorso che intende offrire alle nuove generazioni non solo conoscenze e informazioni su come vive la maggior parte dei loro coetanei nel sud del mondo, ma anche elementi di riflessione che possano contribuire alla formazione di una mentalità capace di aprirsi all'altro. Il libretto è un testo narrativo realistico che nasce dall’esperienza sul campo di alcuni volontari di Medici con l’Africa Cuamm. Il percorso si propone di avvicinare i ragazzi alla vita di un coetaneo che vive in un angolo di mondo geograficamente lontano, ma sempre più vicino a noi in quest’era multietnica. Nel corso degli incontri vengono trattati vari aspetti che riguardano la vita di un bambino: la famiglia, l’abitazione, il cibo, la scuola, il gioco, il divertimento e la malattia, esperienza così frequente nel bambino africano e altrettanto insolita, almeno per gravità, per i nostri bambini. La storia di Mazengo, della sua famiglia, del villaggio e della sua vita è stata creata sulla base dell'osservazione diretta da parte dei volontari dell’organizzazione durante le loro esperienze sul campo. Nella descrizione della giornata di Mazengo, così come nella descrizione dell'esperienza della malattia, sono stati inseriti elementi ritenuti peculiari e distintivi della vita dei bambini africani. In particolare, la scelta della Tanzania come contesto in cui si svolge la vicenda è dovuta alla radicata esperienza di Medici con l’Africa 8
Cuamm nel paese e alla situazione di relativa non-emergenza che la caratterizza rispetto ad altri stati africani. L’obiettivo complessivo è proporre ai ragazzi di far dialogare queste due quotidianità diverse ma simili nel tentativo di far emergere un'immagine più completa dell'Africa: un continente che ha bisogno di aiuto, ma che ha anche una sua identità, una ricchezza culturale da scoprire in un’ottica di arricchimento reciproco. Destinatari: alunni delle ultime classi della scuola primaria e delle scuole secondarie di primo grado 9
PROGETTO PILOTA Il progetto pilota finanziato dalla Fondazione DI PADOVA E Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e realizzato in diverse scuole primarie e ROVIGO secondarie di primo grado di Padova, Rovigo e relative province per l’anno scolastico 2009/2010, ha previsto la realizzazione di 100 incontri articolati in 2 incontri per classe da 2 ore ciascuno. Il primo incontro introduttivo è stato co- gestito da un educatore professionale e un volontario di Medici con l’Africa Cuamm appartenente al “gruppo scuole”, mentre nel secondo incontro di approfondimento all’educatore è stato affiancata la testimonianza di un volontario di Medici con l’Africa Cuamm con esperienza diretta in uno dei progetti di sviluppo sul campo. Come anticipato per i percorsi sono stati proposti 5 filoni tematici: 1. famiglia-casa, 2. cibo-natura, 3. scuola-amicizia, 4. gioco-danza, 5. malattia-salute. Lo strumento formativo prescelto è stato basato nella lettura di due testi tra loro alternativi: Abecedafrica e Una giornata con Mazengo. 10
NOTE DI METODO I bambini a scuola apprendono - oltre alle materie curriculari - come si vive all’interno di una comunità dotata di regole e le cui Incontrare la scuola azioni sono finalizzate a perseguire obiettivi definiti; imparano a costruirsi un ruolo all’interno di un gruppo e a sperimentarne le dinamiche, allenandosi in un ambiente - diverso da quello famigliare - che a volte li mette in difficoltà ma che rappresenta per l’individuo in crescita uno stimolo e un’opportunità per costruire la propria peculiare visione del mondo. Incontrare bambini e ragazzi a scuola significa pertanto entrare nell’officina delle generazioni in crescita, dove il pensiero, l’agire educativo, le mete che ciascuno immagina per il futuro, i limiti e le risorse che appartengono al singolo o alla società prendono forma attraverso la relazione tra adulti e giovani. A scuola si incontrano bambini e ragazzi, ma anche insegnanti, bidelli, genitori che aprono la strada a