20 SETTEMBRE 1870 - 20 SETTEMBRE 2020 - Diatomea.net

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20  SETTEMBRE                      1870           –      20
SETTEMBRE 2020

Il venti Settembre si sono tenute le celebrazioni davanti alla
Porta Pia a Roma per ricordare la presa dell’Urbe e la caduta
definitiva dello Stato Pontificio, allora governato da papa
Pio IX e definito dagli storici “l’ultimo Papa Re”, e la
consecutiva annessione delle terre papaline e di Roma stessa
nel neonato Regno d’Italia (sorto nel 1861).

Come si arrivò a questo evento storico? Era il 1867, quando
Garibaldi e i circoli garibaldini erano giunti a stabilire che
si doveva affrontare la questione romana e pertanto un’azione
rapida avrebbe messo l’alleato del Papa, il Re dei Francesi
Napoleone III, davanti al fatto appena compiuto, senza la
possibilità di reazione. Il Capo del Governo Rattazzi e la
Monarchia sabauda sostennero questa iniziativa, ma la sperata
insurrezione condotta da Monti e Tognetti, che fecero saltare
in aria con una mina una caserma di papalini, fallì
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miseramente; mentre un manipolo di garibaldini veniva
affrontato e sconfitto dalle truppe papaline a Villa Gloria.
Garibaldi senza l’appoggio del Governo e della Monarchia
sconfinò con i suoi uomini all’interno dello Stato Pontificio,
ma subì una grave sconfitta a Mentana il 3 Novembre 1867 e per
ordine del Governo fu scortato a Caprera (per non dire che fu
esiliato). Soltanto con la sconfitta di Napoleone III a Sedan
da parte dei prussiani nel 1870 e con la caduta del Secondo
Impero francese, il Governo italiano poteva ritenersi sciolto
dagli impegni della Convenzione di Settembre, secondo cui
l’Imperatore Napoleone III avrebbe tolto le truppe francesi a
difesa di Sua Santità e il Governo italiano non avrebbe
attaccato lo Stato Pontificio per annettere Roma al Regno
sabaudo. Il venti Settembre del 1870 un corpo di bersaglieri
entrò in Roma, dopo aver aperto una breccia nelle mura
aureliane presso Porta Pia. Agli inizi di Settembre del
medesimo anno si tennero degli scambi epistolari tra Re
Vittorio Emanuele II e Pio IX, nella lettera del primo si
legge:” Veggo l’indeclinabile necessità, per la sicurezza
dell’Italia e della Santa Sede, che le mie truppe, già poste a
guardia del confine, inoltrinsi per occupare le posizioni
indispensabili per la sicurezza di Vostra Santità e pel
mantenimento dell’ordine. La Santità Vostra non vorrà vedere,
in questo provvedimento di precauzione, un atto ostile. Il mio
governo e le mie forze si restringeranno assolutamente ad
un’azione conservatrice e a tutelare i diritti, facilmente
conciliabili, delle popolazioni romane, con la inviolabilità
del Sommo Pontefice e la sua spirituale autorità
coll’indipendenza della Santa Sede.” Poche righe di risposta
da parte del Papa furono recate a Palazzo Pitti, dove
risiedeva la famiglia Savoia, quando Firenze era capitale del
Regno, “Io non posso ammettere le domande espresse nella sua
lettera, né aderire ai principi ch’essa contiene”.
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La Porta rammenta quando si parla dell’evento sopra
raccontato, non era altri che una porta d’ingresso a Roma,
voluta dall’allora Papa Pio IV (ecco perché chiamata Pia).

