Veneto: perché non ti esprimi sull'omofobia ? - AltraPsicologia

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Veneto: perché non ti esprimi sull'omofobia ? - AltraPsicologia
Veneto: perché non ti esprimi
sull’omofobia ?

Tutti ne parlano, ma qualcuno tace…
Correva   l’anno   2012   quando   i   tre   Consiglieri   di
AltraPsicologia di minoranza in Ordine Psicologi Veneto
presentavano una mozione, affinché l’Ordine si esprimesse
chiaramente in materia di omosessualità e terapie riparative.
Nel dicembre del 2013 la mozione cadeva incomprensibilmente
nell’oblio di un Ordine arrivato al capolinea del suo mandato.
Siamo ora a Gennaio 2015, e tutto tace; il nuovo Consiglio non
ha ancora ritenuto di doversi esprimere in merito.

Non tacciono invece i Consigli Comunali di   Assisi e Verona,
che nel 2014 votano ordini del giorno e      mozioni dove si
esortano variamente il Governo, le ASL e      i Coordinamenti
Territoriali per l’Educazione al rispetto    di indicazioni e
suggerimenti da loro proposti.

In questi documenti vengono fatti chiari
riferimenti alla “famiglia naturale” e
all’eterosessualità come unico modello
che   sarebbe    opportuno   “validare”
nell’insegnamento nelle scuole pubbliche.
Inoltre, suggeriscono alle famiglie di
esercitare addirittura un controllo
stringente su insegnanti e professionisti che parlino di
omosessualità in chiave non negativa, nell’esercizio del loro
ruolo ed all’interno di programmi di educazione
all’affettività sviluppati secondo le linee guida
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Denunciano cose decisamente singolari: che, a dire di certi
consiglieri di Assisi, sarebbero in atto nelle scuole
pubbliche una serie di azioni informative da parte delle ASL
col presunto obbiettivo di fare “propaganda omosessualistica”
(sic!), o che – a dire di certi consiglieri di Verona – gli
opuscoli dell’Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni Razziali
(che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e
scritti con lo scopo di combattere il grave fenomeno del
bullismo omofobico e il pregiudizio sociale), avrebbero in
realtà come obiettivo quello di aggredire la famiglia naturale
(doppio sic!!).

Questi documenti, a nostro parere preoccupanti, si pongono in
contrapposizione ad una cultura dell’informazione corretta e
scientificamente fondata, che sia in grado di sgretolare il
pregiudizio sociale e aprire la strada ad un benessere della
comunità della quale gli psicologi devono farsi carico;
Comunità alla quale tutti indistintamente, apparteniamo.

Niente di tutto questo è inoltre più lontano e contrario al
Codice Deontologico degli Psicologi!

 Art.3 “Lo psicologo considera suo dovere accrescere le
 conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per
 promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del
 gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera
 per migliorare la capacità delle persone di comprendere se
 stessi e gli altri…”

 Art. 4 “Nell’esercizio della professione, lo psicologo
 rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza,
 all’autodeterminazione ed all’autonomia …ne rispetta opinioni
 e credenze, astenendosi dall’imporre il suo [o di altri]
 sistema di valori, non opera discriminazioni in base a
 religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, status
 socio economico, sesso di appartenenza, orientamento
 sessuale, disabilità…”

Chiamare strumentalmente in causa strutture pubbliche come le
Aziende Sanitarie Locali o i Coordinamenti per l’Educazione,
che sono Enti al servizio di tutti i cittadini, con
l’intenzione di ottenere appoggio e complicità al sostegno di
ideologie di parte che promuovono il pregiudizio e
l’omofobia, non può rimanere sotto silenzio.

Quando in Piemonte due insegnanti hanno fatto affermazioni
scientificamente prive di fondamento sull’omosessualità,
l’Ordine Psicologi Piemonte ha saputo intervenire
immediatamente con un documento che invita tutti ad una
corretta informazione in merito, al fine di garantire e
promuovere il benessere della comunità.

Anche l’Ordine Psicologi Lombardia è intervenuto nel 2010,
quando vi aveva la maggioranza AltraPsicologia, prendendo
netta posizione sull’infondatezza delle terapie riparative.