chi entra per portare nuovi contenuti o esperienze e che, con il loro lavoro quotidiano, nutrono con cura quanto da loro stessi o da altri è stato seminato. L’intervento nella scuola può quindi essere una scelta molto efficace per far muovere un pensiero, portare una riflessione, creare o sollecitare azioni che producono cambiamenti, e l’efficacia dell’intervento è proporzionale al coinvolgimento degli insegnanti e delle famiglie. Il coinvolgimento di questi ultimi può avvenire, prima, durante o dopo l’intervento ed è tale dal momento in cui nel pensiero di chi incontra la scuola c’è uno spazio dedicato anche agli adulti che accompagnano e sostengono i ragazzi nella crescita. È utile, quindi, conoscere o se possibile concordare il modo in cui l’intervento in classe viene introdotto agli alunni; comprendere in quale contesto di apprendimenti si colloca in quella specifica 11
scuola o nella classe in cui si interviene, aprendo così un dialogo con gli insegnanti, in cui già si introducono alcuni elementi importanti e relativi ai contenuti che si intende portare. Allo stesso modo, in chiusura dell’intervento, sarà opportuno coinvolgere gli insegnanti in un momento di verifica e suggerire una proposta di lavoro che dia continuità all’esperienza fatta insieme. Incontrando bambini e ragazzi si può interloquire più o meno indirettamente con i genitori, offrendo stimoli e occasioni di riflessione a casa attraverso semplici materiali o attività. Incontrare un gruppo-classe Quando nella scuola si porta un intervento che ha l’obiettivo di informare o formare intorno a un tema, si incontra una classe per un tempo definito e concordato con gli insegnanti. Qualora si voglia dare all’intervento una valenza formativa, due sono gli elementi con i quali si costruisce e realizza un intervento in classe, indipendentemente dai contenuti che si intende portare: il setting e il gruppo. Setting La scuola è un contesto educativo di apprendimento con un setting predefinito. Per setting si intende l’orchestrazione degli elementi che costituiscono la cornice di ogni esperienza formativa, ossia tempi, spazi e regole che ne caratterizzano il contesto. Gli interventi nella scuola propongono nuovi setting di apprendimento che rendono l’aula uno spazio di confine tra diversi insegnamenti che si intersecano tra loro generando nuovi impulsi educativi. Un insieme di persone può essere Gruppo considerato gruppo nel momento in cui, incontrandosi in un tempo definito, condivide finalità comuni e si orienta ad un compito. 12
Nel gruppo, il singolo non perde la sua individualità ma può esprimerla perché si sente accolto e garantito da chi conduce o coordina. Il gruppo può produrre un pensiero o un’azione comune che è diversa dalla semplice somma dei pensieri e delle azioni dei singoli. Date queste premesse, risultano importanti le seguenti tappe di intervento: > predisposizione del setting: creare un setting specifico, pur utilizzando un’aula, significa per esempio spostare i banchi e organizzare un cerchio. > Presentazione del conduttore e dell’intervento: il contatto con i partecipanti passa anche attraverso la presentazione del conduttore, che si fa conoscere in funzione del ruolo e del compito che andrà a svolgere, portando qualche elemento di curiosità o interesse. > Definizione del contesto con il gruppo classe: la dichiarazione dei tempi, degli spazi e delle regole aiuta i partecipanti a ‘riconoscere’ il contesto in cui si trovano e ad avere delle buone coordinate per agire adeguatamente. > Presentazione dei singoli bambini/ragazzi: offrire uno spazio per la presentazione individuale, magari attraverso semplici giochi, rende possibile ai presenti farsi conoscere e “riconoscere”, dai compagni e dall’insegnante – forse portando qualche elemento di novità – e dal conduttore con il quale si instaura un rapporto più diretto. Attraverso la presentazione diventa possibile al conduttore misurare la “temperatura” della classe e individuare alcune persone a cui far riferimento o da “gestire” con particolare attenzione. > Formulazione del contratto formativo: in modo sintetico e semplice vengono condivisi obiettivi e metodo, chiedendo ai partecipanti di “stare al gioco”. 13
