15 GENNAIO - UFFICIO STAMPA - Provincia Regionale di Ragusa

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UFFICIO STAMPA

15 GENNAIO
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15 GENNAIO 2019
Rassegna Stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA

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POLITICA                                                                                                           15/1/2019

La Regione

Uffici del turismo e tessere Ast Musumeci,
manovra old style
La giunta vara il “collegato” da 30 milioni. Cambiano le gare d’appalto, soldi alle ex Province
Gratis sui pullman studenti, anziani, militari. Un’agenzia regionale al posto delle vecchie Apt

antonio fraschilla

La norme più popolari sono quella che toglie l’obbligo del certificato medico per gli studenti dopo cinque giorni di assenza e
quella che prevede abbonamenti gratuiti per muoversi con l’Ast destinati a poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco e «a tutti gli
appartenenti alle forze dell’ordine » : « Ma anche universitari e over 65 » , aggiunge l’assessore alle Infrastrutture Marco
Falcone. La norma che rischia invece di creare nuove difficoltà, come accaduto in passato, è quella che prevede l’ennesima
riforma degli appalti con un calcolo dei ribassi per aggiudicare le gare che sarà diverso da quello che vige nel resto d’Italia: ma
tant’è, le aziende locali chiedono di cambiare e la politica locale si adegua. Dopo dodici ore di giunta, convocata a Pergusa, il
governo Musumeci vara una nuova manovra economica da 30 milioni: il “collegato” che diventerà, in aula all’Ars, una legge-
mancia anche per venire incontro ai deputati che non vogliono votare a scatola chiusa la Finanziaria e il bilancio già in
commissione.
La giunta ha varato un testo con una trentina di norme per «lo sviluppo e l’economia». E tra queste c’è davvero di tutto. A
partire dagli abbonamenti dell’Ast gratuiti per alcuni soggetti. Una norma che costerà alla Regione 10 milioni di euro:
«Anzitutto per le forze armate e le forze dell’ordine — dice Falcone — e la motivazione tecnica è semplice: vogliamo
aumentare la sicurezza sui bus dell’Ast, quindi invogliare la presenza di carabinieri, poliziotti e forze dell’ordine in genere.
Inoltre prevediamo la stessa misura per gli universitari e i pensionati oltre i 65 anni. La Regione stanzia fondi ogni anno per
l’Ast: l’unica cosa che stiamo facendo è quella di vincolare 10 milioni di euro a questi abbonamenti gratuiti».
L’intenzione del governo Musumeci è quella di estendere questa stessa misura a treni e bus extraurbani: « La settimana
prossima convocheremo un incontro con Ferrovie e con le aziende di trasporto pubblico locale — dice Falcone — il
meccanismo sarà lo stesso: chiederemo di vincolare alcune somme che trasferiamo a entrambi i comparti per destinarle agli
abbonamenti gratuiti a queste figure».
Nel “collegato” ci sono poi alcune norme che tornano dal passato. Ad esempio quella che crea l’Agenzia per il turismo, un
tentativo di mettere in piedi le vecchie Apt provinciali ma con un ente regionale. Al momento si prevede un ufficio speciale con
diramazioni provinciali: si occuperà di comunicazione e promozione del territorio. In passato le vecchie Apt si erano
trasformate in costosissimi carrozzoni con assunzioni di personale poi scaricato sulla Regione.
Altra norma che ritorna è quella sulla riforma della legge sugli appalti. Dopo il tentativo fatto nella scorsa legislatura con la
norma sostenuta dal Movimento 5Stelle che deviava dal codice nazionale degli appalti, norma poi impugnata dal governo
nazionale e che ha creato molti problemi di interpretazione, tanto da costringere il dipartimento Infrastrutture a emanare cinque
circolari esplicative, adesso la giunta Musumeci ci riprova sulla stessa falsariga. In sintesi, le gare oggi vengono aggiudicate
fino a due milioni di euro con il criterio del massimo ribasso. Con la riforma proposta si prevede un complesso calcolo per

