SEGNALI DIVERSI VAL D' ORCIA - il fascino di una terra - Cristian Cacciatore Franco Del Conti - Scrivereconlaluce

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SEGNALI DIVERSI VAL D' ORCIA - il fascino di una terra - Cristian Cacciatore Franco Del Conti - Scrivereconlaluce
Cristian Cacciatore
VAL D’ ORCIA – il fascino di una terra

              Franco Del Conti
          SEGNALI DIVERSI

               Mostra fotografica

        Villa Rusconi – Castano Primo (MI)
SEGNALI DIVERSI VAL D' ORCIA - il fascino di una terra - Cristian Cacciatore Franco Del Conti - Scrivereconlaluce
7/15 Luglio 2018

                           Assessorato alla Cultura – Città di Castano Primo

Da sinistra: l’assessore ai Servizi Sociali, Sabrina Gaiera, Franco Del Conti, il Sindaco Giuseppe Pignatiello, Cristian Cacciatore

Il pubblico presente all’inaugurazione nel salone di Villa Rusconi

Due lavori distinti che si accostano grazie ad un'amicizia nata dalla stessa passione, la fotografia.
Il ringraziamento degli Autori va anche al caro amico Franco Alloro per aver realizzato la
splendida locandina.
SEGNALI DIVERSI VAL D' ORCIA - il fascino di una terra - Cristian Cacciatore Franco Del Conti - Scrivereconlaluce
INCONTRO TRA DUE MONDI POETICI

Come la poesia in senso stretto, anche la fotografia, lungi dall’essere una mera
riproduzione di un “reale” definito in senso univoco, è una modalità comunicativa che sa
esprimere e suscitare sentimenti ed emozioni, cogliendo ed evidenziando aspetti e
significati della realtà che il più delle volte sfuggono all’osservazione ordinaria.
Ogni fotografo è portatore di un proprio “mondo poetico” di cui vorrebbe rendere
partecipe il fruitore, e le mostre sono un’ottima occasione per favorire l’incontro tra l’artista -
chiamiamolo così, perché è davvero tale il fotografo - ed il pubblico.
La complessa esperienza della vita non è affatto monotematica, né il nostro animo ha una
sola corda da far vibrare; per questo la creazione artistica, che cerca di dar voce alla
multiforme dimensione emozionale dell’esistenza, dispone di una vasta gamma di modalità
espressive e di atteggiamenti che permettono di attingere a molteplici attitudini spirituali tra
loro ben differenti.
I due fotografi che qui presentiamo, Cristian Cacciatore e Franco Del Conti, ci
propongono ambiti tematici che a prima vista non sembrano mostrare alcuna affinità: da un
parte l’armoniosa bellezza del paesaggio senese, dall’altra il doloroso richiamo alla
tragicità dell’improvviso spezzarsi d’una vita. Entrambi, però, riescono ad assolvere
egregiamente l’ineludibile compito dell’artista autentico, che è quello di attingere ai valori
profondi del reale. Per questo, come viene ben evidenziato graficamente nel manifesto
della mostra, i loro “mondi” non sono affatto eterogenei e separati, ma arrivano ad
avvicinarsi e ad incontrarsi nella complessa unitarietà dell’ esperienza interiore.
C’è un tempo per la gioia e c’è un tempo per la malinconia: l’importante è rifuggire dalla
distratta superficialità e tenere ben efficiente tutta la complessa e sensibilissima “tastiera”
dell’animo umano.
CRISTIAN CACCIATORE presenta una ventina di immagini realizzate nel 2017 raccolte
sotto il titolo “VAL D’ORCIA: IL FASCINO DI UNA TERRA”. Si tratta di vedute sia in bianco
e nero sia a colori, a seconda che il fotografo voglia evidenziare maggiormente gli effetti di
luce piuttosto che gli aspetti cromatici. La zona esplorata costituisce uno degli ambienti
italiani più famosi anche a livello mondiale. Si tratta di luoghi carichi di riferimenti culturali, già
oggetto nei secoli passati dell’attenzione di importanti pittori come i maestri senesi e oggi
dei cultori della “settima arte”.
Proprio tra queste colline, infatti, il regista del famoso film “Il Gladiatore” ha voluto
collocare uno scorcio dei Campi Elisi, il paradiso della mitologia pagana. Percorrendo il
territorio con vigile spirito di scoperta, Cacciatore ha saputo cogliere con immediatezza la
suggestività di particolari scorci oppure il fascino fugace di qualche gioco di luce.
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Guardando le sue immagini, di indubbia forza suggestiva per tutti in generale, chi in questi
luoghi c’è stato, ritrova le emozioni, addirittura le sensazioni già provate al cospetto del
soggetto reale e rivive l’esperienza di un ambiente sereno, che allarga l’anima a misura
degli ariosi paesaggi qui ritratti.
Non si tratta però di vedute “da cartolina”, bensì di immagini tutt’altro che scontate o
convenzionali che sanno davvero cogliere l’ “anima” dei luoghi costituita da un’alchimia
unica di natura e di cultura.
La proposta di FRANCO DEL CONTI, che pure in altre occasioni aveva saputo muoversi
in un’atmosfera di delicato lirismo (si pensi alla sua recente mostra dedicata alla “Villa delle
Muse”), adotta qui il registro dell’elegia considerando soggetti di ben altra natura: dei
“SEGNALI DIVERSI”, come croci o segni posti ai margini delle carreggiate, nei punti dove
sono avvenuti incidenti mortali. Segni di tal genere, che vanno da piccole lapidi a semplici
mazzi di fiori in plastica sbiaditi dal tempo, si incontrano purtroppo con grande frequenza
sulle nostre strade. Sono “segnali” ben diversi da quelli previsti dal Codice stradale, messi
qui non per rappresentare obblighi o divieti bensì per ricordare a chi passa, come pietre
miliari di un categorico ed irrevocabile “nec plus ultra”, che in quel certo luogo per nulla
diverso dagli infiniti altri punti che costituiscono l’infinita ragnatela della rete stradale è in
realtà un punto del tutto speciale, ove è avvenuto l’Incontro lacerante e traumatico tra la
vita e la morte, il tempo e l’eternità.
Lì accanto la vita continua a scorrere, veloce ed incurante come il traffico quotidiano,
ma l’anomalo segnale fuori ordinanza esorta chi passa alla pietà e al cordoglio e a
considerare “l’ultimo passo” di chi più non è riuscito a proseguire nel viaggio dell’esistenza
terrena. E’ un richiamo più che doveroso per una cultura come la nostra, che considera la
morte come un argomento “sconveniente” di cui non si dovrebbe parlare.
Entrambi i fotografi associano poi alla poesia dell’immagine quella della parola,
proponendo due liriche strettamente inerenti ai contenuti affrontati visivamente.
La nobile cornice di Villa Rusconi accoglie con piacere questi due bravi artisti che con
le loro pregevoli opere vengono ad arricchire la produzione culturale cittadina e a
sollecitare il dibattito con il pubblico e soprattutto con i tanti esperti cultori di fotografia
che nella nostra città non mancano.

