Virtual Tour e firma digitale per sconfiggere la crisi del la - Cronache ...

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Virtual Tour e firma digitale
per sconfiggere la crisi del
mercato    immobiliare:    la
proposta di Andrea Ruocco
di Giuseppe Vitolo

La crisi immobiliare ai tempi del Covid-19. Titoli da
strilloni si susseguono all’emancipazione di un mercato
usurato dalla crisi pandemica e che sta risentendo di un
preoccupante isolamento. In barba alla filiera delle attività
produttive che stanno lentamente tentando un approccio al
ritorno alla normalità, c’è chi deve studiare ed ingegnare
soluzioni efficacemente alternative. È il caso di Andrea
Ruocco, agente immobiliare insignito – nel 2016 – della
qualifica rilasciata dal CRS (Certified Residential Specialist
Designation), la più alta qualifica professionale conferita da
Realtors nel campo dell’immobiliare residenziale in ambito
internazionale. Vent’anni di esperienza nel settore e
l’evoluzione del “contatto” con il cliente divenuta man mano
digitale nel corso degli anni. È chiaro: quando si tratta di
compravendite consistenti come quelle di case ed appartamenti,
talvolta è più necessaria una stretta di mano, una pacca sulle
spalle o un sorriso rassicurante che non debba risentire di
alcun limite di distanza.

Sempre all’avanguardia, con lo sguardo rivolto all’innovazione
e alle possibilità offerte da una vision improntata sul
futuro. Nell’ottica di stallo generale per il mercato di
riferimento, il titolare dell’omonima agenzia Andrea Ruocco
Immobiliare propone un’alternativa in merito alla nota dolente
“Case Vacanze”. Dati allarmanti, quelli snocciolati nel campo
dell’affitto degli alloggi dediti al relax: da Nord a Sud, si
calcola che in media oltre il 60% delle strutture prenotate
siano state disdette. Come arginare una crisi che non ha
risparmiato il territorio salernitano in ogni latitudine?
Pronta la proposta di Andrea, che si basa sull’affitto per uso
transitorio delle Case Vacanze. Il tutto verte su tre fasi
distinte e scandite, che agevolano il lavoro dell’agente
immobiliare moderno, costretto a fare i conti con lo smart
working e con le restrizioni di ogni genere: «Si parte con un
Virtual Tour – afferma Ruocco – in cui predispongo un incontro
“digitale” con i diretti interessati all’affitto
dell’immobile. Attraverso una piattaforma telematica, si avvia
una videoconferenza che consente al fruitore del servizio di
valutare la casa nei minimi particolari e comodamente dalla
propria residenza. Una strategia “Open House” efficace per una
scelta condivisa da parte di tutti i componenti del nucleo
familiare».

Il passaggio successivo è incentrato sul cliente e sulla
possibilità di valutarne l’effettiva affidabilità: «Attraverso
il “Controllo inquilino” posso avere la possibilità di
verificare la serietà delle persone interessate. Basta il
documento d’identità per controllare i dati associati al
possibile cliente, riuscendo a capire se questo ha avuto beghe
in passato come     sfratti    o   altri   problemi   di   tipo
residenziale».

L’ultima fase è quella del sopraluogo effettivo: «Con il
placet di tutte le direttive mediche, i candidati all’affitto
possono visitare l’immobile fisicamente, con guanti,
mascherine e liquidi disinfettanti. A controllo ultimato, gli
interessati hanno 24 ore di tempo per dare conferma o
declinare l’affitto. In caso positivo, non serviranno
ulteriori incontri face to face: grazie alla firma elettronica
avanzata basterà un click o uno smartphone per completare la
felice conclusione dell’operazione».
Condono edilizio a Salerno,
Cammarota: “Basta chiacchiere
e    propaganda,    risposte
subito”
“Il Comune di Salerno, colpevolmente inerte in questo momento
di grave difficoltà, affidi subito le pratiche di condono
edilizio ai nostri giovani professionisti. Serve liquidità e
lavoro, non chiacchiere e propaganda”. Lo affermano il Paolo
De Marco, vicepresidente de La Nostra Libertà, e il capogruppo
consiliare Antonio Cammarota, Presidente della Commissione
Trasparenza. “A Salerno sono migliaia le pratiche inevase, con
un gettito potenziale di milioni di euro, che non hanno
impulso per mancanza di personale”, dichiarano Cammarota e De
Marco, “e in questo momento di fame e di crisi si può far
lavorare i nostri giovani professionisti, indicati in evidenza
pubblica dai consigli dell’Ordine, pagati con percentuale sul
gettito della sanzione riscossa, e quindi a costo zero per il
Comune. Si realizzerebbe lavoro e moneta pubblica”. “Una
proposta     agli    atti    da    anni    sempre   ignorata
dall’amministrazione comunale”, denunciano Cammarota e De
Marco, “nonostante il plauso delle categorie e dell’ordine
degli Architetti e il recepimento di tanti Comuni, ultimo
quello di Amalfi con il bando del 21 aprile”.
Celano   e   Russomando    in
pressing su Napoli: “A quando
misure    concrete    per   i
commercianti?”
Riduzione tributi per l’emergenza, i consigliere comunali
Roberto Celano e Ciro Russomando, chiedono spiegazioni al
sindaco Napoli. “A parte qualche annuncio spot di taluni
assessori, ad oggi non è dato ancora sapere cosa ritiene fare
amministrazione comunale in merito alla tassazione incresciosa
che, in un momento di difficoltà economica e sociale, andrebbe
rivista e consistentemente ridotta. Nei giorni scorsi abbiamo
presentato dettagliate proposte di riduzione di imposte e
tasse comunali e di completa eliminazione delle stesse per
talune categorie. Abbiamo individuato le coperture      per la
possibile riduzione dell’addizionale comunale IRPEF con
innalzamento dell’esenzione per i redditi fino a €25.000,
abbiamo chiesto l’eliminazione della Tosap fino alla fine del
dell’anno per gli esercenti particolarmente provati dal
momento di difficoltà, abbiamo chiesto di modificare il
regolamento per consentire la riduzione della Tari per talune
imprese che hanno necessità di rialzarsi avendo subito danni
notevoli dalla chiusura, abbiamo chiesto di finanziare un
apposito fondo Covid per integrare gli aiuti regionali e
governativi destinati alle famiglie in difficolta’,
notificando     le    nostre    idee      ormai    da   tempo
all’Amministrazione. Non abbiamo ancora avuto alcun riscontro,
se non la consapevolezza acquisita in audizione in Commissione
che l’assessore al bilancio non ha ancora coscienza di quelli
che sono i risparmi di spesa ad oggi previsti per il mancato
svolgimento di alcune attività e di servizi comunali. Ora è il
tempo di agire e di far capire a chi intraprende ed alle
famiglie, con serietà, di quale aiuti e di quale sostegno
potranno davvero beneficiare dall’Amministrazione per i
prossimi mesi. Non è più tempo di slogan e propaganda ma è il
momento    della   concretezza.    Si   invita,   pertanto,
l’amministrazione a decidere e determinarsi         in tempi
“europei” anche sulle nostre proposte ed a manifestare
celermente, come sta avvenendo in altri comuni,      i propri
intendimenti nel merito”.

