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Virtual Tour e firma digitale per sconfiggere la crisi del mercato immobiliare: la proposta di Andrea Ruocco di Giuseppe Vitolo La crisi immobiliare ai tempi del Covid-19. Titoli da strilloni si susseguono all’emancipazione di un mercato usurato dalla crisi pandemica e che sta risentendo di un preoccupante isolamento. In barba alla filiera delle attività produttive che stanno lentamente tentando un approccio al ritorno alla normalità, c’è chi deve studiare ed ingegnare soluzioni efficacemente alternative. È il caso di Andrea Ruocco, agente immobiliare insignito – nel 2016 – della qualifica rilasciata dal CRS (Certified Residential Specialist Designation), la più alta qualifica professionale conferita da Realtors nel campo dell’immobiliare residenziale in ambito internazionale. Vent’anni di esperienza nel settore e l’evoluzione del “contatto” con il cliente divenuta man mano digitale nel corso degli anni. È chiaro: quando si tratta di compravendite consistenti come quelle di case ed appartamenti, talvolta è più necessaria una stretta di mano, una pacca sulle spalle o un sorriso rassicurante che non debba risentire di alcun limite di distanza. Sempre all’avanguardia, con lo sguardo rivolto all’innovazione e alle possibilità offerte da una vision improntata sul futuro. Nell’ottica di stallo generale per il mercato di riferimento, il titolare dell’omonima agenzia Andrea Ruocco Immobiliare propone un’alternativa in merito alla nota dolente “Case Vacanze”. Dati allarmanti, quelli snocciolati nel campo dell’affitto degli alloggi dediti al relax: da Nord a Sud, si calcola che in media oltre il 60% delle strutture prenotate
siano state disdette. Come arginare una crisi che non ha risparmiato il territorio salernitano in ogni latitudine? Pronta la proposta di Andrea, che si basa sull’affitto per uso transitorio delle Case Vacanze. Il tutto verte su tre fasi distinte e scandite, che agevolano il lavoro dell’agente immobiliare moderno, costretto a fare i conti con lo smart working e con le restrizioni di ogni genere: «Si parte con un Virtual Tour – afferma Ruocco – in cui predispongo un incontro “digitale” con i diretti interessati all’affitto dell’immobile. Attraverso una piattaforma telematica, si avvia una videoconferenza che consente al fruitore del servizio di valutare la casa nei minimi particolari e comodamente dalla propria residenza. Una strategia “Open House” efficace per una scelta condivisa da parte di tutti i componenti del nucleo familiare». Il passaggio successivo è incentrato sul cliente e sulla possibilità di valutarne l’effettiva affidabilità: «Attraverso il “Controllo inquilino” posso avere la possibilità di verificare la serietà delle persone interessate. Basta il documento d’identità per controllare i dati associati al possibile cliente, riuscendo a capire se questo ha avuto beghe in passato come sfratti o altri problemi di tipo residenziale». L’ultima fase è quella del sopraluogo effettivo: «Con il placet di tutte le direttive mediche, i candidati all’affitto possono visitare l’immobile fisicamente, con guanti, mascherine e liquidi disinfettanti. A controllo ultimato, gli interessati hanno 24 ore di tempo per dare conferma o declinare l’affitto. In caso positivo, non serviranno ulteriori incontri face to face: grazie alla firma elettronica avanzata basterà un click o uno smartphone per completare la felice conclusione dell’operazione».
Condono edilizio a Salerno, Cammarota: “Basta chiacchiere e propaganda, risposte subito” “Il Comune di Salerno, colpevolmente inerte in questo momento di grave difficoltà, affidi subito le pratiche di condono edilizio ai nostri giovani professionisti. Serve liquidità e lavoro, non chiacchiere e propaganda”. Lo affermano il Paolo De Marco, vicepresidente de La Nostra Libertà, e il capogruppo consiliare Antonio Cammarota, Presidente della Commissione Trasparenza. “A Salerno sono migliaia le pratiche inevase, con un gettito potenziale di milioni di euro, che non hanno impulso per mancanza di personale”, dichiarano Cammarota e De Marco, “e in questo momento di fame e di crisi si può far lavorare i nostri giovani professionisti, indicati in evidenza pubblica dai consigli dell’Ordine, pagati con percentuale sul gettito della sanzione riscossa, e quindi a costo zero per il Comune. Si realizzerebbe lavoro e moneta pubblica”. “Una proposta agli atti da anni sempre ignorata dall’amministrazione comunale”, denunciano Cammarota e De Marco, “nonostante il plauso delle categorie e dell’ordine degli Architetti e il recepimento di tanti Comuni, ultimo quello di Amalfi con il bando del 21 aprile”.
