UNIVERSITY REPORT 2019 - U N I VERSITY QUANTO VALE IL TITOLO DI STUDIO NEL MERCATO DEL LAVORO? - The Adecco Group
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UNIVERSITY REPORT 2019 UNIVERSITY QUANTO VALE IL TITOLO DI STUDIO NEL MERCATO DEL LAVORO? presentato da
INDICE INTRODUZIONE 3 1. STATO DI SALUTE DELL’ISTRUZIONE IN ITALIA 4 2. ISTRUZIONE E OCCUPAZIONE IN ITALIA 6 3. L’OCCUPABILITÀ IN USCITA DALL’UNIVERSITÀ 11 4. QUANTO VALE IL LIVELLO DI ISTRUZIONE? 14 5. QUANDO LO STUDIO INIZIA A RENDERE? 16 6. QUAL È L'IMPATTO DEL TITOLO DI STUDIO SULLA CARRIERA? 21 7. QUALE FACOLTÀ FREQUENTARE? 25 8. QUALE TIPOLOGIA DI ATENEO FREQUENTARE? 27 9. I MIGLIORI ATENEI PER CARRIERA E GUADAGNO 30 10. UNIVERSITY PAYBACK INDEX 34 NOTA METODOLOGICA 36 GLOSSARIO 37
INTRODUZIONE In Italia solo il 18,7% della popolazione ha un titolo di studio universitario, contro il 34,9% medio dei paesi OECD. Se si considerano i giovani (25-34 anni) si sale al 26,9% contro il 42,6% della media OECD1. “Questi bassi livelli d’istruzione terziaria possono essere in parte dovuti a prospettive insufficienti di lavoro e a bassi ritorni finanziari in seguito al conseguimento di un titolo di studio terziario”. (OECD, EDUCATION AT GLANCE) Ma è proprio così? Lo University Report è uno studio di carattere divulgativo sul “valore retributivo e di carriera” dell’Istruzione in Italia, con focus specifico sulla formazione universitaria. Lo studio quest’ anno è stato sviluppato col supporto di Spring Professional, società di consulenza internazionale appartenente a The Adecco Group, specializzata nella ricerca e selezione di personale qualificato oltreché nella valutazione dei migliori professionisti presenti sul mercato del lavoro. Il presente report nasce grazie alla rilevazione continua degli stipendi dei lavoratori italiani sviluppata dall’Osservatorio JobPricing a partire dal 2014. Il Database di riferimento è costituito da oltre 400mila dipendenti di aziende private (Operai, Impiegati, Quadri e Dirigenti), dal quale sono stati estrapolati per essere analizzati 79.254 profili di lavoratori laureati. Nello specifico, abbiamo considerato la RAL (Retribuzione Annua Lorda, relativa alla sola parte fissa del salario) per verificare se e quali correlazioni esistano fra titolo di studio conseguito, università frequentata, carriera lavorativa e stipendio. Obbiettivo dello University Report è dare un contributo, basato su dati oggettivi, all’importantissimo e mai concluso dibattito sul valore ed il senso dell’istruzione “terziaria”: CONVIENE O NO CONSEGUIRE UNA LAUREA? MEGLIO IL PUBBLICO O IL PRIVATO? STUDIARE AL NORD O AL SUD FA DIFFERENZA? QUANTO TEMPO OCCORRE PER RIENTRARE DELL’INVESTIMENTO NELL’ISTRUZIONE TERZIARIA? QUALE UNIVERSITÀ SCEGLIERE PER AVERE LE MIGLIORI POSSIBILITÀ DI CARRIERA E GLI STIPENDI PIÙ ELEVATI? COME SIAMO MESSI NEL CONFRONTO CON L'ESTERO? Mentre il report viene pubblicato, molti giovani e le loro famiglie sono di fronte a un dilemma cruciale per il loro futuro: continuare gli studi e frequentare l’università, oppure no? Come ogni anno, anche quest’anno ci auguriamo di offrire uno strumento utile per prendere la decisione migliore. 1 Dati OECD aggiornati al 2017 3
1. STATO DI SALUTE DELL’ISTRUZIONE IN ITALIA Il quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione ("ET 2020") è un forum che si propone di migliorare i sistemi di istruzione e formazione dei paesi membri della UE, stimolando e favorendo la cooperazione fra di loro in questi ambiti, al fine di garantire ai cittadini europei una prospettiva di apprendimento permanente, che sia funzionale alla crescita economica e all’occupabilità. Su queste basi, entro il 2020, nell’ambito delle attività del quadro strategico sono stati definiti alcuni target da raggiungere a livello europeo in termini di accessibilità all’istruzione ed alla formazione, di durata degli studi, di tasso di abbandono e di livelli occupazionali per livello di istruzione. Per quanto concerne l’Italia, purtroppo, rispetto agli obbiettivi fissati dal piano ET 2020, sono stati ad oggi accumulati ritardi anche molto significativi. In particolare, tre aspetti paiono particolarmente critici: 1. L’Italia spende mediamente meno degli altri Paesi per l'istruzione: sia in dollari U.S. (dato 2017)equivalenti per studente (il 28% in meno dei paesi OCSE), sia in percentuale al PIL (3,9% del PIL, contro il 5% medio dei Paesi industrializzati e il 4,6% dell’Unione Europea)2. 2. In Italia il tasso di abbandono prematuro di istruzione e formazione è superiore al resto della UE (14,5% in crescita3 contro il 10,6% medio europeo in calo). 3. Il nostro Paese continua ad avere la maglia nera per numero di NEET, i giovani tra 20 e 34 anni che non studiano e non lavorano: nel 2018 erano il 28,9%, a fronte di una media europea del 16,5%4. IN ITALIA I GIOVANI TRA I 20 E I 34 ANNI CHE NON STUDIANO E NON LAVORANO (NEET) SONO QUASI IL DOPPIO DI QUELLI MEDI DEGLI ALTRI PAESI MEMBRI DELLA UE. Come detto in precedenza, l’OECD conferma un tasso piuttosto basso di istruzione terziaria in Italia, a confronto con gli altri paesi. 18,7% di laureati: tra tutti i paesi solo il Messico è posizionato più in basso dell’Italia, con una media OECD del 34,9%. La situazione è identica considerando i giovani fra i 25 e 34 anni, ossia la fascia di età dove si concretizza il percorso di studi universitario. 2 OCSE: Education at a Glance 2018 3 European Commission: Education and Training Monitor 2018 4 Eurostat: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Statistics_on_young_people_neither_in_employment_nor_in_ education_or_training 4
Grafico 1.1: percentuale di persone con educazione terziaria (25-34 anni) - Confronto fra paesi - Anno 2017 Canada 60,9 Lithuania 55,6 Slovenia 53,8 Ireland 53,5 Australia 51,5 Switzerland 50,2 Israel 48,0 United States 47,8 Sweden 47,4 Netherlands 46,6 Denmark 46,6 Belgium 45,7 France 44,3 New Zealand 44,1 Poland 43,6 Estonia 43,0 Spain 42,6 OECD - Average 42,6 Luxembourg 42,6 Greece 42,5 European Union 23 members in OECD 42,0 Latvia 41,6 Austria 40,3 Slovak Republic 35,1 Portugal 34,0 Czech Republic 33,8 Germany 31,3 Hungary 30,2 Chile 29,9 Italy 26,9 Mexico 22,6 Fonte: Database OECD LA PERCENTUALE DI LAUREATI IN ITALIA (18,7%) È FRA LE PIÙ BASSE D’EUROPA E IL NOSTRO PAESE RISULTA AL PENULTIMO POSTO FRA I PAESI OECD PER LAUREATI NELLA FASCIA DI ETÀ FRA I 25 E I 34 ANNI (26,9%). 5