Ora, nel 2015 anche l’Ordine degli Psicologi del Veneto ha
l’occasione e il dovere di esprimersi chiaramente su questa
materia . Senza tatticismi politici o formule ambivalenti.

                    Non è più possibile rimandare oltre: è
                    necessario che l’Ordine Psicologi Veneto
                    chiarisca che non sono ammesse ingerenze
                    politiche di parte nella pratica
                    quotidiana    degli psicologi e dei
                    formatori,    e che ogni forma di
strumentalizzazione politica contraria alle evidenze
scientifiche in materia di omosessualità (o qualsiasi altra
forma di discriminazione), non può che essere nettamente
respinta dalla comunità degli Psicologi e da tutte le sue
Istituzioni rappresentative.
Sulle      terapie     per
l’omosessualità non si può
tacere.
L’ennesimo convegno ‘in difesa della famiglia tradizionale’
suscita lo sdegno della stampa nazionale. Il perché è presto
detto: ancora una volta si condisce il tema con il velleitario
e grottesco proposito di curare l’omosessualità.

Dal Fatto Quotidiano a Repubblica, dall’Huffington Post alle
testate locali lombarde, tutti scattano quando si scopre che
il convegno porta il logo di Expo2015 e della Regione
Lombardia, e che parteciperà anche Roberto Maroni.

Lui abbozza una difesa, sostenendo che non c’è nulla di male
nel difendere la famiglia tradizionale. E fin qui posso anche
essere d’accordo: tu difendi il tuo modello di famiglia basato
su uomo-donna-figli, io difendo il mio basato sulla famiglia
allargata non nucleare, quell’altro difende il suo diritto di
vivere pienamente il rapporto uomo-uomo o donna-donna, altri
difendono il valore pieno delle famiglie di seconde nozze, c’è
chi sostiene la poligamia e chi la vita da single. Che
problema c’è?

E invece il problema c’è. Perché come spesso avviene in questi
casi si usa la tecnica del trojan-horse: inizio sostenendo il
valore della ‘famiglia tradizionale’ ma poi ti infilo l’idea
che gli altri modelli – che pure esistono felicemente su
questa terra di 7 miliardi di abitanti – andrebbero curati. In
primis l’omosessualità.

Mica perché sono malati, eh. No, vanno curati perché sono
infelici della propria condizione! E alla fin fine, proprio
sullo sfondo, c’è pure qualche ramo secco della psicologia che
dice che è così, che si deve curare l’infelice condizione di
chi – poverino – non ha avuto la fortuna della ‘scelta’
eterosessuale.

Perché qui non ci si limita a dichiarare apertamente che è
solo questione di ideologia, ma usando il distintivo della
scienza un po’ a casaccio si sta tentando di sostenere quelle
che sono solo ideologie e opinioni locali sulla vita,
collocate sia storicamente che territorialmente in un contesto
ben preciso e prive di qualunque pretesa universalità.

Immagino, ma non viene mai specificato, che per ‘famiglia
tradizionale’ ci si riferisca alla quella di matrice cattolica
formata da nucleo maschio-femmina-figli, passata come unico
modello organizzativo familiare, come il mattone elementare su
cui organizzare la società. Che è un punto di vista morale
rispettabilissimo, per carità. Non ha nulla di scientifico ma
è rispettabilissimo. Diventa meno rispettabile nel momento in
cui ci si spinge oltre, sostenendo che andrebbe curato chi non
vive con quel modello. Omosessuali in primis.

Che poi si giochi sulle sfumature, affermando che non si
intende curare i gay che sono felici, ma gli omosessuali che
non lo sono. Oppure che si cerca solo di sostenere chi è un
po’ in dubbio e ondeggia di qua e di là, o che si vorrebbe
agire dove non c’è piena serenità nel vivere la propria
condizione omosessuale… beh, diciamo che mi pare si stia
annacquando una medicina amara per renderla un po’ meno
disgustosa.

Una supercazzola, per capirsi.

Alla mal parata la si butta in caciara: tutta colpa delle
lobby gay. Che a pensarci bene è proprio lo svelamento delle
carte: la questione viene alla fine riportata nell’alveo di
una dialettica sociale fra gruppi, fra comunità che
incrociandosi sul tappeto della convivenza sociale finiscono
per fare scintille a causa delle differenze dei loro modelli
di vita.

