UFFICIALIZZARE LA MISURAZIONE DEL VOLONTARIATO

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UFFICIALIZZARE LA MISURAZIONE DEL VOLONTARIATO
UFFICIALIZZARE LA
 MISURAZIONE DEL VOLONTARIATO:
 intuizioni dal Progetto Europeo per la Misurazione del Volontariato

 Daniela Bosioc
 European Volunteer Centre (CEV)

 Ksenija Fonović
 SPES ‐ Associazione Promozione e Solidarietà

 Lester M. Salamon
 Johns Hopkins Centre for Civil Society Studies
 (JHU/CCSS)

presentato alla Società Internazionale per la Terza Conferenza ricerca nel settore
                                                          Sienna, Italy | luglio 2012
Ufficializzare la misurazione del volontariato:
Intuizioni dal Progetto Europeo per la Misurazione del Volontariato

Daniela Bosioc, Centro europeo del volontariato (CEV)
Ksenija Fonović, SPES ‐ Associazione Promozione e Solidarietà
Lester M. Salamon, Johns Hopkins Centre for Civil Society Studies (JHU/CCSS)*

Introduzione
Circa un miliardo di persone nel mondo ogni anno svolgono attività di volontariato in organizzazioni
statali, non profit, o profit, o in maniera informale, facendo del “Paese del Volontariato” se fosse una
nazione, quella con la seconda popolazione più grande al mondo, dietro solo alla Cina (Salamon,
Sokolowski, e Haddock, 2011). Questa è la conclusione che scaturisce dal primo calcolo in assoluto
della scala globale del volontariato basato su dati empirici anche se ancora in forma preliminare.

Tale impegno volontario produce una vasta gamma di conseguenze – sui volontari stessi, sui
beneficiari delle loro attività, sulle organizzazioni attraverso le quali è svolta almeno una parte
dell’attività, e più in generale sulla qualità della vita nelle società in cui i volontari operano.

Purtroppo, però, solo poche di queste conseguenze sono attualmente colte in forma sistematica.
Con l’eccezione di pochi paesi industrializzati, il volontariato non è stato coperto nelle statistiche
ufficiali.1 Anzi, quel poco che si conosce sul volontariato è disorganico, parziale, e non è neanche
confrontabile tra un posto e l’altro o tra un periodo e l’altro (Howlett 2011; Rochester, Colin, Angela
Ellis Paine, e Steven Howlett, 2009; e Lyons, Wijkstrom, e Clary 1998). Di conseguenza, anche
questioni di base, come la percentuale della popolazione che s’impegna nel volontariato, sono
sconosciute in certi luoghi, o, peggio ancora, differiscono enormemente nei vari studi condotti nello
stesso paese, a cause di differenze nelle definizioni o nelle metodologie di ricerca.

Fortunatamente, da poco sono state prese delle importanti misure che promettono di correggere
questa situazione. Il presente articolo descrive lo sfondo di queste misure, il passo avanti da poco
compiuto per sviluppare un approccio che generi dati sistematici perlomeno sull’ampiezza e la scala
del volontariato nei paesi del mondo, e il progresso importante intrapreso per portare
all’implementazione di quest’approccio almeno in una regione del mondo – l’Europa.

Per fare ciò, la presente discussione procede in quattro passi. In primo luogo, esaminiamo le
particolari sfide metodologiche, culturali e politiche che lo sviluppo di un approccio comune alla
misurazione del lavoro volontario si trova ad affrontare in Europa ed altrove. In secondo luogo,
descriviamo a grandi linee l’approccio scelto per la misurazione della quantità e del valore del lavoro
volontario nello sviluppo del Manuale sulla misurazione del lavoro volontario che l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro (OIL) ha da poco pubblicato in paesi di tutto il mondo e spieghiamo come
affronta e supera molte di queste sfide (Organizzazione Internazionale del Lavoro, 2011). In terzo
luogo, descriviamo lo sforzo collaborativo che stanno facendo il Centro Europeo del Volontariato, il
Johns Hopkins Center for Civil Society Studies, e SPES ‐ Associazione Promozione e Solidarietà
attraverso il Progetto Europeo per la Misurazione del Volontariato (EVMP) per promuovere
l’adozione del Manuale ILO in Europa. Infine, identifichiamo i prossimi passi necessari per

*Gli autori desiderano riconoscere l’enorme assistenza fornita da Megan Haddock del Johns Hopkins Center
for Civil Society Studies nel mettere insieme le varie componenti di questo documento.
1
  Rilevazioni regolari sul volontariato sono state recentemente condotte dagli uffici di statistica di Australia,
Canada, Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Norvegia, e Stati Uniti.

                                                         1
mantenere le promesse che questo Manuale ILO presenta agli studiosi e alle organizzazioni per la
promozione del volontariato in Europa ed altrove.

Ciò che emerge molto chiaramente da questa discussione sono tre conclusioni centrali:

      •   In primo luogo, nonostante le sfide metodologiche e politiche, è possibile fare delle
          ragionevoli stime quantitative sulla scala e la natura del lavoro volontario e delle
          caratteristiche dei volontari in una regione così diversa come l’Europa, in una maniera che è
          sia confrontabile a livello internazionale sia rispettosa delle diverse concezioni e modelli
          nazionali;
      •   In secondo luogo, il Manuale dell’OIL ha raggiunto un equilibrio ragionevole tra le opposte
          concezioni di come e cosa misurare inizialmente del volontariato e si è di conseguenza
          guadagnato un importante sostegno tra i ricercatori, la comunità dei volontari e gli statistici
          in Europa;
      •   In terzo luogo, c’è ancora bisogno di un lavoro importante per ottenere l’approvazione
          ufficiale di Eurostat e dei governi di tutta Europa a garantire la piena implementazione della
          capacità di generare dati transnazionali affidabili sul volontariato in Europa oltre che in altre
          parti del mondo.

I. Sfide alla misurazione del lavoro volontario

Mentre si reputa che la scala dell’attività di volontariato nei paesi europei sia abbastanza estesa,
esistono pochi dati affidabili su di essa. E quei dati che esistono usano definizioni molto disparate e
fanno affidamento su metodologie molto variabili che rendono i risultati quasi impossibili da
interpretare con sicurezza. Questa mancanza di dati sistematici comparativi sul volontariato ha
numerose conseguenze pratiche:

  •     Limita la visibilità, e quindi la credibilità del lavoro volontario. Il detto “Lontano dagli occhi,
  lontano dal cuore” descrive bene il disinteresse che la mancanza di visibilità può creare verso un
  fenomeno sociale, e sembra che questo generalmente sia successo al volontariato.
  •     Rende difficile generare sostegno alle politiche che potrebbero rinforzare l’impegno
  volontario.
  •     Complica la gestione dell’impegno volontario e quindi depriva le società dell’abilità di usare
  nella maniera più efficace questa preziosa risorsa umana. “Ciò che non si può misurare non si può
  gestire” è un assioma diffuso nelle cerchie direttive, e questo sicuramente si applica al campo della
  gestione dei volontari.
  •     Nega ai volontari un pieno apprezzamento dei loro contributi, limitando così l’impatto
  positivo che il volontariato può avere sulla presa di coscienza dei propri diritti e l’inclusione;
  •     Disincentiva il volontariato non riuscendo a riconoscerne la scala e i contributi e
  sottovalutandone l’impatto.

