VITAMINA D: quale ruolo nel paziente diabetico? - "Il sistema diabete. Viaggio nel pianeta innovazione "
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
VITAMINA D: quale ruolo nel paziente diabetico? “Il sistema diabete. Viaggio nel pianeta innovazione “ Genova – 25/26 ottobre 2019 Dr. Lara Vera
La Dott.ssa Vera Lara dichiara di NON aver ricevuto negli ultimi due anni compensi o finanziamenti da Aziende Farmaceutiche e/o Diagnostiche. Dichiara altresì il proprio impegno ad astenersi, nell’ambito dell’evento, dal nominare, in qualsivoglia modo o forma, aziende farmaceutiche e/o denominazione commerciale e di non fare pubblicità di qualsiasi tipo relativamente a specifici prodotti di interesse sanitario (farmaci, strumenti, dispositivi medico-chirurgici, ecc.).
L'ormone vitamina D 1α-idrossilasi è espresso anche in altri tessuti tra cui le paratiroidi e la componente insulare del pancreas, che sono quindi in grado di formare il metabolita attivo localmente. Zehnder D et al. Extrarenal expression of 25-hydroxyvitamin d(3)-1 alpha-hydroxylase. J Clin Endocrinol Metab 86(2): 888-894, 2001. Al di là dei ben riconosciuti effetti scheletrici, la vitamina D può agire in numerosi tessuti (dato che il suo recettore, VDR, è espresso da molte linee cellulari) tanto che numerose evidenze suggeriscono un suo possibile ruolo nella prevenzione della sarcopenia, nella regolazione del sistema immunitario e nella riduzione del rischio di molte patologie comuni, incluso il diabete mellito Holick MF. Vitamin D: extraskeletal health. Rheum Dis Clin North Am 38(1): 141-60, 2012.
Deficit di Vitamina D una delle prime manifestazioni extrascheletriche descritte in conseguenza alla carenza vitamina D in modelli animali è stata una condizione di intolleranza al glucosio per disfunzione beta- cellulare
Effetti diretti mediati dal VDR espresso a livello della beta-cellula pancreatica dove: promuove l’espressione di geni coinvolti nella crescita cellulare nell’organizzazione del citoscheletro nel traffico intracellulare nella formazione di giunzioni intercellulari nell'esocitosi nella secrezione insulinica non sembra influenzare la secrezione pancreatica di glucagone il VDR è espresso sia a livello della beta-cellula pancreatica che dei principali tessuti bersaglio dell’insulina, ed in particolar modo nel tessuto muscolare stimola positivamente l’espressione del recettore insulinico e promuove il trasporto di glucosio insulino-mediato
Effetti indiretti effetti pancreatici legati ai livelli di calcio: induce la secrezione di insulina aumentando la concentrazione intracellulare di calcio e attiva la endopeptidasi calcio dipendente che facilita la conversione della proinsulina in insulina Parallelamente agli effetti pancreatici, può attenuare lo stato cronico infiamatorio frequentemente osservato nei pazienti obesi con diabete tipo 2 riducendo la secrezione delle citochine infiammatorie da parte dei macrofagi attivati e limitando quindi i danni sulla beta-cellula e sulla insulino sensibilità mediati dall’infiammazione. Infine, alcuni studi avrebbero evidenziato un effetto inibitorio sul sistema renina- angiotensina, attenuando gli effetti negativi di tale sistema a livello pancreatico sulla funzione beta-cellulare e sulla sensibilità all’insulina.
Associazione tra ipovitaminosi e diabete bassi livelli circolanti di 25-idrossi-vitamina D sono risultati associati sia ad un’alterata funzionalità delle beta cellule che ad insulino-resistenza.
E' possibile ridurre il rischio di diabete? le evidenze provenienti da trials clinici prospettici a favore di un effetto benefico dell’utilizzo della vitamina D sulla prevenzione del DMT2 e sul miglioramento del compenso glicemico nel paziente diabetico sono limitate e contrastanti
Studi pro-supplementazione In particolari condizioni di carenza vitaminica D: dializzati, la supplementazione con elevate dosi di vitD sarebbe in grado di migliorare il compenso glicemico. diabete gestazionale: beneficio della terapia con vitD sulla sensibilità insulinica e sul compenso glicemico. donne di razza asiatica con insulino-resistenza e 25OHD 32 ng/mL
i principali studi randomizzati, a doppio cieco, hanno messo in discussione il ruolo della supplementazione con vitD nel DMT2 Revisione dei dati del Women Health Initiative (n=33951) tp con Ca+vitD (1000mg+400IU die) x7 anni riduce l’incidenza di diabete nella donna in menopausa dosaggi più elevati potrebbero essere necessari per evidenziare effetti sul compenso glicemico. non erano specificamente disegnati per la vitD dosaggi giornalieri bassi di vitD (400≈800 UI) tutti durata ≤12 mesi metanalisi su 35 trials clinici randomizzati (1984-2013) no effetti significativi della tp con vitD su HOMA-IR, secrezione insulinica, HbA1c rispetto al placebo in 4 studi no beneficio della vitD su prevalenza di nuovi casi di diabete (OR=1.02; 95% CI 0.94-1.10)
n=2.423: adulti con prediabete e controlli (soggetti normoglicemici) 1.211 Randomizzati a 4.000 UI vitD die o 1.212 placebo Endpoint: comparsa di nuovi casi di diabete. 2,5 anni di follow-up Risultati: 293 nuovi casi di diabete nei trattati 323 nel gruppo di controllo; la supplementazione di vitD riduce il rischio di sviluppare nuovi casi di DMT2 del 12%, un risultato non statisticamente significativo 8/10 degli arruolati avevano livelli basali vitD nella norma: questo può aver limitato la capacità dello studio di evidenziare un effetto protettivo dalla supplementazione di vitamina D sul rischio di dabete.