Celano e Russomando in pressing su Napoli: “A quando misure concrete per i commercianti?” Riduzione tributi per l’emergenza, i consigliere comunali Roberto Celano e Ciro Russomando, chiedono spiegazioni al sindaco Napoli. “A parte qualche annuncio spot di taluni assessori, ad oggi non è dato ancora sapere cosa ritiene fare amministrazione comunale in merito alla tassazione incresciosa che, in un momento di difficoltà economica e sociale, andrebbe rivista e consistentemente ridotta. Nei giorni scorsi abbiamo presentato dettagliate proposte di riduzione di imposte e tasse comunali e di completa eliminazione delle stesse per talune categorie. Abbiamo individuato le coperture per la possibile riduzione dell’addizionale comunale IRPEF con innalzamento dell’esenzione per i redditi fino a €25.000, abbiamo chiesto l’eliminazione della Tosap fino alla fine del dell’anno per gli esercenti particolarmente provati dal momento di difficoltà, abbiamo chiesto di modificare il regolamento per consentire la riduzione della Tari per talune imprese che hanno necessità di rialzarsi avendo subito danni notevoli dalla chiusura, abbiamo chiesto di finanziare un apposito fondo Covid per integrare gli aiuti regionali e governativi destinati alle famiglie in difficolta’, notificando le nostre idee ormai da tempo all’Amministrazione. Non abbiamo ancora avuto alcun riscontro, se non la consapevolezza acquisita in audizione in Commissione che l’assessore al bilancio non ha ancora coscienza di quelli che sono i risparmi di spesa ad oggi previsti per il mancato svolgimento di alcune attività e di servizi comunali. Ora è il tempo di agire e di far capire a chi intraprende ed alle famiglie, con serietà, di quale aiuti e di quale sostegno
potranno davvero beneficiare dall’Amministrazione per i prossimi mesi. Non è più tempo di slogan e propaganda ma è il momento della concretezza. Si invita, pertanto, l’amministrazione a decidere e determinarsi in tempi “europei” anche sulle nostre proposte ed a manifestare celermente, come sta avvenendo in altri comuni, i propri intendimenti nel merito”. Un 25 aprile senza banda Questa data segna, in genere, il taglio del nastro della stagione delle formazioni bandistiche, dopo i riti del Venerdì Santo, ma quest’anno un grande Tacet. Abbiamo incontrato il “bombardino” e patron dello Storico Concerto Bandistico Città di Minori Di OLGA CHIEFFI Il 25 aprile Festa della Liberazione e San Marco è la data che inaugura, in genere, la stagione delle bande di giro, ovvero, feste, processioni, matinée, servizio di piazza serali. Serrati i teatri, il corona virus ha stroncato anche questo settore. Ieri, niente palchi nelle piazze e quei programmi capaci di sintetizzare, la storia d’Italia dal Risorgimento alla Liberazione del.1945: dalla nostalgica “O Bella ciao”, colonna sonora della Resistenza, soprattutto emiliana, fra l’Appennino bolognese e le zone della Repubblica partigiana di Montefiorino. La musica, di autore sconosciuto, viene fatta risalire alla melodia di un canto ottocentesco delle mondine padane, con influenze di altri canti come “Fior di tomba” e “Picchia picchia la porticella”, mentre una seconda derivazione fa retrodatare le radici della canzone ad una ballata francese del Cinquecento, che seppur mutata
leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo di La daré d’côla môntagna, poi in quella trentina con il titolo di Il fiore di Teresina, poi in quella veneta, con il titolo Stamattina mi sono alzata, successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani, all’ inno di Mameli, “Vette d’ Abruzzo”, legata al nome di Adolfo Di Zenzo, una pagina dal doppio significato, riferito sia alla guerriglia partigiana in montagna, con la strage compiuta ad Onna l’11 giugno 1944 da militari tedeschi in ritirata, due giorni prima della liberazione dell’Aquila, sia al ricordo del recente terremoto, che ha distrutto quelle zone, passando in genere allo sbarco alleato del 1943, anche musicalmente, con le squadrette americane che sfilavano per via Roma, per poi “swingare”, di sera, distribuiti in piccole formazioni, nei clubs a loro riservati, con la “Semper fidelis March” l’inno dell’ US Marine Corps, firmata da John Philip Sousa, “Star & Stripes forever”, magnum opus di Sousa, con il suo famoso trio e l’obbligato riservato all’ottavino, senza dimenticare “La leggenda del Piave”, una pagina che accorpa in un unico ricordo, il numero altissimo di caduti di tutte le guerre, assunti nella fiamma patriottica della lotta di liberazione. Da quel 25 aprile al 1 maggio poi, in giro per le piazze ad evocare Violette, Gilde e Mimì, tra i gong di Turandot e i colpi di piatti dell’Ouverture della Carmen, in un allegro marciare attraverso le melodie dei grandi maestri quali Ligonzo, Abbate, Piantoni, Orsomando, Centofanti, Ippolito Marchesiello, tanti altri che vanno a comporre i cosiddetti “libretti”. “Io avrei dovuto iniziare la stagione il 10 aprile, venerdì santo – afferma Gioacchino Mansi, “bombardino” e patron dello Storico Concerto Bandistico Città di Minori -, quindi il lunedì di Pasqua e la domenica successiva, concerto a Ravello, ma credo salterà tutto, sino al 29 giugno giorno di San Pietro e Paolo. Per molti di noi è stato straziante non poter esordire il Venerdì Santo a Minori. E’, infatti, un rituale centenario che in quella occasione si lancino in banda i nuovi entrati, solitamente
