XVI - Presupposti e tecniche delle interviste non-standard - Paolo Montesperelli MRC/ XVI - Interviste non-Coris

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XVI - Presupposti e tecniche
delle interviste non-standard

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1 - PREMESSA

                                    RICERCA
                                    EMPIRICA

                      STANDARD                         NON-STANDARD

                                 Associazione
   Esperimento
                                (o co-variazioni)

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INTERVISTE ‘NON-STANDARD’:

    Interviste “discorsive”,
    “in profondità”,                   Sulla distinzione fra “standard”
                                       e “non-standard vedi:
    “libere”, “focalizzate”,
    “ermeneutiche”, storie             A. Marradi, “Due famiglie e un
                                       insieme”, in C. Cipolla e A. de Lillo,
    di vita, colloqui                  Il sociologo e le sirene,
    etnografici, focus                 Bo, Il Mulino, pp. 167-177.
    group, etc.

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2 – LE COMPONENTI DI
               UN APPROCCIO “NON
                     STANDARD”

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L’ APPROCCIO
                                    “NON STANDARD”:
COMPONENTE                             «Il più fondamentale
                                       presupposto fenomenologico
FENOMENOLOGICA                         di una filosofia
                                       dell’interpretazione è che ogni
                                       interrogativo circa un qualsiasi
                                       ente è un interrogativo circa il
                                       senso di questo ente» (P.
                                       Ricoeur)
Centralità del senso
che gli uomini
attribuiscono al
“mondo”

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COMPONENTE                       «I giudizi non possono
                                                       mai essere
                      ERMENEUTICA                      completamente
                                                       autonomi dai
                                                       pre-giudizi»
                                                       (H.G. Gadamer)
Ogni percezione, anche la
più elementare, non è mai
“pura”, auto-evidente, ma
è già intrisa di senso, è
già intrecciata coi nostri
pre-giudizi; sicché la
percezione è sempre
un’interpretazione,
un’ermeneutica del senso
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COMPONENTE IDIOGRAFICA:
     Ogni singolo “oggetto” (/ soggetto / evento)
     viene considerato a sé stante, in quanto
     unico, autonomo e non fungibile rispetto ad
     altri “oggetti”  vs positivismo, scientismo;
                vs. famiglia delle co-variazioni;

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COMPONENTE
                      tendenzialmente OLISTICA
    ogni “oggetto / soggettio / evento” viene
    considerato come un “insieme” coerente.

Secondo alcuni:
Può anche essere scomposto;
MA la scomposizione non si traduce in una
 matrice-dati (sarebbe “standard”);
Ciò non è incompatibile con l’adozione, in
 un secondo momento, dell’approccio
 “standard” (mixed methods);
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3 – Caratteri generali
    dell’intervista non-standard

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OBIETTIVO COGNITIVO
                                     NON singole proprietà,
                                     relazioni fra proprietà;

                                     MA “percezioni
                                     configurative”, porzioni più
SEGMENTI esperibili del              globali, meno frammentate:
“mondo della vita
quotidiana” (presenti o              Es: le relazioni in- / lo
passati)                             sviluppo di - una comunità;
                                     la vita quotidiana; alcuni
                                     percorsi individuali; strategie
                                     complesse di (ri)definizione
                                     di valori e atteggiamenti,
                                     etc.
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CENTRALITA’
                  DELL’INTERVISTATO
1) L’intervistato è il vero
   esperto del proprio “mondo
   della vita quotidiana”;

2) egli deve esprimere le
   proprie visioni del mondo nei
   propri termini e concetti

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Conseguenze :
 Virtualmente tutto ciò che dice e come lo dice è
  rilevante;

 Tecniche non direttive (perché più “plastiche”);

 Analizzare anche le modalità espressive
  (interdisciplinarietà: antropologo, sociologo,
  socio-linguista, etc.);

 Importanza della qualità dell’intervistatore /
  ricercatore;
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4 – ATTEGGIAMENTI
              DELL’INTERVISTATORE

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1) Il MVQ e la “provincia finita
   di significato scienza” hanno
   stili cognitivi distanti (A.
   Schütz); la ricerca (es. intervista
   strutturata)  “trauma”.

