30 GENNAIO 2018 - UFFICIO STAMPA - Provincia Regionale di Ragusa
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LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA già Provincia Regionale di Ragusa Ufficio Stampa Comunicato n. 008 del 30.01.18 Tutela della trota macrostigma nel Ragusano e confronto con le azioni delle Marche Si è parlato della tutela della trota macrostigma iblea e di quella mediterranea nelle Marche nel corso del convegno promosso dal Libero Consorzio Comunale di Ragusa e dalla Legambiente nell’ambito del progetto Life+ Trota. In questi 4 anni di progettualità sono stati portati avanti importanti azioni di conservazione delle popolazioni esistenti di trota mediterranea in alcuni bacini idrografici dell’Appennino centrale. Il progetto, tramite il coinvolgimento degli attori istituzionali, tecnici e politici, ha contribuito a migliorare lo stato di conservazione delle specie a rischio nei siti Natura 2000, implementando le misure di gestione delle specie alloctone. I partner del progetto Life+ si sono confrontati con gli attori del ‘Progetto Macrostigma’ che punta alla salvaguardia della trota iblea tipica. Di trota macrostigma si parla a partire dagli anni ’80 ed in questo senso l’ex Provincia di Ragusa ha fatto da battistrada nella valorizzazione di questa specie, in collaborazione con la Fipsas di Ragusa e l’ittiologo Antonino Duchi. “L’ex Provincia – come ha ricordato il dirigente del settore Ambiente e Geologia, Salvino Buonmestieri - tra l’altro ha un incubatoio presso il Mulino San Rocco. “La trota – ha detto l’ittiologo Antonino Duchi - è anche un indicatore biologico, vive nell’ambiente e quindi risente di tutte le modifiche che avvengono nell’ambiente, per questo si considera una sentinella per tutti i problemi che si manifestano sul territorio.” (gianni molè)
LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA già Provincia Regionale di Ragusa Ufficio Stampa Comunicato n. 009 del 30.01.18 Salvatore Piazza nuovo Commissario straordinario Nominato il nuovo Commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di Ragusa. E’ Salvatore Piazza, segretario generale in quiescenza, originario di Caltagirone. E’ stato nominato oggi dal presidente della Regione Nello Musumeci e succede a Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento Pesca, che ha retto l’Ente da più di tre anni. Salvatore Piazza era stato nominato segretario generale dell’ex Provincia di Ragusa dall’allora presidente Franco Antoci il 1 luglio 2007 ed è rimasto in servizio anche con la funzione di direttore generale prima che la Provincia venisse commissionata. Piazza è stato segretario generale anche del comune di Caltagirone dove negli scorsi anni ha svolto anche la funzione di vice sindaco. Nei prossimi giorni è previsto il passaggio delle consegne col commissario uscente Dario Cartabellotta. (gianni molè)
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 LA SICILIA
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 G.D.S.
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 LA SICILIA SEGUE
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 G.D.S.
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 LA SICILIA
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 LA SICILIA
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 G.D.S.
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 G.D.S. SEGUE
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 G.D.S.
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 G.D.S.
POLITICA 31/1/2018 Verso le Politiche Accuse e veleni nel M5S “aperto” Tra i candidati grillini l’ex segretaria dem di Bagheria e un ex lombardiano di Partinico. Nuti attacca: “ Figuracce” Fuori all’ultimo momento il giornalista Samonà: nel 2015 scrisse sul “ Secolo d’Italia” articoli critici sul Movimento Da un partito chiuso in se stesso, visto come una specie di setta, all’apertura alla società civile il passo è lungo. E alla fine alcuni “sacri principi” possono venire meno. Così, ecco che nelle candidature all’uninominale del Movimento 5 stelle in Sicilia, che per la prima volta ha pescato all’esterno, non mancano volti che hanno un passato