allievi della scuola di musica della banda, al loro debutto ufficiale, proprio in casa, durante la processione più sentita dai minoresi. Infatti, l’amministrazione comunale conoscendo i sentimenti dei cittadini, ha mandato in filodiffusione i canti dei Battenti il giovedì pomeriggio ed il venerdì mattina negli orari che di solito si spendevano per tutto il paese e la sera del venerdì nell’ora della processione ha trasmesso “Sento l’amaro pianto”, attribuito al musicologo amalfitano Antonio Tirabassi, eseguito dalla banda e il coro di Minori. Poichè in Costiera la maggior parte degli impegni è proprio a giugno, ho calcolato che verrà annullata almeno metà della stagione artistica. Spero di sbagliarmi e iniziare magari a maggio, ma dipende da quando daranno l’autorizzazione a popolare, seppure a distanza controllata, le piazze. In Costiera le feste in calendario sono programmate ora, tra l’altro, il problema è che sta saltando il periodo che era dedicato alle prove, fondamentale per diversificare il programma e per migliorarci, giornate di studio irrecuperabili successivamente, quando si dovrà suonare e viaggiare. Le note veramente dolenti sono per quelle bande che hanno grosse spese di partenza come pullman, camion, assicurazione, bollo, revisioni ecc. E’ d’uso trattenere le prime giornate di paga dei musicanti per avviare il tutto, ma se la stagione si avvierà con ritardo, e lavoreranno la metà non potranno chiedere troppi sacrifici. So di qualche banda che sta valutando di non partire proprio e pensare direttamente al 2021. Per quanto mi riguarda, noi non appena ne avremo la possibilità saremo subito operativi, semplicemente perché siamo una piccola realtà che non ha cambiato neanche un’elemento rispetto alla scorsa estate quindi l’amalgama c’è sempre”.
Beatrix Potter: Resistenza e Libertà in epoca vittoriana La favolista è un emblema di donna forte e coraggiosa, che si oppose alle rigide regole della sua società Di Giulia Iannone Non chiamatela semplicemente scrittrice ed illustratrice di libri illustrati per l’infanzia. Beatrix Potter, è un emblema, è una ribelle, una forte e coraggiosa donna inglese che ha lottato in nome di una libertà di espressione e d’azione, che potremmo definire un vero e proprio manuale biografico di proto-femminismo. Le donne, in sintesi, dovevano accontentarsi del semplice ruolo di “ornamento della società” ed essere sottoposte alla figura del marito. L’obbedienza era tutto ciò che si richiedeva loro, oltre a riflettere questa immagine di purezza e pulizia. Beatrix Potter nasce il 28 luglio 1866 a South Kensington, un quartiere molto facoltoso di Londra. Suo padre, l’avvocato Rupert William, decide che la sua figliola debba ricevere una buona educazione ma privata, ad opera di istitutrici fredde o di governanti amorevoli, che la confineranno in casa, completamente distaccata dal mondo esterno e dalla compagnia di amici e coetanei. Veramente entrambe i genitori, benestanti e con una propensione bohemien per l’arte, evitano ai figli qualsiasi contatto con gli altri, scegliendo per la loro crescita e per la fase delicatissima dell’infanzia, la perfetta solitudine della campagna, nelle tenute scozzesi di famiglia o nella Regione dei Laghi in Inghilterra, a contatto solo con la natura e con gli animali, che saranno gli unici veri amici di Beatrix: conigli, gatti, topi e pipistrelli. Durante le vacanze estive del 1887, la ragazza conosce Hardwicke Rawnsley, futuro fondatore del National Trust, che le mostra come trovare ristoro e rifugio nella Natura ed anche a preservarla, per salvaguardare l’ambiente di quegli adorati
amici animaletti dall’incuria e dall’indifferenza del genere umano, al quale Beatrix non appartiene. Questa full immersion empatica e culturale, porta la giovane, da autodidatta, a studiare scienze naturali: botanica, entomologia, tassonomia, e soprattutto micologia, che si trasformerà in una grande passione. Ella riesce non solo a raffigurare funghi nei suoi innumerevoli acquarelli, ma formulerà una teoria sulla ibridazione dei funghi, ossia sulla capacità di questi ultimi di germinare spore. La sua teoria fu presentata alla Linnean Society, ma la comunità scientifica non la prende in considerazione, perché il genere femminile, non è dotato di una tale intelligenza da formulare tesi sensate e concrete sui funghi. La storia ci dirà, solo molti decenni dopo la sua morte, che la sua intuizione scientifica era esatta e molto credibile. Negatole anche l’accesso universitario, Beatrix si ribella con forza alle imposizioni sociali dell’epoca, che la vorrebbero giovane moglie e madre ed angelo del focolare perenne. Sfida il mondo e le rigide etichette vittoriane: resta sola e nubile fin oltre i trent’anni, e decide di continuare non solo a coltivare i suoi rigorosi studi sulle piante, ma di dedicarsi con costanza ai suoi disegni, suggeriti sia dalla sua fervida immaginazione che dalle storie del folklore scozzese, favole dei fratelli Grimm, Andersen ed Esopo che tutta la processione di governanti che si erano susseguite nella casa, le avevano letto sin da piccolissima. Tutto si ricompone e si rielabora nella sua mente. Le prime storie scritte e disegnate di suo pugno, in forma di lettere ai figli della sua ultima governante, contengono le prime storie sugli animaletti del bosco” i 4 coniglietti di nome Flopsy, Mopsy, Cottontail, e Peter” titolo che poi diventerà uno dei suoi racconti più importanti. Sono racconti più o meno lunghi, tutti molto delicati e con un messaggio educativo costante: la disobbedienza ed il contrasto tra madri troppo premurose e cuccioli irrequieti e curiosi di sperimentare il nuovo. I suoi animali antropomorfizzati, non sono tipicamente da fiaba, sono realistici sia nelle fattezze che nei comportamenti. Non mancano anche velate allusioni agli