In mezzo a tutto questo, le persone. A cui dovremmo il
rispetto liberale per l’individuo che tanto rivendichiamo
nella nostra cultura occidentale contemporanea. E che invece
finiscono per essere denotate come malate o sane a seconda
della posizione ideologica di questo o quel gruppo sociale,
tirate in mezzo ad un discorso che di scientifico ha ben poco.

 In mezzo a tutto questo, la nostra professione. Gli psicologi
 dovrebbero fermamente prendere posizione. Non dovremmo
 lasciare nulla di sospeso, nulla di non detto.

Ce lo aspettiamo dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia e
dal Consiglio Nazionale. Come è stato fatto in passato. Come è
stato fatto dall’American Psychological Association nel suo
rapporto sull’argomento (pagina 66), che non ha usato mezzi
termini e ha dichiarato INAPPROPRIATO che gli psicologi
avvallino l’idea che l’orientamento sessuale si possa cambiare
come un cappotto.

Provate a immaginare di svegliarvi domani, e di trovare la
vostra ABITUALE VITA DA ETEROSESSUALI al centro della cronaca
perché a Milano qualcuno intende aiutarvi, e per questo
ha organizzato un convegno dal titolo ‘Difendere la famiglia
omosessuale, difendere la comunità’, e professa di voler
aiutare ‘le persone ferite nella propria identità sessuale, in
particolare per tendenze di natura eterosessuale‘.
Probabilmente vi fareste due risate perché suonerebbe
grottesco, e pensereste che quelli di Expo 2015 e Maroni hanno
preso un granchio.

Il fatto che invece a nessuno venga da ridere quando si parla
in questi termini di omosessualità, è il segnale che la ferita
è ancora in carne viva, che l’accettazione serena e
incondizionata di cose che esistono da sempre nella vita
dell’homo sapiens è ancora di là da venire. Speriamo che i
visitatori internazionali di Expo 2015 non se ne accorgano,
che qui in Italia siamo per la ‘tradizione’.

Omosessualità,       terapie
riparative e psicanalisi: il
silenzio        dell'Ordine
Psicologi Veneto.
Quando si chiede di discutere un argomento in un Ordine, lo si
dovrebbe fare in tempi ragionevoli. Questa è la storia di due
argomenti caldi, forse indigesti, che hanno atteso oltre due
anni e alla fine non sono stati discussi. Succede in Veneto.

 Sono   state   presentate    all’Ordine
 Psicologi Veneto due richieste di
 discussione: la posizione in tema di
 terapie riparative dell’OMOSESSUALITÀ, e
 la questione della PSICANALISI E
 ABUSIVISMO, alla luce di una sentenza
 del 2011.

Si tratta di due temi importanti, su cui ritengo necessario
fare un bilancio finale. Con un trucco, che va spiegato: il
presidente dell’Ordine riceve le richieste e stabilisce la
lista di argomenti da discutere in ogni riunione. L’Ordine del
Giorno in Veneto ha assunto un’importanza particolare: su
30-50 punti presenti, se ne discutevano 3, forse 4, in media.
Chiaramente, il posizionamento di un argomento fatto ad arte,
permette di non discuterlo mai, se uno vuole. Ecco, questo
strumento è stato totalmente nelle mani del presidente.

 OMOSESSUALITA’                            e         TERAPIE
 RIPARATIVE

Nel 2012 fa tappa in Italia il tour di Joseph Nicolosi, il
famoso e discusso terapeuta americano che dichiara senza
alcuna remora che lui aggiusta gli omosessuali e li fa
ritornare normali, cioè eterosessuali! Sembra una cosa
bizzarra, a dirla così. Lui la spiega sicuramente meglio, e
infatti non mancano proseliti.

Molti condannano senza appello le terapie che pretendono di
riparare l’omosessualità: Ordini degli Psicologi, svariate
associazioni scientifiche e culturali, si schierano in prima
linea contro queste pratiche pseudo scientifiche. Prima di
tutto perché l’omosessualità non è una malattia. Ma questo è
pacifico.

Il motivo importante della condanna è però sociale, culturale:
riparare l’omosessualità con la psicoterapia è solo il vestito
buono con cui si è travestito uno degli ultimi retaggi
razzisti che stiamo cercando di lasciarci alle spalle da un
secolo.

