Un'antica eredità: la violenza contro le donne - Verba II Lezione - Marisa Squillante - Literacy e Numeracy
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India luglio 2013 Ragazza violentata subisce il taglio della lingua da parte dei parenti del violentatore per non farla testimoniare al processo. La ragazza aveva subito la violenza sessuale nel mese di gennaio, il 24 luglio era attesa in aula per testimoniare. Adesso è in ospedale e lotta per sopravvivere. Le sue condizioni infatti sono gravi, oltre al taglio alla lingua ha riportato altre ferite e ha perso molto sangue. Da settimane, raccontano i suoi familiari, gli amici e i parenti dell’uomo che l’aveva molestata, continuavano a seguirla e a minacciarla dicendole che non avrebbe dovuto presentarsi al processo.
La donna e la parola in Ovidio Nell'episodio di Narciso ed Eco raccontato da Ovidio nel terzo libro delle metamorfosi vv.359-361 un semplice suono intesse la storia di un amore che non esiste. Non è un caso che la protagonista, attrice del dramma amoroso, faccia un uso improprio della parola essendo stata costretta da Giunone per punizione a usarla solo in parte. Giunone, infatti, dichiara di punire Eco, la quale aveva coperto i tradimenti di Giove distraendola con il suo chiacchiericcio, con lo stesso strumento dell'inganno, la lingua appunto, di cui la sposa del re degli dei dimezza la potenza e la funzione per cui Eco riproduce l’e ultime parole pronunciate da altri ma non può pronunciare parole sue Esempio di mancato potere da parte della donna anche se qui a punire, a portare violenza è una donna
Le figlie di Minia Leucippe, Arsippe e Alcitoe
La punizione delle figlie di Minia Vengono punite nella voce anche le figlie di Minia: disobbedendo al comando del sacerdote, il quale aveva ordinato che si facesse festa in onore di Bacco e che ancelle e padrone fossero dispensate dai lavori domestici, continuarono a tessere e per far scorrere più rapidamente le ore cominciarono a raccontarsi delle storie. La voce diventa dunque signora del tempo ed è proprio nella voce che saranno limitate le fanciulle in quanto quella voce che fino a quel momento aveva raccontato sarà trasformata nello stridente lamento del pipistrello: (met. 4, 412-413).
Altri esempi di punizione attraverso la sottrazione della voce Nella voce viene punita Chione che la perde poco prima della vita. Fanciulla quattordicenne, bellissima (met. 11, 301-302) di lei si innamorarono due divinità, Febo e Apollo, che le fecero violenza uno dopo l'altro. Da questa violenza nacquero due gemelli e dell'amore delle due divinità la fanciulla andò vantandosi dicendosi migliore di Latona (321-322). La dea allora si vendicò e la uccise, trapassando con la punta la lingua colpevole (325-327).
Stupro doppia violenza denuncia Esemplare è il racconto di Filomela e Tereo (met. 6, 424-674): Tereo toglie a Filomela il dono più prezioso, la voce e lo fa degradandola, aggiungendo violenza a violenza. Dopo averla violentata poiché la fanciulla vuole denunciare l’aggressione subita dal cognato alla sorella, Tereo le taglia la lingua. L’immagine della terribile punizione è resa plasticamente dal poeta attraverso un periodo che incalza e si chiude sul termine chiave lingua che segna due versi in successione (met. 6, 555-557). La fanciulla, per denunciare il cognato, sopperisce alla mancanza della voce ricorrendo alla tessitura, alla parola dipinta, alla parola 'silenziosa', risultato delle arti femminili, unico strumento di cui la violenza maschile non ha potuto privarla e ricama su un drappo la violenza subita.
Il mito di Io
Altra violenza da parte di una donna ma sempre sulla voce Di parole differenti si serve anche Io per far conoscere agli altri la sofferenza del suo imbestiamento: la fanciulla, infatti, è stata trasformata in giovenca da Giove per nascondere il suo tradimento alla moglie. La ragazza, per rivelare al padre la sua sorte sventurata non potendo più usare le parole scrive in terra con gli zoccoli le lettere del suo nome palesando così la sua triste storia (649- 650). Nel racconto la parola, o meglio la sua ricerca, appaiono strumento per denunciare la violenza subita.
Tacita Muta
La dea Tacita Contemporaneamente alle Metamorfosi Ovidio scrive anche i Fasti e qui nel l. II ai vv. 599ss. racconta la storia della Naiade Lara, identificata con la dea Tacita Muta, di cui sono raccontati i riti, che eccessivamente chiacchierona, nonostante gli inviti alla prudenza che le venivano dal dio Almone, riferì a Giunone il tentativo di tradimento di Giove con la ninfa Giuturna di cui si era invaghito, per cui il re degli dei la punì strappandole la lingua e la relegò muta nella palude stigia,la palude infernale, luogo dove regna il silenzio (607-610).
Divinità maschili del silenzio Arpocrate
Divinità maschili del silenzio 2 In realtà non mancano divinità maschili del silenzio ma con una storia molto diversa da quella di Tacita Muta in quanto diverso e molto più elevato è il ruolo nell’uomo nella società romana rispetto a quello delle donne. La storia di Arpocrate è interessante: divinità egizia rappresentata come bimbo nel tipico atteggiamento del dito sulla bocca si trasforma come racconta Plutarco nel dio che impone agli uomini il silenzio circa i temi misterico religiosi
Conclusioni Se guardiamo alla prima slide con il racconto di cronaca e la confrontiamo con le altre vediamo che la donna ha sempre subito violenza e che non a caso fin dal mondo antico le è stato tolto il diritto maggiore dell’umanità quello della libertà di parola. La parola permette di denunciare di imporre i propri diritti.
Lex Tabellaria A Roma a seguito dei grandi imbrogli che venivano fatti durante il periodo delle elezioni si decise di approvare nel 139°.C. una lex Gabinia tabellaria che prevedeva l'introduzione di apposite tabelle (da cui il nome) come strumento per indicare la propria preferenza elettorale, garantendo, almeno in teoria, la segretezza del voto. Sembrerebbe in questo caso che la libertà coincida con il silenzio ma leggiamo il commento di Cicerone
Importanza della parola sancita da Cicerone Cicerone la commenta così: De legibus 3,15, 34: “Nelle votazioni nulla vi sarebbe di meglio della dichiarazione verbale … Chi non si accorge infatti che la legge tabellaria ha annullato tutta l’influenza degli ottimati? Legge che il popolo finché fu libero mai aveva desiderato, ma che chiese invece quando fu oppresso dalla dominazione e dal potere degli ottimati … Per tal motivo si sarebbe dovuto togliere ai potenti l’eccessivo zelo di accattare voti in cause non oneste, anziché offrire al popolo un nascondiglio, nel quale mentre i galantuomini sono all’oscuro del pensiero di ciascuno di loro, con la scheda esso nasconde un voto biasimevole” Viene richiesto il voto segreto quando la libertà non c’è più.
Diritto di parola Libertà Uguaglianza La parola permette di esprimere il nostro pensiero liberamente e uomini e donne hanno gli stessi diritti anche se la storia ci insegna che non è stato sempre così e che a volte non è così neanche attualmente. Ricordiamo l’articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
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