esseri umani, spesso crudeli ed incapaci di convivere in armonia con la natura. Ecco che inizia ad investire su questa prospettiva lavorativa, cedendo disegni e storie, per rendersi indipendente , anche economicamente dalla famiglia, e non sentirsi più prigioniera e schiava di regole e schemi e legami che non le appartengono e che opprimono la sua personalità e bisogno espressivo e creativo. Decide subito di pubblicare a sue spese un libro illustrato per ragazzi “The tale of Peter Rabbit” ed è da qui che parte subito la sua carriera , perché diventerà un best seller che riceverà anche traduzioni in ben 20 lingue di oggi. Abile imprenditrice di se stessa, con l’intuizione di affiancare ai suoi racconti gadget promozionali, è anche donna passionale e libera. Si innamora del suo editore, e per questo amore poco convenzionale e mal visto da tutti, sfida la famiglia che non le perdonerà mai l’affronto neanche quando Norman morirà pochi mesi, dopo per una leucemia fulminante, non convolando mai a giuste nozze con la scrittrice. Fugge da Londra e si rifugia nei suoi luoghi dell’infanzia, e qui vivrà una seconda giovinezza, amorosa e creativa, sposando , ormai ricca e famosa e matura, l’avvocato William Heelis. Circondata dal calore di un nuovo amore, dagli animaletti salvifici tanto amati, dall’aria salubre della grande fattoria nel Sawrey, Beatrix realizzerà le storie più dolci e delicate. Addolorata dalla guerra e dalla devastazione d’interi acri, a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, come ulteriore atto d’amore verso la natura, lei che è sempre stata fuori dal mondo, da una società che l’ha respinta ed isolata e rifiutata, dona secondo testamento, tutti i suoi terreni al National Trust- oggi parte dell’area protetta del lake District National park- ed i numerosi acquarelli micologici. Tutti noi abbiamo il dovere e la responsabilità di cambiare il mondo, anzi forse e soprattutto le donne così sottovalutate e vessate, in ogni tempo ed in ogni società, perché “Una personalità fortemente marcata può davvero influenzare per generazioni i propri discendenti”.
L’ inafferrabile libertà di Carmen Questa sera alle ore 18 Lira Tv donerà il capolavoro di Bizet, riletto da Gigi Proietti e Quirino Conti, andato in scena al Verdi di Salerno, nel novembre del 2010. Una zattera per simboleggiare la precarietà di una zingara randagia, sempre in bilico tra amore, morte, sacro, profano, superstizione, fato, ondeggiante su quel tema obliquo, erotico, marino Di OLGA CHIEFFI “Un demonio”, “una strega”, il fiore di gaggia all’orecchio, le gambe sottili e bellissime, la figura minuta, gli occhi lucenti come diamante, lo scatto dei reni pari a quello di un felino, una forza d’inferno, una inafferrabile forza amorosa, dove amore sta per devastazione e morte, come negra esaltazione e guerra. E’ facile dire che Carmen è vista da Mérimée come un angelo del male. Eppure è così. Carmen vuole don Josè, il giovanotto basco le piace: sparisce e compare nella vita di lui come fra quinte di teatro. Le piace senza che vi sia bisogno di parole per dire tanto piacere. Le basta un’occhiata per divorarlo, gettarlo via, riprenderlo, insultarlo, inebriarlo di carezze improvvise, tirarselo dietro in un’avventura sinistra, per una deriva al cui termine non può esservi che il buio pesto del nulla. La Morte. E Bizet? Raccolse quella suggestione teatrale, e anche la sigla stilistica più saliente del racconto: bruciare l’emozione, spogliare la vicenda d’ogni esclamativo. Dunque, via i recitativi cantati, per scegliere forme classiche, chiuse, con un respiro, però che è quanto di più delicato e divino si possa immaginare. Quanti zingari nel melodramma romantico, e quanti banditi! Non c’è nessuna Carmen, però. Azucena è
anzitutto una madre, una madre assetata di vendetta, e poi, una zingara. Carmen, col suo tema obliquo, individuato da un intervallo di seconda vistosamente eccedente, e con il tono scuro della tessitura vocale, è la zingara randagia, è l’eros inconfessabile delle taverne, l’eros che si esprime per vincere ogni degradazione, che è l’ultimo rifugio degli istinti, l’indizio d’una libertà illimitata, difesa fino alla morte, la libertà del corpo, dei sensi. Per Bizet, il mondo intorno a Carmen, intorno a quel tema che si spande come sangue da una ferita che non rimargina, è un mondo tutto vitalità: i soldati del primo atto e le sigaraie, i toreri e le loro marce, i contrabbandieri e i loro giochi di carte e le loro illusioni. E’ il chiasso dell’esistenza feriale, d’un’esistenza di poveri, che strappano al vivere tutto quanto possono. E questa vita dell’attimo, una vita fatta di brevi felicità, di crolli d’umore, d’estasi vagabonde, è travolta da un ritmo divorante, è pari