politico alle spalle, chi nell’Mpa di Lombardo chi perfino nell’odiatissimo Partito democratico. Accolti, adesso, con la benedizione di chi ha saldamente in mano le redini del Movimento, Luigi Di Maio a Roma, Giancarlo Cancelleri e Ignazio Carrao in Sicilia. Molte invece le epurazioni di attivisti interni, prima della votazione online nel sistema Rousseau, ma anche pochi minuti prima della presentazione delle liste: «Decisione del capo politico», dicono in coro da Corrao a Cancelleri, sollevare la rivolta degli esclusi che parlano di «dittatura». Il Movimento è cambiato, questo è certo, e scelte che sembravano impensabili qualche tempo fa oggi sono invece avallate. Ad esempio alla Camera, nel collegio uninominale di Bagheria, per i 5 stelle c’è Vittoria Casa, dirigente scolastica che è stata la prima segretaria del circolo bagherese del Pd nel 2008, all’indomani della sua nascita. « E poi componente delle giunte di diverse amministrazioni comunali » , dice l’attuale segretario cittadino del Pd, Orazio Amenta. Che aggiunge: «D’altronde anche un altro mio predecessore, Maria Luara Maggiore, da segretaria dei dem è passata con i 5 stelle e oggi è assessora nella giunta di Patrizio Cinque». Al Senato, invece, è candidato l’ingegnere di Partinico Francesco Mollame: nel 2008 si era candidato con l’Mpa di Lombardo, e poi è stato componente di altre giunte comunali, anche in anni recenti: « Giunte avversarie dei 5 stelle — scrive sui social l’antesignano degli epurati, Riccardo Nuti — ma chi ha scelto questo nome? I referenti di Di Maio, Corrao e Cancelleri avranno controllato prima di evitare figuracce, giusto?». Corrao ribatte secco: « Mollame ha fatto parte di coalizioni civiche, basta con le polemiche». A Sciacca è candidato Rino Marinello, già in corsa alle Comunali del 2009 con il Pdl. E a proposito di passato politico, a Palermo nell’uninominale c’è Aldo Penna, che è stato socialista prima e poi radicale. I 5 stelle hanno provato comunque a pescare nella società civile con volti simbolo e anche con nomi che potrebbero portare voti. Nel collegio Palermo- Libertà della Camera c’è Giorgio Trizzino, direttore sanitario del Civico, il più grande ospedale del Sud dopo il Cardarelli di Napoli. Il colpo, «simbolico in una terra di mafia», l’hanno piazzato a Marsala, dove nel collegio per la Camera è candidata la testimone di giustizia Piera Aiello, cognata di Rita Atria: farà campagna elettorale in luoghi chiusi nei quali nessuno potrà entrare con cellulari e macchine fotografiche. A Catania si punta su Laura Paxia, imprenditrice del settore hi-tech, socia e fondatrice di Icc Digital Media, una delle più importanti digital agency nazionali con uffici anche a Milano. Gli “ epurati” però non stanno certo in silenzio. «Siamo alla dittatura », dice il giornalista Alberto Samonà, escluso dalla
lista al Senato, forse perché allo staff nazionale sono arrivati alcuni suoi articoli del 2015 sul Secolo d’Italia nei quali scriveva del «rischio di vittoria dei 5 stelle alla Regione » . Ad Agrigento escluso il candidato sindaco 5 stelle Emanuele Dalli Cardillo, che sollevò il caso La Gaipa (il candidato alle Regionali poi arrestato per estorsione): « Io sono stato escluso e non so perché, poi da noi alla Camera candidano uno molto vicino a La Gaipa», dice. Fra i 5 stelle i veleni dilagano, ma ormai il dado è tratto. Il Movimento è cresciuto, forse, cambiato di sicuro. – a. fras. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il popolo grillino Raduno di attivisti e simpatizzanti del Movimento 5 stelle