Bambini e ragazzi Nel portare informazioni e contenuti è sempre opportuno tener conto di chi riceve la comunicazione, affinché la comunicazione stessa sia più efficace. Apprendere Bambini e ragazzi osservano e interagiscono con l’ambiente e le persone, apprendendo dall’esperienza e dalle relazioni. La conoscenza viene acquisita a partire dal bagaglio di esperienze e idee che già si possiede e che ogni volta si rinnova attraverso nuove scoperte e la riorganizzazione di pensieri e significati. Favorire la messa in gioco diretta dei partecipanti e il loro coinvolgimento – portando elementi di novità, permettendo di assimilarli a quanto già conosciuto e offrendo spazi di narrazione – consente ai bambini di “masticare” le informazioni, tenere viva la curiosità e mantenersi disponibili a rivedere o arricchire quanto già in loro possesso in termini di conoscenza. Incontrare l’altro Ciascun individuo compie un lungo percorso per uscire dal proprio egocentrismo e imparare a “mettersi nei panni dell’altro”, a vedere cioè le cose da un punto di vista diverso. Questo è reso possibile dall’evolversi dei processi di pensiero, ma anche dalla capacità di prendere le distanze da se stessi e dalle proprie emozioni, avendole quindi prima conosciute, sperimentate e nominate. Quanto più i bambini sono piccoli tanto maggiormente tendono a vedere ciò che accade dalla loro prospettiva, mantenendo se stessi al centro di un universo che ruota intorno a loro; ed è curioso e interessante per l’adulto intuire da quanto affermano qual è l’“osservatorio personale” da cui stanno considerando ciò che accade o viene raccontato. Proprio questo “osservatorio personale” del resto è la matrice che permette a ciascuno di distinguersi dagli altri 14
individui e dal “conformismo” che la dimensione del sociale porta con sé, per riuscire a produrre idee, pensieri e contributi nuovi e peculiari. Nell’accostarsi ai bambini è opportuno quindi offrire occasioni che li aiutino a maturare un pensiero sociale e la capacità di guardare quanto li circonda – persone, eventi, oggetti – con una pluralità di prospettive; ma anche valorizzare e “ascoltare” il loro particolare punto di vista, così da aiutarli ad aver fiducia nella capacità personale di capire e agire sulla realtà, portando un contributo unico alla società. Identità I bambini e i ragazzi sono impegnati in un compito complesso e importante: costruire la propria identità. Essa è data dalla percezione di elementi di stabilità – alcune caratteristiche personali, la propria storia – che si intrecciano con la fluidità di altri, poiché l’individuo muta con il trascorrere del tempo e nell’interazione con l’ambiente. Un contributo importante nella definizione dell’identità di ciascuno è dato anche dal rispecchiamento che gli altri offrono e da quello che le persone intorno a un individuo vedono o immaginano o si attendono da lui. L’identità famigliare rappresenta a lungo per il bambino un’ancora che gli offre l’opportunità e la garanzia di stabilità in una percezione di sé in rapido mutamento; il gruppo dei pari diventa poi gradatamente luogo di transizione verso la definizione di un’identità sempre più autonoma e autentica, per quanto connessa alla relazione con gli altri e all’ambiente sociale di riferimento. Nello scegliere le proposte, le attività, i materiali da portare in classe può essere utile tener conto che il processo di cambiamento e la capacità di assumere punti di vista diversi sono favoriti da: 15