Il bisogno di dati solidi, sistematici e confrontabili sul volontariato è stato largamente riconosciuto da
qualche tempo ed è stata una conclusione importante dell’Anno Internazionale dei Volontari
proclamato dalle Nazioni Unite nel 2001.
Tuttavia, alcuni ostacoli hanno prevenuto lo sviluppo di tali dati prima della pubblicazione del
Manuale dell’OIL.

A. Sfide nella definizione
In Europa e altrove nel mondo è in uso una molteplicità di definizioni di volontariato (vedere
Riquadro 1 a seguire), e molte di queste sono riflesse nelle rilevazioni. Di conseguenza, si misurano

                                                     2
delle realtà largamente divergenti. Anche se tutte queste definizioni enfatizzano la natura
volontaria, non retribuita del lavoro, ci sono importanti differenze da notare. Per esempio:

 •     Un numero di definizioni usa la parola “volontariato” nella definizione e nelle rilevazioni, il
       che causa enormi problemi a causa dei significati abbastanza differenti e spesso delle
       connotazioni negative associate a questo termine in posti diversi.

        Riquadro 1: Definizioni di volontariato in Europa secondo la legislazione nazionale
 “Il volontariato è un’attività che è:
 a) svolta senza compenso o obbligo;
 b) implementata a beneficio di una o più persone, gruppo o organizzazione o la comunità intera;
 c) portata avanti attraverso un’organizzazione al di fuori della famiglia o il contesto privato
 immediato della persona che s’impegna nell’attività;
 d) non svolta dalla stessa persona e per la stessa organizzazione come parte di un contratto di
 lavoro, un contratto di servizio o una nomina ufficiale.” (Belgio, 2005)

 “Il volontariato è un investimento di tempo, lavoro, conoscenze e abilità personali svolto di libera
 scelta per svolgere servizi e attività per il benessere di un’altra persona o il vasto pubblico, ed
 eseguite dalle persone senza l’esistenza di qualsivoglia condizione di ricompensa finanziaria o ogni
 altro beneficio materiale per il lavoro svolto, se non stabilito per legge.” (Croazia, 2007)

 Il volontariato è “un’attività prestata in modo spontaneo, tramite un’organizzazione di cui il
 volontario fa parte, senza fini di lucro diretto o indiretto, esclusivamente per fini di solidarietà.”
 (Italia, 1991)

 Il volontariato rappresenta “ogni attività svolta per il bene pubblico, basata su movimento civico e
 azione volontaria e che non è retribuita.” (Finlandia, 1987/2008)

 Il volontariato deve”essere basato sulla libera scelta, essere svolto al di fuori della propria famiglia
 o cerchia di amici prossimi, senza remunerazione o profitto finanziario e servire gli interessi
 pubblici, essere svolto per una causa della comunità e non per interesse individuale.” (Ungheria,
 2005)

 Il volontariato è l’impegno di tempo ed energia, a beneficio della società e la comunità, l’ambiente,
 o le persone all’ infuori di (o in aggiunta a) la propria famiglia immediata. È non retribuito e
 intrapreso liberamente e per scelta”. (Irlanda del Nord, 2012.)

 “Le attività di volontariato sono: caratterizzate da altruismo e solidarietà; svolte per libera scelta,
 senza alcun obbligo personale o legale; svolte senza pagamento, senza pregiudizio al diritto al
 rimborso delle spese in cui s’incorre nello svolgimento dell’attività di volontariato; sviluppate
 tramite organizzazioni private o pubbliche e sotto programmi o progetti.” La legge esclude tutte le
 forme di azione volontaria isolate, sporadiche o svolta dalle persone per ragioni familiari, di
 amicizia o di buon vicinato, e fa riferimento specifico al fatto che il ruolo dell’attività volontaria non
 deve in alcun caso sostituire il lavoro retribuito. (Spagna, 1996)

 •   Alcune definizioni associano le attività di volontariato a quelle di beneficienza, il che offusca la
     distinzione tra donazioni di tempo e donazioni di denaro.

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•   Alcune definizioni includono le attività di volontariato informali, o dirette, mentre altre si
    limitano al volontariato tramite organizzazioni, e in alcuni casi alle organizzazioni non profit, o
    persino alle organizzazioni delle quali il volontario deve essere membro.
•   Alcune definizioni specificano le motivazioni necessarie per essere considerato volontariato
    (per es. ricercare “scopi pubblici” o “esclusivamente per ragioni di solidarietà ”), ma le
    motivazioni sono difficili da individuare e concetti come “scopo pubblico” e “ragioni di
    solidarietà” si prestano a significati molto diversi in tempi e luoghi diversi.
•   Alcune definizioni non permettono alcun beneficio finanziario per il volontario, mentre altre
    sono meno restrittive e dicono solamente che questo non dovrebbe essere il fattore
    motivante o che il reddito del volontario non dovrebbe dipenderne.
•   Alcune definizioni restringono il volontariato ad attività svolte per persone che non fanno
    parte della famiglia, ma le definizioni di cerchia familiare variano tra paese e paese.

A. Metodologie imperfette o incompatibili
Nel corso degli anni sono stati svolti molti studi sul volontariato nei paesi europei. Tuttavia, come
dimostra lo studio del 2010 “Il volontariato nell’Unione europea” commissionato dalla
Commissione europea, una combinazione di diversi campioni, diversi periodi di riferimento,
l’omissione della raccolta d’informazioni sulle ore di volontariato, l’inclusione/esclusione del
volontariato informale o diretto, le differenze nel numero e nel tipo di stimoli usati, le variazioni
nel periodo di riferimento e l’affidarsi a diverse piattaforme di rilevazione hanno reso virtualmente
impossibile il confronto dei risultati tra i vari paesi (GHK 2010). Addirittura è difficile rilevare
risultati attendibili persino in un singolo paese.

Così, come mostra il Riquadro 2, studi recenti sul tasso di volontariato in Ungheria stimano questo
dato al 5,5 per cento e al 40 per cento, nello spazio di solo quattro o cinque anni. Queste
differenze sembrano avere avuto a che fare non tanto con la variazione nella reale attività degli
ungheresi, quanto con le variazioni nelle definizioni e nei metodi di misurazione usati dai
ricercatori. Così per esempio il Centro Nazionale per il Volontariato ungherese ha ottenuto il dato
del 40 per cento includendo tutti i tipi di attività volontaria, formale e informale, oltre che le
attività di servizio volontario a lungo termine, mentre l’Istituto di Statistica ungherese è arrivato al
dato del 5,5 percento perché si è concentrato esclusivamente sulle ONG che utilizzano volontari.