2. ISTRUZIONE E OCCUPAZIONE IN ITALIA Nel mercato del lavoro italiano, dove, come noto, il livello della disoccupazione è piuttosto elevato in generale, la situazione si esaspera in mancanza di titolo di studio o comunque in presenza di titoli di studio di basso livello. Come evidenziato nelle tabelle sottostanti, il livello di disoccupazione fra coloro che non hanno titoli o arrivano al massimo alla licenza elementare è quasi 4 volte superiore a quello dei laureati. Se si considerano invece coloro che hanno la licenza di scuola media inferiore, la differenza con i laureati scende a circa 3 volte e si attesta a circa 2 volte per i diplomati. Tabella 2.1: tasso di occupazione e tasso di disoccupazione (15-64 anni) – Anno 2018 TASSO DI TASSO DI LIVELLO DI ISTRUZIONE OCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE licenza di scuola elementare, nessun titolo di studio 47,6% 17,5% licenza di scuola media 57,5% 12,7% Diploma 73,4% 8,9% laurea e post-laurea 83,5% 4,6% TOTALE 67,6% 9,8% Fonte: ISTAT – Sistema informativo I.Stat Tabella 2.2: tasso di occupazione e tasso di disoccupazione giovanile (25-34 anni) – Anno 2018 TASSO DI TASSO DI LIVELLO DI ISTRUZIONE OCCUPAZIONE DISOCCUPAZIONE licenza di scuola elementare, nessun titolo di studio 58,1% 24,3% licenza di scuola media 66,6% 19,2% Diploma 72,0% 13,2% laurea e post-laurea 69,6% 10,8% TOTALE 69,9% 14,5% Fonte: ISTAT – Sistema informativo I.Stat 6
Se la disoccupazione in Italia è un problema, quella giovanile ha livelli senz’altro intollerabili (14,5% secondo i dati ISTAT, tasso relativo a lavoratori tra i 25 e i 34 anni). Anche in questo caso il titolo di studio fa la differenza, ove si pensi che il tasso di disoccupazione giovanile è di circa il 40% inferiore alla media per i laureati (10,8%) e che già la differenza fra chi ha la laurea e chi ha il diploma è piuttosto significativa, pari al 22%, a sfavore dei secondi. Il problema, per altro, denota un’evoluzione storica preoccupante, visto che, come si evince dal grafico sottostante, in un decennio, dal 2008 al 2018, la disoccupazione fra i giovani è raddoppiata. Ma anche qui, la laurea si è dimostrata la “barricata” più solida visto che in questo caso il trend è stato ancora quello di un notevole peggioramento, con una crescita del 20% circa del tasso di disoccupazione, ma indubbiamente molto inferiore a quello generale. Grafico 2.1: tasso di disoccupazione giovanile – Classe d’età tra i 25 e i 34 anni – Differenza 2008-2013-2018 2008 2013 2018 28,0 24,3 21,6 19,2 14,9 16,5 13,6 13,2 14,5 12,3 10,8 8,9 8,3 5,7 7,3 Licenza di scuola Licenza di Diploma Laurea e Totale elementare e nessun scuola media post laurea titolo di studio Fonte: ISTAT – Sistema informativo I.Stat FRA 2008 E 2018 LA LAUREA SI È DIMOSTRATA LA “BARRICATA” PIU’ SOLIDA PER CONTRASTARE LA CRESCENTE DISOCCUPAZIONE GIOVANILE: MENTRE IL NUMERO DI DISOCCUPATI FRA I 25 E I 34 ANNI È RADDOPPIATO, QUELLO DEI LAUREATI È CRESCIUTO “SOLO” DEL 20%. In termini comparativi la situazione italiana appare ancora più preoccupante. Come si evidenzia nei grafici sottostanti il nostro posizionamento rispetto agli altri paesi dell’OECD è tutt’altro che lusinghiero. 7
Grafico 2.1: tasso di disoccupazione giovanile - Confronto fra paesi - Anno 2017 Greece 25,4 Spain 13,9 Italy 13,7 Turkey 13,1 Slovenia 8,8 Portugal 8,1 Denmark 7,8 Korea 6,6 European Union 23 members in OECD 6,2 France 5,8 Mexico 5,7 OECD - Average 5,7 Finland 5,6 Slovak Republic 5,5 Canada 5,0 Luxembourg 4,8 Sweden 4,8 Belgium 4,7 Latvia 4,6 Switzerland 4,5 Ireland 4,2 Australia 4,1 Israel 3,8 Austria 3,7 Poland 3,2 Estonia 3,0 Norway 2,9 Lithuania 2,8 Germany 2,8 United States 2,8 United Kingdom 2,7 Netherlands 2,7 Japan 2,6 New Zealand 2,6 Hungary 2,4 Iceland 1,9 Czech Republic 1,6 Fonte: Database OECD Il problema della disoccupazione fra i giovani ha la sua faccia più dura nei c.d. NEET (Not in Education, Employment or Training), ossia quei giovani che al momento non risultano impegnati in un percorso di studi o formazione ed in alcun tipo di lavoro. In Italia, sono circa un milione e 328mila persone, pari come si è già detto al 28,9%, con un tasso circa doppio di quello medio UE. In un decennio la situazione si è notevolmente aggravata ed oggi si contano oltre 330mila NEET in più che nel 2008. 8
Grafico 2.3: NEET (giovani tra 15 e 34 anni non occupati e non in istruzione e formazione) – Dati in migliaia di unità - Differenza 2008-2013-2018 2008 2013 2018 1.550 1.328 996 689 734 636 531 568 384 81 127 123 nessun titolo di studio, diploma laurea e totale lcenza di scuola post-laurea elemetare e media Fonte: ISTAT – Sistema informativo I.Stat Anche in questo caso, un livello di istruzione terziaria si rivela comunque la miglior difesa. Secondo l’ANPAL5, infatti, la distribuzione per titolo di studio “mostra una predominanza di NEET in possesso del diploma (49%), seguono i giovani con basso livello di istruzione e con al massimo la licenza media (40%). Decisamente più bassa la quota di NEET in possesso della laurea (11%)”. IN ITALIA I “NEET” SONO OLTRE 1.330.000 GIOVANI, DEI QUALI, SECONDO ANPAL L’11% CIRCA SONO LAUREATI. Questi dati risultano interessanti se messi a confronto con un altro fenomeno caratteristico, che ISTAT ha messo in evidenza nel suo Rapporto Annuale 2018, quello c.d. della percezione di “sovra-istruzione”. L’istituto di statistica nazionale rileva, infatti, che il 32,4% dei giovani e il 41,2% dei diplomati “dichiara che per svolgere adeguatamente il proprio lavoro sarebbe sufficiente un livello di istruzione più basso a quello posseduto …”. Questa percezione negativa del rapporto fra istruzione e tipo di mansioni lavorative risulta essere al massimo grado fra i diplomati liceali e i laureati in discipline socioeconomiche e giuridiche ed è potenziata in modo piuttosto importante in presenza di due ulteriori condizioni: 1) l’assunzione mediante contratti di lavoro non subordinati a tempo pieno; 2) l’ingresso nel mondo del lavoro per mezzo di un’intermediazione non formale (parenti, conoscenze, etc.) e canali non strutturati. Dati questi ultimi che pongono in modo significativo il tema dell’orientamento professionale, che risulta a tutt’oggi una criticità nota del nostro sistema educativo e del modello di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. 5 I NEET IN ITALIA, La distanza dal mercato del lavoro ed il rapporto con i Servizi Pubblici per l’Impiego, NOTA STATISTICA n.1/18 a cura di Anpal Servizi 9
Grafico 2.4: Diplomati e laureati di 15-34 anni sovraistruiti per tipo di diploma – 2° Trimestre 2016 – Valori Percentuali 50,1 41,3 40,8 40,2 37,3 38,2 22,5 Liceo Qualifiche triennali Tecnico scientifiche Professionale Tecnico Umanistiche e servizi Socio-economiche e giuridiche Fonte: ISTAT – Rapporto Annuale 2018 (Rilevazione sulle Forze di Lavoro) FRA I 15 E I 34 ANNI IL 38,5% DEI LAVORATORI DIPLOMATI O LAUREATI PENSA DI SVOLGERE UN LAVORO PER CUI SAREBBE NECESSARIO UN LIVELLO DI ISTRUZIONE INFERIORE A QUELLO POSSEDUTO. 10