> atteggiamenti di rassicurazione; > costruzione di una relazione o di un clima di fiducia; > conferme rispetto all’essere graditi come persone (“mi piaci così come sei”); > possibilità di esprimere e vedere riconosciute e rispettate le proprie emozioni, anche negative > possibilità di narrare; > esperienze di piccolo gruppo (in cui si sperimentano i limiti dell’onnipotenza, ma anche la ricchezza della pluralità dei punti vista e la cooperazione sulla base delle competenza e risorse di cui ciascuno è portatore); > giochi del “far finta che” (per i più piccoli) e giochi di ruolo (per i più grandi). 16
LABORATORI Lo strumento formativo prescelto consiste nella lettura di due testi tra loro alternativi: “Abecedafrica” e “Una giornata con Mazengo”. All’interno dei percorsi sono almeno due i modi di narrare proposti: il racconto orale delle esperienze vissute sul campo dai volontari di Medici con l’Africa Cuamm e la lettura animata di “Abecedafrica” e di “Una giornata con Mazengo”. Entrambe le modalità risultano fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi specifici degli interventi in classe: la prima attiva il coinvolgimento personale, la seconda consolida, oggettiva e offre la possibilità di appropriarsi delle tematiche e di approfondire e diffondere le competenze acquisite. La narrazione La differenza fondamentale tra le due tipologie di narrazione è costituita dal fatto che il racconto di fatti realmente vissuti porta con sé una forte carica emotiva il cui flusso passa direttamente dal narratore agli ascoltatori. È quindi possibile misurare immediatamente “l’effetto che fa” e monitorare l’attenzione del gruppo utilizzando le pause in modo efficace, sintonizzando quindi il ritmo della narrazione sul ritmo del gruppo. Il coinvolgimento attraverso domande le cui risposte arricchiscono la narrazione è più facilmente raggiungibile e così come diventa più semplice la gestione degli imprevisti (ad es. il bambino che disturba i compagni o il bisogno di movimento che serpeggia nel gruppo). La narrazione permette di rispettare, caso per caso, le capacità attentive e i bisogni dei diversi gruppi classe e rappresenta un momento intimo, non oggettivabile e di cui facilmente ciascuno ricorderà le parti più in sintonia con il proprio stato d’animo di quel momento. Non è infatti possibile rileggere un testo che sia stato 17
raccontato senza supporti (libri,video o altro) e permetterne così una lenta sedimentazione a livello cognitivo ed emotivo, ciò che è stato appreso si è impresso nel bambino con le emozioni del momento in cui è stato recepito. La lettura ad alta voce in classe Lo strumento libro è un oggetto familiare agli studenti, i loro zaini ne sono piene e ciascuno di loro ha un rapporto diverso con la lettura e lo studio. Non apparirà quindi un evento straordinario quando estrarrete il libro dalla borsa e proporrete di leggerlo. Spetterà quindi al lettore rendere quel libro e quella narrazione “diversi dal solito”. Quanto più il libro risulterà gradito e noto al lettore, tanto più lo sarà per bambini e ragazzi. Il libro non deve diventare un muro che impedisce l’ascolto da entrambe le parti, ma può rappresentare il terreno comune su cui è possibile costruire insieme lasciandosi sorprendere dalle novità che di volta in volta emergeranno dai diversi gruppi. Il cambiamento del setting costituirà il primo segnale di passaggio ad un’altra situazione le cui nuove regole vanno spiegate al gruppo, soprattutto se si tratta di bambini della scuola primaria. Le regole possono essere legate alla posizione nello spazio (ad esempio il passaggio dal cerchio alla frontalità in relazione al lettore) oppure all’atteggiamento d’ascolto. Il lettore si metterà in posizione sopraelevata rispetto al gruppo avendo l’accortezza di verificare che gli ascoltatori siano nel miglior luogo possibile per l’ascolto e la vista. È fondamentale dare un segnale di avvio della lettura che sarà svolta a voce alta, chiara e con lentezza. È necessario infatti un tempo di qualche secondo perché le suggestioni possano prendere forma nell’immaginario di ciascuno e la narrazione possa essere seguita con attenzione. L’urgenza legata alle domande che sorgeranno nei bambini e ragazzi sarà per 18