                         Riquadro 2: Qual è il tasso di volontariato in Ungheria?
                          Fonte                        % della                  Note
                                                    popolazione
                                                     adulta che
                                                        svolge
                                                      attività di
                                                    volontariato
         Czike, Klára and Kuti, Éva, Hungarian           40%        Include il volontariato
         National Volunteer Centre, 2005 –                          informale/diretto in
         Nonprofit kutatócsoport                                    diversi contesti
         GESIS – Leibniz Institute for the Social       10,8%       Include solo il
         Sciences, 2010 – “European Values                          volontariato formale
         Study 2008: Hungary (EVS 2008)”
         Istituto Centrale di Statistica                 5,5%       Include solo il
         dell’Ungheria                                              volontariato formale

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I dati citati più frequentemente sulla quantità di volontari in Europa provengono dallo Speciale
Euro barometro 273 del febbraio 2007 sulla “Realtà sociale europea”, che produceva una stima di
“circa 100 milioni di volontari europei.” I dati erano stati raccolti solo in base a delle risposte a una
domanda inclusa in una parte della rilevazione relativa a “Attività nel tempo libero e lavoro
volontario” che era “Attualmente partecipa attivamente a o svolge lavoro volontario per una o più
delle seguenti organizzazioni?” L’inclusione della locuzione “partecipa attivamente a” in aggiunta a
“svolge lavoro volontario” rende questa domanda nebulosa e imprecisa. Inoltre, il periodo di
riferimento è vago e non c’è alcuna informazione sulla quantità di tempo passato a svolgere del
lavoro volontario o sulla frequenza dell’attività, dati minimi necessari per mostrare la scala e
l’impatto del volontariato.

B. Resistenza alla misurazione
In aggiunta alle sfide poste alla misurazione del volontariato in termini di definizioni e metodologie
c’è anche, in alcuni settori, una resistenza attiva ad essa. Per cominciare, gli statistici hanno
facilmente definito il volontariato come al di fuori delle statistiche economiche di base,
classificando la maggior parte di esso come al di fuori della “definizione di attività di produzione
dell’economia”. Ciò fa sì che sia facile per i politici ignorare il volontariato e rifiutarsi di assegnare
delle risorse per misurarne la scala perché si ritiene che abbia un valore economico pari a zero.

Abbastanza sorprendentemente, la resistenza alla misurazione del volontariato e certamente alla
misurazione del possibile valore economico del volontariato, è anche diffusa tra i leader del
volontariato, che adducono la preoccupazione che porre un valore economico al lavoro volontario
in realtà lo svaluterebbe, ignorandone le più profonde e vaste conseguenze in termini di
autostima, solidarietà, senso di utilità personale, sentimenti più profondi di altruismo, contributo
al capitale sociale e promozione della democrazia. Ci si preoccupa anche che l’apporre un “prezzo”
al volontariato possa umiliarlo e derubarlo delle sue qualità umane come espressione di pura
empatia e solidarietà. Inoltre, c’è anche il timore che i politici vedano le stime del valore del
volontariato come un invito a tagliare il sostegno del settore pubblico ai servizi necessari e a
ritenere che i volontari possano occuparsi di questi compiti. Ciò può essere particolarmente vero
in quei paesi dove i volontari sono visti come fornitori di servizi. Inoltre, si nota un diverso tipo di
resistenza in quei paesi dove la comunità dei volontari è abbastanza recente, per esempio i paesi
che avevano, prima del 1989, un regime comunista, dove il concetto di volontariato era stato
confuso con forme “patriottiche”o obbligatorie di partecipazione al lavoro della comunità e dove,
di conseguenza, gli atteggiamenti diffusi verso il volontariato rimangono un po’ scettici, rendendo
potenzialmente prematuro lo svolgimento di ricerche fino a che le persone possano arrivare a
comprendere che cosa sia il “vero” volontariato.

I gruppi sindacali sono anche preoccupati riguardo al fatto che l’attività volontaria appaia come
troppo visibile, specialmente quando quell’attività è identificata con il “lavoro” e quando ad essa
venga assegnata una “paga” almeno implicita. Anche qui la preoccupazione è che i politici si
sentano giustificati a tagliare la forza lavoro nel settore pubblico o il supporto a coprire i costi del
personale retribuito delle organizzazioni non profit. Tali preoccupazioni sono particolarmente
intense a causa del presente alto tasso di disoccupazione in Europa.

C. Mancanza di una chiara guida sulla politica del volontariato nell’Unione Europea (UE)
Mentre la Commissione europea riconosce che “I dati insufficienti” sono un ostacolo al
volontariato e afferma che “migliori dati confrontabili sul volontariato negli Stati membri possono
essere di aiuto nell’identificare le migliori prassi e migliorare le politiche” (Comunicazione della
Commissione europea, 2011, pag. 3) e raccomanda che “La ricerca e la raccolta dati sul
volontariato dovrebbero venire incoraggiate a livello nazionale” negli Stati membri dell’UE (Ibid.

                                                   5
pag.11), tali raccomandazioni agli Stati membri non sono vincolanti. Inoltre, le competenze dell’UE
    sul volontariato sono limitate al volontariato transfrontaliero e alla mobilità dei volontari, mentre
    la responsabilità per il volontariato interno spetta agli Stati membri.

    L’Unione europea non ha uno specifico settore politico dedicato al volontariato. Data la sua natura
    trasversale, il volontariato è legato a Cittadinanza, tradizionalmente ce se ne occupava nell’ambito
    di Istruzione, Cultura, Giovani e Sport, è coinvolto in gran parte in Occupazione e Politiche Sociali,
    e interagisce con molte Direzioni Generali. Anche se ha i piedi in tante staffe, però, il volontariato
    non ne ha nessuna che può dirsi sua. In maniera analoga, la competenza del volontariato a livello
    nazionale è posta sotto diversi ministeri e settori politici. Di conseguenza, al volontariato manca un
    evidente paladino istituzionale nelle discussioni sulle politiche e viene regolarmente trascurato.