2) Per avvicinarsi:
    ricorrere al sapere personale
    (esplicito e tacito),
    “comprensione”, “arte
    dell’ascolto”, etc.

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La “arte dell’ascolto”
«Udire è un fenomeno fisiologico, e
invece ascoltare è un atto psicologico
(…). Si possono applicare con estrema,
perfino maniacale, precisione tutte le
prescrizioni metodologiche e non
intendere alcunché; si può ascoltare,
meglio, credere di ascoltare e non
intendere, non vedere. L’ascolto può
essere un meccanico prestare
orecchio, si può perfino riportare
fedelmente ciò che si è udito e
restare, nonostante ciò, al di qua della
comprensione» (L. Lombardi Satriani 1987, 105).

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Plutarco: per coltivare l’arte               «Non è possibile che chi
     dell’ascolto occorre:                       parla sia in assoluto
                                            talmente inetto e impreciso
1) Coltivare il silenzio                     da non offrire niente che
     interiore;                              possa essere apprezzato:
2) Esercitare con                             una riflessione sua, una
                                                   citazione altrui,
     costanza la
                                              l’argomento stesso e lo
     concentrazione;                            scopo dei discorso, o
3) Maturare la capacità di                       almeno lo stile e la
     domandare;                             disposizione della materia»
                                             (Plutarco,L’arte di ascoltare,
4) Tenere sempre desta                               trad. 2002, 70-1)
     l’attenzione verso
     l’altro

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H.-G. Gadamer: il                        «Occorre accettare che
                                            non si sa all’inizio come ci
    vero ascolto, che è                        si troverà alla fine»
    indispensabile al                       (H.-G-Gadamer, 1987, 63)

    dialogo, muta i pre-
    giudizi

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Nel riconoscere la                       «Ne deriva l’umile
    centralità                               disponibilità a
                                             trovare nella realtà
    dell’intervistato «è                     anche quello che non
    implicito un rispetto                    si attende, anziché
    per gli altri e per le                   quello che si attende
    loro intenzioni, le loro                 a priori» (A. Marradi
                                             1982, 448)
    speranze e i loro
    modi di vita» (Berger e
    Kellner 1991, 32);

    ;

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5. LA CONDUZIONE DELL’INTERVISTA

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I ricercatori:

• Dovrebbero lavorare in gruppo (interdisciplinare):
  - si moltiplicano i punti di vista; si amplia il
  panorama;
  - la conoscenza si costruisce mediante interazione
  dialettica;

• Coincidono con gli intervistatori (nell’interpretazione
  è fondamentale l’interazione intervistato-
  intervistatore)
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L’INTERVISTATORE

- Svolge una funzione discreta, strategica, “maieutica”  interventi ridotti al
  minimo ma efficaci. Ciò richiede esperienza, preparazione, motivazione,
  inventività, sensibilità ermeneutica;

- Ascoltare davvero: «Udire è un fenomeno fisiologico e invece ascoltare è
  un atto psicologico» (L. Lombardi Satriani).

- In mano non ha un questionario ma una semplice “traccia” = elenco di temi
  molto flessibile = non va applicata rigidamente (deve adattarsi al profilo di
  ciascun intervistato; sarebbe segno di ansia, incertezza, etc.).

- Per evitare tale ansia, l’intervistatore deve assimilare molto bene gli
  obiettivi cognitivi, i temi, le proprietà che si vogliono rilevare  partecipare
  al gruppo di ricerca fin dall’inizio.

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- Deve prestare attenzione alla comunicazione verbale (compresi uso del
  dialetto, problemi espressivi, etc.) e non verbale.

- Fornire al ricercatore informazioni: fasi preliminari dell’intervista, primi
  contatti e relative difficoltà; osservazioni “de visu”; tensioni durante
  l’intervista, luogo dell’intervista, osservazioni dell’intervistato a registratore
  spento, etc.

- Trascrivere l’intervista.

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LA CONDUZIONE DELL’INTERVISTA

  LA PRIMA DOMANDA

   Evitare domande che inducano a risposte secche («sì / no»)  bloccano
    la fluidità, “raffreddano” il rapporto intervistato-intervistatore.
   Formulare una domanda generale.
    Esempio: ricerca Caritas su famiglie in difficoltà(2005)
    «Potremmo parlare della storia della sua famiglia…»
    «Mi piacerebbe sapere qualcosa della sua famiglia attuale…»
    «Oggigiorno una famiglia va incontro a molti problemi …»
   Formulare una domanda fattuale
   Chiedere un consiglio su un problema comune all’intervistato e all’i.re.
   Far collaborare l’intervistato.
   Presentare/far commentare un oggetto significativo (p. es. foto).