                                                                     Giuseppe Castoldi
SEGNALI DIVERSI VAL D' ORCIA - il fascino di una terra - Cristian Cacciatore Franco Del Conti - Scrivereconlaluce
CRISTIAN CACCIATORE: LA FOTOGRAFIA OCCHIO DEL CUORE E DELLA MENTE

Mi chiamo Cristian Cacciatore, sono nato a Varese nell’agosto del 1977, vivo in Gallarate
(VA) e sono un fotoamatore. Sebbene abbia avuto un’istruzione tecnica, sono sempre
rimasto molto affascinato dalle arti in generale. Amo infatti la lettura, la pittura, il teatro ed il
cinema.

Nel 2013 la rivelazione; nasce in me la passione per la fotografia, uno strumento in grado
di richiamare e stimolare sensibilità e trasposizione della mia interiorità ma, al contempo, di
cogliere emozione da tutto ciò che mi circonda, con l'intento di divulgarne poi il concetto
attraverso un'immagine, l'immagine come pretesto per dire qualcosa.

Dal quel momento non esco quasi mai senza la mia reflex. Ogni istante infatti, è motivo di
scatto, stimolo per "l'occhio del fotografo", che poi è l'occhio del cuore e della mente.

La passione per la fotografia mi porta a viaggiare, ricercare e visitare nuovi luoghi,
incontrare e conoscere nuove persone da cui traggo esperienze sempre incredibili, infatti,
ringrazio molti di loro per aver contribuito, anche in modo significativo, alla mia formazione
tecnica sulla fotografia.