    D. Limiti legali
    Il quadro giuridico per il volontariato varia tra gli Stati membri dell’UE. Ciò crea due tipi di problemi
    che si escludono a vicenda. In primo luogo, in alcuni paesi le definizioni di volontariato o di
    organizzazioni di volontariato sono codificate per legge, come spiegato prima. Questo rende
    difficile arrivare ad una definizione comune a scopi di misurazione dato che le definizioni legali
    sono molto divergenti (vedi Riquadro 1). In secondo luogo, altri paesi non hanno leggi in auge sul
    volontariato. Ciò causa problemi dato che molti di loro sono paesi di diritto consuetudinario dove
    lo stato non ha il potere di “interferire” o fornire supporto, anche sotto forma di una rilevazione,
    in assenza di una chiara disposizione giuridica che renda legale tale azione.2

II. Una soluzione: Il Manuale sulla misurazione del lavoro volontario dell’OIL

Un importante passo avanti per superare le barriere descritte nella sezione I è stato recentemente
raggiunto attraverso la pubblicazione da parte dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL)
nel 2011 di un importante nuovo Manuale sulla misurazione del lavoro volontario (Manuale OIL)
che stabilisce una definizione internazionalmente approvata di lavoro volontario e un metodo
uniforme per generare dati regolari ed affidabili sulla quantità, il carattere e la composizione del
lavoro volontario. Preparato dal Johns Hopkins Center for Civil Society Studies in cooperazione con
l’OIL e un Gruppo internazionale di esperti tecnici, con il supporto dei Volontari delle Nazioni Unite,
questo nuovo Manuale rappresenta il primo metodo che sia stato mai approvato a livello
internazionale ad uso degli enti statistici ufficiali nella raccolta di dati di base sul volontariato che sia
confrontabile tra paesi. Questa sezione tratta del metodo del Manuale OIL nella raccolta dati, la
metodologia che raccomanda, e spiega come affronta e supera molte delle preoccupazioni citate
nella sezione precedente.

2
  Il panorama è ulteriormente complicato dall’esistenza di leggi specifiche che governano diverse aree che
possono sovrapporsi, intersecarsi o essere erroneamente interpretate come volontariato. Tali sono le leggi
sull’istruzione, la protezione civile, l’occupazione, l’assistenza sociale, la sospensione condizionale delle pene,
ecc. che possono offuscare il concetto di volontariato, estendendolo ad aree grigie o, al contrario, trascurando
parte dell’impegno volontario. Per esempio, in Romania, la Legge sull’Educazione Nazionale offre la possibilità
alle università di garantire agli studenti che partecipano in attività di volontariato dei crediti trasferibili. La
Legge lettone sulla Libertà Vigilata introduce, in riferimento al volontariato, lo status di “dipendente volontario
addetto alla libertà vigilata” per definire una persona che è autorizzata a svolgere un compito specifico
inerente alla libertà vigilata. In Ungheria, le normative sulla disoccupazione richiedono alle persone
disoccupate di lunga durata di svolgere lavori per la comunità e la non ottemperanza causa la cancellazione o
riduzione dei sussidi sociali. Anche se questo è un esempio di lavoro non retribuito di pubblico beneficio,
l’aspetto coercitivo lo rende al di fuori della definizione di volontariato; tuttavia, continua ad essere
erroneamente definito come volontariato in mancanza di un altro termine.

                                                        6
A. Criteri per il Manuale OIL
Un obiettivo centrale nello sviluppo di quello che è diventato il Manuale sulla misurazione del
lavoro volontario dell’OIL è stato quello di integrare la misurazione del lavoro volontario nei
sistemi statistici nazionali ufficiali. Tale approccio è stato preso per rendere la misurazione del
lavoro volontario ufficiale piuttosto che continuare a dipendere da raccolte di fondi intermittenti
da parte di enti di ricerca privati.

Date le barriere allo sviluppo di un approccio comune alla raccolta dati già citate nella sezione 1,
cinque criteri hanno guidato il disegno e lo sviluppo del Manuale OIL (Organizzazione
internazionale del Lavoro, 2011):

1) Comparabilità. In primo luogo il Manuale è stato concepito per permettere la produzione di
   dati davvero confrontabili sul volontariato tra paesi e nel tempo. Questo ha richiesto un
   ingente lavoro per formulare una definizione abbastanza ampia da comprendere i molti diversi
   usi nazionali, ma abbastanza precisa e comprensibile da diversificare l’attività di volontariato
   sia dal lavoro retribuito sia dal tempo libero.
2) Fattibilità. La comparabilità ha solo un valore limitato se vi partecipano troppi pochi paesi.
   L’approccio scelto, quindi, doveva essere implementabile nella più vasta gamma possibile di
   paesi. Questo implicava un approccio sensibile alle tradizioni regionali e culturali e alle
   differenze di lingua, oltre che non al di fuori delle capacità tecniche o finanziarie del più vasto
   assortimento possibile di enti statistici.
3) Rapporto costo/efficacia. Una potenziale barriera all’uso delle rilevazioni è il costo. Il rapporto
   costo/efficacia doveva essere, quindi, una considerazione primaria nel concepimento di un
   approccio raccomandato alla misurazione del lavoro volontario. Dato che le rilevazioni
   autonome sono costose e richiedono maggior tempo, ciò è apparso come un valido argomento
   per l’uso di un supplemento a una piattaforma d’indagine già esistente.
4) Efficienza. Utilizzare una piattaforma d’indagine già esistente è solo fattibile se si fa molta
   attenzione ad evitare di sovraccaricare tale piattaforma. Questo ha richiesto una strategia per
   massimizzare le informazioni raccolte con il minor numero di domande, e per esercitare
   controllo sulla gamma di argomenti da coprire.
5) Affidabilità e obiettività. Infine, il metodo scelto per la misurazione del lavoro volontario
   doveva essere in grado di produrre risultati affidabili. Ciò ha voluto dire che la definizione e gli
   indicatori usati dovevano essere obiettivi e in grado di essere resi operativi e che la
   piattaforma d’indagine doveva avere una copertura sufficiente della popolazione, un
   campione consistentemente ampio di rispondenti e una prospettiva dal contenuto tecnico
   affidabile. Dato che il volontariato ha luogo in molti contesti diversi, inclusi contesti informali
   tra persone, le rilevazioni sui singoli invece che sulle organizzazioni sembravano offrire la
   migliore speranza di captare in maniera affidabile la piena estensione del fenomeno.

B. Il metodo del Manuale OIL: la piattaforma di rilevazione
   Dopo aver esaminato le varie piattaforme d’indagine ufficiali alternative alle quali allegare uno
   speciale modulo sul volontariato alla luce di questi criteri, l’opzione ottimale è sembrata quella
   di includere un “modulo sul volontariato” attentamente concepito alle esistenti rilevazioni
   nazionali sulle forze di lavoro su base periodica. Le rilevazioni sulle forze di lavoro sono state
   individuate come la piattaforma preferita per vari motivi:
          •   Le rilevazioni sulle forze di lavoro sono tra i programmi più frequenti e regolari di
              tutte le raccolte dati ufficiali, e sono quasi immuni da tagli della spesa nazionali.