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eliminare i ribassi eccessivi, con il taglio delle ali (le offerte con il ribasso più elevato e quello più ridotto) e si calcola poi il
criterio in base ad un algoritmo. Lo stesso criterio aveva quasi paralizzato gli appalti qualche anno fa, ma le imprese locali si
dicono danneggiate dalla norma nazionale. Adesso il governo Musumeci ci riprova.
Nel testo torna anche una norma cara all’assessore all’Economia Gaetano Armao: il progetto del Centro direzionale in via Ugo
La Malfa. Previsto un intervento da quasi 200 milioni di euro con il meccanismo dell’affidamento a un concessionario. La
norma prevede anche il riacquisto delle sedi degli assessorati affidati dal governo Cuffaro ai privati e sui quali
l’amministrazione paga un affitto da circa 20 milioni di euro l’anno. Tra le norme c’è anche quella che sblocca 80 milioni per le
imprese attraverso l’Irfis, quella che crea zone franche e quella che istituisce due fondi di garanzia per pagare i debiti di Ipab ed
ex Asi. La Regione si farà poi carico di circa 20 milioni di mutui delle ex Province per sbloccare la liquidità di questi enti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scelte e spese
Un pullman di linea dell’Ast A sinistra, l’assessore all’Economia Gaetano Armao con il presidente della Regione Nello
Musumeci

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TROVALAVORO                                                                                                            15/1/2019

Il bando

Segretari comunali il ministero dell’Interno avvia
la selezione
I borsisti dovranno superare un esame: quattro prove scritte e una orale Il massimo della retribuzione
potrà arrivare a oltre 100 mila euro

TUlLIO FILIPPONE

Una selezione per 291 segretari comunali e provinciali. Il ministero dell’Interno ha pubblicato un bando per selezionare i
borsisti, che poi potranno accedere al corso- concorso selettivo di formazione per l’iscrizione di 224 figure professionali nella
prima fascia dell’Albo nazionale dei segretari comunali e provinciali.
Chi sono i segretari?
Nella pubblica amministrazione il segretario comunale e il segretario provinciale, svolgono per i comuni e le province funzioni
di collaborazione e assistenza giuridico- amministrativa. In Italia vengono nominati tra gli iscritti all’albo nazionale, che dal
2010 è gestito direttamente dal ministero dell’Interno. E al ministero rispondono, nonostante siano legati da un rapporto di
servizio con gli enti locali che ne pagano gli stipendi. Per iscriversi all’albo occorre frequentare un apposito corso di
formazione di un anno. L’ultimo bando, che scade il 28 gennaio, selezionerà 291 figure professionali, 224 delle quali avranno
diritto all’iscrizione all’albo e saranno assunti dagli enti locali.
Requisiti
Per partecipare al concorso occorre la laurea in giurisprudenza, economia e commercio, scienze politiche, o comunque un titolo
di studio equipollente. E, oltre alla cittadinanza italiana, occorre non essere stati licenziati dall’impiego nella pubblica
amministrazione per rendimento insufficiente, o essere stati interdetti dai pubblici uffici.
Il concorso
La selezione dipende da una prova d’esame, superata la quale ai vincitori saranno assegnate delle borse di studio per
partecipare al concorso formativo che comprende anche un tirocinio. Se superano l’esame finale i partecipanti potranno
ottenere l’abilitazione professionale e gli iscritti, dopo un periodo minimo di due anni nell’albo, saranno assunti.
L’esame
Il bando prevede una preselezione con 70 quesiti a risposta multipla. Chi supera il primo step potrà accedere alle altre prove: tre
scritte e un esame orale. La prima prova scritta toccherà argomenti di diritto costituzionale, amministrativo, ordinamento degli
enti locali e privato; la seconda economia politica, scienza delle finanze, diritto finanziario, ordinamento finanziario e contabile
degli enti locali e la terza le tecniche di direzione e organizzazione e gestione dei servizi e delle risorse umane. Agli orali
accederanno i candidati che hanno ottenuto 21 punti su 30. I candidati dovranno prepararsi in legislazione amministrativa
statale e regionale, diritto del lavoro ( con riferimento specifico al mondo del pubblico impiego), diritto tributario, ragioneria
applicata agli enti locali, economia pubblica, politica di bilancio, tecnica normativa, scienza dell’amministrazione, diritto
penale ( la parte generale e i delitti contro la pubblica amministrazione). Saranno valutate anche la conoscenze dell’informatica

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e della lingua inglese. Sul sito albosegretari. interno.gov.it c’è una sezione delle domande frequenti (FAQ) relative al corso
concorso.
Compensi
Gli stipendi dipendono dalla grandezza del comune di riferimento. I segretari provinciali e dei comuni con più di 65mila
abitanti hanno uno stipendio di base 43mila euro, ai quali si aggiunge una retribuzione di posizione che varia dai 21mila ai
60mila euro e una di risultato di 10mila euro. Il segretario di fascia B ( comuni da tremila a 65mila abitanti) partono dalla stessa
base, ma hanno una retribuzione di posizione tra i 7.800 e 23.300 euro e un premio fino a 6.700 euro. Quelli di fascia C (
comuni con meno di tremila abitanti), partono da uno stipendio fisso di 34.600 euro, con una retribuzione di posizione tra i
7.300 e gli 11mila euro e un premio fino ai 4.500 euro. Per raggiungere il livello professionale A ed essere nominati in comuni
con la popolazione compresa tra 65mila e i 250mila abitanti bisogna superare un apposito concorso. E solo dopo due anni di
servizio, possono essere nominati in comuni con più di 250mila abitanti, comuni capoluoghi di provincia e province.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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POLITICA                                                                                                            15/1/2019