Un 25 aprile senza banda
Questa data segna, in genere, il taglio del nastro della
stagione delle formazioni bandistiche, dopo i riti del Venerdì
Santo, ma quest’anno un grande Tacet. Abbiamo incontrato il
“bombardino” e patron dello Storico Concerto Bandistico Città
di Minori

Di OLGA CHIEFFI

Il 25 aprile Festa della Liberazione e San Marco è la data che
inaugura, in genere, la stagione delle bande di giro, ovvero,
feste, processioni, matinée, servizio di piazza serali.
Serrati i teatri, il corona virus ha stroncato anche questo
settore. Ieri, niente palchi nelle piazze e quei programmi
capaci di sintetizzare, la storia d’Italia dal Risorgimento
alla Liberazione del.1945: dalla nostalgica “O Bella ciao”,
colonna sonora della Resistenza, soprattutto emiliana, fra
l’Appennino bolognese e le zone della Repubblica partigiana di
Montefiorino. La musica, di autore sconosciuto, viene fatta
risalire alla melodia di un canto ottocentesco
delle mondine padane, con influenze di altri canti come “Fior
di tomba” e “Picchia picchia la porticella”, mentre una
seconda derivazione fa retrodatare le radici della canzone ad
una ballata francese del Cinquecento, che seppur mutata
leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata
assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo
di La daré d’côla môntagna, poi in quella trentina con il
titolo di Il fiore di Teresina, poi in quella veneta, con il
titolo Stamattina mi sono alzata, successivamente nei canti
delle mondariso e infine in quelli dei partigiani, all’ inno
di Mameli, “Vette d’ Abruzzo”, legata al nome di Adolfo Di
Zenzo, una pagina dal doppio significato, riferito sia alla
guerriglia partigiana in montagna, con la strage compiuta ad
Onna l’11 giugno 1944 da militari tedeschi in ritirata, due
giorni prima della liberazione dell’Aquila, sia al ricordo del
recente terremoto, che ha distrutto quelle zone, passando in
genere allo sbarco alleato del 1943, anche musicalmente, con
le squadrette americane che sfilavano per via Roma, per poi
“swingare”, di sera, distribuiti in piccole formazioni, nei
clubs a loro riservati, con la “Semper fidelis March” l’inno
dell’ US Marine Corps, firmata da John Philip Sousa, “Star &
Stripes forever”, magnum opus di Sousa, con il suo famoso trio
e l’obbligato riservato all’ottavino, senza dimenticare “La
leggenda del Piave”, una pagina che accorpa in un unico
ricordo, il numero altissimo di caduti di tutte le guerre,
assunti nella fiamma patriottica della lotta di liberazione.
Da quel 25 aprile al 1 maggio poi, in giro per le piazze ad
evocare Violette, Gilde e Mimì, tra i gong di Turandot e i
colpi di piatti dell’Ouverture della Carmen, in un allegro
marciare attraverso le melodie dei grandi maestri quali
Ligonzo, Abbate, Piantoni, Orsomando, Centofanti, Ippolito
Marchesiello, tanti altri che vanno a comporre i cosiddetti
“libretti”. “Io avrei dovuto iniziare la stagione il 10
aprile, venerdì santo – afferma Gioacchino Mansi,
“bombardino”   e   patron dello Storico Concerto Bandistico
Città di Minori -, quindi il lunedì di Pasqua e la domenica
successiva, concerto a Ravello, ma credo salterà tutto, sino
al 29 giugno giorno di San Pietro e Paolo. Per molti di noi è
stato straziante non poter esordire il       Venerdì Santo a
Minori. E’, infatti, un rituale centenario che in quella
occasione si lancino in banda i nuovi entrati, solitamente
allievi della scuola di musica della banda, al loro debutto
ufficiale,    proprio in casa, durante la processione più
sentita dai minoresi. Infatti, l’amministrazione comunale
conoscendo i sentimenti dei cittadini, ha mandato in
filodiffusione i canti dei Battenti il giovedì pomeriggio ed
il venerdì mattina negli orari che di solito si spendevano per
tutto il paese e la sera del venerdì nell’ora della
processione ha trasmesso “Sento l’amaro pianto”, attribuito al
musicologo amalfitano Antonio Tirabassi, eseguito dalla banda
e il coro di Minori. Poichè in Costiera la maggior parte degli
impegni è proprio a giugno, ho calcolato che verrà annullata
almeno metà della stagione artistica. Spero di sbagliarmi e
iniziare magari a maggio, ma dipende da quando daranno
l’autorizzazione a popolare, seppure a distanza controllata,
le piazze. In Costiera le feste in calendario sono programmate
ora, tra l’altro, il problema è che sta saltando il periodo
che era dedicato alle prove, fondamentale per diversificare il
programma e per migliorarci, giornate di studio irrecuperabili
successivamente, quando si dovrà suonare e viaggiare. Le note
veramente dolenti sono per quelle bande che hanno grosse spese
di partenza come pullman, camion, assicurazione, bollo,
revisioni ecc. E’ d’uso trattenere le prime giornate di paga
dei musicanti per avviare il tutto, ma se la stagione si
avvierà con ritardo, e lavoreranno la metà  non potranno
chiedere troppi sacrifici. So di qualche   banda che sta
valutando di non partire proprio e pensare direttamente al
2021. Per quanto mi riguarda, noi non appena ne avremo la
possibilità saremo subito operativi, semplicemente perché
siamo una piccola realtà che non ha cambiato neanche
un’elemento rispetto alla scorsa estate quindi l’amalgama c’è
sempre”.
Beatrix Potter: Resistenza e
Libertà in epoca vittoriana
La favolista è un emblema di donna forte e coraggiosa, che si
oppose alle rigide regole della sua società