a una fiammata che con un crepitio preso dal vento tutto illumina distruggendo. Tanta vitalità ha un rovescio amaro: l’amarezza che è nel cuore di chi vive ricavando scarso frutto; ma quel poco, nel momento in cui lo coglie, ha respiro infinito. Carmen è quell’amarezza, o il simbolo di essa, anche in Bizet, Carmen è sesso. Oltre il raggiungimento, il sesso è sconforto, è rete insaziabile, è capriccio e nera malinconia. In Carmen, nel suo tema, nel suo sussulto lirico, c’è un duro spessore di ostilità verso tutto e tutti. Carmen lusinga, ama, ma subito prova rancore. Quel che può avere è nulla, e il tutto che possiede rovina via: nel suo gioco di desideri la gitana danza, vocalizza, aggredisce chi le sta vicino, ruba, e getta la propria vita allo sbaraglio. L’incontro con Escamillo (come il personaggio Micaela, originale invenzione dei librettisti Meilhac e Halévy), parrebbe essere per lei decisivo: forse una vita di benessere si profila davanti. Ma il rifiuto a don Josè è un rifiuto segnato dalle cose. La doppia musica dell’ultimo atto, la corrida e, quindi, il duetto d’amore fuori dell’arena, non divide Carmen come a specchio. Il suo “no” all’antico amante è dettato da un istinto negativo che non ha niente a che vedere
con l’occasione d’un diverso amore. Il torero, nel cuore di lei, è un’eco di festa, lo sfondo di un conflitto ben più grave. Carmen subisce il richiamo del destino: è presa da qualcosa che le è forse sconosciuto, e che non le lascia alcuno scampo. Il suo abbandonarsi al pugnale, pare rispondere ad un rito, un rito segreto che ella celebra con se stessa e per il quale ha bisogno di un officiante partecipe e pazzo, Don Josè. Gigi Proietti e Quirino Conti hanno trasposto la Carmen nel primo trentennio del Novecento. Opera di rottura il capolavoro di Georges Bizet, è storia universale che regge in ogni contesto. Il cast punta su Anna Rachvelishvili che ha tecnica dell’emissione calda e omogenea lungo tutta la gamma, dell’eguaglianza timbrica insieme con la deliberata varietà dei colori, che la rendono decisa e sfrontata nella lusinga erotica, con quel quid di demoniaco, che è nella sua voce ma mai nell’intensità di espressione, nello sguardo, senza quella disperazione di chi è preda del demone Amore, che prende in essa le forme del symbolon, ovvero del difetto che attinge un eccesso, del basso che si congiunge in eros iniziatico alto, di colei che è continuamente disfatta da ciò che è o appare d’essere, in un continuo respingersi e disperarsi, imprendibile nella sua forza di syn-ballein; Marco Berti, è un Don José dalla voce molto potente, che aggiunge qualche punto nella sua trasformazione in contrabbandiere. Su tutti, il soprano Irina Lungu, che ha ben schizza la figura di Micaela, col suono innocente della sua voce, che ha timbro pallido e tenero come l’argento, la quale sa gorgheggiare e smorzare i suoni nel silenzio con una gemebonda malinconia, in cui c’è tutta la mansuetudine, il pudore e l’inquietitudine del casto personaggio. Mark Doss è un perfetto Escamillo nel fisico, mentre a completamento del cast, Stefanna Kybalova, Frasquita, e Milena Josipovic, Mercedes, Marco Camastra e Vincenzo Peroni, i due contrabbandieri e gli ufficiali, Zuniga, Carlo Striuli, e Moralès, Marco Camastra, e sul podio alla testa dell’Orchestra Filarmonica Salernitana e dei due cori preparati da Luigi Petrozziello e Silvana Noschese, troveremo un Oren in splendida forma, Quirino Conti si affida al
Picasso della Suite Vollard , e al suo Minotauro, per aprire e chiudere questa Carmen salernitana, datata 2010 che rivedremo stasera sull’emtittente di Lira TV, simboleggiante la matta bestialitade e la carica emotiva sprigionata, la pulsione violenta e la forza primigenia della natura, la stessa della battaglia d’amore. Scene bianche, come quelle del Nabucco, ispirate alla raffinata eleganza e alla conquista della profondità dello spazio dell’architettura Song. La zattera ideale su cui si svolge l’intera opera è interamente dedicata a Carmen e alle sue origini, offertale da quel popolo strano che vive unicamente l’Istante, muove platonicamente da lì, senza avere ieri, né domani. Ma chi è nomade? Facendo qualche concessione al linguaggio romantico diremo: lo zingaro del mondo: vale a dire, colui che non dimora, non sentendosi mai vincolato ad una condizione stabile di vita. Per vivere nello spazio senza misure del mondo lo zingaro non conosce radici, la sua “infondatezza” lo lascia sussistere nel “girello” della vita stessa, alla costante ricerca di precari rifugi. Vagabondo, può dirsi un anarchico dell’esperienza; per lui la vita è come ripetizione di un gioco. L’indefinitezza spaziale in cui si svolge il suo movimento del peregrinare, si risolve ogni volta nella totalità dell’istante, l’effimero sembra essere questo assoluto negativo, negativo ovviamente di ogni altro ancoraggio dell’esperienza. Ma il gioco del vagabondo è l’avventura, e nell’avventura tutto si decide daccapo. L’avventura riguarda l’accadere; e questo, noi, lo definiamo abitualmente l’accidentale, ciò che capita, il caso. Se l’istante che brucia il tempo lo pensiamo “infinito”, vuol dire che il destino umano resta sospeso all’aorgico, nessuna forza umana può comprenderlo in una definizione, resta infinito, sconfinato, libero, come Carmen, come la Musica.
