ZONA ROSSA. CRACKING ART 16 - dic.2018-17 feb. 2019 Ascoli Piceno, Centro storico - Il Discorso
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ZONA ROSSA. CRACKING ART 16 dic.2018-17 feb. 2019 Ascoli Piceno, Centro storico La storia e l’arte antica del capoluogo ascolano si fondono con l’arte contemporanea per celebrare il Natale, Zona Rossa diventa quindi il simbolo delle festività natalizie, ma vuole anche caratterizzare e legare in maniera forte il contrasto che tale colore ha assunto e assume tuttora per tutto il territorio piceno e non solo dopo il sisma del 2016. Facendo proprio lo slogan di Cracking Art, L’Arte rigenera l’arte, il Comune di Ascoli Piceno ha voluto donare per le feste a cittadini e turisti, un’invasione pacifica di animali, simbolo di rinascita per il territorio e di speranza per il futuro. Promossa dal Comune di Ascoli Piceno, curata e organizzata dall’Associazione Verticale D’Arte con il patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Ascoli Piceno e il sostegno del BIM Tronto, la mostra installativa Zona Rossa. Cracking Art è un progetto di arte pubblica che coinvolge tutto il centro storico del capoluogo ascolano, invaso pacificamente e silenziosamente da animali di plastica di varia tipologia e dimensioni, targati Cracking Art, che innescano, fin dal primo sguardo, un forte coinvolgimento con lo spettatore, sia esso adulto o bambino, ed entrano con quest’ultimo in totale empatia. Rosso è il colore per antonomasia del Natale, un colore carico di gioia e
aspettative, ma è diventato anche il simbolo per i territori colpiti dal sisma della Zona Rossa appunto, quell’area invalicabile, non più accessibile a causa degli edifici pericolanti, le macerie e i crateri. Con Zona Rossa. Cracking Art si vuole raccontare una fiaba contemporanea, di ricostruzione e resilienza, i cui attori protagonisti sono i tanti animali in plastica riciclata e rigenerata, creati dal collettivo Cracking Art e rigorosamente di colore rosso. Coccodrilli, rane, suricati, tartarughe, pinguini, orsi, cani, conigli, rondini, la celebre chiocciola che ha invaso le città di tutto il mondo e l’ultimo animale nato nell’universo Cracking Art, l’elefante simbolo della memoria storica, invaderanno il centro storico di Ascoli Piceno, di giorno e di notte, grazie alla tecnologia LED che illumina le installazioni artistiche. Dalle terrazze e dai merli di Piazza del Popolo faranno capolino pinguini, orsi, suricati, lupi, rane e chiocciole e quest’ultime stazioneranno anche, nel formato maxi, al centro della Piazza di fronte allo storico Palazzo dei Capitani, per creare una vera e propria interazione con il pubblico che vivrà quel luogo. A fianco della Cattedrale, dentro al Battistero di San Giovanni in fila indiana, come fosse un corteo, silenziose si aggireranno altre tre chiocciole. Tre coccodrilli giganti invece presidieranno il suggestivo chiostro di San Francesco quasi fossero a guardia del pozzo che campeggia
al centro dello stesso. La leggenda narra infatti che i coccodrilli, abbandonati dall’uomo, abitano il sottosuolo delle città, ma nella favola di Cracking Art queste temute creature escono allo scoperto come offerta di riconciliazione tra i pericoli di una natura a volte distruttiva e i luoghi creati dall’uomo per la propria esistenza. Infine protagonista assoluto nella recente produzione Cracking Art, sarà l’elefante metafora del ricordo, che a grandezza naturale, appoggerà il capo sul suo omologo in travertino che orna l’ingresso dello storico edificio di Corso Mazzini, palazzo della Fondazione Cassa Risparmio di Ascoli Piceno (oggi sede di Banca Intesa) per mettersi in relazione con la memoria storica del luogo per farla propria e al contempo proteggerla con il proprio sostegno. Qualcosa di rotto, come i territori dell’ascolano colpiti dal sisma, può essere ricostruito attraverso l’arte, in questo caso attraverso la ricerca che da più di 25 anni porta avanti il collettivo Cracking Art: un impegno allo stesso tempo sociale ed ambientale che si rinnova di città in città, installazione dopo installazione in tutto il mondo e che per il Natale 2018 con la mostra Zona Rossa. Cracking Art assume un significato ancora più attuale di rigenerazione urbana attraverso l’arte contemporanea: l’Arte che Rigenera l’Arte. L’intero progetto prevede assieme all’installazione Cracking Art, un crowdfunding, che attraverso la vendita di piccole sculture in plastica rosse limited edition va a sostenere un vero e proprio programma d’azione sistematico (restauri, interventi conservativi, ecc.) sul patrimonio storico- artistico e monumentale italiano. In particolare per Zona Rossa. Cracking Art si è deciso di indirizzare la raccolta