Gli imputati per le spese pazze

Salva-leghisti, primi effetti Le difese: "Reato
prescritto"
A Genova nel processo che coinvolge anche Rixi i legali puntano sul comma che derubrica il
peculato

marco preve,

Di che cosa stiamo parlando
La legge Anticorruzione appena approvata contiene una modifica al reato 316 ter (indebita percezione di erogazioni a danno
dello Stato) specificando un aggravio di pena per i pubblici ufficiali. Secondo molti avvocati il reato in tal modo può essere più
facilmente configurato per tutti quegli ex consiglieri regionali imputati o condannati per le cosiddette spese pazze con fondi
pubblici. Nonostante l’aggravio, infatti, le pene del 316 ter restano molto più lievi e la prescrizione molto più corta rispetto al
peculato che è il reato comunemente contestato nelle inchieste. Per il M5s è un falso problema, ma da ieri il nuovo 316 ter è
sbarcato nei processi.
genova
Questa mattina, il giudice del tribunale di Genova Riccardo Crucioli aprirà l’udienza che vede imputati di peculato 19 ex
consiglieri regionali, e sarà alle prese con un problema tecnico che incrocia aspetti personali. Come già accaduto ieri mattina in
un processo gemello - che conta fra i 23 imputati anche il viceministro Edoardo Rixi – Crucioli dovrà valutare se applicare o
meno, non appena sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale la freschissima legge Anticorruzione, il nuovo articolo 316 ter, ossia
l’indebita percezione di erogazioni pubbliche che rispetto al peculato garantisce pene ridotte e la prescrizione dietro l’angolo.
Non un compito ordinario se si considera che suo fratello è Mattia Crucioli, avvocato e attualmente senatore del M5S e strenuo
difensore della linea del ministro Bonafede: «La modifica introdotta dall’emendamento è ininfluente, anzi aggrava la pena per
il pubblico ufficiale».
Vero ma, al contempo, secondo molte interpretazioni spalanca la porta a una derubricazione.
Crucioli, il senatore pentastellato, è arcisicuro: «Guardi ci sono ben due pronunciamenti della Cassazione che ci dicono che già
in precedenza quel reato poteva essere contestato ai consiglieri regionali, non c’era certo bisogno della postilla. Oggi lo sarebbe
ancora di più? È una valutazione errata » . Sul perché sia un emendamento firmato da dieci deputati leghisti (tutti quelli della
Seconda Commissione alal Camera) e manco uno del suo partito, Crucioli è meno risoluto: « Non credo che tutti gli altri
emendamenti siano a firma di entrambi i partiti. Ma sicuramente noi eravamo a conoscenza di questa modifica e l’abbiamo
approvata ».
Nonostante quanto sostengono il Guardasigilli e il senatore Crucioli, ieri il codicillo " salva spese pazze" è entrato ufficialmente
nei processi contro i 23 ex consiglieri – Lega, Pd, Fi, Sel, FdI, Udc, Ncd - accusati di aver utilizzato per scopi non autorizzati i
fondi pubblici. Due legali, gli avvocati Pietro Bogliolo e Andrea Corradino, concluse le loro arringhe con la richiesta di
assoluzione hanno chiesto in subordine la riformulazione del reato da peculato a indebita percezione di erogazioni o fondi
pubblici.

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Oggi, nel processo del giudice Crucioli verrà posta la stessa attenzione al nuovo codicillo e il magistrato dovrà decidere se
confermare il peculato o no.
Sandro Vaccaro presidente dell’Ordine degli avvocati di Genova nonché difensore di uno degli imputati è convinto che la
modifica possa portare grossi cambiamenti nei processi: « Con la specificazione dell’aggravante per il pubblico ufficiale – dice
Vaccaro – vengono superati quei dubbi interpretativi sulla precedente versione del 316 ter. Io penso che con questa modifica ci
troviamo proprio di fronte alle contestazioni mosse in questi processi. Ovvero non soldi che erano già a disposizione dei
consiglieri, come prevede il peculato, bensì somme prima anticipate dagli stessi e poi rimborsate mediante dichiarazioni non
veritiere. Ricordo che non era denaro già "in tasca" poiché spese soggette a verifiche con possibilità di non restituzione.
Naturalmente l’applicazione del 316 ter comporterebbe termini di prescrizione molto più brevi e in molti casi già applicabili.
Nell’ipotesi in cui i giudici ritenessero di dover confermare il peculato, in caso di condanna solleveremo la questione in appello
».
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Il retroscena
La diplomazia del salotto