I Ragazzi del Caccioppoli di Scafati:Libertà, oggi pare essere il sole a cui tutti ci affidiamo Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria; ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare” 25 Aprile 1945, una data, un simbolo. Ma quest’anno festeggiare in modo convenzionale il settantacinquesimo anniversario della ricorrenza della Liberazione, non sarà possibile. Le celebrazioni, gli inni e i discorsi in piazza non ci saranno. Oggi viviamo a distanza. Le nostre giornate sono scandite da una diversa routine. In questi giorni le parole libertà e resistenza hanno un nuovo sapore. Ma quale? Ecco le riflessioni di giovani studenti del L.S. “R. Caccioppoli” di Scafati: Ora ci siamo ritrovati con le mani legate per dover salvaguardare la nostra salute. Il non poter vivere la quotidianità della mia adolescenza mi incupisce; pur di ritornare alla“normalità”farei di tutto. Quest’anno sentirò di più il significato della giornata del 25 Aprile. Non sarà una semplice ricorrenza né per me né per gli altri Italiani: sarà una vera e propria fonte di forza e speranza (Cristiana Bellavista). Quest’anno le celebrazioni, gli inni e i discorsi non ci saranno perché in questo momento l’Italia sta attraversando un periodo buio. Siamo tutti in quarantena sociale; in tanti si lamentano, ma in fondo, cosa ci stanno chiedendo? Non di certo di lottare come fecero i nostri nonni o bisnonni, semplicemente di resistere a casa per essere liberi domani. Uniti, ora come allora, ne usciremo vincitori! (Mariafrancesca Nappo). Quest’anno, siamo impossibilitati dal celebrare il 25 aprile come si deve: stiamo di
nuovo combattendo per liberare l’Italia. Questa volta da un nemico che non si vede, ma che miete milioni di vittime. La parola d’ordine di questa guerra è “resistere”. Siamo tutti dei partigiani per uno scopo comune, lo stesso di 75 anni fa: la libertà di vivere” (Valentina Aiello). Il rispetto della distanza sociale è oggi la Resistenza al nuovo nemico, il covid19. Questa resistenza mi sta insegnando che le priorità della vita sono altre e ho imparato ad ascoltare me stessa e i miei bisogni. Molte libertà ci sono state tolte, ma la più importante continua ad appartenerci: la vita. (Sonia Aiello). Questa quarantena farà per sempre parte del nostro bagaglio dei ricordi e, quando tornerà a splendere il sole, daremo più valore e importanza alle parole Libertà e Resistenza, agli uomini e alle donne che per esse hanno dato la vita. (Mariapaola Russo). Oggi siamo costretti ad affrontare una nuova sfida, abbattere il covid19: dobbiamo restare chiusi in casa, non possiamo più esercitare le nostre libertà. Ora dobbiamo fare Resistenza e combattere così il 25 aprile 2021 sarà un giorno speciale! (Rosanna Coppola). Liberazione e Resistenza, due parole che non segnano soltanto una data importante della Nostra storia, ma anche il periodo che stiamo vivendo. Stiamo combattendo contro il covid-19 che sta trasformando le nostre vite, sta portando via persone a noi care e ci tiene lontani dai nostri affetti. Saremo i nuovi eroi dell’Italia di domani. (Annarita Giordano). Oggi è il 25 aprile e provo a immaginare la felicità provata da chi nel 1945 è tornato alla libertà dopo la Resistenza. Quando arriverà questo giorno anche per noi, quando ci sarà un vaccino per sconfiggere il covid19, potremo provare la stessa felicità nella consapevolezza che la libertà è il più grande dono dei Nostri partigiani, di ieri e di oggi. (Sara Savino). Nel 1945 per i partigiani italiani, l’unica cosa che contasse era sconfiggere il nemico e, per farlo, l’unico rimedio era rimanere uniti. Oggi a distanza di 75 anni ci troviamo nella stessa situazione. Siamo i nuovi partigiani, ciascuno nel proprio vissuto quotidiano. Non ci sono eroi, ma medici, infermieri, volontari che in nome degli stessi ideali
combattono per la libertà di vivere (Anita Langella). Credo che non dimenticherò mai la sera in cui Conte ha dichiarato «Tutta l’Italia sarà zona protetta». La vita è cambiata, niente viaggi, niente contatti, niente di niente. Abbiamo vissuto fino a ieri con leggerezza, dando tutto per scontato e solo ora capiamo ciò che abbiamo perso: la libertà. Speriamo solo che quando tutto questo sarà finito, ce ne ricorderemo. (Serena Sammuri). Quest’anno il 25 aprile lo festeggeremo in modo diverso, nelle nostre case, con le nostre famiglie, ricordando, come ogni giorno dovremmo fare, quanto la libertà sia un bene prezioso, importante, fondamentale. Festeggeremo ricordando quanti sono morti nel passato e nel presente per garantirci un futuro dove la libertà non ci venga a mancare. Perché, come diceva Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria; ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare” (Claudia