fondi per il restauro dell’affresco staccato di Cola D’Amatrice dal titolo “Il Redentore”, presente nella collezione della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno. Memoria e futuro, due parole che racchiudono il significato del Natale, della mostra e della ricerca di Cracking Art al tempo stesso e che hanno l’obiettivo di far riflettere, divertire e mostrare sotto una nuova luce bellissimi contesti storici attraverso l’arte. C.L. Le Valentine presentano il loro recuerdo Venerdì 21 dicembre Le Valentine, il duo formato da Valentina Cesarini fisarmonicista, bandoneonista e compositrice e Valentina Rossi compositrice e cantante jazz, presenteranno in anteprima presso il Teatro della Concordia a Monte Castello di Vibion (Pg), (il più piccolo teatro d’Italiana e d’Europa) Recuerdo (AlfaMusic, 2018), il loro primo album in duo in uscita a gennaio 2019. Undici sono le tracce tra brani originali e riletture di grandi classici firmate da Le Valentine, che ci raccontano insieme la storia del tango attraverso sì sentimenti e passioni travolgenti, ma anche con un linguaggio musicale moderno, rivolto al futuro: un omaggio agli artisti di un tempo e di oggi che ci hanno lasciato melodie indimenticabili. Due artiste, due donne, due anime che si incontrano fra le note di una musica che in cui il passato si confonde indissolubilmente con il presente, il tango. Italia/ Argentina andata e ritorno: il tango, infatti, nasceva
più di 100 anni fa da musicisti emigrati italiani: uomini che avevano nel cuore la nostalgia della patria lontana e la durezza di una vita difficile. Il disco de Le Valentine vuol essere un omaggio agli artisti di un tempo e di oggi che ci hanno lasciato melodie indimenticabili. Un duo fisarmonica e voce che ci racconta la storia del tango attraverso i sentimenti e le passioni travolgenti, ma con un linguaggio musicale moderno, rivolto al futuro. Giovedì 13 dic.al Teatro Gustavo da Modena di Palmanova – Ron canta Lucio Dalla Dopo un entusiasmante tour estivo, Ron prosegue con alcune date nei teatri italiani il grande omaggio, nell’ anno in cui avrebbe compiuto 75° anni, all’amico Lucio Dalla, a cui è stato legato da una lunghissima amicizia e da un prolifico sodalizio artistico. Sbarca in Friuli Venezia Giulia con una grande esclusiva regionale giovedì 13 dicembre (inizio ore 20.45) al Teatro Gustavo da Modena di Palmanova – il tour “Lucio! a Teatro” dove Ron canta Lucio Dalla, in una serata organizzata dal Comune di Palmanova in collaborazione con Edit Eventi: un‘occasione davvero unica per celebrare, a poco più di sei anni dalla scomparsa, il talento di uno dei maggiori fenomeni musicali dell’Italia contemporanea, capace di farsi ricordare per sempre dai fan e dal panorama musicale e artistico del nostro Paese.
La carriera di Rosalino Cellamare inizia nel 1970 quando, non ancora diciassettenne, sale sul palco del Festival di Sanremo, conquistando da subito notorietà e favore del pubblico. Negli anni ‘70, Ron mette le basi per la sua carriera: l’amicizia e la collaborazione con Lucio Dalla – è dell’inizio degli anni Settanta “Piazza Grande” – la stesura delle prime musiche, gli album sperimentali, i concerti impegnati e una parentesi nel cinema formano l’artista e lo lanciano definitivamente nel mondo della musica italiana. Arrivano ben presto gli album del grande successo come “Una città per cantare”, “Al centro della musica” e “Guarda chi si vede” (contenente “Anima”, canzone vincitrice del Festivalbar del 1982). Tra il ’90 e il ’96 nascono alcune sue canzoni entrate di diritto nella storia della musica italiana, come “Attenti al lupo”, che diventa uno dei successi più clamorosi di Lucio Dalla, “Non abbiam bisogno di parole”, “Le foglie e il vento” e “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, con la quale vince, in coppia con Tosca, il 46° Festival di Sanremo. Nel 2018 Ron è tornato al Festival di Sanremo con un brano inedito di Dalla, “Almeno pensami”: oltre a quest’ultimo successo che lo lega indissolubilmente all’amico Lucio Dalla,