POLITICA 31/1/2018 Il retroscena I dem spaccati La controffensiva degli “epurati” per riprendersi il Pd dopo il voto Crocetta cita l’Antimafia, attacca Navarra e due “figli d’arte” in lista Da Agrigento a Trapani, da Catania a Bagheria sindaci e base in rivolta ANTONIO FRASCHILLA La controcampagna elettorale degli “epurati” del Pd in Sicilia è iniziata: obiettivo, far arrivare i dem al minimo storico nell’Isola per provare poi a riprendersi il partito, o comunque lasciarlo, sì, ma con le ruote sgonfie e a terra. Il governatore Rosario Crocetta si è scagliato lancia in resta contro alcuni volti del renzismo dominante. E i deputati messi all’angolo, Antonello Cracolici a Palermo come Giovanni Panepinto ad Agrigento, Concetta Raia e Anthony Barbagallo a Catania come Lillo Speziale a Caltanissetta, soffiano sul malumore dei circoli che minacciano già la serrata. Una contro- campagna in grande stile anche se, fa notare uno degli “epurati”, rimane il problema di fare fronte comune dopo i dissidi dei mesi scorsi: Panepinto, ad esempio, non vuole fare asse con Cracolici che considera uno dei responsabili della disfatta dell’area ex Ds alle scorse Regionali. Raia non vuol sedersi allo stesso tavolo con Crocetta. Ma alla fine ammette: «Qualcosa dovremo fare, da soli non andremo molto lontano». Tradotto: questo fronte potrebbe riunirsi nei prossimi giorni. Intanto ognuno di loro si muove per sabotare il Pd di Renzi e Faraone. Ieri l’ex governatore Rosario Crocetta ha avviato il suo personale tour per attaccare i dem renziani da qui al 4 marzo. Nel mirino anzitutto Faraone: «Questo genio della politica mi ha attaccato per cinque anni per prendersi il partito», dice. Ma indice puntato anche sui volti nuovi del renzismo. In primis il rettore di Messina, Pietro Navarra: «È il nipote del boss Michele Navarra, un uomo di potere, non ha nulla da dividere con la nostra storia e con il Pd», ripete Crocetta in una conferenza stampa show. La prima, c’è da giurarci, di una lunga serie. L’ex governatore sottolinea «un dotto articolo del Fatto quotidiano che riporta passaggi interessanti della relazione stilata dalla commissione parlamentare Antimafia nel 2006 sullo zio e il padre del rettore». Chi era il relatore di quel documento? Il senatore Giuseppe Lumia, il gran suggeritore politico dell’ex governatore lasciato da Renzi fuori dalla porta. Navarra minaccia querele, come fa la candidata dem alla Camera a Catania Francesca Raciti, presidente del Consiglio comunale e figlia di Carmelo Raciti, noto imprenditore etneo e patron del lido Le Capannine: «Mi chiedo perché la Raciti sia nel Pd, che storia abbia alle spalle — dice Crocetta — mi vuole querelare solo perché ho ripetuto le frasi di un prefetto che davanti alla commissione Antimafia ha parlato anche del padre che compariva nelle carte nell’indagine
Iblis». E ancora, Crocetta punta il dito sul candidato alla Camera dei dem ad Agrigento, Giuseppe Sodano, figlio dell’ex sindaco: «Pure lui, cosa c’entra con il Pd? Uno che aveva simpatie di destra e voleva candidarsi con Musumeci», continua l’ex presidente. La controcampagna è partita. Ieri ad Agrigento i giovani del Pd si sono autosospesi contro «l’inammissibile metodo di Renzi». A Trapani si sono autosospesi dagli organismi di vertice del Pd il sindaco di Valderice, Mino Spezia, e l’ex sindaco di Erice Giacomo Tranchida. A Catania Barbagallo ha fatto ritirare all’ultimo dall’uninominale Ersilia Severino, della sua area: «Ho deciso di declinare la proposta in quanto non mi sembrava coerente con la mia condotta politica», dice lei. Il segretario del Pd di Caltanissetta, Renzo Bufalino, ha convocato un’assemblea permanente, e davanti a una ventina di circoli è stato affisso il cartello: «Chiuso per dignità». Anche a Bagheria, collegio che vede capolista Maria Elena Boschi, monta la protesta: «Stiamo decidendo cosa fare, certo sorprende la candidatura al Senato nel nostro collegio del sindaco di Castelbuono Mario Cicero che lì ha vinto contro il Pd», dice il segretario del circolo Orazio Amenta. Oggi a Castelbuono il segretario Giuseppe Fiasconaro ha convocato un’assemblea contro la scelta di candidare Cicero. A soffiare sul fuoco della protesta sono i leader esclusi dalla partita, che però da tempo avevano preso strade diverse fra loro. Ed è proprio questo il punto: al momento ognuno sta lavorando alla sua controcampagna, ma per provare a mettere in difficoltà il Pd renziano serve un fronte comune. «Ed è questo che dovremo costruire, ma è nelle cose», dice un deputato uscente che sta provando in queste ore a tessere la tela per far sedere a uno stesso tavolo da Cracolici a Lumia, passando per tutti gli altri esclusi. «Dopo il 4 marzo capiremo se siamo fuori dal Pd o se possiamo rimanere in quella che è la nostra casa», dice Panepinto. Una cosa è certa: una vasta area dei dem non farà campagna elettorale e a suo modo proverà a pesarsi alle urne. Sperando in un cattivo risultato del Pd: per riprendersi la casa o quantomeno per lasciarla cadente. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ex presidente della Regione Rosario Crocetta durante la conferenza stampa di ieri mattina