Iride). Resistenza e libertà sono termini che ieri come oggi significano molto per chi vive in questo Paese; in particolar modo in un momento come questo che costringere gran parte della popolazione all’auto reclusione. Il 3 Maggio 1945 la caduta di Berlino segnò la fine della guerra per la libertà di tutti i popoli sottomessi; speriamo solo che il 4 maggio 2020 possa segnare l’inizio della vittoria sul covid19. (Ferdinando Casillo). Oggi, a distanza di settantacinque anni, le parole chiave della giornata del 25 aprile, “Libertà” e “Resistenza”, acquisiscono una diversa declinazione.E’ insolito, quasi paradossale, pensare di celebrare la nostra libertà, conquistata con fatica, passo dopo passo, reclusi inevitabilmente in casa. Ma è in circostanze come queste che dobbiamo essere uniti, ottimisti e fiduciosi nel futuro sicuramente “ce la faremo” (Aurora Amaro). Con la quarantena ci sentiamo tutti col morale a pezzi. Possiamo comunicare col mondo esterno soltanto attraverso un piccolo schermo, una piccola fessura da cui possiamo vedere una millesima parte di quella che è la realtà. Siamo costretti ad indossare mascherine e guanti: tutto questo per la sicurezza. Dopo più di un mese dobbiamo ancora seguire questa assurda routine? La risposta è sì. Siamo la nuova
Resistenza! (Marianella Malafronte) oramai, da due mesi la vita di tutti noi è cambiata. Il semplice andare a scuola, prendere un autobus, stare in mezzo alla gente, manca! Siamo stati privati del nostro bene più prezioso, la libertà. Ma la storia ci insegna che bisogna lottare, resistere, essere forti e restare uniti, nonostante la distanza. Prendere forza dalle avversità è il nuovo imperativo categorico della Resistenza (Andrea Clemente). Personalmente credo che questo periodo di lockdown ci abbia fatto capire il vero significato di “libertà”; Fino a ieri data per scontata, ora acquisisce un certo valore. Questo virus sì, ci ha portato via tantissime cose ma in fondo ce ne ha donate altrettante: abbiamo compreso i veri valori della famiglia, dell’amicizia, della solidarietà. Distanti ma uniti, riusciremo a uscire fuori da questa situazione. Resistiamo il più possibile ora per essere più liberi domani. (Martina Di Riso). Questa catastrofica pandemia ci ha colti di sorpresa, arrivando come una tempesta in una giornata calda e soleggiata. Il nostro impegno oggi, come quello dei partigiani italiani, è quello di resistere; per distruggere questo comune avversario c’è bisogno di unione e maturità, due importanti aspetti aiuteranno il nostro Paese ad uscire vincitore dalla guerra al covid19. (Emanuela Gabbiano). Il 25 aprile: il simbolo della vittoria di ogni protesta, di ogni pensiero prima soffocato. Ha segnato la rinascita dell’Italia libera nel dopoguerra e finora è stata una data che ha celebrato il ricordo dei partigiani che hanno lottato contro il nazifascismo. Spero possa un giorno segnare la vittoria dei partigiani della nuova era: medici, infermieri, ricercatori, volontari. Quando tutto questo sarà finito, li celebreremo. (Danilo Lo Iacono) E’ proprio oggi che la memoria non deve venire a mancare. Dobbiamo ricordare la liberazione del lontano 1945 come liberazione dalla cattiveria, dall’ingiustizia dell’uomo verso i suoi simili. Quest’oggi il popolo italiano si ritrova a fronteggiare un’ulteriore sfida: resiste rispettando le regole, stando uniti seppur fisicamente lontani. Anche questa volta la resistenza italiana combatterà per sconfiggere il nemico e
così godremo della nostra tanto amata libertà. (Alessandro Vitiello). Libertà, una parola che di significati ne tocca molteplici, e che, al giorno d’oggi, pare essere il sole a cui noi tutti ci affidiamo, che bramiamo, eppure la notte ci riserva ancora ore di buio, silenzio e sguardi persi nel nulla. Ma presto sarà una scottante fiamma a donare splendore ai nostri occhi e cammineremo sotto il cielo più luminoso . Resistiamo, restiamo lucidi, con gli occhi puntati sul nostro scopo.Nella Luna si presenta il Sole. Attendiamo l’alba alla finestra, per vincere e liberare nuovamente la nostra Italia. (Roberta Rosanova) Mascherine per bambini e per chi fa attività motore dalla Regione Il Presidente Vincenzo De Luca, in aggiunta alle mascherine già in distribuzione ai cittadini della Campania, ha dato mandato alla task force regionale di accelerare le procedure di messa in produzione da parte delle aziende di mascherine per bambini, per renderle disponibili per le famiglie già in avvio della Fase II. Si precisa che l’attività motoria, come da ordinanza n.39 del 25 aprile 2020, è consentita esclusivamente con l’uso obbligatorio delle mascherine, e quindi non si tratta di attività motoria di livello più impegnativo.