Nel 1561 a Michelangelo Buonarroti, l’artista più rinomato
alla corte papale, veniva commissionata l’edificazione della
nuova porta in sostituzione della vecchia Porta Nomentana, che
veniva chiusa, per problemi di traffico nella zona e per un
nuovo assetto urbanistico del quartiere.
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I disegni di Michelangelo pervenutici sono degli abbozzi,
schizzi, che Giorgio Vasari commenta all’interno della “Vita”
dell’artista fiorentino « tutti stravaganti e bellissimi»

I progetti, conservati nell’Archivio Buonarroti in Casa
Buonarroti a Firenze (CD618r e CD619r) prevedevano l’utilizzo
di travertino e mattoni per la facciata verso la Città,
suddivisa in tre campate, quella centrale decorata da un
portale a tabernacolo marmoreo in alto rilievo che risalta
prepotentemente sulle lisce murature circostanti, ai lati del
portale venivano collocate due paraste scanalate, come
sostegno di un’alta cornice sormontata da un timpano
triangolare all’interno del quale è inserito un timpano
ricurvo spezzato, arrotolato in volute e tenuto insieme dai
racemi di una ghirlanda; la porta è incorniciata da bugne
compatte che si ripiegano in un arco dal profilo spigoloso. La
combinazione dei vari elementi crea un gioco di contrasti,
come la corniciatura pesante e possente (gigantismo
michelangiolesco) e la porta a confronto minuta, che pare
schiacciata. Le decorazioni poste ai lati dell’edificio
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richiamano una bacinella con un asciugamano intorno e un
sapone al centro, allusivo all’arte dei chirurghi e dei
barbieri da cui sembra discendesse il ramo cadetto della
famiglia de’ Medici cui apparteneva il Papa. Il monumento
odierno ha subìto diverse modifiche nel tempo, basti pensare
che nelle carte topografiche della Città mostravano la Porta
come un rudere (1605). Gli storici dell’arte analizzando i
disegni dell’artista convengono nel ritenere che l’interesse
principale di Michelangelo fosse l’aspetto teatrale che
avrebbe avuto il monumento, più che la funzione stessa.

La costruzione si trova alla fine della via Pia, che
riprendeva il tracciato dell’antica via “Alta Semita”e
proseguiva per l’attuale via XX Settembre, a concludersi con
il Palazzo del Quirinale; per dare maggior effetto scenico la
porta era più arretrata rispetto alle mura, alle quali era
collegata con due tratti di muro laterali obliqui, merlati
come la porta e si presentava con un’unica apertura verso la
città e all’esterno con un fornice semplice. La seconda arcata
veniva aperta nel 1575 per agevolare il traffico e veniva
collocata l’iscrizione sul fornice centrale:” PIVS IV PONT MAX

PORTAM PIAM SVBLATA NOMENTANA EXTRVXIT VIAM PIAM AEQVATA ALTA
SEMITA DVXIT”. A causa di manomissioni e crolli venivano
realizzati restauri da parte dell’architetto neoclassico
Virginio Vespignani, sotto il controllo del Pontefice Pio IX,
come gli edifici dell’ufficio doganale (ora sede del Museo
storico dei Bersaglieri) e il cortile interno e la facciata
verso l’esterno terminata nel 1869 con l’introduzione di due
nicchie fiancheggiate da quatro colonne, contenenti le statue
di Sant’Agnese e di Sant’Alessandro. Le due statue venivano
danneggiate durante i cannoneggiamenti della Presa di Roma e
ricollocate in sede nel 1929. “HIEROMARTYRIBVS MAGNIS
ALEXANDRO PONT MAX AGNETI VIRG QVORVM TROPAEIS VIA NOMENTANA
NOBILITATVR PIVS IX PONTIFEX MAXIMVS ANNO SACRI PRINC XXIII
PORTAM PIAM NOVIS OPERIBVS COMMVNITAM EXORNATAM DEDICAVIT
DECESSORI INVICTO SOSPITATRICI SVAE IOSEPHO FERRARIO ANTISTITE
VRBANO PRAEFECTO AERARI” sono le parole, che venivano scritte
sopra il fornice esterno per ricordare lo scampato pericolo in
cui l’ultimo Papa Re si era trovato, quando crollò la sala
delle udienze del convento di Sant’Agnese, che sorgeva vicino
alla Porta Pia.

veduta della Porta Pia dall’esterno
veduta della Porta Pia dall’Interno
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