Salvini a cena con il Giglio magico e i fan del
patto contro i 5stelle
Stasera l’evento dell’associazione "Fino a prova contraria" con Boschi e Carrai

GOFFREDO DE MARCHIS

La cena per farli conoscere, annusare, vedere se son rose si tiene stasera al ristorante romano La Lanterna. Alla stessa tavola si
siederanno Matteo Salvini e un gruppo di renziani del Giglio magico: Maria Elena Boschi, l’amico di gioventù Marco Carrai,
Francesco Bonifazi e il presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi. C’è dunque un terreno di confronto possibile tra la
Lega e il Pd che si riconosce in Renzi?
Da tempo è partito un tam tam che tende a ridurre le distanze, a collegare i puntini che potrebbero far incrociare le strade del
ministro dell’Interno ed dell’ex premier. Li ha disegnati, per l’evento di oggi, Annalisa Chirico, presidente dell’associazione
Fino a prova contraria, movimento garantista per la giustizia che ha invitato anche un parterre di magistrati di tutte le aree, altri
due ministri leghisti (Bongiorno e Fontana), ex Guardasigilli come Paola Severino, gli imprenditori Boccia, Tronchetti Provera,
Cairo e Montezemolo, politici di Forza Italia (Giorgiò Mulè) e potenti sempiterni come Gianni Letta.
Insomma, mezzo mondo tranne i 5 stelle. Perché l’obiettivo politico della scuola di pensiero che spera in nuove geometrie è
tagliare fuori Di Maio e compagnia.
Il governo del buonsenso, dei Sì riuscirebbe ad amalgamare Salvini e Renzi? Sembra una boutade ma per esempio il Foglio ha
contato proprio ieri tutti i punti su cui i due leader sarebbero d’accordo. Il Sì alla Tav, il Sì alla Tap, le grandi opere, il taglio
delle tasse, le trivelle, i termovalorizzatori, le politiche per le imprese. Non basta per un governo, ma è la base di un
fantascientifico, per ora, programma comune. O meglio, di una convergenza anche temporanea in caso di crisi del governo e di
necessità di tenere viva la legislatura prima del ritorno alle urne. Chirico è amica di Renzi, ma adesso anche di Salvini, con cui
ha raccontato che «va a cena per farsi compagnia nelle sere solitarie». Chirico sussurra ai due leader: «A Renzi dico che deve
uscire dal Pd, perché è il suo più grande nemico. Credo che adesso lo pensi anche lui. A Salvini che deve diventare il leader del
buonsenso, lasciarsi alle spalle il sovranismo folcloristico e arruffone e diventare il capo di una grande contenitore riformatore.
Questo in carica è il governo del non-senso».
Cosa sappiamo del rapporto tra i due Mattei? Che se le danno di santa ragione sui social, nei comizi, nelle interviste ma poi si
scambiano messaggini sui cellulari e spesso si sono consultati sulle mosse nei rispettivi campi. Che il vero grande avversario di
Renzi e del renzismo sono i grillini. Certo, anche Salvini ma meno. Il ministro dell’Interno non risparmia mai colpi al Pd
renziano, dai migranti all’Europa. Sono molto diversi, forse inconciliabili. Però stasera quei mondi lontani si siedono allo stesso
tavolo. Succedeva anche nel salotto di Maria Angiolillo, dove secondo Bruno Vespa qualche governo è nato e qualcuno pure
caduto. «Ma io non sono la signora Angiolillo. Non ho niente di salottiero — si ribella la Chirico — .
Sono una radicale che come Pannella dice: fai quel che devi, accada quel che può». Anche che un giorno i nemici di oggi
diventino gli alleati di domani?