due trial con lo stesso razionale Tromsø Vitamin D and T2DM (Norvegia) 511 soggetti adulti con prediabete randomizzati a vitD 20.000 UI/sett o placebo; tendenza numerica, ma non statisticamente significativa, in favore della vitD Diabetes Prevention with Active Vitamin D study (Giappone) 1.256 adulti con prediabete randomizzati a vitD (eldecalcitriolo)-placebo tendenza, non statisticamente significativa, ad una riduzione del rischio di DMT2 nei soggetti in vitD
Dabete tipo 1 oltre a effetti sulla β-cellula, la vitD svolge un importante ruolo immuno-modulatorio e potrebbe limitare i danni legati all’insulto autoimmunitario sul tessuto pancreatico. numerose indagini epidemiologiche dimostrano relazione tra ipovitaminosi D ed DMT1 ampia coorte di bambini finlandesi Dimostra che utilizzo di supplementi di vitD durante il primo anno di vita sarebbe in grado di ridurre significativamente l’incidenza di DMT1 (RR=0.12, 95% CI 0.03-0.51). i bambini con segni di rachitismo dimostravano un rischio di sviluppare diabete tre volte superiore a quello del resto della popolazione (RR=3.0, 95% CI 1.0-9.0). anche per il DMT1 esistono pochi studi che abbiano analizzato in modo prospettico e randomizzato l’efficacia preventiva della terapie con vitD. I dati disponibili sono controversi, da piccole casistiche, di breve durata e spesso con dosi sub-ottimali
indica una riduzione di quasi il 30% del rischio di incorrere nella malattia se si assumono supplementi di VitD nella prima infanzia. tale effetto è dose- dipendente e sono necessari dosaggi elevati (superiori ai 600-800 UI/die delle attuali RDA) per una significativa azione preventiva e quindi potenzialmente associati al rischio di effetti collaterali quali l’ipercalcemia e l’ipercalciuria. Lo sviluppo di nuovi composti, analoghi alla vitamina D, che mantengano la stessa attività immunomodulatoria ma privi di effetto calcemico potrebbe facilitare il superamento di questo problema e consentire la sperimentazione di approcci più efficaci per la prevenzione e la cura del diabete di tipo 1.
Conclusioni La carenza vitaminica D è un problema diffuso che può avere conseguenze negative sia a livello scheletrico che extrascheletrico Ci sono evidenze a favore di una implicazione negativa dell’ipovitaminosi D sul compenso glicemico e sulla patogenesi del DMT1 e DMT2 la supplementazione di vitD può contribuire a ridurre il rischio di diabete tra le persone ad alto rischio (pre-diabete), ma in un ordine non superiore al 10-15%. I dati di studi randomizzati sono limitati e non confermano un significativo effetto della supplementazione con vitD sulla cura del diabete. nessuno di questi studi aveva un potere sufficiente (breve durata, casistiche eterogenee soprattutto per fattori di rischio, dieta e livelli basali di 25OHD, dosaggi e modalità di somministrazione differenti, associati o meno alla supplementazione con calcio), sottolineando quindi la necessità di ulteriori conferme I dati disponibili escludono controindicazioni al trattamento con vitD nel diabetico è pertanto raccomandabile che i pazienti diabetici ed i soggetti a maggior rischio di sviluppare il diabete mantengano un adeguato apporto di vitD.
Grazie per l'attenzione Ambrosetti Eleonora Campana Claudia Dipartimento di Scienze Carloni Beatrice Endocrinologiche & Mediche Comina Martina Università di Genova Conte Lucia Corica Giuliana Albertelli Manuela Dotto Andrea Cocchiara Francesco Franco Marta Monti Eleonora Gay Stefano Graziani Giulia Mara Boschetti Martino Chiara Angelo Depascale Nista Federica Federico Gatto Ravaschio Valentina Natale Musso Ricci Bitti Silvia Diego Ferone Teliti Marsida Massimo Giusti
Puoi anche leggere