3. L’OCCUPABILITÀ IN USCITA DALL’UNIVERSITÀ La questione occupazionale, come si è visto, assume una dimensione importante soprattutto in uscita dal mondo scolastico. Ma quanto tempo ci vuole per un neolaureato per trovare lavoro? L’Indagine sulla condizione occupazionale dei Laureati di AlmaLaurea, giunta alla sua XXI edizione nel 2019, fornisce indicazioni precise in merito Grafico 3.1: Laureati degli anni 2007-2017 intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo: tasso di disoccupazione per tipo di corso. Anni di indagine 2008-2018 (valori percentuali) Primo livello Secondo livello 2017 15,9 2017 15,8 2016 17,4 2016 17,1 2015 20,8 2015 20,0 2014 23,4 2014 21,0 2013 26,1 2013 23,4 2012 26,6 2012 22,7 2011 23,0 2011 20,0 2010 19,5 2010 18,9 2009 16,4 2009 16,7 2008 15,2 2008 15,3 2007 11,2 2007 10,4 Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico 2017 15,6 2017 16,5 2016 16,4 2016 19,2 2015 19,8 2015 21,6 2014 20,6 2014 24,4 2013 22,2 2013 30,1 2012 22,9 2012 24,4 2011 20,7 2011 20,8 2010 19,6 2010 18,6 2009 17,7 2009 16,5 2008 16,2 2008 13,7 2007 10,8 2007 8,6 Fonte: XXI Indagine - Condizione occupazionale dei Laureati - Rapporto 2019 - AlmaLaurea 11
Grafico 3.2: Laureati degli anni 2007-2017 intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo: tasso di disoccupazione. Anni di indagine 2008-2018 (valori percentuali) Primo livello Secondo livello 2013 6,5 2013 6,8 2012 6,7 2012 6,8 2011 7,8 2011 8,5 2010 9,1 2010 9,1 2009 8,9 2009 8,5 2008 7,8 2008 7,6 2007 6,0 2007 5,7 Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico 2013 6,9 2013 7,2 2012 6,9 2012 7,5 2011 8,9 2011 8,7 2010 9,7 2010 8,2 2009 9,2 2009 7,3 2008 8,5 2008 5,3 2007 5,9 2007 5,8 Fonte: XXI Indagine - Condizione occupazionale dei Laureati - Rapporto 2019 - AlmaLaurea Per quanto concerne la situazione ad un anno dalla laurea, la situazione appare in miglioramento: il tasso di disoccupazione è passato dal 26,6% del 2012 al 15,9% del 2018 per i laureati di primo livello, dal 22,7% al 15,8% per i laureati di secondo livello. Gli andamenti sono conformi allo stato dell’economia, che ha visto una fase recessiva nel quinquennio 2008- 2012, per poi stabilizzarsi e migliorare leggermente negli anni successivi. A cinque anni dal conseguimento dalla laurea, diventano solamente 7 su 100 i laureati in condizione di disoccupati (disoccupazione del 6,5% per i laureati di primo livello, 6,8% per i laureati di secondo livello). SU 100 LAUREATI SOLO 17 DOPO UN ANNO DAL CONSEGUIMENTO DELLA LAUREA NON HANNO ANCORA TROVATO UN POSTO DI LAVORO. Il NUMERO SI RIDUCE A 7 DOPO 5 ANNI DALL’USCITA DALL’UNIVERSITÀ. 12
Tabella 3.1: laureati di primo livello e magistrati biennali dell’anno 2017 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo: valutazione della probabilità di lavorare. Anno di indagine 2018 (modello di regressione logistica) GRUPPO DISCIPLINARE (POLITICO-SOCIALE = 0) Exp(b) Agraria e veterinaria 1,674 Architettura 1,414 Chimico-farmaceutico 3,058 Economico-statistico 1,842 Educazione fisica 1,269 Geo-biologico 1,211 Giuridico 0,737 Ingegneria 4,393 Insegnamento 1,876 Letterario 0,833 Linguistico 1,302 Medico/professioni sanitarie 3,204 Psicologico 0,420 Scientifico 4,242 Fonte: XXI Indagine - Condizione occupazionale dei Laureati - Rapporto 2019 - AlmaLaurea N.B 1,674 associato a Agraria e veterinaria (Exp(b) indica che i laureati di primo livello hanno la probabilità di lavorare superiore del 67,4% rispetto ai laureati con indirizzo politico-sociale Valutando poi quali sono le facoltà per le quali, a un anno dal conseguimento della laurea, un neolaureato ha probabilità di ricollocarsi, scopriamo che i laureati in ingegneria, in ambito scientifico e medico/professioni sanitarie risultano essere i più favoriti, mentre al contrario i meno favoriti sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico e letterario. 13
4. QUANTO VALE IL LIVELLO DI ISTRUZIONE? Appurato che l’istruzione di livello terziario costituisce nei fatti un differenziale competitivo importante per un giovane che ricerca lavoro, è lecito chiedersi se essa rappresenti anche un vantaggio in termini di carriera e di stipendio: esiste una differenza retributiva tra chi è laureato e chi non lo è? Di seguito, abbiamo messo a confronto le retribuzioni medie di chi ha conseguito e di chi non ha conseguito un titolo di studio universitario: Tabella 4.1: Retribuzione media (RAL, VAR, RGA) 2018 - Laureati vs. non laureati6 LIVELLO DI ISTRUZIONE RAL VAR RGA Non laureati € 27.723 € 1.453 € 29.176 Laureati € 39.697 € 2.586 € 42.283 Come si evince dalla tabella 4.1, la differenza media fra queste due categorie di lavoratori è di circa 12.000 euro annui (lordi) se consideriamo la RAL, che diventano 13.100 euro se si considera l’intero pacchetto retributivo (RGA), comprensivo cioè di eventuali premi variabili aggiuntivi rispetto alla retribuzione fissa. Entrando nel dettaglio dei livelli di scolarizzazione, appare evidente la correlazione fra titolo di studio e valore medio delle retribuzioni: in altre parole, migliore è il titolo di studio ottenuto, maggiore è la retribuzione percepita. Fra i non laureati si registra una significativa differenza tra “estremi”: lavoratori che hanno portato a termine il percorso scolastico fino alla scuola media superiore (RAL pari a 30.097 euro) presentano una media retributiva di quasi il 17% superiore a quella dei lavoratori che invece hanno terminato la sola scuola dell’obbligo (RAL pari a 25.352 euro). In una situazione intermedia si collocano i lavoratori che hanno conseguito un diploma professionale. Tabella 4.2: Retribuzione Media (RAL) 2018 per livello di istruzione LIVELLO DI ISTRUZIONE RAL 2018 Scuola dell'obbligo € 25.352 Diploma di scuola professionale € 26.695 Diploma di media superiore € 30.097 Laurea triennale € 29.717 Master di I livello € 41.242 Laurea magistrale € 41.629 Master di II livello € 46.763 5 RAL: Retribuzione Lorda annua; VAR: Retribuzione Lorda Variabile annua; RGA: RAL + VAR 14