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Fatto sta che questa strana cena capita alla fine di un periodo di enorme tensione tra gli alleati di governo, Carroccio e M5S.
Molti pronosticano una vita breve al governo gialloverde. E il dopo è veramente una terra incognita, per i numeri attuali in
Parlamento e per la legge elettorale molto proporzionale. Anche il tema portante della serata sembra studiato apposta per
dividere Salvini e Di Maio.
Processi più veloci e non una prescrizione infinita, giustizia rapida come strumento per la crescita del Pil. La presenza di
Salvini è confermata nella sua agenda ufficiale, quella dei renziani è sicura.
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15/1/2019                                                                     Stampa Articolo

ECONOMIA                                                                                                           15/1/2019

Il documento
Si profila un aiuto di Stato

A rischio i rimborsi per i risparmiatori Allarme del
Tesoro
TOMMASO CIRIACO GIOVANNA VITALE,

ROMA
Icinquecento milioni di euro stanziati nella manovra per rimborsare i risparmiatori vittime dei crac bancari rischiano di finire
congelati.
Bloccati fino al 2020, a causa di un possibile contenzioso con l’Europa. Una beffa, per i truffati.
A cui il governo avrebbe dovuto e potuto porre rimedio ascoltando il parere tecnico formulato dagli esperti del Tesoro lo scorso
dicembre, alla vigilia delle modifiche alla legge di Bilancio. È tutto scritto in un documento nel quale l’ufficio di
coordinamento del ministero dell’Economia — l’Ucadt, che è la struttura di supporto del direttore generale del Mef Alessandro
Rivera — metteva in guardia dal rischio di una procedura d’infrazione per alcune norme tecnicamente sballate. E invitava
l’esecutivo a non recepire alcune modifiche alla legge di Bilancio contenute in un emendamento dei 5S: alcune di esse saranno
cassate nel maxi emendamento dell’esecutivo, altre resteranno. L’appello, insomma, resta parzialmente inascoltato. E potrebbe
esporre Palazzo Chigi a un grave danno d’immagine, i risparmiatori a un amaro 2019.
L’allarme ha una data precisa: 16 dicembre 2018. Il Senato si appresta a vagliare la legge di Bilancio. La struttura tecnica che fa
capo a Rivera identifica e segnala in un parere formale le storture della proposta emendativa del Movimento. Invita ad attenersi
alla formulazione approvata dalla Camera, già sottoposta alla Commissione senza ricevere rilievi. Ma non riesce a convincere
del tutto l’esecutivo.
Un passaggio, in particolare, allarma l’ufficio del Mef: quello in cui si stabilisce che i rimborsi vengano effettuati senza alcun
esame preventivo delle commissioni arbitrali Consob e Anac. «L’eliminazione della condizione dell’accertamento della
violazione degli obblighi relativi alla prestazione dei servizi di investimento e del relativo danno», si legge nel documento, «e
la conseguente pressoché automatica corresponsione dell’indennizzo, in ragioni di criteri vaghissimi e non qualificanti, non
possono essere considerati compatibili con i limiti posti dalla normativa Ue». Non si tratta di burocrazia da tecnocrati, ma di
regole comunitarie che espongono l’Italia al rischio d’infrazione per aiuto di Stato. E i truffati a un possibile mancato ristoro.
«Si dubita peraltro — prosegue il testo — che nell’incertezza della coerenza con il quadro normativo dell’Unione,
l’Amministrazione possa concretamente dare applicazione alla norma, anche in considerazione del rischio di imputazione del
danno erariale».
È una preoccupazione che torna spesso nel parere, al pari di quella di esporre lo Stato a contenziosi dalle ricadute economiche
imprevedibili. Ma non basta: il governo decide di estendere comunque la platea dei rimborsi a microimprese e onlus. Anche in
questo caso, la struttura di Rivera dubita della «compatibilità» con le regole Ue e stronca l’operazione: scelta «censurabile», si
legge.
L’esecutivo ignora l’avvertimento.

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E mette la fiducia sul testo. La domanda, a questo punto, diventa inevitabile: perché l’esecutivo ha ignorato l’alert, nonostante
il parere negativo espresso nero su bianco da chi deve vagliare la compatibilità tra leggi nazionali e comunitarie? Ma c’è un
altro dubbio, sollevato dall’ex parlamentare Andrea Augello, oggi in Fratelli d’Italia: «Non essendo prevista nella manovra
nessuna deroga ai termini di prescrizione contrattuali ed extracontrattuali, c’è l’eventualità che alla fine ci saranno davvero
pochissimi rimborsi». Per Augello «è urgente tutelare i risparmiatori, inserendo nel decreto Carige almeno la deroga ai termini
di prescrizione». Infine un dubbio: come farà Rivera a sedere al tavolo con la Ue per evitare un’eventuale sanzione se ha già
dichiarato la legge meritevole d’infrazione?
«Esiste un limite nel rendersi ridicoli anche per questo governo». Certo, l’esecutivo potrebbe porre rimedio all’errore con i
decreti attuativi e ritoccare il testo. Ma è comunque difficile immaginare che l’iter possa permettere l’erogazione dei rimborsi
fino all’autunno del 2019.

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