Di Giulia Iannone

Non chiamatela semplicemente scrittrice ed illustratrice di
libri illustrati per l’infanzia.      Beatrix Potter, è     un
emblema, è una ribelle, una forte e coraggiosa donna inglese
che ha lottato in nome di una libertà di espressione e
d’azione, che potremmo definire un vero e proprio manuale
biografico di proto-femminismo. Le donne,       in sintesi,
dovevano accontentarsi del semplice ruolo di “ornamento della
società” ed essere sottoposte alla figura del marito.
L’obbedienza era tutto ciò che si richiedeva loro, oltre a
riflettere questa immagine di purezza e pulizia. Beatrix
Potter nasce il 28 luglio 1866 a South Kensington, un
quartiere molto facoltoso di Londra. Suo padre, l’avvocato
Rupert William, decide che la sua figliola debba ricevere una
buona educazione ma privata, ad opera di istitutrici fredde o
di governanti amorevoli, che la confineranno in casa,
completamente distaccata dal mondo esterno e dalla compagnia
di amici e coetanei. Veramente entrambe i genitori,
benestanti e con una propensione bohemien per l’arte, evitano
ai figli qualsiasi contatto con gli altri, scegliendo per la
loro crescita e per la fase delicatissima dell’infanzia, la
perfetta solitudine della campagna, nelle tenute scozzesi di
famiglia o nella Regione dei Laghi in Inghilterra, a contatto
solo con la natura e con gli animali, che saranno gli unici
veri amici di Beatrix: conigli, gatti, topi e pipistrelli.
Durante le vacanze estive del 1887, la ragazza conosce
Hardwicke Rawnsley, futuro fondatore del National Trust, che
le mostra come trovare ristoro e rifugio nella Natura ed anche
a preservarla, per salvaguardare l’ambiente di quegli adorati
amici animaletti dall’incuria e dall’indifferenza del genere
umano, al quale Beatrix non appartiene. Questa full immersion
empatica e culturale, porta la giovane, da autodidatta, a
studiare scienze naturali: botanica, entomologia, tassonomia,
e soprattutto micologia, che si trasformerà in una grande
passione. Ella riesce non solo a raffigurare funghi nei suoi
innumerevoli acquarelli, ma formulerà una teoria sulla
ibridazione dei funghi, ossia sulla capacità di questi ultimi
di germinare spore. La sua teoria fu presentata alla Linnean
Society, ma la comunità scientifica non la prende in
considerazione, perché il genere femminile, non è dotato di
una tale intelligenza da formulare tesi sensate e concrete sui
funghi. La storia ci dirà, solo molti decenni dopo la sua
morte, che la sua intuizione scientifica era esatta e molto
credibile. Negatole anche l’accesso universitario, Beatrix si
ribella con forza alle imposizioni sociali dell’epoca, che la
vorrebbero giovane moglie e madre ed angelo del focolare
perenne. Sfida il mondo e le rigide etichette vittoriane:
resta sola e nubile fin oltre i trent’anni, e decide di
continuare non solo a coltivare i suoi rigorosi studi sulle
piante, ma di dedicarsi con costanza ai suoi disegni,
suggeriti sia  dalla sua fervida immaginazione che dalle
storie del folklore scozzese, favole dei fratelli Grimm,
Andersen ed Esopo che tutta la processione di governanti che
si erano susseguite nella casa, le avevano letto sin da
piccolissima. Tutto si ricompone e si rielabora nella sua
mente. Le prime storie scritte e disegnate di suo pugno, in
forma di lettere ai figli della sua ultima governante,
contengono le prime storie sugli animaletti del bosco” i 4
coniglietti di nome Flopsy, Mopsy, Cottontail, e Peter” titolo
che poi diventerà uno dei suoi racconti più importanti. Sono
racconti più o meno lunghi, tutti molto delicati e con un
messaggio educativo costante: la disobbedienza ed il contrasto
tra madri troppo premurose e cuccioli irrequieti e curiosi di
sperimentare il nuovo. I suoi animali antropomorfizzati, non
sono tipicamente da fiaba, sono realistici sia nelle fattezze
che nei comportamenti. Non mancano anche velate allusioni agli
esseri umani, spesso crudeli ed incapaci di convivere in
armonia con la natura. Ecco che inizia ad investire su questa
prospettiva lavorativa, cedendo disegni e storie, per rendersi
indipendente , anche economicamente dalla famiglia, e non
sentirsi più prigioniera e schiava di regole e schemi e legami
che non le appartengono e che opprimono la sua personalità e
bisogno espressivo e creativo. Decide subito di pubblicare a
sue spese un libro illustrato per ragazzi “The tale of Peter
Rabbit” ed è da qui che parte subito la sua carriera , perché
diventerà un best seller che riceverà anche traduzioni in ben
20 lingue di oggi. Abile imprenditrice di se stessa, con
l’intuizione di affiancare ai suoi racconti gadget
promozionali, è anche donna passionale e libera. Si innamora
del suo editore, e per questo amore poco convenzionale e mal
visto da tutti, sfida la famiglia che non le perdonerà mai
l’affronto neanche quando Norman morirà pochi mesi, dopo per
una leucemia fulminante, non convolando mai a giuste nozze con
la scrittrice. Fugge da Londra e si rifugia nei suoi luoghi
dell’infanzia, e qui vivrà una seconda giovinezza, amorosa e
creativa, sposando , ormai ricca e famosa e matura, l’avvocato
William Heelis. Circondata dal calore di un nuovo amore, dagli
animaletti salvifici tanto amati, dall’aria salubre della
grande fattoria nel Sawrey, Beatrix realizzerà le storie più
dolci e delicate. Addolorata       dalla guerra e dalla
devastazione d’interi acri, a causa dei bombardamenti della
seconda guerra mondiale, come ulteriore atto d’amore verso la
natura, lei che è sempre stata fuori dal mondo, da una società
che l’ha respinta ed isolata e rifiutata, dona secondo
testamento, tutti i suoi terreni al National Trust- oggi parte
dell’area protetta del lake District National park-       ed i
numerosi acquarelli micologici. Tutti noi abbiamo il dovere e
la responsabilità di cambiare il mondo, anzi forse e
soprattutto le donne così sottovalutate e vessate, in ogni
tempo ed in ogni società, perché “Una personalità fortemente
marcata può davvero influenzare per generazioni i propri
discendenti”.
L’ inafferrabile libertà di
Carmen
Questa sera alle ore 18 Lira Tv donerà il capolavoro di Bizet,
riletto da Gigi Proietti e Quirino Conti, andato in scena al
Verdi di Salerno, nel novembre del 2010. Una zattera per
simboleggiare la precarietà di una zingara randagia, sempre in
bilico tra amore, morte, sacro, profano, superstizione, fato,
ondeggiante su quel tema obliquo, erotico, marino