                                                 7
•   Le rilevazioni sulle forze di lavoro coprono l’intera popolazione di un paese, usano
                  campioni estremamente vasti, e raccolgono importanti dati demografici sui
                  rispondenti, rendendole una maniera molto efficace dal punto di vista dei costi di
                  captare quantomeno un corpo delimitato di informazioni chiave sui contorni del
                  lavoro volontario in un paese.
              •   Le rilevazioni sulle forze di lavoro sono svolte da personale esperto nella codifica
                  delle occupazioni con l’uso di sistemi standard di classificazione delle occupazioni
                  che sono adattabili anche alla codifica delle attività di volontariato, il che facilita di
                  molto la valutazione del lavoro volontario (come descritto più innanzi in dettaglio).3
              •   Un punto molto importante è che le rilevazioni sulle forze di lavoro sono
                  obbligatorie in molti paesi, il che è vitale per ridurre il potenziale di distorsione da
                  rispondenza.
              •   Le rilevazioni sulle forze di lavoro sono svolte ed analizzate da personale altamente
                  professionista in tutto il mondo, il che aumenta la fiducia e l’affidabilità dei risultati.

    Basarsi sulle rilevazioni sulle forze di lavoro effettivamente limita la gamma di questioni che si
    possono esplorare, dato che le rilevazioni sulle forze di lavoro possono solo accordare del tempo
    limitato all’approfondimento di questioni non relative all’occupazione. Nonostante ciò, offrono
    una piattaforma molto utile per cogliere delle informazioni cruciali sul volontariato. Altre
    piattaforme quali le rilevazioni sociali generali, sull’uso del tempo o le rilevazioni autonome
    offrono anche dei vantaggi, quali la loro abilità di investigare aspetti più ampi del volontariato. I
    loro potenziali svantaggi, però, sono molto maggiori dei vantaggi, incluso il loro costo relativo,
    campioni più piccoli, vulnerabilità all’essere cancellati o ritardati in tempi di ristrettezze
    economiche, eventuale deviazione dal linguaggio concordato del modulo del Manuale OIL e il
    risultante tasso di comparabilità, e nel caso delle rilevazioni sull’uso del tempo in particolare, un
    periodo di riferimento troppo ristretto per intercettare accuratamente il lavoro volontario.

    C. La definizione di volontariato del Manuale OIL: il volontariato come forma di lavoro

    Nonostante le differenze nelle definizioni di volontariato in uso in Europa e altrove nel mondo, è
    stato possibile identificare una serie di elementi comuni che forniscono la base per sviluppare una
    definizione comune (vedere Riquadro 1 per esempi di definizioni europee). Tra questi elementi
    comuni c’erano i seguenti:4

    1) Libera scelta: Le attività devono essere svolte spontaneamente e non dovrebbero essere
       forzate (“altruisticamente” ‐ Portogallo, “di propria iniziativa” ‐ Moldova);
    2) Non per retribuzione: Le attività dovrebbero essere solitamente svolte senza alcun beneficio
       finanziario per il volontario (“alcun beneficio materiale o finanziario” (Croazia), “non
       dipendente da esso per la sua sopravvivenza” (Paesi Bassi), “senza preoccuparsi di un
       guadagno economico” (Galles), “non per interesse individuale” (Ungheria);
    3) Natura dell’attività: Le attività dovrebbero generalmente costituire il dono di “tempo ed
       energia”;

3
  Le rilevazioni sulle forze di lavoro sono state usate con successo per raccogliere dati sul volontariato in molti
paesi, incluso il Canada e gli Stati Uniti, senza un impatto negative sulle rilevazioni delle forze di lavoro e con
un alto tasso di risposta tra i volontari.
4
  Per una panoramica generale sui quadri giuridici per il volontariato nei paesi europei, vedere: Centro europeo
del Volontariato (2012). Volunteering Infrastructure in Europe e il Riquadro 1.

                                                        8
4) Non diretta alla propria famiglia: Generalmente s’intende che il volontariato benefici gli altri,
       al di fuori della propria casa, famiglia, o cerchia di amici ristretti (comunque la si interpreti).
       Tuttavia, le leggi e le strategie nazionali del volontariato in Europa variano in termini di
       contesti istituzionali, alcuni integrando il volontariato informale altri contando solo attività
       svolte “attraverso organizzazioni private o pubbliche e sotto programmi o progetti” o
       “attraverso un’organizzazione di cui il volontario fa parte” (Italia).
    Coerentemente con i criteri di cui sopra, il Manuale ha ricercato una definizione di volontariato
    che fosse:
    • Operativa, ossia possibile da identificare empiricamente per gli intervistatori con un numero
        limitato di domande sul settore;
    •   Sufficientemente ampia da comprendere le molte diverse forme che il volontariato può
        prendere in diverse società; e
    •   Precisa abbastanza da differenziare il volontariato dal lavoro retribuito o dal totale tempo
        libero.

    Il Manuale OIL non sostituisce o modifica in alcun modo la legge nazionale sul volontariato, o le
    politiche, ma fornisce invece una definizione che può essere usata per sviluppare dati di base
    confrontabili tra paesi attraverso un modulo per la rilevazione abbastanza breve rivolto a una
    popolazione molto ampia di rispondenti. Tenendo a mente i criteri di cui sopra, il nuovo Manuale
    OIL definisce il volontariato per gli scopi della misurazione come:

           Lavoro non retribuito e non obbligatorio; ossia, tempo donato da individui in assenza di
           retribuzione per svolgere attività tramite un’organizzazione o direttamente per altri al
           di fuori della propria famiglia.

Diverse caratteristiche chiave del volontariato come inteso da questa definizione meritano
particolare attenzione:

    1) Riguarda il lavoro. Ciò significa che coinvolge attività che producono beni e/o servizi che
       contribuiscono con qualcosa di potenziale valore per i destinatari.5 Come tale, questa
       caratteristica rappresenta un utile passo avanti verso l’ufficializzazione della valutazione degli
       impatti del volontariato sulla società.
    2) E’ non retribuito. Il lavoro volontario per definizione è lavoro senza retribuzione o
       compensazione, in contanti o in natura. Tuttavia, alcune forme di rimborso monetario o in
       natura possono ancora essere possibili senza violare questa caratteristica della definizione.

5
  La descrizione di volontariato come una forma di lavoro non retribuito, distinto dal tempo libero e dal lavoro
retribuito, ha importanti implicazioni per la comunità statistica che si occupa della misurazione. Il
riconoscimento del volontariato come una forma di lavoro non retribuito è stato ciò che ha fatto sì che l’OIL
(responsabile per lo sviluppo di standard sulla misurazione internazionale del lavoro) considerasse lo sviluppo
di uno standard di misurazione per il volontariato. Inoltre, ha anche messo in connessione la misurazione del
volontariato con il sistema della Contabilità nazionale, lo standard direttivo internazionale per la contabilità
economica nazionale (e la produzione di dati quali il Prodotto Interno Lordo nazionale), fornendo il
collegamento concreto che in teoria era sempre esistito, ma che in precedenza non poteva mai venire usato
praticamente, tra la produzione di beni e servizi nell’economia nazionale e il volontariato. Questo per dire che
quali siano i motivi altruistici dietro le attività di volontariato, il risultato finale è la produzione di beni e servizi
per l’economia nazionale che al momento non vengono accuratamente attribuiti al volontariato. Per una
spiegazione tecnica dettagliata del collegamento tra la definizione di lavoro dell’OIL e il Sistema della
Contabilità Nazionale, vedere l’Allegato IV del Manuale dell’OIL (International Labour Organization (2011).