Analizzando gli stipendi dei lavoratori in possesso di una laurea, appare evidente come il completamento del ciclo di studio universitario, almeno con il conseguimento di un master di primo livello o della laurea magistrale, sia un fattore decisivo in termini retributivi. Infatti, se la laurea triennale garantisce una retribuzione analoga a quella dei diplomati, intorno ai 30.000 euro lordi annui, con il master di primo livello e la laurea magistrale la retribuzione si colloca intorno ai 41.000 euro lordi annui, con una crescita di oltre il 35%7. Grafico 4.1: Trend RAL 2014-2018 per livello di istruzione 3,9% 3,5% 2,1% 0,4% 0,2% Laurea Master di Laurea Master di triennale I livello magistrale II livello Negli ultimi 5 anni la RAL media italiana è cresciuta in maniera molto contenuta: +2,1%. Come si può notare dal grafico 4.1 le dinamiche retributive nella famiglia dei lavoratori con istruzione universitaria appaiono molto varie: le retribuzioni dei laureati magistrali e dei possessori di master di primo livello sono state di fatto stagnanti, mentre sono cresciute in modo molto più veloce del mercato nel suo complesso sia le retribuzioni dei laureati triennali, che quelle di coloro in possesso di master di secondo livello o del dottorato di ricerca. STUDIARE PAGA: CHI HA UN’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA GUADAGNA MEDIAMENTE DI PIÙ DI CHI NON HA UN TITOLO DI STUDIO ACCADEMICO. INOLTRE, TANTO PIÙ ALTO È IL TITOLO DI STUDIO TERZIARIO TANTO PIÙ ALTA È LA RETRIBUZIONE. 7 Si tenga presente che le lauree triennali sono state introdotte nell’ordinamento universitario non molti anni fa; di conseguenza questa categoria è composta quasi esclusivamente da persone giovani, a differenza degli altri livelli di istruzione che includono lavoratori di ogni fascia d’età. Inoltre, dal punto di vista dei trend, le retribuzioni dei laureati triennali sono quelle che negli ultimi 5 anni hanno registrato l’andamento migliore: +3,5%, contro + 2,1% medio delle retribuzioni italiane. 15
5. QUANDO LO STUDIO INIZIA A RENDERE? Secondo il rapporto 2019 di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, l’investimento nello studio universitario comincia “a rendere” in modo significativo entro i 5 anni dal conseguimento del titolo, quando la retribuzione netta raggiunge un livello pari al 18-21% circa superiore a quella di ingresso, sia per le lauree di primo livello sia per le lauree di secondo livello. Ad oggi, tuttavia, sembrerebbe, stando sempre ai dati del rapporto, che le retribuzioni d’ingresso siano considerevolmente più basse di 10 anni fa (fra il 6% e il 12% in meno in base al livello di istruzione), seppure in trend positivo dopo il crollo tra 2011 e 2013. Grafico 5.1 - Laureati degli anni 2007-2017 intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo: retribuzione mensile netta per tipo di corso. Anni di indagine 2008-2018 (valori rivalutati in base agli indici Istat dei prezzi al consumo; valori medi in euro) Primo livello Secondo livello 2017 € 1.169 2017 € 1.232 2016 € 1.119 2016 € 1.167 2015 € 1.128 2015 € 1.177 2014 € 1.101 2014 € 1.156 2013 € 1.031 2013 € 1.080 2012 € 1.025 2012 € 1.051 2011 € 1.081 2011 € 1.091 2010 € 1.177 2010 € 1.147 2009 € 1.256 2009 € 1.180 2008 € 1.302 2008 € 1.237 2007 € 1.328 2007 € 1.310 Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico 2017 € 1.224 2017 € 1.258 2016 € 1.166 2016 € 1.171 2015 € 1.179 2015 € 1.167 2014 € 1.155 2014 € 1.138 2013 € 1.086 2013 € 1.044 2012 € 1.060 2012 € 991 2011 € 1.095 2011 € 1.059 2010 € 1.150 2010 € 1.118 2009 € 1.178 2009 € 1.181 2008 € 1.238 2008 € 1.235 2007 € 1.318 2007 € 1.266 Fonte: XXI Indagine - Condizione occupazionale dei Laureati - Rapporto 2019 - AlmaLaurea 16
Grafico 5.2 - Laureati degli anni 2007-2017 intervistati ad un anno dal conseguimento del titolo: retribuzione mensile netta per tipo di corso. Anni di indagine 2008-2018 (valori rivalutati in base agli indici Istat dei prezzi al consumo; valori medi in euro) Primo livello Secondo livello 2013 € 1.418 2013 € 1.459 2012 € 1.374 2012 € 1.430 2011 € 1.392 2011 € 1.421 2010 € 1.385 2010 € 1.402 2009 € 1.368 2009 € 1.363 2008 € 1.387 2008 € 1.396 2007 € 1.427 2007 € 1.475 Magistrali biennali Magistrali a ciclo unico 2013 € 1.468 2013 € 1.455 2012 € 1.444 2012 € 1.402 2011 € 1.436 2011 € 1.384 2010 € 1.417 2010 € 1.356 2009 € 1.383 2009 € 1.309 2008 € 1.414 2008 € 1.357 2007 € 1.489 2007 € 1.535 Fonte: XXI Indagine - Condizione occupazionale dei Laureati - Rapporto 2019 - AlmaLaurea I dati dell’Osservatorio JobPricing risultano coerenti con questo quadro generale. Analizzando l’andamento delle retribuzioni nel tempo e differenziando per titolo di studio, si può osservare come, innanzitutto, la forbice tra le retribuzioni di laureati e non laureati sia molto sottile nella fascia fra i 15-24 anni, ma poi cresca costantemente nelle successive fasce d’età. Tabella 5.1: Retribuzione media (RAL) 2018 per classe di età anagrafica - Laureati vs. non laureati LIVELLO DI ISTRUZIONE 15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni Non laureati € 22.547 € 24.767 € 27.403 € 29.601 Laureati € 25.190 € 30.432 € 38.385 € 48.302 Differenza % 11,7% 22,9% 40,1% 63,2% 17
La differenza nella classe di età 15-24 anni è riconducibile al fatto che i laureati entrano stabilmente nel mercato del lavoro spesso non prima dei 25-26 anni, mentre chi ha un diploma o un titolo inferiore (scuola dell’obbligo o diploma di qualifica professionale) al raggiungimento dei 24 anni ha già acquisito probabilmente un certo numero di anni di lavoro, che possono implicare anche scatti retributivi e aumenti contrattuali. Grafico 5.3: Differenza retributiva (RAL) 2018 tra laureati e non laureati per fascia di età anagrafica 63% 40% 23% 12% 15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni Il gap a favore dei laureati, che già pare significativo nella fascia fra i 25 ed i 34 anni, au- menta sensibilmente dopo i 35 anni, che rappresentano il momento in cui si concretizzano a livello professionale gli anni di studio universitari: il possesso di un titolo di studio di maggiore prestigio, infatti, come si dirà meglio nel prossimo capitolo, incide molto sulle opportunità di carriera e di sviluppo professionale (sono laureati il 58% dei dirigenti e il 55% dei quadri) e di conseguenza sulle prospettive di guadagno. INTORNO AI 35 ANNI I LAUREATI HANNO UN SALTO RETRIBUTIVO MOLTO SIGNIFICATIVO CHE LI PORTA IN MEDIA A RETRIBUZIONI DEL 40% SUPERIORI A QUELLE DEI NON LAUREATI. È interessante sottolineare come negli ultimi 5 anni la differenza retributiva fra laureati e non laureati sia di fatto rimasta analoga in tutte le fasce d’età ad esclusione degli over 45 dove invece si è ridotta (credibilmente in funzione delle dinamiche di pensionamenti, da un lato, e compressione verso il basso delle retribuzioni dirigenziali, dall’altro). 18