Mi   sarebbe   piaciuto   che   il   mio   Ordine   Veneto   avesse
contribuito a questa battaglia culturale. Che fosse
protagonista di questi dibattiti. Non avrebbe dovuto essere
molto complicato.

 E così nel Maggio 2012 presentiamo una
 richiesta al Presidente come consiglieri
di Altrapsicologia: vogliamo discutere
 la ‘Posizione dell’Ordine in tema di
 Terapia Riparative dell’Omosessualità’.

L’idea è di concordare rapidamente una posizione condivisa e
poi di assumerla pubblicamente, sui media, mentre l’argomento
è di attualità. Come altri importanti Ordini degli Psicologi.

INIZIA COSI’ UN VIAGGIO DI UN ANNO E MEZZO fra i punti
all’Ordine del Giorno: l’argomento viene piazzato dal
presidente Nicolussi in 30° posizione il 14 Giugno 2012. Cade
in 33° il 16 Luglio 2012. Guadagna la 26° il 15 Ottobre 2012,
la 24° il 19 Dicembre. Torna in 25° posizione a Gennaio 2013.

Nicolosi nel frattempo ha finito il tour, la gente ha lasciato
la sala da sei mesi.

Il 2 Luglio 2013 l’argomento è 19° all’Ordine del Giorno, ma
il 23 Settembre 2013 cade al 21°. Il 17 Dicembre 2013,
nell’ultima riunione di consiglio di questa tornata, in 18°
posizione termina la corsa.

 In Veneto la faccenda è ancora indecisa:
 ma l’omosessualità la ripariamo o no?

Altrapsicologia la risposta ce l’ha ben chiara da sempre,
vorrei sapere la posizione degli altri che oggi si ri-
candidano all’Ordine, visto che per un anno e mezzo non si
sono espressi. Una di quelle domande scomode a cui la gente
non ama rispondere?

 LA PSICANALISI E LA SUA LAICITA’

L’argomento è complesso, affascinante. Una sfida etica e
giuridica. Succede che nel 2011 una psicanalista non iscritta
all’Ordine degli Psicologi subisce una condanna per abusivismo
professionale. Il caso specifico è netto: non c’è stata
chiarezza con la paziente. Ma il giudice, complici le CTP sul
caso, apre ad un discorso più generale sull’appartenenza della
psicanalisi al campo delle psicoterapie, e quindi alla
professione di Psicologo.

 Si tratta di un nervo scoperto, e di un
 tema fertile che attraversa cent’anni di
 storia. Che pone degli interrogativi non
 banali. Io assumo una mia posizione
 personale nell’articolo UNA SENTENZA
 CONTRO LA PSICANALISI? pubblicato su
 Altrapsicologia. Anche altri ne parlano.

E giustamente anche alcuni iscritti interrogano l’Ordine degli
Psicologi del Veneto. Sono membri di una nota associazione di
psicanalisi di Padova, e chiedono al proprio Ordine che si
possa affrontare il tema della psicanalisi alla luce della
recente sentenza.

La richiesta arriva il 25 Giugno 2011. In Settembre, non
avendo ricevuto risposta, la collega che l’ha inviata
sollecita. Dato che la conosco personalmente e sollecita anche
me, io sollecito a mia volta il consiglio con una mail del 15
Settembre 2011.

Il 31 Ottobre 2011 entra in Ordine del Giorno, al 17° posto.
Il 23 Gennaio ha già conquistato la 12° posizione, e pensiamo
tutti che questo argomento si farà strada nella vita. Ma il 26
Luglio 2012, ad oltre un anno dalla prima richiesta, il punto
è ancora in 11° posizione.

Lo troviamo 11° in Ottobre 2012 e solo 10° in Marzo 2013. Poi
a Settembre 2013 è 13° e ad Ottobre 2013 addirittura 14°. Ma
come? torna indietro? certo, perché Nicolussi mette sempre i
punti in ordine cronologico, ci mancherebbe! ma ne infila in
gran quantità fra le prime posizioni, per costringere il
consiglio ad discuterli prima degli altri.