                                                            9
3) Non è obbligatorio. L’attività di volontariato deve comprendere un significativo elemento di
   scelta. Ci si impegna in queste attività di propria volontà, senza essere legalmente obbligati o
   altrimenti forzati a farlo. Il lavoro non retribuito imposto dal tribunale, lavori imposti come
   parte di una sentenza di pena, e il servizio alternativo alla leva militare ne sarebbero quindi
   esclusi. Obblighi sociali quali le pressioni del gruppo di pari o dei genitori o le aspettative dei
   gruppi sociali, tuttavia, non rendono l’attività obbligatoria.
4) Abbraccia sia il volontariato “informale”, ossia le attività di volontariato svolte direttamente
   per altre famiglie che il volontariato “organizzato” ossia il volontariato svolto per o attraverso
   enti non profit o altri tipi di organizzazioni.
5) Non comprende il lavoro svolto senza retribuzione per membri della famiglia del volontario.
   L’uso del termine famiglia come limite di definizione dell’unità familiare aggira le enormi
   difficoltà poste dal definire “l’unità familiare” con l’utilizzo del termine comune alle rilevazioni
   sulle forze di lavoro e ad altre rilevazioni statistiche che usano la parola “famiglia” cioè
   persone che vivono insieme nella stessa unità abitativa, come unità di osservazione.

                                                 10
D. Altre caratteristiche chiave del modulo raccomandato sul volontariato dell’OIL

    Il modulo finale sul volontariato dell’OIL consiste solo di una pagina e mezza di domande che si
                                             6
    concentrano su cinque elementi chiave :

    1) Chi fa volontariato;
    2) Che attività svolge;
    3) La quantità di tempo trascorsa su ogni attività durante uno specifico periodo di riferimento;
    4) Se l’attività sia svolta direttamente per una persona o attraverso un’organizzazione, e in
       questo caso di che tipo di organizzazione si tratta (non profit, profit, pubblica, cooperativa); e
    5) Che campo o settore questo volontariato supporta (per esempio, salute, istruzione, servizi
       sociali, ambiente, cultura, sport, ecc.)

    L’insieme di domande ideate per ottenere questi elementi di dati è stato sviluppato attentamente,
    e perciò si raccomanda di non cambiare la struttura, le parole o l’ordine delle domande.7

    Con queste variabili, oltre alla grande quantità di dati demografici già ottenuti nelle rilevazioni
    sulle forze di lavoro, dovremmo essere in grado di calcolare quanto segue:
      •   Il tasso di volontariato;
      •   Il profilo demografico dei volontari (età, fascia di reddito, istruzione, residenza urbana o
          rurale, eventuale occupazione retribuita, sesso);
      •   Il valore economico del loro lavoro volontario, calcolato al “costo di rimpiazzo” – ossia
          quanto costerebbe in quella economia rimpiazzare il volontario con un lavoratore retribuito
          che svolga la stessa attività;
      •   La forza lavoro equivalente a tempo pieno rappresentata dai volontari;
      •   La distribuzione della forza lavoro volontaria ed il valore economico del lavoro volontario tra
          i settori economici (salute, educazione, servizi sociali, ecc.);
      •   La proporzione che rappresentano i volontari sulla forza lavoro equivalente a tempo pieno in
          particolari campi;

    Questi non sono, naturalmente, i soli aspetti del lavoro volontario che interessano i leader del
    volontariato, gli studiosi e i politici. Tuttavia, forniranno la base sulla quale le ricerche successive si
    potranno costruire attraverso altre rilevazioni mirate a questioni quali: l’impatto sociale e

6
   Si forniscono domande opzionali aggiuntive in maniera volontaria per confrontarsi con le questioni del
servizio obbligatorio, le relazioni familiari, la compensazione e il volontariato interno per rapporto a quello
internazionale, qualora fossero rilevanti nel contesto locale. Parimenti, si offre una lista di possibili indicatori
aggiuntivi di attività volontaria che possono essere di interesse, quali le motivazioni per parteciparvi, o perché
si cessa di fare volontariato. Tuttavia, per quanto i ricercatori possono essere interessati a sapere le risposte a
queste domande aggiuntive, esse rimangono come opzionali da implementare per gli istituti di statistica per
evitare di sovraccaricare il modulo per la rilevazione.
7
  Il Manuale fornisce una guida importante per tradurre la rilevazione in modo da assicurarsi che le domande
siano rilevanti al contesto locale, e per evitare rischi insiti nella misurazione, come condurre la rilevazione in
periodi in cui l’attività di volontariato può essere particolarmente alta o bassa (come durante le vacanze o
dopo un disastro naturale).

                                                        11
psicologico del volontariato sui volontari, sui beneficiari delle loro azioni, e sulla società in
    generale; l’efficacia relativa dei vari approcci alla gestione dei volontari; e i fattori che incoraggiano
    o scoraggiano l’attività di volontariato.

    E’ importante sottolineare altri elementi chiave del modulo raccomandato per la rilevazione:

      •    Nessun uso dei termini “volontariato” o “lavoro volontario” in nessuna parte del modulo
           raccomandato, perché l’esperienza ha dimostrato che vengono intesi in maniera diversa nei
           diversi contesti e non sono di aiuto per ottenere risposte accurate.
      •    Le domande sono incentrate sull’attività, non incentrate sul destinatario, perché il Gruppo
           internazionale di esperti tecnici ha determinato che i rispondenti avrebbero ricordato più
           facilmente che tipo di attività avevano svolto piuttosto che per chi avessero svolto l’attività.
           La concentrazione sull’attività permette anche una traduzione facile del lavoro volontario
           nella sua corrispondente occupazione, alla quale si può quindi assegnare una paga di
           sostituzione.
      •    Usa un periodo di riferimento di 4 settimane. Il lavoro volontario si svolge spesso meno
           frequentemente e meno regolarmente di altre attività, il che significa che una dimensione
           significativa del fenomeno può venire trascurata se il periodo di riferimento è troppo breve.
           D’altro canto, se il periodo di riferimento è troppo lungo, diminuisce l’accuratezza del
           ricordo. Il modulo per la rilevazione raccomandato nel Manuale dell’OIL propone quindi un
           periodo di riferimento di quattro settimane, che i test hanno dimostrato intercettare
           efficacemente il fenomeno a livello nazionale. Il modulo offre anche uno stimolo aggiuntivo
           per captare le attività nelle quali ci si impegna solo una o due volte l’anno (per esempio
           intorno a una festività religiosa, un disastro nazionale, o un evento sportivo nazionale).
      •    Uso moderato degli stimoli. Per ridurre la difficoltà che i rispondenti dimostrano talvolta
           quando si rammentano delle attività di volontariato, le rilevazioni sul volontario spesso
           impiegano degli stimoli8 per fissare la definizione di volontariato in maniera più stabile nella
           mente del rispondente e assistere il rispondente nel ricordo. L’impiego di troppi stimoli può
           aumentare di molto il costo della rilevazione, può distrarre o confondere alcuni rispondenti
           e spesso sovrastima la vera quantità di volontariato perché fa sì che i rispondenti dichiarino
           di svolgere determinate attività solo per far cessare il bombardamento di stimoli. D’altro
           canto, l’uso di pochi o di nessuno stimolo può seriamente far sottostimare la quantità di
           volontariato perché non fissa in maniera sufficientemente chiara nella mente del
           rispondente la gamma completa di attività che rientrano nello scopo della rilevazione.