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 LA SICILIA
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 LA SICILIA
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA 31 GENNAIO 2018 LA SICILIA
POLITICA 31/1/2018 Politica e giustizia Giudica i Cesaro ma tratta con Fi Ora rischia il posto Cioffi guida il collegio del processo ai fratelli del deputato azzurro. La presidente del Tribunale: condotte di dubbia compatibilità da segnalare al Csm Dalla nostra inviata Aversa « Il giudice Cioffi? Nelle prossime ore deciderà se avanzare un’istanza di astensione dal processo in cui sono imputati i fratelli di un parlmentare. Ma io come vertice dell’Ufficio ho aperto doverosamente le mie, di valutazioni». Toni pacati, ma usa la mano ferma la presidente del Tribunale di Napoli Nord, Elisabetta Garzo. Il giorno dopo, esplode il caso sollevato da Repubblica sul magistrato Giuseppe Cioffi. Si profila, verosimilmente, l’apertura di una pratica al Csm. Quel giudice rischia una segnalazione per incompatibilità per la sua “ rischiosa” vicinanza ai Cesaro e ai big di Forza Italia. Da tempo. E fino a pochissimi giorni fa. Mentre il processo era già in corso. Come toga, infatti, Cioffi è presidente del collegio che dovrà giudicare i fratelli del parlamentare di Fi Luigi Cesaro (sono Aniello e Raffaele, entrambi imputati per concorso in associazione mafiosa). Fuori dall’aula, intanto, quel magistrato partecipava alla convention di Fi, del 14 ottobre a Ischia, presente Silvio Berlusconi, lasciandosi fotografare tra consiglieri e militanti. Ma soprattutto: non avrebbe disdegnato contatti, incontri e dialoghi almeno con uno dei big per una candidatura in Forza Italia alle politiche del 4 marzo. Ce n’era abbastanza, quanto meno, per astenersi. Tensioni ad Aversa, dove ha sede il Tribunale di Napoli Nord. La presidente Garzo, stando a indiscrezioni, convoca a fine mattinata Cioffi. Lui racconta un’altra verità: non è mai stato a quel congresso di Fi a Lacco Ameno. La presidente gli chiede di valutare l’astensione, Cioffi si riserva. Se lui non ritenesse di fare un passo indietro, potrebbe essere la presidente a invocarlo. O il pm a chiedere la ricusazione. Cioffi ora nega tutto, racconta la sua verità: « Mai fatto politica, mai stato ad Ischia il 14 ottobre, la foto è del 15, era solo un caffé con amici » . Tuttavia, Repubblica ha raccolto una testimonianza choc, che ribalta la sua versione. Il giudice Cioffi fa sapere ieri, in una nota: «Non ho mai preso parte alla convention di Forza Italia a Ischia. Mi sono solo trovato il giorno dopo, il 15 ottobre, a prendere un caffè con alcuni amici presso il bar dell’albergo dove si era tenuto il meeting, con le bandiere del partito che ancora non erano state rimosse ». Eppure, uno dei consiglieri municipali di Fi, Francesco Salerno, ritratto proprio al fianco di Cioffi in una delle foto del 14 ottobre sui post di Facebook, smonta senza volere, pezzo dopo pezzo, questa ricostruzione. Salerno svela candidamente: «Cioffi? È un magistrato d’esperienza. Uno pulito. E noi volevamo candidarlo». Quindi, eravate insieme il 14 a Ischia? « Ma perché non avete visto la foto? » . E Cioffi era stata contattato da voi per una candidatura? « Sì aggiunge ancora il consigliere Salerno - Giuseppe si era incontrato più volte con il parlamentare Paolo Russo. Quando? Fino a un mesetto fa. Poi però non siamo riusciti a farlo passare». Un dettaglio, come accade accade nelle indagini, è rivelatore. Salerno nella sua foto del 14 ottobre su Fb, con Cioffi, scrive: « Congresso Forza Italia, ma alle 20,30 si va via...Tra tifosi ci si intende ». Il riferimento è alla partita Roma- Napoli che si giocherà proprio quella sera all’Olimpico. Se dunque Salerno è ancorato ai fatti, il giudice Cioffi mente pubblicamente?