Grafico 5.4: Differenza retributiva (RAL) tra laureati e non laureati per fascia di età anagrafica - Confronto 2014-2018 77% 76% 2014 2015 70% 2016 66% 2017 63% 2018 47% 42% 41% 41% 40% 28% 24% 22% 22% 23% 11% 10% 10% 12% 9% 15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni Approfondendo ulteriormente il confronto fra le retribuzioni di chi è in possesso di istruzione terziaria e chi no, si può osservare che la progressione dello stipendio è in generale molto forte per tutti i livelli di istruzione terziaria, ad eccezione della laurea triennale, che ha una dinamica analoga a quella del diploma8. Il multiplo retributivo nel passaggio dalla fascia 25-34 a quella dei 45-54, come evidenziato sotto, è del 13% in presenza di sola istruzione obbligatoria ed arriva ad oltre il 116% per chi ha un master di 2° livello. “Inoltre, secondo AlmaLaurea9, “si osserva che, a parità di ogni altra condizione, le lauree di secondo livello mostrano maggiori opportunità occupazionali ad un anno dal titolo”. Tabella 5.2: Retribuzione media (RAL) 2018 per classe di età anagrafica e livello di istruzione LIVELLO DI ISTRUZIONE 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni GAP Scuola dell'obbligo € 23.376 € 25.190 € 26.448 13,1% Diploma di scuola professionale € 23.981 € 25.854 € 28.452 18,6% Diploma di media superiore € 25.725 € 29.459 € 34.095 2,5% Laurea triennale € 27.820 € 32.079 € 34.998 25,8% Master di I livello € 32.653 € 40.661 € 59.330 81,7% Laurea magistrale € 31.369 € 38.924 € 48.650 55,1% Master di II livello € 34.026 € 46.876 € 73.752 116,8% 8 Si noti in proposito che in questo cluster d’analisi per gli over 45 ci si riferisce necessariamente al solo diploma universitario introdotto nel 1990 e non alla laurea triennale dell’attuale ordinamento. 9 AlmaLaurea - XXI Indagine Condizione occupazionale dei laureati 2019 19
IN GENERALE LA LAUREA TRIENNALE PUÒ FAVORIRE L’INGRESSO NEL MONDO DEL LAVORO RISPETTO AD ALTRI TITOLI DI ISTRUZIONE TERZIARIA; TUTTAVIA LE PROSPETTIVE DI CRESCITA RETRIBUTIVA DURANTE LA CARRIERA SONO MOLTO INFERIORI (25,8%) A QUELLE DELLA LAUREA MAGISTRALE (55,1%) O DI UN MASTER (FINO AL 116,8%) E DI FATTO ALLINEATE A QUELLE DI UN DIPLOMA SUPERIORE (32,5%). Grafico 5.5: Gap retributivo 45-54 anni vs. 25-34 anni per livello di istruzione - Confronto 2014-2018 117% 2014 2018 94% 82% 67% 53% 55% 42% 37% 33% 26% 26% 19% 10% 13% Scuola Diploma di Diploma di Laurea Master di Laurea Master di II dell'obbligo scuola media triennale I livello magistrale livello professionale superiore Le serie storiche degli ultimi 5 anni, infine, evidenziano come il master (tanto di 1° che di 2° livello) sia il titolo di studio per il quale la crescita media della retribuzione non solo risulta essere la più elevata in assoluto, ma sia anche quella che ha avuto il trend migliore. 20
6. QUAL È L'IMPATTO DEL TITOLO DI STUDIO SULLA CARRIERA? Le differenze fra laureati e non possono essere ulteriormente approfondite con esiti interessanti laddove si prendano in considerazione le qualifiche professionali dei lavoratori. Come evidenziato nella tabella sottostante, analizzando gli stipendi in funzione dei livelli di istruzione e dell’inquadramento contrattuale, si osservano variazioni minime in tutte le qualifiche: che tu sia dirigente, quadro, impiegato o operaio, la laurea non ti garantisce uno stipendio sensibilmente più alto del tuo collega non laureato col medesimo inquadramento. Tabella 6.1: Retribuzione media (RGA) 2018 per inquadramento - Laureati vs. Non laureati LIVELLO DI ISTRUZIONE DIRIGENTI QUADRI IMPIEGATI OPERAI Non laureati € 97.892 € 54.161 € 30.490 € 24.768 Laureati € 102.775 € 54.116 € 31.641 € 25.255 Differenza % 5,0% -0,1% 3,8% 2,0% Tabella 6.2: Retribuzione media (RAL) 2018 per inquadramento e livello di istruzione LIVELLO DI ISTRUZIONE DIRIGENTI QUADRI IMPIEGATI OPERAI Scuola dell'obbligo € 96.537 € 51.726 € 29.823 € 24.729 Diploma di scuola professionale € 103.391 € 54.676 € 30.465 € 24.992 Diploma di media superiore € 97.800 € 54.286 € 30.621 € 24.754 Laurea triennale € 92.796 € 51.043 € 28.636 € 23.740 Master di I livello € 103.638 € 54.560 € 31.614 € 24.131 Laurea magistrale € 102.954 € 54.353 € 32.491 € 26.083 Master di II livello € 106.391 € 55.164 € 32.703 € 25.935 21
Ciò che cambia, come si è già detto in precedenza e come evidenziato nel grafico 6.1, è tuttavia l’accessibilità alle posizioni che garantiscono inquadramenti superiori e quindi stipendi più alti. Si può, infatti, notare come la percentuale di Dirigenti e Quadri sia considerevolmente più elevata tra i laureati (in particolare se in possesso di laurea magistrale o master) e come tra i non laureati la percentuale di Dirigenti e Quadri si fermi intorno al 5%. Se è vero, pertanto, che, una volta raggiunto un determinato livello di carriera, il titolo di studio non impatta sulla retribuzione in modo significativo, allo stesso tempo è chiaro che l’istruzione terziaria è un potente facilitatore di carriera, che consente prospettive economiche decisamente migliori. Grafico 6.1: Composizione % 2015-2016-2017 - Dirigenti + Quadri vs. Impiegati + Operai per livello di istruzione 100% 99% % Dirigenti + Quadri 94% 94% % Impiegati + Operai 73% 70% 58% 42% 30% 27% 6% 6% 0% 1% Scuola Qualifica Diploma Laurea Master di Laurea Master di dell'obbligo di scuola di media triennale I livello magistrale II livello professionale superiore Fonte: Elaborazione JobPricing su dati ISTAT - Indagine Trimestrale sulle Forze di Lavoro 22
UN TITOLO DI STUDIO TERZIARIO, NELLA MISURA IN CUI FACILITA LA CARRIERA, È UN VEICOLO PER RAGGIUNGERE STIPENDI MAGGIORI: CON LA LAUREA (MAGISTRALE) SI HA UNA PROBABILITÀ 4 VOLTE SUPERIORE AL DIPLOMA DI DIVENTARE QUADRO O DIRIGENTE, CON IL MASTER ADDIRITTURA DI 7 VOLTE. Il fatto che la laurea sia remunerata meglio di livelli di istruzione inferiori per quanto significa- tivo, non fa del nostro paese un’eccellenza a livello mondiale. Secondo l’OECD, infatti, su 34 paesi mappati l’Italia si posiziona al 25° posto per differenza retributiva tra laureati e diplo- mati, con un valore inferiore anche alla media OCSE (153,1) ed anche a quello dei paesi UE (149,4). Questo dato negativo, per altro, si aggrava ulteriormente se si considerano solo i giovani fra i 25 ed i 34 anni. 23
Grafico 6.2: Indice retributivo di lavoratori laureati (full-time) - Lavoratori nella fascia di età 25-64 anni - Retribuzione lavoratori diplomati = 100 - Anno 2017 Grafico 6.3: Indice retributivo di lavoratori laureati (full-time) - Lavoratori nella fascia di età 25-34 anni - Retribuzione lavoratori diplomati = 100 - Anno 2017 Chile 232,9 Chile 195,7 Mexico 201,8 Mexico 181,7 Hungary 189,9 Turkey 166,6 Czech Republic 180,1 Ireland 160,8 Lithuania 176,6 Hungary 159,8 Turkey 171,9 Lithuania 158,2 Slovenia 169,7 United States 153,3 Portugal 169,1 Portugal 149,1 United States 168,4 Czech Republic 148,5 Slovak Republic 166,4 Germany 145,2 Germany 161,8 France 141,8 Israel 159,4 Israel 139,1 Ireland 158,2 Poland 138,9 Poland 157,6 OECD - Average 136,3 OECD - Average 153,1 Slovenia 135,3 EU 22 members in OECD 149,4 United Kingdom 134,5 Netherlands 147,0 Slovak Republic 133,4 Latvia 145,9 EU 22 members in OECD 133,2 Switzerland 145,6 Spain 131,6 France 145,0 Luxembourg 130,6 United Kingdom 144,5 Netherlands 130,2 Spain 144,4 Switzerland 130,1 Austria 143,0 Latvia 129,3 Canada 142,3 Estonia 126,8 Luxembourg 142,2 Greece 125,7 Korea 140,9 Belgium 124,9 Italy 137,2 Austria 123,5 Greece 136,3 Canada 122,9 Finland 136,3 Korea 121,5 Belgium 135,9 Finland 121,3 Australia 131,5 Denmark 117,1 Estonia 128,8 Australia 114,1 New Zealand 127,4 Italy 114,1 Denmark 125,6 New Zealand 112,9 Sweden 122,9 Sweden 109,9 Norway 119,8 Norway 105,5 Fonte: Database OECD N.B. per alcuni paesi il dato riportato è riferito all’anno 2014 o 2015 (ove non presente il dato 2016) – Il dato relativo all’Italia fa riferimento al 2014 L’ITALIA È NELLE ULTIME POSIZIONI DELL’OECD PER DIFFERENZIALE RETRIBUTIVO FRA LAUREATI E DIPLOMATI. STUDIARE CONVIENE, MA MENO CHE ALL’ESTERO. 24