 Anche per questo argomento, l’epilogo è
 negativo: il giorno dell’ultima riunione
 il 17 Dicembre 2013, resta indiscusso in
 10° posizione. Sono passati due anni e
 mezzo dalla richiesta, e ha compiuto
 meno di metà del viaggio che l’avrebbe
 portato a discussione.
Ordine    degli   Psicologi
qualunque o dalla parte dei
diritti?
Il prossimo 13 dicembre aprirà a Milano, in Via De Amicis 10,
la Casa dei Diritti: un luogo di tutela, affermazione e
condivisione dei diritti e delle libertà di ciascuno, dove
poter segnalare discriminazioni e disparità e dove poter
trovare ascolto, aiuto e sostegno.
La Casa di Diritti è un’idea del Comune di Milano, ospiterà
associazioni e coordinerà azioni per prevenire e contrastare
le discriminazioni basate sull’identità e l’orientamento
sessuale, ma anche la violenza di genere. Si occuperà,
inoltre, di tutelare i minori stranieri non accompagnati dai
genitori e di assistere i cittadini che vogliono preparare il
loro testamento biologico.

Saremo presenti all’inaugurazione della Casa dei Diritti come
AltraPsicologia perché crediamo fortemente in una psicologica
che abbia a cuore i diritti e riteniamo che ogni pratica di
intervento     psicologico     e   psicoterapeutico    debba
necessariamente essere in linea con l’articolo 4 del Codice
Deontologico degli Psicologi Italiani:

“Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la
dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione
ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue
prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi
dall’imporre il suo sistema di valori; non opera
discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità,
estrazione sociale, stato socio-economico, sesso                 di
appartenenza, orientamento sessuale, disabilità.”

 Gli esseri umani hanno due tipi di bisogni basilari: fisici
(cibo, acqua, riparo…) e psicologici. Tra questi bisogni
rientrano la dignità, il rispetto, il lavoro, l’amore,
l’amicizia, la partecipazione alla vita sociale, l’espressione
di sé. Si tratta di bisogni fondamentali che diventano
diritti, perché se vengono a mancare la vita delle persone ne
risente profondamente. Non c’è salute senza diritti.

Qual è stata la direzione dell’Ordine degli Psicologi della
Lombardia da quando è presente una forte rappresentanza di
AltraPsicologia?

2010

       L’Ordine   ha   emanato   una   delibera   dirimente   sulle
cosiddette terapie “riparative” dell’omosessualità.
       Queste pseudo-terapie violano almeno tre articoli del
       Codice Deontologico e sono pertanto da considerarsi una
       pratica vietata.

2011

       Il progetto “psicologia sostenibile” in collaborazione
       con il Comune di Milano consente alle fasce di cittadini
       in condizioni più critiche di fruire di un intervento
       psicologico o psicoterapeutico a costo calmierato,
       grazie ad una rete di enti specializzati attivati dal
       Comune.

2012-13

       Attraverso un’attenta attività di “tutoring” si sono
       sensibilizzati i giovani sulla terapia con pazienti LGBT
       e sulla psicologia dell’emergenza attraverso momenti
       specifici di formazione e sensibilizzazione;
       L’organizzazione e il patrocinio di convegni ed eventi
       sulle persone con orientamento omoaffettivo per gli
       psicologi lombardi ha testimoniato la vicinanza
       dell’Ordine alle battaglie LGBT.

E resta da fare, se vinceremo le elezioni per la Consiglitura
2014-2017 dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia?

       In tempi in cui ancora molti giovani omosessuali si
       tolgono la vita anche per la paura di affrontare lo
       stigma dell’omosessualità si stanno varando progetti di
       collaborazione con centri di prevenzione del disagio
       specifici;
       La violenza sulle donne è un fenomeno grave. Si sta già
       fin da ora promuovendo la creazione di reti
       istituzionali di centri di prevenzione e trattamento per
       donne e uomini toccati dal fenomeno della violenza di
       genere;
       La rete di enti che erogano servizi di psicologia
sostenibile verrà presto estesa a tutte le provincie
     lombarde, per richiedere infine un accreditamento
     regionale come parte del SSN. Le prestazioni valorizzate
     saranno le più specialistiche, dalla psicologia
     transculturale alla psicologia dell’emergenza;
     Altrapsicologia si propone attraverso l’Ordine come
     tramite e supporto su temi come la reazione al dolore
     cronico, il fine vita, la grave emarginazione, la
     prevenzione del disagio e le dipendenze.