          Il modulo per il sondaggio raccomandato propone un compromesso tra questi due approcci. I
          rispondenti che rispondono positivamente alla domanda che chiede loro se hanno svolto del
          lavoro volontario non retribuito nelle quattro settimane precedenti passano direttamente alle
          domande sul tipo, le ore, e il contesto istituzionale di questo lavoro. Ai rispondenti che
          inizialmente dicono di non svolgere questo tipo di lavoro vengono offerti cinque esempi di tipi
          di attività che rientrano nella definizione, ma che potrebbero non aver considerato.

III. L’implementazione del Manuale dell’OIL: Il Progetto Europeo per la Misurazione del
     Volontariato (EVMP)

8
 L’uso degli stimoli (o prompting ‐ NdT) è una procedura che consiste nel fornire ai rispondenti delle
domande di proseguimento o degli esempi sul tipo di attività in questione allo scopo di aumentare la
probabilità che il rispondente si ricordi accuratamente dell’attività e risponda di conseguenza.

                                                      12
Mentre il Manuale dell’OIL affronta le sfide metodologiche e di definizione alla misurazione
delineate nella sezione I, c’era bisogno di un impegno aggiuntivo per informare gli istituti nazionali di
statistica, sensibilizzare gli Stati membri, fare andare avanti ulteriormente le politiche dell’UE, ed
occuparsi delle preoccupazioni della comunità del volontariato sulla misurazione. Per divulgare il
Manuale OIL e promuoverne la sua implementazione in Europa, il Centro Europeo del Volontariato9,
il Johns Hopkins Center for Civil Society Studies10 e SPES ‐ Associazione Promozione e Solidarietà,11
quindi, hanno collaborato per dare forma al Progetto Europeo per la Misurazione del Volontariato
(EVMP).12
Insieme, i partner dell’EVMP hanno sviluppato un approccio alla promozione dell’adozione del
Manuale dell’OIL in Europa che impiega un quadro collaborativo comprendente le istituzioni
statistiche, i politici, gli accademici e le organizzazioni di volontariato, le reti e i centri di supporto,
per fornire l’orientamento, la formazione, l’assistenza all’implementazione e la disseminazione delle
risultanti informazioni necessari. Il finanziamento iniziale è stato fornito dallo speciale fondo13 delle
reti del volontariato italiane. Questa sezione descrive l’approccio dell’EVMP e fornisce un’analisi dei
risultati raggiunti ad oggi.

     A. Il metodo del progetto EVMP: Interconnessione
     Il Progetto Europeo per la Misurazione del Volontariato (EVMP) è meglio descritto come una rete
     che unisce verso degli obiettivi comuni stakeholder diversi per natura e status, ma aperti a
     discutere, pianificare e agire insieme, in riconoscimento del campo di abilità specifiche e del ruolo
     che il volontariato e la società civile, gli statistici, gli accademici e i politici portano alla causa. Tutte
     le iniziative, cominciando dalla gestione operativa del progetto, condividono queste
     caratteristiche, che contribuiscono un valore specifico ed ulteriore ai risultati della fase
     preparatoria. Più specificatamente, la struttura e l’approccio concettuale per lo sviluppo del
     progetto EVMP è come segue:

     1) Partner principali: Passare dalla visione all’azione. Essendogli stato assegnato il compito da
        parte dell’OIL di incoraggiare e sostenere l’implementazione del Manuale OIL, il JHU/CCSS ha
        cercato di formare un forte partenariato con il settore del volontariato in Europa per
        promuovere un sistema sostenibile confrontabile di misurazione del volontariato. Il CEV aveva
        portato la questione all’attenzione dei suoi membri rendendo la misurazione del volontariato
        un tema centrale della sua conferenza del 2008 (Centro Europeo del Volontariato (2008)); JHU,
        CEV e SPES hanno sviluppato un approccio per coinvolgere i gruppi regionali e nazionali che
        enfatizzava la rilevanza delle informazioni per il settore del volontariato stesso; incentrava la
        campagna sugli uffici statistici e i politici; e faceva leva sulla visibilità offerta dall’Anno europeo
        del Volontariato 2011, che ha fornito molteplici occasioni per un lavoro di rete transnazionale
        e per integrare il metodo della misurazione comparativa nell’agenda generale del supporto al
        volontariato.

     2) Livelli di coinvolgimento: Pensare localmente, agire globalmente. Un elemento distintivo del
        modello EVMP è che fornisce un quadro locale che permette agli stakeholder di agire su
        diversi livelli e collega questi sforzi sostenendo l’uso della metodologia del Manuale OIL per

9
  www.cev.be
10
   www.jhu.ccss.edu
11
   Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio, ente coordinatore della ricerca “Il volontariato in Europa.
Organizzazioni, promozione, participazione” http://www.spes.lazio.it/volontariatoeuropa/default.asp#testo
12
   Tutte le risorse sono disponibili su www.evmp.eu.
13
   La fase progettuale e preparatoria del EVMP (Gennaio 2011 – Aprile 2012) è stata sostenuta da ACRI, Forum
del Terzo Settore, Convol, Consulta dei Comitati di Gestione and CSVnet.

                                                         13
promuovere l’utilizzo della misurazione del volontariato come base ed argomento per la
         valorizzazione, la comprensione e il supporto all’azione volontaria.

         A livello globale, l’EVMP è una sperimentazione avanzata del lavoro del JHU per promuovere la
         produzione di dati confrontabili tra paesi e origini culturali sulle organizzazioni non profit. A
         livello regionale europeo, è un esempio notevole di iniziativa transnazionale della società civile
         per potenziare le misure politiche istituzionali. Lo strato centrale del coinvolgimento è a livello
         dello stato nazionale, perché il potere di implementazione del modulo sul volontariato spetta
         agli istituti nazionali di statistica.

         A livello locale e tematico, gli sforzi di implementazione su piccola scala del Manuale a livello
         locale ed organizzativi rappresentano una opportunità ancora sottostimata di costruire una
         massa di dati che può, nel tempo, fornire un campo utile per analisi comparative e sviluppo di
         politiche e di prassi.14

         Per quanto riguarda ciò, l’inversione del paradigma moderno ha come obiettivo di trovare
         soluzioni ai bisogni locali attraverso un rimando a uno standard globale di misurazione del
         volontariato.