Colonnello muore dopo vari controlli in ospedale di Pina Ferro Sarà l’inchiesta della magistratura ad accertare eventuali colpe mediche nel decesso di un colonnello dei carabinieri in pensione residente a Montecorvino Rovella e deceduto durante il trasporto presso l’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno” a causa di un trombo. Il ricorso ai medici del Ruggi era avvenuto a seguito di diverse visite ed un breve ricovero presso l’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia. E sarebbero proprio alcuni sanitari del nosocomio della Piana del Sele ad essere stati iscritti nel registro degli indagati dopo la denuncia presentata dalla figlia dell’uomo. L’ex colonnello dei carabinieri Andrea Magazzeno è spirato lo scorso 13 aprile. Era il 28 marzo scorso quando l’uomo fu ricoverato presso l’ospedale di Battipaglia a seguito di una caduta da un alberio che gli aveva causato una ferita all’inguine. Sottoposto alle cure del caso e, suturata la ferita, il paziente, dopo due giorni di permaneza in ospedale, fu dimesso con l’invito a ritornare, per una visita di controllo il 9 aprile. In taele data il colonnello in pensione si reca in ospedale e racconta ai medici di avvertire dei dolori alla gamba in corrispondenza della ferita. Al termine della visita il paziente riferì alla figlia che i medici avevano riscontrato un cordone sottocutaneo all’inguine ed un ematoma in corrispondenza della ferita per i quali erano stati prescritti ulteriori farmaci entre era stata tolta la somministrazione di antibiotici. nei giorni successivi ha avuto ulteriori dolori. Lo scorso 13 aprile il dolore si è ripresentato accompagnato da sudorazione e problemi respiratori. A questo punto la figlia decide di richiedere l’intervento di un’ambulanza e per questo contatta il 118. Secondo quando denunciato ai carabinieri dalla figlia
del colonnello, il mezzo di soccorso con medico a bordo, sarebbe intervenuto dopo 40 minuti. Il personale sanitario dell’ambulanzo dopo aver sottoposto il paziente ad un elettrocardiogramma e ipotizzando anche un contagio da Covid, decide di trasportare il paziente presso l’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. Purtroppo in ospedale il paziente è giunto cadavere. Successivamente si dirà che l’uomo è spirato a seguito di un trombo. La figlia ha presentato una denuncia ai carabinieri chiedendo che venisse accertato la reale causa del decesso del genitore e eventuali responsabilità dei medici dell’ospedale di Battipaglia che hanno visitato il padre. Sull’accaduto è stata aperta un’inchiesta da parte della procura affidata al sostituto procuratore Cioncada la quale ha immediatamente disposto il sequestro delle cartelle cliniche. Lo scorso 22 aprile, sulla salma dell’uomo, il medico legale Cornetta. incaricata dalla procura ha effettuati Angri, M5S: “Sanificazione per i commercianti: paghi il Comune” Il MoVimento 5 Stelle – Angri chiede che si attivino tutti i canali istituzionali affinché si trovino soluzioni per dare risposte ai commercianti della città attraverso il reperimento di risorse economiche utili alla riapertura delle proprie attività. “Abbiamo chiesto al Comune l‘erogazione del contributo per la prima sanificazione dei locali commerciali interessati dall’Ordinanza 37/2020 della Regione Campania. – dichiara il
candidato sindaco Giuseppe Iozzino – Il contributo potrebbe essere erogato come rimborso spesa, compensazione di tributi comunali o attraverso una convenzione con una ditta, così che l’Ente possa sostenere tale esborso necessario a garantire la ripartenza delle attività commerciali di Angri. Altri Comuni del Salernitano come Fisciano e Castel San Giorgio, hanno già messo in campo azioni simili: tale contributo sarebbe un forte segnale per i commercianti di Angri, una mano tesa per ripartire”.
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