loro incontenibile ed urgente: per arginarle, prima della lettura, sarà opportuno rassicurare il gruppo rispetto al fatto che ci saranno alcune sospensioni della lettura appositamente pensate per rispondere a tutti i loro quesiti (i bambini più piccoli facilmente dimenticano). 19
PROGRAMMAZIONE La programmazione degli interventi prevede alcuni momenti fondamentali per favorire il cambio di setting, entrare in contatto con il gruppo e poterlo poi gestire , avviare e concludere l’attività. Ciascun incontro rappresenterà una tappa del percorso che attraverso il raggiungimento dei relativi obiettivi specifici permetterà al gruppo di tendere alle finalità e quindi alla meta del viaggio intrapreso con ogni gruppo. Alcune proposte Di seguito un esempio di programmazione per un percorso di due incontri con gruppi classe dai 6 ai 14 anni. Sono stati individuati alcuni binomi di interesse per facilitare la scelta degli insegnanti rispetto agli argomenti da approfondire. I binomi sono: famiglia-casa, cibo-natura, scuola-amicizia,gioco- danza,malattia-salute. Sono indicati i tempi da dedicare a ciascuna attività. I° Incontro Obiettivi > Presentarsi. > Introdurre Medici con l'Africa Cuamm. > Informare rispetto al diritto alla salute > Sensibilizzare sulla tematica scelta (attraverso l’utilizzo dei testi a disposizione). > Proporre delle attività che facilitino la sedimentazione dell’esperienza fatta in classe Scuola primaria di primo grado - 1°-3° 5’ Creazione del setting “fisico” (spostamento banchi). 10’ Presentazione da parte degli operatori con contenuti calibrati sulle fasce d’età. 15’ Presentazione attraverso il gioco del “Se fossi…” adeguato al tema scelto. 5’ Preparazione del setting “di ascolto” e delle indicazioni rispetto a come ascoltare. 10’ Lettura del testo sulla base del tema scelto. 20
15’ Condivisione di gruppo sulle impressioni suscitate dal testo (con le immagini per i più piccoli, a parole con i più grandi). 50’ Laboratorio: il momento di laboratorio può essere organizzato tenendo conto delle preferenze e delle abilità di chi lo conduce. E’ infatti possibile proporre esperienze molto diversificate tra loro per raggiungere l’ obiettivo del coinvolgimento e dell’ appropriazione dei temi proposti. I laboratori potranno spaziare dall’esperienza motoria, a quella grafico – pittorica , a quella teatrale dell’immedesimazione , tenendo conto delle abilità legate alle diverse fasce d’età. 10’ Saluto conclusivo e impressioni sull’esperienza Scuola primaria di primo e secondo grado – dalla 4° elementare alla 1° media 5’ Creazione del setting “fisico” (spostamento banchi). 10’ Presentazione da parte degli operatori con contenuti calibrati sulle fasce d’età. 15’ Presentazione attraverso il gioco del “Se fossi…” adeguato al tema scelto. 5’ Preparazione del setting “di ascolto” e delle indicazioni rispetto a come ascoltare. 10’ Lettura del testo sulla base del tema scelto 15’ Condivisione di gruppo sulle impressioni suscitate dal testo (con le immagini per i più piccoli, a parole con i più grandi). 50’ Opzione A: con gradualità diverse, utilizzo di giochi teatrali per far sedimentare il testo e creare un ponte con la realtà che i ragazzi vivono (per es.: quando io sono stato malato, cosa mi è successo?). Opzione B: a piccoli gruppi, creazione di carte che rappresentano modelli italiani e modelli africani (alberi, medicine, giochi, lavori,…). Gioco del memory. 10’ Saluto conclusivo e impressioni sull’esperienza. 21