Di OLGA CHIEFFI

“Un demonio”, “una strega”, il fiore di gaggia all’orecchio,
le gambe sottili e bellissime, la figura minuta, gli occhi
lucenti come diamante, lo scatto dei reni pari a quello di un
felino, una forza d’inferno, una inafferrabile forza amorosa,
dove amore sta per devastazione e morte, come negra
esaltazione e guerra. E’ facile dire che Carmen è vista da
Mérimée come un angelo del male. Eppure è così. Carmen vuole
don Josè, il giovanotto basco le piace: sparisce e compare
nella vita di lui come fra quinte di teatro. Le piace senza
che vi sia bisogno di parole per dire tanto piacere. Le basta
un’occhiata per divorarlo, gettarlo via, riprenderlo,
insultarlo, inebriarlo di carezze improvvise, tirarselo dietro
in un’avventura sinistra, per una deriva al cui termine non
può esservi che il buio pesto del nulla. La Morte. E Bizet?
Raccolse quella suggestione teatrale, e anche la sigla
stilistica più saliente del racconto: bruciare l’emozione,
spogliare la vicenda d’ogni esclamativo. Dunque, via i
recitativi cantati, per scegliere forme classiche, chiuse, con
un respiro, però che è quanto di più delicato e divino si
possa immaginare. Quanti zingari nel melodramma romantico, e
quanti banditi! Non c’è nessuna Carmen, però. Azucena è
anzitutto una madre, una madre assetata di vendetta, e poi,
una zingara. Carmen, col suo tema obliquo, individuato da un
intervallo di seconda vistosamente eccedente, e con il tono
scuro della tessitura vocale, è la zingara randagia, è l’eros
inconfessabile delle taverne, l’eros che si esprime per
vincere ogni degradazione, che è l’ultimo rifugio degli
istinti, l’indizio d’una libertà illimitata, difesa fino alla
morte, la libertà del corpo, dei sensi. Per Bizet, il mondo
intorno a Carmen, intorno a quel tema che si spande come
sangue da una ferita che non rimargina, è un mondo tutto
vitalità: i soldati del primo atto e le sigaraie, i toreri e
le loro marce, i contrabbandieri e i loro giochi di carte e le
loro illusioni. E’ il chiasso dell’esistenza feriale,
d’un’esistenza di poveri, che strappano al vivere tutto quanto
possono. E questa vita dell’attimo, una vita fatta di brevi
felicità, di crolli d’umore, d’estasi vagabonde, è travolta da
un ritmo divorante, è pari a una fiammata che con un crepitio
preso dal vento tutto illumina distruggendo. Tanta vitalità ha
un rovescio amaro: l’amarezza che è nel cuore di chi vive
ricavando scarso frutto; ma quel poco, nel momento in cui lo
coglie, ha respiro infinito. Carmen è quell’amarezza, o il
simbolo di essa, anche in Bizet, Carmen è sesso. Oltre il
raggiungimento, il sesso è sconforto, è rete insaziabile, è
capriccio e nera malinconia. In Carmen, nel suo tema, nel suo
sussulto lirico, c’è un duro spessore di ostilità verso tutto
e tutti. Carmen lusinga, ama, ma subito prova rancore. Quel
che può avere è nulla, e il tutto che possiede rovina via: nel
suo gioco di desideri la gitana danza, vocalizza, aggredisce
chi le sta vicino, ruba, e getta la propria vita allo
sbaraglio. L’incontro con Escamillo (come il personaggio
Micaela, originale invenzione dei librettisti Meilhac e
Halévy), parrebbe essere per lei decisivo: forse una vita di
benessere si profila davanti. Ma il rifiuto a don Josè è un
rifiuto segnato dalle cose. La doppia musica dell’ultimo atto,
la corrida e, quindi, il duetto d’amore fuori dell’arena, non
divide Carmen come a specchio. Il suo “no” all’antico amante è
dettato da un istinto negativo che non ha niente a che vedere
con l’occasione d’un diverso amore. Il torero, nel cuore di
lei, è un’eco di festa, lo sfondo di un conflitto ben più
grave. Carmen subisce il richiamo del destino: è presa da
qualcosa che le è forse sconosciuto, e che non le lascia
alcuno scampo. Il suo abbandonarsi al pugnale, pare rispondere
ad un rito, un rito segreto che ella celebra con se stessa e
per il quale ha bisogno di un officiante partecipe e pazzo,