     3) Unire le forze: Collegare la comunità del volontariato agli Istituti nazionali di statistica. Un
        elemento chiave del modello EVMP è la creazione di una piattaforma per collaborazione tra il
        settore del volontariato e le istituzioni statistiche. I partner dell’EVMP hanno compreso fin
        dall’inizio che gli sforzi per convincere gli istituti nazionali di statistica in Europa a
        implementare il Manuale dell’OIL richiedevano che i gruppi di volontariato nazionali
        prendessero il ruolo guida nel presentarlo agli enti statistici dei propri paesi. Per far ciò, però,
        era dapprima necessario che queste organizzazioni venissero coinvolte, messe al corrente del
        Manuale dell’OIL e dei suoi potenziali benefici, e venisse fornita loro della formazione per
        lanciare una campagna di implementazione a livello nazionale. Le organizzazioni di
        volontariato e le loro reti così hanno rappresentato un obiettivo primario dell’azione
        dell’EVMP.

     4) Politica: Prima le basi. I documenti di indirizzo politico europei che raccomandano la raccolta
        dei dati e l’uso della metodologia proposta dal Manuale dell’OIL sono stati degli stimoli
        importanti alle campagne nazionali di successo per l’implementazione, quindi l’opera di
        promozione presso le istituzioni UE rappresenta un filone importante del lavoro dell’EVMP. Un
        contributo positivo alle politiche UE testimonia dell’urgenza di uno strumento comune che
        permetta la comparabilità, giustifica la definizione operativa e fornisce un quadro per
        riconoscere degli interessi convergenti tra i diversi stakeholder e in tutti i paesi. (Vedere anche
        più innanzi, Riquadro 3: Riconoscimento politico dell’UE per il Manuale dell’OIL)

     B. Progresso e risultati del progetto EVMP: Le tre dimensioni di una valutazione iniziale

     1) Diffusione delle informazioni. La diffusione delle informazioni – sul Manuale, le sue
        potenzialità e la sua implementazione, e sugli obiettivi, i risultati e prodotti finali del progetto
        EVMP – è la missione centrale dell’EVMP sia per promuovere l’adozione del Manuale dell’OIL e

14
   I primi esperimenti a questo livello sono ora in corso, e includono le ricerche e i bilanci sociali e di mandato
da parte di federazioni associative come la Croce Rossa Internazionale, gli Scout cattolici portoghesi, e
l’inserimento delle ore di volontariato come contributo di co‐finanziamento per i progetti finanziati dal settore
pubblico delle organizzazioni di volontariato locali nella sovvenzione annuale del Ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali italiano.

                                                        14
per aiutare i volontari e le loro organizzazioni a guadagnare una valutazione e una visibilità
      adeguata ed obiettiva.

      Come punto di partenza, il Progetto ha organizzato la circolazione di informazioni, iniziative di
      sensibilizzazione e seminari di sviluppo delle competenze15 per determinare il supporto dei
      leader del volontariato e della comunità a livello nazionale. All’inizio è stato lanciato un invito16
      a sostenere il progetto e basandosi sull’interesse generato, un centro di volontariato è stato
      identificato dall’EVMP per fungere da punto focale nazionale (PFN) per ogni paese interessato.
      Questi PFN hanno fornito riferimenti esperti per il lavoro di definizione delle politiche e di
      promozione e hanno servito come canale di contatto per l’ente di statistica nazionale. Si sono
      incoraggiati i PFN a organizzare eventi pubblici a livello locale e nazionale per tenere informati
      i loro membri dell’iniziativa, e fare rete con altri gruppi nazionali per far ottenere visibilità al
      bisogno di dati confrontabili sul volontariato. Questo accordo ha permesso ai partner
      dell’EVMP di allargare la campagna e sostenere un’ampia azione di promozione per
      l’implementazione del modulo sul volontariato del Manuale dell’OIL nei sistemi nazionali di
      statistica in Europa. Vale la pena citare che c’erano fondi a disposizione per coprire questo
      lavoro di promozione a livello nazionale.

      Con l’aiuto dei PFN, 10 iniziative di sensibilizzazione e di formazione tecnica17 sono state
      organizzate in Europa durante la fase preparatoria, e i partner principali hanno tenuto
      presentazioni ad oltre 10 ulteriori eventi a livello nazionale ed europeo. Almeno 500 persone
      da organizzazioni e reti della società civile sono state infine coinvolte in questi eventi. Un sito
      web18 è stato appositamente allestito, con sezioni specificatamente dedicate anche ad utenti
      tecnici (istituti di statistica) 19 e ad utenti non tecnici, della società civile.

      Inoltre i PFN hanno intrapreso le traduzioni del Manuale dell’OIL e dei documenti dell’EVMP in
      varie lingue europee, il che ha avuto il positivo effetto collaterale di coinvolgere di più la
      comunità del volontariato nelle discussioni, per valutare e concordare che uno standard
      globale può catturare e contenere le specificità del paese. Molte delle preoccupazioni e delle
      barriere all’accettazione tra la comunità del volontariato già descritte nella prima parte di
      questo documento sono state affrontate e risolte in questo processo: le questioni di
      definizione, di specificità culturale, contesto istituzionale e valore sociale sono rimaste
      importanti nel dibattito.

      Gli istituti nazionali di statistica, che non sono obbligati a implementare il Manuale dell’OIL,
      hanno rappresentato il secondo gruppo target dell’azione dell’EVMP. Per sensibilizzare sul
      Manuale dell’OIL, i partner dell’EVMP hanno invitato tutti gli istituti di statistica europei al
      primo di vari successivi seminari tecnici di formazione (a Varsavia20 nel settembre 2011).
      Complessivamente, è stato aperto un confronto con i funzionari statistici di 22 paesi europei.
      Sono state fornite informazioni, opportunità per fare rete e discutere, formazione e
      competenze tecniche per la preparazione all’implementazione.

15
   Per dettagli delle iniziative e risultati si prega di vedere la Relazione finale sulla Fase Preparatoria
http://evmp.eu/wp‐content/uploads/Progress_ENGLISH_4.2012.pdf%20TARGET=.
16
   Sito web dell’EVMP Meet the supporters: http://evmp.eu/about/partners‐supporters/meet‐the‐supporters/
17
   Per una lista completa degli eventi, si prega di vedere http://evmp.eu/about/progress/
18
   www.evmp.eu
19
   http://evmp.eu/for‐statisticians/overview/
20
   Per ulteriori informazioni sulla formazione tecnica dell’EVMP in Varsavia, si prega di vedere:
http://evmp.eu/2011/10/05/a‐community‐of‐statistical‐officials‐is‐formed‐warsaw‐training‐event‐28‐29‐
september‐2011/

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