sul palco del Teatro Gustavo Modena proporrà molti successi intramontabili del cantautore bolognese – tra cui “Tu non mi basti mai”, “Canzone”, “Attenti al lupo”, “Anima”, “Anna e Marco”, “Futura”, “Henna” – rivisti e riarrangiati con sonorità vicine al mondo Ron, senza per questo snaturane l’originale bellezza. Ron ripercorrerà i mille volti della carriera di Lucio Dalla, svelando aneddoti e storie inconsuete legate alla vita del cantautore in uno spettacolo ricco di emozioni. Prevendite aperte sul sito www.folkest.com, all’Angolo della Musica di via Aquileia a Udine (tel. 0432.505745) e al Teatro G. Modena (0432.924148). Per info sono disponibili anche i numeri dell’Ufficio Cultura di Palmanova (0432.922131) e la segreteria di Folkest Teatro Galleria Toledo – Napoli per TeatroZeta IL VELENO DEL TEATRO dialogo tra un aristocratico e un attore dal 14 al 16 dic. TeatroZeta IL VELENO DEL TEATRO dialogo tra un aristocratico e un attore di Rodolf Sirera drammaturgia e regia Brando Minnelli con Manuele Morgese e Salvatore Della Villa scene e costumi Lorenzo Cutuli traduzione Daniela Aronica
in co-produzione con Compagnia della Villa e Napoli Teatro Festival Italia 2016 in collaborazione con Università degli Studi di Fisciano (Salerno), Università di Barcellona, Teatro Nazionale della Toscana Prima compagnia ospite del cartellone artistico 2018-2019 del teatro Galleria Toledo è il TeatroZeta che, con la produzione IL VELENO DEL TEATRO, dall’opera del drammaturgo catalano Rudolf Sirera, va in scena dal 14 al 16 dicembre per la regia di Brando Minnelli. Lo spettacolo, che ha debuttato al Napoli Teatro Festival Italia 2016, è realizzato in co-produzione con la Compagnia della Villa e Tracce creative (Lecce) ed in collaborazione con Università degli Studi di Fisciano (Salerno), Università di Barcellona (Spagna) Teatro Nazionale della Toscana e MiBAC. Protagonisti dell’azione Manuele Morgese, a vestire i panni di un giovane attore nella Francia di fine Settecento e Salvatore Della Villa, nel ruolo del suo aristocratico interlocutore. Una dicotomia che contrappone la visione del potere e del privilegio di casta alle ragioni della libertà, dell’uguaglianza e del progresso, temi sempre opportuni per osservare l’attualità della società nelle sue contraddizioni. Il testo di Rodolf Sirera è scritto nel 1978, a soli tre anni dalla morte del dittatore Francisco Franco, ed è ambientato nella Francia 1784, a pochi anni dall’avvento della Rivoluzione di Luglio; un parallelismo che lo stesso autore tiene a sottolineare, a 40 anni dalla sua prima edizione, perchè la rappresentazione del conflitto delle idee – per come si ri-definisce nell’immediatezza della dimensione teatrale – è sempre lo strumento più utile, un laboratorio necessario per elaborare il presente e il futuro, a partire dalla scrittura di un’opera e dalla efficacia della messa in scena resa dagli interpreti dell’azione drammatica. È molto importante portare anche un’ulteriore riflessione sull’area di provenienza della compagnia TeatroZeta, operante nel territorio abruzzese de L’Aquila, città di grandissima tradizione artistica e culturale, ancora piegata dalle conseguenze devastanti del terremoto del 6 aprile 2019. A questo proposito, il teatro Galleria Toledo intende mettere in evidenza la necessità di dare sostegno e enfasi all’attività culturale proveniente da aree tanto terribilmente colpite – e assieme esprimere solidarietà diretta alla frazione di
popolazione italiana messa in ginocchio dalle attività sismiche di questi ultimi anni -, in particolar modo a tutte le manifestazioni legate al teatro e all’arte drammatica, perché è consapevole che ricostruire dalla civiltà umana è il solo modo per poter fare rifiorire la memoria dell’arte nelle sue culle storiche più importanti e significative. “La vicenda è ambientata nel Settecento e ruota intorno al tema della realtà scenica, soprattutto intorno ai suoi limiti. Un attore, simbolo della borghesia vincente, incontra un marchese, simbolo dell’aristocrazia sconfitta, la quale, paradossalmente, è portatrice di valori legati al concetto di verità. La verità della scena si fonde con la finzione del ruolo giocato dal marchese e si confonde durante il dialogo tra i due: un attore di dichiarata fama riceve un invito a palazzo da un misterioso mecenate e amante dell’arte, un marchese. Al suo arrivo viene accolto da un cameriere fin troppo attento che si rivela ben presto come persona di profonda cultura. Ha così inizio un cinico gioco dialogico che, attraverso una serie di trappole retoriche, porterà lentamente la vittima designata a perdersi in un pericoloso labirinto di apparenze. “Il veleno del teatro” è una nera commedia degli equivoci e delle prevaricazioni, tenuta tutta sul filo di un dialogo brillante e sempre più tagliente, fino ad un inevitabile colpo di scena finale. Un teatro fatto di tensione, di inquietudine interiore, di quell’alternarsi tra realtà e finzione tanto caro al nostro Pirandello.”
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