“È un'illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con il cuore,
con la testa”. Henri Cartier-Bresson
SEGNALI DIVERSI VAL D' ORCIA - il fascino di una terra - Cristian Cacciatore Franco Del Conti - Scrivereconlaluce
VAL D'ORCIA, IL FASCINO DI UNA TERRA

I luoghi che visitiamo durante un viaggio costituiscono sempre un ricordo per ognuno di noi.
Quest'ultimo, infatti, si propone di rielaborare la nostra quotidianità in funzione della nuova
esperienza acquisita. Le immagini proiettate nella nostra mente sono in grado di rievocare
non solo i luoghi ma, anche suoni, odori, profumi, volti, che ci riportano indietro nel tempo
per rivivere meravigliose sensazioni ormai appartenenti al passato.

Per me visitare la Val d'Orcia è stata un'esperienza incredibile da un punto di vista
sensoriale, inserito in un micro mondo ricco di natura, storia, tradizione ma soprattutto di
pace. Rivivo in questo ricordo la meraviglia di un luogo fantastico che sembra uscito dal
pennello di un pittore.

                                                                                     Cristian
Cacciatore
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SEGNALI DIVERSI VAL D' ORCIA - il fascino di una terra - Cristian Cacciatore Franco Del Conti - Scrivereconlaluce
VAL D’ORCIA

Lascio alle spalle la fragranza gialla
della ginestra, le lunghe file severe
dei cipressi, come frecce protese
al compimento azzurro del cielo,
il disegno dei solchi che ritma le colline
con la perfezione delle spighe,
la grazia imponente delle querce
e l'umile argento degli ulivi, i casali
che si stagliano nitidi tra i verdi, l'erba
che si nasconde nella macchia,
la sapienza unica delle pietre. lascio
alle spalle tutto ciò che mi commuove
per il non appartenermi, figlia del caos
folgorante di bellezza, del fratricidio
e della guerra.

Franca Figliolini
FRANCO DEL CONTI: LA MIA PASSIONE PER LA FOTOGRAFIA

Mi chiamo Franco Del Conti e sono nato a Castano Primo il 31 dicembre dell'anno ...!?! di un
anno del secolo scorso.
La passione per la fotografia credo sia nata quando frequentavo, da ragazzo, il negozio
di fotografia di mio zio Guido. Mi piaceva stare nella camera oscura del suo retrobottega.
Vedere apparire le immagini sulla carta, dentro la bacinella dello sviluppo, era per me
un’esperienza straordinaria.
Senza che me ne accorgessi, lentamente il virus della fotografia mi aveva contagiato.
Da allora ho iniziato a leggere libri di fotografia e ad acquistare riviste fotografiche; mi
ricordo che la mia sete di sapere era tale che ne compravo quattro al mese.
In pratica il mio percorso dentro la fotografia è ed è sempre stato da autodidatta.
Molti anni fa, quando nacque il gruppo fotografico "La Cortida" - nome della villa dove era
ubicata la sede- fui uno dei primi a farne parte.
Le mie apparizioni nelle mostre fotografiche si sono limitate alle collettive del gruppo, tranne
la primavera scorsa, quando ho potuto realizzare una personale dal titolo "Castano e La
Villa Delle Muse".
Ad ogni modo, per farla breve, se dovessi dire perché fotografo, non saprei esattamente
da che parte iniziare.
Potrei dire che lo faccio per fissare sulla carta e per sempre frammenti di vita, un’esperienza,
un’emozione.
In realtà non realizzo fotografie solo per me, per una soddisfazione personale.
Non mi basta, non mi sento appagato, io fotografo per me, ma principalmente per gli altri,
per comunicare con gli altri.
C'è una frase nella quale mi identifico fortemente.

“Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi
trascurato qualcosa di essenziale. E’ come se mi fossi dimenticato di svegliarmi.”
[Richard Avedon]

E' un pensiero ricorrente. E' un chiodo fisso!

Invito, chi desidera conoscermi meglio, a ritrovarci sui social:

- Pagina Facebook: https://www.facebook.com/franco.delconti

- Il mio blog, ultimamente molto trascurato: http://scrivereconlaluce.altervista.org/

- Un sito dove invio le mie foto, pure questo molto, ma molto trascurato:
  http://www.fotocommunity.it/fotografo/franco-del-conti/1677345
SEGNALI DIVERSI