Don Josè. Gigi Proietti e Quirino Conti hanno trasposto la
Carmen nel primo trentennio del Novecento. Opera di rottura il
capolavoro di Georges Bizet, è storia universale che regge in
ogni contesto. Il cast punta su Anna Rachvelishvili che ha
tecnica dell’emissione calda e omogenea lungo tutta la gamma,
dell’eguaglianza timbrica insieme con la deliberata varietà
dei colori, che la rendono decisa e sfrontata nella lusinga
erotica, con quel quid di demoniaco, che è nella sua voce ma
mai nell’intensità di espressione, nello sguardo, senza quella
disperazione di chi è preda del demone Amore, che prende in
essa le forme del symbolon, ovvero del difetto che attinge un
eccesso, del basso che si congiunge in eros iniziatico alto,
di colei che è continuamente disfatta da ciò che è o appare
d’essere, in un continuo respingersi e disperarsi,
imprendibile nella sua forza di syn-ballein; Marco Berti, è un
Don José dalla voce molto potente, che aggiunge qualche punto
nella sua trasformazione in contrabbandiere. Su tutti, il
soprano Irina Lungu, che ha ben schizza la figura di Micaela,
col suono innocente della sua voce, che ha timbro pallido e
tenero come l’argento, la quale sa gorgheggiare e smorzare i
suoni nel silenzio con una gemebonda malinconia, in cui c’è
tutta la mansuetudine, il pudore e l’inquietitudine del casto
personaggio. Mark Doss è un perfetto Escamillo nel fisico,
mentre a completamento del cast, Stefanna Kybalova, Frasquita,
e Milena Josipovic, Mercedes, Marco Camastra e Vincenzo
Peroni, i due contrabbandieri e gli ufficiali, Zuniga, Carlo
Striuli, e Moralès, Marco Camastra, e sul podio alla testa
dell’Orchestra Filarmonica Salernitana e dei due cori
preparati da Luigi Petrozziello e Silvana Noschese, troveremo
un Oren in splendida forma,      Quirino Conti si affida al
Picasso della Suite Vollard , e al suo Minotauro, per aprire e
chiudere questa Carmen salernitana, datata 2010 che rivedremo
stasera sull’emtittente di Lira TV, simboleggiante la matta
bestialitade e la carica emotiva sprigionata, la pulsione
violenta e la forza primigenia della natura, la stessa della
battaglia d’amore. Scene bianche, come quelle del Nabucco,
ispirate alla raffinata eleganza e alla conquista della
profondità dello spazio dell’architettura Song. La zattera
ideale su cui si svolge l’intera opera è interamente dedicata
a Carmen e alle sue origini, offertale da quel popolo strano
che vive unicamente l’Istante, muove platonicamente da lì,
senza avere ieri, né domani. Ma chi è nomade? Facendo qualche
concessione al linguaggio romantico diremo: lo zingaro del
mondo: vale a dire, colui che non dimora, non sentendosi mai
vincolato ad una condizione stabile di vita. Per vivere nello
spazio senza misure del mondo lo zingaro non conosce radici,
la sua “infondatezza” lo lascia sussistere nel “girello” della
vita stessa, alla costante ricerca di precari rifugi.
Vagabondo, può dirsi un anarchico dell’esperienza; per lui la
vita è come ripetizione di un gioco. L’indefinitezza spaziale
in cui si svolge il suo movimento del peregrinare, si risolve
ogni volta nella totalità dell’istante, l’effimero sembra
essere questo assoluto negativo, negativo ovviamente di ogni
altro ancoraggio dell’esperienza. Ma il gioco del vagabondo è
l’avventura, e nell’avventura tutto si decide daccapo.
L’avventura riguarda l’accadere; e questo, noi, lo definiamo
abitualmente l’accidentale, ciò che capita, il caso. Se
l’istante che brucia il tempo lo pensiamo “infinito”, vuol
dire che il destino umano resta sospeso all’aorgico, nessuna
forza umana può comprenderlo in una definizione, resta
infinito, sconfinato, libero, come Carmen, come la Musica.
I Ragazzi del Caccioppoli di
Scafati:Libertà, oggi pare
essere il sole a cui tutti ci
affidiamo
Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria; ci si accorge di
quanto vale quando comincia a mancare”