Veneto: stavolta non si può
tacere sull’omosessualità

(Mario Staino, Il re è nudo!)

Il tema dell’omosessualità continua ad essere di assoluto
interesse per la nostra categoria: troppo spesso la psicologia
viene utilizzata per avvallare opinioni o correnti ideologiche
di tipo sociale, che possono trovare la loro legittimazione
nel campo del dibattito ma non di certo nell’uso distorto
della scienza psicologica.

Gli ordini professionali dovrebbero intervenire ogni volta che
l’uso della nostra scienza e della nostra professione diventa
improprio. Non per intervenire ideologicamente nel dibattito
con altre ideologie, ma per chiarire che i confini entro cui
ci muoviamo sono quelli del consenso della comunità
scientifica, basato su una vasta messe di dati, studi e
ricerche.

Se l’omosessualità non è considerata una patologia, è perché
vi sono importanti ragioni scientifiche a favore di questa
posizione.

Altrapsicologia ha una posizione da sempre molto netta su
questo tema. L’abbiamo portata con azioni concrete nell’Ordine
Lombardia, e attraverso i nostri rappresentanti abbiamo
presentato anche all’Ordine Veneto una mozione perché l’ente
si esprima a riguardo.

MOZIONE: POSIZIONE      DELL’ORDINE     VENETO   IN   TEMA   DI
OMOSESSUALITA’

Al Consiglio dell’Ordine Psicologi Veneto
Al Presidente

19 Maggio 2012

dai consiglieri
Anna Galiazzo
Stefania Vecchia
Federico Zanon

MOZIONE: posizione dell’OPV in materia di omosessualità

Cari colleghi consiglieri,

nei giorni scorsi si è tornato a discutere di omosessualità in
termini che riteniamo discutibili e discriminatori, con
l’avvallo di posizioni pseudoscientifiche supportate anche dal
ricorso adinterpretazioni fuorvianti della scienza
psicologica.

Ancora una volta, come avvenne due anni fa con il ciclo di
conferenze di Joseph Nicolosi, esponente di spicco della
corrente delle terapie “riparative”, che mirano a modificare
l’orientamento sessuale da omo- ad etero-, l’omosessualità
diventa oggetto di attenzione in quanto “problema psichico”,
trattata come fosse un’entità nosografica.

Se ne è parlato nel corso del convegno AGESCI “Omosessualità:
nodi da sciogliere nelle comunità capi”.

La trattazione del tema dell’omosessualità nel convegno ha
provocato la reazione di moltissime associazioni e organismi,
fra cui l’Ordine Psicologi Lombardia che, oggi come due anni
fa, ha saputo prendere ufficialmente posizione in favore di
una visione dell’omosessualità come naturale variante della
sessualità umana, priva di connotazioni psicopatologiche.

Con questa mozione, chiediamo che anche l’Ordine Psicologi
Veneto intervenga sul tema nel primo consiglio
utile, comunicando ufficialmente una posizione condivisa e, si
spera, aderente alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità. Riteniamo che l’organismo regionale che
rappresenta gli psicologi debba esprimersi con chiarezza,
portando il proprio contributo culturale nei termini di:

– una visione laica dell’omosessualità
– che liberi il campo da ogni collegamento con la patologia
psichica, i disturbi dell’identità di genere o la pedofilia
– che chiarisca che l’orientamento sessuale omo- o etero- non
può essere oggetto di modificazione indotta attraverso
interventi psicologici.

Informiamo che qualora l’Ordine Veneto non assumesse una
posizione in merito, o la assumesse in modo discordante dalla
nostra proposta, interverremmo comunque nel dibattito a titolo
personale come singoli consiglieri dell’Ordine, per
specificare le nostre posizioni, con una visione che abbiamo
condiviso all’interno della nostra associazione professionale
Altrapsicologia, espressa in QUESTO ARTICOLO.

Stefania Vecchia
Anna Galiazzo
Federico Zanon
Allegati:

Per consentire una migliore conoscenza dei fatti oggetto di
questa mozione, alleghiamo:
– Due articoli di Repubblica- AGESCI e omosessualità
– AGESCI e omosessualità- atti del seminario
– Dichiarazioni del segretario dell’Ordine Lombardia sul tema
dell’omosessualità
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