7. QUALE FACOLTÀ FREQUENTARE? Laurearsi da quanto si è detto fin qui è conveniente. Ma qual è il miglior percorso di studi da affrontare per massimizzare il ritorno di questo importante investimento di tempo e di denaro? Abbiamo già detto delle prospettive occupazionali rispetto alla facoltà e di come siano le c.d. materie STEM quelle che offrono prospettive migliori da questo punto di vista. A livello economico questo dato si conferma, con un’unica eccezione rappresentata dalle scienze economiche e da quelle politiche e sociali che, per quanto richiedano maggiori sforzi per entrare nel mondo del lavoro, poi, nel percorso di carriera, paiono garantire prospettive retributive di tutto rispetto. Tabella 7.1: Retribuzione media (RAL) 2018 per classe di età anagrafica e per facoltà/disciplina da 25-34 ATENEO 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni a 45-54 Ingegneria Chimica e dei Materiali € 30.590 € 48.602 € 60.703 98% Scienze chimiche € 29.375 € 40.347 € 54.514 86% Scienze economiche € 31.431 € 44.030 € 56.375 79% Ingegneria Meccanica, Navale, Aeronautica e Aerospaziale € 30.966 € 39.161 € 55.285 79% Ingegneria Gestionale € 32.014 € 42.254 € 56.953 78% Scienze politiche e sociali € 28.549 € 39.665 € 50.060 75% Ingegneria civile e Architettura € 28.319 € 36.335 € 46.697 65% Scienze statistiche € 31.576 € 41.330 € 51.953 65% Scienze giuridiche € 34.656 € 40.588 € 56.790 64% Scienze mediche € 32.746 € 50.206 € 52.867 61% Lingue e letterature straniere moderne € 25.543 € 29.425 € 40.675 59% Scienze storiche e filosofiche € 25.620 € 32.497 € 39.342 54% Scienze biologiche € 35.782 € 36.117 € 50.711 42% Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni € 30.234 € 34.972 € 41.760 38% Scienze matematiche e informatiche € 28.383 € 31.957 € 38.310 35% Scienze pedagogiche e psicologiche € 25.507 € 28.037 € 33.345 31% Scienze fisiche € 34.425 € 38.750 € 40.724 18% N.B. per le facoltà di Ingegneria Nucleare, Scienze agrarie e veterinarie, Scienze della terra, Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, non si è raggiunta una numerosità significativa per la pubblicazione dei dati Analizzando il livello retributivo di ingresso nel mondo del lavoro, le facoltà che premiano maggiormente sono Scienze Biologiche, Scienze Giuridiche e Scienze Fisiche. Il percorso di carriera determina invece un incremento retributivo particolarmente significativo per le facoltà di Ingegneria Chimica e dei Materiali, Scienze Chimiche e Scienze Economiche. 25
Grafico 7.1: Retribuzione media (RAL) dei laureati tra i 25 e i 34 anni per facoltà/disciplina Scienze biologiche 35.782 € Scienze giuridiche 34.656 € Scienze fisiche 34.425 € Scienze mediche 32.746 € Ingegneria Gestionale 32.014 € Scienze statistiche 31.576 € Scienze economiche 31.431 € Ingegneria Meccanica, Navale, Aeronautica e Aerospaziale 30.966 € Ingegneria Chimica e dei Materiali 30.590 € Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni 30.234 € Scienze chimiche 29.375 € Scienze politiche e sociali 28.549 € Scienze matematiche e informatiche 28.383 € Ingegneria civile e Architettura 28.319 € Scienze storiche e filosofiche 25.620 € Lingue e letterature straniere moderne 25.543 € Scienze pedagogiche e psicologiche 25.507 € LA MAGGIOR CRESCITA RETRIBUTIVA UNA VOLTA GIUNTI ALLA MATURITÀ PROFESSIONALE È ASSOCIATA A STUDI DI INGEGNERIA, CHIMICA ED ECONOMIA. Grafico 7.2: Crescita retributiva della Retribuzione media (RAL) per facoltà/disciplina (da 25-34 anni a 45-54 anni) Ingegneria Chimica e dei Materiali 98,4% Scienze chimiche 85,6% Scienze economiche 79,4% Ingegneria Meccanica, Navale, Aeronautica e Aerospaziale 78,5% Ingegneria Gestionale 77,9% Scienze politiche e sociali 75,3% Ingegneria civile e Architettura 64,9% Scienze statistiche 64,5% Scienze giuridiche 63,9% Scienze mediche 61,4% Lingue e letterature straniere moderne 59,2% Scienze storiche e filosofiche 53,6% Scienze biologiche 41,7% Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni 38,1% Scienze matematiche e informatiche 35,0% Scienze pedagogiche e psicologiche 30,7% Scienze fisiche 18,3% 26
8. QUALE TIPOLOGIA DI ATENEO FREQUENTARE? PUBBLICO vs. PRIVATO Scegliere il giusto percorso di laurea è il primo step, ma anche decidere dove frequentare l’università non è una questione secondaria: in primo luogo, vale la pena di spendere di più per le rette delle università private rispetto a quelle pubbliche? La risposta a un simile dilemma si fonda su due elementi: probabilità di trovare un impiego a fine studi e ritorno dell’investimento in termini di carriera e di guadagni attesi. Abbiamo confrontato i valori retributivi provenienti dalle università statali, private e dai politecnici, in termini aggregati; il risultato relativo alla RAL - Retribuzione Annua Lorda - è il seguente: Tabella 8.1: Retribuzione media (RAL) 2018 per tipologia di università TIPOLOGIA DI UNIVERSITÀ RAL Università private € 44.566 Università statali € 39.056 Politecnici € 42.707 I dati ci dicono che aver frequentato una università privata dà un ritorno economico superiore del 14% rispetto all’aver frequentato un ateneo statale e del 4% rispetto all’aver frequentato un politecnico. I LAUREATI IN ATENEI PRIVATI HANNO IN MEDIA STIPENDI SUPERIORI RISPETTO A CHI HA CONSEGUITO IL DIPLOMA DI LAUREA IN UNIVERSITÀ PUBBLICHE. 27
NORD vs. SUD Un altro dato interessante da indagare, anche alla luce del noto fenomeno “migratorio” degli studenti universitari dal Sud al Nord del Paese, è quello che concerne la collocazione geografica delle università: chi studia al Nord ha effettivamente migliori chance di guadagno una volta entrato nel mondo del lavoro? Si evince dai dati raccolti (tabella 5.1) che chi ha frequentato un’università del Nord guadagna mediamente il 10% in più rispetto a chi ha frequentato un ateneo al Sud e Isole, mentre i valori retributivi medi di Nord e Centro Italia sono molto più vicini. Tabella 8.2: Retribuzione media (RAL) 2018 per collocazione geografica dell’università SEDE DELL’UNIVERSITÀ RAL Nord € 41.155 Centro € 39.933 Sud e Isole € 37.424 LE UNIVERSITÀ DEL NORD SONO PIÙ REMUNERATIVE DI QUELLE DEL CENTRO E DEL SUD. Come è abbastanza scontato attendersi, sia per quanto detto sopra, sia (soprattutto) per i migliori tassi di occupazione, il “movimento” di laureati da Sud verso Nord è molto significativo. In particolare, il 65% di chi consegue la laurea nel Sud e Isole si sposta poi a lavorare nel Centro (21%) o nel Nord Italia (44%). 28