25 Aprile 1945, una data, un simbolo. Ma quest’anno
festeggiare in modo convenzionale il settantacinquesimo
anniversario della ricorrenza della Liberazione, non sarà
possibile. Le celebrazioni, gli inni e i discorsi in piazza
non ci saranno. Oggi viviamo a distanza. Le nostre giornate
sono scandite da una diversa routine. In questi giorni le
parole libertà e resistenza hanno un nuovo sapore. Ma quale?
Ecco le riflessioni di giovani studenti del L.S. “R.
Caccioppoli” di Scafati:

Ora ci siamo ritrovati con le mani legate per dover
salvaguardare la nostra salute. Il non poter vivere la
quotidianità   della mia adolescenza    mi incupisce; pur di
ritornare alla“normalità”farei di tutto. Quest’anno sentirò di
più il significato della giornata del 25 Aprile. Non sarà una
semplice ricorrenza né per me né per gli altri Italiani: sarà
una vera e propria fonte di forza e speranza (Cristiana
Bellavista). Quest’anno le celebrazioni, gli inni e i discorsi
non ci saranno perché in questo momento l’Italia sta
attraversando un periodo buio. Siamo tutti in quarantena
sociale; in tanti si lamentano, ma in fondo, cosa ci stanno
chiedendo? Non di certo di lottare come fecero i nostri nonni
o bisnonni, semplicemente di resistere      a   casa per essere
liberi domani. Uniti, ora come allora, ne    usciremo vincitori!
(Mariafrancesca Nappo). Quest’anno, siamo    impossibilitati dal
celebrare il 25 aprile come si              deve: stiamo di
nuovo combattendo per liberare l’Italia. Questa volta da un
nemico che non si vede, ma che miete milioni di vittime. La
parola d’ordine di questa guerra è “resistere”. Siamo tutti
dei partigiani per uno scopo comune, lo stesso di 75 anni fa:
la libertà di vivere” (Valentina Aiello). Il rispetto della
distanza sociale è oggi la Resistenza al nuovo nemico, il
covid19. Questa resistenza mi sta insegnando che le priorità
della vita sono altre e ho imparato ad ascoltare me stessa e i
miei bisogni. Molte libertà ci sono state tolte, ma la più
importante continua ad appartenerci: la vita. (Sonia Aiello).
Questa quarantena farà per sempre parte del nostro bagaglio
dei ricordi e, quando tornerà a splendere il sole, daremo più
valore e importanza alle parole Libertà e Resistenza, agli
uomini e alle donne che per esse hanno dato la vita.
(Mariapaola Russo). Oggi siamo costretti ad affrontare una
nuova sfida, abbattere il covid19: dobbiamo restare chiusi in
casa, non possiamo più esercitare le nostre libertà. Ora
dobbiamo fare Resistenza e combattere così il 25 aprile 2021
sarà un giorno speciale! (Rosanna Coppola). Liberazione e
Resistenza, due parole che non segnano soltanto una data
importante della Nostra storia, ma anche il periodo che stiamo
vivendo. Stiamo combattendo contro il     covid-19 che sta
trasformando le nostre vite, sta portando via persone a noi
care e ci tiene lontani dai nostri affetti. Saremo i nuovi
eroi dell’Italia di domani. (Annarita Giordano). Oggi è il 25
aprile e provo a immaginare la felicità provata da chi nel
1945 è tornato alla libertà dopo la Resistenza. Quando
arriverà questo giorno anche per noi, quando ci sarà un
vaccino per sconfiggere il covid19, potremo provare la stessa
felicità nella consapevolezza che la libertà è il più grande
dono dei Nostri partigiani, di ieri e di oggi. (Sara Savino).
Nel 1945 per i partigiani italiani, l’unica cosa che contasse
era sconfiggere il nemico e, per farlo, l’unico rimedio era
rimanere uniti. Oggi a distanza di 75 anni ci troviamo nella
stessa situazione. Siamo i nuovi partigiani, ciascuno nel
proprio vissuto quotidiano. Non ci sono eroi, ma medici,
infermieri, volontari che in nome degli stessi ideali
combattono per la libertà di vivere (Anita Langella). Credo
che non dimenticherò mai la sera in cui Conte ha dichiarato
«Tutta l’Italia sarà zona protetta». La vita è cambiata,
niente viaggi, niente contatti, niente di niente. Abbiamo
vissuto fino a ieri con leggerezza, dando tutto per scontato e
solo ora capiamo ciò che abbiamo perso: la libertà. Speriamo
solo che quando tutto questo sarà finito, ce ne ricorderemo.
(Serena Sammuri). Quest’anno il 25 aprile lo festeggeremo in
modo diverso, nelle nostre case, con le nostre famiglie,
ricordando, come ogni giorno dovremmo fare, quanto la libertà
sia un bene prezioso, importante, fondamentale. Festeggeremo