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IL FLUSSO DEL DISCORSO

        Deve avvicinarsi al modello della conversazione quotidiana:
       - è più familiare all’intervistato
       - è la dimensione del MVQ ad interessare.

       Evitare “chiacchiere”  scarsa informazione + imbarazzo / demotivazione
       dell’intervistato.

       Tendenzialmente tutto ciò che dice l’intervistato è prezioso e va registrato 
       principio di centralità dell’intervistato.

       Non protrarre troppo a lungo l’intervista: è meglio rinviare ad altre sedute.
       Ogni seduta deve ricollegarsi alla precedente.

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AVVERTENZE

     Ascoltare l’intervistato con attenzione completa, interesse, pazienza,
    umiltà, etc. Non esercitare forme coercitive di autorità (giudizi, ammonimenti,
    etc.).

     Permettere all’intervistato pause anche lunghe (superare l’horror vacui,
    evitare salti bruschi, fretta  ansia  distorsioni).

     Se interpellato dall’intervistato, l’intervistatore formulerà sue valutazioni
    solo dopo l’intervista. Se ciò susciterà nell’intervistato reazioni interessanti,
    l’intervistatore riprenderà l’intervista.

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6. LA TRASCRIZIONE

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Importanza della trascrizione :
• Fissa significati che altrimenti resterebbero volatili;
• Mentre il discorso parlato ha un numero limitato di
  interlocutori, il testo scritto ha una molteplicità
  potenzialmente illimitata di destinatari;
• La trascrizione distacca il testo scritto dall’intenzione
  dell’autore e dal dialogo originari, aprendo nuove
  possibilità interpretative;

    «La linearizzazione dei simboli permette una
    traduzione analitica e distintiva di tutti i tratti
    linguistici successivi e discreti, aumentandone così
    l’efficacia» (P. Ricoeur)

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Nell’intervista
Rileggendo il trascritto, il
ricercatore/intervistatore:
•riflette meglio su se stesso e sull’intervistato
•Affina i concetti,
•sviluppa nuove idee, etc.

LA TRASCRIZIONE, di solito, E’ IL PRIMO
MOMENTO IN CUI SORGONO LE
INTUIZIONI PIU’ ILLUMINANTI
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CHI TRASCRIVE

     La comunicazione intervistato-intervistatore deve essere trascritta
     dall’intervistatore:
      è lui che ha avuto il contatto diretto con l’intervistato;
      è lui che può aiutare a cogliere meglio:
                                                - le valenze del contesto
                                                     ambientale,
                                                - la vasta gamma dei
                                                     messaggi (verbali e
                                                     non)
                                                - altri aspetti
                                                     dell’interazione che non
                                                     risultano in una
                                                     registrazione fonica

     Secondo altri (p.es.   ten Have, Silverman, Bichi):   dall’intero gruppo degli
     intervistatori.
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CHE COSA TRASCRIVERE

L’analista non deve stravolgere le espressioni dell’intervistato per
“abbellirle” , per “metterle in ordine”.
Rispettare forme agrammaticali o dialettali, ripetizioni, etc.
Non è in gioco “il piacere del testo”, ma la sua conformità.
Il suo “abbellimento” spesso lo rende esangue, addomesticato,
mummificato  distorsioni

N.B. Anche l’italiano “popolare” è creativo, ricco, complesso, “elaborato”,
usato con maestria ed efficacia, quanto/più del- l’i. colto, “standard”. Ma lo è
in maniera diversa (cfr. A. Meillet; Labov).

Espressioni dell’italiano “non standard” vanno riportate se hanno la funzione
di illustrare in maniera vivida, chiarire, sintetizzare efficacemente, richiamare
l’attenzione dell’interprete/lettore (Bertaux 1998).