Ho iniziato a scattare questo tipo di fotografie molti anni fa, dopo aver visto una fotografia
di un fotografo americano, Andreas Feininger. Avevo un suo vecchio libro di tecnica
fotografica dove come esempio per chiarimenti tecnici riportava alcune sue immagini. Un
giorno mentre lo stavo sfogliando fui colpito da una sua foto. Una croce di legno nelle
vicinanze di una curva, con una grossa macchina nera che sfrecciava in discesa. C’era
anche una breve didascalia: “All'inizio degli anni cinquanta, l'amministrazione delle strade
dello stato dell'Arizona, aveva fatto erigere delle semplici croci di legno, nel luogo dove
era avvenuto un grave incidente mortale ...” Lo scopo era chiaro, segnalare agli
automobilisti la pericolosità di quel punto. Da quella foto trassi l’idea di realizzare delle
immagini che ritraessero un qualcosa di simile già visto lungo le nostre strade. Croci, piccole
lapidi, mazzi di fiori ad indicare il luogo, dove qualcosa di tragico era avvenuto.
Vivere in una piccola cittadina di provincia ci porta a conoscere in un certo qual modo
fatti drammatici e condividerne seppur da estranei gli stessi sentimenti. uesti piccoli altari di
strada, mi colpivano in modo particolare e tutte le volte che mi capitava di passare
davanti era come se mi inviassero dei segnali. Segnali in grado di riportarmi alla mente il
ricordo di quelle vicende. Chiaramente diversi dalla normale segnaletica stradale, segnali
in grado di colpirmi nel profondo del cuore e dell’anima. Dopo qualche tempo smisi di fare
queste foto, avevo perso, non interesse, ma fiducia in questo “lavoro”. Mi chiedevo, a chi
sarebbe mai interessato questo tipo di fotografia, oltretutto drammatica e un poco
scomoda. Questa indecisione un po' mi logorava, da una parte volevo abbandonare il
progetto ma nello stesso tempo c'era una vocina dentro me che mi spingeva a completarlo.
Alla fine presi coraggio, buttai alle spalle tutte le mie insicurezze e lo portai a termine. Ora
non so se questi segni ai bordi delle strade colpiscono nello stesso modo altre persone, so
solo che io ne vengo turbato ed è per questo che ho cercato di trasmettere queste
emozioni con la fotografia. In fondo credo di sapere perché i parenti delle vittime lasciano
questi segni lungo le strade. Perché sanno che quello è l’ultimo posto in cui il cuore della
persona                amata              ha           cessato              di            battere.

Franco Del Conti
2
Finché durano i ricordi
Finché durano i ricordi
la mia vita
è ancora vita.
Mi sorridono pensieri
chiari e dolci.
Ti rivedo.
Finché durano i ricordi
Tu sei qui.
E c’è l’eco di una voce,
un’impronta sul cuscino,
sento i passi e le parole.
Alzo gli occhi
e tu mi guardi
mentre scrivo.
Con le dita
tu circondi le mie dita.
E mi abbracci con lo sguardo.
Tu sei qui.
Finché durano i ricordi.

Maria Luisa Crespi
(poetessa castanese - 1939-1987)
VILLA RUSCONI – CASTANO PRIMO (MILANO)

L’edificio si è sviluppato, attraverso successive trasformazioni, sul sito dell’antico palazzo dove
risiedevano i signori feudali di Castano. Nel 1656 passò dai Visconti ai Corio, che ampliarono il
palazzo e ne mantennero la proprietà fino al 1810. Nel corso del secolo XIX la villa venne più
volte acquistata e rivenduta da imprenditori milanesi venuti a Castano per impiantarvi delle filande
di seta. Nel 1923 venne acquistata da Giuseppe Rusconi, proprietario di numerose filande a
Castano e nel circondario,nonché Sindaco e Podestà del paese, che intraprese lavori di restauro
e ristrutturazione per riportarla all’antico splendore, riscattandola dal degrado in cui era caduta.
Grande cura venne dedicata anche alla sistemazione dei bei giardini all’italiana. Nel 1970 la
famiglia Rusconi vendette l’immobile al Comune. L’edificio rimase destinato a mostre ed eventi di
rappresentanza e una parte del piano terreno fu occupata dalla Biblioteca comunale. L’ala ovest
venne destinata ad ospitare gli uffici della USSL (Unità Sanitaria Locale). Nella notte tra il 29 ed il
30 aprile 1992 divampò un furioso incendio che provocò alla Villa ingenti danni. Passarono diversi
anni e alla fine si decise di intraprendere una radicale opera di restauro, affidata all’architetto
Marco Dezzi Bardeschi. Nell’aprile 1999 la Ville venne restituita alla cittadinanza e pochi mesi
dopo divenne sede del Municipio. Ancor oggi le sale del piano terreno vengono utilizzate per
manifestazioni culturali ed espositive ,in coordinamento con l’attività dell’attiguo Museo civico di via
Corio.
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