ricordando quanti sono morti nel passato e nel presente per
garantirci un futuro dove la libertà non ci venga a mancare.
Perché, come diceva Piero Calamandrei: “La libertà è come
l’aria; ci si accorge di quanto vale quando comincia a
mancare” (Claudia Iride). ​Resistenza e libertà sono termini
che ieri come oggi significano molto per chi vive in questo
Paese; in particolar modo in un momento come questo che
costringere gran parte della popolazione all’auto reclusione.
Il 3 Maggio 1945 la caduta di Berlino segnò la fine della
guerra per la libertà di tutti i popoli sottomessi; speriamo
solo che il 4 maggio 2020 possa segnare l’inizio della
vittoria sul covid19. (Ferdinando Casillo). Oggi, a distanza
di settantacinque anni, le parole chiave della giornata del 25
aprile, “Libertà” e “Resistenza”, acquisiscono una diversa
declinazione.E’ insolito, quasi paradossale, pensare
di celebrare la nostra libertà, conquistata con fatica, passo
dopo passo, reclusi inevitabilmente in casa. Ma è in
circostanze come queste che dobbiamo essere uniti, ottimisti e
fiduciosi nel futuro sicuramente “ce la faremo” (Aurora
Amaro). Con la quarantena ci sentiamo tutti col morale a
pezzi. Possiamo comunicare col mondo esterno soltanto
attraverso un piccolo schermo, una piccola fessura da cui
possiamo vedere una millesima parte di quella che è la realtà.
Siamo costretti ad indossare mascherine e guanti: tutto questo
per la sicurezza. Dopo più di un mese dobbiamo ancora seguire
questa assurda routine? La risposta è sì. Siamo la nuova
Resistenza! (Marianella Malafronte) oramai, da due mesi la
vita di tutti noi è cambiata. Il semplice andare a scuola,
prendere un autobus, stare in mezzo alla gente,   manca! Siamo
stati privati del nostro bene più prezioso, la libertà. Ma la
storia ci insegna che bisogna lottare, resistere, essere forti
e restare uniti, nonostante la distanza. Prendere forza dalle
avversità è il nuovo imperativo categorico della Resistenza
(Andrea Clemente). Personalmente credo che questo periodo di
lockdown ci abbia fatto capire il vero significato di
“libertà”; Fino a ieri data per scontata, ora acquisisce un
certo valore. Questo virus sì, ci ha portato via tantissime
cose ma in fondo ce ne ha donate altrettante: abbiamo compreso
i veri valori della famiglia, dell’amicizia, della
solidarietà. Distanti ma uniti, riusciremo a uscire fuori da
questa situazione. Resistiamo il più possibile ora per essere
più liberi domani. (Martina Di Riso). Questa catastrofica
pandemia ci ha colti di sorpresa, arrivando come una tempesta
in una giornata calda e soleggiata. Il nostro impegno oggi,
come quello dei partigiani italiani, è quello di resistere;
per distruggere questo comune avversario c’è bisogno di
unione e maturità, due importanti aspetti aiuteranno il nostro
Paese ad uscire vincitore dalla guerra al covid19. (Emanuela
Gabbiano). Il 25 aprile: il simbolo della vittoria di ogni
protesta, di ogni pensiero prima soffocato. Ha segnato la
rinascita dell’Italia libera nel dopoguerra e finora è stata
una data che ha celebrato il ricordo dei partigiani che hanno
lottato contro il nazifascismo. Spero possa un giorno segnare
la vittoria dei partigiani della nuova era: medici,
infermieri, ricercatori, volontari. Quando tutto questo sarà
finito, li celebreremo. (Danilo Lo Iacono) E’ proprio oggi che
la memoria non deve venire a mancare. Dobbiamo ricordare la
liberazione del lontano 1945 come liberazione dalla
cattiveria, dall’ingiustizia dell’uomo verso i suoi simili.
Quest’oggi il popolo italiano si ritrova a fronteggiare
un’ulteriore sfida: resiste rispettando le regole, stando
uniti seppur fisicamente lontani. Anche questa volta la
resistenza italiana combatterà per sconfiggere il nemico e
così godremo della nostra tanto amata libertà. (Alessandro
Vitiello). Libertà, una parola che di significati ne tocca
molteplici, e che, al giorno d’oggi, pare essere il sole a cui
noi tutti ci affidiamo, che bramiamo, eppure la notte ci
riserva ancora ore di buio, silenzio e sguardi persi nel
nulla. Ma presto sarà una scottante fiamma a donare splendore
ai nostri occhi e cammineremo sotto il cielo più luminoso .
Resistiamo, restiamo lucidi, con gli occhi puntati sul nostro
scopo.Nella Luna si presenta il Sole. Attendiamo l’alba alla
finestra, per vincere e liberare nuovamente la nostra Italia.
(Roberta Rosanova)