Esempio (Ricerca su anziani e mutamento sociale (Montesperelli 1999):
«Noi avemo lavorato de ignoranza, de forza, de materialità»

    Il ricercatore può scrivere pagine di commento
    letterariamente pregevoli che possono essere utili per
    trasmettere al lettore suggestioni e sensazioni (p. es.
    citazioni di Levi da parte di Banfield)

 Paolo Montesperelli                  MRC/ XVI - Interviste non-                    30
 2018-2019                                   standard
Alcuni segni grafici convenzionali da inserire nella trascrizione
 possono aiutare la comprensione.

 MA sarebbe illusorio proporci di trascrivere l’intera gamma di codici, registri,
 messaggi emersi durante ciascuna intervista

 Anche limitandosi a considerare solo i codici linguistici e para-
 linguistici è impossibile trascriverli tutti:

 a) non disponiamo di conoscenze adeguate e di convenzioni standardizzate
    per rappresentare alcune caratteristiche paralinguistiche (p. es. ritmo.:
    cfr. Butterworth 1980; Brown e Yule 1983).

 b) trascrizioni troppo dettagliate diventano di difficile leggibilità.
     Come in tutta la ricerca sociale: difficile equilibrio fra perdita di
     informazioni su un fenomeno e capacità euristica di rappresentarlo.

Paolo Montesperelli               MRC/ XVI - Interviste non-                        31
2018-2019                                standard
OCCORRE        TRASCRIVERE        SECONDO       CRITERI     DI
   FUNZIONALITA’ RISPETTO AGLI OBIETTIVI COGNITIVI di
   ciascuna ricerca. «L’importanza che assegnerete a questi aspetti
   dipenderà da ciò che potrete mostrare con o senza di loro» (Silverman 2000)

   Di solito nella ricerca sociale conviene adottare un set abbastanza
   parsimonioso di segni convenzionali

   Vedi p. es. Apolito:

                          Obiettivo cognitivo: valorizzare le fonti orali della
                          conoscenza, e quindi annotare alcuni aspetti della
                          performance orale, intesi come elementi del significato da
                          interpretare; entro questo ambito Apolito include anche
                          aspetti non direttamente linguistici, ma funzionali alla
                          ricostruzione dell’interazione fra attori.

                          Peraltro, questi aspetti sono stati trascritti non in maniera
                          pedissequa ogni volta che si sono presentati durante
                          l’intervista; ma solo quando sembravano avere un peso
                          significativo nelle tattiche interazionali dei parlanti.

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+       pausa lunga all’interno di un intervento

            -       pausa breve all’interno di un intervento

        [PAUSA]     pausa lunga tra un intervento e il successivo

         [pausa]    pausa breve tra un intervento e il successivo

       MAIUSCOLO enfasi nella voce

            ...     enunciato sospeso

           [...]    parti di testo mancanti

            //      punto d’inizio dell’intervento di un interlocutore durante l’intervento di un
                    altro, con conseguente sovrapposizione

            *       punto di fine della sovrapposizione

            #       intervento interamente interno ad un turno di parola di un altro interlocutore

           [ ]      note del trascrittore

           (n)      segni di numerazione degli interventi nelle conversazioni (all’interno di una
                    conversazione ogni intervento è numerato)

           {n}      segni del numero d’ordine del brano trascritto, posti all’inizio (ogni brano
                    riportato e commentato nel testo viene numerato in ordine progressivo).
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2018-2019{data}                               standard
                    data di registrazione del brano; posta alla fine
[ ]      note del trascrittore

         (n)      segni di numerazione degli interventi nelle conversazioni (all’interno di una
                  conversazione ogni intervento è numerato)

         {n}      segni del numero d’ordine del brano trascritto, posti all’inizio (ogni brano
                  riportato e commentato nel testo viene numerato in ordine progressivo).

       {data}     data di registrazione del brano; posta alla fine

         [n]      segni di numerazione di sequenze arbitrarie relative all’analisi del
                  ricercatore (il ricercatore in base alla propria interpretazione può riordinare
                  la sequenza degli interventi)

        ===       segno di “incassatura” di un’interazione in un’altra (Goffman 1981, 186)

    __________ segno di divisione in sequenze utilizzate nell’analisi

       corsivo    termini utilizzati nelle analisi del ricercatore

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Per saperne di più

Paolo Montesperelli       MRC/ XVI - Interviste non-   35
2018-2019                        standard
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