POLITICA 31/1/2018 Il caso Le pluricandidature In lista da Bolzano alla Sicilia Boschi batte tutti Tre donne in testa alla classifica. Dopo l’ex ministra Boldrini e Bongiorno GOFFREDO DE MARCHIS, ROMA Il record assoluto e imbattibile è di Maria Elena Boschi. Pluricandidata e dappertutto capolista. La sottosegretaria corre nell’uninominale a Bolzano, lontano da Arezzo, la sua terra di origine, ma guida anche il listino in cinque circoscrizioni proporzionali: Lombardia, Lazio e 3 zone della Sicilia. Nessuna come lei nel Partito democratico, sebbene altre due donne raggiungano lo stesso score: Marianna Madia e Rosa Maria Di Giorgi. Loro però in alcuni listini sono al secondo o addirittura al terzo posto. Dunque, si può dire che la Boschi sia superblindata, che la sua rielezione non sia a rischio neanche nel caso di un’imponderabile emorragia di voti dem. Sarà nel prossimo Parlamento, alla Camera dei deputati. Per lei, come per altre pluricandidature di altri partiti, vale un ragionamento in più: è donna. Infatti altri record minori appartengono a persone dello stesso sesso. Effetto della legge elettorale che prevede l’alternanza di genere nei listini proporzionali. Spesso perciò l’indicazione di una candidata serve a far scattare il collegio per un collega maschio. Meccanismo studiato a tavolino al momento della composizione delle liste naturalmente. Sapendo già per quale collegio opterà la candidata (se non ce la fa all’uninominale) e quale onorevole maschio verrà promosso. Comunque, è chiaro che il Pd considera Boschi una risorsa e non un problema altrimenti non l’avrebbe usata così. Lei del resto era seduta al tavolo delle candidature, dunque ha potuto decidere dove e come. Ha scelto di essere onnipresente. Più di Matteo Renzi e più di Paolo Gentiloni, entrambi fermi a 1 maggioritario e 2 plurinominali, che insieme fanno da paracadute e da bandiera a favore del Partito democratico. Madia corre nel Lazio 2 volte, Toscana, Calabria e Marche. Di Giorgi spazia dalla Toscana a Messina. Anche l’esterna Lucia Annibali viene sfruttata quasi al massimo: 1 collegio maggioritario e 4 plurinominali (2 in Veneto, 2 in Piemonte). I 5stelle hanno scelto di evitare le pluricandidature consentite dalla legge. Al massimo 1 corsa all’uninominale e 1 nel listino, che riguarda solo i big come Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Paola Taverna. Escludendo Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, gli altri partiti non hanno praticamente nessuno che raggiunga il tetto di 5+1. Ma anche per loro vale la regola che sono le donne le pluricandidate. Liberi e uguali schiera Laura Boldrini e Rossella Muroni come recordwomen. La presidente della Camera corre a Milano e poi in altri 4 listini lombardi. La coordinatrice della campagna elettorale scelta da Piero Grasso Rossella Muroni ingaggia la sfida diretta a Foligno e poi è presente in due listini pugliesi, 1 in Umbria e 1 a Pisa. È evidente che la ex presidente di Lega Ambiente conta di
passare alla Camera nel cuore verde d’Italia. Nel centrodestra i record, a differenza della sinistra, coinvolgono il Senato. Matteo Salvini partecipa alla competizione solo nel listino, senza uninominali. E fa il capolista in Lombardia, Lazio, Liguria, Sicilia, Calabria. Nel maggioritario ha lasciato spazio ad altri candidati leghisti. Anche Giulia Bongiorno punta a Palazzo Madama e va alla battaglia in Lombardia, Lazio, Piemonte, Sicilia e Liguria. Ma solo nel proporzionale. Elezione garantita. Per sè e per chi trainerà negli altri collegi, cercando di ottenere voti anche nella sua isola. Compete per il Senato anche Licia Ronzulli. Già europarlamentare, è il nuovo braccio destro di Silvio Berlusconi, sempre presente accanto a lui, prima come consulente per la vendita del Milan, oggi per gli affari politici. Sfida gli avversari in un maggioritario in Lombardia, poi si blinda in altri 3 listini della sua regione e in 2 della Puglia. Così, Ronzulli raggiunge il tetto massimo. La proiezione di quello che avrebbe fatto Berlusconi se fosse stato candidabile. Ovviamente, in campo per sfidare gli avversari nel collegio e presente come capolista in tutta Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA È l’effetto della alternanza di genere prevista dalla legge, ma spesso l’indicazione di una donna serve a far scattare il seggio per un uomo. Solo Boschi però è capolista in cinque circoscrizioni
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