Grafico 8.1: Mobilità dei laureati in aziende di altri territori 94% 26% 44% 5% 71% 21% 1% 3% 35% SEDE DI LAVORO DI SEDE DI LAVORO DI SEDE DI LAVORO DI CHI HA FREQUENTATO CHI HA FREQUENTATO CHI HA FREQUENTATO L’UNIVERSITÀ AL L’UNIVERSITÀ AL L’UNIVERSITÀ AL NORD CENTRO SUD E ISOLE 29
9. I MIGLIORI ATENEI PER CARRIERA E GUADAGNO Dopo aver chiarito che, da un punto di vista retributivo, privato è meglio di pubblico e Nord è meglio di Sud, proviamo a fornire indicazioni sugli Atenei che possono garantire uno stipendio futuro elevato (e quali conseguentemente uno stipendio più ristretto). A tal fine abbiamo preso in considerazione 40 atenei italiani, verificando per ognuno di essi il livello retributivo medio dei primi 10 anni di carriera di un laureato. Grafico 10.1: Retribuzione media (RAL) 2018 (in migliaia di euro) dei laureati tra i 25 e i 34 anni per Ateneo e scostamento dalla media dei laureati Università Commerciale Luigi Bocconi € 34.856 14,5% LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli € 33.653 10,6% Politecnico di Milano € 32.769 7,7% Università Cattolica del Sacro Cuore € 32.383 6,4% Università degli Studi di Siena € 31.743 4,3% Politecnico di Torino € 31.543 3,6% Università degli Studi di Padova € 31.297 2,8% Università degli Studi di Roma Tor Vergata € 31.121 2,3% Università degli Studi di Brescia € 31.114 2,2% Università degli Studi di Genova € 31.111 2,2% Università degli Studi di Pisa € 31.001 1,9% Università degli Studi dell'Aquila € 30.992 1,8% Università degli Studi di Parma € 30.855 1,4% Università degli Studi di Palermo € 30.812 1,2% Università degli Studi di Udine € 30.804 1,2% Politecnico di Bari € 30.714 0,9% Università degli Studi della Calabria € 30.647 0,7% Università degli Studi di Napoli Federico II € 30.561 0,4% Università di Roma La Sapienza € 30.555 0,4% Università degli Studi di Trieste € 30.529 0,3% Università degli Studi di Milano Bicocca € 30.515 0,3% Università degli Studi di Bergamo € 30.492 0,2% Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia € 30.480 0,2% Università Politecnica delle Marche € 30.479 0,2% Alma mater studiorum Università di Bologna € 30.477 0,1% Università degli Studi di Pavia € 30.439 0,0% Università degli Studi di Catania € 30.382 -0,2% Università degli Studi di Verona € 30.315 -0,4% Università degli Studi di Firenze € 30.246 -0,6% Università degli Studi di Milano € 30.192 -0,8% Università degli Studi di Napoli Parthenope € 30.141 -1,0% Università degli Studi Roma Tre € 30.108 -1,1% Università degli Studi di Torino € 30.034 -1,3% Università degli Studi di Bari € 29.742 -2,3% Università degli Studi di Trento € 29.720 -2,3% Università degli Studi di Ferrara € 29.650 -2,6% Università Ca Foscari di Venezia € 29.513 -3,0% Università degli Studi di Cagliari € 29.292 -3,7% Università degli Studi di Messina € 28.974 -4,8% Università degli Studi di Perugia € 28.893 -5,1% 30
Si può osservare come, nella prima fase di carriera lavorativa (dai 25 ai 34 anni), i primi 4 atenei sono privati, e precisamente la Bocconi (34.900 euro), la LUISS (33.700 euro), il Politecnico di Milano (32.800 euro), e l’Università Cattolica del Sacro Cuore (32.400 euro). Alla maggior parte delle università analizzate è associato un valore iniziale di carriera tra i 30.000 euro e i 31.500 euro, mentre fanalino di coda sono le università di Messina e Perugia, con una RAL media dai 29.000 euro in giù. Tabella 10.1: Retribuzione media (RAL) 2018 per fascia di età anagrafica e per ateneo - Valori in migliaia di euro da 25-34 ATENEO 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni a 45-54 Università Cattolica del Sacro Cuore 32,4 43,0 59,2 83% Università Commerciale Luigi Bocconi 34,9 45,8 61,9 74% LUISS Libera università int. degli studi sociali Guido Carli 33,7 42,1 58,2 73% Università degli Studi di Verona 30,3 38,7 50,8 68% Università degli Studi di Bergamo 30,5 38,8 50,9 66% Università degli Studi di Brescia 31,1 40,2 51,7 66% Università degli Studi di Milano 30,2 39,0 50,0 65% Università degli Studi di Parma 30,9 39,9 51,0 65% Università di Roma La Sapienza 30,6 38,7 50,3 65% Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 30,5 41,0 50,1 64% Politecnico di Torino 31,5 41,4 51,7 64% Università Ca Foscari di Venezia 29,5 39,5 48,3 64% Università degli Studi di Perugia 28,9 38,1 47,1 63% Università degli Studi di Trento 29,7 37,6 48,3 62% Università degli Studi di Pavia 30,4 39,2 49,3 62% Politecnico di Milano 32,8 42,5 52,9 62% Alma mater studiorum Università di Bologna 30,5 38,7 49,2 61% Università degli Studi di Trieste 30,5 38,6 49,0 61% Università degli Studi Roma Tre 30,1 39,0 48,0 60% Università degli Studi di Padova 31,3 40,5 49,7 59% Università degli Studi di Pisa 31,0 39,6 49,2 59% Università degli Studi di Torino 30,0 37,5 47,3 58% Università degli Studi di Genova 31,1 38,8 48,6 56% Università degli Studi di Roma Tor Vergata 31,1 39,8 48,4 56% Università degli Studi di Siena 31,7 38,8 51,7 55% Università degli Studi di Catania 30,4 36,4 46,9 55% Università degli Studi di Ferrara 29,6 40,0 45,8 54% Università degli Studi di Bari 29,7 36,4 45,9 54% Università degli Studi di Cagliari 29,3 36,2 45,1 54% Università degli Studi dell'Aquila 31,0 37,4 47,2 52% Università Politecnica delle Marche 30,5 38,7 46,4 52% Università degli Studi di Firenze 30,2 37,1 45,6 51% Università degli Studi di Udine 30,8 37,9 46,3 50% Università degli Studi di Messina 29,0 36,5 43,4 50% Università degli Studi di Napoli Federico II 30,6 38,0 45,8 50% Università degli Studi di Palermo 30,8 37,2 46,0 49% Politecnico di Bari 30,7 37,4 45,0 47% Università degli Studi di Milano Bicocca 30,5 37,8 44,7 46% Università degli Studi di Napoli Parthenope 30,1 36,9 44,0 46% Università degli Studi della Calabria 30,6 36,8 44,0 44% Si è analizzato poi l’andamento della retribuzione nel corso della carriera lavorativa e, in particolare, l’incremento che si registra tra il primo e l’ultimo step di carriera preso in considerazione. 31