Mascherine per bambini e per
chi fa attività motore dalla
Regione
Il Presidente Vincenzo De Luca, in aggiunta alle mascherine
già in distribuzione ai cittadini della Campania, ha dato
mandato alla task force regionale di accelerare le procedure
di messa in produzione da parte delle aziende di mascherine
per bambini, per renderle disponibili per le famiglie già in
avvio della Fase II. Si precisa che l’attività motoria, come
da ordinanza n.39 del 25 aprile 2020, è consentita
esclusivamente con l’uso obbligatorio delle mascherine, e
quindi non si tratta di attività motoria di livello più
impegnativo.
Colonnello muore dopo vari
controlli in ospedale
di Pina Ferro

Sarà l’inchiesta della magistratura ad accertare eventuali
colpe mediche nel decesso di un colonnello dei carabinieri in
pensione residente a Montecorvino Rovella e deceduto durante
il trasporto presso l’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi
d’Aragona di Salerno” a causa di un trombo. Il ricorso ai
medici del Ruggi era avvenuto a seguito di diverse visite ed
un breve ricovero presso l’ospedale “Santa Maria della
Speranza” di Battipaglia. E sarebbero proprio alcuni sanitari
del nosocomio della Piana del Sele ad essere stati iscritti
nel registro degli indagati dopo la denuncia presentata dalla
figlia dell’uomo. L’ex colonnello dei carabinieri Andrea
Magazzeno è spirato lo scorso 13 aprile. Era il 28 marzo
scorso quando l’uomo fu ricoverato presso l’ospedale di
Battipaglia a seguito di una caduta da un alberio che gli
aveva causato una ferita all’inguine. Sottoposto alle cure del
caso e, suturata la ferita, il paziente, dopo due giorni di
permaneza in ospedale, fu dimesso con l’invito a ritornare,
per una visita di controllo il 9 aprile. In taele data il
colonnello in pensione si reca in ospedale e racconta ai
medici di avvertire dei dolori alla gamba in corrispondenza
della ferita. Al termine della visita il paziente riferì alla
figlia che i medici avevano riscontrato un cordone
sottocutaneo all’inguine ed un ematoma in corrispondenza della
ferita per i quali erano stati prescritti ulteriori farmaci
entre era stata tolta la somministrazione di antibiotici. nei
giorni successivi ha avuto ulteriori dolori. Lo scorso 13
aprile il dolore si è ripresentato accompagnato da sudorazione
e problemi respiratori. A questo punto la figlia decide di
richiedere l’intervento di un’ambulanza e per questo contatta
il 118. Secondo quando denunciato ai carabinieri dalla figlia
del colonnello, il mezzo di soccorso con medico a bordo,
sarebbe intervenuto dopo 40 minuti. Il personale sanitario
dell’ambulanzo dopo aver sottoposto il paziente ad un
elettrocardiogramma e ipotizzando anche un contagio da Covid,
decide di trasportare il paziente presso l’ospedale “San
Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. Purtroppo in
ospedale il paziente è giunto cadavere. Successivamente si
dirà che l’uomo è spirato a seguito di un trombo. La figlia ha
presentato una denuncia ai carabinieri chiedendo che venisse
accertato la reale causa del decesso del genitore e eventuali
responsabilità dei medici dell’ospedale di Battipaglia che
hanno visitato il padre. Sull’accaduto è stata aperta
un’inchiesta da parte della procura affidata al sostituto
procuratore Cioncada la quale ha immediatamente disposto il
sequestro delle cartelle cliniche. Lo scorso 22 aprile, sulla
salma dell’uomo, il medico legale Cornetta. incaricata dalla
procura ha effettuati

Angri, M5S: “Sanificazione
per i commercianti: paghi il
Comune”
Il MoVimento 5 Stelle – Angri chiede che si attivino tutti i
canali istituzionali affinché si trovino soluzioni per dare
risposte ai commercianti della città attraverso il reperimento
di risorse economiche utili alla riapertura delle proprie
attività.

“Abbiamo chiesto al Comune l‘erogazione del contributo per la
prima sanificazione dei locali commerciali interessati
dall’Ordinanza 37/2020 della Regione Campania. – dichiara il
candidato sindaco Giuseppe Iozzino – Il contributo potrebbe
essere erogato come rimborso spesa, compensazione di tributi
comunali o attraverso una convenzione con una ditta, così che
l’Ente possa sostenere tale esborso necessario a garantire la
ripartenza delle attività commerciali di Angri. Altri Comuni
del Salernitano come Fisciano e Castel San Giorgio, hanno già
messo in campo azioni simili: tale contributo sarebbe un forte
segnale per i commercianti di Angri, una mano tesa per
ripartire”.
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