Scuola primaria di primo e secondo grado – 2° - 3° 5’ Creazione del setting “fisico” (spostamento banchi). 10’ Presentazione da parte degli operatori con contenuti calibrati sulle fasce d’età. 15’ Presentazione di se stessi attraverso la scelta di una parola che risponda alla domanda “Che cosa so dell’Africa?”. 5’ Preparazione del setting “di ascolto” e delle indicazioni rispetto a come ascoltare. 15’ Presentazione di Medici con l’Africa Cuamm e spiegazione di cos’è un’Ong. 10’ Lettura del testo sulla base del tema scelto. 15’ Condivisione di gruppo sulle impressioni suscitate dal testo. 40’ Laboratorio: il momento di laboratorio può essere organizzato tenendo conto delle preferenze e delle abilità di chi lo conduce. E’ infatti possibile proporre esperienze molto diversificate tra loro per raggiungere l’ obiettivo del coinvolgimento e dell’ appropriazione dei temi proposti. I laboratori potranno spaziare dall’esperienza motoria, a quella grafico – pittorica , a quella teatrale dell’immedesimazione , tenendo conto delle abilità legate alle diverse fasce d’età. 5’ Saluto conclusivo ed impressioni sull’esperienza - Consegna Consegna per le scuole primarie tra primo e secondo incontro: leggere i lemmi non letti nel primo incontro e creare un “Abeceditalia” utilizzando il libretto non illustrato. Consegna per le scuole secondarie di primo grado tra primo e secondo incontro: creare uno slogan, un racconto o una rappresentazione grafica che parta dal materiale che emerso dai lavori del primo incontro. 22
II° Incontro Obiettivi: > Ripresentarsi e misurare il cambiamento; > preparare la classe alla testimonianza del volontario di Medici con l’Africa Cuamm; > sensibilizzare sul diritto alla salute; > valorizzare l’elaborazione del tema scelto; > proporre attività che facilitino la sedimentazione dell’esperienza attraverso la visione dei lavori fatti. Tutte le classi 5’ Creazione del setting “fisico” (spostamento banchi). 10’ Presentazione attraverso il gioco del “Se vivessi in Africa sarei…”. Riassunto della puntata precedente (eventuale visione di ciò che non si è visto al primo incontro) 20’ Visione e restituzione sugli elaborati. 15’ Preparazione all’accoglienza del “testimone” (formulazione domande, creazione di un saluto speciale…) in base alle idee della classe (che verrà divisa in piccoli gruppi). 45’ Arrivo del testimone Nella seconda ora trova spazio la proposta di animazione specifica proposta da ciascun volontario di Medici con l’Africa Cuamm 15’ Verifica finale sul percorso svolto attraverso un questionario. 23
INDICAZIONI A. Bondioli, Gioco e educazione, Franco Angeli, 1996, Milano BIBLIOGRAFICHE A. Mori, In giro giocando, La Meridiana, Bari, 2002 AA. VV., Dire, Fare, Giocare, Demetra, Verona, 2000 AA. VV., Fare Burattini, Ed. Demetra, 1994, Verona B. J.C. Olvier, Giochi di lotta, Red, Como, 1998 Canciani D., Sartori P., Dire, fare, giocare, Armando, Roma 1997 Cavallin F., Sberna M., Essere creativi, Cittàstudi Edizioni, Torino 1999 D.Francescato, A.Putton, S.Cudini, Star bene insieme a scuola, La nuova Italia scientifica, 1986, Roma Edwards, Lella Gandini, George Forman, “I cento linguaggi dei bambini”, ed. Junior, 1995, Bergamo L. Lionni, Piccolo blu e piccolo giallo, Ed. Babalibri, 1999, Milano L. Pascon, M. Carbonere, Laboratori creativi, Juvenilia, 1998, Milano L. Varvelli, N. Varvelli, Il primo manuale dei giochi di gruppo, La Scuola, 1987 L. Varvelli, N. Varvelli, Il secondo manuale dei giochi di gruppo, La Scuola, 1989 M. Sunderland, Aiutare i bambini… a esprimere le emozioni, Erikson, 2005, Trento M. Sunderland, Aiutare i bambini… pieni di rabbia e odio, Erikson, 2005, Trento P. Maniotti, Il mondo in gioco, Ed. Gruppo Abele, 1997, Torino P. Patfoort, Costruire la nonviolenza, La Meridiana, Bari, 1989 R. Caillois, I giochi e gli uomini, Bompiani, 2001, Milano R. Portman, Anche i cattivi giocano, La Meridiana, Bari, 1997 R. Zanoni, Giochi all’aria aperta, Demetra, 1993, Verona R.V. Merletti, Raccontar storie, Mondatori, 1998, Milano S. Loos, Il giro del mondo in 101 giochi, Ed. Gruppo Abele, 1998, Torino S. Loos, Naturalmente giocando, Ed. Gruppo Abele, 1992, Torino S. Loos, Novantanove giochi, Ed. Gruppo Abele, 1998, Torino Stacciali G., Vuotto E., Giocare per… Cento giochi collettivi per ragazzi dai cinque agli undici anni, Giunti e Lisciani editore, Teramo 1986 W. Orioli, Far teatro per capirsi, Macro Edizioni, 1995, Foggia 24
Puoi anche leggere