Anche da questo punto di vista, le università private si mantengono ai primi posti della classifica: la crescita retributiva più consistente è rilevata per la Cattolica, i cui laureati quasi raddoppiano la loro retribuzione al raggiungimento e consolidamento nella fascia tra i 45 e i 54 anni (+83%); anche i "bocconiani" presentano una crescita media consistente (+74%), così come i laureati della LUISS Guido Carli (+73%). Tabella 10.2: Composizione % di profili per inquadramento e per ateneo ATENEO Dirigenti Quadri Impiegati Università Commerciale Luigi Bocconi 22% 31% 47% LUISS Libera università int. degli studi sociali Guido Carli 15% 30% 55% Politecnico di Milano 14% 28% 58% Università Cattolica del Sacro Cuore 13% 27% 60% Università degli Studi di Pavia 13% 29% 58% Università di Roma La Sapienza 12% 32% 56% Università degli Studi di Milano 11% 28% 61% Università degli Studi di Padova 11% 21% 68% Università degli Studi di Siena 11% 23% 65% Università Ca Foscari di Venezia 11% 23% 66% Università degli Studi di Genova 11% 30% 59% Università degli Studi di Torino 11% 28% 61% Università degli Studi di Parma 10% 22% 67% Università degli Studi di Napoli Federico II 10% 32% 58% Università degli Studi di Brescia 10% 18% 72% Università degli Studi di Trieste 9% 27% 64% Alma mater studiorum Università di Bologna 9% 22% 69% Università degli Studi di Pisa 9% 27% 64% Università degli Studi di Perugia 9% 18% 73% Università degli Studi di Bari 9% 25% 66% Politecnico di Torino 8% 27% 65% Università degli Studi di Firenze 8% 25% 67% Università degli Studi dell'Aquila 8% 19% 73% Università degli Studi di Bergamo 8% 18% 74% Università degli Studi di Palermo 7% 34% 59% Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 7% 21% 72% Università degli Studi di Cagliari 7% 24% 70% Università Politecnica delle Marche 7% 27% 66% Università degli Studi di Roma Tor Vergata 7% 25% 68% Università degli Studi di Udine 6% 18% 75% Università degli Studi di Napoli Parthenope 6% 20% 74% Università degli Studi di Ferrara 6% 14% 80% Politecnico di Bari 6% 23% 71% Università degli Studi di Catania 6% 25% 70% Università degli Studi di Trento 5% 19% 76% Università degli Studi di Verona 5% 17% 78% Università degli Studi di Milano Bicocca 4% 17% 79% Università degli Studi di Messina 4% 24% 72% Università degli Studi Roma Tre 4% 25% 71% Università degli Studi della Calabria 3% 21% 76% 32
Questo dato, come evidenziato nella tabella 10.2, appare coerente con la composizione occupazionale dei laureati delle università “top”, che non a caso sono anche quelle che pre- sentano il maggior numero di dirigenti e di quadri fra gli ex-alumni. 33
10. UNIVERSITY PAYBACK INDEX Per dare una misura della “convenienza” dello studio universitario, l’Osservatorio JobPricing elabora ogni anno un indice denominato University Payback Index (U_P_I), che esprime il numero di anni necessari per ripagare gli investimenti sostenuti. Per calcolare questo indice si considera in primo luogo il costo totale sostenuto nell'arco del periodo universitario, composto dalle due voci seguenti: • COSTI UNIVERSITARI: sono le spese sostenute dallo studente per completare un corso di studi in un arco standard di cinque anni, determinato dalle tasse universitarie e dai costi del materiale didattico (libri, pc e altri accessori). Tali informazioni hanno come fonte il MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) e IlSole24Ore.it • MANCATO INTROITO: è la retribuzione che lo studente avrebbe guadagnato occupando un posto di lavoro a tempo pieno, anziché frequentare l'università nei cinque anni di studio presi come riferimento (si è considerata la RAL media di un non laureato under 24). In secondo luogo, per ogni anno di lavoro si determina il beneficio economico derivante dal possesso di un titolo di studio universitario. Tale benefico viene calcolato come differenza tra: • la retribuzione media del profilo laureato in uno specifico ateneo (già illustrata nei capitoli precedenti); • la retribuzione a parità di età di un profilo non laureato. Anno dopo anno, il costo sostenuto inizialmente per l'università viene colmato dai benefici retributivi derivanti dal possesso di una laurea; l'U_P_I esprime il numero di anni in cui questo costo totale viene “riassorbito”, cioè pareggiato. Sono stati calcolati nello specifico due diversi indici U_P_I: uno relativo agli studenti fuori sede, che hanno costi superiori per effetto del trasferimento, ed uno relativo agli studenti che non devono far fronte a questa spesa. Scopriamo così che per recuperare a livello economico il mancato guadagno e l'investimento fatto per completare il percorso di studi universitario è necessario un intervallo di tempo che va dai 13 ai 20 anni, a seconda dell'ateneo frequentato. Per gli studenti fuori sede, poi, l'U_P_I è mediamente più elevato di 1 o 2 anni. 34
Come evidenziato nella tabella che segue, l’ateneo più performante, con un U_P_I (per i lavora- tori in sede) di poco superiore ai 13 anni, è il Politecnico di Milano, seguito dalla Bocconi e dal Politecnico di Torino. A fondo classifica l’Università degli studi di Messina, che fa un po’ peggio degli atenei di Cagliari e di Bari e registra un U_P_I (per i lavoratori in sede) di oltre 19 anni. Tabella 10.1: U_P_I 2018 per ateneo U_P_I (fuori ATENEO U_P_I (in sede) sede) Politecnico di Milano 13,4 14,7 Università Commerciale Luigi Bocconi 13,9 15,0 Politecnico di Torino 14,3 15,5 Università Cattolica del Sacro Cuore 14,5 15,9 Università degli Studi di Padova 15,0 15,5 Università degli Studi di Brescia 15,1 15,6 LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli 15,1 16,5 Università degli Studi di Roma Tor Vergata 15,2 16,8 Università degli Studi di Siena 15,3 16,4 Università degli Studi di Pisa 15,3 16,4 Università degli Studi di Parma 15,4 16,4 Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia 15,4 16,1 Università degli Studi di Genova 15,7 16,4 Università di Roma La Sapienza 16,1 17,9 Università degli Studi di Pavia 16,2 17,0 Università Politecnica delle Marche 16,2 17,3 Università degli Studi di Bergamo 16,2 17,6 Università degli Studi di Ferrara 16,3 17,6 Università degli Studi dell'Aquila 16,3 17,3 Università degli Studi Roma Tre 16,3 18,1 Università degli Studi di Trieste 16,4 17,5 Alma mater studiorum Università di Bologna 16,4 17,8 Università degli Studi di Napoli Federico II 16,4 17,3 Università degli Studi di Udine 16,5 17,4 Università degli Studi di Milano 16,6 18,3 Università degli Studi di Verona 16,6 17,7 Politecnico di Bari 16,6 17,9 Università degli Studi di Palermo 16,7 17,4 Università Ca Foscari di Venezia 16,8 17,8 Università degli Studi di Milano Bicocca 16,8 18,8 Università degli Studi della Calabria 17,2 17,9 Università degli Studi di Firenze 17,4 19,1 Università degli Studi di Torino 17,5 19,1 Università degli Studi di Napoli Parthenope 17,6 18,6 Università degli Studi di Trento 17,8 19,0 Università degli Studi di Catania 17,8 18,9 Università degli Studi di Perugia 18,1 19,0 Università degli Studi di Bari 18,6 20,0 Università degli Studi di Cagliari 19,3 20,1 Università degli Studi di Messina 19,3 21,0 35
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